Il Fatto Quotidiano
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2 ECONOMIA VENERDÌ 1 MAGGIO 2015 L’ ha scritta Sciarra, eletta con i voti del Pd e del M5S IL M5S l’ha subito rivendicato: “La relatrice della sentenza della Consulta è Silvana Sciarra”. Verità forse bruciante per Renzi, visto che la giurista, docente di diritto del Lavoro, venne eletta alla Corte nel novembre scorso dal Parlamento, al 21° scrutinio grazie al voto congiunto di Pd e Cinque Stelle. Fatto rumoroso quanto raro, che dette il nome al cosiddetto metodo Sciarra: tradotto, i Cinque Stelle chie- il Fatto Quotidiano sero nomi “potabili” ai Democratici, in cambio dell’elezione al Csm di Alessio Zaccaria. Il Pd rispose con la Sciarra, e i grillini, dopo il via libera degli iscritti sul blog, la votarono. Ieri, la notizia della sentenza. E il 5Stelle Danilo Toninelli esulta: “La relatrice è stata eletta alla Corte grazie alla battaglia M5S contro l’elezione dell'impresentabile Luciano Violante, voluta da Pd e Fi”. FORNERO ADDIO, BUCO DA 5 MILIARDI LA CORTE COSTITUZIONALE CANCELLA IL BLOCCO ALLA RIVALUTAZIONE DELLE PENSIONI. E ADESSO ALTRO CHE “TESORETTO” di Carlo Di Foggia L a voragine è enorme: 5 miliardi di euro da trovare subito, ma è anche di più. Inghiotte parte di un’intera, austera stagione. Passo indietro. L’anno è il 2011. Il mese è dicembre e il giorno è il 4. Il “rigore” chiesto a gran voce al governo tecnico guidato da Mario Monti si delinea in concreto. Elsa Fornero, ministro del Welfare da 18 giorni, si prende l’incombenza di annunciare alcuni spinosi, per usare un eufemismo, capitoli della manovra finanziaria, quella chiamata “Salva Italia”. La docente prende la parola, parla dell’età pensionistica che salirà progressivamente. Impassibile. Poi respira e spiega che qualsiasi intervento sulle pensioni produce risparmi in tempi troppo lunghi. Per cui serve un intervento in più per chi è già in pensione, un “sacrificio”. Ma non riesce a dirlo. Si ferma, fa una smorfia, poi sgorgano le lacrime. A quel punto Mario Monti, sotto un diluvio di flash, prende la parola, conferma sorridendo che sì, stava per dire “sacrifici”, e annuncia per il biennio successivo il blocco dell’adeguamento delle pensioni al costo della vita, eccetto quelle tre volte il minimo. Ieri la Corte costituzionale ha bocciato tutto questo. E ora l’ex ministra spiega al Fatto che quella norma – passata alla storia come “norma Fornero” – fu voluta dal governo, non da lei: “Fu la cosa che mi costò di più”. COSTERÀ molto, anche all’Erario. L’impatto sui conti pubblici – secondo le stime dell’Avvocatura dello Stato – vale qualcosa come 1,8 miliardi per il 2012, e 3 miliardi per il 2013. Una cifra non da poco, considerando che il “tesoretto” su cui i giornali si sono concentrati per giorni vale 1,6 miliardi. Come già successo dopo la bocciatura del prelievo di solidarietà sulle pensioni d’oro (voluta sempre da Monti), ora bisognerà risarcire le persone coinvolte. In questo caso, circa sei milioni di pensionati, quelli con un assegno superiore a tre volte il minimo (cioè 1.402 euro lordi). Fatto che complica non poco le mosse del governo, alle prese con la probabile bocciatura dell’Ue per le norme sull’Iva contenute nella legge di Stabilità (e qui il buco è di 1,7 miliardi di euro). Vale la pena di leggere il dispositivo, arrivato alla fine di un lungo iter avviato dal Tribunale di Palermo e 1.402 E SOGLIA MINIMA 6 MLN PENSIONATI COINVOLTI L’impatto sui conti pubblici è di 1,8 miliardi per il 2012 e altri 3 per il 2013 Lacrime sprecate i tutte le cose che mi D hanno addossato... dai, almeno questa...”