Moldova n. 20 – settembre 2007
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Moldova n. 20 – settembre 2007
Newsletter di aggiornamento sui progetti di Amici dei Bambini in Moldova n. 20 – settembre 2007 “Il Cappello di Guguzza” racconta le avventure di un piccolo ragazzino di nome Guguzza. Questa fiaba ci insegna che facendo piccole cose possiamo riscaldare tanti cuori e contribuire al miglioramento di tante vite. Per riscaldare le nostre anime, invece, dobbiamo aprire il cuore all’accoglienza. Un cappello può difenderci dal freddo, ma solo l’accoglienza può sciogliere il ghiaccio dell’abbandono. Cari sostenitori, lo staff di redazione del giornalino “Cappello di Guguzza” ha deciso di dedicare l’anno 2007 al tema dell’Accoglienza e Adozione. In Moldova, circa 13.000 di bambini, vivono in istituzioni di tipo residenziale e aspettano il momento in cui potranno tornare a vivere nella famiglia. La loro vita è una continua lotta per il diritto di essere amati ed apprezzati. A partire dal numero di marzo abbiamo iniziato raccontarvi capitolo dopo capitolo la storia di adozione della piccola Mirella che è riuscita a ritrovare la sua famiglia dopo un lungo periodo di solitudine. Il libro dal quale è stato tratto questo racconto si chiama “Adozione passo dopo passo” che è stato pubblicato da Amici dei Bambini in Moldova nell’ambito di un progetto finanziato dall’UE per la promozione di servizi volti al processo di reintegrazione dei minori istituzionalizzati. Voglio riempire la mia coppa d’amore... Oggi ho ammirato un mazzo di fiori che qualcuno aveva portato dalla strada. In mezzo a loro c’era un piccolissimo fiore giallo, fragile ma molto bello. “Quanto doveva sentirsi bene tra le sue amiche!”, pensai, e quanto avrei voluto essere al suo posto e sentirmi bene anch’io! Qui non mi sentirò mai a mio agio anche se avrò le migliori condizioni. Non esiste alcun bene al mondo che potrebbe sostituire la famiglia che sogno. Voglio una famiglia – una semplicissima – ma, che sia la mia famiglia. Qui mi sento isolata, tutto si fa secondo un orario prestabilito, nessuno ci chiede il parere, come se fossimo tutti in una grande prigione. A volte mi sento un oggetto tra altri oggetti. Ogni giorno rappresenta per me una lotta e devo trovare le armi per sopravvivere. Nessuno apprezza i miei pensieri, nessuno ascolta le mie idee, non posso godermi la gioia dei miei successi. Sono già capace di pronunciare proposizioni molto brevi. Tuttavia mi sento ancora come un uccello con le ali ferite, un uccello che vuole volare, innalzarsi verso l’alto celeste, ma non ha né la forza, né la libertà del cielo assai profondo. Oddio, quante cose avrei imparato fino ad ora se fossi cresciuta in una famiglia! Chi mi aiuterà a ricuperare la gioia e l’affetto dei miei cari? Chi riempirà la mia coppa d’amore? Mentre ero imprigionata da migliaia di pensieri e preoccupazioni, vidi entrare dalla porta, due persone, che fino ad oggi non avevo mai incontrato: un uomo ed una donna. Dall’altra parte, mi sembravano molto familiari, anzi mi sentivo attratta da loro come da una calamita invisibile. Sentivo che queste due persone avevano quella cosa che io desideravo da tanto tempo – una cosa che avrei riconosciuto anche in una folla immensa. Forse era quello sguardo, pieno di amore e di calore, quello sguardo che non dimenticherò mai, perché grazie al loro sguardo in me si è riaccesa la speranza ed io sono rinata. Mentre loro discutevano con l’educatrice, io mi ero nascosta in un angolo e li studiavo, esaminando minutamente ogni dettaglio. Lei si storceva le mani, mentre lui cercava qualcosa, o qualcuno con gli occhi. All’improvviso, i nostri sguardi si erano incontrati ed io sobbalzai spaventata. Gli uomini mi facevano tanta paura, ma quest’uomo aveva qualcosa di speciale, che mi inspirava fiducia e sicurezza. Volevo che lui mi abbracciasse per sentirmi al sicuro da tutti i pericoli. Quanto avrei voluto avvicinarmi a loro, toccarli e sentire il caldo delle loro mani! Ma rimasi ferma nel mio angolo, perché ero molto timida. Li inseguivo con lo sguardo dietro al lettino e sentivo quanto era vuota la mia coppa d’amore. I capelli ricci della donna assomigliavano tanto ai miei capelli. Il suo viso bianco sembrava propagare una luce meravigliosa. Pian piano mi venne vicino, mi guardò fisso negli occhi e mi chiese con tanta tenerezza nella voce: “Sei tu Mirella?”