i generi della lirica provenzale
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i generi della lirica provenzale
I GENERI DELLA LIRICA PROVENZALE CANZONE (CANSO) Definizione La canso o canson è una tipica forma di canzone usata nella letteratura occitana, condizionata dal suo contenuto e destinata al canto. Struttura metrica Una canso è costituita da 40 a 60 versi di lunghezza variabile raggruppati in strofe (stanze o coblas), fino a un massimo di 6, formate da 6 a 10 versi. E’ divisa in tre parti: 1.Exordium, dove il compositore espone la sua opinione. 2.Corpo principale, espande gli argomenti trattati nell'exordium. 3.Congedo/commiato (stanza più breve), in cui il poeta si rivolge direttamente al lettore, o al componimento stesso, e che ha lo scopo di specificare il significato o fine della canzone. Esempio di canzone Guillem de Cabestany ha anche una delle canzoni più belle e conosciute della lirica trobadorica dove mostra la sua totale dedizione alla dama che lo tiene avvinto al suo amore. I "Il dolce sospirar che dà sovente amore, donna, mi fa dir di voi molti versi piacenti. Pensando io miro in voi il caro gentil sembiante, che io deseo ma che non fo apparire. E sebbene io mi svio per voi, non rinnego, ché sempre voi imploro con fine benvolenza. Donna in cui beltà brilla, molte volte di me m'oblio, quando vi lodo e chiedo. II Tutto il tempo m'annoia l'amor ch'a me vien meno 1 se il core a volte svio in altro intendimento. Tutto il riso n'avete e datomi gravezza: ma grave martirio niun'uom di me non sente; ché voi a cui più anelo d'ogn'altra ch'al mondo sia rifiuto e ignoro e vesso in parvenza; tutto quel che fo per temenza dovete in buona fede prender, anche quando voi non vedo. III E nel mi sovvenir caro m'è il dolce riso, vostro valore e il bel viso bianco e liscio; s'io per mia credenza, fia a Dio tanto fedele, vivo senza fallenza in paradiso entrerei; che così sono, di cuor a voi mi reso ch'altra gioia non aduso; che niuna porta benda [dama] ch'io a chiedere non curo di giacer o esserne amante, per lo vostro saluto. IV Tutto il giorno sento il desir, sì piacemi l'incantamento di voi a cui son servo. Ben parmi che vincami vostro amor, avanti ch'io vi veda è mio pensiero che v'ami e vi serva; sì son rimasto solo, senza niun'aiuto con voi, e n'ho perduto 2 molti doni: chi vuol li prenda! ché a me piace aspettare, senza nessun'intesa saputa, voi donna mia gioia venuta. V Avanti che s'incendia sul cuore il dolor, grazia discenda in voi, donna, e Amor: gioia voi a me rende e io lungi da sospiri e pianti, non vi separi da me nobiltà o ricchezza; ché m'oblia da ben tutto se con voi non val mercé. Ah, bella dolce cosa, molta gran bontà saria se prima di chiedervi m'amaste, molto o nulla, che or non so più ch'io mi sia. VI Non trovo difese contro vostro valor; pietà ve ne chiedo tal che a voi sia onor. Che non m'intenda Dio tra i suoi predicatori, s'io l'aver voglio dei quattro re più grandi cambiar con voi, non valga né buona fé né pieta; ché partirmi non posso da voi, dove posto s'è il mio amor, e che s'aprende baciando, e a voi piacere, giammai libero mi vorria. VII Ancor ciò ch'a voi piace, franca donna e cortese, non sarammi tan peso 3 ch'io anzi nol faccio che d'altro io mi sovvenga. VIII Raimon, la beltà e il ben ch'è in donna mia mi tien legato e preso." Tipologia (in base agli schemi metrici) Coblas unissonans : le rime sono identiche in tutte le strofe per tutta la lunghezza della canso; Coblas doblas : le rime cambiano ogni due strofe; Coblas singulars : le rime cambiano per ogni strofa. Tema Amore cortese: il trovatore si rivolgeva alla sua dama per esprimerle i suoi sentimenti (sottomissione alla donna considerata un essere sovrannaturale). Con la canso il trovatore si rivolgeva alla sua dama per esprimerle i suoi sentimenti e questa sua passione amorosa realizzava tutte le leggi dell'amor