Il Museo Egizio apre ai nuovi torinesi, Mixi

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Il Museo Egizio apre ai nuovi torinesi, Mixi
17/1/2017
IL MUSEO EGIZIO APRE AI NUOVI TORINESI, FORTUNATO CHI PARLA ARABO ­ Mixità
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IL MUSEO EGIZIO APRE AI NUOVI TORINESI, FORTUNATO CHI PARLA ARABO
IL MUSEO EGIZIO APRE AI NUOVI TORINESI, FORTUNATO CHI PARLA
ARABO
gennaio 2017
“Questo è un luogo di cultura, di dialogo e di incontro, aperto a tutti. Abbattiamo barriere e costruiamo ponti”. La ῔�loso῔�a di
Christian Greco, direttore del Museo Egizio di Torino, spiega perché la più grande collezione di antichità egizie al mondo
dopo quella del Cairo ha appena lanciato uno di quei ponti ῔�no all’altra sponda del Mediterraneo. Senza però allontanarsi
dalle rive del Po.
La campagna “Fortunato chi parla arabo” è stata realizzata insieme all’agenzia di comunicazione e marketing Etnocom,
specializzata nel target dei nuovi italiani. Offrirà ῔�no a marzo due biglietti di ingresso al prezzo di uno ai torinesi di lingua
araba, come immigrati e seconde generazioni di origine egiziana, marocchina o tunisina. La platea dei potenziali
bene῔�ciari, tra capoluogo e provincia, conta quasi 35 mila persone.
“È un modo per rinsaldare un legame, mostrando riconoscenza a chi arriva dalla stessa area del mondo dove è ῔�orita la
civiltà che ha reso possibile l’esistenza di questo museo” spiega Greco a Mixità. “Mi piace pensare che qui possano anche
trovare le loro radici, la cifra identitaria sulla quale costruire il futuro”.
Anche per l’Egizio, fondato nel 1824 in un’Europa che aveva visto guerre napoleoniche, restaurazione e primi moti contro
l’assolutismo, è tempo di costruirsi una nuova identità. “Sono passati quasi duecento anni da allora, oggi questa identità
non può che essere inclusiva. Signi῔�ca – sottolinea il direttore – anche portare il museo fuori dal museo, per andare a
incontrare il pubblico, a farsi conoscere”.
È Etnocom a rendere possibile l’incontro con quei 35 mila nuovi torinesi, li conosce da tempo e bene e sa dove trovarli,
grazie a una mappatura del territorio e dei principali luoghi di ritrovo delle comunità interessate. Cartelli sui mezzi pubblici,
af῔�ssioni nelle edicole, banner online geotargettizzati su Torino e provincia, tutto in arabo, informano i bene῔�ciari
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dell’iniziativa.
Decisiva, perché per sua natura più coinvolgente, è però la comunicazione one to one. Etnocom l’ha af῔�data ad
ambasciatori selezionati all’interno di quelle stesse comunità, che spiegano “Fortunato chi parla arabo” ai connazionali,
incontrandoli e diffondendo materiale informativo nei quartieri, nelle moschee, nei mercati rionali, nei negozi e nei
ristoranti.
“Gli ambasciatori hanno visitato il museo insieme ai nostri curatori per scoprirne i reperti principali e hanno partecipato a
una breve sessione formativa. Era importante che avessero dei punti di riferimento, qui ci sono quattro millenni di storia”
fa notare Paola Matossi, direttore marketing e comunicazione dell’ Egizio.
L’attenzione a chi parla arabo, del resto, non è una novità. “Col rinnovamento del 2015 abbiamo deciso di lasciare il brand
Museo Egizio solo in italiano, l’unica traduzione ammessa è quella araba, anche quello è un riconoscimento all’origine dei
nostri tesori. Abbiamo anche una videoguida in arabo, ma se poi chi potrebbe usufruirne non lo sa, a che serve? Il
progetto con Etnocom nasce per questo”.
Questa campagna, sottolinea Matossi, rientra nell’impegno del Museo Egizio ad aprirsi sempre più al territorio. “A Torino e
provincia vivono tanti nuovi italiani. È giusto uno sforzo di comunicazione in più per raggiungerli, nella lingua e attraverso i
canali che sono loro più familiari. E quello che già facciamo in altre forme e con altri strumenti per altri segmenti di
pubblico”.
Lo stesso discorso vale per un’ iniziativa parallela, portata avanti dal Museo Egizio con la onlus Mondi in Città e il
sostegno della Compagnia di San Paolo. “Undici donne di origine maghrebina ogni settimana fanno lezione e visitano il
museo con due archeologi, concentrandosi soprattutto su temi della vita quotidiana, che permettono parallelismi con le
culture d’origine” spiega Maria Adele Roggero, responsabile dei progetti per l’Integrazione di MiC.
“Sono state scelte tra le allieve del nostro progetto ‘Torino la mia città’. Dopo aver fatto con noi un percorso di
alfabetizzazione e cittadinanza erano pronte a questa nuova esperienza. A maggio guideranno le compagne in una visita
al museo, conoscono l’arabo e l’italiano e la speranza è che questa possa diventare anche un’occasione di lavoro più a
lungo termine”.
Tra le aspiranti guide c’è Amina El Motassime, 53 anni, arrivata nel 2000 da Casablanca con una laurea in economia, ma
senza permesso di soggiorno. Da allora si è regolarizzata, ha tagliato il traguardo della cittadinanza italiana e dopo aver
fatto la colf e la badante è diventata mediatrice culturale e lavora con Mondi in Città.
“Le marocchine della mia generazione – spiega a Mixità– in patria non frequentavano musei o luoghi d’arte, hanno
scoperto qui quanto è bello e mostrano un grande entusiasmo. Lo vediamo con le donne che partecipano ai nostri
progetti: dopo aver imparato l’italiano hanno curiosità e voglia di uscire a conoscere anche i tesori della loro nuova città. Ci
chiedono sempre: dove andiamo la prossima volta?”
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PER BLUE AIR NUOVI VOLI E UN CUORE ITALO-ROMENO (HTTP://WWW.ETNOCOM.COM/MIXITA/BLUE-AIRNUOVI-VOLI-UN-CUORE-ITALO-ROMENO/)
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La più grande comunità di immigrati, con oltre un milione di presenze, non è l’unico primato regalato dalla Romania all’Italia. Ne sanno qualcosa
l’aeroporto internazionale di Torino Caselle, dove quest’anno si preparano a un nuovo record di viaggiatori: poco meno di quattro milioni, soprattutto
grazie ai nuovi voli di Blue Air. La compagnia romena, per […]
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