il bilanciamento del bianco
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il bilanciamento del bianco
liveschool - cultura fotografica - tecniche di ripresa - camera chiara DCS Magazine #002 ▪ FEBBRAIO/MARZO 2015 www.digitalcameraschool.it IL BILANCIAMENTO DEL BIANCO: DURANTE E DOPO LO SCATTO REPORTAGE “PK” INTERVISTA A PIER PAOLO CITO DCSMAGAZINE//FEBBRAIO-MARZO 2015 DIGITAL CAMERA SCHOOL DIGITAL CAMERA SCHOOL 002 OLTRE 100 CORSI CORSI FOTOGRAFIA 100 CORSI di OLTRE FEBBRAIO/MARZO 2015 DIGITAL CAMERA SCHOOL OLTRE 10 17 37 39 40 4 7 8 30 32 38 cultura fotografica Reportage “PK” 07GIUGNO 2015 Analizziamo uno scatto I consigli per mostre, libri e film Gli ultimi prodotti del mondo della fotografia - 8Non ore di Fotografia prendere impegni! - 6 diversi Temi - Premiati i primi 3 per ogni categoria - Eventi fotografici in città durante la giornata liveschool Il tema del mese “Se ami fotografare non puoi mancare” Presentiamo il prossimo tema www.DIGITALCAMERASHOOL.it Le uscite fotografiche DCS in giro per il mondo Il meglio del mese Le mail dei lettori tecniche di ripresa 24 Bilanciamento del bianco: prima e durante lo scatto camera chiara 27 LODI PHOTORUN Intervista a Pier Paolo Cito 10 Intevista a Pier Paolo Cito 32 Il meglio del mese Bilanciamento del bianco: dopo lo scatto DIRETTORE RESPONSABILE// VALERIO PARDI EDITORE// MARCO LECCHI GRAFICA// LUIGI MAZZUCCHI REDAZIONE// PAOLO SARTORIO, ALAN BONGIORNO, LUIGI MAZZUCCHI, MARCO LECCHI, LORIS MARIO GHISOLFI, DANIELE BIFFI, IVAN FEDERICO CONTATTI TELEFONO// 0371.51447 MAIL// [email protected] WEB// WWW.DIGITALCAMERASCHOOL.IT FACEBOOK// Digital Camera School - Corsi di Fotografia Pubblicazione registrata al Tribunale di Lodi NEL 2014 con il numero 820. [Le immagini, nel rispetto del diritto d'autore, vengono riprodotte per finalità di critica e discussione ai sensi degli artt. 65 comma 2, 70 comma 1 bis e 101 comma 1 Legge 633/1941.] 26 febbraio RIVOLI 03 marzo MILANO 05 marzo PAVIA 09 marzo TREVIGLIO 10 marzo MELEGNANO 12 marzo SANT’ANGELO LOD. 11 marzo BERGAMO 11 marzo MONZA 14 marzo ROMA2015 18 marzo CREMA 26 marzo SAN GIULIANO MIL. 26 marzo -CREMONA 8 ore di Fotografia LODI PHOTORUN 07GIUGNO - 6 diversi Temi PROSSIMO WORKSHOP 20 aprile PAVIA ieprimi 3 per ogni categoria 16- Premiati aprile LODI Bianco Nero - 07/08 Giugno 2014 - Eventi fotografi ci in città durante la giornata 18 aprile SAVONA Info: 20“Se aprile PIACENZA 0371.51447 - 393.9242473 ami fotografare non puoi mancare” CORSO di CORSIdiFOTOGRAFIA 100 CORSI FOTOGRAFIA SOMMARIO PRIMAVERA Digital Camera School BASE 2015 [email protected] www.digitalcameraschool.it www.DIGITALCAMERASHOOL.it autentica passione DCSMAGAZINE//FEBBRAIO-MARZO 2015 DCSMAGAZINE//FEBBRAIO-MARZO 2015 004 005 IL TEMA DEL MESE: IL SILENZIO a cura di Marco Lecchi TERZO POSTO: NADIA FUSI Di questa fotografia mi affascinano moltissimo le tonalità abbinate a questa sedia con queste piccole rotelle. Mi fa immaginare la vita vissuta da questa sedia. Il luogo, gli infissi fanno sembrare che sia stata dimenticata, abbandonata. Un oggetto che si pone al centro della porta finestra, ben visibile, ripresa dal basso verso l’alto. Questa sedia è ancora importante, la sedia non molla. Aspetta in silezio che qualcuno la utilizzi. COMPOSIZIONE: 4 // TECNICA: 3 // ORIGINALITà: 3 PRIMO POSTO: STEFANO CONSOLARO Silenzio, direi che questo scatto è addirittura muto. Una panchina vuota, una terrazza sul lago vuota, un’assenza che diventa una silenziosa presenza. Un ottimo bianco e nero, dove i contrasti maggiori attirano l’attenzione su dei punti dove manca l’individuo che ti aspetti di trovare. Molto bella la ringhiera e le sue geometrie e la panchina con la sua ombra. Bravo Stefano! COMPOSIZIONE: 4 // TECNICA: 3 // ORIGINALITà: 3 SECONDO POSTO: FRANCESCA BRAGALANTI GIUSEPPE POIDIMANI In questo silenzio si trova tutta l’emozione di un rapporto di amore eterno, quello che si instaura tra madre e figlia. Le espressioni dei soggetti dicono tutto quello che c’è da dire, la capacità di assaporare un momento d’affetto, di intimità e di rilassamento. Questa è la classica fotografia che non smetteresti mai di guardare. Giuseppe ci ha regalato un classico del nostro territorio. Un buonissimo bianco e nero, una barca piena d’acqua, lasciata al suo destino, il silenzioso scorrere del fiume. Buoni i contrasti e la composizione. Da notare anche la bella cornice creata dalle foglie dell’albero in primo piano. COMPOSIZIONE: 4 // TECNICA: 3 // ORIGINALITà: 3 COMPOSIZIONE: 3 // TECNICA: 3 // ORIGINALITà: 3 DCSMAGAZINE//FEBBRAIO-MARZO 2015 DCSMAGAZINE//FEBBRAIO-MARZO 2015 006 007 PROSSIMO TEMA: IL GIALLO a cura di Marco Lecchi Un tema classico che richiede molto impegno, soprattutto se si vuole portare a casa qualcosa di orginale. Cercate di interpretarlo in modo personale e creativo, decontestualizzandolo o giustificandone l’utilizzo. A voi! COME PARTECIPARE//una modalità: - attraverso la pagina “Forum” presente sul nostro sito web www.digitalcameraschool.it (l’iscrizione è obbligatoria) TERMINE ULTIMO: 01 APRILE 2015 NATALE ZANARDI Una bellissima composizione, un ottimo riflesso di luce sui capelli del soggetto. Trovo spendida la perdita di dettaglio sullo sfondo, mano a mano che aumenta la distanza: accentua ancora di più la percezione di uno sguardo che si perde nel vuoto. Si sente solo il silenzio dei pensieri del soggetto. Le fotografie di Natale non sono mai banali. COMPOSIZIONE: 4 // TECNICA: 4 // ORIGINALITà: 3 MATTEO BONAVITACOLA Matteo è in grado di cogliere momenti intensi. Questa fotografia mi piace moltissimo a livello formale e compositivo. L’anziana signora posizionata in un punto di forza, la linea e il ritmo delle colonne, il chiaro-scuro con le porte sullo sfondo di sinistra. Questo scatto tiene bene anche a livello concettuale, dove l’anziana signora prose- gue nel suo cammino con silenzio e dignità. Lo scatto sembra eseguito in una serata invernale, dove l’uggiosità del clima attutisce ulteriormente eventuali rumori della strada. COMPOSIZIONE: 4 // TECNICA: 4 // ORIGINALITà: 3 DCSMAGAZINE//FEBBRAIO-MARZO 2015 008 LE USCITE Digital Camera School Ogni 15 giorni organizziamo delle uscite fotografiche con un tema da sviluppare. Queste uscite sono completamente gratuite e aperte a tutti, anche a chi non hai mai frequentato un nostro corso. www.digitalcameraschool.it Sono momenti importanti per poter approfondire tematiche tecniche o guardare una mostra fotografica. “autentica passione” I prossimi corsi di fotografia base: Crema - da martedì 22/04 Lodi - da giovedì 22/04 Codogno - da mercoledì 23/04 Info: 0371.51447 - 393.9242473 [email protected] www.digitalcameraschool.it DCSMAGAZINE//FEBBRAIO-MARZO 2015 DCSMAGAZINE//FEBBRAIO-MARZO 2015 0010 0011 Il perché di UN’INTERVISTA a cura di Loris Mario Ghisolfi Incontro con Pier Paolo Cito a Lodi presso la Bipielle City “Una sola voce non porta a termine nulla e nulla decide. Due voci sono il minimum della vita, il minimum dell’essere”. Sono parole con cui il filosofo Michail Bachtin ha voluto indicarci l’importanza che deve essere assegnata al contatto verbale, sottolineando il valore che si produce con l’instaurarsi di un dialogo tra esseri umani. Il momento in cui due diversi mondi entrano in contatto ed uno dei due viene a svelare segreti personali, esperienze di una vita a chi gli sta di fronte, con gli occhi che si perdono in quelli del confidente. Incontri durante i quali viene donato qualcosa di se stessi, a volte sotto forma di necessaria confidenza. Entro in quella vita ed il senso del suo vissuto diventa quasi palpabile, il lavoro di un artista ed il contenuto delle sue opere diventano comprensibili ... come se l’unica strada percorribile per sfiorare l’altrui sensibilità si snodasse attraverso la mediazione delle parole. Il racconto di dettagli segretamente custoditi riesce a creare un legame tra un’intimità svelata ed una voglia di conoscenza, il desiderio di carpire qualcosa dell’altro perché possa a volte diventare insegnamento di vita. Nei mesi scorsi un famoso fotoreporter, Pier Paolo Cito, ha tenuto un workshop sulla percezione della luce in fotografia, ed io, seguendo il suo racconto, ho sentito il desiderio di conoscere qualcosa del suo mondo. Fin dalla stretta di mano con cui ci siamo presentati mi sono reso conto della persona straordinaria che avevo di fronte. Poi l’ho seguito attentamente nella sue argomentazioni, mi sono perso nel racconto di alcuni “spezzoni” spesso dolorosi della sua vita professionale, sono stato invitato a riflettere ascoltando straordinarie espressioni usate come delle riflessioni. “Il fotografo è un cane da luce, principalmente! E alla luce sono attaccati i soggetti. Va a cercarla e li prende!”