Acqua_Una battaglia di lunga durata

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Acqua_Una battaglia di lunga durata
Una battaglia di lunga durata.
In questi giorni il PE ha votato una risoluzione sul diritto all’acqua che
considero in netta controtendenza alle leggi del governo Renzi e sul piano
internazionale al TTIP ( Trattato transatlantico USA – UE ). Non c’è stato
nessun grido di vittoria e non so spiegarmi il perchè.
Pongo perciò una riflessione.
Viviamo tempi in cui sembra impossibile opporsi alla potenza dei poteri
economici. Tempi nei quali la gente si sente schiacciata dall’enormità dei
problemi e dalla forza di quel 1% che detta le regole nel mondo, in cui si
finisce con il non credere alla possibilità di resistere.
Spesso però, siamo anche noi, parte attiva della società civile, che
alimentiamo questo senso d’impotenza, non valorizzando i risultati e le
vittorie che produciamo. Spesso non ne cogliamo la portata politica e
quindi non seminiamo la consapevolezza dei risultati. Sul referendum
dell’acqua, continuiamo a sostenere che non ha spostato di una sola virgola
la realtà di questo paese e per certi versi anche noi alimentiamo la
frustrazione nel popolo.
Misuriamo i risultati attraverso le nostre aspettative, non valorizziamo la
realtà e cioè che il referendum ha bloccato l’ingresso dei privati nelle
gestioni dei servizi idrici e questo, è un elemento di resistenza che oggi
viene messa continuamente in discussione dal governo.
Il PE ha votato la risoluzione sul diritto umano all’acqua e questo
sembra non suscitare interesse nel mondo associativo, nella sinistra, nei 5
Stelle, nei media e poco anche nel movimento dell’acqua.
Eppure la risoluzione parte da una direttiva ICE d’iniziativa popolare e
da 1 milione e 900 mila firme di cittadini europei raccolte dalla rete
europea dell’acqua. Tratta l’acqua potabile complessivamente
nell’universalità della narrazione di bene comune.
Accoglie moltissimi punti qualificanti del movimento europeo e mondiale
dell’acqua: il diritto all’accesso e il dovere degli stati e dei governi a
garantirne l’erogazione gratuita del minimo vitale, la progressività delle
tariffe sulla base dei consumi. Il divieto a sospendere l’erogazione a
chiunque, con esplicito riferimento ai baraccati. Chiede che l’acqua venga
tolta dalla trattativa sul TTIP. Affida di nuovo un ruolo alle municipalità
Certo è una risoluzione e non una direttiva, è un fatto istituzionale e come
tale risente di mediazioni e compromessi.
Anche la legge regionale Siciliana è un compromesso che lascia ancora la
possibilità di gestione in SPA in house dei servizi idrici, ma è un passo
avanti, è una vittoria in controtendenza.
Personalmente penso che il punto di compromesso della risoluzione EU
sia, quando sugli interventi internazionali di cooperazione, ai partenariati
pubblico/privati, con un emendamento in aula, si affiancano anche i
partenariati pubblico/pubblico.
Ma ciò non toglie importanza all’avvenimento che non è solo un elemento
di resistenza, ma una vittoria sulla cultura dell’avversario e sul TTIP.
Non cogliamo la portata dei risultati che produciamo, perché siamo troppo
autorefernziali del nostro lavoro o perché troppo preoccupati di dover
apparire coerenti e intransigenti verso il potere.
Non cogliamo nemmeno che è la prima volta che la volontà dei cittadini
viene accolta, discussa e votata da una istituzione ( pensiamo alla lunga
sordità del parlamento italiano alla nostra legge di iniziativa popolare).
Passando ad un altro esempio.
Il 4 Agosto il presidente di Expo, Giuseppe Sala e il Presidente di MM
acquedotto milanese Davide Corridore hanno detto pubblicamente
"Vogliamo a Milano l'Autority mondiale dell'acqua”
Ebbene anche in questo caso non c’è stata reazione alcuna.