cortese: dalla totale sottomissione alla dama fino al topos del "morir d'amore". La donna veniva descritta come un essere quasi sovrannaturale, perfetto nell'ordine morale e fisico. Caratteristiche Il trovatore poteva essere -Fenhedor (timido): non osa rivolgersi direttamente alla dama. -Pregador (supplicante): la dama lo sollecita a esprimere il suo amore. -Entendedor (innamorato transigente): la dama gli consegna pegni d'amore. -Drutz (amico, amante): completamente accettato dalla dama (questa situazione si dà poche volte nella letteratura, sebbene sia il personaggio principale dell'alba). Uso del senhal o di uno pseudonimo per tenere nascosta l'identità della donna (evitando che venga coinvolta nelle voci dei malparlieri) Si ricrea il rapporto del vassallaggio: -donna definita anche "midons" (mio signore) -trovatore si definisce "om/hom (uno) -trovatore di pone al servizio della sua dama (patto di fedeltà) Personaggi -Trovatore, che esprime il suo amore nei confronti della dama; -Il gilos (marito), da cui bisogna evitare di farsi scoprire, e la sua conseguente ira; -I lauzengiers (adulatori, calunniatori), i quali pur di ottenere meriti sono disposti a raccontare l'infedeltà della sua signora; -La donna amata, di cui non deve essere reso noto il nome (uso del senhal). 4 ALBA Definizione L'alba ("il sorgere del sole") è un sottogenere della poesia lirica occitana che descrive la nostalgia degli amanti clandestini i quali, dopo aver passato insieme l'intera notte, devono ora separarsi per paura di essere scoperti dai loro rispettivi coniugi. Tema [All'interno dell'alba caratteristica, l'amorosa, accomodata alla vita feudale, alla società cavalleresca, era dogma amare liberamente a dispetto del "geloso", antonomasia del marito. Gli amanti segretamente si ritrovano entro al castello o nel verziere, sotto gli alberi e in mezzo ai fiori: e la scolta può rimanere estranea o farsi complice ai perigliosi amori, quando non avvenga piuttosto che un compagno stesso dell'amatore si presti a vigilare, serenando, nella notte, per esser pronto sul mattino a richiamare l'obliosa coppia alla realtà inesorabile.] Personaggi -La guaita ("sentinella" o "guardia"), una donna amica, o anche un compagno dell'uomo, che avverte gli amanti di quando è giunta l'ora di separarsi. Gli amanti, spesso, accusano la guaita di assopirsi, della sua disattenzione, o di separarli troppo presto; -Gli amanti; -Il marito, temuto dagli amanti in quanto potrebbe scoprirli; -i lauzengiers, i rivali gelosi, anch'essi temuti dagli amanti. PASTORELLA Definizione La pastorella è un componimento poetico, di forma dialogica, diffuso in particolare nella letteratura provenzale e nella letteratura francese medievale in lingua d'oc, dove veniva musicata e cantata. Tipi di Pastorella Il tipo più frequente, quello che descrive l'incontro amoroso tra il poeta e la pastora; Il tipo « oggettivo », che presenta una scena campestre, dove il poeta si mescola a delle pastorelle che fanno festa, litigano, si riconciliamo, si divertono. Tema Storia amorosa tra il trovatore (o un cavaliere) ed una pastora, considerata non come oggetto d'amore ma solo come oggetto erotico per dare sfogo al desiderio carnale maschile. [La funzione della pastorella nella lirica del medioevo sembra dare "sfogo" al desiderio carnale maschile, 5 in quanto la pastora (una donna di bassa estrazione sociale, reputata facile) viene ridotta a un puro oggetto erotico. Il cavaliere fa uso del linguaggio della seduzione e il vocabolario del fin'amor, ma se ne allontana, in quanto l'aspetto brutale del suo desiderio (che lui vuole appagare, costringendo la donna, se non consenziente), contraddice il suo dire. La pastorella riflette probabilmente le aspirazioni segrete di una cavalleria talvolta stanca della preziosità delle Cours d'amour.] Struttura metrica Generalmente lo schema metrico è quello della