Allattare al seno fa bene alla mamma e al bambino

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Allattare al seno fa bene alla mamma e al bambino
Aggiornamenti / Contributi
Il latte materno fa crescere più sani i bimbi.
La Conferenza Stato-Regioni lo ribadisce in una delibera dello scorso dicembre,
sottolineando la necessità di formare il personale sanitario ad informare le neo mamme
e sostenerle in questa nuova esperienza
Allattare al seno
fa bene alla
mamma
e al bambino
I
neonati crescono più forti se si nutrono del latte materno. E anche le mamme sono più in forma. Lo assicura il ministero della Salute, che in conformità con le
indicazioni dell’Organizzazione Mondiale del-
Vantaggi per la salute
dell’allattamento al seno
Per il bambino
- riduce l’entita e l’incidenza
delle malattie infettive
- riduce il rischio di sviluppare
asma e allergie
- migliora il quoziente intellettivo
- migliora la densità di massa ossea
- riduce il rischio di meningite
da Haemophilus influenzae
- riduce il rischio di obesità
Per la mamma
- favorisce il benessere emozionale
e psicologico
- Favorisce l’involuzione uterina
e riduce i rischi di anemia
- riduce i rischi di cancro al seno
e alle ovaie
- riduce i rischi legati all’osteoporosi
- favorisce l’autostima materna
e il legame con il bambino
Fonte: Ibfan, International Baby Food
Action Network
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la Sanità raccomanda che i
bambini siano
“allattati esclusivamente al seno fino
a sei mesi e che l’allattamento al seno
continui poi, con adeguati alimenti complementari fino a che la madre
ed il bambino lo desiderino, anche dopo l’anno di vita”.
Il principio è ribadito anche nelle Linee di
indirizzo nazionali sulla protezione, la promo- messe nelle condizioni di ricevere un’inforzione ed il sostegno dell'allattamento al seno
mazione completa, corretta ed indipensottoscritte lo scorso 20 dicembre daldente sull’alimentazione della
la Conferenza Stato-Regioni. Il doprima infanzia, privilegiando
Incentivare
cumento contiene una serie di
di alimentare i loro figli
strategie per far sì che l’allattacon il proprio latte. “È
l’allattamento
mento al seno sia praticato da
compito degli operatori
al
seno
e
la
una percentuale di donne semsanitari e sociali – si legdonazione
pre maggiore, ma anche per
ge nel documento – fordi latte
promuovere la donazione granire alle donne informatuita di latte da parte delle madri
zioni corrette sui benefici e
materno
volontarie, per nutrire i neonati – in
sulla pratica dell’allattamento
particolare i prematuri e ricoverati – che
al seno”.
possono ricevere con più difficoltà questo nu- Gli operatori sanitari, infatti, sono le figure
trimento dalle loro mamme.
più competenti per accompagnare le mamA questo scopo, sottolinea il documento, oc- me in questo percorso, in particolare nei pricorre sviluppare un percorso di educazione mi mesi di vita del neonato, cruciali per l’assanitaria rivolto alle madri ma anche agli sestamento dell’allattamento al seno perché
operatori sanitari, affinché le donne siano in tale periodo, e soprattutto nella prima set-
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timana, possono insorgere difficoltà nella
pratica dell’allattamento e nella relazione
tra la madre e il bambino.
A questo scopo, il ministero della Salute ha
espresso l’impegno a sostenere l’attività delle Regioni per la formazione degli operatori sanitari e sociali, ospedalieri e territoriali, compresi i pediatri di libera scelta e i medici di medicina generale.
Il ministero, inoltre, metterà a punto apposite iniziative di comunicazione, tese anche
ad evitare forme di discriminazione nei confronti della donna che allatta, soprattutto nei
luoghi pubblici.
Infine, sarà istituito dal ministero un Comitato nazionale multisettoriale con funzioni
di proposta e orientamento, per collaborare nello sviluppo, nella realizzazione e nella valutazione di specifici piani nazionali ed
elaborare un sistema standardizzato di raccolta di dati sulla prevalenza e la durata dell’allattamento al seno, in modo da verificarne i progressi.
Intervista a
Miriam Magri
Vice presidente del Collegio Ipasvi Milano - Lodi
presidente nazionale Associazione
infermieri assistenza oncologica
Allattare è un’arte
che deve essere imparata
Dottoressa Magri, l’allattamento al seno non
è un atto istintivo?
La maggior parte delle donne riesce ad allattare il proprio figlio, ma si tratta di una pratica difficile e impegnativa, non è un fatto istintivo nella nostra cultura occidentale. Allattare è un’arte che deve essere imparata: occorre che mamma e bambino entrino in relazione, che si riconoscano.
Per gli operatori sanitari è difficile aiutare le
donne ad allattare?
