GR AT UI TO

Transcript

GR AT UI TO
Nov.
2004
an
no 1
nu
me
ro 9
Resta in ascolto
La verità assoluta non esiste, tutto quello che arriva a noi
attraverso una mediazione non è la realtà ma è verosimile.
Questo principio di filosofia da bar dello sport trova applicazione
pratica e quotidiana ogni volta che in un modo o nell'altro si
cerca di raccontare qualcosa. L'informazione, la carta stampata
e la televisione ne sono un esempio, la comunicazione verbale tra
persone ne è dimostrazione continua. Quando poi si cerca di
comunicare, tramite numeri e statistiche, il gusto o le tendenze di
più persone il margine di errore cresce a dismisura. Questo mese
noi di Coolclub abbiamo scelto di esaminare il fenomeno delle
classifiche. Fedeli alla parola di uno degli scrittori più citati dal
nostro collettivo e cioè Nick Hornby (Alta fedeltà), sosteniamo
che la classifica, nel caso dello scrittore inglese la top five, sia un
modo personale, e per questo riferito al singolo, divertente e
pratico per organizzare in ordine di importanza o gradimento
qualsiasi cosa.
Partendo da questo semplice assunto abbiamo deciso di
cimentarci e confrontarci con le classifiche dei più venduti che
leggiamo, vediamo o ascoltiamo ogni giorno sulle riviste di settore
o nelle trasmissioni “specializzate”. In realtà, e lo scoprirete meglio
leggendo l'articolo di Davide all'interno, i primi in classifica sono il
frutto di una valutazione estremamente parziale dei reali
movimenti del mercato discografico italiano e internazionale.
Senza prendere in mano inutili bandiere e senza denunciare
gratuitamente, in un contesto che solo di musica libri cinema e
poco altro vuole parlare, abbiamo deciso di esaminare le
posizioni delle classifiche secondo il nostro personalissimo gusto
offrendo, nei casi in cui lo abbiamo ritenuto opportuno,
un'alternativa. Prendo i dati dal sito del Fimi (Federazione industria
musicale italiana) e ve li snocciolo uno per uno con un
countdown da fare invidia a Bossari.
Alla decima posizione troviamo Phil Collins con Love songs: a
compilation old & new. Attenzione, si avvicina Natale e quale
migliore regalo se non una raccolta di brani selezionati per voi,
così ci si toglie dall'imbarazzo di dover chiedere al cassiere “ma in
quale disco sta quella canzone che fa lalalalalalala?” e si ha
l'illusione di possedere il meglio dell'artista (pensate che
addirittura Britney Spears ha fatto un Greatest hits dopo una
manciata di dischi e meno di trent'anni). Ora io non sono mai
stato un grande fan dei Genesis ma credo fermamente che
qualsiasi cosa, anche la pausa tra una traccia e l'altra di qualsiasi
loro disco sia meglio di qualsiasi singola nota cantata nella troppo
lunga carriera solista del loro ex batterista ( solo pensare a quante
volte le mie compagne di scuola media mettevano Another Day
in paradise per far scattare il lento trascurando la bellissima
Careless whisper dei Wham mi fa ancora incazzare). Al nono
posto troviamo un mito purtroppo recentemente scomparso. In
concomitanza con un film dedicato alla sua vita esce questo
disco dal titolo Genius loves company in cui Ray Charles si
cimenta in duetti con Norah Jones James Tailor e molti altri,
un'occasione per riscoprirlo in questa chiave inedita o per
approcciarsi per la prima volta a uno dei personaggi che dagli
anni cinquanta a oggi ha scritto alcune delle pagine più
importanti della musica soul e r'n'blues. Ancora una raccolta in
ottava posizione, sono i Placebo che dopo otto anni di carriera
tirano le somme con questo One more with feelings. Ricordo
ancora il 96 e il loro primo singolo, fu una bella scossa per il mondo
del pop che trovava un emulo di Bowie capace con il suo aspetto
androgino e la sua voce sottile, con canzoni fredde e taglienti di
riportare a galla un gusto wave e glam insieme che era da un po'
sopito. Dei Placebo consiglio il primo disco omonimo. Dopo solo
qualche bella canzone ma poche variazioni sul tema. In settima
posizione Reality show il nuovo disco dei Gemelli Diversi e sembra
sempre di più che la posizione sia inversamente proporzionale
alla qualità del prodotto. Chi ha avuto la fortuna di vedere il video
del primo singolo estratto noterà come il tentativo di buttarsi
sull'impegnato socialmente di Mary, tormentone estratto dal loro
album precedente e riproposto in tutte le salse, ha fatto spazio a
un singolone tutto testosterone latino, rime baciate e sguardi
ammiccanti per accalappiare adolescenti in preda a turbe
ormonali.
Continua a pag.2
GR
AT
UI
TO
Continua dalla prima
Degno di nota, l'unica, il casting di modelle tutte cosce e finti
tatuaggi che ondeggiano per l'intera durata del pezzo.
Un'alternativa? Per rimanere nel genere Hic Sunt Leones degli
Assalti Frontali, hip hop italiano incazzato e degno di essere
chiamato tale. Saliamo in tutti i sensi e troviamo i grandissimi
Depeche Mode in sesta posizione. Due cd e due buoni motivi
per comprare questo album. Il primo è che in un doppio sono
raccolti alcuni dei brani più belli scritti dalla band dall'81 fino ad
oggi, il secondo è che sono remixati da artisti del calibro di
Underworld, The Kruder and Dorfmeister, Timo Maas solo per
citarne alcuni. In quinta posizione Franco Battiato. Osannato da
alcuni, venerato da altri, torna nei negozi dopo aver dispensato
mazzi di cover con un album di brani inediti. Dieci stratagemmi il
titolo di questo disco che continua nella tradizione della sua
collaborazione con il filosofo Sgalambro. Un disco sicuramente
di livello ma non paragonabile, a mio avviso, alle prime e più
ardite sperimentazioni. Consiglio di ascoltare Fetus (1972). Alla
posizione numero quattro troviamo i Rem con Around the sun.
Un bel disco in linea con il sound della band di Athens che con il
loro stile inconfondibile ci regala un album intenso in cui per la
prima volta Michael e soci prendono posizione sull'America di
Bush. A chi ama la band dai tempi della loro consacrazione
commerciale con Out of time suggeriamo un passo indietro alla
riscoperta del bellissimo Murmur.
Entriamo in zona calda e in terza posizione si piazza l'Italia che
canta con la lingua del mondo. Dopo le origini a fare il verso ad
Alanis Morrisette, il successivo disperato tentativo di avvicinarsi a
Bjork, Elisa fa le valigie e va a trovare direttamente il produttore
dell'Alanis di cui sopra che gli confeziona un disco che pompa
come un singolo degli Evanescence. Se vi piace lo stile della
cantatessa perché non provare ad ascoltare tutte le artiste da
cui attinge e si lascia influenzare (Bjork, Tori Amos, Pj Harvey)? Sul
secondo gradino del podio Robbie Williams con il suo Greatest
hits che esce insieme alla sua biografia. Robbie Williams è uno di
quelli che non sbaglia un colpo, dalle origini con i Take that fino
ad oggi ha accumulato un successo dopo l'altro. Corteggiato
dai Queen dopo la dipartita di Freddi, ipotizzato sostituto di Liam
negli Oasis è uno di quei personaggi rispettati e stimati a tutti i
livelli. Una pop star con merito, che ironizza su se stesso, la sua
immagine di sex simbol e il suo successo. Massimo rispetto allora,
fermo restando che di pop stiamo parlando. Ed eccoci
finalmente in prima posizione. In vetta alle classifiche di vendite
c'è lei, dopo aver salutato Marco dieci anni fa a Sanremo ha
deciso di partire anche lei e di conquistare il mondo. Questo
Resta in ascolto è la sua definitiva consacrazione sul mercato
internazionale (nel disco addirittura un brano scritto da
Madonna). Uno stile più aggressivo la sveste definitivamente dai
panni di brava ragazza e la allinea “in teoria” alle panterone del
pop globale. Essere primi in linee generali significa essere i
migliori, ora non credo ( e qui si può anche parlare
oggettivamente) che Laura Pausini sia la cosa migliore che
l'Italia abbia prodotto in queste ultime settimane. Che sia la più
venduta, anche se secondo parametri parziali, è un dato
preoccupante. Le alternative sono infinite. Guardando ai dischi
freschi, freschi al femminile consiglio Amalia Grè, Meg, Cristina
Donà (distribuita tra l'altro anche all'estero con il suo disco in
inglese). A voler fare un passo indietro l'indimenticabile Mina è
un ottimo lenitivo dopo tutta questa indigestione di musica.
Osvaldo
Superclassificashow
La perversione delle classifiche
Non c'é giornale di musica che non ne proponga almeno una;
non esiste programma musicale televisivo o radiofonico che
non stili per lo meno un elenco di passaggi musicali
rappresentativi di vendite, gusti, generi o richieste. Poi è arrivato
internet, vari i siti che propongono classifiche per visitatori o per
“scaricatori” ed infine i telefonini, adesso potete scaricare la
vostra suoneria e dare vita ad una nuova strepitosa ed
esilarante classifica.
Ad ognuno la sua, dunque. E di classifiche non c'é che dire, ve
n'è proprio per tutti: Una, nessuna e centomila posizioni che
cercano di riflettere, spiegare, intuire, onorare il complesso
mondo dei piaceri musicali dei vari lettori, ascoltatori o
internauti.
E a seguirle tutte di sicuro si perde il filo. Ma esistono classifiche in
grado di dire la verità su chi vende, chi realmente piace e
incanta o chi invece riceve un energico flop?
I produttori discografici ufficiali, ovvero quelli che risultano iscritti
alle due associazioni nazionali, l'A.F.I. (Associazione Fonografici
Italiani) e la F.I.M.I. (Federazione dell'Industria Musicale Italiana)
non sempre sono propensi a fornire dati relativi al fatturato e alle
effettive quantità di vendita e le due associazioni spesso hanno
fornito solo stime del mercato ufficiale.
Nel 1996 la SIAE ha reso noti i dati ufficiali riguardanti il numero di
supporti musicali da essa licenziati ed è venuto fuori un altro
mondo, il doppio di quello evidenziato dalle indagini di settore. E
chi produce e immette sul mercato discografico prodotti senza
bollino SIAE? È solo un apolide del disco?
Questa è un'altra questione di cui disquisiremo in un altro
momento. Intanto dal 1996 ACNielsen pubblica, e diffonde
attraverso i maggiori media, la classifica dei dischi più venduti in
Italia, forse l'unica classifica più “scientifica”. Dal sito della F.I.M.I.
si legge “La rilevazione si basa sulla registrazione delle vendite di
dischi (sell out) presso un campione di 200 punti vendita
rappresentativi dei negozi specializzati , della catena Media
World / Media Music e degli ipermercati con superficie superiore
ai 5000 mq. I punti vendita sono stati dotati, per la registrazione
delle vendite, di penna ottica collegata al computer.” I dati
vengono raccolti di settimana in settimana e su questi vengono
poi effettuati una serie di controlli statistici.
Ma non dimentichiamo che esistono centinaia di realtà
produttive discografiche (e secondo alcuni si tratterebbe
anche di migliaia!!!) che diffondono i loro prodotti al di fuori del
mercato ufficiale e che fanno riferimento a canali di distributivi
alternativi quali bancarelle, vendite ai concerti, mercati rionali,
web ed il mail order.
Siamo di nuovo al punto di partenza? Ad ognuno la sua, allora! Il
giornale od il programma televisivo faccian pure classifiche
sintonizzate sul target dei propri lettori e ascoltatori, del resto,
anche con una bella classifica si può dire e dare al proprio
lettore (o ascoltatore) una certa tranquillità sulle sue inclinazioni
musicali, sui suoi gusti e sulle sue idee, assecondando la sua
appartenenza alla “tribù” che più ascolta.
Davide Castrignanò
Hit parade: tra canzoni regina e damigelle d'onore
I balli di corte, nel regno delle canzoni, avevano inizio sul finire degli
anni Sessanta: 66, per la precisione. Accanto a migliaia di piatti di
pasta su altrettanti tovaglie italiane, la radiolina annunciava le
prime dieci canzoni più amate dalla penisola del parmigiano. “Hit
paradeeeee”, urlava Lelio Luttazzi, dagli altoparlanti vibranti.
Giungeva su quella sigla tanto attesa, una marcia dal titolo
“Arrivano i gladiatori”, di sabato, alle 13:00, su Radio Uno, quello
che una volta si chiamava “Programma Nazionale”. Poca scelta di
radio e tv, prima, per la verità, rispetto a oggi, e rigorosamente in
bianco e nero. Tutto concentrato in appuntamenti imperdibili, e
quello con la “Hit Parade” era assolutamente imperdibile. Tanto per
la cronaca, il dj in questione, Luttazzi appunto, prima di annunciare
canzoni, era (e lo è ancora, nell'aprile scorso ha superato gli ottanta
anni) un importante musicista jazz. Nato a Trieste, fu il primo a
portare lo swing nell'Italia del dopoguerra. Un modo di suonare il
piano trascinante, allegro, disinvolto e così sorridente. Da
un'immagine dei ricordi: alla fine di ogni esecuzione scorreva le
mani sui tasti e, girandosi verso il pubblico, regalava un irresistibile
sorriso. Negli anni ha scritto numerose canzoni diventate classici
assoluti, tanto per citarne qualcuna: “Una zebra a pois”, “El can de
Trieste”, “Legata ad uno scoglio”. Ma anche colonne sonore, come
quella di “Totò Peppino e la malafemmina” o “La ragazza con la
valigia”. Lelio Luttazzi ha scritto anche commedie musicali per
Macario, Vianello e Tognazzi. Ha diretto l'orchestra della Rai di
Torino e molte trasmissioni culto presentate da Mike Buongiorno. E
ancora, valanghe di programmi per la tv. Lelio l'eclettico, infatti, in
coppia con Mina, Raffaella Carrà e le gemelle Kessler -tanto per
citare qualche mostro sacro- è stato protagonista di alcuni
programmi Rai tra i più apprezzati della storia della televisione. E poi
dischi, incisi a profusione, e film, recitati anche, di Risi e Antonioni. In
un colpo solo, il nome di Lelio Luttazzi raccoglie tutto il meglio che un
artista possa mai desiderare di realizzare. Un'occhiata veloce alla
sua biografia risulta quasi imbarazzante. Gli italiani per tutti questi
motivi lo amano, e per un decennio di canzoni lanciate nell'onda.
