Prevenzione e gestione dell`allergia al lattice di gomma in

Transcript

Prevenzione e gestione dell`allergia al lattice di gomma in
PREVENZIONE E GESTIONE DELLA ALLERGIA
AL LATTICE DI GOMMA in ambiente sanitario
a cura dei componenti la Rete delle Malattie Allergiche di PSSR 2009-2011
Coordinatore
Dott. Costantino Troise
INTRODUZIONE
Negli ultimi due decenni si è assistito ad un costante aumento dei casi di
sensibilizzazione allergica al lattice di gomma, utilizzato sempre più ampiamente
nella produzione industriale di manufatti vari, tra cui numerosi presidi ed oggetti
di uso comune in ambiente sanitario. Al di là dei dati epidemiologici, molto
variabili a seconda delle popolazioni considerate, si può affermare che oggi
l’allergia al lattice di gomma non è un fenomeno raro né limitato ad alcune
categorie considerate a maggiore rischio (in particolare gli operatori sanitari e i
soggetti plurioperati nell’infanzia). Infatti, con una certa frequenza si riscontrano
casi di pazienti non appartenenti a tali categorie, ma talvolta semplicemente
“atopici”. Come è noto, l’atopia riguarda ormai circa un terzo della popolazione
generale: ne consegue che quotidianamente uno o più pazienti allergici al lattice
possono ricorrere a cure mediche o chirurgiche in ospedale o negli Ambulatori del
SSN. Il paziente allergico al lattice viene ancora considerato
un ammalato
“difficile da gestire” anche perché il problema viene spesso affrontato in maniera
estemporanea.
Al livello attuale delle conoscenze sull’argomento, è necessario che tutto il
personale sanitario conosca l’esistenza del problema, che può riguardare lo stesso
operatore o il paziente, sapendo che una reazione allergica grave può essere
scatenata in alcuni casi anche da minime evenienze (contatti o aerodispersione di
allergene). Spesso il paziente che giunge in Ospedale sa di essere allergico al
lattice: è segno di competenza professionale, oltre che un dovere, conoscere i
percorsi da seguire e le modalità di trattamento da adottare per metterlo al riparo
da rischi legati alla sua patologia allergica. Nonostante l’enorme progresso di
conoscenze sul tema, il Lattice rappresenta ancora oggi la seconda causa di
anafilassi intraoperatoria.
In questo senso l’argomento rientra con pieno diritto nel campo del “rischio
clinico” , alla cui gestione negli ultimi anni rivolgendo le Aziende Sanitarie
rivolgono particolare attenzione.
In sintesi, tra gli obiettivi-doveri delle Aziende Sanitarie dovrebbero essere
compresi i seguenti aspetti riguardanti il problema specifico:
1. La formazione-informazione dei lavoratori sul rischio allergico derivante
dall’uso di presidi in lattice di gomma
2. La sorveglianza sanitaria sugli operatori esposti professionalmente
3.
La promozione di iniziative per ridurre l’esposizione a lattice e quindi
operare una prevenzione sia primaria che secondaria: prevenzione della patologia
professionale nella categoria sanitaria, prevenzione di nuove sensibilizzazioni nei
pazienti che vengono a contatto con presidi in lattice, nonchè prevenzione delle
reazioni cliniche nei soggetti allergici.
4. L’allestimento di ambienti e procedure latex-safe, con il duplice scopo della
sicurezza per i pazienti e per i lavoratori affetti da tale patologia, che possono in
tal modo non rinunciare alla mansione lavorativa
Alcune Regioni (ad esempio Piemonte e Toscana), ai fini di una razionale
organizzazione dell’emergenza, hanno già istituito appositi Registri per la
segnalazione dei soggetti portatori di forme allergiche gravi: da questo punto di
vista, il Lattice è da considerare, insieme ad alcuni alimenti, tra gli allergeni
potenzialmente più pericolosi.
