Da “Enciclopedia della psicanalisi” (titolo originale Vocabulaire de

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Da “Enciclopedia della psicanalisi” (titolo originale Vocabulaire de
Da “Enciclopedia della psicanalisi”
(titolo originale Vocabulaire de la psychanalyse, PUF, Pari 1967)
di J. Laplanche e J.-B. Pontalis
trad. Giancarlo Fuà
Laterza, Bari 1968
INCORPORAZIONE. (pp. 232-233)
= D.: Einverleibung. – En.: incorporation. – Es.: incorporación. – Fr.: incorporation.
- P.: incorporação.
• Processo con cui il soggetto, in modo più o meno fantasmatico, fa penetrare e
conserva un oggetto all’interno del proprio corpo. L’incorporazione costituisce una
meta pulsionale e un modo di relazione oggettuale caratteristici della fase orale; in
rapporto privilegiato con l’attività orale e con l’ingestione di alimenti, essa può essere
vissuta anche rispetto ad altre zone erogene e ad altre funzioni. Essa costituisce il
prototipo somatico dell’introiezione e dell’identificazione.
Nell’elaborare la nozione di fase orale (1915), Freud ha introdotto il termine di
incorporazione,1 che pone l'accento sulla relazione con l’oggetto, mentre
precedentemente, specie nella prima edizione dei Tre saggi sulla teoria della sessualità
(Drei Abhandlungen zur Sexualtheorie, 1905), egli aveva descritto l’attività orale sotto
l’aspetto relativamente limitato del piacere della suzione.
Nell’incorporazione si intrecciano varie mete pulsionali. Freud, nel 1915, nel quadro
della sua teoria delle pulsioni di quell’epoca (opposizione tra pulsioni sessuali e pulsioni
dell’Io o di autoconservazione) sottolinea che le due attività – sessuale e alimentare –
sono in essa intimamente compenetrate. Nel quadro dell’ultima teoria delle pulsioni
(opposizione tra pulsioni di vita e pulsioni di morte), sarà messa in evidenza soprattutto
la fusione della libido e dell’aggressività: «Nella fase di organizzazione orale della
libido, il potere amoroso sull’oggetto coincide ancora con l'annientamento di esso».2
Questa concezione verrà sviluppata da Abraham e successivamente da M. Klein (vedi:
Fase sadico-orale).
Nell’incorporazione sono presenti in realtà tre significati: procurarsi un piacere
facendo penetrare un oggetto in se stessi; distruggere questo oggetto; assimilarsi le
qualità di tale oggetto conservandolo dentro di sé. Quest’ultimo aspetto fa
dell’incorporazione la matrice dell’introiezione e dell’identificazione.
L’incorporazione non è limitata né all’attività orale propriamente detta né alla fase
orale, sebbene l’oralità costituisca il modello di ogni incorporazione. Altre zone erogene
e altre funzioni possono infatti costituirne il supporto (incorporazione attraverso la pelle
o mediante la respirazione, la visione, l’ascolto). Esiste parimenti un’incorporazione
anale, in quanto la cavità rettale è assimilata a una bocca, e un’incorporazione genitale
che si manifesta, tra l’altro, nel fantasma della ritenzione del pene all’interno del corpo.
Abraham e in seguito M. Klein hanno rilevato che il processo di incorporazione e il
cannibalismo possono essere anche parziali, cioè riguardare oggetti parziali.
NB. La suddetta Enciclopedia manca della voce “Corpo”. Analoga situazione si
presenta nel Dizionario di psicoanalisi (1990), curato dalla Am. Psychoanal. Ass., edito
1
Cfr. FREUD S. Sez. 6 aggiunta nel 1915: G.W., vol. V, 98; SE., vol. VII, 197; Fr., 95.
FREUD S. Jenseits des Lupstprinzips, 1920. G.W., vol. XIII, 58; SE., vol. XVIII, 54;
Fr., 62.
2
in Italia da Sperling e Kupfer, con la differenza che qui non si parla di “incorporazione”
ma di “interiorizzazione”. Come si fa a parlare di incorporazioni fuori da una teoria del
corpo?
Giustamente, il famigerato testo, curato da Pierre Kaufmann, L’apport freudien,
(Bordas, Paris 1993), matrice di ogni peggiore laconismo di scuola, non presenta né
“incorporazione” né “corpo”.