Senza di loro non ci sarebbe alcun futuro

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Senza di loro non ci sarebbe alcun futuro
corriere del ticino
19
i giovani
Giovedì 16 febbraio 2017
Mélanie Meillard
È nata a Neuchâtel il 23 settembre 1998. Cresciuta
in Vallese, attualmente fa parte dei quadri B della
Nazionale. Poco prima di St. Moritz ha vinto due
slalom di Coppa Europa, mentre sul circuito della
Coppa del mondo ha ottenuto risultati brillanti in
stagione, chiudendo sei volte nelle Top 15. Il suo
miglior risultato è un quinto posto nel City Event di
Stoccolma. Ai Mondiali gareggerà in gigante e in
slalom.
loïc Meillard
È il fratello maggiore di Mélanie. Classe 1996, sarà
in lizza domani nel gigante maschile di St. Moritz
2017. Quest’anno ha vinto uno slalom in Coppa
Europa e ha chiuso altre quattro volte fra i primi 10.
Il suo miglior risultato nel circuito maggiore è un 12.
posto in gigante a Garmisch. Nel 2015 a Hafjell, in
Norvegia, si è laureato campione del mondo
giovanile in combinata, riuscendo pure a vincere un
argento in gigante e un bronzo in superG.
caMille raSt
È la più giovane della squadra svizzera. Nata nel
1999, è considerata come uno dei più grandi talenti
rossocrociati. Vanta già otto piazzamenti nei Top 10
nella stagione di Coppa Europa e un brillante nono
rango nel gigante di Coppa del mondo di Plan de
Corones disputato poco prima dei Mondiali. A St.
Moritz ha già preso parte al Team Event riuscendo a
ottenere dei buoni risultati. Sarà in gara oggi in
gigante.
JaSMina Suter
Ripescata dopo l’infortunio di Lara Gut, Jasmina è la
più «anziana» fra i giovanissimi della squadra
svizzera. Nata nel 1995, è la detentrice del titolo in
gigante, vinto ai Mondiali juniores di Sochi nel
2016. Durante la corrente stagione ha partecipato
solamente a tre tappe della Coppa del mondo (dei
giganti), non riuscendo mai a qualificarsi per la
seconda manche. Il suo miglior risultato quest’anno
è stato un quarto posto in superG in Coppa Europa.
SPort Mondiali di sCi
talenti
Senza di loro
non ci sarebbe
alcun futuro
Nelle ultime quattro prove tecniche
al via numerose speranze svizzere
dal nostro inviato
giona carcano
zxy St. Moritz Per Swiss-Ski il Mondiale casalingo si sta trasformando in una
passerella di gloria. Tappeto rosso, applausi, interesse mediatico alle stelle. E
visibilità. Dopo anni vissuti all’ombra
dei giganti austriaci o statunitensi, la
squadra rossocrociata ha finalmente
tirato fuori la testa dall’acqua (o dalla
neve, già che siamo in tema), prendendosi tantissimo. Tre titoli, altrettanti
podi. Non a caso Urs Lehmann, il presidente della Federazione, ha già parlato di «successo», elencando poi la
lunga serie di risultati raccolti a St.
Moritz. La strategia dei dirigenti rossocrociati ha funzionato oltre le più rosee
aspettative: il fatto di non parlare di
medaglie bensì di potenziale, ha sgravato le truppe dalla pressione liberandole dalle catene dell’obbligo. Tanto
che da oggi, con l’inizio delle prove
tecniche, la Svizzera può tranquillamente vivere di rendita. Ma oltre ai
metalli messi al collo dai nostri atleti,
c’è un altro aspetto rilevante. E, forse,
addirittura più prezioso. Riguarda i
giovani convocati per i Mondiali da
Swiss-Ski: il futuro, dunque, sembra
essere già qui. A St. Moritz è infatti arrivato il momento di gettare nella mischia ragazzi come Loïc Meillard, Camille Rast o ancora Mélanie Meillard,
la sorellina di Loïc. Messi assieme,
questi tre sciatori non arrivano a 60
anni. Sono loro il domani elvetico, so-
prattutto nelle discipline tecniche, gigante e slalom. «Stiamo investendo su
di loro per raccogliere i frutti più avanti» ha detto ancora Lehmann. Bene,
andiamo quindi a conoscere meglio
una di queste speranze, Mélanie Meillard.
