una testa un voto resta valore

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una testa un voto resta valore
UNA TESTA UN VOTO RESTA VALORE
Anche in Democrazia Economica
I Soci di Riferimenti di Banca Popolare Etica, riunitisi a Roma, esprimono un giudizio fortemente
negativo sull’iniziativa di riforma delle Banche Popolari posta in atto dal Governo attraverso un
decreto legge con caratteristiche di urgenza ed intendono manifestare una propria valutazione
sul sistema bancario e sul modello di banca popolare indipendentemente dal mancato
coinvolgimento di Banca Etica nel target di applicazione del decreto.
Indipendentemente dal mancato coinvolgimento di Banca Etica nel target di applicazione del
decreto e nonostante la consapevolezza che alcune banche popolari quotate non si siano rivelate
nei fatti esperienze reali di cooperazione, solidarietà e mutualità; il giudizio è fortemente negativo
per le seguenti ragioni:
Il decreto interviene con un blitz. Una vera azione di forza, peraltro in una condizione di
carenza di filtro da parte del Presidente della Repubblica, che vuole cancellare con un colpo
di spugna la tradizione del sistema delle banche popolari. Viene emanato senza consultare
gli stakeholder di riferimento, i soci, i lavoratori ma soprattutto le famiglie e pmi che hanno
ottenuto dal sistema popolare il 79% dei loro finanziamenti. A questo provvedimento viene
attribuita un’urgenza non motivata.
Sono universalmente riconosciuti come necessari ed urgenti altri interventi strutturali sul
sistema finanziario quali la separazione di banche d’affari e banche commerciali e la tassa
sulle transazioni finanziarie. Temi dichiarati dal nostro Governo come obiettivi del
semestre europeo a guida italiani, ma sui quali l’impressione è che ci si sia silentemente
arresi alle lobbies della finanza.
Anche altri temi quali il conflitto d’interesse, l’eccessiva esposizione del management
bancario a casi di cattiva gestione (soprattutto in banche spa), l’eccessiva propensione al
rischio e gli iperbolici emolumenti del top management, il modello di banca e di servizio
avrebbero meritato la priorità nella riflessione della “Politica”.
Il provvedimento sembra sottendere l’idea che il principio democratico “una testa un
voto” non sia interessante per la democrazia economica o al più debba essere relegato
solo alle piccole esperienze, come se invece modelli differenti garantissero trasparenza,
eticità e correttezza dei comportamenti nelle grandi spa. Non è corretta un’iniziativa che
cancella una leva importante per l’azionariato e la partecipazione popolare.
La pratica di Banca Etica ha crescenti radici europee come dimostra il ruolo di Banca Etica
nell’ambito della Federazione Europea delle Banche Etiche e Alternative (FEBEA) e nel
recente ampliamento operativo e sociale della nostra Banca in Spagna. A partire da questa
vocazione nella costruzione dell’Europa sociale crediamo che la riforma formulata dal
governo italiano costituisca un precedente pericoloso nella misura in cui opera
direttamente contro le riflesssioni europee sulla partecipazione popolare in economia,
raccolte da più parti nella Risoluzione del Parlamento Europeo del 19 febbraio 2009
sull’economia sociale nella quale si sottolinea che “il modello sociale europeo è stato
costruito attraverso un alto livello di servizi, prodotti e posti di lavoro generati
dall’economia sociale, come pure attraverso l’appoggio della capacità di anticipazione e
innovazione sviluppate dai suoi promotori”.
Il Paese è difronte a dati sempre più allarmanti che riguardano le povertà, la disuguaglianza e le
distanze sociali, con una disoccupazione giovanile che arriva al 43%. In Europa e nel Mondo essere
Banche “Spa” significa rincorrere risultati di breve periodo, fare finanza anziché credito anche se
è più rischioso, e quasi sempre il rischio finale resta in capo ai contribuenti dei singoli Stati, perché
occorre meno forza lavoro. C’è bisogno di un sistema bancario orientato al credito e a sostenere
le politiche industriali e di sviluppo del Paese, un sistema solido con una visione di lungo periodo
e con azionisti stabili come quello delle banche popolari, immunizzato dall’influenza di grandi
fondi speculativi.
Nel modello popolare hanno potuto consolidarsi gruppi bancari non quotati, lontani dalle
fluttuazioni di borsa. Nel valore di quelle azioni è incorporato un vantaggio che le logiche di
mercato disperderebbero: il vantaggio di sentir propria la banca, di sottoscriverne il capitale anche
solo perché più vicina alle istanze del territorio. Questo vantaggio, in una logica di mero mercato,
svanirebbe portando con sé il deprezzamento del titolo e la chiusura di filiali non profittevoli,
soprattutto al Sud.
I Soci di Riferimento di Banca Popolare Etica si sentono particolarmente vicini ai lavoratori
bancari, in sciopero generale il prossimo 30 gennaio, che hanno scelto, in questo difficile
momento di vita del Paese, di inserire nella piattaforma per il rinnovo del CCNL di Settore la
richiesta di una riflessione utile a un riposizionamento del Sistema finanziario, anche in termini di
investimenti e di modello di servizio. E si esprimono per interventi che favoriscano lo sviluppo di
un modello di banca nella quale contino, più che gli interessi economici di breve termine di grandi
azionisti, la mission, la corretta gestione del risparmio, la consulenza a imprese e famiglie, il
necessario collegamento tra risultati raggiunti e benessere/sviluppo sostenibile del territorio.
Il tavolo Soci di Riferimento di Banca Etica è composto da: ACLI - AGESCI - ARCI – ASSOCIAZIONE
BOTTEGHE DEL COMMERCIO EQUO E SOLIDALE – AIAB – CGM (Consorzio Gino Mattarelli) - CISL COOPERATIVA OLTREMARE - Cooperazione Terzo Mondo (CTM-Altromercato) - FIBA CISL –
Fundación FIARE (Spagna)- EMMAUS ITALIA - GRUPPO ABELE – Legambiente - MAG2 FINANCE
Milano – MAG Venezia – MANI TESE – OVERSEAS - UISP