. Mi chiese sospirando mentre accarezzava i miei riccioli biondi. C’era tanta grazia e delicatezza in quel tocco che io sentii addirittura un brivido caldo scorrere nel mio corpo. Tuttavia non volli che loro lo sapessero e rimasi riservata e taciturna anche se mi piacevano tantissimo quelle persone. Per un secondo osai immaginarmi una passeggiata in tre, una cena ed un pic-nic in un giardino pieno di verde. Nel mio sogno io correvo felice cercando di raggiungere un pallone, mentre quel signore correva dietro di me. Alla fine eravamo caduti ed avevamo fatto un bel rotolo nell’erba morbida. Ridevamo e ci godevamo un po’ di tempo insieme. Mi accorsi che questa poteva essere la mia famiglia ed, all’improvviso, sopraffatta dal mio sogno sentii scorrere delle lacrime sulle mie guance. Ero molto triste perché questo sogno era troppo bello per avverarsi… La donna mi porse una mela rossa che splendeva al sole e mi chiese dove erano i miei giocattoli. Mi sentii molto importante in quel momento, all’improvviso sparirono tutte le mie paure ed io le feci vedere tutto quello che avevo, tutto il tesoro, anzi con molta timidezza, le confessai qualche mio segreto. Qualcosa mi trattene dal prenderla per la mano, camminammo insieme l’una di fianco all’altra ed io molto orgogliosa, le presentai a turno i miei vecchi amici: l’Elefante, la Tigre, il Leone e, soprattutto, il mio pallone colorato a cui tenevo tanto. Tutti i miei giocattoli avevano gli occhi molto tristi, come i miei. Mi piaceva osservare tutti i movimenti del pallone. Ero affascinata dalla sua infinita vivacità ed allegria. Purtroppo, non ho potuto farle fare conoscenza con la mia scimmietta rosa. Essa era stata riportata all’ospedale per far compagnia agli altri bambini nei giorni lunghissimi di attesa. O forse, poveretta, si era persa tra gli altri giocattoli. Le presentai orgogliosamente tutti i nostri tesori ormai scoloriti – testimoni di tante serate di pianto e sofferenza – tutti fermi e pazienti come se fossero delle statue fedeli agli sguardi dei passanti. Sentivo dentro di me la voglia immensa di raccontarle tutta la mia storia, tutte le paure che avevo conservato nella mia anima durante la permanenza nella casa dei bambini e, soprattutto volevo dirle quanto bisogno avevo di una mamma. Ma come potevo raccontare tutte queste cose ad una persona sconosciuta che era venuta semplicemente a farmi una visita? E poi, ero troppo piccola e non mi bastavano le parole per poter parlare così come avrei voluto. Però, a mia meraviglia, lei sembra aver capito il mio messaggio, leggendomi la storia negli occhi. Si avvicinò ancora di più’ e mi strinse dolcemente al suo cuore. Allora mi sono sentita sopraffatta da una sorta di preoccupazione molto strana. Il suo abbraccio aveva un odore di fiori freschi ed io mi trasferii per un attimo nel mio sogno in cui mi aspettava la casa dal tetto rosso con la stufa in cui scoppiettava con allegria la legna e le fiamme disegnavano sulle pareti coraggiosi eroi a cavallo. In fondo alla stanza mi aspettava un letto dorato e nell’aria si diffondeva leggermente un profumo di lavanda e basilico. Ah, quanto bisogno avevo di un ambito così accogliente e di un abbraccio così tenero! Volevo gridare: “Prendetemi con voi e portatemi nel vostro mondo caldo, nuovo e bello, in cui io mi sentirò una principessa unica al mondo!”. Purtroppo, ero troppo piccola per poter dire tutto questo e sapevo troppo poco di queste persone seppure avevano una luce negli occhi immensa e braccia di velluto. Quando ci siamo separati, loro mi hanno sospirato dolcemente: “Sei una bambina molto carina e ci piacerebbe che tu possa crescere nella nostra famiglia”. “Vorresti essere la nostra bambina?”