. Ieri il te- lefono di Elsa Fornero ha squillato a ripetizione. Tutti cercavano l’ex ministro montiano che pianse in diretta, annunciando la misura cassata ieri dalla Consulta. Lei, docente di Economia politica all’università di Torino, non ha voglia di commentare la sentenza, ma non ci sta neanche a passare per l’unica colpevole. “Vorrei si ristabilisse un minimo di verità”, spiega ora. Quale? Quella norma non fu una scelta mia, ma del governo al completo. Però è toccato a lei annunciarla. Tutti ricordano la voce rotta e le lacrime al momento di pronunciare la parola “sacrifici”. Sì. È toccato a me. Quando uno fa parte di un governo succede anche che ti dicano “questa cosa va fatta”. Io, però, ci credevo davvero. La verità è che sono stata un po’ ingenua, ma devo dire che mi hanno anche lasciata da sola. La Consulta ha bocciato quei “sacrifici” chiesti ai pensionati. Nessuno ha mai sottolineato L’ex ministro “Che ingenua, ho coperto Monti e sono rimasta sola” una cosa: all’inizio il blocco dell’indicizzazione doveva valere per tutti gli assegni, anche quelli minimi. Io mi sono battuta per salvare quelli più bassi, ottenendo l’esonero per i trattamenti fino a tre volte il minimo (1.402 euro, ndr). Al governo volevano bloccarle tutte. Però le dico anche un’altra cosa. HO PAGATO PER TUTTI Quella norma non era mia, ma di tutto l’esecutivo. Però è toccato a me annunciarla. Ma io mi sono battuta per salvare gli assegni più bassi Prego. Io piansi perché sapevo che si potevano salvare anche altri assegni, diciamo quelli fino a 1.800 euro, massimo 2.500 euro. Oltre questa soglia sono privilegi che si potevano intaccare. Si tratta però di cifre lorde, cioè non ancora tassate. Mi creda, oltre quell’importo si potevano chiedere sacrifici. Le pensioni sopra quelle cifre non corrispondono ai contributi versati, sono un regalo – garantito dal vecchio sistema retributivo – pagato dalla collettività, cioè da tutti noi. La Consulta non la pensa così. La sentenza parla di “diritti costituzionalmente garantiti”, e che per toccarli andavano “ben evidenziate le esigenze finanziarie”. I “sacrifici” andavano giustificati. Quelle erano norme inserite in un decreto che si chiamava “Salva Italia”, cos’altro serviva di più per giustificare i sa- crifici? Si può credere o meno che l’Italia fosse in condizione di dover essere salvata, ma questo è il dato di fatto. Lei ci credeva davvero? Le assicuro che in quel momento ne eravamo fortemente persuasi. Forse, ripeto, sono stata un po’ ingenua, ma ci credevo. Perché quei sacrifici non sono stati compensati da misure di equità? Lo riconosco, è vero. Le resistenze sono state moltissime. Quando mettemmo il prelievo sulle pensioni d’oro, i parlamentari si ribellarono minacciando di non votarlo. Quando chiedemmo ai Presidenti di Regione di applicare una stretta ai vitalizi ci mandarono una lettera per minacciarono il finimondo, dissero che eravamo un “governo giacobino”. Resistenze c’erano anche all’interno del governo “dei tecnici”, però. Dico solo che se ci fossimo riusciti, avrebbero comunque odiato la riforma delle pensioni, ma l’avrebbero forse odiata un po’ meno. Me compresa. Ma comunque quella norma non faceva parte della mia riforma. Cdf da alcune sezioni regionali della Corte dei Conti. “L’interesse dei pensionati – si legge nella sentenza firmata dal giudice Silvana Sciarra (eletta con i voti di Pd e M5S dopo settimane di stallo) – in particolare i titolari di trattamenti modesti, è teso alla conservazione del potere di acquisto, da cui deriva il diritto a una prestazione previdenziale adeguata. Tale diritto, costituzionalmente fondato, risulta irragionevolmente sacrificato nel nome di esigenze finanziarie non illustrate in dettaglio”. Tradotto: per violare