Da queste premesse, è evidente come negli anni sia nata la necessità di stabilire
protocolli di comportamento comuni o Linee-Guida per far fronte ad un problema
che è apparso dilagante qualche anno fa, si è ridimensionato negli ultimi anni
grazie alle migliori conoscenze scientifiche sull’argomento e soprattutto alle
modificazioni imposte a livello di produzione ed uso dei presidi sanitari, ma
rappresenta comunque una realtà ancora attuale. Dalla metà degli anni ’90 alcune
Società Scientifiche sia Internazionali (es ACAAI) che italiane (es. Soc. It. di
Med. del Lavoro) ed alcune Regioni Italiane (Lombardia, Toscana) hanno
pubblicato documenti di consenso (1-5) cui si sono ispirate molte Aziende
Sanitarie che hanno iniziato da alcuni anni a rivolgere attenzione al problema. Tra
queste, nell’ambito della Regione Liguria, soltanto alcune Aziende ospedaliere si
sono dotate di Protocolli specifici, riducendo notevolmente l’utilizzo di lattice e
organizzando procedure specifiche per i pazienti con questo tipo di allergia. Nella
realtà, da un recente studio policentrico su 40 Aziende ospedaliere di grandi
dimensioni sparse su tutto il territorio nazionale, è risultato che nel 57% dei casi il
lattice è ancora presente in proporzione superiore al 50% sulla totalità dei guanti
utilizzati (6).
1. FORMAZIONE-INFORMAZIONE degli operatori sanitari –
Oggetto dei Corsi formativi:
¾ Differenza tra gomme sintetiche e naturali- identificazione dei presidi in lattice
¾ Criteri per l’uso e la scelta dei guanti in base alla mansione e al rischio
specifico: finalizzata a ridurre l’uso di lattice ove necessario e non sostituibile
¾ Sintomatologia causata dalla reazione allergica al lattice
¾ Conseguenze per la vita lavorativa ed extra-professionale
¾ Patologia correlata per reattività crociata (es da alimenti) o per contemporanea
sensibilizzazione da contatto a sostanze chimiche contenute nella
gomma(Dermatite allergica da contatto) o contemporanea dermatite irritativa
¾ Categorie a rischio e fattori predisponenti (esposizione protratta o frequente,
atopia, dermatite delle mani, ecc)
¾ Diagnostica (proprietà e limiti dei test allergologici in vivo e in vitro, test di
esposizione) – differenza tra sensibilizzazione e allergia clinica- (Allegato 1)
¾ Possibilità di prevenzione attraverso la riduzione dell’uso di lattice e con l’uso
di guanti a bassa polverosità. Differenza tra i termini “latex-safe” e “latexfree”.
¾ Terapia delle reazioni – possibilità di terapia iposensibilizzante specifica
¾ Identificazione dei soggetti a rischio al momento dell’accesso alle strutture
sanitarie e in fase preoperatoria attraverso l’uso di un questionario (Allegato 2)
2. SORVEGLIANZA SANITARIA (in collaborazione con Medicina del
Lavoro-Preventiva e il Servizio Prevenzione protezione)
¾ Visita di idoneità al lavoro e alla mansione al momento della assunzione:
importanza della atopia e di preesistenti dermatiti croniche delle mani come
fattori predisponenti alla sensibilizzazione a lattice. Eventuale utilizzo di
questionario specifico. Valutazione allergologica dei casi positivi.
¾ Visite periodiche: monitoraggio dei sintomi con eventuale controllo
dermatologico e allergologico per i soggetti maggiormente a rischio e per i
soggetti già sensibilizzati. Possibile modifica della idoneità.
¾ Collocazione lavorativa per gli operatori già sensibilizzati e per i
sintomatici, in funzione della gravità delle manifestazioni allergiche (5)
¾ Certificazione in caso di sospetta malattia professionale
3. INIZIATIVE PER RIDURRE L’ESPOSIZIONE A LATTICE
La fonte principale di lattice in ambiente sanitario è rappresentata dai guanti,
la cui scelta oggi non può essere casuale. Esistono Direttive precise della
World Health Organisation circa le mansioni ove è richiesto l’uso di guanti
come dispositivi di protezione individuale (7). Nell’ambito di tali situazioni
sono individuati i materiali più idonei e la necessità o meno di agire in
sterilità.