. L’ho cercato con lo sguardo quando fotografava e l’ho osservato rimanere in paziente attesa della “preda”, un soggetto da riprendere che a volte non si presentava e spesso si rivelava non essere quello giusto. Momenti che poi non ti lasciano tanto facilmente perché la mente li immagazzina e te li sa riproporre al momento giusto. Come non lasciarsi incantare da una persona che, a dispetto degli anni di professione, ha mantenuto la stessa curiosità di quando, giovane fotografo nella Brindisi di vent’anni fa, ha incontrato “loro”, i professionisti della fotografia? Ho avuto la sfacciataggine, dopo poche ore di conoscenza, di chiedergli una breve intervista da pubblicare su un anonimo sito WEB creato con un gruppo di colleghi che, amandola, vogliono crescere e fare grandi cose con la fotografia. Mi sarei aspettato un professionale diniego ma, come avrebbe detto lui descrivendomi una situazione vissuta, “almeno ci avevo provato”. Inaspettatamente, con grande disponibilità e non dall’alto di un piedistallo, ha acconsentito. E qui di seguito ho riportato i suoi pensieri più rappresentativi, parole che ha voluto offrire a me ed a tutti quelli che vogliono avvicinarsi al suo mondo fatto di luce, ombre, gioia, tristezza, paura, perché sono momenti di un’intera vita che ha saputo magistralmente rappresentare nelle proprie opere. Quando, come e grazie a chi è scoppiato il tuo interesse per la fotografia? Ho iniziato a fotografare essenzialmente per curiosità, come tutti, da hobbista. La cosa interessante è che, dopo i 18 anni, ho chiesto a mio padre una macchina fotografica come regalo per la maturità. Avevo già le idee ben chiare dopo avere consultato delle brochures cercate e trovate in negozi di articoli fotografici. In quel periodo veniva pubblicizzato un apparecchio Canon, la prima macchina con la possibilità di scattare in automatico, e ne ero rimasto affascinato. Quindi, quando ho espresso il desiderio di avere una macchina fotografica, ho richiesto proprio quel modello. Mio padre, avendo un fratello che si interessava di fotografia, decise di consultarsi con lui, senza dirmi nulla. Dopo un po’ il regalo è arrivato ….. una Nikon FM, totalmente meccanica. La mia delusione è stata veramente tanta! Io che avevo continuato a pensare a tutti quegli automatismi, mi sono visto arrivare una macchina dotata di pochissimi pulsanti, con pochissima elettronica, sulla quale bisognava impostare tutto quanto. Non ho avuto altra scelta se non quella di imparare a cavarmela nell’impostare e nel lavorare totalmente in modalità manuale. Così facendo sono però riuscito a capire come funzionasse una macchina fotografica: la scelta di mio zio si era rivelata oculata, fortunatamente! Ho imparato a fotografare appassionandomi alla fotografia astratta, un genere che nulla aveva a che fare con il fotogiornalismo, assolutamente nulla. Mi piaceva fotografare degli “elementi”, ottenevo delle immagini che sembravano quadri di Mondrian: linee, colori... Non c’erano ombre, mancavano le persone, l’elemento umano. Si trovavano solo delle proporzioni. Continuavo a fotografare, amavo molto la natura, mi svegliavo prestissimo la mattina per andare a fare bird-watching e mi divertivo a fotografare uccelli ed animali selvatici. Finché, un giorno, un amico più appassionato di me di fotografia e più orientato verso il fotoreportage mi chiamò. Eravamo a Brindisi ed era il 1991, e mi disse: “Senti, c’è un gran casino al porto. E’ arrivata una nave piena di albanesi, non puoi nemmeno immaginare. Perché non andiamo a fotografarli?”. Fortunatamente mi lasciai convincere e mi trovai di fronte quelle scene: i primi sbarchi di una marea di persone che lo Stato italiano non era minimamente in grado di fronteggiare. La prima notte vennero fatte dormire avvolte in semplici teli di nylon. Esistevano dei grossi problemi per la loro alimentazione, una situazione che non era assolutamente prevedibile. E io scattai delle foto, alcune anche interessanti, ma che rimasero lì, senza essere viste da qualcuno. Tornai al porto anche il giorno dopo e quelli successivi: la situazione era destinata a peggiorare, sotto tutti i punti di vista. E lì vidi per la prima volta “loro”: i professionisti, i fotoreporter. Si sa che quando un hobbista vede un altro fotoamatore, ma ancora di più quando si trova di fronte un professionista, gli osserva subito l’attrezzatura. E “loro” si riconoscevano perché disponevano di due, tre macchine fotografiche, di obiettivi di qualità. Ma la cosa che più mi sorprese era vedere che si comportavano in modo completamente diverso da noi, dagli hobbisti. C’era la stessa differenza che esiste, lo dico spesso perché effettivamente è così, fra una gallina e un falco. La gallina sta lì, razzola e non guarda da nessuna parte, alla fine vedi che sta li, si muove e basta. Il falco non si muove, controlla la situazione, sta fermo in un punto, vede tutto senza guardarsi in giro inutilmente … scruta tutto. Quando vede qualcosa di importante si fionda e lo va a prendere. La stessa cosa facevano “loro”: erano attentissimi, movimenti misurati, ma quando qualcosa attirava la loro attenzione, vruum, si fiondavano e lo prendevano. Questo particolare mi colpì molto. La cosa interessante si verificò il giorno successivo, quando vidi su tutti i giornali italiani pubblicate le foto scattate da “loro” il giorno prima. Si trattava di una notizia che aveva fatto il giro del mondo: era il primo segno dello sfaldamento del muro di Berlino, l’Albania stava venendo meno ed era l’inizio di un profondo cambiamento. Una notizia talmente importante da essere riportata anche da diverse testate internazionali. Rimasi molto sorpreso dai miei stessi pensieri e mi dissi: “Le persone che stanno guardando queste fotografie, quelle che sono venute a sapere di questi fatti, le stanno osservando attraverso gli occhi dei fotografi che erano lì, vicino a me. Proprio attraverso i loro occhi, perché io ho visto gli occhi di quelli che scattavano e poi … ho visto le foto sui giornali!”. Mi resi improvvisamente conto che, attraverso la sensibilità, la cultura, la capacità tecnica di un fotografo, altre persone erano informate su avvenimenti così importanti. Questa considerazione mi sconvolse, non potevo crederlo possibile. Per la prima volta toccai con mano la potenza del fotogiornalismo, mi resi conto della capacità che poteva avere l’informazione e a quali conseguenze poteva condurre. Per diventare un bravo fotografo, quanto contano le doti personali e la voglia di autoformarsi rispetto al dover frequentare dei corsi specifici? La voglia di autoformarsi è importante in tutto, come sai. Non solo per un fotografo. La dote personale, se per dote personale si intende il talento, è importantissima. E’ quella piccola cosa che può fare la differenza. Secondo me, bisognerebbe come prima cosa fare il massimo per colmare le proprie lacune tecniche. Solo dopo questa fase, un fotografo riesce a capire in che direzione andare. DCSMAGAZINE//FEBBRAIO-MARZO 2015 DCSMAGAZINE//FEBBRAIO-MARZO 2015 0012 0013 e, pensandoci, ne sono ancora più contento. Però, parallelamente, ho perso un po’ di stima nel genere umano. Nel senso che ho visto esseri umani uccidere o usare degli strumenti per fare del male. E questa cosa mi ha deluso profondamente. Qual è il tuo stato d’animo al momento della partenza per una zona di guerra o che presenta rischi per la tua incolumità e come affronti il ritorno? Quando parto sono abbastanza tranquillo: sono teso come chi sta partendo per un posto che può riservare delle sorprese più o meno piacevoli. So per certo che non tornerò come prima, ma questo probabilmente succede anche a chi va in vacanza alle Maldive. Certe volte è già difficile arrivare in certi posti, prima prendi un aereo civile, poi un aereo militare, un elicottero militare, un convoglio. Però so che quando rifarò questo percorso al contrario sarò un’altra persona, nel bene e nel male.In compenso penso di avere vissuto intensamente certe situazioni. Ci sono stati in passato dei periodi in cui dicevo a me stesso: “Se dovessi morire oggi, so di aver già vissuto una vita piena!”. Ero cosciente del fatto di avere vissuto, fortunatamente, maggiori sensazioni di altre persone. E quindi andava bene così. Hai mai rinunciato volontariamente a pubblicare tue foto che, dopo la loro realizzazione, hai ritenuto essere troppo “forti” od offensive della dignità altrui? Hai dovuto rinunciare a qualcosa della tua vita privata per seguire la tua professione e, se avessi la possibilità di tornare indietro, prenderesti le stesse decisioni? Prenderei le stesse decisioni. Però, intanto non sono sposato, non ho figli, quindi evidentemente a qualcosa ho rinunciato. La mia vita privata ne ha risentito, ma è ovvio, perché queste sono state le scelte. Ma non mi considero una vittima della fotografia. Mai. Oggi, c’è ancora la possibilità di diventare un fotografo conosciuto o la grande diffusione della pratica fotografica e la perfezione degli strumenti diventano un ostacolo? Intanto, penso che ci sia sempre la possibilità di diventare un bravo fotografo. Conosciuto non so, perché purtroppo non dipende sempre dalla bravura ma da tanti fattori ….. dalla casualità ….. e anche da altri che, come sappiamo, non dipendono dalla capacità e quindi ….. è tutto così variabile, bisogna avere anche fortuna, no?! Che è una componente molto importante. Per quanto riguarda il fatto che gli strumenti e la tecnica siano migliorati: in fotografia la tecnica è importante. Parlo anche del tipo di macchina, della sensibilità, anche se, come ho sempre detto, si tratta comunque di uno strumento. Perché la cosa più importante è ciò che c’è dietro questo strumento, è il fotografo. (…..) Come si può essere contemporaneamente un fotografo accreditato per seguire un Papa ed un grande corrispondente di guerra? Lavorando con un’agenzia fotografica internazionale per un periodo molto lungo, mi sono trovato ad affrontare delle situazioni difficili ….. di guerra, così come tra i miei compiti c’era quello di seguire l’attività di un Pontefice. Le differenze tra le due situazioni sono sostanziali. Però sta nelle capacità delle persone di adeguarsi e applicare ….. intanto