. Non potevo risponderli così come avrei voluto, perché ero piccola e non sapevo tante parole, ma stesi le mie braccia e ci stringemmo in un grande abbraccio. Dio mio, quanto mi auguravo che il tempo si fermasse in quel momento e che niente e nessuno al mondo ci separasse mai più! Capivo che Dio Santo mi voleva molto bene se tra tutti i bambini aveva scelto proprio me come persona a cui regalare una splendida famiglia come questa. La separazione è stata molto difficile: io stendevo le braccia provando a spiegare che volevo uscire fuori, ma era troppo presto e loro non avevano ancora il diritto di prendermi a casa. Rabbrividii per un attimo vedendo gli altri bambini stendere le braccia verso i miei genitori. Tutti volevano essere accarezzati ed abbracciati. Avevo paura che i miei genitori potessero amare un altro bambino e che questi me li rubasse per un’altra eternità. Autore: Rodica Gavrilita Disegni: Olesea Kojusko Traduzione: Tatiana Cocias Rimanere figlio I progetti di prevenzione all’abbandono MOLDAVIA 2000 Il diritto alla famiglia, al gioco e all’istruzione Le storie dei beneficiari raccontate dai nostri assistenti sociali… Desideravano un bambino... Si incontrarono, si piacquero e mancò poco ad innamorarsi l'uno dell'altra. Più tardi si sposarono e decisero di creare una bella famiglia. “Ci auguravamo di crescere un bambino”, ci confessò emozionato il papà, “e Dio ha sentito le nostre preghiere e ci ha regalato 3 figli splendidi: David, Alexandru e Cezar”... Seppure sono venuti al mondo molto piccoli e sotto peso, il padre già li vede quando avranno 5 anni, correndo le mattine nel parco, sorridendo e mettendo a soqquadro tutta la casa. Incommensurabile il sentimento che nutrono i due genitori per i loro tesori – simbolo di un legame così forte tra di loro! Abbiamo conosciuto questa meravigliosa famiglia attraverso una visita da parte del capo della famiglia che è venuto a chiederci un sostegno. Finora la famiglia ha vissuto presso una famiglia degli amici, condividendo una stanza di 16 m2. Dopo la nascita dei piccolini, che non hanno ancora raggiunto il peso sufficiente per essere dimessi dall'ospedale, il problema dell'abitazione è stato rimandato. Però i giorni passano e tra poco la famiglia rischia di rimanere in strada. In più, la maggior parte dei soldi che i genitori avevano risparmiato vanno spesi per i prodotti igienici e per il latte artificiale. Siccome sono in tre, non si saziano solo con il latte materno e quindi il latte artificiale è indispensabile per loro. Le spese arrivano fino a 260 Euro al mese e, per una famiglia normale, questa risulta una somma immensa che equivale al doppio dello stipendio dei genitori. Il problema più grave al momento è la disoccupazione dei coniugi. Visto che il periodo della gravidanza è stato molto difficile, il padre ha dovuto licenziarsi per stare (a casa o all'ospedale) con la madre ed assicurarle tutte le medicine e le cose necessarie. Neanche i loro parenti possono aiutarli perché allo stesso modo vivono in condizioni finanziarie ristrette. Abbiamo preso a cuore questo caso e faremo di tutto per dare una mano alla famiglia, in questi momenti assai difficili, almeno per 3 o 4 mesi, affinché si trovi una soluzione. Per ora possiamo offrire dei prodotti igienici per i piccolini e poi speriamo davvero di trovare dei fondi, almeno per pagare l'affitto di una casa... Ritornare figlio I progetti di reintegrazione familiare e sociale VERSO LA FAMIGLIA Il diritto a tornare in famiglia Progetto Verso la Famiglia- Chisinau Le storie dei beneficiari raccontate dai nostri beneficiari… Prima di dar voce esclusivamente a Sarah Helen Baulk, la sostenitrice di Popa Cristina, una bambina del progetto, ci permettiamo di fare una breve premessa. Trattasi di un'iniziativa da parte di due sostenitori (di cui una è stata Sarah Helen Baulk) di