Oggi infatti la disponibilità di materiali alternativi al lattice è maggiore di un
tempo e associata a migliore rapporto qualità/prezzo. Inoltre, la stessa
produzione di guanti in lattice ha subito modificazioni importanti, con una
riduzione generalizzata del contenuto allergenico e con l’utilizzo di quantità di
polvere lubrificante inferiore. Per quanto riguarda gli altri presidi sanitari in
lattice, la FDA dal 1998 e la CE da alcuni anni hanno decretato l’obbligo di
segnalazione del lattice in etichetta, agevolando notevolmente sia la scelta dei
materiali che la pratica clinica.
Alla luce di quanto sinteticamente detto, si può oggi ipotizzare, per ciascuna
Azienda Sanitaria, una azione diretta a:
¾ Limitare quanto più possibile l’uso dei guanti in lattice, emanando
direttive precise agli operatori sanitari sulle indicazioni all’uso dei vari
tipi di guanti disponibili in Azienda. Alcune Aziende Sanitarie Liguri
hanno già abolito totalmente i guanti da esplorazione in lattice con ottimi
risultati nel tempo e senza alcun aumento di rischio infettivo o di altra
natura. La procedura di gara Regionale per l’acquisto dei guanti ha
previsto la scelta di vari materiali alternativi al lattice, scelta
incoraggiata da un documento specifico inviato a tutti i direttori Generali
dal Servizio Igiene e Prevenzione della Regione Liguria nel 2008
¾ Utilizzo di guanti in lattice chirurgici a basso contenuto allergenico e
bassa o nulla polverosità. La sostituzione completa dei guanti sterili in
lattice non è per il momento considerata necessaria. E’ noto che
l’esposizione alla polvere lubrificante contenuta nei guanti chirurgici
rappresenta il principale fattore di rischio per la sensibilizzazione
allergica, nonché la causa di disturbi respiratori da lattice. Numerosi
studi di follow-up hanno dimostrato nell’ultimo decennio la riduzione
netta del rischio con l’abolizione dei guanti con polvere. Inoltre, le Ditte
produttrici hanno provveduto a ridurre notevolmente il contenuto
allergenico dei loro manufatti, per poter partecipare a bandi di gara nei
quali il basso quantitativo di proteine è una prerogativa indispensabile.
¾ Sostituzione di vari presidi e manufatti in lattice (cateteri, infusori,
palloni Ambu, cerotti, elastomeri, dighe per uso odontoiatrico,
coprisonda, ecc) con analoghi in materiale alternativo, oggi disponibili
sul mercato, con rare eccezioni. Per i casi dubbi, esigere schede di
rischio specifiche dai produttori
4. ALLESTIMENTO DI AMBIENTI E PROCEDURE LATEX-SAFE
Il coinvolgimento delle figure professionali che si occupano di
“Risk management” può essere fondamentale a questo livello per decidere
sulla possibilità di allestimento di strutture latex-safe, possibilità che varia a
seconda delle caratteristiche dei vari ospedali o Ambulatori. Tale decisione è
comunque in parte correlata alla scelta del tipo di guanti che ogni struttura
utilizza: la scelta di materiale alternativo a lattice per il guanto non sterile fa sì
che la maggioranza di Reparti sia automaticamente da considerare latex-safe,
almeno dal punto di vista dell’allergene aerodisperso.
Il seguente esempio di iter operativo è già stato utilizzato con successo:
¾ Creazione, all’interno di ogni Azienda, di un gruppo di lavoro
multidisciplinare (medico competente, RSSP, Allergologo, Anestesista,
Chirurgo, Coordinatori infermieristici, Farmacista, Direzione Sanitaria)
che assuma la responsabilità di organizzare il percorso, di seguirne
evoluzione, eventuali problemi nel tempo e il necessario aggiornamento
¾ L’allestimento di forniture latex-free (carrelli, contenitori o altro) facilmente
ordinabili da tutti i reparti su richiesta e presenti stabilmente nei DEA e nelle
Sale operatorie, oltre che in altri ambienti dove si faccia uso di guanti in
lattice. Oltre i guanti, tali forniture devono contenere il materiale sostitutivo di
tutti i presidi in lattice di uso comune (cateteri, infusori, cerotti, elastomeri,
ecc)
¾ L’opportunità di allestire una sala operatoria completamente e
stabilmente priva di lattice non sempre è considerata necessaria: è
certamente raccomandabile a livello di DEA ( Dipartimento emergenza)
e nei reparti di chirurgia pediatrica, dato il rischio elevato di
sensibilizzazione a lattice di alcuni gruppi di patologia infantile.
