robots antropomorfi

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robots antropomorfi
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Cma Robotics: obbiettivo
robot antropomorfi
Quando sono arrivati nel settore del legno sembravano addirittura una sorta di esagerazione,
di qualcosa “fuori posto”. Oggi, invece, sono fra le apparecchiature ausiliarie più preziose,
specialmente nella movimentazione e nella verniciatura. Cma Robotics da una quindicina
d’anni propone robot antropomorfi. E non solo alle industrie del legno e del mobile.
Bisogna dirlo: i primi che abbiamo visto all’opera ci sono
sembrati una cosa che non aveva molto a che fare con il
legno. La “nostra” tecnologia aveva già fatto passi da gigante, il controllo numerico aveva vinto le resistenze anche dei
più tradizionalisti. Ma vederci fra una macchina e l’altra queste specie di braccio, di ragno, pareva davvero troppo. In
alcuni casi parevano delle ostentazioni, dei capricci, acqui-
bilità di iniziare a pensare a qualcosa di diverso: a costruire
robot. E’ un espero di software, di programmazione, ma sa
bene che per provare a cambiare strada ci vogliono anche
altre competenze: si guarda attorno e fra i suoi collaboratori propone il business a Sergio Della Mea, esperto in elettromeccanica, e Marco Zanor, il “meccanico”. Spiega loro
la sua idea e loro accettano. Parono in sordina ma l’idea è
vincente e lo sviluppo progressivo, al punto che pochi mesi
fa si passa da srl a spa, perché nel futuro ci sono ancora
tante carte da giocare.
Purtroppo Piano viene prematuramente a mancare e ora la
Cma Robotica è nelle mani di
Della Mea e di Zanor.
A sinistra: la sede
di Cma Robotica
a Pradamano (Udine).
Sopra: Sergio della Mea.
sti fatti più per impressionare o stupire che per reale utilità.
C’è voluto un po’ a capire che, al contrario, si trattava di
braccia molto utili, perché in grado di fare lavori ripetitivi o
di operare in ambienti poco salubri. Se oggi sono fortunatamente sempre meno gli addetti costretti a lavori poco qualificanti e fortemente ripetitivi, se sono sempre meno coloro che sono costretti a muovere su e giù una pistola a spruzzo per otto ore al giorno una parte significativa del merito è
dovuta proprio ai robot antropomorfi, ovvero a macchine in
grado di ripetere all’infinito i gesti dell’uomo.
Una tecnologia sulla quale la Cma Robotics di Pradamano, in
provincia di Udine, ha costruito la propria fortuna. Venti addetti, 4 milioni di euro di fatturato, di cui il 40 per cento realizzati fuori dai confini, soprattutto nell’Europa del Nord e dell’Est.
L’azienda nasce nel 1993. L’idea è di Paolo Piano, ingegnere, che già è titolare di una società, ma intravede la possi-
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“Gli inizi, come per tutte le
aziende che nascono da zero,
non sono stati facili”, ci racconta Sergio Della Mea, presidente dell’impresa friulana.
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“Avevamo le competenze per fare ciò che ci eravamo proposti, ovvero robot per la verniciatura delle sedie, attrezzature molto richieste nel Triangolo della sedia in cui da sempre
operiamo. Le cose sono cambiate in questi anni, ma a metà
degli anni Novanta il Manganese andava ancora a gonfie
vele, al punto che faticavamo a soddisfare la richiesta”.
Perché i robot antropomorfi sono particolarmente indicati per
la finitura delle sedie…
“Proprio così: Si tratta di macchine che danno il meglio
quando si deve spruzzare una forma complessa, una forma
tridimensionale, una sedia, un mobile montato. La possibilità di ripetere senza errore i movimenti di un bravo verniciatore a spruzzo ne decretò il successo, permettendo di risolvere la cronica carenza di personale capace di fare questa
operazione in una situazione ambientale che non è certo
delle migliori, per quanto le cabine di verniciatura abbiano
notevolmente migliorato le condizioni di lavoro. Il tutto con
un risparmio di prodotti vernicianti che arriva anche al 30
per cento. Cma Robotica interpretò al meglio tutto questo,
al punto che dei 150 robot attivi nella nostra zona, oltre
cento portano il nostro marchio”.