A volte sì. Alla base ci sono la mancanza di co-
I dieci passi per l’allattamento al seno
L’Unicef e l’Oms hanno lanciato nel 1992 l’iniziativa Ospedale amico dei bambini, un
progetto teso a promuovere l’allattamento al seno attraverso delle dieci misure che ogni
struttura sanitaria dovrebbe attuare per il sostegno alle neo mamme:
1
definire un protocollo scritto per l’allattamento al seno da far conoscere a tutto
il personale sanitario;
2
preparare tutto il personale sanitario per attuare compiutamente questo protocollo;
3
informare tutte le donne in gravidanza dei vantaggi e dei metodi di realizzazione
dell’allattamento al seno;
4
aiutare le madri perché comincino ad allattare al seno già mezz’ora dopo il parto;
5
mostrare alle madri come allattare e come mantenere la secrezione lattea anche nel
caso in cui vengano separate dai neonati;
6
non somministrare ai neonati alimenti o liquidi diversi dal latte materno, tranne che
su precisa prescrizione medica;
7
sistemare il neonato nella stessa stanza della madre, in modo che trascorrano
insieme ventiquattr’ore su ventiquattro durante la permanenza in ospedale.
8
incoraggiare l’allattamento al seno a richiesta tutte le volte che il neonato sollecita
nutrimento;
9
non dare tettarelle artificiali o succhiotti ai neonati durante il periodo dell’allattamento;
10 favorire la creazione di gruppi di sostegno alla pratica dell'allattamento al seno, in
modo che le madri vi si possano rivolgere dopo essere state dimesse dall’ospedale
o dalla clinica.
noscenze (ad esempio sul fatto che solo meno
dell’1% delle donne non può allattare), ma anche
le esperienze lavorative frustanti, la storia della donna e degli operatori che la seguono.
Una criticità del mancato allattamento al seno può
essere individuata anche nel fatto che il percorso
“nascita” in Italia, come negli altri Paesi industrializzati, è sempre più medicalizzato. A questo fenomeno corrisponde una grave carenza di informazioni,
anche da parte degli operatori sanitari, su tutti gli
aspetti dell’evento complesso della nascita. Basti
pensare all’eccesso di ecografie e di parti cesarei,
nonostante le indicazioni scientifiche raccomandino non oltre tre ecografie a gravidanza e il minor ricorso possibile al taglio cesareo. Questo ricorso alla medicalizzazione si allarga anche all’allattamento, con una tendenza a privilegiare il latte artificiale
anche quando sarebbe possibile nutrire il bambino in modo naturale. Sicuramente conoscenze accurate e ambiente di supporto sono i principali fattori che mettono in grado le madri di allattare con
successo. Per realizzare questo percorso può essere utile seguire gli interventi di provata efficacia di-
sponibili, in modo particolare I 10 passi Oms-Unicef, elaborati 1989 per gli ospedali e poi declinati
anche nei sette passi per il territorio.
C’è allora la necessità di formare il personale sanitario.
Tutti i professionisti che la donna ha occasione di
incontrare nel percorso della nascita dovrebbero essere coinvolti in corsi di aggiornamento professionale sull’allattamento al seno come quelli proposti
dall’Oms i dall’Unicef e, in particolare, dovrebbero
essere coinvolti nell’offerta attiva di counselling e
sostegno delle madri, promuovendo anche un monitoraggio costante delle pratiche di promozione e
sostegno diffondendo una corretta cultura di raccolta dati sull’allattamento.
Qual è l’esperienza di Milano in questo percorso?
L’Asl Città di Milano ha sviluppato una strategia di
promozione della salute che investe le logiche organizzative, i flussi informativi e le relazioni tra le istituzioni sanitarie e no profit, con lo scopo di contribuire allo sviluppo dell’empowerment degli operaL’infermiere 3/2008
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tori sanitari e delle donne, che sostenute da operatori competenti possono fare la scelta di salute di
allattare al seno il proprio bambino. L’iniziativa, presentata nell’ottobre scorso, nasce dall’adesione dell’Asl Città di Milano e altre 7 Aziende sanitarie della provincia al progetto dell’Unicef Italia Comunità
amica dei bambini per l’allattamento materno.
Il Collegio Ipasvi di Milano-Lodi, inoltre, ha scelto di
attuare all’interno del programma di formazione
Ecm, Maria Enrica Bettinelli, responsabile del Progetto Asl-Unicef Verso l’ASL Amica dei Bambini, Asl
Città di Milano, alcuni Corsi di formazione sull’allattamento materno per operatori sanitari nell’area
materno-infantile.