essere professionali, ma applicare anche delle regole differenti, sia di “éthiquette”, mi vesto diversamente quando vado in Vaticano (sorride), sia di conoscenza dell’ambiente lavorativo. Intendo dire, del background ….. del tipo di fotografia, riuscire a tirar fuori delle altre cose. Ovviamente in Vaticano non trovi certi aspetti della fotografia, quelle sensazioni così forti che provi in zone di guerra, però in compenso devi aumentare le tue capacità di percezione, proprio perché non ci sono delle situazioni così evidenti come può essere un’esplosione, no?! Ma ci sono degli eventi che hanno dei ritmi e delle caratteristiche differenti e quindi sta a te “switchare”, se posso dire, la tua sensibilità per riuscire ad apprendere da situazioni così tranquille, o più lente di altre, dei momenti altrettanto forti. Diventare fotoreporter di guerra è la naturale conseguenza di un forte impegno civile? Beh, intanto non si può andare in ambienti di questo genere senza possedere una sensibilità civile. E questo significa anche avere una cultura del luogo che si sta visitando. Non puoi avere un atteggiamento superficiale, un impegno civile è quasi implicito. Non solo vedi certe situazioni e poi le fai vedere agli altri, no, le vedi tu prima degli altri. E quando le mostri non lo fai solamente per chiedere agli altri di reagire, ma sei tu il primo che reagisce a seguito di quello che hai visto. Quindi è impensabile essere distaccato da quello che vedi e non avere, poi, un impegno, una coscienza civile. Che ferite si porta nell’anima un fotoreporter di guerra? Un fotoreporter di guerra vede delle cose, delle situazioni che nessuno vorrebbe vedere, nemmeno lui. Ma tutti hanno delle ferite, ognuno possiede le proprie, e ce ne sono alcune, come può essere un lutto familiare, che sono altrettanto dure. Tutti quanti noi siamo un po’ feriti, chi da una parte chi da un’altra, chi ha una ferita più lunga o una più profonda, con le relative cicatrici. Ne hai tante, ma tu continui a vivere, ci sono delle situazioni di cui non ti dimenticherai mai, ci sono delle sensazioni, degli odori forti, il dolore della gente. Perchè il dolore è una delle sensazioni più forti. Sono ferite che si rimarginano come quelle del corpo o la cicatrice a volte sanguina ricordando ciò che hai vissuto? Io vedo sempre il bicchiere mezzo pieno: quando ricordo le cose brutte che ho visto, penso anche a quelle belle che vedo. Non do più nulla per scontato, cosa che, purtroppo e per forza di cose, fanno in tanti. Solitamente si è abituati a dimenticarsi, a non accorgersi del fatto di essere vivi, di non avere una malattia oppure di non avere una persona cara che sta morendo. Invece io dò molta importanza a tutto questo Guarda, io ho risolto questo problema, nel senso che, alla fine, le foto che io penso siano troppo forti o ingiuste non le scatto neanche. Finito! Quindi non ho il problema di rinunciare a pubblicarle, perché non le faccio. In linea di massima applico un concetto, e cioè che sono prima di tutto una persona e poi un fotografo. Per questo motivo, da fotografo non posso fare cose che non farei come persona. C’è il rispetto della dignità altrui. Non posso essere un fotografo “cattivo” che si disinteressa di quello che vede, per poi deporre la macchina fotografica e tornare ad essere la persona buona che era prima. Quindi, io cerco di non fare fotograficamente cose che non farei come persona. C’è stato un cambiamento nei rapporti umani svolgendo nel tempo la tua attività fotografica? Purtroppo non posso misurare la mia sensibilità, ma penso di essere cambiato un po’ dopo aver visto un sacco di gente soffrire per dei motivi gravi e, quindi, ora tendo ad indugiare di meno su certe cose che non ritengo importanti. Dopo aver visto persone che hanno perso i figli o contemporaneamente tutta la famiglia, dei sopravvissuti …. posso considerare certe situazioni più superficiali di altre. Questo riguarda anche i rapporti con le persone, per cui certe volte, cosciente del fatto che il tempo è poco, tendo ad avere dei rapporti di comunicazione un po’ più “veloci” con gli altri, sempre se esistono le condizioni giuste per farlo. Ho notato, osservandoti fotografare o seguendo i tuoi racconti, grande rispetto e sensibilità mentre ti accingi ad entrare nella sfera intima degli altri, nella loro quotidianità. Si tratta di una dote naturale o di un affinamento necessario per evitare il sorgere di problemi durante lo svolgimento della tua professione? Intanto, esiste di base il massimo rispetto, al di là dell’esistenza o meno di una mia sensibilità, perché in fotografia il rispetto è prioritario. Quando è morto mio padre, al suo funerale, mentre ero davanti alla sua bara, ad un certo punto ho detto: “Ma se adesso venissero i fotografi?” Perché neanche ti immagini quante volte ho fotografato delle persone che stavano soffrendo davanti alla bara dei propri cari. Anche in quel momento ho cercato di capire. Proprio perché reputo questa non solo come una professione da esercitare in modo distaccato, ma come una commistione, un’unione tra lavoro e persona, preferisco comportarmi in un certo modo. E questo premia di sicuro. E anche se non premiasse, non penso ci siano alternative, perché ciò è quello che voglio. Come sta evolvendo l’attività di fotoreporter di guerra? Si tratta di un’attività sempre più difficile perché, oltre al fatto che le testate giornalistiche internazionali hanno a disposizione sempre meno soldi, è soggetta a grandi cambiamenti. Gli sbocchi economici, cioè la possibilità di vendere il proprio materiale, sono sempre più difficili. Poi, per quanto riguarda la tecnica, la tecnologia è cambiata, chiunque può modificare una fotografia, può intervenire su di un’immagine, inserendo o togliendo elementi. Quindi il fotografo deve essere sempre più attento a non modificare il contenuto giornalistico delle immagini. Essere fotografo è semplicemente una professione o ci si sente un po’ artisti? Nel mio caso, sono fotografo e contemporaneamente anche giornalista, e questo mi sembra già abbastanza. Artisti ….. io penso che ognuno cerchi di mettere del suo per rendere un’immagine ancora più interessante o per esprimere un proprio stile. E lo stesso fotografo, chi è? E’ uno che interpreta la realtà. Qualunque fotografo interpreta la realtà. devi riuscire a bloccare quel momento e realizzare un’immagine che dia il contenuto, la componente estetica, una certa bellezza e una bella composizione. Il tutto ad un alto livello. Hai altri interessi oltre alla fotografia? Che rapporti hai instaurato con altre pratiche artistiche come la pittura o la musica? Più passa il tempo e più mi avvicino alla pittura. Nel senso che, non sapendo dipingere, mi avvicino alla storia dell’arte. Ritorno a quei pittori che, cosa molto interessante, hanno studiato la luce e la composizione molto prima di noi. Mentre noi fotografi abbiamo sempre la scusa: “Purtroppo erano queste le condizioni di luce”, nel giustificare una foto riuscita male, loro, dipingendo, erano direttamente responsabili di ogni dettaglio dell’opera che realizzavano. I pittori potevano decidere e per questo motivo sceglievano prima la composizione da realizzare, la luce da rappresentare, perché quelle erano le condizioni esistenti in quel preciso momento. Non potevano giustificarsi come facciamo noi fotografi: “…sai, poi si sono allontanati e non li ho potuti più fotografare!”. I pittori si ponevano seriamente il problema della presenza di luce nei loro dipinti e c’era chi, come Caravaggio, l’ha risolto a modo suo. E ha lasciato il segno. Che cosa rappresentano per te la luce, l’ombra e l’oscurità? Le cerchi quando scatti? Eh … tu dimmi … dimmi come potrei fare senza, io! Dimmi, si può fare senza? No! E’ assolutamente impossibile fare senza. Quindi bisogna cercare di avere la consapevolezza della loro presenza. Perché, riconoscendole, riesci a vedere meglio le cose e quindi anche a gustartele di più. Nonché a fotografarle.I o le cerco! DIGITAL CAMERA SCHOOL OLTRE PRIMAVERA BASE 2015 Che ruolo occupa e quanto tempo dedichi all’insegnamento della fotografia? Che rapporto hai con i giovani? Guarda, per me è importante, perché … io purtroppo non ho mai potuto seguire un corso di fotografia, anche se l’ho cercato tanto. Mi sarebbe veramente piaciuto trovare uno come me che mi avesse detto quello che avrei voluto sentire sulla fotografia. Ho sempre sperato di incontrare qualcuno con più esperienza, capace di dirmi: “Ok, adesso ti spiego quello che ho fatto io!”