Battisti e Patty Pravo scalavano le classifiche di quegli anni sognanti
e rivoluzionari, piroettando tra “damigelle d'onore”, le canzoni al
terzo e secondo posto in attesa di arrivare al podio, e la “canzone
regina”, la numero uno, appunto. Le dieci canzoni venivano
annunciate tutte: le prime tre venivano ascoltate
obbligatoriamente, mentre il conduttore ne presentava alcune a
scelta tra la decima e la quarta. Straordinario il modo in cui Luttazzi
creava l'attesa prima di rivelare le nuove posizioni fino alla canzone
in testa, magari da diciassette settimane. Beh, poteva accadere di
sicuro ad una canzone di Mina, o di Celentano, i più amati dagli
italiani. Nella storia della “Hit Parade” ci fu anche qualche caso di
censura, ai danni per esempio di “Je t'aime mois non plus”, il brano
scandalo di Serge Gainsbourg e Jane Birkin, troppo ansimante per
l'Italia perbenista del tempo. Così, in chiusura, da tasti immaginari in
bianco e nero, parte l'omaggio a Lelio, lo swinger delle classifiche,
con un applauso ed un sorriso, proprio come ci ha insegnato lui.
Luisa Cotardo
Superclassificashow
Cinema - La classifica dei botteghini
Solitamente non sono così cattivo ma la situazione lo esigeva. Per
fortuna il cinema non è solo box office, ma è un po' l'indice dei nostri
tempi. In giorni di compromessi generalizzati sembrerebbe normale
ma non dobbiamo abituarci. Perché il cinema passa soprattutto
dagli spettatori e premiare ciò che merita è importante quanto
criticare ciò che ci fa schifo.
1 - Shall we dance? - 1'884'617€
Si piazza al primo posto (al momento in cui chiudiamo CoolClub)
questo film musicale di dubbio gusto a base di danza che vede
protagonisti un attempato ma sempreverde Richard Gere e la
splendida Jennifer Lopez. Per quale motivo questo concentrato di
noia è in vetta già da due settimane? Sembra che la gente abbia
voglia di non pensare mi dicono. Niente di nuovo ma allora tanto
vale buttarsi su Dirty Dancing, Grease o se proprio vogliamo
esagerare Flashdance. Consigliato a chi non ha più niente da
perdere.
2 - Resident Evil: Apocalypse - 1'277'633€
Per farsi una piccola seppur significativa opinione della mancanza
di idee che pervade solitamente il cinema da box-office basta
dare un' occhiata alle miriadi di sequel, prequel e chi più ne ha più
ne metta che affollano le sale. Non sfugge a questa legge Resident
Evil, saga che prende spunto da un videogame giunta ormai a non
so quale capitolo. Non vede la sufficienza.
3 - The Village - 1'208'343€
L'ultimo film di Shyamalan francamente è stato un flop anche se
nella mediocrità di una classifica quasi inaccettabile fa la parte da
leone. Un falso thriller travestito da horror. Tornino i tempi de "L'alba
dei morti viventi". Almeno si sapeva cosa si andava a vedere.
4 - Palle al balzo (Dodgeball) - 469'512€
Cosa dire di questo film che non sia già stato detto del colera? La
più classica delle commedie demenziali che ha per contorno una
palestra di sfigati e uno sport (?) di cui non si è mai sentito parlare se
non in un vecchio anime in onda su Antenna sud. Se avete voglia di
commedia andate a ripescare John Landis e ditemi poi se hanno
qualcosa da spartire. Da evitare.
5 - Collateral - 458'366€
Altra nota positiva di questa classifica, il thriller che vede per
protagonista Tom Cruise nell' inedito ruolo del killer professionista
brilla per ritmo e tensione. Girato interamente in digitale si conferma
uno dei film più interessanti che hanno ben figurato al botteghino.
6 - Io robot - 398'225€
Senza alcuna anima, questo film che vorrebbe riprendere dei
racconti di Isaac Asimov, non riesce quasi mai a descrivere
degnamente l' ormai classico scontro che in un ipotetico futuro
metterà a confronto automi e razza umana. Infarcito di effetti
speciali è ben lontano dall' avvicinarsi a classici del genere come
Blade runner o anche al più accessibile Minority report.
7 - Se mi lasci ti cancello - 343'062€
La nostra esistenza in un'analisi personale si può riassumere nel
bagaglio delle nostre esperienze, emozioni e ricordi. Privati di
questo, ci resta ben poco se non il presente. Pubblicizzato male
questo film si difende e come al solito le sceneggiature di Kaufman
sono una spanna sopra molte altre. Interessante anche se non
indispensabile.
8 - Il segreto di Vera Drake - 283'535€
Leone d' oro all' ultimo Festival di Venezia, racconta la storia
dell'eclatante caso giudiziario di Vera Drake, donna della piccola
borghesia che procurava aborti clandestini nell'Inghilterra degli
anni '50. A tratti un po’ pesante ma tutto sommato un prodotto che
merita, se non altro perché mette il dito in questioni troppo spesso
ignorate.
9 - Ovunque sei - 214'923€
Film pretenzioso e che lascia di stucco per la povertà delle soluzioni
narrative e la superficialità con il quale viene trattato l'argomento.
La sceneggiatura non incide mai preferendo barcamenarsi tra i
clichet di una quotidiana squallida storia di adulterio e i tentativi di
narrare l'esistenza snocciolati in leziosi monologhi fuori luogo. Attori
modesti e insignificanti e una presunzione che si respira a pieni
polmoni.
10 - Agents Secrets - 192'827€
I film di azione non sono certo la specialità dei francesi ma nella sua
essenzialità questo riesce comunque a distinguersi dagli altri pur
senza entusiasmare. Incompiuto ma digeribile. E poi c'è la Bellucci
che non fa mai male. Per lasciarci senza l' amaro in bocca.
Michele Pierri
Superclassificashow
Supertelelibrone
Scorrendo i titoli dei primi dieci libri in classifica su alice.it, mi salta agli
occhi un primo dato, piuttosto eclatante: i primi tre titoli sono libri
gialli. Ora, non si può certo dire che questa sia una novità nel
panorama letterario mondiale. Il giallo, infatti, è un genere che sin
dalla sua nascita ha sempre attirato un sacco di lettori. I primi
romanzi gotici, o le più raffinate sciarade di sir James, o i racconti di
Lovecraft, eccetera. E poi nel novecento è brulicata una masnada
di scrittori gialli e noir più o meno validi, più o meno significativi.
Quello che c'è da chiedersi è perché alcuni di questi autori
raggiungono il grande e grandissimo successo e altri no.
Che cos'è che piace al pubblico? Perché Agatha Christie continua
a vendere tantissimo e Manchette è uno scrittore di nicchia? Perché
Giorgio Faletti ha ben due libri in classifica e Cesare Battisti e Massimo
Carlotto invece stentano sempre a raggiungere il pubblico di massa.
Le risposte sono molteplici. Indubbiamente il comico in questione
gode di una spinta pubblicitaria di tutto rispetto con copertine simili
a quelle che vengono riservate ai vari Grisham, Crichton e
compagnia bella, pubblicità in televisione e fior fiore di intellettuali
televisivi che si mostrano piacevolmente sorpresi dal talento
narrativo del signor tenente più famoso di San Remo. Inutile dire che
per esempio Massimo Carlotto non è mai stato pubblicizzato in tv (lo
stesso non vale per Battisti, la cui pubblicità però non si può dire che
sia stata particolarmente positiva), o che la sua casa editrice si sia
spesa più di tanto per promuoverlo. Certo, forse il fatto che da un suo
libro sia stato fatto un film (Il fuggiasco) lo aiuterà a vendere tre copie
in più.
Ma al di là di questi motivi sensati e che fanno delle classifiche
semplice cartastraccia, ci deve essere almeno un altro motivo. E
credo che sia da ricercare nel tipo di pubblico che fa alzare le
vendite a questo tipo di romanzi. Mia madre, per esempio, non si
perde un titolo di Camilleri, ed è stata decisamente conquistata dal
codice Da Vinci. E poi guarda storto senza osare prendere in mano
la trilogia di Marsiglia di Jean Claude Izzo, che come scrittore e come
giallista non può nemmeno essere paragonato per grandezza ai tre
finora citati. La risposta è semplice, almeno credo. Un romanzo di
Camilleri, che io personalmente trovo noiosissimo (rende molto
meglio sotto forma di sceneggiato televisivo), è un tipo di romanzo
conciliante. È vero ci sono dei morti ammazzati (non sempre), ci sono
dei delitti, degli uomini che gli compiono, ma l'atmosfera generale,
la fine, è sempre e comunque piena di speranza. Un romanzo come
L'oscura immensità della morte di Carlotto non lascia spazio,
nessuno spazio alla speranza, alla redenzione. È nero nel vero senso
della parola. Mia madre morirebbe se leggesse quel romanzo.
Ma la vera essenza di un romanzo noir qual è se non quella di essere
un romanzo nero e disperato?
E allora lasciamo perdere i grandi intrecci filosofici e pseudostorici, le
spy story da quattro soldi e facciamo un tuffo dove la storia è più
nera, impregnamoci di disperazione e soprattutto di grande
letteratura.
dario goffredo
Primo in classifica
Andrea Camilleri
La pazienza del ragno
Sellerio
Al primo posto in classifica, e chi si stupisce,
l'ultimo romanzo di Andrea Camilleri,
l'ennesima avventura del commissario
Montalbano (che probabilmente ormai nella
mente dei lettori ha il volto indelebile di Luca
Zingaretti), il nuovo pastiche siciliano del più
venduto giallista italiano.
La proposta di Coolclub.it
Quer pasticciaccio brutto de Via Merulana
Carlo Emilio Gadda
Garzanti
Un romanzo di tanti e tanti anni fa, ma che forse non tutti hanno letto.
Una pietra miliare della letteratura italiana,che però non per questo
deve fare paura. Si tratta in realtà di un giallo, estremamente
affascinante e intrigante. Il poliziotto Ciccio Ingravallo, ciociaro di
nascita, mangia, per così dire, gli gnocchi in testa al commissario
siciliano. Un delirio fantastico per gli amanti del pastiche linguistico.
Secondo in classifica
Giorgio Faletti
Niente di vero tranne gli occhi
Baldini Castaldi Dalai
L'ex comico, ex cantante, ora scrittore
di culto da parte dell'ampio pubblico
(culto e ampio sono in effetti due
aggettivi antitetici), ci regala (si fa per
dire, visto il prezzo di copertina di questo
giallo) la sua ultima fatica e balza subito alle primissime posizioni
della classifica.
La proposta di Coolclub.it
Maurice Dantec
Le radici del male
Hobby&Work
Per gli amanti del giallo-noir intriso di modernità hi-tech questo
romanzo del 1999, che è stato definito il primo cyber noir, offre una
quantità di situazioni, elucubrazioni da parte del protagonista, motivi
per riflettere e per avere veramente paura non indifferenti.
Nonostante la mole è un libro che si fa leggere tutto d'un fiato, o
meglio, senza fiato. Indimenticabile il ringraziamento al creatore
dell'universo per tetrahidrocannabinolo, comunemente conosciuto
come THC.
3) La classifica
Dan Brown
Il Codice da Vinci
Mondadori
Un caso editoriale, un romanzo che ha venduto moltissimo, di nuovo
un giallo al terzo posto in classifica, a significare il continuo successo
di questo genere immortale. Di nuovo un romanzone con risvolti
storici e filosofici, forse a rappresentare il bisogno del pubblico di non
avere semplicemente una storia ma tanti condimenti alla storia.
Forse la storia in se stessa è piuttosto insipida?
La proposta di Coolclub.it
Luther Blisset
Q
Einaudi
Di nuovo un romanzo di qualche anno fa, perché
alle classifiche si può rispondere anche con libri
che sono usciti dagli scaffali delle novità, perché i
buoni libri non invecchiano tanto presto come
chi li scrive. Q è un po' romanzo storico, un po'
romanzo giallo, un po' romanzo di idee. Ha dei
momenti veramente avvincenti e si fa leggere
velocemente. Grande il grido “Omnia sunt
communia”.
Quarto in classifica
Tiziano Terzani
Longanesi
Un altro giro di giostra. Viaggio nel male e nel bene del nostro tempo.
Il viaggio di Terzani alla ricerca di una cura per la malattia che l'ha
colpito, si trasforma in viaggio interiore. Un libro sull'America, un libro
sull'India, un libro sulla medicina classica e quella alternativa, un libro
sulla ricerca della propria identità.
La proposta di Coolclub.it
Tiziano Terzani
Un libro che ci sentiamo di consigliare anche noi, a poche settimane
dalla scomparsa del suo autore, uno dei più grandi reporter di
viaggio italiani.
Quinto in classifica
Alessandro Baricco
Omero, Iliade
Feltrinelli
Il volume nasce da un progetto di
rilettura del poema omerico destinato
alla scena teatrale. Baricco smonta e
rimonta l'Iliade creando ventun
monologhi. Tema nodale di questa
sequenza di monologhi è la guerra, la
guerra come desiderio, destino,
fascinazione, condanna.
La proposta di Coolclub.it
L'Iliade di Omero, ovviamente, e
senz'altro aggiungere. Oppure Troy, al
cinema con Brad Pitt. Tanto...
