Genova - Società Italiana di Chirurgia Pediatrica
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Genova - Società Italiana di Chirurgia Pediatrica
Società Italiana di Chirurgia Pediatrica ------SICP Associazione Italiana di Emato-Oncologia Pediatrica -----AIEOP Riunione del Gruppo (CSD) Chirurgico Oncologico Venerdì 18-9-2009 Sede del 2° Congresso Nazionale Congiunto Magazzini del Cotone – Porto Antico GENOVA PROGRAMMA DEFINITIVO 8.00 Introduzione Prof. Jasonni - Prof. Cecchetto 8.15 Tavola rotonda: Tumori della tiroide 8.15 Noduli della tiroide: approccio clinico Dott. Maghnie 8.40 Carcinomi differenziati Prof.Spinelli 9.00 Linfonodo sentinella per il ca. differenziato Dott. Grosso 9.10 Ca. differenziato: Chirurgia conservativa Dott.ssa Massimino 9.30 Scintigrafia diagnostica e post-chirurgica 9.50 Tumori midollari e sindromi genetiche Dott. Ciofetta Prof.ssa Elisei 10.15 Discussione 11.00 Malformazioni polmonari e Tumori del polmone 11.30 Pneumoblastomi: dati dalla letteratura e dallo studio TREP 11.50 Prof. Jasonni Prof. Indolfi Discussione 12.00 Casi clinici (10’ ciascuno) 13.30 Conclusione della riunione NB: i tempi considerati devono includere una breve discussione NOTA per i relatori: A coloro che accettano di inserire le presentazioni (relazioni e casi) nella nostra pagina WEB si raccomanda di eliminare quanto possa essere di riconoscimento per i casi illustrati (nomi sulle radiografie,sostituire i nomi con xy o xx, controllare le foto, ecc..) SICP- AIEOP Verbale della Riunione del Gruppo Italiano Chirurgia Oncologica Pediatrica Genova, 18-9-2009 PRESENTI: Avanzini Stefano, Bagolan Pietro, Betalli Pietro, Bisio Giovanni, Bleve Cosimo, Boni Giuseppe, Borella Fiorenza, Buffa Piero, Canavese Ferdinando, Carmina Patrizia, Carretto Elena, Cecchetto Giovanni, Cerigioni Elisabetta, De Corti Federica, De Santis Michelino, Domini Remigio, Elisei Rossella, Esu Francesca, Fagnani Anna Maria, Fascetti Leon Francesco, Fava Giorgio, Federici Silvana, Furcas Silvia, Giannotti Giulia, Granata Claudio, Grosso Marian, Indolfi Paolo, Inserra Alessandro, Jasonni Vincenzo, Maestri Luciano, Massimino Maura, Messineo Antonio, Michelazzi Alberto, Michelini Maria Elena, Papale Antonio N. E., Picchi Gianluca, Rapuzzi Giovanni, Riccipetitoni Giovanna, Rizzo Antonio, Rossi Fabio, Sardu Daniela, Selvaggio Giorgio, Silveri Massimiliano, Spinelli Claudio, Tomaselli Vincenzo, Torre Michele, Varetti Concetta, Viale Sonia, Viglio Camilla, Zanon Giovanni Franco. Il Prof. Zanon, introduce la riunione in sostituzione del Prof. Jasonni alle 8.40; a seguire il Prof. Cecchetto presenta il programma della giornata. Ricorda il sito web del Gruppo, dove sono archiviate le presentazioni delle precedenti riunioni e verranno inserite quelle odierne. Informa che il Dott. Ciofetta non può essere presente per problemi familiari. D’accordo col Dott. Inserra, la prossima riunione sarà in primavera a Roma al Bambin Gesù. Inoltre informa della consueta riunione AIEOP sui Tumori Solidi che si terrà a Padova il prossimo 3 e 4 dicembre. Inizia la sessione il Dr. Maghnie, endocrinologo del Gaslini, che parla dell’approccio clinico ai noduli della tiroide. La loro incidenza in età pediatrica è <2%, di solito asintomatici, singoli o multipli, funzionanti o non, nel 90-95% dei casi sono benigni. I casi maligni hanno un’eziologia multifattoriale (genetica, ambientale, etc.). La valutazione diagnostica prevede esami di laboratorio e le linee guida pubblicate sono in gran numero, tutte di grado alto, basate sul consenso del pannello di esperti e sui risultati di studi clinici randomizzati. Vengono illustrati i fattori di rischio, i sintomi associati e le patologie che entrano in diagnosi differenziale nel caso di noduli singoli o multipli. Ecografia ed agoaspirato sono attualmente il gold standard per la diagnosi; vengono illustrati i fattori di rischio per malignità, sia clinici che ecografici: la presenza di cisti e/o calcificazioni non è dirimente, mentre la presenza di margini non ben definiti deve far