partecipare a degli avvenimenti assai importanti nella vita dei beneficiari che sostengono (o hanno sostenuto) a distanza. Dopo un'epopea degna di uno scenario di telenovela, l'incontro assai aspettato sia da parte nostra, che da parte della famiglia di Cristina e della sostenitrice insieme al suo fidanzato – Antonello Delà, l'incontro è finalmente avvenuto qui in Moldova ed è stato poi seguito da una permanenza di 4 giorni in Ucraina come destinazione finale, dove sono andati insieme alla famiglia Popa a riposare al mare. A questo punto ci preme fare un grande ringraziamento ai sostenitori per la loro decisione, augurando, a nome di tutto lo staff e della famiglia, a voce alta, ogni bene. Vacanze al mare... destinazione Ucraina Dopo lo scambio di diverse lettere ho incontrato Cristina, sua mamma (la Sig.ra Popa) e suo fratello (Mihai) per la prima volta nel 2006. Già in quell’occasione avevamo pensato che sarebbe stato bello trascorrere una vacanza insieme, magari al mare, cosa che poi siamo riusciti a realizzare quest’anno in agosto. Visto che abito poco distante dalle spiagge romagnole, ho pensato di invitare la famiglia Popa a trascorrere le vacanze qui in Italia, ma a causa delle notevoli difficoltà attuali per il rilascio dei visti ai cittadini moldavi, alla fine abbiamo scelto l’Ucraina come destinazione alternativa. Appena arrivati in Moldova, abbiamo trascorso una splendida serata ad una festa di battesimo alla quale io e il mio fidanzato siamo stati invitati dalla Sig.ra Nadia (l'assistente sociale della bambina) che gentilmente ci ospitava a Chisinau. La mattina dopo, alle 5:00, ci siamo incontrati con la famiglia Popa alla fermata del pullman per andare sul Mar Nero. Dopo un viaggio di qualche ora, reso ancora più lungo dalle interminabili attese alla frontiera, abbiamo finalmente raggiunto la nostra meta – la città balneare di Zatoka! Durante la nostra vacanza abbiamo trascorso le giornate in spiaggia e, tra un bagno e l’altro, abbiamo gustato tutte le specialità locali offerte dai venditori ambulanti che passavano letteralmente ogni due minuti: delizie che spaziavano dal panino caldo con la carne al cono di mousse al cioccolato, dal pesce secco affumicato al dolce fritto inzuppato con sciroppo di canna. Siamo anche riusciti a visitare la bellissima città di Odessa (con tappa obbligatoria a McDonald’s) e lo stupendo castello di Bilhorod-Dnistrovsky raggiungibile via mare, in un paio di ore. Dopo cinque giorni intensi e il viaggio di ritorno che, per vari motivi, è durato più di dodici ore, siamo ritornati a Chisinau, stanchi ma felici! Se ci sono degli altri sostenitori che stanno leggendo questa nostra esperienza e che, magari, stanno pensando di fare un viaggio simile, consiglio loro vivamente, prima della partenza, di imparare qualche parola di romeno. La nostra vacanza è stata molto più divertente e appagante per il semplice fatto che ho studiato, anche se ad un livello molto elementare (ascoltando un CD auto-didattico in macchina!) un po’ della lingua locale. Ciò ci ha permesso, con l’aiuto di un vocabolario, di programmare insieme alla famiglia le nostre giornate e di raccontarci un po’ le nostre vite e le nostre realtà. Dovremmo, comunque, ringraziare la Sig.ra Popa sia per la sua capacità di intuire le mie frasi in romeno, costruite male e sicuramente pronunciate ancora peggio, sia per la sua pazienza nel tradurre dal cirillico tutti i menù dei ristoranti dove andavamo la sera – cosa non da poco! Sicuramente il successo della vacanza, dato che poi ci conoscevamo veramente molto poco, è nato in gran parte dallo spirito di adattamento di tutti. Inoltre, c’è da ricordare che questa bella esperienza, che spero di poter ripetere in futuro, è stata resa possibile grazie alla perfetta organizzazione dell’AiBi e soprattutto grazie a Nadia, Tatiana ed Andrei. Sarah Helen Baulk Sostenitrice Progetto Verso la Famiglia Ritornare figlio I progetti di reintegrazione familiare e sociale LA CASA