A.T.N. (Analisi Tecnico Normativa)

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A.T.N. (Analisi Tecnico Normativa)
ANALISI TECNICO-NORMATIVA
Amministrazione proponente: Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del
Mare.
Titolo: schema di decreto legislativo recante attuazione della direttiva 2015/720/UE del Parlamento
Europeo e del Consiglio, che modifica la direttiva 94/62/CE per quanto riguarda la riduzione
dell'utilizzo di borse di plastica in materiale leggero.
PARTE I. Aspetti tecnico-normativi di diritto interno
Obiettivi e necessità dell'intervento normativo. Coerenza con il programma di governo.
Lo schema di decreto legislativo all’esame è stato predisposto ai sensi dell’articolo 4 della legge 12
agosto 2016, n. 170, recante delega al Governo per l'adempimento di obblighi derivanti
dall'appartenenza dell'Italia all’Unione europea - Legge di delegazione europea 2015, al fine di
attuare la direttiva 2015/720/UE del Parlamento Europeo e del Consiglio, che modifica la direttiva
94/62/CE per quanto riguarda la riduzione dell'utilizzo di borse di plastica in materiale leggero.
La direttiva 94/62/CE, adottata al fine di prevenire o ridurre l'impatto degli imballaggi e dei rifiuti
di imballaggio sull'ambiente, non prevedeva, infatti, misure specifiche sull'utilizzo di borse di
plastica, che, ai sensi della stessa direttiva, costituiscono un "imballaggio”.
Considerato l’elevato livello di inquinamento ambientale riconducibile ai rifiuti di borse di plastica
dispersi in particolare nei corpi idrici, il legislatore europeo ha ritenuto di dover prevedere
disposizioni specifiche che imponessero agli Stati membri di adottare, entro il 27 novembre 2016,
misure per diminuire in modo significativo l’utilizzo di borse di plastica, in linea con gli obiettivi
generali della politica sui rifiuti e, in particolare, con l’obiettivo di prevenzione e con la gerarchia
dei rifiuti dell’Unione, di cui alla direttiva 2008/98/CE.
Lo schema di decreto legislativo in esame è da considerarsi a tutti gli effetti quale misura necessaria
per ottemperare agli obblighi derivanti dall’appartenenza all’Unione europea.
2) Analisi del quadro normativo nazionale.
La direttiva 2015/720/UE modifica la direttiva 94/62/CE per quanto riguarda la riduzione
dell'utilizzo di borse di plastica in materiale leggero.
La direttiva 94/62/CE è stata trasposta nell’ordinamento interno con le disposizioni previste al
Titolo II della Parte IV del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, relative, appunto, alla gestione
degli imballaggi.
Lo schema di decreto legislativo in esame, redatto secondo la tecnica della novella legislativa,
integra la disciplina sugli imballaggi prevista dal codice dell’ambiente, nel rispetto degli specifici
criteri di delega di cui al citato articolo 4 della legge 12 agosto 2016, n.170, e , in particolare, del
criterio di cui alla lettera a) del comma 2 che, al fine di garantire l’attuale livello di tutela
ambientale, vincola il Governo a riproporre la legislazione già adottata in materia, e , quindi, a
prevedere il divieto di commercializzazione, le tipologie delle borse di plastica commercializzabili e
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gli spessori già stabiliti ( commi 1129, 1130 e 1131 dell’articolo 1 della legge 27 dicembre 2006, n.
296, e articolo 2 del decreto-legge 25 gennaio 2012, n. 2, convertito, con modificazioni, dalla legge
24 marzo 2012, n. 28).
3) Incidenza delle norme proposte sulle leggi e i regolamenti vigenti.
Lo schema di decreto in esame, in attuazione dello specifico criterio di delega di cui alla lettera d)
del comma 2, dell’articolo 4 della legge n. 170 del 2016, prevede l’abrogazione espressa delle
disposizioni già vigenti in materia di commercializzazioni di sacchi per asporto merci (commi 1129,
1130 e 1131 dell’articolo 1 della legge 27 dicembre 2006, n. 296, e articolo 2 del decreto-legge 25
gennaio 2012, n. 2, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 marzo 2012, n. 28).
4) Analisi della compatibilità dell'intervento con i principi costituzionali.
Non si rilevano profili di incompatibilità con i principi costituzionali.
5) Analisi delle compatibilità dell'intervento con le competenze e le funzioni delle regioni
ordinarie e a statuto speciale nonché degli enti locali.
Non si rilevano profili di incompatibilità con le competenze e le funzioni delle regioni ordinarie ed
a statuto speciale, nonché degli enti locali. La disciplina recata dal presente decreto legislativo
attiene, infatti, alla materia ambientale, che, ai sensi dell’articolo 117, comma 2, lettera s), della
Costituzione, è riservata alla potestà legislativa esclusiva dello Stato e non incide, pertanto, sulle
competenze delle regioni ordinarie ed a statuto speciale, nonché degli enti locali.