. E invece non l’ho trovato (mentre racconta con entusiasmo, abbassa il tono della voce). Ti racconto cosa mi è successo! Proprio perché ne sentivo il bisogno (la voce diventa quasi un sussurro, come se stesse rivelando un segreto), quando mi sono accorto che stavo imparando qualcosa, e questo è avvenuto direttamente sul campo, mi sono detto: “Ecco, ora lo so!” (detto come un ulteriore sussurro) e ne sono rimasto contento. Nel gioire, mi sono anche ripromesso: “Porca miseria, queste cose le devo raccontare a qualcun altro!” Mi piace molto comunicare, specialmente ai piccoli, che tra l’altro sono i più veloci ad apprendere. Perché non trasmetterle anche a loro queste conoscenze? Perché non devono saperle? Con questo non dico che debbano diventare tutti dei fotografi. Amo sollecitarli. Io credo non nell’imposizione delle cose ma nella provocazione. Incuriosirli, in modo da farli camminare un po’ da soli, e poi vedere dove sono arrivati. Tick! Provocarli e ancora … e svegliarli un po’… Un po’ riesco a seguirli in questo. Sono attento. E vedo che questo metodo funziona. Ultimamente sono stato in Armenia, ho tenuto un workshop in un centro culturale molto importante che si chiama Tumo. Ho insegnato per due settimane, per otto lezioni, a dei ragazzini dai dodici ai diciassette anni, alcuni dei quali non avevano mai usato una macchina fotografica reflex. Tu non puoi immaginare che cosa hanno fatto questi. Quando, l’ultimo giorno, ho visto i loro lavori ho avuto i brividi e mi sono commosso. Per fortuna non è successo solo a me, ma anche alla tutor, la mia tutor che traduceva anche dall’inglese in armeno. Anche lei è rimasta sorpresa ed ho capito che non si trattava di auto gratificazione ma che si erano rivelati oggettivamente bravi. Non solo avevano capito quanto avevo provato ad insegnare loro, ma erano riusciti a proseguire da soli. Che è la cosa più bella! Non devono imitare i miei lavori ma devono procedere per la loro strada. Tutto qua. Pier Paolo Cito 100 CORSI FOTOGRAFIA 0014 Come la interpreta? A modo suo. Cerca quindi di ottenere qualcosa di interessante dalla realtà che lo circonda e non può non tentare di fare qualcosa di bello. Dimmi se conosci qualche fotografo che non cerchi di scattare delle belle immagini se non addirittura le più belle possibili! Quindi, il giornalista è colui che cerca di ottenere qualcosa di bello con un contenuto giornalistico importante ed evidente, nel rispetto della realtà. Tutti questi elementi vengono a coincidere. Dipende poi da una scelta personale, legata ovviamente ad una particolare situazione, dare più importanza al contenuto rispetto alla forma, o alla componente estetica. Perché dando molto spazio alla componente estetica, si corre il rischio di realizzare delle belle immagini prive di contenuto, oppure di scattare delle foto dove c’è molto contenuto ma che possono rivelarsi poco interessanti. Bisogna riuscire a fare tutto questo in una realtà che cambia continuamente attorno a te. E’ proprio questa la difficoltà: 26 febbraio RIVOLI 03 marzo MILANO 05 marzo PAVIA 09 marzo TREVIGLIO 10 marzo MELEGNANO 12 marzo SANT’ANGELO LOD. 11 marzo BERGAMO 11 marzo MONZA 14 marzo ROMA 18 marzo CREMA 26 marzo SAN GIULIANO MIL. 26 marzo CREMONA 20 aprile PAVIA 16 aprile LODI 18 aprile SAVONA 20 aprile PIACENZA autentica passione CORSO di DCSMAGAZINE//FEBBRAIO-MARZO 2015 Digital Camera School WORKSHOP - Gli stili - La tecnica - La post-produzione STREET PHOTOGRAPHY 23/24 Maggio 2015 Sabato 23 Maggio: lezione frontale a Lodi Domenica 24 Maggio: sessione fotografica a Milano Euro 50 (40 se si viene in due) Info: 0371.51447 - 320.1915228 [email protected] - www.digitalcameraschool.it PK Foto di Caterina Cambuli e Giamba Battaini PK è l’abbreviazione del termine Parkour, una disciplina metropolitana nata in Francia negli anni ’90 e che si è diffusa in tutto il mondo. Parkour letteralmente significa “percorso”. Attraverso specifici salti come il Precision o il Monkey, per citarne alcuni, i “tracciatori” come vengono chiamati i praticanti di tale disciplina, compiono un percorso urbano superando gli ostacoli che incontrano. Le evoluzioni e le performance atletiche sono il risultato di un allenamento costante e progressivo che richiede serietà e dedizione. Il Parkour è altresì un percorso interiore, è un modo per conoscere i propri limiti e psicologicamente per imparare a superare le difficoltà. è una nuova visione degli spazi urbani, soprattutto quelli della periferia, come luoghi con cui entrare in contatto e riappropriarsene dando loro una nuova identità. A Lodi tale attività sportiva è praticata e diffusa dai ragazzi del gruppo “Long Distance Crew” con i quali abbiamo imparato che praticare il Parkour diventa un momento di aggregazione molto intenso, nel quale si condividono sia le gioie per il risultato ottenuto sia gli insuccessi. L’insegnamento, con i suggerimenti dei più esperti, avviene gradualmente e mai ci sono forzature, la paura è vissuta molto onestamente e senza frustrazioni, un tracciatore compie una performance solo quando è consapevole che la propria preparazione lo permette. Abbiamo visto come con pazienza e con un lungo lavoro si arriva al risultato, alla spettacolarità di un corpo che compie un volo e diventa una forma nuova che ridisegna gli spazi. www.eikonphoto.it DCSMAGAZINE//FEBBRAIO-MARZO 2015 0018 DCSMAGAZINE//FEBBRAIO-MARZO 2015 0019 DCSMAGAZINE//FEBBRAIO-MARZO 2015 0020 DCSMAGAZINE//FEBBRAIO-MARZO 2015 0021 DCSMAGAZINE//FEBBRAIO-MARZO 2015 DCSMAGAZINE//FEBBRAIO-MARZO 2015 0022 0023 www.eikonphoto.it Vuoi pubblicare il tuo portfolio/progetto/reportage fotografico? Scrivici a [email protected] DCSMAGAZINE//FEBBRAIO-MARZO 2015 DCSMAGAZINE//FEBBRAIO-MARZO 2015 0024 0025 IL BILANCIAMENTO DEL BIANCO PRIMA E Durante lo scatto a cura di Valerio Pardi Come gestire il bilanciamento del bianco in ripresa e a cosa serve Il bilanciamento del bianco è un passaggio ormai fondamentale nella fotografia digitale. La luce infatti varia, non solo per intensità e qualità, ma anche per il colore. La luce del Sole a mezzogiorno avrà un colore differente rispetto alla luce prodotta dal Sole all’alba o al tramonto. Anche le luci artificiali, dalle vecchie lampadine al tungsteno a quelle al neon, oppure la luce prodotta dai flash elettronici o dai lampioni per l’illuminazione stradale, avranno tutti un colore differente. Spesso queste differenze non sono evidenti ai nostri occhi, poiché il cervello cerca di correggerle in automatico. Ad esempio, una parete bianca, se illuminata da una luce colorata, tenderemo a vederla ancora come bianca, sebbene in realtà la parete rifletta il colore della fonte luminosa. Il cervello, calibrando la fotocamera su una superficie di colore neutro. Normalmente si lascia l’opzione automatica AWB (Automatic White Balance) e si scatta senza troppi problemi. Si tratta di una soluzione piuttosto efficace, sebbene la precisione vari da modello a modello di fotocamera, ma in nessun caso si avrà la certezza che il risultato conseguito sia proprio quello che ci saremmo aspettati di avere dopo lo scatto. Ad esempio, se si fotografa un prato verde, la fotocamera può interpretare la presenza di tutto questo colore dominante come una cromia derivante da un’illuminazione filtrata. La fotocamera non è infatti in grado di discernere se quello che stiamo inquadrando è tendente al marroncino, tutt’altro che piacevole a vedersi. E questo in una situazione di ripresa tendenzialmente “facile”. Le cose possono complicarsi quando si è in presenza di più fonti luminose di colore differente come un notturno cittadino con lampioni di vari colori. E’ quindi evidente come sia importante scegliere un corretto bilanciamento del bianco quando si scatta una fotografia. Scattando prevalentemente in formato Raw si potrebbe pensare che questa operazione sia inutile, in quanto nel formato Raw non viene memorizzato “indelebilmente” un determinato valore di bilanciamento del bianco, ma porta con sè solo l’indicazione del valore utilizzato durante la ripresa, permettendone una eventuale modifica in fase di sviluppo digitale dell’immagine. Anche chi scatta in Raw dovrebbe prestare la dovuta attenzione alla gestione del bilanciamento del bianco già in fase di ripresa. Taluni soggetti infatti, soprattutto se illuminati da fonti luminose non ben precisate come temperatura di colore, potrebbero portare a non poche difficoltà nella calibrazione dei colori in fase di sviluppo del Raw. Mettiamo ad esempio il caso che il soggetto sia un viso con gli occhi chiusi illuminato da una fonte di luce artificiale di cui non si conoscono le caratteristiche cromatiche. L’immagine non contiene nessuna zona di colore “neutra” come potrebbe essere un vestito di colore bianco o una parte degli occhi in cui è possibile “tarare” il bianco e di conseguenza tutti gli altri colori. Non è neppure possibile utilizzare uno dei preset presenti nei programmi di sviluppo dei Raw, perchè non sappiamo le specifiche dell’illuminatore, ovvero la sua temperatura di colore. In questo caso sarebbe stato utile effettuare una calibrazione del bianco manuale prima dello scatto, in modo da indicare all’interno del Raw la corretta soluzione per la correzione delle cromie. Non sempre però è consigliabile “neutralizzare” eventuali dominanti di colore della luce. Anzi, si possono accentuarle o semplicemente mantenerle per rendere al meglio un’atmosfera. Una foto a lume di candela, senza una dominante gialla, perde gran parte del suo fascino. allo stesso modo un tramonto privato dei colori caldi non avrà la stessa piacevolezza. Ovviamente si può anche “scaldare” un tramonto poco colorato oppure “raffreddare un notturno per creare una migliore leggibilità della scena e del contesto della foto. Attenzione, infine, alle luci miste. Non sarà mai possibile correggerle tutte. In questo modo si può scegliere di correggere quella più fastidiosa Gradi Kelvin e non solo Il colore della luce, o la sua temperatura, viene indicata secondo una scala in gradi Kelvin. Una luce bianca, senza dominanti ha una temperatura di circa 5.000-5.600°K. Valori inferiori portano ad avere tonalità più calde, mentre quelle superiore a tonalità fredde, azzurrognole. La luce del sole all’alba o al tramonto è di circa 3.500°K, mentre la luce di una candela scende a 1.500-2.000°K. Un cielo nuvoloso porta la temperatura a oltre 7.000°K e quindi a una