Fisico imponente, sicura di sé anche se
quando parla tortura un braccialetto
che tiene fra le mani, è nata a Neuchâtel nel 1998 ma a livello sportivo è
cresciuta in Vallese. Ama lo shopping
(ah, queste ragazze…) e tutto ciò che
parla di sport. La scorsa stagione Mélanie ha vinto il bronzo in gigante ai
Mondiali juniores di Sochi: da lì, la sua
carriera è stata tutta un crescendo fino
ad arrivare nelle prime 15 a Flachau a
inizio gennaio, in uno slalom di Coppa
del mondo. E a St. Moritz, Mélanie c’è
giunta dritta dritta dopo due vittorie in
Coppa Europa, sempre fra i paletti.
«Questi due successi sono stati semplicemente magici – racconta con un sorriso grande come le sue speranze -.
Sono in Engadina per respirare l’aria
dei massimi livelli e devo dire che non
avverto la pressione. La Svizzera ha già
conquistato parecchie medaglie, una
cosa sensazionale. Io ho la mia strategia: mi presenterò al cancelletto di
partenza come se dovessi gareggiare in
una corsa normale. Poi vediamo come
risponderà la mia testa ma l’idea è proprio quella. Ma cercherò di dare il
massimo, statene pure certi». Davanti
a sé, Mélanie ha degli esempi vincenti:
pensiamo a Wendy Holdener e a Mi-
la scheda
Manca una Medaglia
alla svizzera manca un solo podio per fare di st. Moritz 2017 il
Mondiale più ricco di medaglie
da quasi 30 anni a questa parte. bisogna infatti risalire ai gloriosi anni ottanta (vail 1989)
per ritrovare una squadra rossocrociata più vincente: in Colorado, gli elvetici conquistarono
ben 11 medaglie.
la Storia recente
sempre in tema di medaglie, il
bottino di st. Moritz è ottimo
(sei medaglie) ma non è un’eccezione. in tempi recenti, la svizzera ha raggiunto la soglia dei
sei podi in diverse edizioni dei
Mondiali: a val d’isère nel 2009,
ad are nel 2007, a sestriere nel
1997 e a saalbach nel 1991.
Qualità Mélanie Meillard è una delle
ragazze emergenti nel panorama dello
sci alpino svizzero. (Foto Keystone)
chelle Gisin, splendide medaglie d’oro
e d’argento settimana scorsa in combinata. «Ho visto le loro gare dall’hotel, è
stato un momento fantastico – dice
con gli occhi pieni di gioia –. Sì, sarebbe bello essere al loro posto, un giorno». La ragazza di Neuchâtel parla in
seguito del rapporto con il fratello
Loïc, pure lui presente a St. Moritz dove prenderà parte al gigante maschile
di domani. «Non c’è alcuna competizione fra di noi – dice ridendo –. Ci so-
steniamo a vicenda: io sono contenta
quando lui ottiene un grosso risultato,
così come lui è contento quando sono
io a vincere. Essere qui assieme al mio
fratellone è qualcosa di speciale: inoltre arriverà tutta la famiglia per assistere alle nostre prove, sarà stupendo».
Pressione non sembra essercene. Eppure, nei giorni scorsi Lehmann si è
divertito a stuzzicarla dicendo che se
c’è una giovane capace di andare a
medaglia al Mondiale, questa è proprio Mélanie. «Beh, vedremo durante
la corsa – prova a difendersi fra una risata e l’altra la giovane elvetica –. Finora sono contenta della mia stagione
ma non posso spingermi più in là».
Oltre ai fratelli Meillard, in Engadina
abbiamo già potuto ammirare Camille
Rast nel Team Event. Anche lei rappresenta la linea verde della selezione
svizzera. «Fra noi due la concorrenza
c’è, è vero – spiega Mélanie –. Ma fuori
dalle piste siamo amiche, anche perché parliamo la stessa lingua e non il
solito svizzero-tedesco (ride, ndr). È
bello non essere la sola romanda presente ai Mondiali. A inizio stagione
mai avrei pensato di ritrovarmi assieme a Camille a St. Moritz, e invece eccoci qui a condividere assieme questa
bellissima avventura. Conosco Rast da
una vita, siamo cresciute assieme.
All’inizio, quando eravamo poco più
che bambine, non avevamo un gran
rapporto, la competizione ci portava a
detestarci vicendevolmente. Ma con
gli anni abbiamo imparato a convivere,
ci siamo avvicinate e ora la gelosia reciproca che c’era un tempo è scomparsa.
Per fortuna, direi».
La grande assente in vista del gigante
femminile di oggi è Lara Gut. La ticinese avrebbe potuto correre per un’altra
medaglia, invece toccherà ad altre ragazze cercare di tenere alto il buon nome della Svizzera nelle prove tecniche.
«È un gran peccato che Lara non sia
qui con noi – racconta Mélanie –.
