PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE TANA DE ZULUETA La
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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE TANA DE ZULUETA La
Camera dei Deputati XV LEGISLATURA — — 2 III COMMISSIONE PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE TANA DE ZULUETA La seduta comincia alle 14,30. (La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente). Sulla pubblicità dei lavori. PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l’attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso. (Cosı̀ rimane stabilito). Audizione del direttore esecutivo dell’United Nations Office on Drugs and Crime Control and Prevention (UNODCCP), Antonio Maria Costa. PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca, nell’ambito dell’indagine conoscitiva sulle istituzioni ed i processi di governo della globalizzazione, l’audizione del direttore esecutivo dell’United Nations Office on Drugs and Crime Control and Prevention (UNODCCP), Antonio Maria Costa, al quale do subito la parola. ANTONIO MARIA COSTA, Direttore esecutivo dell’United Nations Office on Drugs and Crime Control and Prevention (UNODCCP). Ringrazio innanzitutto la presidente della Commissione e i parlamentari per l’onore di questo invito. La presentazione sarà soprattutto visuale, ovvero basata su una serie di istogrammi, fotografie e materiale analitico che vi permetterà non solo di comprendere me- Indagine conoscitiva – 16 — — SEDUTA DEL 5 LUGLIO 2007 glio il nostro lavoro di responsabili dell’Ufficio droga, crimine e terrorismo delle Nazioni Unite, ma anche di collegare i tre temi del titolo (droghe, crimine, terrorismo) in un contesto globale, come è doveroso per quanto riguarda le attività e le preoccupazioni di una Commissione di questa natura. Se nel corso della presentazione i membri della Commissione volessero pormi domande, sarò ben lieto di rispondere; infatti, vorrei che l’incontro prendesse più la forma di una conversazione, piuttosto che di una conferenza, a mio avviso non adeguata in questo contesto. Vorrei approfondire la presenza di temi quali droga, crimine e terrorismo, le loro interazioni, specificamente in certe regioni definite vulnerabili, per poi concentrare fondamentalmente l’attenzione su crimine e droga; in proposito vorrei fare un’anticipazione dei temi trattati nel nostro rapporto annuale sulla droga, di cui lascio una copia in inglese. Si tratta di materiale pubblicato solo da qualche giorno (e quindi molto recente), che delinea un quadro del problema droga a livello mondiale, nel contesto dell’interazione con crimine e terrorismo. Se potessimo rappresentare visivamente il nostro mandato, si potrebbero immaginare due triangoli invertiti, di cui il primo, rovesciato, rappresenta il nostro lavoro e quindi il mandato conferito al nostro ufficio (droga, crimini e terrorismo) ed il secondo i nobili obiettivi delle Nazioni Unite (pace, sicurezza e sviluppo). Personalmente ho un problema di immagine all’interno delle Nazioni Unite, perché mi occupo di temi turpi, manifestazioni della società « incivile » a fronte delle nobili cause delle Nazioni Unite. Scherzosamente, infatti, i miei colleghi mi chiamano Camera dei Deputati XV LEGISLATURA — — 3 III COMMISSIONE il sottosegretario incaricato degli « affari sinistri », ovvero di atteggiamenti distorti dell’umanità. Vi presento però i nostri temi in relazione a obiettivi molto nobili, perché il traffico di droga, il crimine collegato ad esso e il terrorismo costituiscono minacce alla piena realizzazione di pace, sviluppo e sicurezza, laddove, al contrario, un contesto di pace, sicurezza e sviluppo riduce il rischio del consumo di droghe, dei crimini e del terrorismo. I nostri aspetti sono quindi profondamente legati agli obiettivi nobili delle Nazioni Unite, ma devono essere trattati in quanto tali e soprattutto in base alle loro relazioni. Si tratta forse della parte più difficile del nostro lavoro. La droga riguarda fondamentalmente un problema di sanità, ovvero la malattia della tossicodipendenza, ma anche il crimine legato allo spaccio di droga. Se immaginiamo crimine, droghe e terrorismo come tre cerchi tra di loro intersecanti, lo spicchio comune tra crimine e droghe rappresenta i reati legati allo spaccio di droga, mentre quello comune tra crimine e terrorismo riguarda l’ assistenza logistica e i finanziamenti al terrorismo forniti dalle organizzazioni criminali. Lo spicchio comune tra droghe e terrorismo riguarda addirittura casi di terrorismo finanziato con il traffico di droga. Lo spicchio comune a tutti e tre i cerchi è costituito da una sorta triangolo curvilineo centrale dove, in alcuni casi, i tre fenomeni coesistono in maniera cosı̀ virulenta da delineare Paesi (failed States) in cui l’autorità pubblica o ha fallito, o non esiste o comunque è in fase di transizione. Vorrei quindi trattare brevemente i tre temi (crimine, droga e terrorismo), ma anche la loro interazione, soprattutto laddove tutti e tre coesistono, ovvero nei cosiddetti « buchi neri », riguardanti zone totalmente sfuggite al controllo. L’indice di questi Paesi non è stato realizzato da noi, ma fornisce una rappresentazione chiara delle aree che si possono considerare assolutamente pericolose per il sistema geopolitico. Il Sudan è al primo posto, seguito dall’Iraq e dalla Somalia. Conoscete la Indagine conoscitiva – 16 — — SEDUTA DEL 5 LUGLIO 2007 difficile situazione interna dello Zimbabwe, il conflitto tra il Ciad e il Sudan o comunque tra i gruppi etnici che violano l’integrità territoriale dei due Paesi. Al sesto posto si