6) Verifica della compatibilità con i principi di sussidiarietà, differenziazione ed
adeguatezza sanciti dall'articolo 118, primo comma, della Costituzione.
Non si rilevano profili di incompatibilità con i principi di sussidiarietà, di differenziazione e di
adeguatezza sanciti dall’articolo 118, primo comma, della Costituzione. Il provvedimento
all’esame è coerente con i principi della delega legislativa.
7) Verifica dell'assenza di rilegificazioni e della piena utilizzazione delle possibilità di
delegificazione e degli strumenti di semplificazione normativa.
Non sono previste rilegificazioni di norme delegificate.
8) Verifica dell'esistenza di progetti di legge vertenti su materia analoga all'esame del
Parlamento e relativo stato dell'iter.
Non risultano progetti di legge sulla disciplina specifica all’esame del Parlamento.
9) Indicazioni delle linee prevalenti della giurisprudenza ovvero della pendenza di giudizi
di costituzionalità sul medesimo o analogo oggetto.
Non si rilevano profili giurisprudenziali incidenti sulla delega legislativa da attuare.
PARTE II. Contesto normativo comunitario e internazionale
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10) Analisi della compatibilità dell'intervento con l'ordinamento comunitario.
Il provvedimento legislativo in esame dà attuazione ad una direttiva europea e non presenta profili
di incompatibilità con l’ordinamento europeo.
11) Verifica dell'esistenza di procedure di infrazione da parte della Commissione Europea
sul medesimo o analogo oggetto.
Non risultano pendenti procedure d’infrazione in materia. Si precisa che nel 2011 la Commissione
europea ha avviato la procedura d’infrazione 2011/4030 in quanto l’Italia, in assenza di una
direttiva europea che autorizzasse gli Stati membri ad adottare misure restrittive, aveva introdotto
divieti di commercializzazione per ridurre l’utilizzo di borse di plastica inquinanti. Detta procedura
è stata archiviata ad aprile 2016.
12) Analisi della compatibilità dell'intervento con gli obblighi internazionali.
Il provvedimento proposto non presenta profili di incompatibilità con gli obblighi internazionali.
13) Indicazioni delle linee prevalenti della giurisprudenza ovvero della pendenza di giudizi
innanzi alla Corte di Giustizia delle Comunità europee sul medesimo o analogo oggetto.
Non sono pendenti giudizi innanzi alla Corte di Giustizia dell’Unione europea sul medesimo o
analogo oggetto.
14) Indicazioni delle linee prevalenti della giurisprudenza ovvero della pendenza di giudizi
innanzi alla Corte Europea dei Diritti dell'uomo sul medesimo o analogo oggetto
Non sono pendenti giudizi innanzi alla Corte europea dei diritti dell’uomo sul medesimo o analogo
oggetto.
15) Eventuali indicazioni sulle linee prevalenti della regolamentazione sul medesimo
oggetto da parte di altri Stati membri dell'Unione Europea.
Ad oggi non risulta che sette Stati membri dell’Unione europea abbiano già provveduto a recepire
la direttiva: Bulgaria, Francia, Lituania, Paesi Bassi, Regno Unito, Irlanda e Belgio.
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PARTE III. Elementi di qualità sistematica e redazionale del testo
1) Individuazione delle nuove definizioni normative introdotte dal testo, della loro
necessità, della coerenza con quelle già in uso.
Sono state adottate integralmente tutte le definizioni previste all’articolo 1, paragrafo 1, della
direttiva 2015/720/UE, necessarie ai fini dell’applicazione della nuova disciplina e, nel dettaglio:
- alla lettera ee), la definizione di “plastica”;
- alla lettera ff), la definizione di “borse di plastica”. La formulazione proposta tiene conto delle
versioni inglese e francese della direttiva;
- alla lettera gg), la definizione di “borse di plastica in materiale leggero”;
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- alla lettera hh), la definizione di “borse di plastica in materiale ultraleggero”;
- alla lettera ii), la definizione di “borse di plastica oxo-degradabili”.