ballata, con melodia diversa nel ritornello rispetto alla strofa. Non essendo però un componimento poetico a forma fissa, la forma e il numero delle strofe resta piuttosto libero (tra 6 e 30). La pastorella nel corso dei secoli ha potuto essere: Una componimento erudito di poesia pastorale la cui forma s'imparenta al Chant royal del XIV secolo, con la differenza che i versi utilizzati sono ottonari, con il ritornello facoltativo; Un piccolo poema medievale, talvolta anonimo, il cui tema è l'amore di una pastora. Concepito, in linea generale, sotto forma di dialogo tra una giovane pastorella che si difende e un cavaliere galante che fa scintillare ai suoi occhi dei regali degni di una dama (come guanti, cintura, benda) onde ottenere i suoi favori. Esempio di pastorella L'inizio di L'autrier, jost'una sebissa, di Marcabru, a cui si fa risalire la prima pastorella della lirica occitana. La poesia è composta di strofe di sette versi ottonari, dove due strofe successive utilizzano le stesse rime, secondo lo schema metrico aaabaab, poi cccbccb per le due successive. "L'altro dì, presso una siepe trovai una povera pastora, di gioia piena e arguta; figlia di contadini era: e cappa e gonna e peliccia vestiva, e camicia grezza, e scarpe e calze di lana. Verso lei venni dal piano: "Fanciulla, diss'io, cosa amabile, del vento che vi punge ho gran pena". "Signore, disse la pastorella, grazie a Dio e alla mia nutrice, poco io curo che il vento soffi perché allegra sono e sana". Fanciulla, dissi, cosa pia, 6 mi son distolto dal cammino per fare a voi compagnia; una tale agreste fanciulla non può stare senza compagnia e pascolare tante bestie in un tale luogo tutta sola! (…) "Mia bella, con il vostro aspetto altra non vidi sì tanto perversa, né con il cuore così traditore". "Messere, questo vi predice la civetta: quello si stupisce all'apparenza, e l'altro la manna se ne aspetta". SIRVENTESE Definizione Sirventese (o serventese) è un componimento poetico di origine provenzale, originariamente dedicato dal sirven (in provenzale antico, «servente») al suo signore per celebrarne le gesta. Tema Il sirventese provenzale si sviluppò come canto politico, guerresco, apologetico, didattico e anche religioso; restava escluso solo il contenuto amoroso, riservato alla canzone. Struttura metrica (sviluppatasi in Italia in base anche alla tipologia) s. duato, serie di distici monorimi Sì com' altr' uomini vanno, ki per prode e chi per danno, per lo mondo tuttavia, così m'andava l'altra dia per un cammino trastullando e d'un mio amor già pensando e andava a capo chino. Detto del gatto lupesco 7 s. incatenato, costituito da strofe di 3 versi, con rima incatenata ogni due terzine (ABA BCB DED EFE); s. alternato, formato da strofe tetrastiche a rima alternata (ABAB CDCD); s. caudato, in cui ciascuna strofa è costituita da un gruppo di versi monorimi, per lo più 3, che costituiscono la copula, e da un verso più breve, detto coda, in rima con i versi lunghi successivi (AAAb BBBc). Esempio: Altissima regina incoronata della superna glorïa beata, chiamoti, madre, per mia avocata, con tutto 'l cuore. Benedetta sie tu a tutte l'ore, etterna sposa del divino amore, io ingrato misaro peccatore a te m'apiglio. Celestiale regina, el mio periglio, provede, madre, pregando 'l tuo Figlio, che me die gratia ch'i' sie suo famiglio, fedel amante. Bianco da Siena, lauda CXVII vv. 1-12. Tipologia di sirventese (in base alla tematica) Morale: diretto contro la decadenza dei costumi cavallereschi, la corruzione del clero ecc.; Politico: narra di rivalità fra feudatari, critica istituzioni come la monarchia, la santa inquisizione o il Papa. Altrettanto spesso tratta il tema delle crociate; Letterario: critica le opere di altri trovatori. All'interno di questo tipo esiste una variante, il sirventés-ensenhamen, in cui il trovatore si rivolge a uno joglar per spiegargli quale repertorio deve conoscere; Personale: si tratta di invettive contro i nemici del trovatore. 