modenesi nel mondo - Portale Associazionismo di Modena
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Modena_e_dic_1_48 18-12-2001 18:11 Pagina 8 STORIA 8 MIRIA BURANI Emigrati di Concordia al lavoro di costruzione della ferrovia di Lussemburgo (1909) S ono decine di migliaia i modenesi emigrati e i loro discendenti all’estero. Storie di ricerca di una vita migliore e di un nuovo mondo MODENESI NEL MONDO i trovano in ogni parte del globo, dall’Australia all’Alaska, dalla Scandinavia al Sud Africa al Sud America. Sono i “modenesi nel mondo”, emigrati o discendenti d’emigrati residenti all’estero. Le ragioni che hanno spinto queste persone a lasciare la terra modenese e a stabilirsi all’estero possono essere le più varie e da ricercare anche nelle condizioni di vita delle diverse epoche nei quali i flussi migratori si sono verificati. Sicuramente la prima causa è la ricerca di un lavoro che permettesse migliori condizioni S Famiglia Bonucchi Muzzarelli di Fanano, emigrata negli Stati Uniti Coppia di emigrati a Porto Real nel 1874 (foto del 1915) di vita, ma ci potevano essere anche ragioni politiche, sentimentali, opportunità e ascesa nella carriera professionale, o semplicemente curiosità, voglia di cambiamento, noia del quotidiano. Per tutti, però, in qualsiasi epoca sia avvenuta l’emigrazione, si può intravedere una spinta comune di fondo: la voglia di scoprire una realtà diversa, di vedere il mondo oltre gli stretti confini delle quattro strade di casa, in altri termini di vincere una scommessa con se stessi, di mettersi alla prova. In molti ci sono riusciti, si sono perfettamente integrati nel tessuto economico e sociale, altri hanno vissuto con nostalgico affetto la quiete ovattata e sorniona della provincia modenese e, dopo qualche anno all’estero, con un gruzzoletto in tasca che permetteva di comprare una casa, sono tornati indietro, per riassaporare quel “piccolo mondo antico” che avevano lasciato. La maggior parte però costituisce ancora quella vasta popolazione di “modenesi nel mondo”, orgogliosa delle proprie origini, attaccata alla Ghirlandina come simbolo di Modena, alle tradizioni gastronomiche, ai tortellini. Molti Nelle miniere di Carbon Hill dei nostri emigrati, in qualsiasi luogo si spingessero, sono riusciti, attraverso notevoli sacrifici, facendo i lavori più umili dalle miniere alle boscaglie, a migliorare le condizioni di vita delle loro famiglie e dei loro figli; alcuni, veramente pochi per la verità, hanno terminato i loro giorni in qualche ospizio per poveri o nelle prigioni; altri sono rimasti vittime lontano d’immagini catastrofi, all’interno delle crepe della terra nelle miniere negli Stati Uniti e nel Belgio; altri sono emersi, si sono distinti costruendo imperi economici e intere città, come ad esempio il castelfranchese Remo Veronesi e la sua Londrina in Brasile, o ancora la Fairbank del leggendario Felix Pedro, fananese cercatore d’oro in Alaska sulla cui vita, ma soprattutto sulla morte, aleggia ancora un alone di mistero. Altri si sono affermati Modena_e_dic_1_48 18-12-2001 18:11 Pagina 9 nell’arte, nello sport, nella scienza e chi, come Cristoforo Carandini, sulla cui vita si sta scrivendo un libro, è diventato un eroe leggendario. Esploratore nel Queensland australiano abitato dai cannibali aborigeni, Cristo-foro Carandini è stato il primo bianco ad entrare in contatto con le popolazioni locali. Ha aperto vie per conto del Governo ed ha difeso le popolazioni locali dalla prepotenza dei cinesi, diventando per gli aborigeni una specie di Robin Hood Dundee. Ancora oggi una grossa via di comunicazione e un parco nazionale nel Queesland portano il suo nome. In realtà sono tanti i modenesi che sono partiti ed hanno costruito in altre parti del mondo la loro vita. Sono migliaia e migliaia. Ed ognuno di loro ha una vicenda, una storia a parte che merita di essere raccontata: parla dei desideri, delle emozioni, delle gioie e delle sofferenze d’intere generazioni, di riscatto umano e della tipica caparbietà propria dell’indole modenese. I modenesi, in realtà, hanno seguito i flussi migratori che per oltre un secolo sono partiti dalla nostra penisola. Gli esperti hanno fissato tra i 55 milioni e i 60 milioni, il numero degli oriundi italiani Nelle miniere di Carbon Hill attualmente presenti all’estero. Secondo dati fissati al 26 maggio del 1999, di questi ben oltre tre milioni e mezzo erano iscritti all’Aicre, cioè in possesso di cittadinanza italiana. Numeri stratosferici, ma che sono il frutto di oltre un secolo d’emigrazioni d’italiani che dalla nostra penisola, sono