Voglio fare la modella
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Voglio fare la modella
4 febbraio2001 LEINTERVISTEDISARA L’AVVOCATO Voglio fare la modella... Il condominio e le delibere Un viaggio tra i giovani del Quartiere, le loro speranze e i loro obiettivi n Sara Morandi Se l’altra volta abbiamo avuto il piacere di parlare con un futuro medico, anzi un futuro “George Clooney-rubacuori”, ecco ora il turno di una simpaticissima ragazza, Erica, che da poco si è trasferita nel quartiere dell’Isolotto. Ciao Erica, grazie della tua disponibilità, che dici d’iniziare parlandoci di te… Si certo! Scusami, ma sono un po’ emozionata, sai, è la prima volta che mi intervistano… Ma la cosa più importante è che non devi vedere l’intervista come un qualcosa di difficile, ma solo come un semplice dialogo tra coetanee… Ok? Perfetto… Allora inizio… Ho 16 anni, sono al secondo anno dell’Itt (Istituto Tecnico per il Turismo) e amo la moda! Mi piace tanto e “da grande”, mi piacerebbe molto lavorare in questo settore. Magari come modella o come stilista, penso di avere buona fantasia e tanta grinta da vendere! Mi fa molto piacere che tu sia una ragazza così positiva! Ma se ti piaceva tanto il mondo della moda, avresti dovuto scegliere un altro tipo d’indirizzo. Esistono molte scuole per diventare stilista… È vero, ma come tu ben saprai, l’influenza dei genitori è determinante. Mia madre ha un’azienda, quindi qualche anno fa, dopo la scuola dell’obbligo, mi convinse ad intraprendere questa strada. Dopo il diploma avrei il lavoro assicurato, ma non seguirei la mia strada in pieno. Sono stata sicuramente un po’ forzata nella scelta, ma se avessi la possibilità di tornare indietro cercherei di fare quello che piace a me… Comunque non si sa mai, può darsi che un giorno possa riuscire ad entrare a far parte del mondo della moda! Non rinuncio così facilmente a ciò che tengo… Come in amore… Dai, dimmi qualcosa in più sull’amore… Che dirti, cara Sara, sono innamorata e felicemente fidanzata… Mio padre dice che è presto per fidanzarsi, ma io non ci credo. L’amore non ha età! Ma con ciò cosa intendi… Che sei d’accordo anche con fidanzamenti o matrimoni con differenza di età di 10 o 20 anni? No, questo no. Secondo me quei matrimoni tra uomini di 60 anni e ragazze di 20 sono combinati per altri scopi, magari come quello dei soldi, purtroppo molto frequenti. Intendevo dire che per innamorarsi non c’è un’età… Ci si può innamorare a 15 anni come a 70… Non sei d’accordo anche tu? Si è vero… Ma tornando a parlare di te, è vero che ti sei trasferita da poco in questo quartiere? Si, non sono fiorentina. Vengo da Otranto e nonostante mi manchino molto gli amici e la scuola, mi trovo bene, è un bel quartiere, tranquillo e pieno di verde! Un consiglio per migliorare o cambiare il quartiere? Nessuno. È bello così!!! LUTTO La scomparsa di Alfio Rigacci Era il febbraio del 1972 ed uno studente timido e impacciato, reduce da un tardivo cambio di facoltà, percorreva per la prima volta il lungo corridoio di Scienze Politiche in via Laura. Dalle aule entravano ed uscivano decine e decine di studenti ed era problematico capire come orientarsi in tutto quel bailamme. Ad un certo punto l’attenzione dello studente fu attirata dalla figura di un uomo che al centro del corridoio, con una straordinaria calma e con un senso di sicurezza che si irradiava tutto attorno come per miracolo, smistava con estrema precisione le numerosissime richieste incrociate che gli piovevano da ogni parte. «Ecco il mio uomo», pensò subito lo studente. E così è pagina precedente stato, per tutto il lungo periodo della permanenza in facoltà (il nostro non era esattamente un secchione) e anche nei decenni successivi, quando capitava di ritrovarsi per caso in strada e lui, immancabilmente, ti riconosceva e ti salutava con calore e immutata curiosità umana. La stessa cosa sicuramente capitava alle migliaia di studenti che aveva conosciuto, proprio perché il suo segreto era la capacità di entrare in rapporto con le persone. Con competenza, certo, con precisione organizzativa, certo, ma, innanzitutto, con grande disponibilità umana. In un periodo, ricordiamocelo, in cui la Pubblica Amministrazione era ancora un Moloch inavvicinabile. Altro che ascolto, Uffici Rela- zione con il Pubblico etc. Alfio è stato l’antesignano di una comunicazione