8 TENZONE Definizione La tenzone, in occitano tenso, è un genere poetico della letteratura medievale. Consiste in un dibattito (in latino contentio) tra due o anche più interlocutori (trovaori), i quali, esponendo tesi diverse, costruiscono a battute alterne un componimento. Tema La tematica affrontata varia da composizione in composizione e si può trattare di: -questione amorosa; -questione morale; -questione politica; -questione letteraria. Anche lo stile può variare, a volte esso è raffinato ed elegante, talvolta, invece, esso si presenta con accenti polemici, scambi di ingiurie e oscenità. Caratteristiche strutturali (anche in base alla tipologia-variazioni) -La tenzone era una sorta di dialogo a strofe alternate, che costituivano poi un unico componimento. Molto spesso le tenzoni venivano composte in realtà da un unico trovatore, che si fingeva in polemica con altri poeti. Molto spesso infatti le rime della risposta riprendevano, in tutto o in parte, quelle della proposta, nel qual caso si parla di risposta "per le rime" (da cui l'espressione ancora oggi in uso). -Vi è una variante all'interno della quale i due oratori vengono giudicati da un terzo ed è chiamata contenson o contenço (parola occitana che significa "competizione"). -Un'ulteriore variante della tenso era il joc partit o partimen, che si aveva quando il trovatore, che dava origine allo scambio, proponeva un dilemma (sulla natura amorosa, per esempio, o su una questione politica) e suggeriva due tesi contrapposte, delle quali una veniva difesa con vari argomenti dall'interlocutore, l'altra dal suo avversario. -Come genere letterario la tenzone è affine al "contrasto" tipico della poesia popolare e giullaresca, anche se quasi sempre a un livello tematico e stilistico più raffinato, benché alcuni esempi di tenzoni presentino un'acredine personale e un motteggio più vicino allo stile "comico" e, in qualche caso, ciò è dovuto al fatto che alcune tensos erano opera di trovatori-giullari che avevano familiarità con i caratteri della poesia popolare, a volte fingendo una polemica con interlocutori inesistenti per il gusto della finzione e della beffa. Esempio di tenzone La più antica tenzone è quella scambiata dai provenzali Ugo Catola e Marcabruno negli anni 1134-1136, che dibattono sull'amore (sensuale da un lato, etico-religioso dall'altro). 9 Amico Marcabru, diciamo d’amore un verso, che di cuore amo, sì che quando ci separiamo ne sia lontano il canto udito. Ugo Catola, sì, facciamolo; ma per falso amore reclamo: da che il serpente abbassò il ramo non furon tante ingannatrici. Marcabru, non mi fa piacere d’amor diciate altro che bene; perciò vi provoco a tenzone, che d’amore son figlio e allievo. Catola, non senti ragione? Sai che Amore tradì Sansone! Voi credete, e gli altri bricconi, tutto vero ciò che vi dice. Marcabru, dicono gli autori di Sansone il forte e sua moglie che lei gli aveva il suo amore tolto, quand’egli fu perduto. Catola, perché ad un peggiore lo diede, e lo tolse al migliore, quel dì perdette il suo valore che il suo fu per l’altro tradito. Marcabru, se è come affermate, che amore e inganno mescolate, è l’elemosina peccato, la cima verso la radice! Catola, l’amore che dite cambia copertamente i dadi: dopo un buon lancio controllate! – dicon Davide e Salomone. Marcabruno, amore declina perché trovò gioventù vile, ed al cuore mi duole e affligge 10 che ne parliate tanto male. Catola, Ovidio ci persuade e ci mostra punto per punto che non sdegna bruno né biondo, ma preferisce chi è più in basso. Marcabru, mai, credo, t’amò questo amore che hai tanto in odio, e mai niente meno pregiò di tali giullari allocchiti. Catola, verso nulla un passo fece, che non s’allontanasse, e s’allontana ancora adesso, e fin quando siate finito. Marcabruno, se