trova la Costa d’Avorio, dilaniata da una drammatica guerra civile con conseguenze a tutti note. Il Congo è tuttora attraversato dal dramma dei bambini soldati, dello sfruttamento e della violenza etnica. Seguono l’Afghanistan, la Guinea Bissau (forse il punto di maggior transito di droga proveniente soprattutto dalla Colombia), la Birmania, la Corea del nord e il Pakistan. Tali Paesi, nella loro totalità o in talune regioni, vengono considerati fallimentari dal punto di vista dell’ordine pubblico, della società civile, dei diritti dell’uomo, e, di conseguenza, meritano un’attenzione particolare. Stiamo analizzando in dettaglio le regioni dove tali problematiche sono concentrate. In un rapporto sull’America centrale e i Caraibi abbiamo una rappresentazione di una zona del mondo coinvolta nel fuoco incrociato della cocaina, proveniente dall’America del sud, e del grande mercato di consumo dell’America del nord, con conseguenti flussi anche di traffico di risorse e di riciclaggio del denaro. Si tratta di una zona del mondo molto bella anche dal punto di vista turistico, ma straordinariamente indebolita dal crimine organizzato, dalla corruzione, dalle cosiddette baby gangs (o maras), costituite da ragazzi di 14-15-16 anni e diventate un pericolo pubblico in Salvador, Nicaragua e Guatemala, dalla disoccupazione e cosı̀ via. L’insicurezza umana è dunque il risultato della mancanza di sviluppo (quindi della povertà), che generano l’intrinseca insicurezza e indeboliscono la fiducia nelle istituzioni, riducendo gli investimenti stranieri. Abbiamo approfondito questo tema per quella regione in un rapporto di circa duecento pagine diviso in due volumi, uno sui Caraibi ed uno sull’America centrale, per evidenziare il legame che unisce l’insicurezza causata dalla povertà e la mancanza di sviluppo, di impiego e di buon governo. Camera dei Deputati XV LEGISLATURA — — 4 III COMMISSIONE Uno studio analogo è stato fatto per l’Africa, in cui sono rappresentate le zone di un conflitto, che può essere etnico come in Congo, ma anche riguardare piccole esplosioni degli ultimi 15 anni, densamente collocate nella parte orientale del continente (il cosiddetto « Corno d’Africa », Somalia, Etiopia ed Eritrea) e nella zona centrale del Sudan occidentale, ai confini con il Ciad. In esso si evidenziano la tratta di essere umani, il traffico di armi, o il traffico illegale di risorse, come lo sfruttamento di diamanti. Nel film hollywoodiano Blood Diamond si racconta come la criminalità organizzata fomenti violenze di matrice politica o etnica per approfittare della mancanza di autorità e di sicurezza. Si instaura quindi un circolo vizioso tra la povertà e il conflitto, ingrediente che facilita la presenza della criminalità organizzata, laddove essa impedisce la ripresa delle attività economiche. Abbiamo poi realizzato un altro rapporto, che analizza la relazione tra crimine e mancanza di sviluppo in Africa. Quando circa 18 mesi fa abbiamo cominciato a studiare il caso dell’Africa per valutare le ragioni del tremendo livello di crimine che la caratterizza, abbiamo individuato cause legate alla mancanza di sviluppo. Si tratta di un continente molto giovane, con circa metà della popolazione sotto i 28 anni, caratterizzato da massiccia disoccupazione, da aggregati urbani in rapida crescita senza servizi in grado di garantire sopravvivenza, da forti disuguaglianze di reddito. Tutto ciò porta al traffico di armi provenienti soprattutto dai nostri Paesi ricchi, che indirettamente partecipano ai conflitti. Questo crea un clima che ha un impatto negativo sullo sviluppo. La criminalità erode il capitale umano, impedisce o scoraggia gli investimenti stranieri e porta l’intero sistema all’implosione di tendenze perverse che ne alimentano altre simili. Stiamo studiando in profondità anche il fenomeno delle grandi città in crisi, sfuggite al controllo delle autorità, concentrando l’attenzione su una dozzina di metropoli: in America Latina Rio de Janeiro, San Paolo, Città del Messico, Bogotà Indagine conoscitiva – 16 — — SEDUTA DEL 5 LUGLIO 2007 (a Medellin invece la situazione è migliorata, anche se è una città molto piccola rispetto alle altre); in Africa Città del Capo, Johannesburg, Lagos (Nigeria), Nairobi (Kenya). Queste città sono sfuggite al controllo delle autorità e presentano situazioni esplosive a scoppio ritardato, caratterizzate dall’enorme presenza di umanità, in quanto contengono dai 12 ai 15 milioni di abitanti, realtà sconosciute in Europa, e ben più popolose di Parigi e di Londra. Esse rappresentano una minaccia non solo per i loro cittadini ma anche per i rispettivi Paesi e costituiscono una sfida per tutti noi. Se infatti non daremo vita ad un’assistenza allo sviluppo mirata proprio alla loro crescita e alla creazione di occupazione in grado di evitare crisi, in un futuro non troppo lontano si verificheranno violenze urbane simili a quelle riscontrate nei conflitti civili in Paesi dell’America Latina e soprattutto dell’Africa. Questo mi induce a definire più specificatamente cosa intendano le Nazioni Unite con il termine « crimine » e poi a parlare di droga e delle relazioni tra i due fenomeni. L’ONU definisce il crimine come manifestazioni antisociali multilaterali, quali il traffico di droga, la tratta di persone (soprattutto donne ma anche bambini) ridotte in forme di schiavitù moderna, il contrabbando di armi, il furto di identità soprattutto attraverso Internet con la contraffazione dei marchi più famosi (furto della proprietà intellettuale), lo sfruttamento illegale di risorse naturali, la corruzione, il traffico di