ASCHIUTA E IL PARTERNARIATO CON SALVATI COPIII Il diritto alla famiglia Le storie dei bambini della “casa dal tetto rosso”… In seno alla famiglia... Costruire una casa, piantare un albero, portare al mondo un bambino ed educarlo sono i principi morali dell'esistenza di un'essere umano. Infatti, per la famiglia Croitoru Ion e Valentina, abitanti nel villaggio di Cоrneşti, comune di Nisporeni, la semplicità di questi principi essenziali nella vita, è ormai diventata esemplare e degna da seguire. Trattasi di una famiglia che ha deciso di accogliere 7 bambini carissimi, nessuno di loro figlio naturale, i quali fin dal primo incontro sono diventati il più grande e prezioso tesoro al mondo. La storia è cominciata qualche tempo fa, quando, in un momento di passaggio nella loro vita, i coniugi Croitoru hanno capito che era nelle loro mani il destino di tre fratellini e quindi, decisero di diventare i loro genitori per tutto il resto della vita. Più tardi avevano capito che la felicità era il sinonimo dei nomi di ciascun bambino. Ora non immaginano la vita senza di loro. La gioia ed il fascino del ritrovo ti circonda sin dal primo momento in cui entri nella loro casa. Ci è rimasta nella mente l'immagine di questa famiglia unita, in cui ciascun membro felice di farne parte ha il suo ruolo ed importanza. Indimenticabili ancora quegli attimi pieni di fascino nei cuoricini dei tre fratelli di Casa Aschiuta, assai contenti di aver ritrovato una famiglia accogliente vera e propria che sognavano da tanto tempo. Lunghissimi e forti gli abbracci ed incommensurabile il senso delle parole "voi siete i nostri genitori!". Siamo rimasti talmente impressionati nel sapere che altri quattro fratelli (tre maschietti ed una femmina), anche loro di Casa Aschiuta erano stati accolti nella famiglia e si godevano la felicità ed il calore di quell'ambito familiare. Questi quattro angioletti, insieme ai "fratelli maggiori" hanno ritrovato l'infanzia nel seno della Casa Famiglia, creata dai due genitori, che nonostante tutti i problemi, riescono a far fronte dignitosamente ad ogni difficoltà. "I più vivi ringraziamenti sono sulle labbra di un bambino, a cui sei riuscito a regalare un sorriso e noi siamo contenti di avercela fatta", ci hanno confessato, in un momento di sincerità, i coniugi Croitoru. Il motivo che li ha spinti ad avviare una casa famiglia risale appunto dal “problema piu' grande e più vergognoso della nostra società che è il fenomeno dell'abbandono infantile”. Non possiamo essere indifferenti ai bisogni di questi bambini, ma soprattutto ai bisogni dei bambini abbandonati. Loro vogliono solo essere amati e godersi la loro infanzia. Negli sguardi dei bambini della Casa Famiglia si legge la gioia della presenza di una madre ed un papа' ed il piacere dei momenti passati in famiglia. Operatrice SAD Casa Aşchiuţa Valentina Purcel VERSO LA FAMIGLIA LEOVA Il diritto a tornare in famiglia Progetto Verso la Famiglia- Leova Le storie dei beneficiari raccontate dai nostri assistenti sociali… La campanella che ci raduna “Benvenuti” – è la scritta all'entrata di tutte le scuole. “Benvenuti” – significa l’inizio delle lezioni. Suona la campanella. La prima lezione è sempre un motivo di gioia. Per alcuni alunni, la campanella squilla per la prima volta, per alcuni – per la seconda o terza volta, per gli altri invece suona per l’ultima volta. Anche per noi adulti, che accompagniamo i nostri figli a scuola il suono allegro della campanella, ormai sentito per l'ennesima volta, ci dà grandi emozioni e forti sentimenti di allegria e nostalgia per i tempi passati. È proprio come nel primo nostro giorno di scuola... Quest'anno le stesse emozioni sono state provate da altri due fratelli - Cristina ed Alexandru – dell'istituto di Leova. Il loro desiderio più grande era di stare con la famiglia e di essere accompagnati nel primo giorno di scuola dai propri genitori. A questo punto, dovremmo confessare, che per noi, in qualità di “amici dei bambini”, questo