Il blocco dello scrittore - Premio Letterario Santa Margherita
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Il blocco dello scrittore - Premio Letterario Santa Margherita
Il blocco dello scrittore di Alessio Iezzi Il famoso scrittore richiuse il quaderno con una tale irruenza che posate, piatto e calice sobbalzarono per lo spavento. ‹‹Cameriere, cameriere!›› Lo raggiunse un giovane alto e smilzo, tutto impomatato. ‹‹Mi dica, signore.›› ‹‹Faccia la cortesia, me ne porti un’altra.›› ‹‹Subito, signore.›› Il cameriere recuperò la bottiglia vuota dal secchiello e tempo un minuto ne servì un’altra. Il calice si riempì per metà di Chardonnay. Il famoso scrittore se lo portò alle labbra, un sorso, ed emise un grugnito di disappunto. Il vino era squisito, intendiamoci. Era il resto che non andava: la pagina bianca; la biro fredda; il suo polso fermo, avido di parole. Si fosse trattato di un altro, non avrebbe avuto dubbi: il blocco dello scrittore, avrebbe sentenziato. Ma nel suo caso il solo pensiero l’inorridiva. Non è possibile! Non a me, pensò depositando il quaderno e la biro sulla sedia accanto. Un blocco? Ad uno scrittore di best sellers come me? Impossibile! e riagguantò forchetta e coltello per sfogare il nervosismo sul salmone agli agrumi con riso pilaf. Terminò la cena in un baleno e si passò il tovagliolo sulla bocca. Per completare l’opera vuotò anche il calice di vino. Se ne stava versando un altro, quando si fermò all’improvviso. Rimase con lo sguardo fisso davanti a sé, inebetito, il calice e la bottiglia di vino bianco sospesi a mezz’aria. Una donna stupenda, più simile ad una dea greca, era appena entrata nel ristorante. La donna si guardò attorno e riconoscendolo puntò dritta al suo tavolo. ‹‹Bevi per dimenticare?›› ‹‹No, anzi, per ricordare›› le rispose il famoso scrittore, e si versò un altro calice di vino. ‹‹E di grazia, cos’è che vorresti ricordare?›› ‹‹Il tuo nome.›› La donna sorrise. ‹‹Allora bere anche quella seconda bottiglia non ti servirà a niente, perché io non ho nome. Altrimenti chiunque potrebbe invocarmi. E invece a me piace arrivare e andarmene a mio piacimento.›› ‹‹Ma allora, per quale ragione te se sei andata?›› ‹‹E poi, comunque›› continuò la donna, facendo finta di non aver ascoltato la domanda ‹‹a che ti serve sapere il mio nome? Ormai sono qui, son tornata.›› Il famoso scrittore abbassò gli occhi sul piatto vuoto e scosse la testa risentito. Non capiva perché l’avesse abbandonato così, nel bel mezzo del suo nuovo romanzo. Tentò di bere, stavolta per dimenticare, ma la donna glielo impedì bloccandogli il polso. ‹‹Non dovresti bere così tanto. Adesso hai altro da fare. Sono tornata apposta.›› Il famoso scrittore rialzò la testa e il suo sguardo affondò negli zaffiri di lei. E fu allora che capì e un sorriso gli invase le guance. È tornata! È tornata per me, per il mio romanzo! si disse galvanizzato. E subito riprese gli attrezzi del mestiere. La donna gli posò una mano sulla spalla e avvicinò le labbra al suo orecchio. Gli occhi del famoso scrittore parvero rianimarsi di una nuova luce. E più la donna gli sussurrava le parole, più lui riempiva d’inchiostro le pagine con un tale ardore che pareva disegnare una melodia nell’aria. Ormai era tempo di chiusura. Il cameriere aveva sparecchiato tutti i tavoli, tranne uno. Allora andò in cassa, si fece dare l’unico conto rimasto e lo appoggiò s’un vassoio d’argento. Deciso, si diresse al tavolo del famoso scrittore. Ma a metà strada si bloccò. Lo vide scrivere con tale trasporto che proprio non se la sentì d’interromperlo. Gli concesse ancora qualche minuto, e nel frattempo continuò ad osservarlo. Mentre scriveva gesticolava accompagnato da esclamazioni di compiacimento, quasi che qualcuno gli stesse accanto a dettargli tutto. Ma a parte la bottiglia di Chardonnay, vicino a lui non c’era nessuno. Eppure, era davvero come se l’Ispirazione in persona gli stesse suggerendo all’orecchio le parole più intonate da scrivere. Infine il cameriere ruppe gli indugi, presentò il conto al famoso scrittore e l’Ispirazione lo abbandonò di nuovo.