5. Formalizzazione delle procedure da seguire in caso di paziente allergico al
lattice (Allegato 3), che devono costituire uno degli oggetti principali della
formazione per tutto il personale sanitario ed essere facilmente consultabili (es
Intranet). L’adattamento e la revisione periodica di tali procedure , necessaria
per l’ampia variabilità delle strutture sanitarie in cui possono essere utilizzate,
sarà compito del Gruppo di lavoro sul lattice o dei responsabili individuati in
ogni struttura.
BIBLIOGRAFIA essenziale
1. NIOSH Alert: preventing allergic reaction to natural rubber latex in the work
place. June 1997
2. Guidelines for the management of latex allergies and safe latex use in health
care facilities. G. Sussman, M. Gold
ACAAI Homepage 1998
3. Decreto Direzione Generale Sanità N.22303 del 24/8/2001. Linee guida della
Regione Lombardia per la prevenzione delle reazioni allergiche a lattice nei
pazienti e negli operatori sanitari.
4. Soggetti allergici al lattice. Linee guida per l’allestimento di ambienti sanitari
idonei. Boll Uff. Regione Toscana n°28, 11/7/2007 (Del. 464)
5. Documento di consenso: Aggiornamenti in tema di esposizione a latice e impiego
di guanti in ambito sanitario. M. Crippa et al
Med Lav 2008;99,5:387-399
6. Allergia a latice. Approcci preventivi nelle Aziende Sanitarie: esperienze italiane a
confronto. Risultati preliminari di una indagine trasversale
Marcer G, Larese Filon F, Nardella R, Coco G. Med Lav 2008
7. WHO Guidelines on Hand Hygiene in Health Care , 2009
Allergia al lattice nel paziente pediatrico
I prodotti in lattice si possono considerare ubiquitari e di utilizzo comune
nell’ambiente domestico già dalla primissima infanzia (succhiotti, tettarelle).
Studi epidemiologici hanno evidenziato che la sensibilizzazione al lattice tende ad
aumentare con l’età, ma è più frequente nei soggetti in cui l’esposizione è avvenuta
precocemente e ripetutamente nei primi anni di vita.
Pertanto l’individuazione di popolazioni a rischio, già in età pediatrica, appare
fondamentale per ridurre la prevalenza dei soggetti sensibilizzati nelle età successive.
Attualmente in età pediatrica le principali categorie a rischio sono costituite da
bambini affetti da spina bifida o da malformazioni urogenitali, gastrointestinali
(laparoschisi), neurologiche (idrocefalo), che vengono sottoposti a numerosi
interventi chirurgici e ripetutamente esposti a materiali sanitari contenenti lattice (ad
es. cateteri). Diversi studi riportano come in questi pazienti la prevalenza di
sensibilizzazione sia arrivata in passato fino ad oltre il 50%, in rapporto diretto con il
numero di interventi chirurgici subiti ed in maggiore misura nei soggetti con spina
bifida rispetto alle altre malformazioni. Tale tendenza ha dimostrato una inversione a
partire dall’anno 2000, come diretta conseguenza del trattamento di questi soggetti in
ambiente latex-free fin dalla nascita.
Nella popolazione generale in età pediatrica la prevalenza di sensibilizzazione a
lattice è stata segnalata inferiore all’1%.
Un altro fattore di rischio è costituito dalla sensibilizzazione ad altri allergeni: in tal
caso la percentuale di sensibilizzazione al lattice sale al 3% e rispettivamente al 10 %
e al 20% nei pazienti con allergia per alimenti che contengano epitopi comuni al
latice (latex-fruit syndrome) e in quelli con dermatite atopica o orticaria.Circa il 40%
dei soggetti sensibilizzati al lattice si presenta tuttavia asintomatico, ma la presenza di
una risposta IgE mediata specifica per lattice, costituisce comunque un fattore di
rischio per successive manifestazioni cliniche.