partiti ed hanno affrontato viaggi e realtà inimmaginabili. Basti pensare a cosa poteva essere un viaggio per andare oltre oceano alla fine dell’Ottocento. Mesi di viaggio su bastimenti riadattati dalle antiche navi negriere in disuso dopo che erano servite per il trasporto degli schiavi dall’Africa all’America. Centinaia di persone stipate in condizioni igieniche proibitive che sfociavano il più delle volte in epidemie a bordo e condizioni alimentari al limite della sopravvivenza. In pratica, emigrare, nell’Ottocento fino ai primi del Novecento, era comunque sempre una disperazione, perché disperata era la vita che queste persone conducevano nei loro paesi della Bassa o dell’Appennino; disperato era il loro tentativo di trovare migliori condizioni di vita altrove; disperato era il cosiddetto “viaggio della speranza”, soprattutto per chi si avventurava oltre oceano e disperato era poi l’impatto con la nuova realtà. Nonostante tutto, però, i modenesi hanno continuato a partire, a salire su treni e piroscafi, a stabilirsi nei posti più sperduti del globo e a tramandarsi di generazione in generazione le tipicità della tradizione modenese: in primo luogo i tortellini e il dialetto. Ancora oggi, ad esempio, s’incontrano discendenti di modenesi che nel Natale torrido dell’emisfero australe, consumano il pranzo a base di tortellini in brodo, o altri che non conoscono l’italiano, ma parlano perfettamente il dialetto. Adria Bernardi, ad esempio, giornalista e scrittrice nata ad Highwood, vicino a Chicago, ha vinto negli Stati Uniti diversi premi letterari con le sue ormai note pubblicazioni nelle quali ha raccontato la vita d’inizio Novecento sui monti dell’Appennino, tra una briscola all’osteria e il lavoro delle donne al telaio, tra l’andar per funghi nel bosco e le estive feste nell’aia. Ha descritto personaggi tipici i cui dialoghi possedevano l’intercalare di detti, proverbi e frasi in dialetto modenese. Adria Bernardi non è mai stata in Italia, ma i luoghi del nostro Appennino li conosce perfettamente palmo a palmo, dai racconti del nonno e dalle interessanti serate trascorse ad ascoltare gli anziani di Highwood. Perché in realtà Highwood, a dispetto della sua localizzazione sul lago Michigan, ospita una numerosa comunità modenese. Altre comunità sono a Porto Real in Brasile, a Capitan Pastene in Cile, a Wollongong in Australia. Sono comunità nate da una migrazione di un numero consistente di modenesi che si sono poi stabiliti in un unico paese, oppure da singole migrazioni alle quali si sono aggiunte nel corso degli anni quelle di parenti, amici, conoscenti, i cosiddetti “paesani”. Oppure, e ci sono anche i casi limite, dalla prolificità di un’unica famiglia. E’ questo il caso dei Lolli originari di Ciano di Zocca, quattro fratelli Pietro, Giovanni, Giosafat e Antonio Lolli, emigrati insieme nel 1898 ed arrivati in Brasile dove diedero vita ciascuno ad altrettante numer o s e famiglie che contavano fino a 12 figli. D o p o quattro generazioni i Lolli in Brasile, sono oltre un migliaio e ogni due anni s’incontrano tutti per una grande festa nel luogo dove i quattro fratelli di Zocca erano sbarcati più di cento anni fa. Festa della famiglia Lolli emigrati in Brasile, si ritrovano ogni due anni S arà realizzato un "Atlante dei modenesi nel mondo" Coppia di emigrati a Porto Real nel 1874 (foto del 1915) EMILIANI D’AMERICA li emiliano romagnoli e l’emigrazione italiana in America latina – il caso modenese" è il titolo del convegno che si è svolto il 26 e 27 ottobre a Modena e Concordia. L’iniziativa, promossa da Provincia di Modena, Regione Emilia Romagna, Comune di Concordia con il contributo del ministero degli Affari esteri e in collaborazione con l’Istituto storico della Resistenza di Modena, è stata la prima di una serie di manifestazioni che la Provincia ha in programma per indagare sulla storia dell’emigrazione modenese. Nel corso del convegno, che ha visto la partecipazione di “G numerosi studiosi italiani e brasiliani, è stato approfondito il discorso dell’emigrazione modenese in Brasile e, in particolare, i fenomeni che hanno determinato la nascita della comunità di Porto Real, dove la maggior parte della popolazione italiana è discendente di emigrati da Concordia e da Novi e la cui epopea è narrata nel libro “Il diario di Enrico Secchi”, uno dei protagonisti di quella migrazione di fine Ottocento. Nel corso del convegno sono stati illustrati anche i primi dati di una ricerca che nell’arco di tre anni dovrebbe consentire alla Provincia di disegnare il primo "Atlante dei modenesi nel mondo". STORIA 9