stanco e in doglia la mia buona amica m’accoglie con un bacio quando mi spoglio, sono sano e salvo e guarito. Catola, per amore il soldo del folle salta dentro il torchio, e poi mostra la via con l’occhio dietro tutti gli altri scherniti. Personaggi Primo interlocutore (o trovatore), da origine allo scambio (può proporre un dilemma-partimen); Secondo interlocutore, controbatte alle affermazione del primo interlocutore; Possibile terzo interlocutore, ha il compito di giudicare gli altri due trovatori (contenson). COMPIANTO Il compianto è una composizione poetica, comune soprattutto nelle letterature provenzale e francese medievali (complainte), ispirata ad avvenimenti dolorosi. Struttura metrica Il compianto (o lamento) si distigue per la sua struttura metrica, che riprende il "lai": l'alternanza delle strofe con due rime soltanto. La formula è : A7 A3 B7 A7 A3 B7 B7 B3 B7 A7 B7 B3 A7, dove A e B 11 rappresentano le rime mentre i numeri rappresentano il numero di sillabe. Tema Composizioni drammatica ispirata ad eventi dolorosi (es, scomparsa di una persona cara). [In origine questi testi erano scritti in lingua latina ed avevano soggetti per lo pù religiosi, estratti dalla Bibbia. Al contrario i trovatori sviluppano questo tipo di tradizione orale con più temi romantici e francesi. Queste canzoni narrative medioevali, spesso drammatizzate a un vasto pubblico, poi si avvicinano all'orazione funebre, un pianto ad uno scomparso, evocando la sua vita e dei suoi benefici.] BALLATA Le ballate letterarie o liriche derivano da un crescente interesse nella ballata tra l'élite sociali e intellettuali. Si tratta per lo più di componimenti di ispirazione amorosa. Originariamente veniva accompagnata dalla musica e dai danzatori. Struttura metrica -La ballata era composta principalmente da un ritornello di introduzione, seguito da una o più strofe, chiamate "stanze", che venivano cantate dal solista, un ritornello, detto "ripresa", che veniva ripetuto dopo ogni stanza e cantato da un coro. La stanza stessa richiamava il ritornello (ripresa) con la sua rima finale. -La stanza della ballata comprende due parti: La prima parte è divisa in due piedi, o mutazioni, con un numero di versi uguali e uguale tipo di rima; La seconda parte, chiamata volta, si lega ai piedi con la sua prima rima e alla ripresa con la sua ultima rima, grazie ad una struttura metrica uguale a quella della ripresa, come si può vedere nello schema: A B B A (Ritornello) - C D C D (Piede) D E E A (volta) - A B B A (ritornello) ecc. ecc. -Gli endecasillabi misti a settenari sono i versi maggiormente usati nella ballata e le rime possono essere disposte in modo differente con la regola che l'ultimo verso della volta faccia rima con l'ultimo verso della ripresa. Tipologia La ballata viene suddivisa in sei categorie: Grande, se la ripresa è formata da quattro versi, del tipo (xy.yx | ab.ab bc.cx + xy.yx); Mezzana, se la ripresa ha tre versi o quattro(non tutti endecasillabi), seguendo la struttura (yxx | ab.ab. bxx + yxx); 12 Minore, se la ripresa ha due versi, come nel caso (xx | ab.ab bx + xx); Piccola, se la ripresa è costituita da un verso endecasillabo (x | ab.ab x + x); Minima, se ha un verso unico, quinario, settenario, ottonario (x | a.a x + x); Stravagante, quando la ripresa è costituita da più di quattro versi; Si parla anche di ballatella per indicare ballate brevi e versi corti. RONDO' Componimento poetico originariamente musicato e cantato che accompagnava un ballo in tondo. Struttura metrica -ternaria ABA (forma più semplice) -cinque periodi ABACA o ABABA -rondò sonata ABACABA, definita così in quanto presenta i caratteri della forma sonata: la prima parte (ABA) coincide con l'esposizione la quale, però, si conclude nella tonalità di tonica e non di dominante, la seconda parte (C) coincide con lo sviluppo, l'ultima sezione (ABA) coincide con la ripresa 13