clandestini e cosı̀ via. Su queste aree concentreremo l’attenzione, tralasciando il crimine percepito dal cittadino comune, come il furto nelle abitazioni o di auto, lo stupro o addirittura l’omicidio. Non ci occupiamo di tali casistiche perché le Nazioni Unite concentrano l’attenzione sulle dimensioni transnazionali e internazionali e non sul crimine locale o tecnicamente definito convenzionale; l’ONU si occupa della mafia a carattere internazionale. La fotografia di cui voglio parlarvi è stata scattata a sud di Lampedusa alcune settimane addietro e ritrae una tonnara con tonnellate di pesce vivo all’interno, che Camera dei Deputati XV LEGISLATURA — — 5 III COMMISSIONE era in transito in quella zona. Vicino ad essa è affondato un barcone di clandestini, ma il comandante della nave si è rifiutato di trarli in salvo per timore di perdere il valore del pescato all’interno della tonnara – rete con una circonferenza in legno al cui interno sono imprigionati i tonni – limitandosi a offrire a questi poveretti, provenienti ovviamente dall’Africa, di stare per due giorni appoggiati o seduti, senza cibo né acqua, fino a quando una motovedetta italiana li ha portati in salvo a Lampedusa. Ritengo che questa sia una delle rappresentazioni più tragiche, (sulla destra del lucido si vedono le operazioni di recupero dei cadaveri e di salvataggio di clandestini accompagnati dai carabinieri). Mi soffermo su questo perché l’Assemblea generale ci ha conferito lo specifico mandato di studiare non gli aspetti dell’immigrazione illegale in generale, bensı̀ il ruolo della criminalità organizzata in questi traffici, in questi transiti e in questi trasporti. I barconi – che talvolta sono pescherecci trasformati – usati per trasportare gli immigrati non solo in Italia ma anche in Spagna sono gestiti infatti dalla criminalità organizzata, che impone loro un prezzo del transito. Su questo aspetto abbiamo mandato di concentrare l’attenzione. La foto di Lampedusa rappresenta uno degli esiti dei traffici interni di clandestini provenienti da tutte le zone di conflitto. Come legislatori e soprattutto come deputati eletti nelle vostre circoscrizioni, siete consapevoli della drammatica situazione di sottosviluppo, povertà e conflitto in Africa, che crea masse enormi delle quali solo una frazione per ora ha raggiunto l’Europa o altri Paesi del mondo. Le potenzialità di traffico di clandestini sono straordinarie, perché si tratta di un continente di 620 milioni di persone, delle quali circa 500 milioni vivono in condizioni terribilmente disagiate. Il traffico di clandestini e l’immigrazione illegale – per la quale tuttavia non ho mandato – possono solo aumentare. Il problema non si limita quindi alla necessità di contrastare l’arrivo dei clandestini, che pure potrebbe Indagine conoscitiva – 16 — — SEDUTA DEL 5 LUGLIO 2007 essere importante per la sicurezza, ma riguarda anche la forte esigenza di incrementare lo sviluppo dell’Africa proprio per eliminare le motivazioni che inducono questi disgraziati a rivolgersi alla criminalità organizzata per raggiungere l’Europa. Questi flussi sono relativi soprattutto alla parte disastrata del Corno dell’Africa (Somalia), alla costa occidentale (Senegal, Guinea, Costa d’Avorio, Liberia) caratterizzata da conflitti, oppure al Niger e al Ciad. Tali flussi arrivano naturalmente in Italia e a Malta attraverso le frontiere del Nord Africa, o in Spagna, Portogallo e Canarie, non più tanto dal Marocco e neanche dalla Mauritania, ma soprattutto dal Senegal e dalla Guinea Bissau. Abbiamo lanciato un’iniziativa contro il traffico di esseri umani, signor presidente, e in proposito lascio copia di un piccolo opuscolo esplicativo, purtroppo in inglese perché il mio ufficio lavora in quella lingua. L’iniziativa mira a trattare il tema del traffico di esseri umani, fenomeno diverso dal contrabbando degli immigrati clandestini. Negli accordi internazionali sottoscritti dall’Italia tale differenza è ben conosciuta, ma a livello pratico ed analitico essa è talvolta molto sfumata, laddove devono invece essere considerati due fenomeni diversi. La tratta riguarda donne (non solo bianche) e bambini indirizzati verso forme di schiavitù, non solo a sfondo sessuale, quali lo sfruttamento in miniera in Africa, nelle zone tropicali del Brasile o domestico in alcuni Paesi arabi. Ciascuna cultura ha sviluppato infatti una diversa forma di schiavitù. Abbiamo lanciato un’enorme iniziativa su scala mondiale, per capire le motivazioni e i fenomeni che portano allo sviluppo di questa nuova forma di schiavitù che coinvolge 1 o 1,5 milioni di persone annualmente, tanto che nel mondo già 12-15 milioni di persone sono ridotte in schiavitù. Tali cifre terrificanti rappresentano un dramma su cui è possibile intervenire. Esistono grandi accordi internazionali che l’Italia ha sottoscritto e ratificato; soprattutto è in vigore un protocollo internazionale per prevenire il dramma, Camera dei Deputati XV LEGISLATURA — — 6 III COMMISSIONE proteggere le vittime e punire i responsabili. Se siete interessati, potrei approfondire questo aspetto. Vorrei passare al legame piuttosto controverso tra il terrorismo e la droga, o meglio al problema di come il traffico di droga alimenti o abbia alimentato in passato attività terroristiche. In Afghanistan, il gruppo dei talebani di Al Qaeda è finanziato in gran misura dal traffico di eroina, mentre in Kosovo, il Kosovo Liberation Army, soprattutto nelle sue schegge impazzite, è stato ampiamente coinvolto nel traffico di eroina attraverso i Balcani; inoltre, sappiamo che l’esercito WA nella zona orientale del