L'unione fa la forza e in un modo o nell'altro
lo dicono anche i Polyphonic Spree con
questo Together We're Heavy. Sono circa
una ventina tra musicisti e cantanti, tutti
con tunica in stile gospel d'ordinanza e
suonano un pop corale dall'impianto
molto anni 70. Per capire il loro tenore
musicale basti sapere che secondo
Marylin Manson i Ps incarnano tutto quello
che lui odia, colori, positività, allegria. Ed è
proprio così, i Poliphonic Spree sono un
caleidoscopio in cui il pop si impreziosisce
di poderose parti strumentali che unite a
ricchi intrecci vocali crea un effetto
orchestrale che fa tanto Jesus Christ
superstar. Pace e amore allora ma non
solo. La capacità della formazione di
giocare con la melodia è pari infatti al
lavoro fatto da artisti come Divine
Commedy o Brian Wilson. Lo sviluppo
intorno a ogni traccia parte da un'idea
semplice e cresce di arricchisce di
sfumature e arrangiamenti in cui a
predominare è comunque la melodia
frutto del genio di Tim DeLaughter, leader e
coordinatore del progetto.
Ci si aspettava un ritorno degli Stone Roses
e invece arriva il nuovo disco del loro ex
leader Ian Brown, il quarto da solista, in cui
un’elettrica discreta fa da cornice a
canzoni pop in cui la chitarra e affiancata
da una tromba che fa tanto Messico e in
cui la voce resta fedele alla tradizione
inglese dei 90. Da segnalare la presenza di
Noel degli Oasis in un episodio.
I Super 8 sono di Edimburgo, l'ennesima
dimostrazione che la musica non ha più
peculiarità geografiche. In questo
Technicolour melodies la band mette
mano al folk e tra organi hammond e flauti
alla Jetro Tull riesce a rievocare atmosfere
vintage che ben si sposano con uno stile
compositivo decisamente indie. Infine
due gemelle che hanno deciso di
prendere il pop e di manipolarlo in tutti i
modi possibili. Easy è vero ma con
intelligenza e gusto Tegan e Sara
attingono qua e là senza vergogna e
neanche senza nasconderlo troppo e
divertono con il loro pop rock. So Jelous è
un disco senza tante pretese ma
spensierato e fresco. Ideale per un party
tra amici.
Osvaldo
Tiromancino
Illusioni parallele
Virgin 2004
Un successo annunciato. “La descrizione di
un attimo” e “In continuo movimento”
erano biglietti da visita più che rassicuranti
per il terzo album della nuova carriera
(quella ricca di reale successo) dei
Tiromancino di Federico Zampaglione.
“Illusioni parallele”, uscito con il disco d'oro
già in tasca solo con le prenotazioni, si
presenta con un singolo riuscitissimo.
“Amore impossibile” ha un testo
accattivante, una musica che entra nel
cervello (come dimenticarne la chitarra) e
un video molto ironico. Negli ultimi anni
anche i video hanno giocato un ruolo
fondamentale nel rilancio del gruppo. E se
ne “La descrizione di un attimo” c'era un
chiaro richiamo al Tarzan televisivo di
Raimondo Vianello e Sandra Mondaini
con Valerio Mastandrea, nell'ultimo
singolo i protagonisti sono Diabolik e Eva
Kant interpretati dal belloccio di Beautiful
(Clark Kent) e da Claudia Gerini. La regia è
affidata a Lamberto Bava, che alla fine
degli anni '60 firmò il film con John Philip
Law. Tornando alle illusioni parallele
Zampaglione collabora ad alcuni testi con
il padre Domenico. Nel cd spiccano inoltre
la cover Felicità di Lucio Dalla (soddisfatto
e contento dell'interpretazione) e la voce
di Manuel Agnelli in “Esplode” nel quale i
Tiromancino abbandonano i suoni
elettronici, vintage e trip-hop che
caratterizzano il cd per il puro rock.
Delicatissime (nel testo e nella musica) “La
terra vista dalla luna” e “imparare dal
vento”, suoni decisamente jazz per la
chiusura di “Attraverso la notte”.
Zampaglione ancora una volta ha colpito
nel segno.
Pedroso
Rem
Around the sun
Warner
Bush ha vinto. Anzi l'america repubblica ha
stravinto contro la speranza di ritorno alla
Casa Bianca dei repubblicani guidati da
John Kerry. L'america non ha ascoltato gli
appelli contro la guerra, contro la povertà,
contro gli interessi del petrolio e non ha
ascoltato neanche la dura presa di
posizione di numerosi artisti. E se il regista
Moore è rimasto deluso dalla reazione al
suo documentario shock, i musicisti hanno
investito tempo e concerti per una causa
poi persa. Tra gli indomiti antibush si sono
schierati i Rem che in Around the sun, per la
prima volta, si sono fatti portavoce in
qualche modo delle istanze progressiste.
Micheal Stipe e soci hanno rischiato un
album che ha spaccato la critica e i fan
con testi impegnati e poche chitarre
elettriche. Seppur il singolo “Leaving New
York” sembri azzeccato, sebbene non
manchino le ballatone romantiche
(“Make it all ok” e “Worst Joke Ever") e paia
interessante la chitarra western di "Final
Straw" complessivamente questo sarà un
cd da ricordare più per l'impegno politico
che per la riuscita finale anche a causa
della discussione intorno al (simil) rap finale
in “The outsiders”. Tra alti e bassi il sodalizio
tra i Rem e la Warner va avanti, in attesa
del prossimo capitolo.
Pedroso
Mente Locale Rassegna di musica e incontri
18 novembre presentazione del libro “La cucina del mare di Puglia”
20 novembre The Gang (duo acustico) e Alessio Lega
21 novembre incontro della Società di Danza
25 novembre incontro su Salento: turismo e sviluppo locale
2 dicembre incontro su Il pianeta Venere: tra l'astronomia classica e la fisica spaziale.
4 dicembre Stefano Tessadri
5 dicembre incontro della Società di Danza
16 dicembre incontro su Letteratura e poesia salentina
18 dicembre Alessio Lega
Saletta della Cultura Gregorio Vetrugno
Via Matilde 7 - Novoli // Info 347 0414709 [email protected]
Alcune novità in casa Jestrai Rec.
Charlotte Hatherley
Grey Will Fade
Esce il disco di Charlotte Hatherley, per chi
non la conoscesse è attualmente la
chitarrista degli Ash, formazione che
qualche anno fa ormai, spopolò con 1977
un disco di potente e freschissimo power
pop. La chitarrista è entrata in formazione
dopo quel fortunato episodio e ha
continuato a produrre insieme ai tre un
onesto rock'n'roll di matrice inglese. Il suo
debutto da sola è, per chi ama il rock al
femminile, un tuffo nel passato alla
riscoperta di suoni e soluzioni care a gruppi
che al tempo del Brit pop hanno
ammaliato e divertito le nostre orecchie.
Mi riferisco a gruppi come Elastica e
Sleeper. Canzoni veloci in cui chitarre
ruggiscono in risposta a una voce che fa le
fusa. Vagamente punk, piacevolmente
noisy in episodi come Stop in cui sembra di
sentire i Breeders, dolce e sognante
(Where I'm calling from), un po' chamber
rock (Why you wanna, Bastardo). Un disco
da prendere senza impegno, certo degno
di rispetto nel mare di rocchettare
improvvisate di stampo Avril Lavigne,
ideale come sound track per una nuova
serie di Dawson Creek (in senso buono),
forse qualche anno fa mi sarebbe piaciuto
molto di più, oggi mi fa sorridere
ricordando i miei sedici anni.
Osvaldo
Hope of the states
The Lost Riot
Sony
Bello questo disco d'esordio. Vengono da
Chichester, si chiamano Hope of the states
e riescono a calibrare in una manciata di
brani atmosfere strumentali indie rock a
soluzioni quasi post e ad altre più folk. La
carica malinconica della splendida
apertura strumentale lascia presto spazio a
una marcetta che fa pensare ai bellissimi e
più acustici Lullaby for the working class.
Archi e distorsioni colorano brani in cui il
piano è quasi sempre molto presente. La
melodia che si affianca con disinvoltura a
dissonanze vocali gioca con i timbri di un
disco romantico che a riesce a passare da
momenti più intimisti a grandissimi
aperture. C'è forse nell'attitudine qualcosa
che mi fa pensare agli Elbow ma in
generale un attitudine più nevrotica che
loro stessi amano definire “rock psicotico”.
Incredibile come da una città di ventimila
abitanti del West Sussex arrivi una band
così giovane e così matura, una risposta a
chi crede ancora nelle capitali della
musica. Un disco da scoprire, una band su
cui puntare.
Osvaldo
Fiub
Brown stripes
I Fiub, la proposta più
interessante di casa Jestrai,
aprono dignitosamente con
“Ca Blö” minimale e
metronomica (dall'incedere
quasi kraut, ma ora non
vorrei cominciare a
bestemmiare). “Brown
stripes” vira i ricordi di Seattle in chiave blues
come blues mescolato a pop viene fuori da
“Day tripper”, mentre lenta e ipnotica ma
innervosita da schizzi noise, scivola “What's
there in my bottle?”. Chitarra e batteria gli
unici strumenti; una scelta radicale, ma la
necessità di un basso a volte si fa sentire.
Sufficienti
Love in elevator
Venoma ep
Garage punk ruvido
quanto basta con voce
femminile che spazia tra
urla e una versione più
energica di Kim Gordon.
Quattro tracce
omogenee più lo
scherzetto della bonus
track nascosta (la cosa
migliore del disco). Dignitosi, ma dopo un
passaggio nel lettore cd non so se si sentirà il
bisogno di un altro giro.
Art disorder
Anoplogaster cornuta
Ivan Smagghe
Suck my deck
React
The go find
Miami
Morr music
Autunno: tempo di teen angst. Morr music
torna con un disco che i saccenti
chiamano “indietronico”. Nella fattispecie
sono canzoni arrangiate elettronicamente,
tutte più o meno tristi, tutte più o meno
belle. Se il vostro piatto langue dopo Lali
Puna, Notwist e compagnia chic date un
po' della vostra fiducia a questo giovane
belga, e il suo disco vi accompagnerà
spesso durante tutto l'inverno. Le
coordinate sono sempre quelle: New
Order, Smiths, quella suggestione soul
minima che faceva grande alcune band
synth degli '80 e che molti ragazzi oggi
amano riscoprire; e il formato canzone che
qui viene spasmodicamente privilegiato.
Potrebbe diventare un piccolo culto.
Sergio Chiari
Nuovo mix
album per il
s i m p a t i c o
francesino
Smagghe, l'altra
metà dei Black
Strobe che
c o n d u c e
assieme ad
Arnaud Rebotini
(gli autori di “Me
and Madonna” per intenderci). Oltre ai
numerosi fasti electro-clash questo
ragazzone vanta una gavetta house non
trascurabile e la residenza parigina in una
disco lesbo. Detto questo “Suck my deck”
oltre alla sua effettiva godibilità ci sembra
un numero piuttosto medio, robusto, senza
particolari voli, bello da ascoltare per il
momento e tanto basta. Non altrettanto si
può dire della qualità dei brani ivi
compresi, classici vecchi e nuovi tutti al di
sopra della media. Doveroso citare
almeno gli Zombie Nation di “Souls at Zero”
e l'electro combutta Hacker-MillimetricCarretta di “Moskow Reise” nel remix degli
stessi Black Strobe. Da avere comunque,
ma se volete una selezione originale che
strizza l'occhio al genere dovrete ancora
riferirvi a quel Dj Kicks from Tiga.
Sergio Chiari
È triste da constatare ma la
fantasia umana è davvero
limitata! Ci ritroviamo
davanti all'ennesima band
Nu Metal e si fanno sentire
davvero tutti i limiti del
genere. Il canovaccio non
cambia ma la voce non
incide, le chitarre graffiano
poco e la produzione non riesce a infondere
la necessaria aggressività, rimanendo troppo
“gentile”. Ma poi…melodia,
rumore…chissenefrega?! Il punto è non
riesco davvero a dare un senso a questo
disco.
Renoir
Vega
Aleggia nelle produzioni
Jestrai l'ombra
minacciosa del rock
alternativo italiota (dai
Verdena in giù) che
grava anche sui renoir.
Partono benino con
“Vega” che per lo meno
ha una melodia non
disprezzabile, ma i timori sopra paventati si
concretizzano con “Baby Burn” tra spaghetti
alternative ed echi di Seattle. Non capisco
poi che senso abbia per un gruppo
emergente inserire in un singolo di soli tre
pezzi, che dovrebbero far conoscere il sound
della band, una cover dei Beatles. E brutta e
inutile, infatti, suona “Strawberry fields
forever”.
Gianpiero Chionna
The black lips
We did not know the forest spirit
made the flowers grow
Bomp records
E il 2004 ha il suo disco R'N'R! Giusto un
anno fa vi parlavamo delle gesta insane di
questa accozzaglia di teppa. Ed è bello
ritrovarli, perché mi ricordano che vi devo
insultare. Nulla è cambiato nel corso di
una rapida annata trascorsa a colpi di
finte revolution musicali (il doom metal
diventa progressive sperimentale, il prewar folk, i nerd coi soldoni che suonano il
soul al sapore di bubble metal e si grida al
miracolo). Per forza e per fortuna,
verrebbe da aggiungere. Sui giornali
“specializzati” non si guadagnano più del
solito trafiletto da articolo minore. Bene
così e chissenefrega, perché nel cuore
degli aspiranti criminali i Black Lips sono al
primo posto! Al primo! Perché? Ok..Vi
rifaccio il sermone annuale. Perché
suonano il garage punk come potrebbero
farlo i Germs a corto di ero e non come
quelle fighette di nome e di fatto che
trovate nei motori di ricerca peer to peer
con duecentomila dischi di puro garage
per stramammole e con l'acconciatura.
Perché prima ancora che una band di
garage punk sono cattivi nell'animaccia
loro. Perché continuano a trapanare il
culo agli Swamp Rats, con un album se
possibile più vario, più bello e più
indisponente. Ma mi fanno godere cazzo!
