Redazione - L`Archetipo
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Redazione Come mai a volte persone che studiano e praticano antroposofia da molto tempo, capita che si ammalino? Non dovrebbe essere immune alle malattie chi medita, chi persegue la conoscenza occulta? Stefano P. Addirittura divenire immuni dalle malattie!... I discepoli dello Spirito dovrebbero allora essere già dei grandi Iniziati! Ma le persone sono e restano con tutti i loro difetti e le loro difficoltà, derivanti dalle condizioni che hanno di famiglia, di ambiente, di paese, di lavoro e soprattutto di karma, che proviene anche da una vita precedente. Tante sono quindi le cose che possono rallentare il cammino del discepolo, senza dimenticare gli attacchi degli Ostacolatori... Ma un aiuto c’è, e può essere avvertito quando si fa un buon esercizio di pensiero puro o una buona meditazione, e ci si applica con energia agli esercizi della volontà, dell’azione pura, dell’equanimità, della positività, della spregiudicatezza. Ognuno dei cinque esercizi è importante, e dall’assidua frequentazione di ognuno di loro si attuerà l’equilibrio creativo, materia del sesto esercizio, che li riassume tutti. Attraverso la disciplina spirituale si torna al centro di sé, e questo permette all’Io di lavorare a un parziale e temporaneo restauro del fisico. Sta a noi, alla nostra insistenza nel lavoro interiore, far sí che l’aiuto permanga per un tempo maggiore e non sia presto dissipato da nostri pensieri o sentimenti negativi. Non so come considerare la fecondazione in vitro, se è accettabile in parte o se è da rifiutare completamente, e vorrei anche sapere, se è possibile, che cosa ne pensava Rudolf Steiner e se ne ha trattato in qualche sua conferenza. Annalisa R. Quando c’è una difficoltà o una impossibilità a generare, la causa deve essere ricercata in un nodo karmico da sciogliere, derivante nella maggior parte dei casi da gravi problemi pregressi (ad esempio nel caso si siano effettuate, o si sia acconsentito a subire, una o piú interruzioni di gravidanza in questa o in una vita anteriore). Se si lavora spiritualmente a ritrovare l’accordo con il Signore del Karma, ogni nodo può essere sciolto, ogni difficoltà può essere superata. Naturalmente, è anche possibile scegliere la via dell’adozione, pur se oggi è resa alquanto difficile dalle autorità competenti. Riguardo a cosa pensasse Rudolf Steiner della fecondazione assistita, la prima risposta potrebbe essere che a quel tempo tale pratica non esisteva, e quindi il Dottore non ha potuto esprimersi in merito. Però, esaminando attentamente la sua opera, possiamo trovare il tema affrontato in senso allegorico e raffigurativo nella sua conferenza sul Faust di Goethe “Il problema del Faust – La notte di Valpurga classica” (Dornach 28 settembre 1918, O.O. N° 273), in cui asserisce che Ahrimane – rappresentato nel Faust da Mefistofele – avversa drasticamente «la riproduzione sessuale degli uomini attraverso la polarità dei due elementi maschile e femminile». Mefistofele medita cioè di eliminare la possibilità di nuove nascite incoraggiando unioni che non possono dare luogo alla procreazione, arrivando in tal modo, nel tempo, a sopprimere l’umanità: «Bene sapete come noi, nell’ore / della nostra piú perfida empietà, / di sterminare meditammo, alfine, / l’uman genere tutto...” (J.W. Goethe, Faust, Parte II, atto V, “Sepoltura”). E piú oltre Steiner aggiunge: «Mefistofele è il nemico dell’amore tra i sessi, il nemico dichiarato, e si considera pertanto eminentemente qualificato per condurre ad absurdum tutto ciò che si riferisce all’amore fra i due sessi». Per questo Mefistofele ostacola in ogni modo l’amore profondo che è nato tra Margherita e Faust, tra un uomo e una donna, quell’amore che attraverso la riproduzione sessuale può dare la vita ad una creatura umana. Al contrario, egli approva e incoraggia la sperimentazione “in provetta” di Homunculus, da cui nascerà la fantasmica essenza di Elena, capace a sua volta di dar vita solo ad un altrettanto fantasmico Euforione. 