Scarica il racconto - Premio Letterario Santa Margherita

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Era la casa di Cesare, la casa dell’ottavo e del nono mese dell’anno, degli alberi di nocciole, di colline, vigne
e boschi, pochi colori ma colori buoni, terra verde cielo. Il suono delle campane del paese, seguito dai
rintocchi delle campane dei paesi confinanti, in leggero ritardo, a rincorrersi in una gara contro il tempo, un
tempo che in quel luogo sembrava non passare mai. Era la casa di cesare, quella in fondo alla via, la casa dei
restanti mesi dell’anno, vicina alla stazione, ai treni che portano in città, dove vigne e nocciole hanno già
subito il loro processo di trasformazione e si consumano tra chiasso, traffico e fumi, sguardi svelti, parole
retoriche dette di fretta e ripetute a memoria. Amava la città, la preferiva alle sue colline natie, il motivo
forse era solo uno, le donne. Rimaneva incantato ad osservarle nei loro cappotti invernali, camminare senza
sosta nelle vie del corso, le osservava mentre sotto i portici si riparavano da un temporale improvviso,
sorrideva davanti ai colori dei loro vestiti appena la primavera faceva il suo ritorno. Cesare scriveva,
scriveva poesie, poesie d’amore, poesie per le donne, una passione inquieta la sua, passione che fa vivere
male, passione esagerata. Bere in solitudine in un bar, nell’angolo più buio e intimo, iniziare dal primo
bicchiere e non sapersi fermare, vista offuscata, la strada del ritorno che sembra cullarti, un camminare
confuso, sensazione di leggerezza che dura fino al risveglio mattutino. Le donne le ha sempre difese Cesare,
le ha sempre amate, più di se stesso. Forse se avesse amato di più le sue colline, se fosse rimasto incantato
ad osservarne i colori in continuo mutamento, se solo fosse riuscito a rendersi conto che l’amore di una
donna può spegnersi come il fiammifero, dopo che la pipa sputa il primo fumo. Se solo si fosse reso conto
che un bicchiere di-vino non avrebbe richiesto poesie e notti insonni per ottenere in cambio il permesso di
essere guardato, annusato e gustato. Che un bicchiere di vino non avrebbe potuto mai rifiutare
un’amorevole proposta di unione e matrimonio. Ma questi sono solo se, supposizioni, speranze disattese.
Se non avesse amato in quel modo, che poesie avrebbe scritto Cesare? Forse poesie meno struggenti che
sarebbero passate inosservate, le ha condivise, ha scelto così Cesare, scelte importanti queste. L’attesa
della persona giusta con cui stappare la bottiglia che si conserva come una reliquia al buio di una cantina.
Scelte importanti.