In età pediatrica le reazioni più frequenti sono quelle cutanee, ma l’età pediatrica è
proprio è proprio quella più a rischio di reazioni sistemiche gravi, anche anafilattiche.
La maggior parte di queste si verificano in ambito ospedaliero e in particolare in
occasione di interventi chirurgici.
I primi casi di reazione allergica al lattice, in pazienti pediatrici, sono stati segnalati
nel 1989, da allora il numero di segnalazioni è andato aumentando per alcuni anni e
ha portato alla necessità di redigere linee guida per la prevenzione della
sensibilizzazione al lattice nei casi a rischio e per la gestione del paziente già
sensibilizzato o allergico sia in ambiente ospedaliero che domestico. Tali Linee-guida
non differiscono da quelle applicate nei confronti del paziente adulto: sebbene la
strategia che si è dimostrata più efficace nel ridurre l’incidenza della
sensibilizzazione nella popolazione generale sia la completa assenza del lattice,
creare strutture “latex free” per tutta la popolazione pediatrica può risultare ancora di
difficile realizzazione. Esistono tuttavia esperienze incoraggianti come quella
dell’Istituto G.Gaslini, dove dal 2008, è stato avviato un percorso per rendere l’intero
Ospedale “latex-safe” con particolare attenzione per alcuni reparti, come il Pronto
Soccorso, la Rianimazione, le chirurgie. Il percorso “latex free” deve invece essere
applicato per la popolazione pediatrica riconosciuta a rischio più elevato.
TAB 1: CATEGORIE PEDIATRICHE AD ELEVATO RISCHIO
1) bambini con spina bifida o con malformazioni urogenitali che sono causa di
ripetute cateterizzazioni vescicali
2) pazienti ripetutamente esposti ad interventi chirurgici, fino dai primi mesi di
vita
3) portatori di shunt ventricolo peritoneale
4) pazienti affetti da sindrome di VATER (malformazioni vertebrali, ano
imperforato, fistola tracheo-esofagea, displasia radiale e renale).
5) Pregressa storia di anafilassi di incerta eziologia per interventi chirurgici,
ricoveri ospedalieri o cure odontoiatriche
6) Atopici, in particolare se con allergia alimentare per vegetali quali: ananas,
avocado, banana, castagna, kiwi, mango, papaia, pesca, grano saraceno,
patate, peperoni, pomodori.
7) pazienti con danno della barriera cutanea (es. dermatite, orticaria)
8) contatti ripetuti con i materiali in lattice (ad es apparecchi ortodontici)
Allegato 1.
DIAGNOSTICA della ALLERGIA A LATTICE DI
GOMMA
1. Anamnesi: fondamentale sia per indurre il sospetto di patologia specifica, sia
per confermare la rilevanza clinica di un test positivo, nonché per evidenziare
le differenze di gravità della manifestazione allergica e di rischio correlato per
ogni paziente
2. Prick test: è il test diagnostico di riferimento e di primo livello. Pur utilizzando
estratti commerciali (disponibili in Italia, prodotti da varie Aziende) necessita
di essere sempre eseguito da personale formato e in ambiente idoneo ad
affrontare eventuali possibili reazioni indesiderate. Il valore predittivo negativo
del test è elevato. E’ stata segnalata una associazione tra intensità di risposta al
prick e severità delle manifestazioni cliniche: in caso di anamnesi positiva per
anafilassi può essere opportuno pertanto ricorrere ai test sierologici come
prima indagine e al test cutaneo solo se necessario, eventualmente con estratto
diluito (iniziando da 1/1000). Nei rari casi di negatività del test cutaneo con
estratto commerciale e anamnesi particolarmente significativa, si potrà
ricorrere al prick by prick con guanto in lattice (eseguito cioè attraverso un
lembo di guanto appoggiato sulla cute) oppure all’utilizzo di un estratto
estemporaneo (ottenuto da frammenti di guanto in lattice in fisiologica per
15’).
Come per qualunque altro test allergologico,
la positività del prick
è
espressione solo di sensibilizzazione e non di allergia clinicamente manifesta.
In particolare nei casi di soggetti polisensibilizzati sarà opportuno procedere
con altri test diagnostici sierologici e test d’uso, al fine di individuare i casi di
vera allergia al lattice.