maggiormente sospettare la presenza di malignità, come pure la presenza di un alone ipoecogeno incompleto; il pattern ipervascolare può trarre in inganno, essendo comune sia ai noduli maligni sia ai noduli caldi iperfunzionanti. Vanno poi valutati i linfonodi, che vanno considerati con dei pattern simili a quelli che si utilizzano per il nodulo tiroideo stesso. La scintigrafia è importante, ma la presenza di noduli freddi, caldi ed ipercaptanti non è dirimente, per questo il gold standard rimane l’agoaspirato. Ma quali noduli vanno agobiopsiati? Sicuramente tutti quelli di diametro superiore al cm, mentre quelli più piccoli vanno seguiti nel tempo. Nella discussione successiva il Dr. Inserra puntualizza che al giorno d’oggi ecografia ed agoaspirato sono il gold standard diagnostico, riducendo l’importanza della scintigrafia. Si passa poi a discutere sulle posizioni cliniche e chirurgiche riguardo la tiroidectomia e l’emitiroidectomia. Viene data la parola al Prof. Spinelli, chirurgo pediatra di Pisa, dedicato in particolare alle problematiche chirurgiche della tiroide. Illustra i risultati dello Studio TREP relativo al carcinoma tiroideo in età pediatrica: 134 casi arruolati in 9 anni: 127 sono Ca. di derivazione follicolare, mentre 7 sono Ca. midollari. Vengono illustrate le indagini diagnostiche eseguite, e gli interventi chirurgici, che in 103 casi sono stati una tiroidectomia totale: la scelta sull’approccio chirurgico per le forme differenziate varia molto da centro a centro, e lo stesso si può affermare sulla scelta se eseguire le linfadenectomie o meno. Il risultato più importante è che la sopravvivenza è del 100%. In letteratura mancano dati univoci circa il trattamento chirurgico in età pediatrica, quindi ci si basa spesso sulle linee guida negli adulti. Ma il Ca. differenziato nei bambini è una malattia 1 diversa rispetto a quella degli adulti, lo dimostrano dati biologici e l’outcome, e questo sembrerebbe spingere verso una maggiore conservatività in età pediatrica. La chirurgia radicale, in questa sede, può condurre a gravi danni e complicanze, meno frequenti con chirurgia conservativa. Il linfonodo sentinella è un’aiuto in più perché esistono le metastasi linfonodali occulte, e il linfonodo sentinella può servire a meglio inquadrare il caso. Cecchetto ringrazia Spinelli, sottolineando l’importanza di questa casistica multicentrica italiana. Inserra chiede chiarimenti in merito ai vantaggi della chirurgia mini-invasiva e ai possibili rischi aggiuntivi. Il Dr. Torre di Genova chiede chiarimenti in merito all’ecografia con elastografia, nel corso della quale viene valutata l’elasticità del nodulo, che fornisce dati interessanti anche di ordine prognostico. Si passa all’intervento del Dr. Grosso, medico nucleare a Pisa, che parla del linfonodo sentinella nel tumore tiroideo, che riflette lo status linfatico regionale. La tiroide presenta un drenaggio linfatico molto complesso. Il linfonodo sentinella si è sviluppato perché la linfadenectomia non migliora la prognosi in generale, ma può aumentare il rischio di danni collaterali. Cecchetto chiede delucidazioni sulla possibilità di skip metastases.. Zanon chiede chiarimenti sul fatto che il 18% dei tumori localizzati all’apice può essere associato a metastasi linfonodali dall’altro lato: questo può giustificare un approccio chirurgico più aggressivo? La risposta sia di Grosso sia di Spinelli è negativa. Viene data la parola alla Dr.ssa Massimino, oncologa dell’INT di Milano. La sua relazione viene focalizzata sulla terapia conservativa. Inizia con una breve digressione sulla terapia di questa patologia in età pediatrica, mostrando anche alcuni dati storici, e constata che la casistica TREP è senza pari in letteratura. Viene sottolineato che il trattamento chirurgico deve essere il più conservativo possibile in età pediatrica considerando i risultati simili a quelli dopo tiroidectomia totale e pensando anche al follow-up, ai costi che i controlli e le terapie richiedono etc. Inserra apre la discussione sul