loro desiderio è stata una sfida che ci ha spinto a bussare più insistentemente alle porte dei genitori, invitandoli a collaborare con noi ed insieme, portare a buon fine un sogno che per i piccoli abbandonati in istituto sembrava irrealizzabile. Pertanto abbiamo lavorato con i genitori, responsabilizzandoli e rendendoli partecipi al miglioramento delle condizioni abitative. Non è stato facile, al contrario, è stata un'estate piena di impegni, lavoro e corse contro il tempo. E finalmente arrivò il grande giorno... Vestiti con abiti nuovi, con i fiori in mano e con gli zaini pieni di materiali scolastici offerti generosamente dall'Associazione, i piccoli camminavano orgogliosamente per le vie del villaggio. Era un vero piacere, per noi, guardarli ed ammirare il loro entusiasmo. Erano anche i “nostri” bambini. A scuola sono stati accolti gentilmente dalle maestre e, a loro meraviglia, hanno incontrato alcuni vicini del villaggio. Chissà se i nuovi compagni di scuola diventeranno, con il passar del tempo, i futuri amici? Chissà quanti bambini sono ancora in attesa di passare sulla soglia della scuola per la prima volta? Chissà come cambierebbero le cose se tutti i genitori afferrassero le difficoltà quotidiane e le affrontassero dignitosamente? Certo non possiamo rispondere a tutte queste domande, ma possiamo far sì che sogni come questi si realizzino per più bambini. E' un nuovo inizio pieno di speranze e ottimismo... Munteanu Rodica Assistente Sociale Altro… Qui abbiamo pensato di scrivere le storie che non possono essere inserite in nessun progetto ma che ci colpiscono lo stesso… Di seguito riportiamo la “Cronaca di una grande emozione”, raccontata tutta d'un fiato da un altro sostenitore che ci ha visitato quest'estate, proprio per accompagnare all'altare come un vero padre “la figlia” sostenuta a distanza... D'autunno si raccolgono i frutti e... si balla alle nozze Quando, circa 4 anni fa, decisi di diventare un sostenitore dell'AI.BI. non avrei mai creduto di vivere un evento bellissimo come mi è capitato in Moldova nello scorso mese di agosto. Devo dire la verità: quando attendevo la scheda del "mio" bambino pensavo ad un piccolo africano o sudamericano. Invece nella mia vita è entrata Elena, una ragazza moldava che allora aveva 15 anni. Ed è stata la prima soddisfazione: vedere chi era e quali erano le condizioni di vita della persona e della famiglia che avrei contribuito ad aiutare. Devo confessare un'altra cosa: mi ero messo in contatto con l'AI.BI. perché avevo già letto articoli sulle sue iniziative, ma ai giorni nostri c'è sempre qualche dubbio: i soldi che versiamo andranno veramente a buon fine? Non c'è voluto molto tempo a risolvere questo dubbio: dopo un po' di tempo ho ricevuto la prima lettera di Elena che mi ringraziava, mi parlava della sua famiglia e mi chiedeva consigli sui suoi studi e che era curiosa di avere notizie mie e della mia famiglia. Così è cominciata la nostra corrispondenza; e ogni volta che ricevevo una lettera di Elena per me era un'emozione forte: mi scriveva che voleva conoscermi ed anche in me era sempre più forte il desiderio di incontrare lei e la sua famiglia, specialmente la sua cara mamma che univa sempre alle lettere di Elena parole piene d'affetto per me. Poi si sa uno pensa: sì vorrei andare in Moldova, ma poi la vita di tutti i giorni ti prende e non hai mai il tempo di fermarti un quarto d'ora a pensare: adesso organizzo il mio viaggio in Moldova perché vado a conoscere Elena. Poi lo scorso inverno arriva una lettera in cui Elena dice: "il prossimo 11 agosto mi sposo e vorrei tanto che lei venisse al mio matrimonio". Non ci ho pensato un attimo: quella era l'occasione giusta per andare in Moldova: avrei conosciuto Elena e sarei stato presente ad uno dei momenti più importanti della sua vita. Nella programmazione del mio viaggio ho potuto apprezzare la perfetta organizzazione dell'AI.BI. sia in Italia che in Moldova, ma su questo argomento mi dilungherò