Tutti e tre siete arrivati dalla produzione di macchine per la
lavorazione del metallo, ma produrre robot di verniciatura non
è proprio la stessa cosa…
“Infatti abbiamo studiato molto bene la nostra prima macchina. E abbiamo subito deciso che dovevamo collaudarla
molto attentamente se volevamo scoprirne tutti i punti
debo. Una sperimentazione che abbiamo avuto la fortuna di
poter portare avanti in collaborazione con il Gruppo
Calligaris, un colosso che non ha bisogno di presentazioni.
Abbiamo portato il nostro primo robot da loro, lo abbiamo
provato, modificato, sperimentato, messo a punto. E a quel
primo se ne sono aggiunti molti altri. In Calligaris ma anche
in molte altre aziende, in Friuli, in Italia, nel mondo. Abbiamo
subito compreso che dovevamo proporre soluzioni semplici,
capaci di ripetere i movimenti di un operatore imparandoli
nel modo più semplice possibile, ovvero grazie all’“autoapprendimento” (il robot viene manovrato dallo stesso operatore tramite una apposita maniglia e il robot memorizza i
movimenti che poi ripeterà “a richiesta”) o tramite programmazione “punto a punto”, via software.
In realtà il primo sistema è molto semplice e non richiede
grandi conoscenze. Ed è stata proprio la scelta di perseguire la massima semplicità che ci ha aperto le porte di molte
aziende, possibilità che – credo sia opportuno sottolinearlo
– è strettamente connessa al fatto che la verniciatura non è
procedimento complesso come la manipolazione o la saldatura, dove l’istruzione via software diventa indispensabile”.
Ci diceva che la sedia vi ha impegnato totalmente per diversi
anni…
“Sì, anche se a poco a poco ci siamo resi conto che il comparto della sedia, che nel frattempo mostrava i primi segni
di difficoltà, non poteva assorbire tutte le nostre energie.
Già nel 1995, a dire il vero, decidemmo di affidare la parte
commerciale alla Caselli, così da poter guardare ad altre
applicazioni, ad altri settori.
La nostra crescita ci mise dunque in grado di aggiungere
alla sedia – che ancora oggi è per noi un comparto importante, per il quale abbiamo clienti in tutto il mondo – settori che ci permettessero di confrontarci con economie di
scala diverse, con potenzialità di sviluppo maggiori. D’altra
parte i nostri robot possono verniciare qualsiasi cosa, basta
modificare alcuni elementi, come l’apprendimento. Con il
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Un cammino lungo e intenso, che ci ha ovviamente permesso di confrontarci con sfide sempre più impegnative, grazie
alle quali abbiamo ampliato conoscenze e capacità: negli
ultimi tre, quattro anni siamo passati a proporre soluzioni
più grandi, più perforanti, adatte alla finitura di mobili montati, di serramenti o di tavoli, solo per fare qualche esempio. Conoscenze che ora permeano tutto ciò che facciamo”.
passare degli anni abbiamo implementato la programmazione via software, che viene “passata” ai nostri robot tramite
terminali specifici per questa applicazione. Abbiamo anche
lavorato in modo deciso – e soddisfacente… – sui sistemi
di autoprogrammazione”.
Di cosa si tratta?
“In poche parole dotiamo le nostre macchine di sensori,
telecamere, particolari sistemi di visione che riconoscono il
pezzo da verniciare e generano automaticamente il programma con le istruzioni necessarie. Abbiamo ottenuto, ad
esempio, ottimi risultati su elementi bidimensionali, come
porte o serramenti, grazie a una serie di aggregati che
abbiamo messo a punto per ottimizzare le prestazioni dei
nostri robot in molte applicazioni specifiche. Produciamo
anche impianti completi per la ceramica, la smaltatura, e
impianti per vari settori industriali dove c’è bisogno di verniciare plastica, metallo o altri materiali, settori spesso molto
distanti fra loro, ma con operazioni dove i nostri robot sono
una risposta intelligente ed efficace.
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Ci può dire quali sono i vantaggi dei robot antropomorfi?
“Innanzitutto la qualità del processo. Stiamo parlando di
finitura, di ciò che rende la bellezza e la qualità di un manufatto immediatamente percepibile. E’ l’ultimo passaggio, la
fase che chiude la realizzazione di un prodotto e – se mal
eseguita – può pregiudicare il lavoro di molti. Per raggiungere determinati risultati ci vuole personale esperto, sempre
più difficile da trovare. Non solo: come le ho già detto le
condizioni di lavoro in una cabina di verniciatura non sono
proprio il sogno di chiunque. E poi c’è la continuità: il robot
compie le stesse operazioni, allo stesso ritmo, applica la
stessa quantità di vernice con la stessa “mano” per otto o
più ore. Difficile che un essere umano possa fare lo stesso,
fortunatamente…
Il robot offre un ottimo punto di incontro fra investimenti e
risultato, ottimizzando l’impiego di prodotti vernicianti –
mediamente il 30 per cento in meno rispetto alla spruzzatura manuale – e, dunque, con un deciso contenimento delle
emissioni in atmosfera, argomento sul quale le normative
sono sempre più stringenti”.
