PArliamo di Blade Server

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PArliamo di Blade Server
Tecnologie informatiche
PARLIAMO DI BLADE SERVER
Affacciatesi sul mercato intorno all’anno 2000, le configurazioni Blade Server prendono il loro
nome dalla loro forma a “lama”, più sottile e leggera rispetto alle soluzioni precedenti.
Le lame non sono altro che server dotati di processori di varia potenza (e di varie marche: da
AMD, Intel, Sparc, ecc.). Essi vengono inseriti in appositi contenitori denominati chassis o
enclosure. A seconda della disponibilità, gli alloggiamenti spaziano da un minimo di 10 slot a
un massimo di 16, sono disponibili anche dei blade “collassati”, dove su una unica lama sono
montati due server. Il Blade Server è dunque formato dall’unione delle lame con lo chassis.
in figura: la lama di un Blade server
Non bisogna sottovalutare l’importanza di quest’ultimo, dal momento che riveste un ruolo
fondamentale nell’implementazione della soluzione Blade. Allo chassis spettano infatti funzioni
di alimentazione, ventilazione e networking. Dunque c’è già un primo scarto rispetto ai server
tradizionali: lo chassis integra al suo interno soluzioni d’infrastruttura, normalmente esterni,
come ad esempio la rete Ethernet o Fiber canne per L’Input/Output. La semplice scelta del
contenitore ha una valenza strategica per l’azienda, tanto che i vari fornitori si misurano
sempre di più sullo chassis come elemento chiave per massimizzare i benefici dei Blade. In
ogni caso, rispetto alle soluzioni rack, i Blade sono meno ingombranti e offrono al contempo
maggiore densità, scalabilità, minori consumi energetici e minore complessità di gestione,
proprio grazie alla condivisione delle risorse come ad esempio cavi o sistemi di raffreddamento.
Ma non è tutto, perché anche sul fronte della sicurezza e affidabilità si sono fatti passi in
avanti, grazie alla ridondanza dei componenti all’interno dello chassis. Un altro indubbio
vantaggio risiede nella elevata capacità elaborativa per unità di superficie. Ma anche nella
possibilità di gestire da remoto molti aspetti dell’implementazione e della gestione delle risorse
interne al Blade (swich, storage o server).
In figura un Blade Server completo, Chassis con 10m lame.
Dunque i benefit dei Blade ci sono e non sono pochi. CIO e IT manager si stanno sempre più
rendendo conto del valore di questa tecnologia, che non risiede tanto nel server, ma
nell’intelligenza dell’infrastruttura, ovvero nella possibilità di risparmiare sull’energia e avere
architetture flessibili, grazie alle innumerevoli soluzioni di virtualizzazione. Anche le barriere
che rendevano i Blade implementabili solo in determinati contesti sono cadute. E dunque, se
finora il prodotto è rimasto confinato a una fascia alta del mercato, le ragioni sono puramente
di natura economica, ovvero sino a ieri i Blade richiedevano alti investimenti per poter
sviluppare un ambiente compatibile, oggi invece le cose sono cambiate.
RUOLO STRATEGICO DELLO CHASSIS
Uno dei punti cardini, che la PMI deve valutare nell’acquisto di un Blade Server, è costituito
dalla scelta dello Chassis, l’involucro che contiene le lame. Ognuno dei maggiori produttori ha
scelto una strategia peculiare, sebbene il trend rimanga quello di elaborare un prodotto ad hoc.
Ad esempio HP oltre alla introduzione di Blade Server di fascia bassa si è presentata sul
mercato con soluzioni ad hoc, rendendo disponibili chassis con requisiti tecnici e dimensioni più
adatti alla PMI, con i sistemi C3000 e C7000 che soddisfano esigenze fondamentali, quali la
riduzione del costo a fronte di una espandibilità, e ad altre caratteristiche quali la mancata
necessità di appositi locali climatizzati.
L’adozione del server deve inoltre essere guidata dall’applicativo, dal livello di virtualizzazione
e quant’altro.
Ogni cliente sceglie dunque in base alle esigenze, ed è così che anche IBM ha messo a punto
Chassis destinati alle PMI, come quelli dei sistemi “Blade Center S”, che integrano le lame e i
moduli di infrastruttura, ma anche lo storage, con l’obiettivo di ottimizzare gli spazi e
semplificare la gestione tramite un’unica interfaccia di management.
Sun invece vanta un prodotto, il Blade 6000, orientato alla flessibilità, potendo montare moduli
server basati su processori Sparc, AMd e Intel e su sistemi operativi Solaris, Linux, Windows.
Nel caso di Dell con il modello “M 1000” ospita lame di vario genere, a mezza altezza o ad
altezza piena, con schede GigaBit integrata a cui possono essere aggiunte altre uscite I/O
configurabili a seconda delle esigenze.
Fujitsu Siemens, invece si fonda sulla continuità, quindi mantiene lo Chassis senza variazioni
dal 2003, con dieci lame e piena compatibilità nel tempo per i moduli di I/O e con i dischi hot
pluggable. In generale l’offerta è molto articolata e bisogna valutare con attenzione tutte le
specifiche e i parametri di ogni prodotto.
SEMPRE PIU’ FLESSIBILITA’
Dell ha implementato una soluzione abbastanza interessante, inserendo i MAC address e i
WWN (world wide name) a livello di hardware sui controller dello chassis, anziché sulle lame.
Questo consente in caso di sostituzione della lama di non dover prima riconoscere tali
parametri, quindi la sostituibilità delle lame diviene totale e la nuova lama assume lo stesso
“nome” di quella precedente.
SOFTWARE EVOLUTI
La flessibilità include la facilità di gestione. Le tecnologie Blade puntano verso un ideale futuro
in cui l’infrastruttura Hardware, una volta installata, non dovrà più essere toccata se non per
interventi eccezionali o strutturali. E’ un’orizzonte ancora lontano, ma la gestione da remoto è
veramente oramai un gioco.
I software sono oramai sufficientemente evoluti e continuano rapidamente a migliorare,
consentendo interventi senza la necessità di intervento fisico.
Quindi con applicativi di virtualizzazione su una stessa lama possono funzionare sistemi
operativi differenti mediante emulazione. Al consolidamento fisico si sommano dunque i
benefici di una ottimizzazione del software su una unica risorsa.
ANCHE L’ENERGIA CONTA
A sfavore dei Blade Center quella dell’energia impiegata una delle obiezioni che spesso viene
sollevata. Infatti Quello delle tecnologie “Green” è ancora un settore dove si sta lavorando, ma
sono già stati raggiunti traguardi significativi.
Per ridurre i consumi si può agire dunque al livello dello Chassis evitando, la dove non sia
necessario, alla messa in funzione di alimentatori super-ridondanti, cioè possono a volte essere
sufficienti due alimentatori anziché quattro. Con un adeguato bilanciamento del carico al 50%
una potenza di 2100 Watt può essere sufficiente a gestire 10 lame; allora il confronto con un
server Rack che ha due alimentatori da 500 Watt consente di fare un rapido calcolo di
confronto. Alla luce di tutto ciò il discorso del raffreddamento e del risparmio energetico è al
centro di tutte le strategie di tutti i fornitori.