E’ stata, inoltre, introdotta, alla lettera ll) la definizione di “borse di plastica biodegradabili e
compostabili” non esplicitamente enunciata all’articolo 1, paragrafo 1, della direttiva 2015/720/UE,
ma indispensabile per una corretta attuazione della nuova disciplina europea. Il considerando 16
della nuova direttiva recita infatti: “La norma europea EN 13432 relativa ai «Requisiti per
imballaggi recuperabili attraverso compostaggio e biodegradazione — Schema di prova e criteri di
valutazione per l'accettazione finale degli imballaggi» stabilisce le caratteristiche che un materiale
deve possedere per essere considerato «compostabile»: poter essere riciclato attraverso un
processo di recupero organico comprendente il compostaggio e la digestione anaerobica. La
Commissione dovrebbe chiedere al Comitato europeo di normazione di definire una norma distinta
per gli imballaggi da compostaggio domestico.” Inoltre, il considerando 17 precisa: “È importante
che a livello di Unione vi sia un riconoscimento delle etichette o dei marchi per le borse di plastica
biodegradabili e compostabili.” In attuazione di tali principi, la direttiva 2015/720/UE, prevede
all’articolo 1, paragrafo 2, che le misure adottate dagli Stati membri per conseguire sul loro
territorio una riduzione sostenuta dell’utilizzo di borse di plastica in materiale leggero possano
variare in funzione dell’impatto ambientale delle medesime borse e, in particolare, delle loro
proprietà di compostabilità.
Il legislatore nazionale, nell’individuare, quale criterio specifico di delega per l’attuazione della
direttiva 2015/270/UE, il mantenimento del medesimo livello di tutela ambientale assicurata dalla
normativa nazionale già adottata in materia e, quindi, la conferma dei divieti di
commercializzazione e delle tipologie di borse di plastica commercializzabili già stabiliti, ha,
dunque, optato per il mantenimento della deroga che attualmente consente la commercializzazione
delle borse di plastica biodegradabili e compostabili ai sensi della norma EN 13432, recepita con la
norma nazionale UNI EN 13432:2002.
La definizione introdotta con la suddetta lettera ll) è, infine, funzionale all’attuazione dell’articolo
8-bis della direttiva 94/62/CE, così come introdotto dalla direttiva 2015/270, che prevede “Misure
specifiche per le borse biodegradabili e compostabili”.
Infine, alla lettera mm), è stata introdotta la definizione di “commercializzazione di borse di
plastica” non esplicitamente enunciata all’articolo 1, paragrafo 1 della direttiva 2015/720/UE, ma
indispensabile per una corretta attuazione della nuova disciplina europea, nel rispetto dei criteri
specifici di delega stabiliti dalla legge di delegazione.
2) Verifica della correttezza dei riferimenti normativi contenuti nel progetto, con
particolare riguardo alle successive modificazioni ed integrazioni subite dai medesimi.
La correttezza dei riferimenti presenti è stata verificata.
3) Ricorso alla tecnica della novella legislativa per introdurre modificazioni ed integrazioni a
disposizioni vigenti
Per l’attuazione nell’ordinamento interno delle disposizioni della direttiva si è fatto ricorso alla
tecnica della novella legislativa.
4) Individuazione di effetti abrogativi impliciti di disposizioni dell'atto normativo e loro
traduzione in norme abrogative espresse nel testo normativo.
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Il provvedimento all’esame, in attuazione dello specifico criterio di delega di cui alla lettera d) del
comma 2, dell’articolo 4 della legge n. 170 del 2016, prevede l’abrogazione espressa delle
disposizioni oggi vigenti in materia di commercializzazioni di sacchi per asporto merci (commi
1129, 1130 e 1131 dell’articolo 1 della legge 27 dicembre 2006, n. 296, e articolo 2 del decretolegge 25 gennaio 2012, n. 2, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 marzo 2012, n. 28).
5) Individuazione di disposizioni dell'atto normativo aventi effetto retroattivo o di
reviviscenza di norme precedentemente abrogate o di interpretazione autentica o derogatorie
rispetto alla normativa vigente
Il provvedimento in esame non contiene disposizioni aventi effetto retroattivo o di reviviscenza di
norme precedentemente abrogate o di interpretazione autentica.
6) Verifica della presenza di deleghe aperte sul medesimo oggetto, anche a carattere
integrativo o correttivo.
Non risultano altre deleghe aperte sul medesimo oggetto, anche a carattere integrativo o
correttivo.
7) Indicazione degli eventuali atti successivi attuativi; verifica della congruenza dei termini
previsti per la loro adozione.
Il provvedimento all’esame non rinvia a successivi atti attuativi di natura normativa.
8) Verifica della piena utilizzazione e dell'aggiornamento di dati e di riferimenti statistici
attinenti alla materia oggetto del provvedimento, ovvero indicazione della necessità di
commissionare all'Istituto nazionale di statistica apposite elaborazioni statistiche con
correlata indicazione nella relazione economico-finanziaria della sostenibilità dei relativi costi
Per la predisposizione dell’intervento normativo sono stati utilizzati dati e riferimenti statistici già
disponibili presso l’Amministrazione proponente.
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