leggera dominante fredda. In piena ombra ci si può spingere a 10.000°K. insomma, funge proprio da bilanciamento del bianco automatico. E il suo lavoro lo fa in maniera davvero impeccabile. Solamente in presenza di due fonti luminose con colori differenti è possibile percepire una dominante di colore, poiché il cervello non può correggere entrambi i colori contemporaneamente. La macchina fotografica digitale invece non possiede un cervello tanto perfezionato da riuscire a correggere allo stesso modo eventuali slittamenti cromatici. Anzi, il sensore registra in maniera precisa ogni minima variazione di colore. Per far sì che le foto appaiano quanto più possibili simili a quelle che percepisce il nostro occhio/cervello, le fotocamere possono correggere eventuali dominanti di colore. Lo possono fare in automatico oppure in manuale impostando dei preset classici (luce diurna, nuvolo, ombra, tungsteno, ecc..) oppure un campo verde perchè costituito da erba che è di quel colore oppure se è un campo, ad esempio, grigio, ma illuminato da una intensa luce verde. Fortunatamente gli algoritmi di calcolo per la correzione del bilanciamento del bianco in automatico sono piuttosto sofisticati e non accadrà mai che la fotocamera corregga completamente l’eccesso di verde nel prato, rendendolo così praticamente incolore. Tuttavia non è raro che l’automatismo del bilanciamento del bianco tenti comunque di ridurre la quantità di verde. Per ridurre il verde, la macchina introduce una leggera dominante del colore complementare, ovvero il magenta. Il magenta “uccide” il verde e la macchina è convinta di aver corretto un eccesso di dominante di colore nella scena ripresa. Nella realtà invece ha reso il bel verde intenso del prato di un colore più scialbo e Conoscendo la temperatura della luce sorgente è facile neutralizzare eventuali dominanti. Basta impostare il corrispettivo valore nel menù della fotocamera del bilanciamento del bianco. Attenzione però che si tratta di correzioni, quindi sono l’esatto contrario del colore della realtà. Ovvero se dobbiamo correggere il giallo di una candela accesa, impostando 2000°K la fotocamera introdurrà una filtratura marcatamente azzurognola, proprio per compensare il giallo originale della luce. Tuttavia, la luce può variare anche verso il magenta o il verde. Per una correzione più accurata dei colori si può accedere anche al menù avanzato della correzione del bilanciamento del bianco per modificare i parametri di correzione anche di questi valori. DCSMAGAZINE//FEBBRAIO-MARZO 2015 DCSMAGAZINE//FEBBRAIO-MARZO 2015 0026 0027 o che infastidisce la lettura dell’atmosfera della foto. Per correggere la temperatura di colore, oltre che dal menù della fotocamera, si può passare anche per l’utilizzo di filtri da applicare davanti all’obiettivo. Si tratta però di un’operazione scomoda e ormai inutile, viste le possibilità offerte dalle moderne fotocamere. I filtri invece sono ancora attuali per correggere il colore della luce del flash. Se ad esempio scattiamo con il flash in una ripresa a luce di candela, utilizzando il lampeggiatore elettronico come luce di schiarita, avremo due temeperature molto differenti: 2.000°K della candela e i 5.600°K del flash. Il risultato in questi casi sarà sempre innaturale, qualsiasi tipo di bilanciamento del bianco si scelga. Filtrando però la luce flash con un filtro o una gelatina colorata opportuna ( di tonalità calda in modo da avvicinarla alla temperatura della luce della candela), si otterrà un’illuminazione molto più uniforme come colore e quindi più naturale, sebbene sia mista (ambiente, candela e flash). WB MANUALE CON NIKON IL BILANCIAMENTO DEL BIANCO DOPO lo scatto a cura di Luigi Mazzucchi Come e perché correggerlo in fase di post-produzione WB MANUALE CON CANON Dopo aver visto le possibilità di gestione del bilanciamento del bianco durante lo scatto, vediamo come affrontare questo passaggio in postproduzione, ovvero via software. Ci concentreremo su Adobe Camera Raw, dato che rappresenta lo strumento principale per quanto riguarda la correzione delle immagini. Importante segnalare che le stesse tecniche si trovano anche in Adobe Lightroom, spesso in menu molto simili. ADOBE CAMERA RAW: Differenze tra Jpg e Raw. Fermi tutti! Camera Raw gestisce anche i file Jpg? Yes. Bisogna cambiare un’impostazione nelle preferenze di Camera Raw. Lo si fa tramite Adobe Photoshop e, a seconda del sistema operativo (Windows o Macintosh), il percorso che conduce alla finestra desiderata (la stessa a prescindere dal sistema operativo) cambia leggermente. Se avete Windows: Menu Modifica/Preferenze/Camera Raw. Se avete Mac: Menu Photoshop/Preferenze/Camera Raw Nella finestra che comparirà dovete modificare le due impostazioni in basso, quelle relative ai formati TIFF e, appunto, jpg. per fare in modo che Camera Raw apra anche questi formati bisogna selezionare la voce “supportati” e non “con impostazioni”. Ecco le schermate con i passaggi: WINDOWS MAC DCSMAGAZINE//FEBBRAIO-MARZO 2015 DCSMAGAZINE//FEBBRAIO-MARZO 2015 0028 0029 DIFFERENZE TRA RAW E JPG In informatica le informazioni pesano. Un file Raw in media pesa 4 volte tanto la controparte jpg. Ha senso scattare in Raw? Risposta secca: sì, soprattutto se si sa che andremo a correggere/ post-produrre le immagini. Quel “peso aggiuntivo” è rappresentato da una lunga serie di possibilità correttive immediate e piuttosto facili da gestire. Una di queste è la correzione del bilanciamento del bianco. Vedremo come uno dei metodi prevede la possibilità di scegliere, attraverso un menu a tendina, le stesse impostazioni presenti sulla nostra macchina fotografica. Una possibilità che ci è data solamente dal formato Raw, dato che il formato jpg non incorpora questo tipo di informazioni aggiuntive. Ecco come si presenta il menu a tendina se sto lavorando su un jpg oppure su un file raw: JPG RAW METODO B: SLIDE “TEMPERATURA” Subito sotto il menu a tendina appena visto, abbiamo due slide: TEMPERATURA e TINTA. La più importante è la prima. Guardandola graficamente è facile intuire il suo funzionamento: se mi sposto a sinistra vado verso il freddo (introduco il blu), se mi sposto verso destra vado verso il caldo (introduco il giallo). Nell’ultima versione di Camera Raw, la correzione va da 2.000K a 50.000K, range più che sufficiente in fase di correzione (se si lavora su un jpg la scala sarà percentualizzata e non in gradi kelvin, andando ad indebolirne l’efficacia. Se visivamente notate una dominante calda o fredda, potete introdurre la tonalità opposta (spostandovi orizzontalmente lungo la slide), così da ottenere un’immagine neutra. Strumento utilissimo da affiancare agli altri due, come ulteriore correzione. TRE METODI. Ciò che caratterizza maggiormente Adobe Camera Raw è una certa asciuttezza e semplicità dell’area di lavoro. Questa porta ordine e linearità al nostro flusso di lavoro, il tutto senza scalfire la potenza degli strumenti a disposizione. Per quanto riguarda il bilanciamento del bianco ne abbiamo tre e, a seconda dell’immagine che stiamo lavorando, possiamo scegliere il più adatto (o i più adatti). METODO A: MENù A TENDINA Se si lavora su un file Raw, in questo elenco si trovato tutti i preset che avremmo potuto selezionare durante la fase di scatto, più alcune voci speciali. Il consiglio è quello di provare tutti i preset cercando di capire quale tra questi rende migliore l’immagine (con “migliore”, in questo caso s’intende “neutra”: assenza o quasi di dominanti calde o fredde). Salterà subito all’occhio che alcune voci andranno a scaldare l’immagine, altre a raffreddarla. Oltre al giudizio visivo, può avere un ruolo importante il ricordo dello scatto, ovvero delle condizioni di luce: ero in ombra? Il cielo era coperto? Ho usato il flash senza filtri scaldanti o non rimbalzato su una superficie bianca? Oltre ai preset, ecco le tre voci speciali. Ognuna svolge una particolare funzione: COME SCATTATO: riporta alle impostazioni originali AUTOMATICO: correzione stabilita da Camera Raw attraverso valutazioni automatiche PERSONALE: riporta alle ultime impostazioni personali Temperatura: 2.000 COME SCATTATO (5.700) Temperatura: 50.000 METODO C: IL CONTAGOCCE IMMAGINE ORIGINALE IMMAGINE DOPO AVER CLICCATO SULL’ASFALTO CON IL CONTAGOCCE COMBINIAMO! Il vantaggio di avere tre metodi e non uno solo si manifesta in più modi: posso affrontare ogni tipologia di immagine e posso fare un lavoro “di fino”, sommando l’effetto di un metodo con un Questo strumento si trova nella zona in alto, dove ci sono diverse icone poste orizzontalmente. L’icona da selezionare è la terza partendo da sinistra, ovvero il contagocce (piccolo consiglio: se rimaniamo con il puntatore su un’icona o un tasto compare una scritta di aiuto che riporta il nome dello strumento e, a volte, anche alcune informazioni aggiuntive sullo stesso). Attivato il contagocce, dobbiamo cliccare su una parte dell’immagine che sappiamo essere neutra (ovvero “grigia”), come asfalto, cemento, un muro o un vestito grigi. Facendo ciò stiamo dicendo a Camera Raw: “questa cosa deve diventare grigia dato che nella realtà è grigia”. Grazie a questa informazione, il software è in grado di eliminare le dominanti. Provate a cliccare su diverse parti dell’immagine, così da capire che tipo di ragionamento compie. Quando non posso utilizzare questo metodo? Quando nella mia foto non c’è nessun elemento neutro, quindi “cliccabile”. altro. Qui in basso, uno