Il corso ha permesso un approfondimento e un
aggiornamento delle conoscenze di base consen-
Intervista a
Immacolata Dall’Oglio
Infermiera pediatrica e membro della neonata struttura per lo sviluppo professionale
infermieristico e tecnico, la formazione continua e la ricerca infermieristica presso l’Ao
Bambino Gesù di Roma
Assicurare i servizi
di sostegno alle mamme
in tutto il Paese
Dottoressa Dall’Oglio, qual è la fotografia
italiana dei servizi di sostegno offerti alle
donne per l’allattamento al seno dopo la
dimissione dalla maternità?
I 17 ospedali “Amici dei bambini” italiani
sono organizzati con uno spazio offerto dall'ospedale, o con una rete di servizi sul territorio. Sulla base del decalogo elaborato
dall’Unicef e dall’Oms, vi sono altre numerose e interessanti esperienze in Italia, ad
esempio in Piemonte, Lombardia, Lazio e
Toscana, ma si tratta di iniziative non omogenee.
Non esistono, infatti, atti formali che stabiliscano l’istituzione di servizi di consulenza clinica e sostegno alle mamme. Si tratta invece di servizi importantissimi, che richiedono competenza, tempo e spazio.
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tendo agli operatori
sanitari di migliorare la
pratica clinica e di implementare interventi
di provata efficacia.
È comunque ancora evidente il bisogno di incrementare l’aggiornamento, ma
le nozioni teoriche possono non
essere sufficienti per modificare le politiche, quando non è affiancato da un cambiamento degli atteggiamenti e dall’acquisizione di ulteriori pratiche. A tale proposito, Giovanni Muttillo,
presidente del Collegio, non ha dubbi: l’investimento
in quest’area è considerata prioritaria per il Consiglio direttivo. Muttillo, inoltre, ha presentato l’obiettivo
del Collegio Ipasvi di preparare
in modo congiunto con il Collegio delle Ostetriche e Asl Città di Milano un volume a
supporto dei corsi dell’allattamento Oms-Unicef. In
particolare quello di settembre
2008 rimarca l’importanza che quest’operazione non sia slegata al contesto organizzativo degli operatori, ma che possa in qualche modo fornire loro degli strumenti utili alla gestione del cambiamento nel loro luogo di lavoro, oltre che aumentare le competenze.
Quali sono gli aspetti principali che un operatore sanitario può mettere in atto per aiutare
le mamme in questo processo?
Anzitutto l’ascolto e facilitare, se necessario, il
contatto madre- bambino. Vanno poi valutati e
proposti i ritmi dell'allattamento e le tecniche di
posizionamento e attacco al seno. Questo è un
atto da compiere nelle primissime settimane
dalla nascita. L’assistenza alle neo mamme deve essere tempestiva e posta in essere da personale competente. Questa assistenza, però,
non dovrebbe essere lasciata all'iniziativa delle
singole aziende, ma dovrebbe ricevere un congruo riconoscimento, introducendola come prescrizione nel tariffario regionale. Oggi questo avviene solo in Piemonte, dove è prevista un’apposita voce “valutazione dell’allattamento”.
La formalizzazione di questa assistenza deve
inoltre prevedere il tempo necessario da dedicare alla neo mamma in difficoltà, che per la prima visita può essere anche di un'ora, per raccogliere la storia clinica dell'allattamento e valutare una poppata, ma poi può anche ridursi.
Oltre a uno spazio “individuale”, possono essere introdotti degli incontri collettivi di accompagnamento post partum, come già avviene in alcuni consultori.
Fondamentale è poi la questione della documentazione. Questa guida, certifica e valorizza
l'assistenza prestata. Le eventuali criticità, infatti, devono essere documentate e trasmesse al
professionista che successivamente prenderà
in carico la mamma e il neonato, perché questo è garanzia di un’assistenza di qualità basata sui bisogni specifici. Purtroppo anche questo
oggi avviene nelle realtà più organizzate, perché manca un'indicazione formale alla redazione di tale documentazione.
Servono quindi atti formali da parte politica e
maggiore formazione del personale.
Speriamo che la delibera approvata dalla Conferenza Stato-Regioni apra la strada a questi atti. La stessa delibera sottolinea la necessità di
sviluppare sempre più una formazione specifica in questo ambito, a livello di formazione continua, ma anche di base.
Ad oggi la formazione di base per l'infermiere
tocca solo gli aspetti generali di questo tema,
se non in caso di una volontà specifica del docente che dedica all’allattamento un numero
maggiore di ore di insegnamento. È chiaro che
una professione come quella infermieristica,
operando su tante e diverse discipline, non può
fornire una preparazione approfondita su ogni
materia. Ma una maggiore sensibilizzazione degli studenti verso l’allattamento materno e
l’organizzazione di seminari o l’attivazione di
corsi facoltativi potrebbe essere auspicabile.
Diverso è invece lo spazio da dare a questo tema nella laurea triennale per infermiere pediatrico e nel master in pediatria.