diritti costituzionali, bisogna che il “sacrificio” sia ben giustificato. Le motivazioni contenute nel decreto “Salva Italia”, invece, erano blande e generiche, mentre l’esito sui pensionati pesante. Tanto più che la Consulta ricorda che “ogni eventuale perdita del potere di acquisto del trattamento, anche se limitata a periodi brevi è, per sua natura, definitiva”. Le successive rivalutazioni (dopo il 2016) saranno calcolate sull’ultimo importo a cui è stato già sottratto l’adeguamento all’inflazione. Questo getta una luce inquietante sul futuro di una norma che il governo Letta ha ripresentato per il 2014-2015, alzando però l’asticella agli assegni superiori a 6 volte il minimo (3 mila euro lordi). Il rischio, paventato ieri da ambienti del Tesoro, è che la sentenza possa avere impatti anIL CONTO PUÒ SALIRE che sul futuro. In quel caso il buco si allargherebbe a 9,7 miliardi. Per i giudici, lo stop A tanto ammonta, infatti, la cifra che – secondo il servizio studi imposto dal “Salva Italia” della Spi Cgil – è stata sottratta ai è“irragionevole”. pensionati negli ultimi quattro anni con il blocco delle rivaluE se salta anche la legge tazioni. Nel dettaglio: Si va dai 1.138 euro persi per gli assegni di Letta, di miliardi compresi tra 1.500 e 1.749 euro, ne serviranno 10 ai 1.700 euro per le pensioni sotto i 2.500 euro, ai 3.500 euro per quelle sopra i tremila. Tra queste anche le “pensioni d’oro”. Cifre al lordo delle tasse. In una condizione di deflazione (cioè di inflazione negativa, come quella attuale), le perdite si sono ridotte. Ma se il Quantitative easing avviato dalla Bce riuscisse a portarla vicino al due per cento (l’obiettivo di Francoforte), la perdita salirebbe di altri 3,6 miliardi. A quel punto, se qualche tribunale sollevasse nuovamente la questione alla Consulta, e arrivasse una bocciatura anche della norma Letta il buco sfiorerebbe i 14 miliardi. Solo ipotesi, che però preoccupano il Tesoro. Il Viceministro Enrico Morando ammette però che la sentenza avrà effetti rilevanti sui conti pubblici”. Per il presidente della Commissione Bilancio della Camera, Francesco Boccia ora “andrà rivisto il Deficit/Pil del 2012-2013”. Negli uffici del Ministero è considerata una “doccia gelata”. Una fonte autorevole spiega al Fatto che “in questo caso non c’è stato il bilanciamento tra principi costituzionali che ci fu con la Robin Tax (il prelievo sui sovra profitti delle compagnie petrolifere, ndr)”. Cioè quando la Consulta bocciò la norma solo pro futuro, evitando al governo di dover restituire i soldi. Ora invece si studia un meccanismo per restituire gli importi a rate. La maggioranza è ammutolita anche per i pessimi dati sul lavoro. Per tutta la giornata, invece, sulle agenzie si è riversato un profluvio di dichiarazioni entusiaste dei sidnacati. La Consulta ha fatto un brutto scherzo al governo. IL GOVERNO “La Consulta è una casta: colpa loro” di Wanda Marra desso la Consulta dovrebbe anche dirci dove trovare questi A soldi. La vera casta sono loro”. I commenti nei corridoi di Palazzo Chigi a caldo sono durissimi. La sentenza sulle pensioni arriva come una doccia fredda. E nel governo hanno le mani tra i capelli: quasi 5 miliardi da recuperare sono un’enormità. I tecnici di governo non sanno da che parte cominciare. Stanno studiando le motivazioni, cercano di capire quali sono i numeri reali e di trovare il modo di uscirne. Con una consapevolezza: il primo a saltare sarà il tesoretto, ovvero quel bonus da 1 miliardo e 600 milioni che il premier aumentando il deficit voleva giocarsi in chiave elettorale. Passano le ore, e si comincia a ragionare con più lucidità. Con un punto fermo: i soldi vanno trovati, magari