robots antropomorfi
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Xylon ITA - CMA:Layout 1 10-04-2007 10:00 Pagina 2 IMPRESE Cma Robotics: obbiettivo robot antropomorfi Quando sono arrivati nel settore del legno sembravano addirittura una sorta di esagerazione, di qualcosa “fuori posto”. Oggi, invece, sono fra le apparecchiature ausiliarie più preziose, specialmente nella movimentazione e nella verniciatura. Cma Robotics da una quindicina d’anni propone robot antropomorfi. E non solo alle industrie del legno e del mobile. Bisogna dirlo: i primi che abbiamo visto all’opera ci sono sembrati una cosa che non aveva molto a che fare con il legno. La “nostra” tecnologia aveva già fatto passi da gigante, il controllo numerico aveva vinto le resistenze anche dei più tradizionalisti. Ma vederci fra una macchina e l’altra queste specie di braccio, di ragno, pareva davvero troppo. In alcuni casi parevano delle ostentazioni, dei capricci, acqui- bilità di iniziare a pensare a qualcosa di diverso: a costruire robot. E’ un espero di software, di programmazione, ma sa bene che per provare a cambiare strada ci vogliono anche altre competenze: si guarda attorno e fra i suoi collaboratori propone il business a Sergio Della Mea, esperto in elettromeccanica, e Marco Zanor, il “meccanico”. Spiega loro la sua idea e loro accettano. Parono in sordina ma l’idea è vincente e lo sviluppo progressivo, al punto che pochi mesi fa si passa da srl a spa, perché nel futuro ci sono ancora tante carte da giocare. Purtroppo Piano viene prematuramente a mancare e ora la Cma Robotica è nelle mani di Della Mea e di Zanor. A sinistra: la sede di Cma Robotica a Pradamano (Udine). Sopra: Sergio della Mea. sti fatti più per impressionare o stupire che per reale utilità. C’è voluto un po’ a capire che, al contrario, si trattava di braccia molto utili, perché in grado di fare lavori ripetitivi o di operare in ambienti poco salubri. Se oggi sono fortunatamente sempre meno gli addetti costretti a lavori poco qualificanti e fortemente ripetitivi, se sono sempre meno coloro che sono costretti a muovere su e giù una pistola a spruzzo per otto ore al giorno una parte significativa del merito è dovuta proprio ai robot antropomorfi, ovvero a macchine in grado di ripetere all’infinito i gesti dell’uomo. Una tecnologia sulla quale la Cma Robotics di Pradamano, in provincia di Udine, ha costruito la propria fortuna. Venti addetti, 4 milioni di euro di fatturato, di cui il 40 per cento realizzati fuori dai confini, soprattutto nell’Europa del Nord e dell’Est. L’azienda nasce nel 1993. L’idea è di Paolo Piano, ingegnere, che già è titolare di una società, ma intravede la possi- 2 XYLON maggio 2007 “Gli inizi, come per tutte le aziende che nascono da zero, non sono stati facili”, ci racconta Sergio Della Mea, presidente dell’impresa friulana. Xylon ITA - CMA:Layout 1 10-04-2007 10:00 Pagina 3 “Avevamo le competenze per fare ciò che ci eravamo proposti, ovvero robot per la verniciatura delle sedie, attrezzature molto richieste nel Triangolo della sedia in cui da sempre operiamo. Le cose sono cambiate in questi anni, ma a metà degli anni Novanta il Manganese andava ancora a gonfie vele, al punto che faticavamo a soddisfare la richiesta”. Perché i robot antropomorfi sono particolarmente indicati per la finitura delle sedie… “Proprio così: Si tratta di macchine che danno il meglio quando si deve spruzzare una forma complessa, una forma tridimensionale, una sedia, un mobile montato. La possibilità di ripetere senza errore i movimenti di un bravo verniciatore a spruzzo ne decretò il successo, permettendo di risolvere la cronica carenza di personale capace di fare questa operazione in una situazione ambientale che non è certo delle migliori, per quanto le cabine di verniciatura abbiano notevolmente migliorato le condizioni di lavoro. Il tutto con un risparmio di prodotti vernicianti che arriva anche al 30 per cento. Cma Robotica interpretò al meglio tutto questo, al punto che dei 150 robot attivi nella nostra zona, oltre cento portano il nostro marchio”. Tutti e tre siete arrivati dalla produzione di macchine per la lavorazione del metallo, ma produrre robot di verniciatura non è proprio la stessa cosa… “Infatti abbiamo studiato molto bene la nostra prima macchina. E abbiamo subito