Grande Cucina 04/2013
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Grande Cucina 04/2013
/ ATMOSFERE TERESA: TRADIZIONE E ARTIGIANALITÀ CREATIVA A CURA DELLA REDAZIONE; FOTO DI ANDREA DI LORENZO/CIBANDO A GENOVA PEGLI, SI SVELA UN RISTORANTE DALL’AURA ROSA E DALLA CUCINA AROMATICA. AL CUI SUCCESSO CONCORRONO SENSIBILITÀ, DOLCEZZA E LEGGEREZZA DI MANI DI FATA L a cucina è femmina. Almeno al ristorante Teresa, casa gourmet nel genovese quartiere di Pegli. Dove sono le donne le vere e assolute protagoniste. Mamma Teresa in primis, ispiratrice e capostipite di una ristorazione ancorata alla tradizione ma in costante e continua evoluzione. A partire da quel lontano 1968, in cui tutto ebbe inizio. Anche la vita di chef Tina Cosenza, la figlia. Che oggi sta in cucina, mentre la sorella Mariella governa la sala e la cognata Cinzia (moglie del fratello Tonino) le dà un valido aiuto ai fornelli. “Tina e Mariella dopo la scuola venivano sempre al ristorante”, racconta Teresa. E se già allora la prima amava mettere le mani in pasta, la seconda adorava stare fra i tavoli. Insomma, una bella storia di famiglia, unita nel comune intento di dar valore al sapore. Condito da un profondo sapere e presentato con sobria eleganza. In un salotto dai toni soft, al cui charme concorrono un servizio discreto, l’essenzialità della semplicità e un tocco tutto femminile. Vedi i graziosi centritavola realizzati con la pasta colorata. Così come cromatiche sono le ricette di Tina. Capaci di tener d’occhio il mare e l’orto, la tipicità e l’originalità, il territorio ligure e le eccellenze extraregionali. 78 / GRANDECUCINA / APRILE 2013 Non trascurando il baccalà, sublimato in frittelle, corredato da uovo e asparago e geometrizzato in triangoli con crema di cannellini e burrata. E onorando il cappon magro, trionfo povero e sontuoso di pesci e verdure, scampi e rape rosse, gamberi e cavolfiori, orata e salsa verde, patate e fagiolini. Per un piatto aristocratico e popolare, in grado di raccontare una cultura in bilico fra acqua, terra e roccia. Perché se Tina pesca dall’onda, non dimentica certo di volgere lo sguardo alla montagna e di rielaborare il tutto con piglio saggio e acuto. Con in più la virtù di saper conservare il passato solcando strade contemporanee. Come accade nel mini panino impastato con nero di seppia, burro di Beppino Occelli e acciughe lavorate in casa. O nel mini hamburger di calamari e maionese alla senape o al basilico (perché si sa, qua vicino vi sono le serre di Pra’). Finché poi arriva la pura creatività, mixata a una somma delicatezza: tartare di palamita con sale affumicato, menta e arancia, insalata di puntarelle, (a regalare la nota amarotica) e gelatina al limone con gambero e sale al limone (a offrire la nuance agrumata). Per una prelibatezza firmata da mani di fata. Pronte a intrecciare l’agrodolce savoiarda col polipo, la vellutata di zucca con l’involtino-pâté di cozze e acciughe e la zuppetta di pesce con il crostino di pane al nero di seppia e pomodoro confit. Messa a punto frullando gli “scarti” di dentice o gallinella, per una delizia sostenibile, rassicurante e sensuale. Perché così è la cucina di chef Tina: sincera, femminile e seducente. Lo si nota pure nel rotolino di pesce lama su purea di patate al limone e nel dentice cotto a vapore in forno, avvolto da una sublime e aromatica panatura (pane sbriciolato al pomodoro e zeste d’agrumi) e accoccolato su scarola, olive taggiasche e riduzione di arancia caramellata. Mentre la ratatouille di frutta e verdura con sorbetto di limone e salvia fa da amabilissima chiosa al pasto. Allietato anche da una carta delle birre de Zena, siglate Maltus Faber, e dei vini del territorio. Per un viaggio che va dalla Riviera di Levante a quella di Ponente, inanellando nettari bianchi, rosati e rossi dei Colli di Luni e del Golfo del Tigullio, delle Cinque Terre e dell’Arcipelago di Porto Venere, della Valpolcevera e delle Colline Savonesi, della Valle Arroscia (quale l’Ormeasco di Pornassio) e della Valle del Nervia (come il Rossese di Dolceacqua). Etichette selezionate con cura da Mariella, privilegiando piccoli produttori e bottiglie anche rare. Vedi L’Antico by Bisson, figlio di un vecchio vitigno ligure come lo Cimixià, coltivato nelle tenute di Trigoso e Campegli; e lo spumante Abissi, affinato nei fondali della Cala degli Inglesi, nell’Area Marina Protetta di Portofino. E ancora, il Golfo dei Poeti Bianco Isola Palmaria dell’azienda Ca’ del Mar, frutto di una vendemmia effettuata in barca, nonché il buon Vin de Gussa (Vino di Buccia) di Luciano Capellini, che se ne sta sulle bucce dello Sciacchetrà prima d’esser pigiato, travasato e messo a riposare in damigiana. Intanto la cuoca mette mani e testa pure nell’uovo e nella farina. Facendo la pasta e creando golosi pandolcini e fragranti biscottini al cedro e alla cannella, all’anice stellato e al basilico. E le meringhette? Ci sono pure loro: friabilissime nuvole declinate in ben dieci varianti, fra cui quelle al lime, al cocco, al caffè, alla menta e alla liquirizia. Per vaporose ghiottonerie da attrazione fatale. Ristorante Teresa Piazza Lido, 5-6/r 16156 Genova Pegli Tel. 010 6973774 www.ristoranteteresa.com Chef: Tina Cosenza APRILE 2013 / GRANDECUCINA / 79