Inutile cercare di spiegarvelo, anzi evitate
di comprarvelo: i Black Lips hanno coltelli
affilati e nessun rispetto, soprattutto per le
vostre ragazze. Qui c'è solo pura
cattiveria. Puro catafascio. La purezza
delinquenziale mutuata dall'abbandono.
Ah, dimenticavo: Bomp vuol dire fiducia.
Sergio Chiari
Lord Bishop Rocks
American lies
Noiseworks rec.
Un look che lascia il segno, tra cappelli
texani e pelli di leopardo; un boss del Bronx
non potrebbe fare di meglio! Lord Bishop
eredita tutta la cultura soul ridisegnandola
con i riff della sua sei corde che omaggia
Hendrix ma anche il punk (“Freedom”).
L'anello di congiunzione tra il vecchio e il
nuovo. Così la ricetta dell'artista
afroamericano si rivela potente ed
energica infiammando la tradizione soul
con i riffing tecnici e violenti tipici dell'hard
rock e del punk'n roll ma inserendo qua e
la sprazzi di blues, vomitando parole di
fuoco contro l'America e la sua politica
(“War stop the war”). Autonominatosi “the
King of sex rock”, c'è da scommetterci che
dal vivo Lord Bishop, è quello che ci vuole
per le vostre chiappe ballerine.
Gianpiero Chionna
Pecksniff
The book of Stanley Creep
Black Candy Records
Dopo un cd autoprodotto ed Elementary
Watson (registrato e mixato da Amerigo
Verardi) il sestetto emiliano dei Pecksniff
torna con “The book of Stanley Creep” per
la Black Candy Records. Dagli esordi
hardcore in trio il gruppo parmense è
approdato ad una musica sognante che
in molti momenti sembra trascendere
nello scherzo o nella canzonetta per
bambini. Così i brani sono infarciti di giochi
musicali da orchestrina e di strumenti che
sembrano giocattoli ma restano sempre
tra il pop e il lo fi. Basta ascoltare Il
battimani di Normandy o Inside of me a
forest, il flauto di The Symphony of life,
l'intreccio di voci di Another song about
Michelle, oppure la risatina nella voce di
Everything I love (dove si parla con un
grande pesce…) per capire a cosa si fa
riferimento. Un ottimo libro scritto dai
Pecksniff per Stanley Creep.
Scipione
Kiki
Run with me
Bpitch Control
Kiki, nuova promessa electro del clan
Bpitch Control, l'etichetta della regina
techno Ellen Allien: finlandese, ma
trapiantato a Berlino già ci aveva silurato
col compagno di merende Silversurfer e la
ormai straclassica e arcinota “Shake Off”.
Nel full lenght ci offre nuovi motivi
d'interesse per un suono che ibrida rigori
electro, luci italo disco, celestiali
suggestioni techno e vampate house.
Andiamo a sbirciare:
The end of the world sono i Sisters Of Mercy
in vesti electro;
So easy to forget, fluorescente funkettone
con iniezioni italo noir;
The big picture offre reminescenze UR per
una cavalcata old school dell'house
music;
Intimacy una turbina soul alla polygamy
boys con arpeggino alla Cure o Depeche,
come preferite;
Drawing circles un richiamo sessuale;
Up una lussurregiante corsa cosmopolitan;
On the 104th day uno dei pezzi migliori,
breakbeat pregno di suggestioni goth e
space;
The calling con quell'incipit post atomico è
una electro chiamata alle armi. Intensa.
Un altro asso in casa Bpitch. Sintonizzatevi.
Sergio Chiari
CoolClub
Società Cooperativa
- ufficio stampa
- promozione
- direzione artistica
- eventi
- booking
Via de Jacobis 42, 73100 Lecce
tel: 0832303707
www.coolclub.it
[email protected]
Kiss of death
Inferno Inc.
Autoprodotto
Ana da Silva
The Lighthouse
Wide 2004
Piacciono parecchio gli ultimi Kiss Of
Death del prime mover metallico leccese
Max Serafino, per tre motivazioni tre:
anzitutto è il classico gruppo da gavetta e
questo ha permesso loro di inglobare e
personalizzare tutta una serie di stili che mi
sento di riconoscere durante l'ascolto, e
nello specifico il thrash bay area, il crushing
svedese, le speed metal suggestioni di
band come gli Exciter, la compattezza dei
riffoni Panteriani e Machine Headiani di
quando il metal si faceva moderno, la
NWOBHM delle maideniane cavalcate
financo, e con l'innesto di Marcello
Zappatore (il gruppo ha avuto nel corso
dei 10 anni di attività svariati cambi di line
up) tutto un artigianale, sia detto come un
complimento, background del più
intelligente guitar eroismo (leggere: gente
che si è sudata i coglioni sugli strumenti). Il
che mi conduce dritto al secondo
argomento. Si fa apprezzare anche
perché questa gente sa suonare (la
sezione ritmica di Luigi Greco e Dario
Congedo, rispettivamente basso e
batteria, è una di quelle che non la
manda a dire, sempre squarciata dalla
tagliente voce e dalla veloce macina-riff
del signor Serafino), ma non è il punto: la
verità è che sanno costruire i pezzi
strizzando l'occhio al formato canzone, il
che di fronte a miriadi di bands
ultratecniche che sanno solamente
suonare non è cosa da poco. Infine
rimandano ad una attitudine che come
dicevo sopra shakera il meglio della
musica dura dell'ultimo trentennio senza
vergognarsene. Brani come “New Blood”
e “House of Pain” non faranno fatica
dunque a conquistare un pubblico il più
eterogeneo possibile , e questa si chiama
eleganza. Tanto che alla fine dell'ascolto
di un disco come il loro ti sembra di aver
fatto nuovamente i conti con l'unica
forma di classicità “heavy metal”
oggigiorno possibile. Mica cazzi.
Sergio Chiari
Un primo ascolto del nuovo lavoro di Ana
da Silva ci fa ricordare pilastri della musica
new age come Björk ed Enya. Non a caso
molti giornalisti hanno spesso accostato il
nome di Ana da Silva alla musica postwave e a volte anche al newage.
Guardando per un istante uno dei tanti
momenti di svolta della musica, mi riferisco
al periodo tra la fine degli anni settanta e
l'inizio degli ottanta, troviamo Ana da Silva
tra i componenti dei Raincoats. Siamo nel
periodo della musica new wave, il gruppo
nei suo tre album storici, propone un
genere musicale innovativo, un folk-pop
raffinato, sperimentale per l'epoca, basti
ricordare lo storico “Odyshape”. Artisti del
calibro di Kurt Cobain collaborarono con
la band alla realizzazione di alcuni album.
Rientriamo nel presente, The Lighthouse è
l'album d'esordio solista di Ana. Un lavoro
che la vede protagonista in tutto, nel
canto, nel suonare con una tastiera ed un
sequencer. Un lavoro semplice e con
precise idee, questa è vera arte.
Patrizio Longo
Truby trio
Retreated
Compost 2004
Nuovo capitolo in casa Compost la label
che rappresenta nel mondo la scena cool
per quanto riguarda la musica electrowave. Truby trio propone Retreated una
meravigliosa raccolta di remix nella quale
si naviga tra le sonorità elettroniche (“New
Music” di Whignomy Bros e “Universal
Love” di Tiefschwar), l'house-jazz (“Alegre
2004” remixed di Louie Vega). Tra i nomi
presenti nella selezione segnaliamo anche
Fabrice Lig, Whignomy Brothers, Sumo. Un
doppio con remix di straordinaria qualità
(primo cd) e con un impedibile dj set dello
stesso Rainer Trüby (secondo cd).
Patrizio Longo
Forgotten Boys
Gimme more
No fun records
Essere ai margini paga in termini di
seduzione, perché seducono sti Forgotten
Boys su No Fun records (azz, mi ricorda
qualcosa). Brasiliani, sfigati, ci suonava o ci
suona tuttora Fralda (sì, quello dei Ratos
de Porao). Questo disco è una riedizione
del precedente più inediti o qualcosa di
simile. In pratica non avevano una lira ed
esce in ritardo di qualche anno (mica gli
Strokes). Ed è puro hi energy rock con
qualche iniezione caustica alla Stooges,
ovviamente. Dictators, Heartbreakers e
Rolling Stones alle amfe i referenti. Il suono
è tutto meno che iperprodotto e forse è un
bene, perché quando lo piazzerete nello
stereo dell'auto faticherete poco a
catapultarvi nei middle seventies affianco
a una popputa trans brasileira con una
birra ghiacciata in mano, piuttosto che a
quella piccoletta con le schifezze di
piercing in faccia che vi portate appresso
ora.
Sergio Chiari
Alessio Lega il cantastorie premiato
con il Tenco
Alessio Lega
Parole e note salentine, anche quest'anno
protagoniste del Premio Tenco. Dopo il
riconoscimento dello scorso anno “allu reggae”
dei Sud Sound System per il miglior album in
dialetto, l'ambita targa come miglior opera
prima è toccata quest'anno ad un altro
salentino doc, Alessio Lega e al suo disco
“Resistenza e amore”. Certo meno conosciuto
dei suoi “predecessori”, Alessio Lega è un
cantautore, di quelli con la C maiuscola, figlio
degli chansonnier francesi (Brell, Brassens),
anarchico, cantastorie moderno che scrive e
racconta da tempo in giro dove capita, dai
centri sociali climaticamente freddi e
moralmente caldissimi, ai teatrini, per la strada,
ovunque ci sia gente disposta ad ascoltare.
Da una decina di anni Alessio vive a Milano
dove conduce una vita da “impiegatuccio
kafkiano” e da “fumettaro pentito”, andò a
Milano per frequentare la scuola del fumetto
ma... non ne vuole parlare “ho dedicato 15 anni
della mia vita al fumetto - dice - e la fine di
quest'esperienza è per me un fallimento non del
tutto risolto, una specie di storia d'amore
andata male....”.
La sua vita, scombussolata un po' dal premio e
dall'importante “vetrina”, non è comunque
cambiata, per ora, accetta certo di buon
grado lo scossone inaspettato “la mia
condizione di impiegato non è tranquilla, è
tristissima ammette - è praticamente la morte
dell'anima che ti garantisce la sopravvivenza
del corpo. Qualsiasi soffio di vita che scompigli
questi fogli virtuali è il benvenuto”. Un
benvenuto quindi al premio, sicuramente
meritato, per una instancabile attività da
cantautore impenitente, che non si sente... un
po' anacronista, “no, mi sento anarconista!
dice scherzi a parte, che faccia un concerto
solo voce e chitarra, o che sia accompagnato
da un ensemble acust/elettrico da fare invidia
a Frank Zappa, mi sento fuori dalla moda. E ne
sono fiero!”
Passando al disco, è il risultato di anni di scritture
e storie, che sulla strada hanno incontrato una
strana band, i Mariposa, “il gruppo più
fondamentalmente rivoluzionario del
linguaggio musicale degli ultimi anni”, che
hanno diviso con Alessio la direzione artistica
del progetto Resistenza e amore, avendo
riarrangiato, ri-pensato e prodotto le sue
canzoni. Un disco che “è come un ulivo, radici
nel popolare, ali nell'avanguardia, anima di
legno duro con una linfa viva dentro”. E messo
in saccoccia l'impensabile premio, Alessio
torna, come sempre, qui nel Salento, con due
serate un po' più... attese rispetto alle
“strimpellate” per pochi amici che ha sempre
fatto. Entrambi gli appuntamenti saranno a
Novoli, alla Saletta della Cultura, la prima
(sabato 20 novembre) come militante
accompagnatore dei fratelli Gang, Marino e
Sandro Severini; il 16 dicembre sarà
protagonista di un concerto tutto suo, con i
Mariposa, e con... Resistenza e amore.
Dario Quarta
Intervista ad Alberto Campo
Get Back!
Rock più ciclico o più in evoluzione?
Il rock come stile musicale è una categoria
da museo, nel senso che ha fatto il suo
tempo come esperienza stilistica, tanto
quanto aveva fatto il jazz spegnendosi col
free. Il rock ha terminato il suo ciclo vitale
con il 1977 a Londra. Quanto al rock come
esperienza di vita, è tutto un altro paio di
maniche in quanto il rock come definizione
rappresenta più uno stato d'animo che uno
stile musicale, dunque si può tradurre in
musiche che stilisticamente col rock non
hanno nulla a che fare, come l'esperienza
della techno nei rave e gli spazi illegali, con il
pubblico più protagonista rispetto ai dj,
oppure con l'hip hop originale come musica
di strada, cultura complessa da cui si sono
diramati non solo un suono ma uno stile di
arte visuale come la graphic art e uno stile di
danza che ha "inquinato" la danza
accademica come il body popping o
comunemente conosciuta breakdance.
Quale il capitolo più caro e quello scritto in
maniera più distaccata?
Il capitolo più caro senz'altro quello su John
Lennon, che è stata la riscoperta che ho
fatto scrivendolo. Mi ha sempre affascinato
la figura di Lennon, che non avevo mai
approfondito come meritava.
Addentrandomi nella sua vicenda umana,
politica, musicale, ho scoperto un uomo di
grandezza infinita, di intuizioni pazzesche.
Nel finale del capitolo racconto di questo
discorso, "speech" come dicono gli
americani, registrato dalla moglie prima che
lui morisse e trasmesso poi dalle radio di tutto
il mondo nel decennale della morte. Lennon
raccontava della pace e del modo in cui
trasmettere il virus della pace, e questo mi ha
fatto pensare a quanto si è fatto
semplicemente mostrando una bandiera
dalla finestra. L'attualità di Lennon è
spaventosa da questo punto di vista. Il
capitolo più distaccato...non saprei, forse
quello sull'hard rock, perché é una musica
che mi interessa poco, però è stato istruttivo
approfondire l'argomento.
Quale media ha prevalso nella tua ricerca:
memoria personale, libri, rete, racconti?
Senza dubbio la memoria personale, quello
che ho visto, non so, Bob Marley a Torino, il
punk a Londra, la techno a Berlino, l'aria che
ho respirato nei posti, la gente che ho visto, i
musicisti con cui ho avuto il piacere di
chiacchierare.