deciso che dovevamo collaudarla molto attentamente se volevamo scoprirne tutti i punti debo. Una sperimentazione che abbiamo avuto la fortuna di poter portare avanti in collaborazione con il Gruppo Calligaris, un colosso che non ha bisogno di presentazioni. Abbiamo portato il nostro primo robot da loro, lo abbiamo provato, modificato, sperimentato, messo a punto. E a quel primo se ne sono aggiunti molti altri. In Calligaris ma anche in molte altre aziende, in Friuli, in Italia, nel mondo. Abbiamo subito compreso che dovevamo proporre soluzioni semplici, capaci di ripetere i movimenti di un operatore imparandoli nel modo più semplice possibile, ovvero grazie all’“autoapprendimento” (il robot viene manovrato dallo stesso operatore tramite una apposita maniglia e il robot memorizza i movimenti che poi ripeterà “a richiesta”) o tramite programmazione “punto a punto”, via software. In realtà il primo sistema è molto semplice e non richiede grandi conoscenze. Ed è stata proprio la scelta di perseguire la massima semplicità che ci ha aperto le porte di molte aziende, possibilità che – credo sia opportuno sottolinearlo – è strettamente connessa al fatto che la verniciatura non è procedimento complesso come la manipolazione o la saldatura, dove l’istruzione via software diventa indispensabile”. Ci diceva che la sedia vi ha impegnato totalmente per diversi anni… “Sì, anche se a poco a poco ci siamo resi conto che il comparto della sedia, che nel frattempo mostrava i primi segni di difficoltà, non poteva assorbire tutte le nostre energie. Già nel 1995, a dire il vero, decidemmo di affidare la parte commerciale alla Caselli, così da poter guardare ad altre applicazioni, ad altri settori. La nostra crescita ci mise dunque in grado di aggiungere alla sedia – che ancora oggi è per noi un comparto importante, per il quale abbiamo clienti in tutto il mondo – settori che ci permettessero di confrontarci con economie di scala diverse, con potenzialità di sviluppo maggiori. D’altra parte i nostri robot possono verniciare qualsiasi cosa, basta modificare alcuni elementi, come l’apprendimento. Con il XYLON maggio 2007 3 Xylon ITA - CMA:Layout 1 10-04-2007 10:00 Pagina 4 IMPRESE Un cammino lungo e intenso, che ci ha ovviamente permesso di confrontarci con sfide sempre più impegnative, grazie alle quali abbiamo ampliato conoscenze e capacità: negli ultimi tre, quattro anni siamo passati a proporre soluzioni più grandi, più perforanti, adatte alla finitura di mobili montati, di serramenti o di tavoli, solo per fare qualche esempio. Conoscenze che ora permeano tutto ciò che facciamo”. passare degli anni abbiamo implementato la programmazione via software, che viene “passata” ai nostri robot tramite terminali specifici per questa applicazione. Abbiamo anche lavorato in modo deciso – e soddisfacente… – sui sistemi di autoprogrammazione”. Di cosa si tratta? “In poche parole dotiamo le nostre macchine di sensori, telecamere, particolari sistemi di visione che riconoscono il pezzo da verniciare e generano automaticamente il programma con le istruzioni necessarie. Abbiamo ottenuto, ad esempio, ottimi risultati su elementi bidimensionali, come porte o serramenti, grazie a una serie di aggregati che abbiamo messo a punto per ottimizzare le prestazioni dei nostri robot in molte applicazioni specifiche. Produciamo anche impianti completi per la ceramica, la smaltatura, e impianti per vari settori industriali dove c’è bisogno di verniciare plastica, metallo o altri materiali, settori spesso molto distanti fra loro, ma con operazioni dove i nostri robot sono una risposta intelligente ed efficace. 4 XYLON maggio 2007 Ci può dire quali sono i vantaggi dei robot antropomorfi? “Innanzitutto la qualità del processo. Stiamo parlando di finitura, di ciò che rende la bellezza e la qualità di un manufatto immediatamente percepibile. E’ l’ultimo passaggio, la fase che chiude la realizzazione di un prodotto e – se mal eseguita – può pregiudicare il lavoro di molti. Per raggiungere determinati risultati ci vuole personale esperto, sempre più difficile da trovare. Non solo: come le ho già detto le condizioni di lavoro in una cabina di verniciatura non sono proprio il sogno di chiunque. E poi c’è la continuità: il robot compie le stesse operazioni, allo stesso ritmo, applica la stessa