più avanti. Quando l'aereo ha cominciato le manovre per l'atterraggio ho sentito il cuore che cominciava a battere sempre più forte. Finalmente avrei conosciuto quella ragazza per cui nutrivo un enorme affetto anche se non l'avevo mai vista. E poi il momento è arrivato: finalmente ci siamo incontrati. Elena era all'aeroporto con il suo promesso sposo Sergiu ed è stato veramente bellissimo quando ci siamo visti ed abbracciati. All'aeroporto c'era anche Tatiana che per tutto il tempo del soggiorno in Moldova è stata la mia preziosissima guida e naturalmente interprete. I miei 4 giorni in Moldova sono stati veramente stupendi. Poco dopo il mio arrivo ero già a casa di Elena con la sua famiglia e mi sentivo come fossi a casa mia. E' stato bellissimo partecipare al matrimonio e conoscere le tradizioni locali anche se ho avuto qualche difficoltà a reggere il ritmo delle cene e soprattutto delle bevute che le accompagnano. Mi ha veramente colpito il grande calore umano che tutte le persone che incontravo mi hanno fatto sentire in ogni momento del mio soggiorno. Ma non ci sono stati solo il matrimonio ed i momenti di festa. Mi ha fatto piacere vedere direttamente la grande organizzazione ed il lavoro che Amici dei Bambini ha realizzato per aiutare chi ne ha bisogno. Ho potuto visitare le strutture (gli uffici, la scuola, gli alloggi dei bambini) ed ancora una volta devo fare i complimenti a chi ha messo in piedi e fa funzionare un'organizzazione veramente perfetta. Quando è arrivato, purtroppo, il momento di partire è stato veramente duro. Non riuscivo a staccarmi da quella gente stupenda insieme alla quale sono stato benissimo. Ma sono partito con un solo pensiero in testa: tornerò prima o poi in Moldova. Tornerò a trovarvi: grazie veramente di tutto siete stati meravigliosi. INVIO CORRISPONDENZA Negli ultimi mesi si sono purtroppo verificati spiacevoli inconvenienti nell’invio di corrispondenza in Moldova e alcuni pacchi sono stati rimandati al mittente. Visto che il nostro ex collaboratore - Mihai Gavrilita, che ritirava la posta ed il cui nome portava la casella postale, non lavora piu’ con noi, tutta la corrispondenza che arriva per i bambini dei nostri progetti dovra’ essere, da adesso in poi, indirizzata a: Associazione Amici dei Bambini, Moldova Cutia Postala nr. 418 2004 Chisinau. Tutta la corrispondenza deve comunque riportare il nome e l'indirizzo del mittente. L'indicazione del nominativo del minore o del progetto a cui consegnare la corrispondenza vanno invece messi all'interno del pacco o della busta. Vi chiederemmo inoltre di non inviare pacchi superiori ai 2 kg in quanto oltre questo peso si verificano spesso problemi di sdoganamento non sempre risolvibili e comunque la tassa da pagare al ritiro del pacco supera di molto il valore del suo contenuto. Ringraziandovi per la comprensione, ci auguriamo cosi’ di ovviare ai disagi che si sono venuti a creare. La Newsletter “IL CAPPELLO DI GUGUZZA” è stata pensata per tenere aggiornati tutti i sostenitori dei progetti di Amici dei Bambini in Moldavia. Si tratta di un servizio che abbiamo denominato SOL (Sostegno On Line). L’idea è di trasmettere via e-mail la newsletter contenente estratti dei report settimanali redatti dai volontari espatriati e notizie relative all’andamento del progetto. Abbiamo pensato di utilizzare la posta elettronica, poiché è uno strumento che consente di raggiungere un grande numero di utenti ad un costo minimo. Se l’idea riscontrasse il Suo interesse e desiderasse aderire a questa iniziativa è necessario che comunichi la Sua e-mail all’indirizzo di posta elettronica del nostro ufficio di Chisinau: [email protected] affinché possa ricevere, direttamente dai nostri volontari in Moldavia, i prossimi numeri del notiziario. La newsletter è comunque disponibile anche sul sito Internet di Amici dei Bambini, all’indirizzo www.amicideibambini.it, nelle pagine dedicate ai nostri progetti in Moldavia. LO STAFF DI AMICI DEI BAMBINI MOLDAVIA