Hai trovato differenze di approccio con
l'editoria a sud?
Mi ha molto sorpreso e lusingato il fatto che
un editore importante, con una storia così
grande alle spalle, mi abbia chiesto un libro
così piccino, su un argomento diverso da
quelli che loro affrontano di solito. Ho trovato
audace la scelta di aprire questa collana
con un testo più rivolto ad un pubblico
giovanile, più spregiudicato dal punto di
vista dei contenuti e della grafica. Spero che
anche Laterza abbia tratto giovamento da
questa esperienza.
Esistono personaggi "superflui" nel testo?
Mah, ho cercato di raccontare persone che
avessero storie importanti. Gli U2?
Il libro segna un ciclo che si chiude anche
per l'autore?
Senz'altro sì. Sono 20 anni della mia vita in
duecento pagine: è tutto quello che sapevo
della musica, ho cercato di metterlo lì
dentro.
Fabio Striani
I 50 anni del rock
Galatina 30 Ottobre 2004
Come quando decidi di organizzare una cena
tra amici. Pensi a tutte le persone con cui ti
piacerebbe trascorrere una serata, quelle che
magari non vedi da tempo, altre che non
conosci abbastanza ma che sai che
nascondono piacevoli sorprese. Il giorno, la
data sono solo l'escamotage per riunirle, per
dare un senso all'occasione e chiamarla così
speciale. Così succedono le cose, quasi mai per
caso, spesso così belle che non te lo aspettavi. Il
30 ottobre a Galatina abbiamo festeggiato un
po' di compleanni importanti: il primo anno di
vita del Progetto Giovani, i cinquant'anni del
rock e le candeline di Grace di Jeff Buckley.
Born to Party troneggia ormai come slogan di
Coolclub che ha voluto con questo
appuntamento staccare la spina, sedersi in un
cortile e ascoltare parole e note in un clima
raccolto e intimo in cui le chitarre acustiche, i
racconti e le esperienze di chi vive per la musica
ci hanno ricordato ancora una volta come
questa faccia parte delle nostre vite, sia con noi
fin dalla nascita. Un'attitudine quella al party
come quella al Rock and roll sostenuta
nell'interessante incontro che ha aperto la
serata. Insieme sul palco a parlare di rock:
Alberto Campo, Giancarlo Susanna, Luisa
Cotardo e Niccolò Fabi. 50 anni di rock ma
sembra ieri, perché nonostante passino i
decenni il rock rimane nello spirito di chi lo ha
scoperto allora e di chi ragazzo gli si avvicina
oggi. Una musica il rock che per definizione
accompagna non i giovani in senso anagrafico
ma l'attitudine a esserlo. Da Elvis a Eminem,
Campo ha parlato del suo libro Get Back,
piccola guida alla storia del rock, e della sua
ricerca. Il rock allora non è più un genere ma un
modo di essere indipendentemente se questo si
esprima attraverso una chitarra elettrica o le
battute frenetiche della tecno. Filosofia della
musica se vogliamo o semplicemente
divagazioni intorno a cinque decenni della
nostra storia visti e analizzati attraverso la musica.
E le band e le canzoni, testimoniano il cambiare
del costume, della società, della politica. Fonte
di eterna giovinezza il rock o ostinata voglia di
non crescere? Semplicemente un codice
diretto, semplice e come tale dalla presa
rapida dall'impatto violento che lascia il segno.
Musica da sempre isolata, perché rumorosa,
musica nata nelle cantine (dice Niccolò Fabi) e
per questo underground, musica che ha
lanciato messaggi di protesta ma sempre e
comunque simbolo di ribellione, magari
semplicemente al silenzio.
E così tra citazioni colte, aneddoti di vite sui
palchi, in radio o nei giornali è come se
intorno al rock si facesse un giro, lo si
guardasse con tutti gli occhi possibili. Un
contributo video tratto da un live di Jeff
Buckley è il ponte tra le parole e i concerti.
Difficile un po' per tutti proseguire dopo aver
ascoltato la potenza e la liricità di un artista
come lui, tante le parole lasciate in sospeso
alla curiosità di chi ancora non lo conosce e
alla sete di chi lo ha amato e continua ad
ascoltarlo.
Primo a salire sul palco Tobia Lamare, solo lui
leader degli Psycho Sun a raccontare il suo
rock con una chitarra e la sua voce
passando dai Pixies a Barry White attraverso
Lou Reed e i Jesus and mary chain. A seguire
un bravissimo Creme che ha sventagliato
energicamente alcuni dei suoi brani
intervallati da un David Bowie da antologia
e una Paint in Black mascherata da ballad.
Attento e numeroso il pubblico comincia a
prendere dimestichezza con l'atmosfera
rilassata della serata, il cortile del Palazzo
della cultura di Galatina è pieno e
prendono posto sul palco i Bludinvidia al
completo che chiamano in causa i Beatles
eseguiti magistralmente sempre in chiave
acustica. Omaggio in musica a Jeff Buckley
di Elvis Carpinelli cantautore romano che ha
stregato i presenti con un intensissima
versione di Mojo pin, una cover di Tim padre
di Jeff e ha concluso con alcuni brani del
suo repertorio. Ultimo e attesissimo Niccolò
Fabi è stato accolto da una schiera di fan
arrivate da vicino e lontano e ha sorpreso i
più diffidenti. Chi pensava a lui come al
cantante che piace alle ragazzine, chi lo
ricordava per le hit radiofoniche e
l'esperienza sanremese ha dovuto
ricredersi. Tra cover e brani suoi Niccolò Fabi
ha dimostrato non solo una insospettata
energia ma anche uno spessore che ha
vestito di nuovo vecchie e nuove sue
canzoni. Con lui è finita una serata che sarà
bello ricordare, un'esperienza che dimostra
ancora una volta il bisogno di party
intelligenti in cui la musica è anche
occasione di fare cultura.
Osvaldo
Novità Libri
Mario Luzi
L'adorazione dei magi e dei pastori
Interlinea,
Un grande poeta, Mario Luzi, ripropone la
tradizione dei magi e dei pastori attraverso due
testi intensi, accostati a una delle più originali
rappresentazioni artistiche sull'adorazione,
quella di Pieter Brueghel il Vecchio, che riesce a
ridare umanità vera e corale all'evento. Un libro
con molti particolari d'arte a tutta pagina.
Rosetta Loy
Nero è l'albero dei ricordi, azzurra l'aria
Einaudi
Un romanzo della memoria, personale e
collettiva: Rosetta Loy ripercorre, attraverso la
storia di una famiglia della buona borghesia
italiana, e di coloro che ne entrano in vario
modo in contatto, gli anni che vanno dal 1941
agli anni Sessanta. L'andamento narrativo non è
rigorosamente lineare, anzi segue i ritmi del
ricordo più che quelli del tempo che scorre: così
si può ritornare ai tragici giorni di fine guerra
dopo aver tracciato, nelle vicende del
neoimprenditore Paolo, l'energico periodo del
boom economico degli anni Cinquanta.
Paolo Grugni
Let it be
Mondatori
Un detective-semiologo diventa consulente
della polizia di Milano. Ma poi decide di fuggire
in Brianza. Qui si imbatte in un serial killer che
come lui è pazzo dei Beatles. Abbey Road sarà
una pista decisiva.
David Rondall
Il Giornalista quasi perfetto
Laterza
Riccardo Gualdo Maria Vittoria Dell'Anna
La faconda repubblica
Manni Editore
Due case editrici pugliesi propongono nelle
ultime settimane due volumi utili per gli
appassionati di giornalismo e politica. La barese
Laterza pubblica, per la prima volta in Italia, Il
giornalista quasi perfetto di David Randall,
caporedattore dell'Independent e
collaboratore dell'Internazionale. Attraverso i
venti capitoli Rondall costruisce un vero e
proprio manuale di sopravvivenza per tutti i
giovani che si vogliono accostare al
giornalismo. Dalle tecniche di scrittura alla
deontologia professionale, dall'attacco alle
ricerche questo volume è veramente utile e
interessante. Rientra tra l'altro nella nuova
collana Contromano della casa barese della
quale fanno parte anche Milano non è Milano di
Aldo Nove (che abbiamo recensito un paio di
numeri fa) e Get Back di Alberto Campo
(troverete l'intervista al critico musicale in queste
stesse pagine). Altro tenore e altri referenti per La
faconda repubblica di Riccardo Gualdo e
Maria Vittoria Dell'Anna pubblicato dalla
salentina Manni. Attraverso un'antologia di 21
testi di politici e due capitoli introduttivi (il primo
sulla novità e la continuità della comunicazione
politica, il secondo sulla nuova retorica politica)
gli autori indagano sulla lingua dei protagonisti
della politica italiana da Scalfaro a Prodi
passando per D'Alema, Berlusconi, Emma
Bonino, Fini e molti altri. Un libro che interesserà
politici, giornalisti e linguisti.
Almudena Grandes
Troppo amore
Guanda 2004
Per non dimenticare
Claudia Ruggeri, sposa barocca
del suo inferno minore
“Il tre è un
numero dispari”,
“è un numero a
parte”, “è un
numero pari”. “Il
tre, però non è
mai stato un
numero”. Il tre
sono tre persone
insieme, sono
una sola persona
con tre corpi, tre
teste, tre paia di
braccia e di
gambe. Il tre è un
trio, il tre è due
più uno, e anche
se non lo sa, e
anche se è
all'inizio o alla
fine, l'uno è
sempre di troppo. E “Troppo amore” è il titolo
dell'ultimo libro di Almudena Grandes, nota
soprattutto per “Le età di Lulù”, romanzo
erotico con cui esordì nell'89 e da cui Bigas
Luna trasse il film con Francesca Neri. Troppo
amore, però, non vuole essere un libro erotico
“non mi interessavano gli aspetti erotici della
vicenda, ma quelli umani” afferma la
scrittrice ma piuttosto una storia di eccessi.
“Era troppo amore. Troppo grande, troppo
complicato, troppo confuso, e azzardato e
fecondo e doloroso” pensa Josè,
protagonista, insieme a Marcos e a Jaime, del
romanzo. L'amore può essere un eccesso, il
tre è un eccesso, in cui ci si può adattare
perfettamente, fino a farne il proprio
equilibrio, traballante, inconsueto, fatale.
L'amore è un castello di carta in cui ci si
rinchiude. E il mondo, fuori. “Encerramos en
castillos de cartón” recitava la canzoncina
popolare che risuonava dappertutto nella
Madrid anni 80 in cui è ambientata la storia, la
Madrid della movida e della speranza.
“Encerramos en castillos de cartón”
cantavano Josè Jaime e Marcos, facendo di
esso la loro fragile fortezza, l'equazione
perfetta dei loro corpi dispari. Castillos de
cartón è il titolo originale del libro, scelto
dall'autrice spagnola ma cambiato in
traduzione dall'editore italiano. Troppo
amore, nato al principio come un insieme di
racconti dedicati a figure di protagonisti
adolescenti, è divenuto poi un romanzo a sé,
una storia compatta, intensa, seducente. La
storia di tre ventenni, della loro profonda
vena artistica, del loro profondo “inesperto,
casuale, innocente, amore”, delle loro
profonde ambizioni.
Ma è anche la storia di una Spagna giovane e
libera, di una Madrid bella e viva.
È in una mattinata come tante la telefonata
improvvisa di una voce mai dimenticata a
riaccendere la memoria di Josè ormai adulta,
il ricordo di “un'altra vita, migliore e vera, di un
letto grande, un balcone soleggiato, l'odore
dell'acquaragia e di tre corpi sudati, il fumo, il
rumore dei baci, delle risate”. Il ricordo del
paradiso.
Valentina
Otto anni sono passati dal “folle volo” che ha
portato via per sempre una delle voci più
originali della poesia salentina del
Novecento. Claudia Ruggeri, morta suicida
all'età di 29 anni, lanciandosi nel vuoto dal
balcone della sua casa leccese, è autrice di
un unico poemetto edito, Inferno minore,
pubblicato per intero sul numero 39-40 del
dicembre 1996 del giornale di poesia
“L'Incantiere”, diretto da Walter Vergallo, di
un poema inedito )e pagine del travaso e di
altre poesie mai pubblicate. A distanza di
molti anni, l'interessamento alla poesia della
Ruggeri
da parte di alcuni critici che
operano a Roma, Mario Desiati, redattore di
Nuovi Argomenti, Andrea Cortellessa e
Mauro Martini, collaboratori di Alias, allegato
culturale del Manifesto, è una nota che lascia
uno spiraglio per una sua necessaria
rivalutazione critica. Non si può negare un
certo rammarico per il disinteresse della
critica accademica nostrana, la quale non è
ancora andata oltre gli studi relativi a Vittorio
Bodini, che è morto nel 1970, ma negli ultimi
trent'anni di buona scrittura sotto le nostre
spesse lenti ne è passata (Salvatore Toma,
Antonio Verri e la stessa Ruggeri, appunto).
Una laconica giustificazione può attribuirsi
alla complessità della poesia di Claudia
Ruggeri. Ha scritto Desiati, in un sua riflessione
critica sulla poetessa leccese: “Claudia
Ruggeri scriveva divinamente. La sua poesia
ricca di arrovellamenti lessicali, di figure
estreme (il matto in primis), è una piccola
epifania postmoderna, dove echeggia una
semantica inconsueta che mischia parole di
origine trobadorica, iperletteraria, dialettale,
straniera, aulica, ma anche quotidiana.