Ma non ci sono problemi di produttività?
“Fatto salvo che si possono anche installare più robot, moltiplicando la loro efficacia, posso comunque dirle che la produttività non è più un ostacolo: un robot attrezzato in modo
appropriato vernicia mediamente 130, 150 sedie in un’ora.
Se poi parliamo di sedie “semplici” e di impianti più articolati arriviamo anche a 220 sedie all’ora. E le nostre vendite
dimostrano che la produttività è adeguata alle necessità dei
produttori, tanto è vero che i nostri robot ora vengono utilizzati in tutto il mondo. D’altra parte, come le ho già detto, il
Triangolo della sedia è diventato un mercato di sostituzione,
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non certo di nuovi impianti. Diversa la situazione nei Paesi
dell’Est, nei Paesi “emergenti”, dove abbiamo ottime risposte. Molto interessante, rimanendo al mondo del legno, la
collaborazione con chi vernicia mobili montati, come nel
classico, che da tempo è un comparto che ci offre ottime
soddisfazioni. Anzi, direi che il mobile montato oramai, per
noi, è più importante della sedia”.
E la concorrenza?
“Devo dire che non sono molti i nostri competitor. Non ci
pare, per essere espliciti, che ci siano produttori cinesi interessati al nostro segmento, ma anche dove c’è una forte
richiesta di robot non vediamo nascere costruttori. Devo dire
che da qualche tempo sentiamo più forte la presenza dei
giapponesi, che fino a qualche anno fa parevano interessarsi solo ai grandi impianti e non al singolo robot.
Noi continuiamo a fare quello che sappiamo fare, cercando
di dare sempre il meglio, proponendo una macchina nuova
all’anno, nel senso di una soluzione più grande, più performante, con un migliore rapporto qualità/prezzo. Anche per
mantenere inalterato il nostro appeal”.
Quali tendenze vede nel futuro dei robot antropomorfi?
“Innanzitutto sono convinto che il software rimarrà la chiave
di volta dell’intero sistema. Un buon software è indispensabile, è ciò che fa la differenza.
Un secondo spunto di riflessione: il successo dei centri di
lavoro a controllo numerico ha amplificato il ricorso a robot
manipolatori. Una strada molto interessante, che ci vede
coinvolti. Ma noi, a un certo punto del nostro cammino,
abbiamo deciso di concentrarci sulla verniciatura, perché si
può dare il massimo solo quando si conosce perfettamente
una applicazione. Specializzazione, dunque, è un’altra parola d’ordine per noi.
Garantire comunque una gamma adeguata di soluzioni. Noi
siamo forse l’azienda che ne propone di più, divisi in due
“famiglie” principali: a cinque assi (“a cinque gradi di libertà”, come si dice nel mondo dei robot) e a sei assi, coniugate in numerosi modelli, anche con caroselli, sistemi di traslazione, su linea eccetera.
Fondamentale, come ho detto all’inizio della nostra conversazione, semplificare la massimo l’apprendimento, con
istruzioni che arrivano o direttamente da sistemi Cad utilizzati per la produzione o da sistemi di “lettura” del pezzo da
verniciare.
Per quanto concerne le vernici all’acqua, la loro progressiva
affermazione non ci crea alcun problema: ci è bastato ottimizzare alcuni parametri del software, le pistole e le pompe
– adeguandole alle caratteristiche dei nuovi prodotti vernicianti – per adattarci al nuovo “stato dell’arte”.
Intravedo significativi spazi per ulteriori miglioramenti in termini di velocità. Un verniciatore esperto è più veloce di un
robot, ma non può mantenere un ritmo elevato per otto ore;
la macchina sì. Sulla qualità ritengo non ci sia altro da fare:
il livello raggiunto è già ottimo e riusciamo a fare in modo
che tutta la superficie del pezzo riceva la giusta quantità di
vernice. Questo grazie anche ai produttori di pompe e di
pistole, che hanno fatto importanti passi in avanti e con i
quali collaboriamo strettamente”.
a cura di Luca Rossetti
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