3.Test in vitro. Nonostante il dosaggio delle IgE specifiche per estratto di
Lattice sia considerato meno sensibile del prick test, tale esame è indicato
come primo test nei casi di reazioni sistemiche severe. Ulteriore indicazione
al test è la negatività del prick test con una storia clinica suggestiva. L’elevata
specificità del test sierologico fa sì che possa essere indicato anche nei casi di
polisensibilizzazione cutanea: la possibilità di dosare le IgE specifiche per gli
allergeni ricombinanti del lattice (da Hevb1 a Hevb12) rappresenta in questi
casi un approfondimento ulteriore, di particolare importanza ad esempio per
individuare le positività a panallergeni quale la profilina (Hev b6). Il dosaggio
delle IgE per i ricombinanti non deve essere considerata indagine di primo
livello.
4. Test d’uso. Non esistendo test di provocazione d’organo standardizzati, la
possibilità di mettere a contatto il lattice con la cute del soggetto attraverso un
test “d’uso” con guanto in lattice può essere opportuna per confermare una
diagnosi dubbia. Tale test rappresenta una metodica oggi discretamente
standardizzata ma risente della variabile quantità di allergene presente in
diversi tipi di guanti, sicuramente inferiore a quanto presente in passato: la
risposta cutanea è difficilmente intensa, se non in casi di sensibilizzazione
particolarmente elevata.
Allegato 2. IDENTIFICAZIONE DEL PAZIENTE A RISCHIO
Tutti i pazienti che accedono a strutture sanitarie per essere sottoposti ad intervento
chirurgico e/o a procedure diagnostico-terapeutiche invasive dovrebbero essere
valutati mediante un questionario anamnestico mirato:
a) E’ allergico al lattice?
b) Se sì, con quali manifestazioni? Ha mai effettuato test allergologico specifico?
Può esibire il risultato o un certificato?
c) Ha mai accusato gonfiore e/o prurito cutaneo da contatto con oggetti in
gomma (guanti, palloncini, profilattici, ecc)?
d) Ha avuto reazioni anomale durante interventi chirurgici o dopo visite mediche
o dal dentista?
Importante inoltre la valutazione di appartenenza ad una delle categorie
considerate “ad alto rischio” (pazienti affetti da spina bifida o altre
malformazioni congenite, sanitari o altri lavoratori che usano spesso guanti in
lattice, pazienti con storia di allergie gravi).
In caso di allergia al lattice probabile (risposta positiva del paziente ad almeno una
delle domande e/o appartenenza ad una categoria a rischio) o certa (certificato
medico o tessera di riconoscimento specifica), si consiglia l’invio a consulenza
allergologica, ove possibile.
In caso di prestazioni eseguite in urgenza, o non programmabili, il paziente dovrà
essere trattato secondo le procedure previste per gli allergici al lattice, cioè con
materiali alternativi.
Allegato 3.
PROCEDURE di GESTIONE dei PAZIENTI allergici al LATTICE di
gomma.
Per le PRESTAZIONI PROGRAMMABILI (interventi chirurgici, visite
specialistiche ginecologiche- urologiche-proctologiche-ORL, ecc, esami
diagnostici specie endoscopici):
a. In caso di paziente a rischio o anamnesi dubbia richiedere CONSULENZA
Allergologica per verificare l’effettiva rilevanza clinica del problema
b. In caso di paziente con documentata allergia al lattice, questa andrà
chiaramente segnalata sulla richiesta di ricovero o di prestazione diagnostica o
terapeutica.
In questo caso il coordinatore infermieristico dovrà:
• informare il Medico responsabile (che potrà richiedere consulenza allergologica)
• richiedere alla Farmacia il materiale latex-free necessario per il paziente
• occuparsi della preparazione della stanza di ricovero secondo le modalità di
seguito indicate
DEGENZA in REPARTO
• apporre un segnale di attenzione sulla cartella clinica e la cartella
infermieristica del paziente, su tutte le richieste di esami e sul letto (stanza
singola se possibile)
• prima di entrare nella stanza, lavare accuratamente le mani, indossare un
camice monouso (nel caso di precedente contatto o esposizione a lattice) e
guanti in materiale alternativo: lo stesso dovranno fare i consulenti.