Claudia Ruggeri ha inventato una sorta di
nuovo barocco, ma senza la sua
decadenza.” Eccone, allora, un breve
assaggio, tratto dall'Inferno minore,
poemetto dedicato a Franco Fortini, poeta
stimato dalla Ruggeri, ma lontano anni luce
dalla poesia neobarocca della stessa:
“cavami da le piume gli insulti lo sfrenìo / la
velocità indifferenziata che era danza / o
salto, che ormai non muove semplicemente /
mi rende probabile; la memoria finta da usare
/ come un nome, questa memoria insomma
divina / indifferente di un calcio e di ossa, di
un debole / dèmone mosso a pena a cerchio
(leggero leggero / lo spirito ragazzino, e ciò
sottile sottile / indistinto, destinato): Dedico a
Te questa morte / padula ché sei l'Arteficiere
- ; impiegane / la festa, se pure alza l'Avverso,
lo cattura”. Questo è il lamento dell'Uccello
colpito, uno dei lamenti che strutturano
l'Inferno minore, un poetare tutto sciolto dagli
schemi il suo, opera folgorante nella sua
novità, che richiede una particolare
attenzione da parte del lettore, ma che
ammalia, s'inarca, t'imprigiona nella sua
spirale di sensi “forti”, folgoranti anche nelle
sue proiezioni profetiche: “Del Traghettatore:
e volli / il “folle volo” cieca sicura tutta / Volli la
fine delle streghe volli // Il chiarore di chi ha
gettato gli arnesi / Di memoria di chi sfilò il suo
manto / poggiò per sempre il Libro…” Questo
testo è tratto dalla plaquette poetica
SalentoPoesia '95. Per chi volesse leggere
l'Inferno minore, è disponibile una copia
dell'Incantiere che tutto lo contiene
nell'emeroteca dell'ateneo leccese. Un
primo approccio con la sua poesia, sicuro
che in un prossimo futuro sentiremo
degnamente parlare della scrittura
accecante di Claudia Ruggeri.
Rossano Astremo
Marek Van Der Yagt
Gstaad 95/98
Instar libri
Un giorno di settembre sono entrato nella
libreria Icaro fiducioso finalmente di
acquistare un paio di titoli come mi
ripromettevo di fare da tempo. Vi scrivo
sul secondo che ho letto, del quale,
peraltro, non è stato facile entrare in
possesso visto che la sua traduzione in
italiano è datata settembre 2004 ma,
come direbbe il protagonista, ”ho scosso
l'albero delle virtù” e alla fine eccolo tra le
mie mani. Sul primo? Forse, un'altra volta.
Ho iniziato a leggerlo solo quando ero
sicuro di poterlo finire senza interruzioni
violente o quasi e lo ammetto sono
partito con una certa aspettativa:
doveva piacermi e non capita spesso…e
mi è piaciuto e, se è possibile, capita
ancora meno.
L'introvabile autore Marek Van Der Yagt,
che altro non dovrebbe essere se non lo
pseudonimo di Arnon Grunberg, dà voce
al protagonista del romanzo, François
Lepeltier, che racconta il suo lungo
percorso di peccati commessi spesso
insieme alla madre e iniziati con la sua
nascita, definita “il mio primo peccato
necessario” e proseguiti via via nelle varie
città in cui, con identità sempre diverse,
questa simbiotica e complice coppia si
spostava.
Van Der Yagt (Grunberg) scrive un libro
pervaso da una drammatica comicità e
ne fa la compagna ideale di una
malinconia impermeabile e profonda per
raccontare le esperienze del
protagonista, la cui vita assume via via
una parvenza di normalità finché, tanti
nomi e tanti posti dopo, nella sua ultima
tappa, non incontra il suo ultimo peccato
quello “che rende superflui tutti gli altri.
Scarpe bianche, coperte di cavallo,
bagnoschiuma, le montagne, la
Wispillenstrasse, gli occhi della bambina,
un'ultima carezza”.
Tesse una storia difficile, una storia
dell'amore, di un amore rubato, pazzo,
sincero e malato di persone malate uscite
da quel circo che è la vita e
probabilmente non tutte troppo lontane
da quelle “comuni”. Sceglie una forma
semplice e ben costruita che si giova di
una particolare maestria nella
descrizione, mai prolissa, dei personaggi
che rivelano la loro macabra e
tragicomica “umanità” tramite le loro
azioni, i gesti, i dialoghi anche se rapidi,
preferendola, per fortuna, alle ormai
frequenti pagine dense di inutili dettagli
scabrosi e regalando, invece, alcuni passi
di indubbia bellezza.
Il sottofondo è la ricerca, perenne, della
propria natura anche se questa dovesse
essere fottutamente animalesca e il farlo
senza troppa paura per il futuro ma
soprattutto senza preoccupazioni per il
presente. La consapevolezza nello
scoprire il proprio essere e scegliere di
cavalcarlo sempre e comunque: così un
peccatore come François Lepeltier che
ha iniziato la sua vita con un peccato
rivendica la sua natura sublimando la sua
esistenza nel peccato che rende superflui
tutti gli altri. È l'avventura ciò che più ci
avvicina a noi stessi in qualunque forma si
scelga di accoglierla.
Alla fine si riflette un attimo sul fatto che
questo ex bambino difficile, culattone,
sverginatore di ragazzine adolescenti (no
comment), pederasta, non si riesca ad
odiare e che anzi susciti una certa
simpatia. Un attimo, non fraintendete,
questa è solo la recensione di un libro, non
siamo certo in un tribunale, quella
sarebbe tutta, o quasi tutta, un'altra
storia.
Ma insomma che dire, la storia va e il libro
è scritto bene.
In un certo qual modo François Lepeltier
ha ragione, alle persone non bisogna
dare aiuto ma solo sorveglianza. Nulla
crea più dipendenza dell'aiuto e François
Lepeltier lo sapeva e né lo dava né lo
chiedeva anzi non chiedeva niente,
riceveva solo pietà dal mondo che era
buono perché non era mai troppo
cattivo.
“Ognuno di noi dovrebbe essere
sorvegliato o sorvegliare qualcuno per
non rischiare che vada via, vada via dalla
vita”
Nicola Baglivi
Valerio Varesi
L'affittacamere
Frassinelli - 2004
Per le persone sole il
Natale, come tutte le
feste, acuisce il senso
di solitudine e
provoca fastidio nel
vedere gli altri presi
dalla gioia dei
festeggiamenti; il
commissario Soneri si
sente solo da quando
sua moglie è morta
prematuramente ma
non sa che questo
non sarà un Natale
come gli altri. Ghitta
Tagliavini, l'anziana
titolare di una pensione nel centro storico
di Parma, viene trovata assassinata nel suo
appartamento; Soneri è incaricato delle
indagini ma non è entusiasta perché ciò lo
spinge a ripercorrere una parte dolorosa
del suo passato. Proprio in quella pensione,
ai tempi dell'università, aveva conosciuto
sua moglie Ada. L'inchiesta va avanti e il
commissario è sempre più amareggiato,
presto si rende conto che Ghitta non era
quella placida vecchietta che ricordava:
era invece una donna senza scrupoli alla
disperata quanto improbabile rivalsa sui
suoi compaesani, che odiava. Aveva
trasformato la sua pensione in un albergo
a ore frequentato dai notabili della città,
praticava aborti clandestini e con un
attività di 'medicona' aveva raggirato
molta gente del suo paese. Anche Ada,
scoprirà poi, aveva avuto rapporti con lei.
Molte persone sono coinvolte, hanno tutti
un movente plausibile ma il colpevole ha
agito per il motivo più antico del mondo.
Soneri si muove per le case e tra le strade di
una città che non riconosce più.
Ricostruisce con pazienza la doppia vita di
Ghitta, districandosi tra le mezze verità di
un sacerdote e i suggerimenti di un
barbone e quando arriva faticosamente
alla soluzione dell'indagine non è molto
soddisfatto: si è dovuto ricredere sul suo
passato, sui suoi affetti più profondi
facendo luce su vicende poco chiare che
per anni aveva preferito lasciare
nell'ombra. “Un ottimo giallo” in cui al
crescendo della suspense si aggiunge una
profonda analisi psicologica dei
personaggi che evidenzia l'impietosa
azione del tempo sui sogni, le speranze e le
illusioni della gioventù.
Bubu
Il film documentario alla conquista del grande
schermo
Novità Film
di Michele Pierri
The Manchurian Candidate di Jonathan Demme
La vita del reduce della guerra del Golfo Ben Marco è un alternarsi di incubi,
brutti ricordi, fobie, di cui è difficile capire l?origine. Scoprirà di essere la vittima
predestinata di oscuri giochi di potere di chi mira ad assumere il controllo della
Presidenza degli Stati Uniti
Nicotina di Hugo Rodríguez
L'azione si svolge in tempo reale tra le 21,17 e le 22,50 di un lunedì o martedì
d'autunno. Lolo è un hacker esperto che riesce a infiltrarsi in qualsivoglia
computer, ma un giorno commette un errore. Scoppia così il caos a Città
del Messico, le strade della città diventano un surreale campo di battaglia
dove una donna, una gangster, un mafioso russo, una parrucchiera e una
farmacista s'incontrano, si scontrano, si spiano e si sparano per trovare 20
diamanti scomparsi...
Exorcist: The Beginning di Renny Harlin
Padre Merrin, giovane missionario in Africa, si scontra per la prima volta con
le forze del male rappresentate dal demone Pazuzu che ha preso possesso
di un ragazzo.
Camminando sull'acqua di Eytan Fox
Eyal lavora come agente speciale per il Mossad, e viene incaricato di
scovare l'ex ufficiale nazista Alfred Himmelmann. Eyal, è certo che
Himmelmann sia morto, ma avrà modo di conoscere suo nipote Axel,
omosessuale, e di mettere in discussione la sua omofobia...
Tredici a tavola di Enrico Oldoini
Estate 1964, una famiglia si riunisce in una casa di campagna, e tra di loro
nascono malintesi, amori, tradimenti, gelosie…
Sky Captain and the World of Tomorrow di Kerry Conran
La giornalista Polly Perkins viene salvata dal suo fidanzato, Captain Sky,
quando la città di New York viene invasa da una moltitudine di robot e
macchine volanti. I due si ritroveranno sulla fortezza volante capitanata da
Frankie, una ex fiamma di Captain Sky...
L'inventore di favole di Billy Ray
La vera storia del giornalista Stephen Glass che grazie ad una serie di articoli
copiati o fasulli ascese nell'olimpo dei grandi giornalisti, per poi cadere
inevitabilmente una volta scoperto l'inganno
The Agronomist di Jonathan Demme
La storia del giornalista Jean Dominique, fondatore e direttore di Radio Haiti
Inter, prima radio indipendente di Haiti, che ha combattuto per la libertà e i
diritti civili di Haiti per quarant'anni. Dominique è stato ucciso nel 2000
proprio davanti alla sede della sua radio, di cui la vedova Michele Montas
ha annunciato la chiusura tre anni dopo, per minacce.
L'uomo senza sonno di Brad Anderson
Trevor Reznik non riesce a dormire esattamente da un anno. La mancanza
di riposo, apparentemente inspiegabile, lo sta deteriorando sia
mentalmente che fisicamente ogni giorno di più. Il suo aspetto diventato
sempre più spettrale, fa sì che i colleghi di lavoro dapprima lo evitino e, in
seguito a un incidente che quasi uccide un collega, inizino a fare di tutto
perché lui non sia mai esistito. E? un complotto per farlo definitivamente
uscire di senno, oppure Trevor ormai è incapace di distinguere la realtà
dalla finzione ? Arrivato ormai al limite, inizia a mettere insieme gli indizi che
hanno trasformato la sua vita in un incubo ad occhi aperti, ma più si
avvicina alla verità e più il quadro che ne esce risulta terrificante...
Alien Vs. Predator di Paul W.S. Anderson
Antartide: un gruppo di uomini trasporta delle uova extraterrestri nel
continente ghiacciato per cercare di attirare in trappola gli alieni. Le cose
non andranno secondo i piani e gli umani si ritroveranno nel bel mezzo
della rissa tra due terribili specie aliene.
La tela dell'assassino di Philip Kaufman
Jessica, figlia di un serial killer, è diventata agente di polizia. Lavorando su
un caso di omicidio, si ritrova al centro della sua stessa indagine: i suoi ex
amanti cominciano ad essere assassinati uno ad uno...
Exils di Tony Gatlif
Zano e la sua compagna Naima decidono di intraprendere un viaggio
attraverso Francia e Spagna, fino a raggiungere l'Algeria, per conoscere il
luogo che i loro antenati hanno dovuto abbandonare. Migliore regia al
Festival di Cannes.
L'effetto Farenhait 9/11 di Michel Moore si è fatto sentire. A Bologna, dove dal
21 al 24 Ottobre si sono svolti gli “Stati generali del documentario italiano”
organizzati dall'Associazione DOC/IT, ci si è chiesti a lungo se questa fosse
un'alba foriera di una nuova stagione. Per la prima volta un film documentario
arriva nelle sale e diventa subito campione d'incassi. Ma non è il solo, perché
un altro documentario (sempre americano) “The Corporation” di J.Abbot &
M. Achbar tenta di bissare il successo di Moore. Cosa succede? Vedendo
questi due film ci si rende subito conto che hanno lo stile dell'inchiesta più
televisiva che cinematografica e sono film di denuncia sociale: gli intrighi
dell'establishment americano di Bush nella guerra
irachena il primo; il potere smisurato e distruttivo
delle multinazionali (viste come un male
necessario) in un mercato globalizzato il secondo.
Ma allora perché queste opere lasciano il piccolo
schermo per approdare a quello più grande delle
sale? Una prima risposta potrebbe essere data dal
fatto che i palinsesti televisivi oramai sono
inzeppati di programmi soporiferi e tranquillizanti
tanto da rifiutare film che prospettano una visione
più critica della società. Ma questa visione
potrebbe risultare riduttiva.
In Italia usciranno a breve una serie di film
documentari che non hanno questo approccio.