schema che propone due combinazioni possbili. La parola chiave è “possibili”: se con il metodo A o il metodo C sono già soddisfatto, posso non aggiungere il metodo B. METODO A + METODO B Attraverso il menu a tendina possiamo selezionare il preset che migliota maggiormente l’immagine e poi correggere il tiro attraverso la slide “temperatura”, in modo da raggiungere la neutralità. METODO C + METODO B COME SCATTATO TUNGSTENO Grazie al contagocce possiamo cliccare su una zona che sappiamo essere grigia e, nel caso non fossimo soddisfatti con la correzione, introdurre più freddo e più caldo attraverso la slide “temperatura”. DCSMAGAZINE//FEBBRAIO-MARZO 2015 DCSMAGAZINE//FEBBRAIO-MARZO 2015 0030 0031 Claudia Perazzi Antonella Pettinato LA DCS in giro per il mondo a cura di Daniele Biffi e Ivan Federico Elena Morosini Giuseppe Falabretti Ivan federico Marco Lecchi Quante foto! Grazie a tutti, avete aderito in tanti ed è stato davvero difficile dover decidere tra tante belle foto, ma lo spazio a disposizione era limitato e siamo stati costretti a fare una selezione sulla quantità e non certo sulla qualità. Costretti, quidi, a dover fare delle scelte, abbiamo voluto mettere in risalto il vostro modo di interpretare la fotografia, la vostra creatività, la vostra capacità di comunicazione. Non c’è un vincitore, ancora una volta hanno vinto la voglia di essere un gruppo, la voglia di stare assieme ad altri con cui condividere una passione, ancora una volta ha vinto la magia della fotografia. Qui abbiamo inserito le foto che, senza togliere valore alle altre, secondo noi, meglio hanno rappresentato questo modo di essere “fotografi”, modi tutti diversi tra di loro, ma che alla fine hanno dimostrato di saper ben interpretare, col giusto spirito, un tema fotografico assegnato. Stay tuned perchè vi aspettiamo alle prossime iniziative della Digital Camera School, e che la luce sia con voi. Fabio Gazzola DCSMAGAZINE//FEBBRAIO-MARZO 2015 DCSMAGAZINE//FEBBRAIO-MARZO 2015 0032 0033 ROBERTO BIGATTI Questo scatto è stato fatto in un giorno di vacanza con amici, in quel momento sono stato colpito dalla loro gestualità di quelle mani !! dalla sigaretta che fumava, e dalla calma delle loro mani che la tenevano in mano. Quasi coccolando quella siga che piano, piano si consumava. IL MEGLIO DEL MESE a cura di Paolo Sartorio Cosi scrive Roberto, riguardo alla sua foto. A mio parere ha fatto molto di più, ottima dal punto di vista compositivo, le due mani formano una diagonale che divide in due la foto. Esse portano chi la guarda a scorrerla da sinistra a destra, ma ecco le due sigarette, come se fossero una il proseguo dell’altra, che in contrasto alla precedente direzione portano l’occhio dapprima sull’angolo a sinistra, per poi tornare sulle mani. Analizzandola nella mediana verticale, troviamo la zona di bianco a sinistra che si contrappone e bilancia quella di nero a destra. Trasmette la tranquillità di chi in un attimo di pausa fuma una “siga” come dice Roberto, ma al tempo stesso tensione data dalle diverse diagonali che vengono a formarsi. Ottimo Lavoro Roberto! COMPOSIZIONE: 4 // Originalità: 3 // TECNICA: 3 SERGIO IACHETTI Rispetto alla foto originale, più ampia, ho preferito tagliarne e pubblicarne solo un pezzo. L’ho scattata d’impulso: ho notato queste due imbarcazioni passare e subito ho pensato ad un controluce. Tutto qua. Semplicemente la foto si è presentata da sola. In questa foto Sergio ci porta sul mare e lo fa col sapore di un tempo perduto. Un veliero, in controluce, le tre figure umane intente a svolgere il loro compito. Dal punto di vista compositivo trovo azzeccata l’idea di mettere nella parte alte del cielo anche le nuvole che vanno a compensare la parte in basso di mare, quasi a creare una sorta di quinta orizzontale. Posizionata a destra l’imbarcazione trasmette tranquillità nel navigare calmo verso casa. Unico appunto, un tocco di postproduzione per raddrizzarla. COMPOSIZIONE: 3 // Originalità: 2 // TECNICA: 2 MARCO DI LONARDO Questa foto ovviamente non l’avevo pensata ma in quei giorni stavo cercando di scattare immagini in cui un oggetto impallasse il volto delle persone che andavo a ritrarre. Infatti ho sotituito i volti con vari tipi di frutta in un mercato di Siviglia e le foto mi sembravano divertenti,ma a pochi passi dal mercato mi sono trovato di fronte questa scena e ho deciso di scattare perchè il tutto mi sembrava interessante anche perchè personalmente non mi era mai capitato di imbattermi in una situazione simile. Ho scattato al volo e siccome l’immagine mi sembrava abbastanza forte ho cominciato a pensare a un titolo. “L’effetto del capitalismo sulla società” mi è venuto perch, a mio parere,nei giorni nostri il consumismo ha prodotto un modello d’individuo che fa dei soldi un’ossessione. l’idea è che le persone hanno in cima ai loro pensieri proprio i “verdoni” e per questo quell’individuo al posto della tesa ha un bancomat. Tutto questo semplicemente per dire che una società capitalistica e con un economia basata sul consumismo a me proprio non piace. La vita è fatta di piccoli momenti e sono sempre gratis Un grandissimo colpo d’occhio per Marco, al pari del titolo dato alla foto. Nell’era del digitale, dove dal nome si diventa numeri, ecco raffigurato un ipotetico futuro in cui un individuo dal viso raffigurato da un bancomat, si collega alla banca dati. Elemento cardine la camicia a quadrettoni rossa, riportando l’immaginario collettivo ad un piano più umano. Buona anche la composizione, il soggetto si trova in uno dei punti di fuoco portando poi l’occhio dell’osservatore ad analizzare la scena. Bravo Marco! COMPOSIZIONE: 4 // Originalità: 5 // TECNICA: 2 Di cosa si tratta? Qui troverete alcune immagini a tema libero scelte tra tutte quelle pubblicate sulla bacheca del nostro gruppo Facebook (Digital CameraSchool - Corsi di Fotografia). Non sei iscritto a Facebook? Poco male! Mandaci i tuoi migliori scatti, con titolo e/o una breve descrizione all’indirizzo [email protected] ENRICO CORTONA La foto l’ho scattata il 28/09/2014 durante il raduno multi epocale che si è svolto ad Alessandria presso la Cittadella (fortezza a forma di stella) Il gruppo si chiama “Gruppo storico antichi mestieri” facente parte del museo etnografico “Gambarina” di Alessandria, Piazza Gambarina 1. Nikon D800 - 1/320 - f 8 - Lunghezza focale 35mm Enrico ha portato la mia mente alle foto dei nonni e dei loro matrimoni, tradisce forse in un analisi più attenta l’asfalto, ma nulla traspare dalle persone presenti, rievocano antichi mestieri ormai ricordo di pochi. Direi foto di gruppo….e che gruppo! COMPOSIZIONE: 2 // Originalità: 2 // TECNICA: 4 DCSMAGAZINE//FEBBRAIO-MARZO 2015 DCSMAGAZINE//FEBBRAIO-MARZO 2015 0034 0035 DAVIDE POCHETTI Questa foto è stata scattata per un compito assegnatomi al Corso Base di Fotografia della DCS di Sant’Angelo Lodigiano sul mosso controllato. FABIO GAZZOLA L’idea per questo scatto mi era venuta qualche tempo prima, ma non ho mai sentito la necessità di realizzarlo. Volevo giocare molto sulla simmetria e sul pattern della rete metallica davanti alle scie lumnose e questo è il risultato finale. Foto scattata a Londra a giugno 2014, passeggiando tra le vie del centro ho trovato questo angolo di contrasti, un edificio antico che si riflette nella modernità londinese. Nella composizione ho cercato la simmetria tra la casa e il suo riflesso. Ho scelto il bianco e nero per far risaltare le geometrie degli edifici.Sicuramente Fabio aveva le idee ben chiare prima di scattare, mi ricorda una citazione che avevo letto tempo fa : <<Quando faccio una fotografia non ragiono: anche se ti posso concedere che ho ragionato prima. >>: Pepi Merisio . Appena ho visto questa foto di Davide mi è venuto in mente il film “Tron” un cult movie degli anni 80, realizzato in computer grafica quando era agli albori. Il protagonista su moto digitali lasciava queste scie luminose…. Si vedono spesso foto di scie di macchine, aerei etc.. ma qui davide è andato oltre, due colori, infinite rette che sembrano unirsi. Solo la nostra mente, secondo la gestalt, porta, riconosciuta la scena a dare a dare un verso ai due colori…cosi ecco che percorriamo le linee rosse fino all’apice per tornare con le linee bianche percorrendo tutta la foto. Bravo Davide! In questo caso l’occhio dell’osservatore si sposta dapprima a destra per poi cadere sul riflesso, e ritornare successivamente sull’edificio. L’unico suggerimento che mi sento di dare, provare ad angolare di più il fotogramma cercando di “tagliare” dall’inquadratura le case a destra, di cui non c’è riflesso. Ben fatto Fabio! COMPOSIZIONE: 2 // Originalità: 2 // TECNICA: 2 NICOLETTA SUBITONI Composizione: 3 // Originalità: 3 // Tecnica: 2 MASSIMILIANO ZETTI Massimiliano con questa foto mi ha fatto provare le stesse emozioni da lui raccontate. E questo credo sia lo scopo di ogni foto e l’aspirazione di ogni fotografo. Corretta anche la composizione con un buon bilanciamento di zone chiare e scure. Il fosso, in diagonale rende meglio la prospettiva, dando profondità alla foto. Il mulino è posto sulla mediana centrale, dando la sensazione della visuale umana come se fossimo davanti alla scena. Foto da incorniciare! COMPOSIZIONE: 3 // Originalità: 3 // TECNICA: 4 Questo mulino si trova a Codogno, sulla strada ciclo-pedonale che porta alla Mulazzana. Il luogo in cui si trova è tappa di molti “codognini” per passeggiare, correre respirando aria di