diverso follow-up tra pazienti sottoposti ad emitiroidectomia o a tiroidectomia totale per forme differenziate, in quanto nei primi non può essere utilizzata la tireoglobulina. Ma come sottolinea la Prof.ssa Elisei, dobbiamo considerare che gli emitiroidectomizzati vanno comunque messi in terapia ormonale soppressiva, poiché viviamo in una realtà gozzigena, in carenza di iodio, e quindi c’è il rischio che nei 30-40 anni successivi sviluppino una patologia gozzigena sulla mezza tiroide rimanente. In conclusione, come dice la Massimino, probabilmente la chiave di volta è la chirurgia personalizzata che tiene in considerazione tutto, età, fattori di rischio e genetica. Prende la parola il Dr. Boni, medico nucleare di Pisa, che parla del ruolo della scintigrafia nella diagnosi dei noduli tiroidei e nel follow-up, sollevando la discussione sull’aspetto della multifocalità, che va considerata come fattore di rischio nel follow-up dei pazienti dopo terapia conservativa. La Prof.ssa Elisei parla del ca. midollare della tiroide. La sopravvivenza è scarsa nei pazienti con metastasi a distanza e anche con invasione dei linfonodi regionali, mentre quelli con carcinoma ancora localizzato all’interno della tiroide al momento della diagnosi hanno una buona sopravvivenza. Esistono delle sindromi genetiche che sono associate al Ca. midollare della tiroide: nella MEN2A il CMT c’è sempre, ed è l’unico allarme, dal momento che l’iperparatiroidismo e il feocromocitoma sono benigni. Si trasmette come malattia autosomica dominante, quindi ci sono altri soggetti affetti nell’albero genealogico, anche se la tempistica di presentazione delle varie patologie può variare. La localizzazione è il 10q11.2 con l’alterazione del gene RET, con tipi diversi di alterazione. Alterazioni del gene RET ci sono anche nelle forme sporadiche, con l’unica differenza che nelle forme sporadiche la mutazione è localizzata e non viene trasmessa alla prole. Vengono descritte le varie mutazioni con le caratteristiche tipiche per ciascuna di esse, soprattutto viene sottolineata la correlazione tra tipo di mutazione ed età di insorgenza del CMT, che può giustificare una più o meno precoce tiroidectomia profilattica, che potrebbe essere basata sul dosaggio sistematico della calcitonina, marcatore molto accurato. La m. di Hirschsprung è associata nel 5-10% ad una mutazione del gene RET, anche se in posizioni diverse da quelle tipiche del CMT; tuttavia, bisogna distinguere anche le diverse forme di HD, essendo le forme lunghe più spesso associate a familiarità e quindi a possibile sindromicità. 2 Accesa discussione su quali fra i p. con M. di Hirschsprung sottoporre a studio del gene RET. Alcuni sostengono tutti, anche se da altri si sostiene che in letteratura solo le forme lunghe e quelle complete sono descritte in possibile associazione. Si passa all’argomento successivo, e cioè i tumori polmonari con le possibili correlazioni con malformazioni polmonari. Inizia a parlare il Dr. Avanzini, di Genova, sulle malformazioni polmonari e la loro possibile associazione con la patologia neoplastica. Problema di attualità, specie ora che molte malformazioni congenite vengono diagnosticate in epoca prenatale; ci si pone il quesito su come trattare queste patologie quando asintomatiche, ma con rischio infettivo e in grado minore neoplastico. Vengono inquadrate le CCAM, ora chiamate CPAM, con la classificazione di Stocker aggiornata con tipo 0 e tipo 4. Esiste la possibilità di avere quadri ibridi con un sequestro. Viene presentato l'albero decisionale di Priest, pubblicato nel 2009, e con il quale il gruppo di Genova concorda: asportazione profilattica circa al primo anno di età. Per quanto riguarda l'approccio chirurgico, viene consigliato il trattamento open per la possibilità di trovarsi di fronte a lesioni maligne, e quindi alla necessità di non alterare l'architettura del tessuto attraverso manipolazioni. Per la possibilità di avere lesioni limitate, può essere indicata una wedge resection, con risparmio del parenchima