Avrebbe certamente corso per il podio
e noi giovani avremmo potuto seguire
il suo esempio e imparare qualcosa.
Dobbiamo cercare di farci forza e fare
del nostro meglio. Se adesso sono io la
leader della squadra di gigantiste? Beh,
no, non credo. Io, Simone Wild e Camille Rast siamo più o meno allo stesso
livello. Anche negli allenamenti corriamo sempre con cronometraggi simili.
Senza Lara, non c’è una vera leader».
il programma di oggi
Mondiali di St. Moritz, gigante femminile. La prima manche si disputa alle
ore 9.45. La seconda è prevista alle
13.00.
aPrèS-Ski zxy Giona CarCano
Dall’Himalaya a St. Moritz: il sogno della piccola Aanchal
D
ice di voler incontrare Tina
Maze, che la Svizzera è il più
bel Paese al mondo e che il suo
sogno è quello di partecipare
alle Olimpiadi di Pyeongchang 2018, in
Corea del Sud. Lei si chiama Aanchal Lal
Thakur ed ha il volto e il sorriso di una
ragazzina. Occhi profondi come un pozzo
e scuri come la notte, arriva dall’India.
Nel bagaglio, appunto, una scorta di desideri che la metà basta. Già, ma cosa ci fa
un’indiana a St. Moritz? Scia, direte voi.
Giusto. Si è pure qualificata per il gigante
odierno. Ma oltre a partecipare ai Mondiali, Aanchal è qui per scoprire un mondo che laggiù non esiste. «Ho cominciato a
sciare quando avevo 7 anni, su degli sci di
legno» racconta con la timidezza gentile
tipica del popolo indiano. «Inizialmente
era un semplice divertimento fra amici,
qualcosa di spensierato. Poi un giorno
mio padre mi regalò un vero paio di sci e
iniziai ad andare a Solang, un resort invernale vicino a Manali, dove sono nata.
È lì, ai piedi dell’Himalaya, che ho iniziato ad allenarmi». Nello Stato dell’Himachal Pradesh, estremo nord dell’India, la
povertà è tanta. Scordatevi i gatti delle
nevi e le attrezzature: lì, molto prosaicamente, non esistono. Ecco perché Aanchal
è dovuta andare via. «Dopo tre o quattro
anni su e giù per le piste (rigorosamente a
piedi, ndr) della zona, ho iniziato a recarmi all’estero per partecipare a competizioni internazionali in Europa, sotto il patrocinio della FIS. È in quel periodo che il
mio livello ha cominciato a crescere». La
ragazza indiana è arrivata a St. Moritz
grazie al lavoro svolto dallo Ski Racing
Team Silvaplana-Champfèr by Engadin
Spirit. La squadra, oltre ad Aanchal, comprende due altri sciatori, un ragazzo e una
ragazza. Il responsabile? Roshan Lal Thakur, segretario generale della Federazione
indiana sport invernali. Sì, avete letto bene il suo cognome. È lo stesso di Aanchal.
Il perché è presto detto: Roshan è suo papà. «È chiaro che se non avessi avuto il
supporto di mio padre non avrei mai potuto sciare – riconosce con onestà la giovane indiana –. Talvolta dobbiamo pagare
noi le spese di viaggio, altre invece beneficiamo del sostegno della Federazione. Il
mio sogno? Incontrare Tina Maze, il mio
idolo. E poi riuscire a qualificarmi per le
Olimpiadi invernali in Corea del Sud del
prossimo anno». Per curiosità chiediamo
a Roshan, seduto accanto alla figlia, di
raccontarci come viene vissuto lo sci in
India. «Abbiamo le montagne e la neve
ma i resort sono pochi, tre per l’esattezza
– dice –. Gli sciatori iscritti alla Federazione sono 700, suddivisi in tre categorie di
età. Non siamo molto attrezzati per lo sci
alpino, tanto che gli atleti devono salire a
piedi in cima alle piste perché non ci sono
le sciovie. Ma nonostante ciò amiamo
questo sport. Grazie alle televisioni, lo sci
sta cominciando a prendere piede anche
da noi e sempre più persone vogliono provare l’ebbrezza di scendere da un pendio».
Roshan ha viaggiato tanto in Europa per
carpire i segreti dell’industria dello sci.
Perché turismo fa rima con lavoro: «La
disoccupazione è un grosso problema in
India, sì – prosegue il segretario della Federazione –. Assieme al governo abbiamo
dunque capito che se riusciremo a sviluppare le aree sciistiche, allora tutto il tessuto sociale della zona potrà beneficiarne».