Myanmar tuttora è coinvolto nel traffico di eroina locale, non di quella afghana. In Colombia due dei tre gruppi guerriglieri – l’AUC e il FARC – si finanziano attraverso il traffico di cocaina, mentre l’Ejército di Liberaciòn Nacional (ELN) è meno implicato. I maoisti in Nepal, per un certo periodo di tempo – non abbiamo più prove in merito – si sono alimentati attraverso la cannabis. In Sri Lanka il traffico di eroina proveniente dall’Afghanistan è tuttora in corso. Ovviamente anche il PKK della Turchia è stato implicato. Persino l’IRA in Irlanda è stato coinvolto, tanto che alcuni terroristi irlandesi sono stati arrestati in Colombia, la cui cocaina veniva trafficata in Europa. In Perù il gruppo terroristico di Shining Path negli anni Novanta si è finanziato con il traffico di cocaina, ma ormai si limita a poche cellule di poche decine di persone. È analitica e non causale la relazione che abbiamo voluto deliberatamente porre. Vi è stata un’enorme riduzione delle coltivazioni di cocaina in Perù, passata dai 115.000 ettari del 1995 a meno della metà del 2004. A tale grandezza abbiamo correlato il numero di incidenti e di morti causati dalla guerriglia. Il calo di entrambe le tendenze – produzione di cocaina e incidenti terroristici – e la minima ripresa a partire dal 2000 inducono a ritenere che i due fenomeni siano collegati tra loro. Ripeto che non necessariamente si tratta di un nesso di causalità, bensı̀ piuttosto di una correlazione, Indagine conoscitiva – 16 — — SEDUTA DEL 5 LUGLIO 2007 che alcuni interpretano secondo un rapporto di causa ed effetto. In proposito, lascio decidere voi. Lo stesso si verifica in Colombia, dove si rileva la forte crescita delle coltivazioni (da 14.000 a 166.000 ettari) e poi il calo dell’ultimo periodo – aggiornato al 2006 – a 78.000 ettari di coltivazioni. Anche l’attività in termini di dimensione dei gruppi illegali si è ridotta ulteriormente. Ci siamo fermati al 2004 perché volevamo fornire un’indicazione per avviare un dibattito, piuttosto che indicare la tendenza anno per anno. I due aspetti si susseguono con una minima distanza temporale, giacché la crescita della coltivazione di cocaina precede di 2-3 anni quella dei gruppi illegali. Si rileva quindi una certa correlazione tra la crescita o la diminuzione della produzione di coca e quelle dei gruppi di attività illegale. Il rapporto che ho consegnato, signor presidente, fornisce una panoramica aggiornata della situazione della droga a livello mondiale. Copriamo tutte le aree della tossicodipendenza: traffico, riciclaggio del denaro, produzione e coltivazione. Dal rapporto si evince la preminente situazione dell’Afghanistan. La produzione è rimasta relativamente stabile negli ultimi 15 anni, con un paio di punte all’inizio dell’epoca talebana (1994 e 1999) e una riduzione dell’80 per cento nel 2001, ovvero nell’ultimo anno di presenza talebana. Infine, un ulteriore picco è stato registrato nel 2006, nel periodo di Karzai. Si tratta quindi di una tendenza relativamente stabile; soprattutto nel 2006 la produzione è risultata esagerata rispetto alla domanda, che ammonta a circa 4.000 tonnellate, a fronte della produzione afghana di 6.100 tonnellate. Anche quest’anno l’ammontare non sarà molto diverso, per cui si registrerà un’eccedenza di offerta che merita approfondimenti. Inoltre, è analizzata la situazione del Myanmar (Birmania), la cui produzione diminuisce considerevolmente dai 120-130.000 ettari di quindici anni fa ai 27.000 ettari dell’ultimo dato, non ancora Camera dei Deputati XV LEGISLATURA — — 7 III COMMISSIONE pubblicato. Pertanto, vi è un calo fortissimo mentre l’Afghanistan copre il 92 per cento del mercato mondiale. Pochi giorni fa ho partecipato alla Conferenza internazionale sulla giustizia in Afghanistan in cui questi temi sono emersi. Il Paese non è totalmente coinvolto nella produzione di droga, perché le province nella parte settentrionale e orientale sono libere da oppio o comunque con una percentuale di coltivazioni trascurabile, cosı̀ come anche la parte centrale. Il dramma riguarda la parte meridionale e soprattutto la provincia di Helmand che presenta livelli di coltivazione più alti rispetto al resto del Paese. Si evidenzia quindi come il problema dell’oppio in Afghanistan sia soprattutto legato alla guerriglia e alla presenza di centri operativi talebani che ne alimentano la coltivazione. La droga afghana transita verso il nord per una percentuale relativamente piccola (circa il 20 per cento) attraverso i Paesi dell’Asia centrale, mentre l’80 per cento transita attraverso il Pakistan, collocato nella zona sud-orientale del confine afghano e soprattutto l’Iran, nella parte meridionale. Nella nostra rappresentazione grafica, il volume delle tonnellate di droga del traffico – che stimiamo transiti attraverso l’Iraq, la Turchia e i Paesi balcanici fino ad Amsterdam (grande centro di smistamento) e a Tirana – è indicato dallo spessore delle frecce. Questa è la droga afghana, costituita soprattutto da eroina, e secondariamente anche da morfina e da oppio. Desidero presentarvi una nostra iniziativa per dimostrare come sia alta la nostra attenzione, grazie anche alla forte presenza finanziaria dell’Italia in questi programmi. L’iniziativa lanciata poche settimane fa si rivela importante a livello politico, perché ho separatamente incontrato i tre presidenti di Pakistan, Iran e Afghanistan e invitato i relativi ministri degli interni e del settore antinarcotico a Vienna per discutere le modalità di potenziamento dei controlli al confine, che rivestono grande importanza politica e