quantità di vernice con la stessa “mano” per otto o più ore. Difficile che un essere umano possa fare lo stesso, fortunatamente… Il robot offre un ottimo punto di incontro fra investimenti e risultato, ottimizzando l’impiego di prodotti vernicianti – mediamente il 30 per cento in meno rispetto alla spruzzatura manuale – e, dunque, con un deciso contenimento delle emissioni in atmosfera, argomento sul quale le normative sono sempre più stringenti”. Ma non ci sono problemi di produttività? “Fatto salvo che si possono anche installare più robot, moltiplicando la loro efficacia, posso comunque dirle che la produttività non è più un ostacolo: un robot attrezzato in modo appropriato vernicia mediamente 130, 150 sedie in un’ora. Se poi parliamo di sedie “semplici” e di impianti più articolati arriviamo anche a 220 sedie all’ora. E le nostre vendite dimostrano che la produttività è adeguata alle necessità dei produttori, tanto è vero che i nostri robot ora vengono utilizzati in tutto il mondo. D’altra parte, come le ho già detto, il Triangolo della sedia è diventato un mercato di sostituzione, Xylon ITA - CMA:Layout 1 10-04-2007 10:00 Pagina 5 non certo di nuovi impianti. Diversa la situazione nei Paesi dell’Est, nei Paesi “emergenti”, dove abbiamo ottime risposte. Molto interessante, rimanendo al mondo del legno, la collaborazione con chi vernicia mobili montati, come nel classico, che da tempo è un comparto che ci offre ottime soddisfazioni. Anzi, direi che il mobile montato oramai, per noi, è più importante della sedia”. E la concorrenza? “Devo dire che non sono molti i nostri competitor. Non ci pare, per essere espliciti, che ci siano produttori cinesi interessati al nostro segmento, ma anche dove c’è una forte richiesta di robot non vediamo nascere costruttori. Devo dire che da qualche tempo sentiamo più forte la presenza dei giapponesi, che fino a qualche anno fa parevano interessarsi solo ai grandi impianti e non al singolo robot. Noi continuiamo a fare quello che sappiamo fare, cercando di dare sempre il meglio, proponendo una macchina nuova all’anno, nel senso di una soluzione più grande, più performante, con un migliore rapporto qualità/prezzo. Anche per mantenere inalterato il nostro appeal”. Quali tendenze vede nel futuro dei robot antropomorfi? “Innanzitutto sono convinto che il software rimarrà la chiave di volta dell’intero sistema. Un buon software è indispensabile, è ciò che fa la differenza. Un secondo spunto di riflessione: il successo dei centri di lavoro a controllo numerico ha amplificato il ricorso a robot manipolatori. Una strada molto interessante, che ci vede coinvolti. Ma noi, a un certo punto del nostro cammino, abbiamo deciso di concentrarci sulla verniciatura, perché si può dare il massimo solo quando si conosce perfettamente una applicazione. Specializzazione, dunque, è un’altra parola d’ordine per noi. Garantire comunque una gamma adeguata di soluzioni. Noi siamo forse l’azienda che ne propone di più, divisi in due “famiglie” principali: a cinque assi (“a cinque gradi di libertà”, come si dice nel mondo dei robot) e a sei assi, coniugate in numerosi modelli, anche con caroselli, sistemi di traslazione, su linea eccetera. Fondamentale, come ho detto all’inizio della nostra conversazione, semplificare la massimo l’apprendimento, con istruzioni che arrivano o direttamente da sistemi Cad utilizzati per la produzione o da sistemi di “lettura” del pezzo da verniciare. Per quanto concerne le vernici all’acqua, la loro progressiva affermazione non ci crea alcun problema: ci è bastato ottimizzare alcuni parametri del software, le pistole e le pompe – adeguandole alle caratteristiche dei nuovi prodotti vernicianti – per adattarci al nuovo “stato dell’arte”. Intravedo significativi spazi per ulteriori miglioramenti in termini di velocità. Un verniciatore esperto è più veloce di un robot, ma non può mantenere un ritmo elevato per otto ore; la macchina sì. Sulla qualità ritengo non ci sia altro da fare: il livello raggiunto è già ottimo e riusciamo a fare in modo che tutta la superficie del pezzo riceva la giusta quantità di vernice. Questo grazie anche ai produttori di pompe e di pistole, che hanno fatto importanti passi in avanti e con i quali collaboriamo strettamente”. a cura di Luca Rossetti XYLON maggio 2007 5