• eliminare ed evitare di introdurre nella stanza strumenti e oggetti in lattice
• se non è disponibile in Reparto, richiedere alla farmacia il kit contenente i
presidi latex-free a disposizione, tenendolo all’interno della stanza, etichettato
in modo chiaro e da utilizzare in caso di trasferimento del paziente in sala
operatoria o altrove
• non introdurre il paziente in ambulatori o sale di medicazione o di diagnostica
dove possa esserci lattice aerodisperso: in caso di esami endoscopici (o altre
procedure diagnostiche a rischio) programmati evidenziare in modo chiaro
sulla richiesta l’allergia al lattice e avvertire il Reparto di competenza
• assicurarsi che i dispositivi per la somministrazione di O2 nella stanza non
siano in lattice
• evitare l’uso di elastomeri (se non provatamente latex-free) e utilizzare in
alternativa le pompe infusionali
• assicurarsi che non vengano utilizzati guanti in lattice né per la pulizia della
stanza né per la preparazione dei pasti
INTERVENTO CHIRURGICO E/O PROCEDURA
A RISCHIO (ad esempio esami in ENDOSCOPIA)
DIAGNOSTICA
• programmare ogni prestazione (intervento chirurgico o diagnostico) come
prima della giornata e se possibile della settimana
• evidenziare la cartella clinica, evidenziare il nome del paziente sulla
lista operatoria o dell’ambulatorio
• informare e istruire tutti i membri della equipe che eseguirà la prestazione
e il
personale del reparto di degenza
• lavare accuratamente le mani e cambiare il vestiario prima di accedere
alla sala dell’intervento (nel caso si siano utilizzati in precedenza guanti in
lattice)
• indossare solo guanti in polimeri sintetici (nitrile, vinile, polietilene,
neoprene) e utilizzare solo i presidi latex-free presenti nell’apposito kit a
disposizione nelle Sale Operatorie
• nella preparazione del paziente, attenzione all’uso di enteroclismi, teli
gommati, bende elastiche (o altro che non risulti nell’elenco fornito dalla
Farmacia e che non sia stato censito in precedenza)
• eventuale premedicazione antistaminico-steroidea del paziente (a giudizio
dell’anestesista o dell’allergologo)
PREPARAZIONE
•
•
•
•
•
SALA OPERATORIA O AMBULATORIO
Accurata pulizia della sala e della pre-sala il giorno precedente l’intervento
(non utilizzando guanti in lattice !): la stessa sala può essere utilizzata come
sala di preparazione e di risveglio
preparazione anticipata da parte del chirurgo, anestesista e infermieri della lista
dei materiali necessari per il tipo di intervento e verifica della disponibilità
di tutti i presidi alternativi non in lattice (guanti, cateteri e altro)
identificare eventuali oggetti o strumenti in lattice con cui il paziente
potrebbe venire a contatto e se possibile eliminarli o sostituirli; se non
possibile, ricoprirli e allontanarli.
evitare gli elastomeri, a meno che non siano disponibili in materiale
alternativo
apporre segnali di attenzione sulla porta della sala e della pre-sala durante
l’intervento, cui dovrà accedere solo il personale necessario.
I COSTI RELATIVI ALL’ALLERGIA AL LATTICE IN
AMBIENTE SANITARIO
Non esistono molti lavori sull’argomento e quelli presenti in Letteratura provengono
soprattutto dagli USA, da sempre pragmaticamente attenti al risvolto economico delle
attività sanitarie.
Da un’analisi pubblicata nel 2002 (Horwitz e coll.) risulta evidente come, in
confronto con i risarcimenti di altre categorie di lavoratori, tra le richieste di
risarcimento presentate dagli operatori sanitari in un periodo di 12 anni (1987-1998),
lo 0,25% del totale era potenzialmente correlato ai guanti di lattice. Il costo medio dei
risarcimenti è stato di $ 8,309.48. La categoria professionale con il maggior numero
di richieste è stata quella degli infermieri (30,8% degli aventi diritto).