strategica. Infatti, i confini con il Pakistan, l’Iran e quelli settentrionali sono caratte- Indagine conoscitiva – 16 — — SEDUTA DEL 5 LUGLIO 2007 rizzati dal transito non solo di morfina, di eroina e di oppio ma anche di guerriglieri e di cittadini. Oggi si assiste al delinearsi di una dimensione assolutamente nuova, che amplifica il dramma dell’Africa, il continente più tragico a livello mondiale, in cui si rilevano enorme povertà e disoccupazione. Purtroppo negli ultimi dodici-diciotto mesi devo confermare che l’Africa è assediata dai trafficanti di cocaina dalle Ande e da quelli di eroina dall’Afghanistan e dal Pakistan. Ciò è dovuto soprattutto al fatto che l’Africa è diventata un punto di traffico, in quanto i doganieri e i nostri controllori alle frontiere, ai porti e agli aeroporti in Europa non si aspettano che la droga arrivi dall’Africa, magari nascosta in un carico di banane; solitamente i carichi provenienti dai Paesi andini, dell’America centrale o dai Caraibi destano maggiori sospetti. Stiamo cercando quindi di allertare i controllori e i doganieri nei vari punti di ingresso in Europa affinché vaglino accuratamente anche le merci provenienti dall’Africa, perché esistono queste nuove rotte. Analoga attenzione va posta all’eroina che proviene dall’Afghanistan e che attraversa i Paesi del Golfo. In effetti, la droga passa attraverso lo Yemen, che è all’estremo del Golfo, entra nel Corno dell’Africa, in Paesi distrutti come la Somalia, per giungere poi in Europa. Tale traffico rappresenta una tragedia per l’Africa e dovrà essere analizzato anche dal punto di vista geopolitico, aspetto che interessa ovviamente questa Commissione. Per quanto riguarda invece la domanda, ovvero la tossicodipendenza, essa può essere rappresentata da una serie di cerchi concentrici. Il cerchio più ampio indica la popolazione mondiale (6.475 milioni di persone), mentre quello immediatamente successivo (4 miliardi e 177 milioni di persone) la popolazione di età compresa tra i 15 e i 64 anni, a rischio di droga o di altre forme di tossicodipendenza. Di questi, 3,9 miliardi non fanno uso di droghe, mentre 200 milioni di persone (il cerchio successivo) ha dichiarato di avere usato droga negli ultimi 12 Camera dei Deputati XV LEGISLATURA — — 8 III COMMISSIONE mesi. Non si tratta quindi necessariamente di tossicodipendenza, ma di semplice uso di droga, talvolta sporadico. I due cerchi più vicini al centro sono quelli più significativi; il primo indica il numero di persone (circa 100 milioni) che fanno uso di droga almeno una volta al mese (situazione sanitaria già più pericolosa), mentre il secondo indica i 25 milioni di individui con seri problemi di tossicodipendenza, sui quali desideriamo concentrare l’attenzione. Come Nazioni Unite, miriamo a impedire attraverso forme di prevenzione che coloro che non usano droga o la usano saltuariamente gravitino verso il centro dei cerchi; inoltre, tentiamo di facilitare l’uscita di coloro che sono nel tunnel della droga, ponendo fine al loro tormento attraverso un’assistenza sanitaria adeguata. La droga colpisce quindi 25 milioni di persone su una totalità di popolazione mondiale di circa 6 miliardi. Per quanto riguarda il consumo della cocaina, i tre Paesi a rischio in Europa sono Spagna, Italia e Regno Unito, mentre gli altri Paesi europei hanno tassi di dipendenza molto più bassi. Si fa riferimento alla popolazione dai 15 ai 64 anni; il livello più alto al mondo è raggiunto dalla Spagna con il 3 per cento, seguita dagli Stati Uniti con il 2,8 per cento, dal Regno Unito con il 2,4 per cento e dall’Italia con il 2,1 per cento. Per quanto riguarda il consumo di cannabis in Europa, tra i livelli più elevati vi sono sempre Italia e Spagna, nonché Svizzera, Francia – all’8 per cento – e Regno Unito. Il livello europeo è del 5,6 per cento, mentre noi abbiamo una media doppia. Di nuovo, l’età a rischio è quella compresa tra i 15 e i 64 anni. In ultima istanza, segnaliamo come l’Italia sia tra i quattro o cinque maggiori azionisti del mio ufficio con circa il 10 milioni di contributo; in passato l’Italia ha partecipato a livelli ancora più elevati con quote che hanno raggiunto anche i 18 milioni. Attraverso la sua persona, signor presidente, e attraverso la Commissione, vorrei quindi ringraziare le autorità italiane per la loro forte presenza. Indagine conoscitiva – 16 — — SEDUTA DEL 5 LUGLIO 2007 Rimango a disposizione per rispondere a ogni domanda, scusandomi per aver eventualmente occupato più tempo di quanto necessario. PRESIDENTE. La ringrazio, dottor Costa, per il suo intervento. Do la parola ai colleghi che intendono intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni. SERGIO D’ELIA. Grazie, dottor Costa, per la sua relazione. Desidero formulare un’osservazione e porre una domanda molto specifica sull’Afghanistan e sul ruolo svolto dalle organizzazioni illegali rispetto al traffico di droga, in particolare di eroina, nel mondo. In una delle prime immagini che lei ci ha mostrato, si evidenzia il nesso tra pace, sicurezza, sviluppo da un lato e droga, crimine organizzato, terrorismo dall’altro. Lei ha affermato che l’antidoto per queste gravi emergenze del nostro tempo è costituito proprio dallo sviluppo della pace, dallo sviluppo umano ed economico e dalla sicurezza. Nei primi diciannove posti della lista, vi sono i cosiddetti « Stati canaglia »; il termine può essere efficace dal punto di vista giornalistico, ma tecnicamente potremmo definirli come Stati nei quali non sono rispettati i princı̀pi basilari di diritto internazionale, in particolare la libertà, la democrazia, lo