Parlo di una serie di film che vedremo presto nelle
sale: “Come rovinammo il cinema italiano” di Ciprì
e Maresco: un omaggio alla carriera di Franchi e
Ingrassia, “Craj” di Davide Marengo: protagonista
Teresa De Sio che guida lo spettatore nella ricerca
delle radici della musica popolare pugliese, “A
scuola” di Leonardo di Costanzo: la vita di una
classe registrata da una piccola telecamera;
“L'esplosione” di Giovanni Piperno: storia di un esperto in demolizione di edifici
che si trova alle prese con gli inquilini che ancora vi abitano dentro; per non
dimenticare il salentino “Italian Sud Est” della scorsa stagione. E tutti distribuiti
dai migliori marchi: Fandango, Pablo, Lucky Red, BIM. Allora come mai il
documentario, da sempre relegato a fratello minore del più grande cinema
di fiction o ad intermezzo (si ricordi Entr'Act di Renè Clair, 1924) interessa il
pubblico pagante? Cosa è successo dagli anni '60 quando lo Stato
consentiva lo sgravio fiscale agli esercenti per invogliarli a proiettare
documentari in sala (ahimè si vedeva di tutto e per la maggior parte erano di
scarsa qualità) ad oggi? È cambiato lo stile di fare cinema documentario o
son cambiati i gusti del pubblico? Cosa spinge case di distribuzione affermate
a buttarsi nella mischia richiando in questo genere che finora si poteva
vedere solo in TV? (anche se in ore profondamente notturne).
A me sembra che lo stile narrativo del documentario non sia cambiato poi
molto perché a ben guardare il cinema documentario sin dalle sue origini non
ha avuto mai una forma strettamente documentaria. Il cosidetto docu-fiction
(l'appellativo fu coniato per il film di Flaherty: Moana (Tit. it: L'ultimo Eden, 1926)
inseriva, per dare maggiore forza espressiva al racconto, scene ricostruite dal
regista: le persone divenivano personaggi e perciò, in un certo senso, attori.
Ma al di là delle definizioni e degli schemi teorici a me sembra che il cinema sia
un fenomeno unico a prescindere dalla forma con cui si esprime: esso mostra
ciò che non è alla portata di tutti e attrae il suo pubblico con la capacità di
mostrare cose che nella vita quotidiana (intendendo oramai per quotidiano
anche ciò che passa in TV) non si potrebbero vedere: l'inaspettato, il sogno,
l'emozione! Ma può anche porre un evento sotto una lente d'ingrandimento,
e quindi amplificare avvenimenti che ci passano sotto gli occhi tutti i giorni ma
delle quali non ci accorgiamo perché non prestiamo attenzione e il cinema ci
spinge a farlo.
Allora questa rinascita del documentario che tenta di riconquistare le sale
entrando dalla porta principale se avrà tutte queste caratteristiche è cinema
a tutti gli effetti e conquisterà il suo pubblico (per ora ha solo quello colto) alla
stessa maniera del film di fiction. L'interesse per questo genere di cinema è
confermato in tutto il mondo. In Europa da mese di Novembre nove paesi
della Comunità daranno vita a EDZ (European Docu Zone) con duecento sale
distribuite in nove nazioni e il finanziamento di Media Plus di sette milioni di euro
stanziati per tre anni. Sarà finanziato anche l'adeguamento delle sale per
poter proiettare in video. Varie province italiane attraverso il Film Found (Fondi
per il cinema) si attrezzano per promuovere il loro territorio con stanziamenti di
risorse finanziarie per la produzione di film che lo possano rivalutare. La
speranza è che non si faccia più distinzione tra cinema di fiction e cinema
documentario (cosa che persiste nella proposta della nuova Legge sul
cinema a firma Urbani)
perché raccontare storie
attraverso questo mezzo non
può essere limitato alla
scelta di un genere ma è un
fatto di comunicazione tout
court per una maggiore
consapevolezza in grado di
innescare processi di
crescita culturale della
società.
Giuliano Capani
docente di Storia a critica del
Cinema DAMS-Salento Università
di Lecce
La fumosa memoria di Ippolito
Chiarello
Dal basso Salento a Ginosa in provincia di
Taranto per raccogliere e lavorare il
tabacco. Il fumo dei contadini di un tempo
che si unisce e si confonde con il fumo di
quattro musicisti rock di oggi. Ippolito
Chiarello, per anni attore simbolo della
Compagnia Koreja, si lancia nella sua
prima vera esperienza da regista con un
cortometraggio che si chiama
semplicemente Fumo. Con lui, che firma
anche il soggetto e la sceneggiatura
scritta a più mani con Tommaso Didimo,
sono anime di questo progetto
cinematografico la produttrice Silene
Mosticchio della Prometeo Video, Marta
Vignola e Gianni De Blasi (aiuto regista)
che hanno messo insieme una troupe di
professionisti capeggiati dal direttore della
fotografia Alessio Valori e che si è formata
con un lungo lavoro sul campo nel cinema
indipendente. Un corto girato (l'ultima
settimana di ottobre) in digitale con
tecnica cinematografica grazie al sistema
P+S tecnique che permette l'utilizzo di
ottiche cinematografiche 35mm. I
protagonisti del racconto sono gli
PsychoSun (è inutile negare che sono
anche anima di CoolClub) che presto
usciranno con un nuovo cd. Ippolito
Chiarello (ora impegnato nel montaggio)
ha voluto raccontare in maniera sognante
e romantica la sua infanzia, la sua
esperienza nella masseria di Ginosa dove
la sua famiglia si trasferiva per lavorare
ogni estate.
Qual è il tuo rapporto con la memoria?
Io mi definisco un "malinconico felice". Mi
cullo nei ricordi e trovo nutrimento nei
"fumi" di quello che mi ha attraversato per
scrivere ogni giorno la mia vita. È una bella
frase, forse un po' confezionata, ma
definisce in sintesi le mille parole che potrei
dire.
Cosa tenti di raccontare in Fumo?
Mi sono accorto che vivevo troppo il mio
presente e trovando per caso foto vecchie
della mia famiglia ho sentito che dentro di
me era inespresso un passato di lavoro.
Figli, tanti figli (mia madre ha 10 fratelli, mio
padre 9), serate di racconti e luna piena.
Forse ho capito che il mio mestiere di
attore, regista e scrittore “in nuce”, nasce
da quelle esperienze e vorrei raccontarle
per scoprirmi di più.
Perché hai voluto affiancare alla vita
contadina da "fimmine fimmine" la musica
punk-rock invece della solita pizzica?
Perché se la pizzica è la musica che
nasceva in quei filari di tabacco, il punkrock salentino degli Pyschosun nasce da
giovani che vivono in questa terra ora e
che in qualche modo trova nutrimento
anche da quel passato. È un giusto
contrasto per rileggere senza
compiacimento una storia salentina.
Fumo più che un corto è un "trailer" per un
lungometraggio. Credi molto in questo
progetto?
Credo molto nel progetto "Fumo" e nei suoi
sviluppi. C'è un grande sforzo produttivo e
di promozione nel tentativo di realizzare un
prodotto che non sia fine a se stesso. Sto
già lavorando sul soggetto e la
sceneggiatura del film e incrociamo le
dita.
Pierpaolo
The Village
M. Night Shyamalan
I.Chiarello e S. Mosticchio sul set di Fumo
Mobbing Mi piace lavorare
Francesca Comencini
Un giorno mi arriva una mail cumulativa di
un amico che suggeriva a tutti la visione di
Mobbing, Mi piace lavorare di Francesca
Comencini. La mia curiosità mi spinge la
sera stessa a cercare il dvd. Lo affitto,
trasferisco tv e lettore in camera da letto e
mi metto a vedere il film. La storia racconta
bene e con intensità dei soprusi psicologici
perpetrati ai danni di una dipendente
(Nicoletta Braschi) dai nuovi dirigenti
dell'azienda in cui lavora da anni e dai
colleghi. Pian piano le vengono sottratte le
mansioni, la scrivania, l'ufficio, la sua stessa
credibilità e le vengono proposte nuove
incombenze sempre più inutili e
degradanti. Anna vive però tutta la
situazione subendo in silenzio, rischiando la
depressione e scaricando le proprie
tensioni sulla figlia con la quale vive. La
Comencini gira quasi un documentario
(alcune riprese sembrano amatoriali e
proprio per questo danno vigore e forza
alla narrazione) con attori non
professionisti che recitano la propria vita
(operai, magazzinieri, impiegate e
impiegati, dirigenti). Un film che mi sento di
consigliare (soprattutto a chi ha qualche
problema sul lavoro) anche se ho qualche
dubbio sulla fine ma non posso andare
oltre altrimenti racconterei tutto e il lettore
mi odierebbe.
Pierpaolo
In un villaggio dell'America del Nord la vita
scorre tranquilla e una piccola comunità
vive isolata dal mondo, circondata da una
vegetazione popolata da misteriose
creature. Con esse gli abitanti hanno
stretto un patto: nessuno deve entrare nei
boschi e loro non attaccheranno la
popolazione. Atmosfere lugubri e cariche
di attesa e tensione caratterizzano l'ormai
quinto lungometraggio di M. Night
Shyamalan, impostosi all'attenzione
generale con "Il sesto senso" (1999) e mai
più capace di ripetere l'exploit che tanto lo
ha pubblicizzato. Infatti gran parte del
successo risiede soprattutto in un gruppo di
attori capaci di restituirci in maniera
perfetta le sensazioni di ignoto e di
claustrofobia che pervadono il film, oltre
ad una fotografia eccezionale, cosa
abbastanza consueta quando si ha a che
fare con Roger Deakins. Intendiamoci,
"The Village" non è affatto male, ma ormai
il copione al quale ci ha abituato il regista
indiano è fin troppo abusato e l' asse realtà
apparente-colpo di scena finale ha fatto il
suo tempo, tanto più che Shyamalan ha
tecnica e qualità da vendere che così
sembrano sprecate. Se a questo
aggiungiamo un illusorio battage
pubblicitario da horror che
evidentemente non è, si fa presto a capire
come mai non abbia rispettato in pieno le
attese. Tornando al film, la valenza di esso,
se esiste, risiede nell' analisi di due temi
piuttosto attuali come la paura di ciò che
non si conosce e il potere di gestire la
paura degli altri, situazioni non facili da
rappresentare eppure ben dosate e
riuscite. Niente di personale ma in
definitiva pare che il cineasta questa volta
abbia un po troppo alzato il tiro e come si
sa, non sempre è facile centrare il
bersaglio. Ma ci saranno altre occasioni e
sono sicuro che Shyamalan, prima di
deluderci ancora, ci penserà due volte.
Michele Pierri
appuntamenti
Un mese di incontri pensando all'Aids
Il freddo è arrivato improvviso senza preannunciare nulla. Dalle
passeggiate in vespa verso il mare ancora calmo (e per i più arditi
nuotatori) caldo si è passati in un batter d'occhio ai maglioni di
lana, alle scarpe pesanti, agli ombrelli scassati. Novembre vola con
il vino novello in corpo ma assicura ancora qualche concerto e
qualche spettacolo interessante (passano da Lecce anche gli
epurati Paolo Rossi e Sabina Guzzanti). Gli aggiornamenti come al
solito saranno sul nostro sito sul quale troverete (a breve) molte
molte novità che contraddistingueranno anche il prossimo numero
di CoolClub.it. Almeno così speriamo, auspicando che tutto vada
come vogliamo. In attesa delle colorate novità vi segnaliamo un
appuntamento che si ripropone ogni anno. Il 1 dicembre è la
giornata mondiale contro l'Aids. La Lila (Lega Italiana per la Lotta
all'Aids) di Lecce coordinata da Paola Maggiore e Simona
Cleopazzo organizza per mercoledì 8 dicembre un concerto di
sensibilizzazione. Ospite dell'Istanbul Cafè di Squinzano sarà Nabil
(testimonial l'anno scorso con Cesare Dell'Anna e Alessandro
Coppola del calendario Lila) con il suo nuovo progetto tra musica e
poesia. Dopo l'allarmismo degli anni '80 e '90 l'Aids sembra una
malattia dimenticata. In tv si parla pochissimo di cure e
prevenzione. Eppure al momento attuale l'unico modo per non
contrarre il virus è la prevenzione. A rischio infatti non sono solo
tossicodipendenti e omosessuali (come troppo spesso si sente
ancora dire). Tutti possono contrarre il virus. Non abbassate la
guardia. Bisogna usare il preservativo. Ma questo sappiamo che
già lo sapete (e lo fate). Buon divertimento.
Ogni mercoledì
Caffè Letterario Lecce
Sound & Vision for the club
“Sound e Vision for the club” è il mercoledì del Caffè Letterario.
Ogni settimana a partire dalle 22:00 in via Paladini a Lecce una
serata che fa bene ai sensi. I cangianti allestimenti visivi del Caffè
letterario si incontrano con le selezioni dei dj che si susseguono
settimana dopo settimana. Quattro mercoledì all'insegna della
musica e delle nuove mostre.
Venerdì 19/ Sabato 20 novembre
Teatro Kismet - Bari
Ludovico Einaudi
Doppio appuntamento a Bari con la musica
di Ludovico Einaudi. Il pianista presenta al
Teatro Kismet i brani del nuovo disco Una
mattina (Decca/Universal). I biglietti sono in
prevendita al Box Office c/o La Feltrinelli Libri
e Musica tel. 080 524.04.64 al costo di 18 euro
+ prevendita.
Giovedì 18 novembre
Planet - Lequile
Jack Daniel's Live Tour
Tre band salentine si incontrano sullo stesso palco per questo
concerto gratuito. Al Planet di Lequile di scena Granma,
Negramaro e Sud Sound System in un interessante incrocio di rock
italiano e reggae. Si attendono i numeri del grande concerto.
Sabato 20 novembre
Saletta della Cultura Novoli
The Gang (duo acustico)
Sul palco della Saletta della Cultura
di Novoli saliranno i fratelli Marino e
Sandro Severini che da vent'anni a
questa parte, costituiscono il nucleo
alla fonte delle canzoni di uno dei più
importanti gruppi rock d'Italia, The
Gang. A loro si unirà Alessio Lega
moderno cantastorie anarchico e
sentimentale che ha conquistato la
Targa Tenco come miglior
esordiente con l'album “Resistenza e
amore”, registrato con i Mariposa, e
che tornerà alla Saletta con il suo concerto il 18 dicembre. Ingresso
10 euro e comprende un buffet di prodotti tipici. Inizio ore 21.30. La
Saletta è in via Matilde 7. Info 347 0414709 [email protected]
Sabato 20 novembre
Istanbul cafè Squinzano
Ska in town - Combat
Ancora un nuovo sabato all'Istanbul Cafè, una nuova festa per il
locale alternativo salentino. Dall'unione di due feste nasce Ska
Combat, una miscela esplosiva di generi musicali per una serata
dal divertimento doppio. Inizio fissato per le 23.00.