campagna. Io purtroppo non ci vado spesso per mancanza di tempo ma quando vado arrivo appunto fino al mulino portandomi la macchina fotografica. Mi ha sempre affascinato perchè si respira aria di storia e di vita vissuta, cerco di immaginare a come si viveva li.. Così il 27 dicembre mentre era in corso una bella nevicata, decido di andare verso “ La Mula” e come tappa di arrivo....il vecchio mulino ( come lo chiamo io). Da casa mia saranno circa 6 Km ma una bella camminata sotto il fascino della neve non me la toglie nessuno. Arrivato a metà strada le mani erano congelate, una teneva l’ombrello e l’altra la fotocamera che essendo di metallo non ti dico il gelo. Arrivato al mulino.... ecco lo spettacolo. Mi sono trovato davanti una scena....fatata, sembrava di essere dentro ad una favola. Immagina un pò....il rumore dell’acqua , il fascino del “vecchio mulino”, la quiete e la solitudine...il tutto contornato dalla neve...Una scena incredibilmente bella. Poi visto il tempaccio non c’era nessuno, a parte un paio di persone incontrate prima, eravamo solo io e il “vecchio mulino”. Insomma volevo vederlo con la neve, non solo innevato ma con la neve che cadeva e così è stato. Sai quando qualcosa ti riempie il cuore? Ecco, questo scatto è stato così...ma la cosa ancora più bella è che molte persone che lo hanno visto hanno provato le mie stesse sensazioni che ho provato nel momento dello scatto....penso che per un fotoamatore come me sia una cosa fantastica. Ero sul un lago chiamato Ammersee che si trova nei pressi di Monaco e stavo per recarmi all’Oktoberfest e la mattina c’era una nebbia splendida che creava effetti molto suggestivi. Ho provato a fare alcuni scatti, anche di alberi e delle piccole imbarcazioni che si perdevano nella foschia. mi era piaciuto il taglio in diagonale e mi sembrava desse una bella prospettiva. non avevo una reflex, l’ho fatta con una compatta e poi l’ho contrastata e messa in bianco e nero con Lightroom. Nicoletta ci dimostra che è il fotografo che conta e non l’attrezzatura. Sempre affascinanti i vecchi pontili che si perdono nella bruma.. a questo proposito ricordo la frase di un amico fotografo “la bruma ciò che toglie…dà” e nella foto di Nicoletta dà molto rendendola molto. COMPOSIZIONE: 3 // Originalità: 2 // TECNICA: 2 Khadija Tabite TITOLO: Anime sconosciute Ero a Casablanca. C’era tanta gente nell’immensa piazza della moschea e le persone sembravano formichine. La luce del sole rifletteva sul pavimento perfetto e lucido, ed io quasi non riuscivo a tenere gli occhi aperti. Ho fatto un paio di giretti, mi sono guardata un po’ intorno e fatto qualche scatto. Ero riuscita a catturare l’immensità di quel posto ma non ero ancora soddisfatta. Se io quasi non riuscivo a tenere gli occhi aperti, e le persone sembravano formichine, perché non riflettere la stessa cosa in uno scatto? Provai un paio di scatti. Al secondo avevo ottenuto ciò che volevo, e non mi spinsi oltre. L’ultimo giorno di vacanza avevo dedicato più tempo alla fotografia e lei mi aveva regalato questo scatto. Come in tutte le cose fatte con passione, si erano visti i buoni risultati. Poi se a nessuno piaceva, non era un problema, io avevo ottenuto ciò che volevo. Che le donne abbiano un sesto senso, si sa da quando l’uomo ha avuto il dono della parola. Qui Khadija, in due soli scatti ha rappresentato alla perfezione il titolo che le ha assegnato: anime sconosciute. In una foto in highkey, con composizione sulla mediana centrale, mi ricorda lo stile di un grande fotografo Italiano, Luigi Ghirri. Obbiettivo centrato COMPOSIZIONE: 2// Originalità: 2 // TECNICA: 3 DCSMAGAZINE//FEBBRAIO-MARZO 2015 LO SCATTO PIER PAOLO UTZERI Intitolata “Bresson passava di lì” - Il luogo è Milano, nella nuova piazza Gae Aulenti Torre Unicredit - Volevo valorizzare il cono colorato in un mare di grigio nella giornata uggiosa che si presentava a noi. Davanti alla scala mobile ho sistemato il cavalletto per aspettare una persona che rendesse lo scatto più interessante. Dopo alcuni tentativi “Tac” il gioco è fatto, ma anche tanta fortuna. 0037 RACCONTATO “Bresson passava di lì” potremmo anche aggiungere senza bicicletta rifacendoci alla sua famosissima foto“Ragazzo in bicicletta”. Trovo molto interessante questo scatto dove il soggetto riempie bene il fotogramma ed è perfettamente in silhouette e mosso nella giusta misura, lasciando intravedere bene la sagoma il capo un po’ chino che si sposa bene con la giornata uggiosa. Bello anche la verticalizzazione di questa immagine soggetto/cono colorato/palazzo. La pazienza è stata sicuramente tua amica, Pier. COMPOSIZIONE: 3 Originalità: 3 TECNICA: 3 MATTEO BONAVITACOLA Titolo: On va tout faire, tout changer. Luogo: Parigi, Cortile del Museo del Louvre Il Louvre è un luogo che ho visitato molte volte. Quest’ultima volta, in una mattina di pioggia di gennaio, ho notato una cosa a cui prima non avevo mai fatto caso: la geometria perfetta della sua piramide, affascinante se messa a confronto con la complessità barocca dell’edificio storico. Forse non l’avevo mai notata prima perché è stata la passione per la fotografia a farmi notare che le sue linee pure sono molto vicine a ciò che mi piace fotografare. Parigi ha sempre il suo fascino! E le fotografie in bianco e nero non fanno eccezione. Di questo scatto mi ha molto colpito il soggetto che ha la sua linea dello sguardo subito interrotta dal margine destro. Ha corso un bel rischio Matteo: queste inquadrature particolarmente pericolose. In questo caso l’immagine acquista dimanicità grazie alle linee dei cordoli che si incrociano con la mediana della piramide e danno un senso di velocità e verticalizzazione all’immagine. Interessante anche la presenza di un gabbiano nell’angolo superiore destro. Bel lavoro!!! COMPOSIZIONE; 3 Originalità: 3 TECNICA: 2 VENTI EURO SPESI BENE FOTOGRAFIA E TESTO DI: Paolo Sartorio Quando si tratta di scegliere una foto siamo sempre indecisi su quale sia la più bella, quella meglio riuscita, quella più difficile e cosi via… Per questo mese la scelta è caduta su una foto in BN della campagna lodigiana. Era un caldo pomeriggio di luglio, la mattina avevo appena acquistato Nikkor 36-72mm Serie E F3.5 degli anni 80 per 20 euro. Passeggiando vicino casa con l’intento di provare quest’ottica, mai avrei pensato di “vedere” questo scatto e di provare a realizzarlo lo stesso. Lo scenario che mi si presentò era il seguente: Il campo arato era perfetto, le linee curve del battistrada guidavano l’occhio dell’osservatore fino ai confini del fotogramma. Certo con un grandangolo enfatizzare ciò che provavo era più semplice, ma quel piccolo obiettivo aveva ancora da dare. Posiziono il cavalletto, regolo il diaframma dalla ghiera dell’obiettivo, proprio come ai tempi in cui fu prodotto, scelgo la massima focale e inizio a scattare cercando di avvicinare i piani, regola dei terzi, esposizione etc... Ma non sempre la prima scelta è quella giusta, qualcosa non mi convinceva. Non trasmetteva il silenzio, il caldo afoso tipico della mia zona, le emozioni che mi avevano spinto a tentare questa inquadratura. Provo a 36mm, chiudo il diaframma, riduco più del necessario la parte di cielo, in primo piano vi sono i solchi del trattore che portano con se il lavoro di chi involontariamente li ha lasciati. Ci siamo, è questa la foto che volevo, quell’ottica oggigiorno dimenticata, ha saputo rendere al meglio quelle che erano le mie intenzioni. In postproduzione un filtro verde mi ha aiutato a contrastare maggiormente la differenza cromatica di grigi tra il campo ancora da arare, la siepe che delimita il campo, ed esso stesso. In fase di composizione ho cercato un equilibrio tra zone chiare e zone scure, costituite dal campo da arare e il cielo da un lato e il campo arato e gli alberi in fondo al paesaggio dall’altro. Il giorno dopo la siepe era tagliata e gli interi campi arati.. DCSMAGAZINE//FEBBRAIO-MARZO 2015 DCSMAGAZINE//FEBBRAIO-MARZO 2015 0038 0039 MOSTRE, LIBRI E... Consigli su letture, visioni, e molto altro DOMANDE & RISPOSTE 1) Quando si consiglia l’uso della priorità diaframma al posto della priorità tempi? Prima di arrivare al punto centrale della domanda occorre specificare che priorità dei diaframmi (Av per Canon e A per Nikon) e la priorità dei tempi (Tv per Canon e S per Nikon) sono due automatismi e quindi lasciano alla macchina parte della nostra espressività tecnico-creativa. Nel primo caso, il fotografo ha il controllo manuale del diaframma e ISO, la macchina di conseguenza in base alla luminosità rilevata della scena, imposta automaticamente il tempo di scatto per ottenere la foto che più si avvicina alla taratura del nostro esposimetro. Questo automatismo lo consiglio quando, avendo pochissimo tempo a disposizione e magari anche molte zone con luce variabile, voglio ottenere sfondi più o meno morbidi o molto definiti. Occorre prestare attenzione al tempo che la fotocamera imposta se può essere congeniale al risultato che vogliamo ottenere (tempi lunghi, attenti al mosso o veloci). La priorità dei tempi è il programma che consente al fotografo di impostare il tempo voluto e ISO, lasciando alla macchina fotografica il compito (con lo stesso principio di prima) di impostare il diaframma. Questo tipo di impostazione la consiglio quando avendo sempre poco tempo a disposizione devo concentrarmi sulla velocità del mio soggetto. Occorre anche qui prestare attenzione al diaframma che la fotocamera imposta (diaframma chiuso o aperto). Come ultima cosa da sottolineare è il fattore “limite estensione diaframmi” in quanto utilizzando la priorità dei tempi, c’è una minor fascia di diaframmi utilizzabile paragonato all’ampia scelta dei tempi. 