pomonare circostante, piuttosto che una lobectomia. Viene passata la parola al Prof. Indolfi, oncologo pediatra di Napoli, che illustra la classificazione ed i principali dati clinici ed epidemiologici del blastoma pleuropolmonare. Vi sono degli argomenti intriganti relativi alle associazioni patologiche possibili in questi pazienti. La casistica TREP è la seconda al mondo per numerosità, dopo quella americana: 28 casi, vs i 50 pubblicata da Priest. Della nostra casistica vengono presentate le caratteristiche cliniche dei pazienti, le caratteristiche della chirurgia alla diagnosi e della chirurgia differita, dopo aver praticato una CT neoadiuvante, che ha reso operabile la massa nella maggioranza dei casi. Tuttavia una buona fetta di pazienti è stata sottoposta ad exeresi della neoplasia, in maniera più o meno completa, al momento della diagnosi. I risultati sono 15 vivi p. liberi da malattia e 13 deceduti, e come unici fattori prognostici sfavorevoli sono stati identificati il coinvolgimento extrapolmonare ed la chirurgia incompleta. Dalla Dr.ssa Riccipetitoni viene evidenziato come talvolta le CCAMi che vengono considerate regredite spontaneamente siano in realtà misdiagnosi per mancato o errato approccio diagnostico. Inoltra la chirurgia mini-invasiva sarebbe indicata per i sequestri, non per le CCAM, specie se estese, a due lobi, in cui la chirurgia può essere conservativa. In risposta l primo commento Indolfi risponde che Priest e la sua anatomopatologa hanno definito il Tipo 1 R, cioè regressed, in cui è proprio descritta una regressione. Commento di Cecchetto: circa un anno e mezzo fa il Gruppo aveva proposto uno studio sulle malformazioni polmonari, per avere un'idea della popolazione con CCAM rispetto ai casi oncologici che sono stati registrati, ma le risposte al questionario sono state molto poche. Parlando di timing per l’asportazione profilattica delle CCAM, il Prof. Jasonni sottolinea che la letteratura anestesiologica mondiale dimostra che l'anestesia al di sotto dei 6 mesi di vita può determinare apoptosi di cellule cerebrali, e quindi, salvo urgenze, non bisogna operare i bambini al di sotto dei 6 mesi di vita (e questo vale anche per altre patologie). Indolfi stressa il fatto che sia importante raccogliere un'accurata anamnesi familiare, perché il rischio di forme sindromiche è importante. L’approccio radiologico clinico preferito sembra essere una sola TAC dopo il primo mese di vita, eseguita nel centro dove il p. sarà poi eventualmente operato; intervento possibilmente entro il primo anno di vita. Il prof. Cozzi esprime perplessità emerse anche in letteratura su interventi profilattici soprattutto nei primi anni di vita prospettando un atteggiamento wait and see, ma questo atteggiamento viene ridimensionato dal Prof. Indolfi, che sottolinea come il PPB tipo 1 può evolvere come tipo 2 o 3, con prognosi nettamente diversa. Casi clinici: - Tomaselli (MI-Niguarda) - Appendicite flemmonosa in LLA all’esordio - Silveri (OPBG-Palidoro) – Tumore germinale in paziente con disgenesia gonadica 3 - Federici (Rimini) - 1 caso di NBL St. 4 ed 1 caso di Emangioendotelioma Epatico Infantile con caratteristiche cliniche e radiologiche simili. Un caso di TSC con prevalente estensione endoaddominale e coinvolgimento della biforcazione aorto-cavo-iliaca - De Corti (Padova) - Tumori renali in età pediatrica: 1 caso di pPNET renale e 1 caso di cisti renale in Sdr. di Beckwith Wiedemann - Fagnani (MI- Policlinico, Mangiagalli) - Lesione epatica in neonato di basso con aFP in aumento e imaging dubbia: ematoma) La riunione si conclude alle ore 13.45 circa. Il Prof. Cecchetto ringrazia tutti i presenti, dando appuntamento a Roma Ospedale Bambin Gesù per la prossima primavera. La data precisa verrà comunicata per tempo. Un tema già concordato riguarda i sarcomi delle parti molli. Per altri argomenti e casi clinici da discutere, si prega inviare [email protected] o al dott. Alessandro Inserra ([email protected]). Federica De Corti le proposte a Giovanni Cecchetto 4