autorevole, puntuale, calorosa, personalizzata, tutto quello di cui si parla da oltre un decennio in convegni specializzati, nei master e nella letteratura scientifica. Ma lui lo ha fatto da solo, senza modelli, senza riferimenti formativi e culturali, mettendo a frutto unicamente le sue doti umane e l’esperienza che mano a mano andava accumulando. Una lezione che non dobbiamo dimenticare in tempi in cui si pensa che tutto possa essere programmato, impostato, riconvertito. Sarà anche vero ma il fattore umano, resta al primo posto… Ecco, questo è stato Alfio Rigacci. Era il custode della Fa- coltà ma in realtà ne era il direttore, il fulcro, la colonna portante. Come ha riconosciuto il preside Luigi Lotti in un commosso articolo che gli ha dedicato sul “Corriere di Firenze”. Oggi ci piace ricordarlo anche nel suo versante mantignanese, in quel borgo dove rientrava sempre con orgoglio e con gioia, anche se aveva trattato da pari a pari con Spadolini, Di Nolfo, Sartori, Cavalli, il meglio della storia e della politologia italiana del dopoguerra. Forse proprio da lì, da quella terra contadina, venivano tante di quelle qualità che l’hanno reso una figura indimenticabile per intere generazioni di studenti e di intellettuali fiorentini. Si ha condominio di edificio quando esistono più proprietari esclusivi di parti distinte di un medesimo fabbricato, i quali sono in comune proprietari pro-indiviso di alcune altre parti dell’edificio stesso individuate nell’art. 1117 c.c., anche se non in maniera esaustiva. Generalmente l’elemento caratterizzante del condominio è ravvisato nella necessità della contitolarità del diritto di proprietà sulle parti comuni dell’edificio al fine dell’utilizzazione e del godimento delle parti dello stesso edificio di proprietà esclusiva dei condomini. Gli organi del condominio sono l’amministratore e l’assemblea, quest’ultima definita come l’organo normativo della gestione condominiale. Solitamente l’assemblea viene convocata dall’amministratore ma, in mancanza di quest’ultimo, essa, tanto ordinaria quanto straordinaria, può essere convocata da ciascun condomino. L’assemblea, costituitasi regolarmente, si esprime attraverso le delibere. Le delibere assembleari dunque, rappresentano sicuramente l’anima del condominio: è infatti attraverso queste che il condominio vive, prende forma e si trasforma secondo il volere della maggioranza vincolante per tutti i condomini, anche se assenti o dissenzienti. Il presupposto della validità delle delibere condominiali, è l’esatta costituzione dell’assemblea, che non può deliberare se non accerta la rituale convocazione dei condomini. Peraltro, sono valide le deliberazioni approvate con un numero di voti che rappresenti la maggioranza degli intervenuti, e almeno la metà del valore dell’edificio. Con riferimento ai vizi delle delibere, si distinguono: quelle radicalmente nulle, aggredibili in ogni tempo e da chiunque, tra cui le decisioni prese al di fuori dell’assemblea, o in difetto della maggioranza prescritta,; quelle affette da nullità relativa, impugnabili comunque in ogni tempo, ma soltanto da determinati condomini, ad esempio quelle lesive dei diritti di un condomino sulla sua proprietà esclusiva o sulle cose comune: quelle annullabili, che possono cioè essere impugnate da ciascun condomino, entro trenta giorni dalla notifica del processo verbale se assente dalla data della deliberazione stessa se presente e dissenziente. L’impugnazione non sospende l’esecuzione della delibera. La sospensione però, può essere dichiarata dal giudice nel caso in cui dalla delibera possa derivare un danno irreparabile. Sia le delibere annullabili che quelle nulle non sono irrevocabili, in quanto possono essere modificate da successive delibere, purché adottate con le maggioranze previste dalla legge. In particolare, mentre le delibere nulle possono essere soltanto rinnovate, dunque sostituite da ulteriori valide delibere, per quelle annullabili è sufficiente una delibera di convalida. In conclusione, il comune buonsenso può, come sempre, risultare efficace al fine di risolvere questioni che altrimenti troverebbero sfogo solo dinanzi al giudizio di un terzo (arbitro o autorità giudiziaria) Avv. Maria Domenica Vecchio Avv. Gianfranco Garro Foro di Firenze Per contatatre i legali rivolgeri alla redazione: tel. 055340811 fax 055340814 e-mail:[email protected] G.V pagina successiva