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ETICA NELLA POLITICA
Etica e politica, chi custodirà i custodi?
Oggi il richiamo all’etica è divenuto urgente in tutti i campi dell’attività umana; è una domanda forte che pongono tutti i settori della nostra società: dall’economia allo sport, dall’arte all’alimentazione, ovunque si invocano i principi etici che devono ispirare il bene comune. Ma il richiamo più forte, non poteva essere diversamente, è rivolto alla sfera della politica nel suo complesso, legislativo, esecutivo e funzioni di rappresentanza.
di Franco Narducci, deputato al Parlamento italiano
In realtà i principi etici sono di difficile individuazione, anche perché ciascuno possiede una sua
specificità e la stessa nozione di etica non è di facile definizione, se non con criteri rigorosamente
filosofici, da Aristotele a Spinoza, a Kant, che pure
l’hanno coniata con intenti di universalità.
Tuttavia, mentre nei campi dell’arte, delle professioni, dell’economia, dello sport, ecc., l’imposizione e l’aggiornamento di codici etici sono condizionati in qualche modo dal fatto che il “diritto”
comunque è sempre sovrastante, il problema della
politica è che gli stessi uomini che dovrebbero
essere soggetti all’etica sono allo stesso tempo i
“produttori” del diritto. Quindi mentre riescono a
dichiarare fuori legge, in nome dei principi etici,
chi falsifica i bilanci o assume il doping nello sport
o la pornografia nell’arte, ben poco riescono a fare
quando si tratta di applicare a se stessi i medesimi
principi. “Quis custodiet custodes ipsos?”, si domandavano i latini.
Oggigiorno si sente sempre più l’esigenza di ancorare strettamente i parametri di giudizio della vita
pubblica non solo all’evoluzione del pensiero politico, ma soprattutto ai sentimenti più diffusi della
gente. Aristotele, delineando la gerarchie delle cose
più importanti per una società, metteva al primo
posto, davanti all’economia e all’individuo, proprio
la “politica” - “le cose della città” -, ossia gli interessi della comunità. Per cui è a partire da questi
elementi che occorre definire i rapporti dell’etica
con la politica, ben consci che tuttavia essi conoscono una continua evoluzione e possono variare
da epoca a epoca e da un contesto geografico
all’altro.
Il caso Strauss Kahn, per esempio, che ha sollevato qualche mese fa un vasto dibattito nel mondo
occidentale sull’etica personale dell’uomo pubblico, è servito non solo a mettere in risalto le differenze storiche tra i parametri etico-politici dei
sistemi anglosassoni e quelli del resto del mondo
occidentale, ma anche in un certo senso ad avvici12
il dialogo 4/11
narli maggiormente. A chi, piuttosto sbrigativamente, ha preteso di attribuire certe differenze in
materia di morale sessuale a residui di mentalità
puritana ancora presenti nel mondo anglosassone,
è stato opposto che le reazioni a questi comportamenti ritenuti scarsamente etici si fondano sul
principio della coerenza e della trasparenza che
deve caratterizzare i governanti che non possono
professare una moralità in privato e viverne un’altra in pubblico. Si tratta dei principi del “buon
governo” che John Locke mise alla base della
democrazia moderna.
La globalizzazione spinge all’omogeneizzazione dei
comportamenti etici, per cui anche il popolo italiano nelle ultime tornate elettorali ha dimostrato di
volersi adeguare ai parametri delle democrazie
mature. Perciò ha punito gli infingimenti e le reticenze del suo premier, e non solo, nella sfera della
morale sessuale; e ciò non tanto perché non si
ritenga che il giudizio sui comportamenti privati
attenga a sfere diverse da quella politica, quanto
piuttosto perché reputa negativi tali comportamenti quando si ripercuotono sull’attività pubblica.
Ragioni di etica politica globale fanno sì che in
tutto il mondo i Paesi che prevedono ancora la
pena di morte, o che a vario titolo limitano le libertà individuali, per quanto siano grandi e potenti,
sono sottoposti a una pressione mediatica e politica costante. E sempre per queste stesse ragioni i
popoli arabi, che l’occidente riteneva ancorati
senza speranza a concezioni tribali e religiose,
hanno iniziato a ribellarsi e a processare le proprie
classi dirigenti secondo canoni e concezioni già
ampiamente diffuse in occidente.
Perciò oggi la nuova etica parte dalla convinzione
che, per quanto in politica esista una prassi millenaria – che richiama il “gioco” machiavellico all’interno della quale possono rientrare lotte, intrighi, accordi sottobanco, ecc., l’opinione pubblica
più attenta e informata non accetta più che ciò
avvenga a discapito del costume democratico. E,
poiché queste prassi rischiano di colludere pericolosamente con la corruzione e i comportamenti
criminali, l’etica politica moderna – come accade
con le “lobby”anglosassoni e giapponesi – esige
che anche gli interessi e le pressioni sulle istituzioni si svolgano in un quadro di legalità e di trasparenza, e richiede che la scelta delle persone ai vertici delle istituzioni, quando non siano elette dal
popolo, passino al vaglio dei rappresentanti stessi
del popolo. Ecco perché il circolo che si genera nel