`O Sole mio inno nazionale d`Italia

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`O Sole mio inno nazionale d`Italia
UNA STORIA
FATTA DI
FASCISMO, DI
FUTURISMO, DI
VELOCITA’ E DI
GRANDIOSO
TALENTO
‘O Sole mio inno
nazionale d’Italia
Dedicato a Tazio Nuvolari
E’ il 28 luglio del 1935
e sul circuito
di Nürburgring in Germania si corre
l’VIII Grosser
Preis von
Deutschland.
DI ANIELLO LANGELLA
Non poteva mancare quell’uomo che era
sfuggito alla morte
molte volte durante le
sue gesta, durante le
sue corse pazze.
In quella gara si sarebbe giocata anche la credibilità italiana
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2011
La più prestigiosa
competizione automobilistica d’Europa in
quegli anni
Non può e non deve mancare il grande
Tazio Giorgio Nuvolari, nato a Castel d'Ario
il 16 novembre 1892 e
morto a Mantova, 11
agosto 1953.
Futurismo automobilistico.
Il futurismo aveva segnato un momento culturale
fondamentale del periodo
fascista. Lo aveva fatto con
forza e rapidità. Due attributi che erano consoni alla
stesse corrente di pensiero.
La forza espressa nel movi-
mento, nel vigore, nella
potenza e la velocità che
permeava in ogni sua forma
la forza stessa. Inconsapevoli gli italiani agivano secondo
il senso intimo di questi due
archetipi dell’agone e nella
gara spesso vedevano la
propria ragion d’essere.
Corti che forza e velocità
conducevano alla vittoria, gli
italiani osavano e con ardore spesso, negli agoni vincevano.
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‘O Sole mio inno nazionale d’Italia
Nella città e sul circuito di Nurburgring
quel caldo luglio era
calata quasi una nebbia, e grigio era il cielo, quasi a sottolineare
che qui le stagioni
spesso hanno colori
stinti. Ma stinti e grigi
non erano gli animi dei
tedeschi, che sventolando su altissimi pennoni le svastiche, e già
si pregustavano gli onori del podio grazie
alle loro potentissime
auto da corsa.
Romba il motore, scintillano
le mostrine nel
rosso che è fiamma e avvolge.
sua scia di fumo
vincente
Divora l’aria
la maschera del
radiatore e fende
l’aria la gomma
raggiata.
Romba sulla
sottomessa terra
la saetta e si perde nell’aria la
Le nuvole si erano
addossate alle colline
ai lati del circuito e
quasi minacciavano la
pioggia, ma tutti restarono lì immobili ad
attendere l’agognato
trionfo, in quasi duecentomila. Da lì a poco
quel grigio mattino si
sarebbe dato l’avvio ai
motori ed erano pronti
gli ombrelli, le svastiche, pronte inoltre, salsicce e birra. I concor-
E dagli occhiali scuri, retti
dal cuoio che
cinge la fronte
come alloro, lo
sguardo come di
falco amico, guida la destra a
sventolare tre
note: verde, bianco, rosso.
renti più illustri di
quella gara?
Due bolidi di sproporzionata potenza,
fiammanti e scintillanti
e segnate dalle ali
dell’aquila nazista, la
Mercedes e dell'Auto
Union di Ferdinand
Porsche.
Tazio Nuvolari non
poteva mancare a quella gara. Lì si sarebbe
giocata tutta
l’italianità.
Romba il motore, graffia e
azzanna l’aria
coi canini, taglia
il freddo monte,
sbanda, si riprende e sterzando con vigore
vince.
Rossa, tuona
e vince.
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L’attesa è forte e sul podio è già pronta la bandiera con la svastica.
Neubauer,
l’organizzatore della
squadra Mercedes,
disse proprio in quei
giorni a proposito della
leggenda italiana del
volante:
“Nuvolari ha solo
un glorioso passato.
Il presente e il futuro appartengono ai
piloti del Fuehrer”.
La nebbia era tutto
attorno al bosco che
circondava il circuito e
il colore si sposava con
quello dei bolidi tedeschi, superiori per cilindrata e materiali di
costruzione. L’ Alfa di
Tazio che è la vecchia
P3 dell'ingegner Vittorio Jano. Appena una
3000 a 8 cilindri, con
225 cavalli contro i
500o delle auto tede-
sche tirate a lustro da
una squadra affiatata e
sicura della vittoria.
Quella mattina Tazio aveva il desiderio
di vincere e malandato
più che mai per un precedente trauma alla
gamba, ce la mise tutta, tirò un sospiro infilandosi sulla poltroncina e diede gas.
Vince Tazio Nuvolari
Quella stessa mattina di quel glorioso luglio prima di far volare
nella gara avvincente il
bolide rosso, simbolo
del Futurismo sportivo
"Nivola" disse:
“Oggi me lo sento, vinco io, trovate
una bella bandiera
tricolore”.
Così fu. Dimostrò
di tener testa a quelle
erculee vetture foggiate nell’orgoglio nazista, e già dai primi giri
la rossa fiammante decorata con la tartaruga
di D’Annunzio, mostrò
i denti. Già dalle prime
curve. Perse sul finire
circa 30 secondi per un
rifornimento. Sentì
poi, di aver dentro la certezza
della vittoria. Passò su tutti e quasi volando, mentre gli ufficiali
nazisti si apprestavano a issare la
bandiera con la svastica, superò
l’ultimo rivale, von Brauchitsch e
tagliò il traguardo. Vinse di forza,
con la grinta del vincente e con la
prepotenza del suo mostro rosso,
tutto italiano
“Giù la bandiera,...nazista”
Su il tricolore e dagli altoparlanti del Fuehrer partirono le note de ’O Sole Mio
*
‘O sole Mio ?
Proprio così.
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* Immagine di
http://
italiansoul.blogspot.com/2010/07/2
8-luglio-1935-tazio-nuvolarire-del.html
L’inno d’Italia fu
sostituito con la famosa canzone ‘O Sole
Mio scritta nel 1898 da
Giovanni Capurro e
Eduardo di Capua.
Fu scioccante quella vittoria. Fu travolgente e meritata.
Gli ufficiali addetti
all’alzabandiera che
avevano preparato il
loro vessillo per celebrare le gesta della lo-
ro nazione, della loro
tecnologia, si videro
spiazzati in quegli ultimi secondi. Quegli istanti fatali dove ogni
cuore italiano rivendicava la grandezza di
una grande pilota.
Quel giorno ed in
quei cruciali secondi,
mentre Tazio tagliava
il traguardo, qualcuno
si preoccupò di cercare
in gran fretta il disco in
bachelite con l’inno
d’Italia che nel 1935
era la Marcia Reale.
Frugarono ovunque
e non trovarono nulla.
Era evidente che nessuno mai aveva ipotizzato un esito simile.
Tutti erano convinti
della superiorità nazista. E frugando ancora
tra gli scaffali qualche
ufficiale trovò un disco
diverso da quello delle
ufficialità, dalle parate.
Andò proprio così e
dagli altoparlanti del
Fuehrer, per tutta la
valle del Nürburgring,
risuonarono le note de
‘O Sole Mio.
Altro che nebbia!