Stato di diritto. Dico questo perché attribuisco grande importanza allo sviluppo dei sistemi democratici e degli standard internazionali in base ai quali uno Stato si può definire Stato di diritto, che sono molto più precisi e pregnanti rispetto alle categorie della pace, della sicurezza e dello sviluppo. Se consideriamo la lista che ci è stata illustrata, gli Stati collocati dal primo al diciannovesimo posto possono definirsi autoritari o illiberali. Nella sua classificazione, invece, sembra non essere considerato l’elemento pregnante dello sviluppo della democrazia, dello Stato di diritto, delle libertà fondamentali, dal punto di vista economico, umano e civile. La domanda più precisa riguarda l’Afghanistan. La Camera dei deputati, in sede Camera dei Deputati XV LEGISLATURA — — 9 III COMMISSIONE di approvazione del decreto di rifinanziamento delle missioni italiane all’estero, in particolare per quanto riguarda l’Afghanistan, ha approvato una mozione che impegna il Governo non a tentare la strada della legalizzazione dell’oppio e delle coltivazioni della droga, ma a promuovere un esperimento pilota in Afghanistan, quantomeno nella zona in cui la presenza dei talebani e delle organizzazioni dei narcotrafficanti risulta meno forte e si rileva un controllo dello Stato, aiutato dalla coalizione, sul territorio in grado di consentire la riconversione parziale di colture illegali di oppio in colture legali al fine di produrre morfina per affrontare le gravi emergenze della terapia del dolore. Questo non riguarda solo l’Afghanistan, ma anche altre parti del mondo, quali il continente africano devastato dall’AIDS, dove la morfina è sconosciuta come sostanza da utilizzare nella terapia del dolore per i malati terminali. Ho letto che lei sarebbe contrario a tale esperimento. Le chiedo dunque di chiarirci il suo punto di vista. SABINA SINISCALCHI. La ringrazio per questa purtroppo obbligatoriamente sintetica illustrazione, risultata comunque molto utile ai fini della nostra indagine conoscitiva. La mia domanda riguarda il crescente fenomeno della corruzione, che purtroppo aumenta di pari passo con il dinamismo degli investimenti. Infatti, ad essere corrotti sono i Governi, ma tra i corruttori si annoverano anche le imprese. A tal proposito, il caso Oil for Food in Iraq è stato emblematico, giacché secondo ricerche francesi alcune multinazionali risultano coinvolte in questo odioso episodio, che da un lato ha sostenuto la dittatura di Saddam Hussein e dall’altro ha sottratto beni fondamentali alla popolazione di un Paese oggetto del boicottaggio internazionale. Gradirei quindi un approfondimento su questo aspetto. Lei ha sottolineato a più riprese nella sua relazione la drammatica condizione del continente africano, da cui la popolazione cerca di fuggire a causa della povertà e delle violazioni dei diritti umani. Indagine conoscitiva – 16 — — SEDUTA DEL 5 LUGLIO 2007 Mi ha molto colpito il dato che riguarda il fenomeno della corruzione in questo continente (la fonte dovrebbe essere l’organizzazione non governativa Trasparency International) secondo cui, a fronte dei 25 miliardi di dollari annui che l’Africa riceve sotto forma di aiuto pubblico allo sviluppo, 150 miliardi vengano via a causa dei Governi corrotti, ma anche dei corruttori, che spesso appartengono al nord del mondo. Vorrei avere pertanto un suo ulteriore contributo su questo aspetto. PRESIDENTE. Vorrei aggiungere una domanda. Ringraziando il dottor Costa per aver delineato questo giro di orizzonte, ricordo che sono stata relatrice per la Commissione antimafia di un rapporto sul traffico di esseri umani e, da quel momento, mi occupo del tema in modo attento. Lei ha rilevato come la distinzione tra quello che la Convenzione denomina contrabbando di persone (migrants smuggling) e il traffico sia teorica. Direi che questo è vero in parte, perché l’esito può essere drammaticamente diverso. È vero che le persone trasportate illegalmente possono morire e sono comunque a rischio di vita; tuttavia, se il « pacco » viene consegnato la persona trafficata è ridotta in schiavitù, per cui il ruolo della criminalità non è solo quello di trasportatore criminale, ma anche di sfruttatore. Per evitare il rischio di un conflitto teorico con le analisi di un altro organo delle Nazioni Unite, l’UNCA, sarebbe forse opportuno rilevare come la scheda da lei titolata « Traffico di clandestini: dall’Africa all’Europa », nella versione inglese diventi « Migrants-smuggling routes », facendo riferimento a migranti contrabbandati dall’Africa. La distinzione è importante, perché non sempre si tratta di clandestini. La natura del motivo dello spostamento o la sua illecità devono essere stabilite, altrimenti compromettiamo i loro diritti alla protezione definendoli a priori clandestini. Do la parola al direttore Costa per la replica. ANTONIO MARIA COSTA, Direttore esecutivo dell’United Nations Office on Camera dei Deputati XV LEGISLATURA — — 10 III COMMISSIONE Drugs and Crime Control and Prevention (UNODCCP). Di queste osservazioni ringrazio sia la presidente che i colleghi. Per quanto riguarda il primo punto, concernente la mancanza di un’analisi dello Stato di diritto, nella lista sono inseriti « Paesi canaglia » e regioni sfuggite al controllo. Accetto, quindi, il commento fatto dall’onorevole, ma vorrei ricordare che la lista di quei Paesi non è nostra, ma desunta dalla Foreign Policy, al fine di offrire un’indicazione e una mappa che qualificasse i Paesi e dimostrasse la straordinaria concentrazione e il dramma dell’Africa. Tuttavia, accetto il commento. Per quanto riguarda la