Sabato 20 novembre
Politeama Greco Lecce
Reperto Raiot di Sabina Guzzanti
La censura della Rai dell'era Berlusconi ha colpito e cancellato
Raiot. Per questo motivo Sabina Guzzanti propone nei teatri d'Italia
questo spettacolo scritto con Carlo Gabardini e Curzio Maltese.
L'appuntamento è al Politeama Greco di Lecce. Inizio ore 21.00.
Info Clinica dell'accendino 0832.332624
Dal 20 al 22 novembre
Astragali / Fondo Verri Lecce
Presidi del libro
Con tre incontri dedicati alla poesia, alla scrittura creativa, e alle
forme di comunicazione contemporanea della ricerca poetica
ritorna all'attività il Presidio del Libro di Lecce coordinato dal Fondo
Verri che vede insieme la Libreria Icaro, la rivista letteraria Vertigine
e il portale web Musicaos. Titolo tematico del presidio è “La poesia si
stia povera!”. Sabato 20 novembre, (presso il Teatro Astragali) la
nuova oralità e gli slam di poesia con Lello Voce. Domenica 21
novembre, (presso il Fondo Verri) la discussione sarà dedicata alle
forme della nuova scrittura sulla rete con Loredana Lipperini
giornalista e scrittrice, curatrice per Einaudi Stile Libero
dell'antologia La notte dei blogger. Lunedì 22 novembre, (sempre
presso il Fondo Verri) tema saranno le nuove forme di narrazione
con Nicola Lagioia che presenta il suo Occidente per principianti
(Einaudi) un «road movie», incalzante come una caccia all'uomo.
Venerdì 26 novembre, (presso la libreria Icaro) per uno sguardo
d'insieme sulle forme di scrittura contemporanea incontro con
Michele Trecca curatore per la casa editrice barese Palomar della
collana cromosoma Y presenta un antologia critica delle andature
narrative in atto nella nostra contemporaneità. Info: Mauro Marino
333 3841113 0832 304522
Mercoledì 24 novembre
Teatro Politeama Greco Lecce
Chisciotte e gli invincibili
Erri De Luca, Gianmaria Testa e Gabriele
Mirabassi sono i protagonisti dello spettacolo
“Chischiotte e gli invincibili” che andrà in scena
al Politeama Greco di Lecce. Sipario ore 20.45
Venerdì 26 novembre - ore 22:30
Istanbul Cafè Squinzano
Testext e Belintesta
Nuovo appuntamento con la musica dal vivo
all'Istanbul Cafè di Squinzano. Sul palco i salentini Belintesta e
direttamente da Roma la band melodicore esistenziale dei Testext
che presenterà i brani del secondo cd “I Padroni di Babele”, una
miscela esplosiva di hardcore, metal e melodie, che fin dall'esordio
live ha goduto di un successo inaspettato nella capitale. Inizio
fissato per le 22.30. Ingresso con consumazione.
Sabato 27 novembre
Istanbul cafè Squinzano
Technolab
Il sabato alternativo dell'Istanbul cafè si vive ai ritmi tecno ed
electro. In consolle dj Kosmik. Ingresso con consumazione. Inizio
fissato per le 23.00.
Sabato 27 novembre
Cantieri Koreja Lecce
Moleskine Ballads
La rassegna Strade Maestre ospita il nuovo progetto di Luca Morino,
cantante e compositore dei Mau Mau, che prende le mosse da
una pubblicazione edita da Piccola Biblioteca Oscar Mondadori.
L'operazione Mistic Turistic, ora, arricchisce il suo sapore
multimediale: dopo libro, sito web e cd (Mistic Turistic/Moleskine
Ballads) ecco anche una performance che contiene readings,
musica e videoanimazioni, rigorosamente live. Ingresso € 7,00. Info:
0832.242000 - [email protected]
Lunedì 29/martedì 30 novembre
Teatro Politeama Greco Lecce
Il signor Rossi contro l'impero del male
Torna nel Salento uno dei comici più impegnati e
politicamente scorretti del panorama italiano. Sul
palco del Politeama Greco andrà in scena “Il signor
Rossi contro l'impero del male”. Due date da non
perdere. Sipario ore 20.45. Ingresso 20 e 17 euro
(ridotto 10).
Venerdì 3/ Sabato 4 dicembre
Cantieri Teatrali Koreja
7 dust show
Quattro attori, che sono anche danzatori, con la bizzarra abitudine
di sconvolgere le convenzioni. Mescolando riso, sesso, violenza,
danza, mimo e video il Centro Conservas ha creato un genere
nuovo per creatività e originalità espressiva. 7 dust show va in
replica il 3 e il 4 dicembre alle ore 20.45 presso i Cantieri Koreja.
Ingresso € 10,00 - Ridotto (under 25 over 60) €7,00. Info: 0832.242000 [email protected]
Sabato 4 dicembre
Saletta della Cultura Novoli
Stefano Tessadri
Mente Locale, la rassegna di musica, incontri e danza della Saletta
della Cultura di Novoli, ospita il cantautore milanese Stefano
Tessadri. "Dietro ogni attesa", il suo primo album, è un mondo di ritmi
e melodie, un carosello di personaggi improbabili eppure reali,
interpretati dalla sua voce roca, a tratti grottesca e ironica, ma
soprattutto capace di incantare. Ingresso 10 euro e comprende un
buffet di prodotti tipici. Inizio ore 21.30. La Saletta è in via Matilde 7.
Info 347 0414709 [email protected]
appuntamenti
Mercoledì 8 Dicembre
Istanbul Cafè - Squinzano
Lila Night
In occasione della giornata mondiale della lotta all’AIDS sul palco
dell’Istanbul Cafe si terrà il live dei Radiodervish.
Radiodervish fra parole e musica è un itinerario acustico fatto di
parole, linguaggi e suoni che interagiscono e dialogano con lingue
differenti e che raccontano i sentimenti di chi vive a cavallo fra due
culture. Accanto ad alcuni brani del nuovo disco In search of
Simurgh (cosmasola/il manifesto)che dalla sua uscita ad oggi ha
venduto 10.000 copie, i Radiodervish eseguiranno alcune delle loro
canzoni più famose. Sul palco con Nabil, Michele Lobaccaro
(basso e chitarre) e Alessandro Pipino (tastiere).
I brani musicali saranno accompagnati dalla lettura dei testi
letterari che li hanno ispirati, essendo sempre stato per i
Radiodervish molto forte il rapporto fra musica e letteratura.
Saranno quindi letti brani del poema Il verbo degli uccelli, del
mistico persiano Farid ad din Attar (XII sec.) traccia guida per
l'ultimo disco del gruppo, e altri testi come una lettera dal carcere di
Antonio Gramsci (ispirazione per il famoso brano Rosa di Turi), alcuni
passi dell'Antico Testamento, una poesia di Rumi e brani da Quattro
ore a Chatila di Jean Genet. A seguire Selezioni a cura dei DJ
Coolclub. Info www.coolclub.it - 0832303707
Lunedì 6 Dicembre
Lohengrin Pub - Tricase
Martedì 7 Dicembre
Istanbul Cafè - Squinzano
Lord Bishop The King of Sex Rock
Il concerto del re del sex rock (come si è autodefinito) e della sua
band è un appuntamento imperdibili per gli amanti del rock e della
chitarra. Lord Bishop fonde con grande stile ed incontenibile
energia hard rock, funk, punk'n'roll e soul in una miscela sonora
altamente infiammabile con selvagge ed eccitanti performance in
grado di catalizzare l'attenzione!!! Classica la conformazione del
gruppo chitarra-basso-batteria rigorosamente di colore come la
più pura tradizione del 70's.
Info www.coolclub.it - 0832303707
Siete ancora in tempo per i Corsi del
Caffè Letterario
Corsi di lingua, Hobby, Musica, Fotografia,
Botanica, Archeologia,
Computer, Cinema, Letteratura.
Tutti con docenti qualificati
Info e prenotazioni 0832 342207 (ore ufficio)
0832 242351 (a partire dalle ore 19.00)
[email protected]
www.caffeletterario.org
CoolClub.it
Anno 1 Numero 9
Novembre 2004
Iscritto al registro della stampa del
tribunale di Lecce il 15.01.2004 al
n.844
Direttore responsabile
Dario Quarta
Collettivo redazionale
Osvaldo Piliego, Dario Goffredo,
Pierpaolo Lala
Collaboratori:
Giancarlo Susanna, Valentina
Cataldo, Gianpiero Chionna,
Cesare Liaci, Michele Pierri, Sergio
Chiari, Maurizia Calò, Giuliano
Capani, Marcello Zappatore,
Davide Castrignanò, Amedeo
Savino, Patrizio Longo, Augusto
Maiorano, Antonio Iovane,
Rossano Astremo, Rita Miglietta,
Daniele Lala, Elisa De Portu,
Daniele Rollo, Marco Leone, Fulvio
Totaro, Stefano Toma, Lorenzo
Coppola, Paola Volante, Nicola
Pace, Giacomo Rosato, Nino
D’Attis, Luca Greco, Luisa Cotardo,
Rakelman, Antonella Lippo
Per le foto si ringrazia
Alice Pedroletti
www.alike.it
Progetto grafico
fuoridaltunnel
Impaginazione
Monsieur le President
Lupo Editore
Redazione
Ass. Cult. CoolClub
Via De Jacobis 42, 73100 Lecce
Telefono: 0832303707
e-mail: [email protected]
Sito: www.coolclub.it
Stampa
Poligrafica Desa Srl Copertino
Per inserzioni pubblicitarie:
[email protected]
Mi metto in testa che tutto sommato peggio di così non può andare
ed esco a prendere una boccata d'aria.
Esco a prendere una boccata d'aria e mi rendo conto che peggio di
così non può andare e rientro in casa.
Mi rimetto in testa il cappello del peggio di così non può andare e
accendo la televisione.
Accendo la televisione e mi accorgo che peggio di così non può
andare e spengo la televisione.
Mi ricordo che peggio di così non può andare e sfoglio una rivista di
architettura.
Sfoglio una rivista di architettura e mi rendo conto che peggio di così
non può andare e chiudo la rivista di architettura.
Mi rendo conto che peggio di così non può andare e smetto di
sorridere quando sento ripetere per la settima volta la stessa battuta.
Sento in maniera chiara e inequivocabile che peggio di così non
può andare e accendo una dianablu e non muoio all'istante
nonostante così ci sia scritto sul pacchetto.
Visto che non sono morto all'istante realizzo improvvisamente che
peggio di così non può andare proprio e decido di licenziarmi.
Decido di licenziarmi ma nessuno ci fa caso e così continuo a
lavorare ben consapevole ormai del fatto che peggio di così non
può andare.
Una voce nella mia testa ripete incessantemente che peggio di così
non può andare e decido per zittirla di fare un giro in internet.
Dopo aver fatto un giro su internet e non avere incontrato niente che
possa incuriosirmi mi imbatto sul sito www.peggiodicosinonpuoandare.it
e decido di visitarlo.
Il sito fa schifo (!) e mi accorgo che è proprio vero che peggio di così
non può andare.
Siccome peggio di così non può andare evito di fare cose come
vedere il mio estratto conto, o guardare le bollette scadute o
pensare a quello che dovrei fare e penso che sia meglio dormire un
po'.
Mi addormento e sogno.
Sogno che mi trovo in un bosco pieno zeppo di piante e alberi e fiori
e sotto ogni pianta, ogni albero e ogni fiore c'è un cartello. Penso
che sui cartelli ci sia scritto il nome di ogni pianta, ogni albero e ogni
fiore e penso che qualcuno deve essere stato veramente molto
paziente a piantare un cartello sotto ogni pianta, ogni albero e ogni
fiore con su scritto il nome di ogni pianta, di ogni albero e ogni fiore.
Penso inoltre che questo qualcuno ha anche una enorme cultura
botanica poiché conosce tutti i nomi dei tantissimi alberi, piante e
fiori che ci sono in questo bosco.
Così mi avvicino alla prima pianta per leggerne il nome riportato sul
cartello e leggo: “Pianta del peggio di così non può andare”.
Sbalordito e stupito dal fatto che possa esistere una pianta con un
nome così strano e originale mi avvicino ad un albero, mi chino per
leggere il cartello che ne riporta diligentemente il nome e leggo
“Albero del peggio di così non può andare”. Penso che ci deve
essere un errore perché questa pianta e questo albero non si
assomigliano per niente e quindi mi risulta difficile credere che
possano appartenere alla stessa famiglia di piante. Penso allora che
chi ha piantato con estrema cura un cartello sotto ogni pianta, ogni
albero e ogni fiore di questo bosco deve aver commesso un errore e
mi sento quasi in colpa per aver scovato questo errore che inficia
un'opera così perfetta come questa.
Mi avvicino quindi ad un fiore che cresce lì vicino per leggerne il
nome e vedo che anche su questo cartello c'è scritto: “Fiore del
peggio di così non può andare”.
Impaurito, a questo punto sono impaurito e spaesato e comincio a
correre su e giù per il bosco leggendo tutti i cartelli e su tutti i cartelli
posizionati sotto ogni pianta, ogni albero e ogni fiore c'è scritta la
stessa cosa.
Provo a uscire dal bosco, ma mi accorgo ben presto che dal bosco
del peggio di così non può andare non si può uscire.
Mi risveglio, sudato e piuttosto agitato per l'incubo.
Mi preparo un caffè, mi accendo un'altra dianablu. Neanche
questa mi stronca e decido che visto che peggio di così non può
andare lo metto per iscritto.
dario goffredo