Fatti di vita - CNA Pensionati FVG

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Fatti di vita
Intervista a Rosanna Podestà
di Silvia Truzzi
Ma che bel paesucolo siamo. Rosanna Podestà, compagna di Walter Bonatti, scomparso lo scorso 14
settembre, ha raccontato a “Vanity Fair” quanto segue: “Io e Walter non eravamo sposati – eravamo
entrambi reduci da matrimoni finiti, non ce n'è mai fregato niente di risposarci, era altro quello che ci ha uniti
– e per l'ospedale dove Walter era ricoverato questo era un problema, così come lo è per la legge italiana. Mi
hanno anche allontanata dalla rianimazione dicendo: “Tanto lei non è la moglie”. Le sembra possibile che
una persona che già è schiacciata dal dolore venga trattata in questo modo?”. No, non sembra possibile. Non
c'è una ragione morale, giuridica, umana, per impedire a qualcuno di dire addio alla persona che ama da
trent'anni. Eppure succede, così come è capitato alla compagna di Stefano Rollo, il regista morto
nell'attentato a Nassiryah nel 2003, di non essere invitata ai funerali di Stato. O ad Alessandra Biancalana,
compagna del panettiere Antonio Farnocchia, una delle vittime della strage di Viareggio: tredici anni
insieme, una figlia, nessun risarcimento. Per non dire delle coppie omosessuali, che definire discriminate è
un eufemismo. In proposito si è recentemente espresso anche Massimo d'Alema: “Il matrimonio così come
pensato dalla Costituzione è previsto tra persone di sesso diverso e finalizzato alla procreazione”. Se questi
sono i progressisti, si capisce bene perché dai Pacs ai Dico non si riesce a ottenere un provvedimento che
agevoli l'esistenza di circa un milione di coppie che vivono more uxorio (un bimbo su 5 nasce fuori dal
matrimonio). Abbiamo una legislatura ottocentesca, corretta con qualche massima giurisprudenziale una
tantum. Sarà per i moniti papali? L'ultimo messaggio sul tema Ratzinger l'ha mandato in giugno a Zagabria:
“Non cedete a quella mentalità secolarizzata che propone la convivenza come preparatoria, o addirittura
sostitutiva del matrimonio. Mostrate con la vostra testimonianza di vita che è possibile amare, come Cristo,
senza riserve, che non bisogna aver timore di impegnarsi per un'altra persona”. Su prostitute, ruffiani e orge
eleganti nemmeno un sussurro. La maggior parte dei Paesi europei ha dato cittadinanza ai diritti civili di una
società che negli ultimi trent'anni si è profondamente modificata: noi abbiamo e votiamo governi e
parlamenti che si fanno i fatti loro e se ne fregano dei bisogni della comunità (salvo qualche minuto di
propaganda pre elettorale). Non è un dettaglio, perché in questo caos vengono risucchiati i dolori e le
difficoltà delle persone. Non so quale medico o infermiere abbia detto alla signora Podestà “Tanto lei non è
la moglie”. “Ma dietro a queste parole c'è un vuoto più spaventoso della paralisi legislativa: la religione della
formalità non serve a vivere meglio, certo non e essere migliori. Solo, ci rende tutti estranei e diffidenti: : una
comunità di nemici. O una misera (e respingente) razza post umana.