Molto probabilmente si tratta dell’ennesima operazione di cosmesi da
parte di istituzioni, nazionali ed internazionali screditate e magari di
personaggi con ambizioni elettorali….può essere.
So con certezza che la necessità di un organismo mondiale dell’acqua,
pubblico e legittimo, e di un Protocollo mondiale che ne concretizzi il
diritto universale, è una proposta nostra, delle reti dell’acqua, del
Contratto Mondiale sull’acqua e dall’associazionismo che opera nella
solidarietà internazionale. Sta scritta nelle dichiarazioni dei movimenti ai
Forum Sociali Mondiali di Caracas, Manaus, Tunisi e nei Forum Mondiali
Alternativi dell’acqua di città del Messico, Istanbul, Marsiglia.
So che da 15 anni la “governance privata” del Forum Mondiale dell’acqua,
presieduta da Suez e Veolia, rappresenta la resa delle istituzioni, nazionali
e internazionali, agli interessi delle multinazionali.
So che a diversità di altre questioni come l’alimentazione, l’infanzia, la
sanità ecc… non esiste nessuna agenzia o organismo dell’ONU, nessun
Protocollo Mondiale e nessun tribunale che ne condanni la violazione.
Perché non riprendere questa dichiarazione per incalzare le istituzioni e
scoprire le loro carte?
E ancora.
Dal marzo 2000 al marzo 2015 si sono verificati nel mondo 235 casi di
rimunicipalizzazione dell'acqua in 37 Paesi diversi, per un totale di
più di 100 milioni di persone; la maggioranza delle città sono in Francia
(94) e negli USA (58, tra cui Atlanta e Houston); in Colombia Bogotà, in
Argentina Santa Fè, Rosario, Mendoza, la provincia di Buenos Aires, in
Guinea Conakry, in Uganda Kampala, in Mali Bamako, in Sud Africa
Johannesburg, in Malesia Kuala Lumpur, ecc.
Non sono forse queste vittorie di un movimento e di una narrazione
alternativa allo stato di cose? Perché non viene ripresa da tutte le realtà
“altermondialiste, ambientaliste, sociali o della cooperazione
internazionale”… radicali e moderate?
Infine.
Una autorità morale potente come il Papa ha dichiarato in una Enciclica
che l’acqua non va privatizzata e monetizzata.
Anche questa è una poderosa conferma di quanto andiamo sostenendo.
Tutto ciò ci dice inequivocabilmente una cosa: l’acqua è stato ed è il solo
movimento di resistenza mondiale al pensiero unico liberista
dominante e che realizza ancora parte dei suoi obbiettivi.
Questa è la grande portata politica sulla quale dovremmo rifletter tutti,
anche chi è impegnato nella costruzione di una nuova soggettività politica
alternativa in Italia e in Europa e anche i 5 Stelle.
La cultura universale dell’acqua, evocativa dei rischi per la vita sul
pianeta, il suo movimento mondiale, le sue lotte, la sua capacità di parlare
a tutti e di confrontarsi con le istituzioni a tutti i livelli, ha scavato in
profondità e riesce non solo a resistere ma anche a costringere le istituzioni
liberiste a parlare lo stesso nostro linguaggio. Di questo occorre avere la
consapevolezza e il dovere di comunicarlo all’esterno, tra la gente. Si può
vincere! Nel tempo dello strapotere del liberismo e del suo dominio anche
sulle menti di milioni di persone e di giovani generazioni, si può resistere,
vincere e guardare a orizzonti ancora più ambiziosi.
La concretizzazione del diritto umano all’acqua attraverso un
Protocollo mondiale delle nazioni e di una Autorità mondiale che lo
imponga, diventa un obbiettivo possibile dell’agenda politica. Sarà un
percorso di lotta e di ricerca del consenso, di lunga durata, nella quale si
faranno altri compromessi e altri piccoli passi in avanti, ma oggi è un
obbiettivo più credibile. Molto più credibile.
Emilio Molinari 4 Settembre 2015