50 L’Archetipo – Aprile 2014 So bene che Steiner non considera né ammette le punizioni corporali dei bambini, ma credo che si riferisca a un altro tipo di infanzia, quella dei suoi tempi, in cui i figli ancora ubbidivano ai genitori. Io ho due figli maschi di dieci e otto anni che non sentono ragioni se non con gli schiaffi o con il battipanni sul fondoschiena. Sono arrivata a questo perché non vengo mai ascoltata quando cerco di farmi ubbidire, e ho capito che le maniere forti sono le uniche che ottengono un risultato. Seguo da anni l’antroposofia, ma mi rendo conto che una cosa è la teoria e un’altra è la pratica della vita di tutti i giorni… Ivana B. Un bell’esempio di comprensione teorica dell’antroposofia seguita da una pratica al battipanni! I bambini e i ragazzi di oggi sono né piú né meno come quelli dei tempi di Steiner: vanno convinti di quanto sia ragionevole e opportuno ciò che chiediamo loro di fare, come lo studio o un aiuto in casa, e se la richiesta è accompagnata da vera amorevolezza, la risposta non può essere che positiva. Però non si può barare con i giovani, non si può recitare una dolcezza che non si possiede. Se lavoreremo nel giusto modo a elevare e purificare la nostra interiorità – e quale migliore aiuto della pratica degli esercizi della Scienza dello Spirito? – acquisteremo la giusta autorevolezza che non avrà bisogno di imporsi con la violenza. Mio figlio ha scelto come indirizzo universitario quello della matematica. È stato soprattutto mio marito che ha insistito per fargli prendere una materia che possa offrirgli in futuro piú opportunità lavorative. Però mi sono accorta che questo tipo di studio sta cambiando tutto il suo modo di pensare. Da bambino era un sognatore con tendenze artistiche. Già al liceo ho visto che cominciava a cambiare, dato che aveva dei professori, in particolare una professoressa, che gli facevano quotidianamente il lavaggio del cervello. Adesso ancora di piú si muove in un sistema di pensiero che non lascia spazio alla fantasia e alla creatività. Come sperare di recuperarlo, nonostante la pressione esercitata su di lui dall’ambiente universitario? Carlotta S. Non bisogna preoccuparsi troppo se temporaneamente, a causa degli studi, un giovane si immerge completamente nel modo di pensare e di considerare il mondo secondo quanto gli viene insegnato dal sistema scolastico prima e universitario poi. Al termine di questo periodo, capirà da sé che il pensiero matematico non può ergersi a sistema di comprensione del mondo. Che tale metodo non permette di afferrare la vera essenza delle cose né di ragionare su di esse. E se in famiglia, sin dalla sua piú tenera età, il ragazzo è stato accompagnato “nei verdi pascoli della fantasia”, questa tornerà ad affacciarsi e a riprendere il giusto posto nella sua mente, insieme alle tendenze artistiche di cui si mostrava dotato, restringendo cosí il campo delle misurazioni matematiche al solo àmbito lavorativo. Non mi accadeva spesso di sognare, o almeno non conservavo normalmente la memoria dei sogni. Di recente però ho cominciato a ricordare situazioni e luoghi molto precisi, in cui ritorno anche a distanza di giorni. Non si tratta di incubi, ma di una vita del tutto normale che mi sembra parallela a quella di quando sono sveglio. Come interpretarlo? Alessandro T. Sappiamo che durante il sonno è possibile avere esperienze che si svolgono su un piano diverso da quello della vita di veglia. Dice Maître Philippe: « Nei nostri sogni prendiamo una responsabilità, gli atti che vi commettiamo in certi paesi dovranno essere pagati in quegli stessi paesi. Ma contano anche le sofferenze che vi proviamo. È ciò che è scritto: quel che è legato in un luogo dovrà essere sciolto in quel luogo». Il ricordo quindi di qualcosa accaduto durante il sonno può riportare a coscienza un avvenimento reale ma sperimentato in un ambiente sconosciuto al mondo di veglia in cui ci muoviamo quotidianamente. Con lo sviluppo della nostra interiorità, in particolare attraverso la pratica degli esercizi, è previsto che si possa acquisire consapevolezza dei luoghi e degli stati d’animo sperimentati durante il sonno con sogni, e in seguito anche durante il sonno profondo, e che vi si possano intraprendere azioni con la stessa coscienza e con lo stesso grado di moralità acquisiti nella destità diurna. L’Archetipo – Aprile 2014 51