Uno studio del 2008 (Malerich e coll.) riporta i dati relativi a richieste di risarcimenti
nel periodo 1997-2005. La riduzione dell’utilizzo di guanti in lattice con polvere
risulta associata ad una significativa riduzione nelle richieste d’indennizzo degli
operatori sanitari per allergia professionale al lattice. Il maggiore costo dei guanti è
stato parzialmente compensato da una diminuzione dei costi relativi al risarcimento
dei lavoratori. Questi dati sono stati successivamente confermati da altri studi (Edlich
e coll. 2009) in cui si è sottolineato il fatto che l’incremento di costi legato al cambio
di guanti di lattice con quelli d’altro materiale è bilanciato dalla riduzione del costo
totale dei risarcimenti richiesti dagli operatori sanitari in contenzioso nei confronti dei
loro ospedali. Negli Stati Uniti, Canada, Belgio e Germania, gli ospedali hanno ben
presenti i pericoli derivanti dall’uso di guanti in lattice ed hanno attuato programmi di
prevenzione, con materiali latex-free, in modo da ridurre i rischi lavorativi ed i
relativi contenziosi da parte degli operatori sanitari.
Un’analisi ancora più recente (nel gennaio 2010) è stata pubblicata sul sito:
http://www.marketstrat.com/reports/available-report/ sul “Worldwide Disposable
Medical Gloves Markets by Marketstrat Inc.Medical” . Secondo questo rapporto il
mercato dei guanti sta subendo una serie di cambiamenti:
• I guanti di lattice con polvere, sia da esame che chirurgici, stanno diventando una
reliquia del passato. Molti governi europei e le agenzie sanitarie hanno già vietato il
loro impiego. E’ imminente anche il divieto da parte della FDA degli Stati Uniti.
• I guanti attualmente più utilizzati sono quelli in lattice a basso contenuto proteico
senza polvere, seguiti da quelli in vinile e nitrile.
• Il mercato dei guanti chirurgici è stato invaso da una varietà di guanti sintetici.
Oltre a quelli in nitrile, sono disponibili guanti in polimeri di nuova generazione
come poliisoprene e policloroprene che presentano un comfort superiore e una
sensibilità tattile tali da costituire una più valida alternativa ai guanti chirurgici in
lattice.
• Il nitrile è attualmente il materiale preferito in molti ambienti medici: è
maggiormente ipoallergenico, e sembra costituire una conveniente alternativa
al lattice, offrendo anche una migliore protezione e barriera sia verso agenti
chimici che biologici.
Ci si aspetta che le vendite di guanti di nitrile saranno in crescita con un tasso di oltre
il 6 per cento nel periodo 2008-2016, circa tre volte di più rispetto alle versioni in
lattice senza polvere.
I prezzi di tutti i tipi di guanti sono cresciuti notevolmente.
I dati sopra riportati sottolineano l’importanza che viene attribuita attualmente, nei
paesi più sviluppati, al danno potenziale causato dall’utilizzo in sanità di materiale in
lattice naturale, sottolineando che ai costi aggiuntivi che la sostituzione di questo
materiale con altri alternativi comporta vanno contrapposti i potenziali vantaggi, non
solo in termini di salute, ma anche economici legati alla potenziale riduzione di spese
di risarcimento per malattia professionale. E’ evidente che i dati americani possono
essere tranquillamente esportati anche in Italia e che queste considerazioni di
“economia sanitaria” andrebbero tenute in debito conto.
BIBLIOGRAFIA:
• Irwin B Horwitz, 1 John Kammeyer-Mueller,2 and Brian P McCall1BMC
Public Health.Workers' compensation claims related to natural rubber latex
gloves among Oregon healthcare employees from 1987–1998 2002 Sep
18;2:21.
• Malerich PG, Wilson ML, Mowad CM. The effect of a transition to powderfree latex gloves on workers' compensation claims for latex-related illness.
Dermatitis. 2008 Nov-Dec;19(6):316-8.
• Edlich RF, Mason SS, Swainston E, Dahlstrom JJ, Gubler K, Long WB 3rd.
Reducing workers' compensation costs for latex allergy and litigation against
glove manufacturing companies. JEnviron Pathol Toxicol Oncol.
2009;28(4):265-8.
• Report on the Worldwide Disposable Medical Gloves Markets by Marketstrat
Inc. http://www.marketstrat.com/reports/available-report/