proposta del Senlis Council di utilizzare totalmente o in parte l’oppio afghano a scopi terapeutici, si tratta indubbiamente di un suggerimento molto nobile, che mira a risolvere a un tempo il problema della sofferenza di esseri umani in continenti come l’Africa e l’America del sud dove non esiste la terapia del dolore, monopolio dei Paesi ricchi (in effetti chi muore di cancro o di AIDS in Africa soffre come chi muore nei Paesi più ricchi), e il dramma dell’oppio afghano. La proposta rappresenta però per il settore della droga il corrispettivo di un’altra proposta molto nobile, ma irrealistica, secondo cui, per risolvere il problema della fame dell’Africa, sarebbe opportuno trasportarvi l’eccedenza alimentare – in effetti straordinaria – dell’Europa e del Nord America. In effetti, è impossibile risolvere i due problemi in maniera tanto semplicistica, perché esistono complesse realtà economiche, sociali e di altra natura che vanno prese in considerazione. Le proposte sono entrambe nobili, ma assolutamente fuori dai tempi da noi concepiti per quanto riguarda il dramma afghano. La proposta del Senlis mirava a gestire il Paese nella sua totalità, mentre lei correttamente suggerisce di focalizzare l’attenzione nelle province dove esiste maggiore controllo del Governo. Il problema è che tale controllo del Governo passa per le autorità nazionali o per quelle che partecipano al consolidamento delle strutture in Afghanistan. La capacità di Indagine conoscitiva – 16 — — SEDUTA DEL 5 LUGLIO 2007 controllare il flusso dell’oppio coltivato per produrre morfina, piuttosto che eroina, è assolutamente nulla, anche nelle province di Balt, di Nangahar, di Badakshan, in cui la presenza del Governo è migliore. Ritengo assolutamente irrealistico nell’arco dei prossimi anni ipotizzare la possibilità di controlli, come invece sono stati realizzati laddove l’oppio viene effettivamente usato per scopi terapeutici, ovvero in India, Turchia, Tasmania, Inghilterra. In India si è lavorato per circa 110 anni per garantire il rispetto degli accordi originali sull’uso dell’oppio per scopi terapeutici, che risalgono all’inizio del secolo scorso, e nell’ambito di un sistema di governo molto forte, lasciato dall’autorità coloniale preesistente. Non ravviso nulla del genere in Afghanistan, che inoltre si specializza in una gestione dell’oppio molto diversa, simile a quella dell’India e non a quella della Tasmania o dell’Inghilterra. Si specializza infatti nella raccolta dell’oppio, invece che nel taglio della pianta dell’oppio, come avviene in Turchia, in Inghilterra o in Tasmania, per evitare di far transitare l’oppio affinché non diventi eroina. Questo non viene fatto, perciò esiste un problema difficile, non risolvibile nei prossimi anni. Un secondo problema collegato a tale questione riguarda i prezzi del mercato. A livello internazionale il prezzo dell’oppio usato a scopi terapeutici attraverso la trasformazione in morfina, quindi in un prodotto legale, varia dai 28 ai 30 dollari al chilo, giungendo anche a 32 dollari in alcune zone dell’India. Il prezzo dell’oppio nel mercato afghano oggi è di 130 dollari, perciò la tentazione di coloro... SERGIO D’ELIA. Vanno tutti ai contadini questi 130 dollari ? ANTONIO MARIA COSTA, Direttore esecutivo dell’United Nations Office on Drugs and Crime Control and Prevention (UNODCCP). Sı̀, questo è il prezzo al contadino, perché l’oppio viene comprato direttamente nelle aziende dei piccoli villaggi. Poiché è inconcepibile pagare l’oppio a scopo terapeutico a un prezzo quadru- Camera dei Deputati XV LEGISLATURA — — 11 III COMMISSIONE plicato rispetto al mercato tradizionale, il mercato illegale rimane. Esiste inoltre un’altra triste considerazione: l’attuale carenza di domanda. La gente muore senza essere trattata con morfina, ma le scuole mediche o farmaceutiche e gli ospedali dei Paesi poveri, nei quali si dovrebbe concentrare la morfina, non hanno una cultura idonea ad utilizzarla nella terapia. La sua introduzione appare dunque una responsabilità fondamentale delle Nazioni Unite e, in particolare, dell’Organizzazione mondiale della sanità. Secondo le loro stime occorrono una o due generazioni. Tale complessità di fattori rende l’obiettivo nobile – sono il primo a sottoscriverlo – ma le modalità assolutamente inattuabili, come rimedio al dramma corrente. Sebbene quindi a livello politico gran parte degli osservatori siano attratti dalla cosiddetta « pallottola d’argento » (the silver bullet) per risolvere due problemi, in effetti ritengo che essi non verrebbero rimossi. Sarei comunque disposto a discutere e ad approfondire questo tema, che ci appassiona ed emerge molto spesso a livello politico, anche se non a livello operativo. Per quanto riguarda la domanda sulla corruzione, devo scusarmi perché tale problema non è stato trattato nella mia esposizione. Mi dispiace perché costituisce uno dei nostri grandi temi, giacché abbiamo favorito il grande accordo internazionale, poi trasformatosi nella Convenzione contro la corruzione, che spero l’Italia ratifichi presto. Concordo con lei, onorevole, per quanto riguarda il ruolo delle imprese private. Esse sono state coinvolte nello scandalo Oil for Food che in fondo ha riguardato le Nazioni Unite perché tale operazione è stata gestita da noi; probabilmente non esiste alcuna grande azienda europea o nordamericana che non sia stata coinvolta negli ultimi tre o cinque anni in scandali legati alla corruzione, usata come strumento per acquistare mercati. La Convenzione delle Nazioni Unite, concordata tra i Paesi, non concentra l’attenzione sul settore