2) Cosa sono gli obbiettivi basculante e obbiettivi decentrabili? n obbiettivo basculabile consente il controllo della profondità di campo tramite l’inclinazione dell’asse ottico, rispetto piano focale (ossia la pellicola o il sensore delle nostre fotocamere), secondo la regola di Scheimpflug. In pratica quando ci troviamo a scattare e si vuole ottenere la massima nitidezza in tutti i punti del fotogramma, la profondità di campo della lente adottata può non consentire la messa a fuoco di tutti i piani focali presenti nella nostra inquadratura. Si può provare allora riducendo l’apertura del diaframma, ma se questo accorgimento non basta (ci sono ancora punti sfuocati), diventa necessario l’inclinazione dell’asse ottico verso il piano più vicino a quello di ripresa. Occorre, per questo, un’ottica basculabile. Mente per quanto riguarda gli obiettivi decentrabili permettono di effettuare correzioni prospettiche delle foto in fase di ripresa spostando il centro del gruppo ottico rispetto al centro del supporto di registrazione (pellicola o sensore) mantenendo l’asse ottico normale al piano focale. Nella pratica questo problema si può verificare quando si effettuano fotografie di edifici o di grandi strutture dal basso verso l’alto, spesso è impossibile adattare l’intero soggetto al fotogramma senza inclinare la fotocamera. A causa della prospettiva risultante, la parte superiore (ossia quella fisicamente più lontana) dell’edificio apparirà visualmente più piccola della base. 3) Come si può attenuare il flare? Gli obiettivi delle fotocamere non hanno solamente le due lenti visibili. All’interno presentano diversi gruppi di lenti, come si può leggere nelle specifiche di ogni singolo obiettivo. Quando si scatta (spesso in controluce) può capitare che alcuni raggi di luce entrino nell’obiettivo ed invece di raggiungere direttamente il fondo, e quindi il sensore, si riflettano su queste lenti interne più volte, formando il flare. Il risultato è che la foto in genere si formano delle “macchie” luminose di diverse forme o dimensioni. Ecco alcuni consigli pratici che ti consiglio: Come prima cosa, tieni pulita la lente frontale dell’obiettivo. È sufficiente una pompetta per la polvere ed un panno di microfibra ben pulito (lascia perdere le varie soluzioni liquide). Non usare indispensabili. filtri se non a cura di Alan Bongiorno Cerca di tenere montato il paraluce, è fatto apposta. Se puoi, usa una lente a focale fissa. Spesso è costruita con uno schema ottico più semplice, contiene meno gruppi di lenti, perciò riduce la probabilità di riflessi interni.In generale, lenti di maggiore qualità (quindi più costose) riducono di molto il rischio di avere lens flare. Anche l’utilizzo di teleobiettivi ti possono aiutare, avendo un angolo di campo ridotto, riduce la probabilità di includere sorgenti di luce nell’inquadratura. MOSTRA Alla galleria Photology è in mostra una selezione di vintage firmati da Mario Giacomelli. Il pubblico può ammirare i capolavori acquistati negli anni da collezionisti e appassionati internazionali. Riunite in un percorso di scoperta, le opere del maestro di Senigallia hanno, oltre alla poesia dell’immagine, un altro carattere distintivo: il retro della stampa appare un luogo di pensieri, scritture e timbri. È a tal punto uno spazio d’interesse e d’investigazione che il listino delle opere esposte pubblica anche questo verso. SCRIVICI LE TUE DOMANDE, LE TUE OPINIONI: CHI Mario Giacomelli// DOVE MILANO // galleria Photology QUANDO dal 20 febbraio al 10 aprile [email protected] LIBRO TECNICO SERIE TV Dopo il libro e il film, ecco la serie tv che orbita attorno a Gomorra. Questa produzione ha fatto molto parlare di sé soprattutto per la qualità generale e per il successo internazionale (è stata infatti esportata in più di 50 paesi). A livello fotografico risulta interessante per certi tagli e certi punti di ripresa non convenzionali, così come per le atmosfere (spesso cupe ed ottimamente accompagnate da una colonna sonora a tratti strumentale, a tratti rap). Consigliatissima! TITOLO GOMORRA - LA SERIE ANNO 2014 Libro ben costruito e molto utile per apprendere e approfondire la tecnica fotografica (molto interessante la sezione dedicata alla teoria “zonale”), “Fotografia - Teoria e pratica della reflex” rappresenta un buon punto di riferimento per chi volesse approcciare la fotografia applicando un metodo rigoroso e disciplinato. La scrittura di Giulio Forti scorre velocemente grazie anche all’alternanza di aneddoti personali e note tecniche. Lo stampo può sembrare “vecchio stile”, e probabilmente lo è, ma di fronte alle troppe formule già pronte e puntiformi, ben venga un lavoro organico e completo. TITOLO FOTOGRAFIA - TEORIA E PRATICA DELLA REFLEX AUTORE GIULIO FORTI PREZZO € 40.00 DCSMAGAZINE//FEBBRAIO-MARZO 2015 DCSMAGAZINE//FEBBRAIO-MARZO 2015 0040 0041 NEWS dalla #3 Risoluzione senza compromessi photosfera Canon presenta l’ultima versione della celebre Eos 5D, si chiama 5Ds ed è disponibile anche nella variante 5Dsr, ovvero senza filtro antialiasing sul sensore, o meglio con un filtro che annulla l’effetto low-pass, così come quelli montati sulla Nikon D800E. Cuore della nuova macchina è il sensore full frame in grado di raggiungere l’impressionante risoluzione di 50 Mpixel. Un valore che se da un lato consentirà di ottenere immagini dettagliatissime e con un effetto 3D molto evidente, dall’altro metterà alla frusta le ottiche meno pregiate. Canon è riuscita a mantenere elevata la raffica a 5 fps e la sensibilità massima raggiunge i 6.400 ISO, espandibili a 12.800 ISO. Utilizza schede di memoria in formato CompactFlash e SD (compatibile UHS-I). a cura di Valerio Pardi #1 Foto Spaziali con la Nikon D810A La nuova Nikon D810A è la versione ottimizzata della apprezzata Nikon D810. Grazie al filtro ottico dedicato per la lunghezza d’onda di 656nm, offre una sensibilità alla gamme di spettro H-alfa quattro volte superiore. Per la prima volta, quindi, una fotocamera Nikon è in grado di catturare i veri colori delle nebulose emessi sulla lunghezza d’onda idrogeno-alfa senza necessità di modificare la fotocamera. Insieme al nuovo filtro, la sensibilità fino a 51.200 ISO, la risoluzione di 36,3 Mpixel e una vasta gamma di funzioni speciali si combinano per garantire ai fotografi la possibilità di acquisire spettacolari immagini dettagliate dell’Universo. Da segnalare la possibilità di impostare tempi manuali fino a 900 secondi e il live view con ingrandimento 23X per una precisa messa a fuoco sulle stelle. #4 24mm superluminoso da Sigma #2 Teleobiettivo Superluminoso per tutti Samyang ha presentato un teleobiettivo da 135mm con luminosità massima pari a f/2. L’ottica è disponibile con attacchi Canon, Nikon, Pentax, Sony, Sony E, Fujifilm X, Canon M, Samsung NX, quattroterzi e Microquattroterzi e copre fino ai sensori Full frame. Lo schema ottico del Samyang 135mm f/2.0 ED UMC è composto da 11 lenti tra cui anche una in vetro ED ( ExtraLow Dispersion) in 7 gruppi che consente prestazioni elevate. Interessante anche la messa a fuoco minima di soli 0,8m, per fotografia a distanza ravvicinata o per catturare particolari del viso. Si tratta di un’ottica particolarmente indicata per il ritratto, grazie alla luminosità massima e alla presenza di un diaframma a 9 lamelle. Le prestazioni elevate sia alla minima distanza di messa a fuoco che all’infinito ne fanno un’ottica versatile e in grado di coprire i generi di fotografia più disparati, dal reportage al paesaggio, senza ovviamente dimenticare il ritratto. La messa a fuoco è manuale, ma il prezzo particolarmente abbordabile, lo rende un obiettivo altamente consigliabile L’azienda di ottiche universali ha sfoderato una nuova ottica della linea Art, dopo gli eccellenti 35mm e 50mm, entrambi con luminosità massima pari a f/1,4, ha tolto i veli al nuovo 24mm f/1,4. Disponibile con attacco Sigma, Canon, Nikon e Sony, quest’ottica è compatibile con i sensori Full frame. Perfetto per fotografia d’azione, in condizioni di scarsa luminosità e foto in interni, questo obiettivo risulta eccellente anche per le riprese video e per giocare con lo sfocato pur con angoli di campo grandangolari. Particolare cura è stata riposta nello schema ottico per garantire eccellenti prestazioni anche a tutta apertura. Nuova reale opportunità di business: Digital Camera School è una realtà presente su 15 sedi distribuite su 6 province che ha al suo attivo più di 70 corsi di fotografia in soli 4 anni di esistenza. Soddisfatta del proprio metodo didattico e dei feedback sulla qualità dei corsi, ha deciso di ampliare il proprio marchio verso nuove aree geografiche. Cosa offriamo ai nostri affiliati: metodo e didattica corsi base metodo e didattica corsi avanzati metodo e didattica workshop visibilità sito web e social network visibilità DCS Magazine • telemarketing e supporto commerciale • forniture e distribuzione materiale pubblicitario per il primo corso • zona esclusiva ©Giamba Battaini//eikonphoto.it • • • • • ©Caterina Cambuli//eikonphoto.it PER FOTOGRAFI O FOTOAMATORI INTRAPRENDENTI ©Caterina Cambuli//eikonphoto.it FRANCHISING DI CORSI DI FOTOGRAFIA www.digitalcameraschool.it • [email protected] • 0371.51447