privato piuttosto che su quello pubblico, bensı̀ sulla tipo- Indagine conoscitiva – 16 — — SEDUTA DEL 5 LUGLIO 2007 logia. La corruzione è visibile soprattutto nel collegamento tra i due settori, pubblico e privato. Si verifica infatti negli appalti (tipico esempio dove il settore privato corrompe quello pubblico) o nelle commesse di Stato, come nel caso degli aerei venduti dall’Inghilterra all’Arabia Saudita, emerso nelle ultime settimane. Il nostro ufficio sta concentrando l’attenzione sul legame tra queste due componenti. È stato inoltre sottolineato il dramma della corruzione in Africa, che è straordinario. Abbiamo appena lanciato una grossa iniziativa con la Banca mondiale, concentrando l’attenzione sui Paesi più colpiti dal dramma della corruzione di Stato, tra cui figurano Kenya, Nigeria e Congo oltre naturalmente a Perù, Indonesia e ad altri ancora. Le cifre che lei ha citato, onorevole, ovvero 25 miliardi di aiuti allo sviluppo e il quadruplo di capitali che sfuggono alle autorità nazionali, in quanto fondi espatriati illegalmente, sono solo indicative, tuttavia ne riconosco l’ordine di grandezza. È in corso un dibattito tra gli economisti e coloro che partecipano allo sviluppo per valutare se dare priorità a criteri come quello dell’integrità nella politica di gestione della cosa pubblica, in Africa come altrove. D’altra parte, esiste una differente posizione secondo cui i Paesi africani sono cosı̀ terribilmente poveri e hanno talmente bisogno di assistenza da rendere necessario continuare a fornire aiuto allo sviluppo, nonostante la consapevolezza dell’ammontare di fondi espatriati illegalmente. Ritengo che il dibattito sia un po’ sterile. Alcune istituzioni suggeriscono di sospendere l’aiuto allo sviluppo nei Paesi gestiti da autorità corrotte. È tragico ipotizzare di sospendere gli aiuti agli ospedali, alle scuole africane, a causa dei capi di Stato e dei funzionari corrotti; tuttavia in un Paese dell’Africa occidentale addirittura l’80 per cento degli aiuti allo sviluppo veniva espatriato illegalmente dalle autorità. È un circolo vizioso che bisogna rompere, anche attraverso il nostro sforzo per promuovere l’integrità di governo, la formazione, lo Stato di diritto, la presenza dell’autorità di repressione e l’intervento di polizia. Camera dei Deputati XV LEGISLATURA — — III COMMISSIONE Per quanto riguarda la domanda della presidente sul traffico di esseri umani, forse sono stato troppo sintetico. Rileviamo infatti un’ampia casistica di situazioni contigue per quanto riguarda le relazioni tra l’immigrazione e il traffico di esseri umani. Infatti, esiste l’immigrazione ordinaria e legale, l’immigrazione clandestina e illegale, il contrabbando di immigrati, il traffico di esseri umani, lo sfruttamento dei trafficanti e le forme di schiavitù. Si rileva quindi un continuum che i Paesi membri nel concordare la Convenzione hanno voluto separare per distinguere tipologie effettivamente molto diverse dal punto di vista del diritto internazionale. Il clandestino che emigra senza permesso viola una legge del Paese di ricezione, ma niente di più. È necessario considerare invece il ruolo della criminalità organizzata nel facilitare la migrazione di questi clandestini. Non concentreremo quindi l’attenzione sul clandestino, che appartiene ad altra competenza. A differenza di quanto avviene nel contrabbando di clandestini, il traffico di esseri umani viene subı̀to dalle vittime sfruttate, obbligate e talvolta rapite. Nell’immigrazione clandestina è presente il desiderio di emigrare, assente invece nel traffico di esseri umani. Le ho definite categorie teoriche perché spesso avviene che l’essere umano transiti da una categoria all’altra, magari senza volerlo. Ad esempio, arriva clandestino in Europa, non ha lavoro, non ha casa, non ha documenti, e viene catturato dalla mafia internazionale o locale, che lo obbliga allo sfruttamento sessuale o di altro genere. È difficile immaginare che questa persona possa sfuggire a tale condizione di sfruttamento e di schiavitù nella sua situazione di clandestino, privo di documenti. Stiamo quindi cercando di aiutare i Governi a € 0,30 Stampato su carta riciclata ecologica 12 Indagine conoscitiva – 16 — — SEDUTA DEL 5 LUGLIO 2007 regolarizzare la posizione di coloro che spesso i Governi considerano clandestini, pur essendo sfuggiti alla tratta. Dal punto di vista del diritto umanitario internazionale, queste classificazioni sono valide, mentre nella realtà pratica esiste confusione anche tra gli individui coinvolti, sebbene personalmente comprenda la differenza legale e giurisprudenziale da lei sottolineata. PRESIDENTE. La ringrazio moltissimo per la sua relazione, per le risposte fornite e per la documentazione che ci ha consegnato. Prendiamo nota in particolare della sollecitazione, opportunamente rivoltaci, per la ratifica della Convenzione contro la corruzione, auspicata in tempi brevi anche da questa Commissione. ANTONIO MARIA COSTA, Direttore esecutivo dell’United Nations Office on Drugs and Crime Control and Prevention (UNODCCP). Ringrazio la signora presidente e la Commissione. Non ho lasciato la copia del nostro rapporto sul traffico di esseri umani, ma, poiché lei è interessata a livello personale e professionale, lo faccio adesso. Ringrazio la Commissione per l’onore concessoci. PRESIDENTE. Dichiaro conclusa l’audizione. La seduta termina alle 15,40. IL CONSIGLIERE CAPO DEL SERVIZIO RESOCONTI ESTENSORE DEL PROCESSO VERBALE DOTT. COSTANTINO RIZZUTO Licenziato per la stampa il 31 luglio 2007. STABILIMENTI TIPOGRAFICI CARLO COLOMBO *15STC0005010* *15STC0005010*