“Io, quando sarò elevato da terra attirerò tutti a me”
Transcript
“Io, quando sarò elevato da terra attirerò tutti a me”
Lectio (Che cosa dice la PAROLA in sé) “Io, quando sarò elevato da terra attirerò tutti a me” (Giovanni 12,32) L’ORA “Quando sarò” non è un futuro lontano (vv 23. 27. 31). Gesù è pronto. La Storia della Salvezza è un tutt’uno: ha il suo centro nella croce e quell’ora abbraccia ogni tempo. Gesù l’aveva preparata come la meta della sua incarnazione (Cf Giovanni 2,4: 7,30; 8,20). Il culmine è il calvario, che Gesù vede imminente, lo desidera contro ogni timore e lo considera con gli occhi del Consiglio dei Tre che l’ha progettato, cioè come momento vitale e glorioso (v 28: “Padre, glorifica il tuo nome. L’ho glorificato”). L’ora è quella in cui Gesù, il Figlio di Dio, è condannato per la salvezza di tutti “alla morte più infamante: quella della croce” (Origene) e attira tutti a sé. Non è morte distruttiva, ma come quella del seme che produce molto frutto (v 24). ELEVATO DA TERRA L’ora è allo stesso tempo passione e glorificazione. E’ un piano trinitario: “Padre, glorifica il tuo nome” (v 28). Come nel Padre Nostro: “Sia santificato il tuo nome”: (Matteo 6,9). “Gesù ha domandato la glorificazione del Padre, il che è conforme alla sua estasi abituale rivolta verso di lui. Ma la gloria di Dio non è altro che la manifestazione piena ed efficace del suo amore per il mondo e coincide Lectio divina/Pdv 0004 pertanto con l’opera del Figlio, median-te la quale i credenti sono radunati insieme ed entrano nella comunione divina” (X. Léon-Dufour). La glorificazione è il compimento del disegno di Dio affidato a Gesù. “La glorificazione del Figlio di Dio è il frutto della sua missione, il raduno dei credenti nell’unità con lui e con il Padre” (Id). E’ la vittoria “sul principe di questo mondo” (v 31). La croce è il luogo dove si manifesta la divinità e la missione di Gesù (Cf Isaia 53,10). ATTIRERÒ “Il Padre attira” (Giovanni 6,3-4). Ma anche Gesù attira. La croce va realisticamente chiamata amore. E’ infatti l’espressione più alta della donazione di sé per Dio e per gli uomini: “è venuta l’ora in cui il Figlio dell’uomo sarà glorificato” (v 23). L’amore è potenza irresistibile. Il disegno di Dio esprime il suo amore appassionato per l’umanità: ha amato così tanto da salvare tutti. TUTTI Tutti, anche “i Greci” (v 20), che rappresentano i pagani. “Sulla croce... sgorgò il prezzo di tutto il mondo” (S. Agostino). Tutti sono toccati e partecipi. Per cui anche la croce umana va vista con la stessa ottica. Tutti hanno continua esperienza del dolore: Gesù si è fatto uomo per condividerlo e risolverlo. Gesù non attira alla croce, ma a sé: “Innalzato ha un doppio senso: dice la verticalità della croce e al tempo stesso quella dell’esaltazione. Implica che la croce è il luogo in cui inizia la risalita del Figlio verso il Padre. Contemporaneamente tutti gli uomini sono attirati, non immediatamente verso il cielo, ma verso Cristo” (X. Léon Dufour). Lo stesso significato acquista per gli uomini il dolore, la morte, ogni sofferenza. Meditatio (Che cosa dice la Parola oggi e a me) 1. La sapienza della croce è la visuale evangelica. 2. “C’è una frase immensa, che riassume la tragedia del creato al momento della morte di Cristo: ‘DA MEZZOGIORNO FINO ALLE TRE DEL POMERIGGIO, si fece buio su tutta la terra’. Forse è la frase più scura di tutta la Bibbia. Per me è una delle più luminose. Proprio per quelle riduzioni di orario che stringono, come due pareti invalicabili, il tempo in cui è concesso al buio di infierire sulla terra. 2 ‘DA MEZZOGIORNO ALLE TRE DEL POMERIGGIO’. Ecco le sponde che delimitano il fiume delle lacrime umane. Ecco le saracinesche che comprimono in spazi circoscritti tutti i rantoli della terra. Ecco le barriere entro cui si consumano tutte le agonie dei figli dell’uomo. ‘DA MEZZOGIORNO ALLE TRE DEL POMERIGGIO’. Solo allora è consentita la sosta sul Golgota. Al di fuori di quell’orario, c’è divieto di parcheggio. Dopo tre ore, ci sarà la rimozione forzata di tutte le croci. Una permanenza più lunga sarà considerata abusiva anche da Dio. Coraggio, fratello che soffri. C’è anche per te una deposizione dalla croce. C’è anche per te una pietà sovrumana. Ecco già una mano forata che schioda dal legno la tua. Ecco un volto amico, intriso di sangue e coronato di spine, che sfiora con un bacio la tua fronte febbricitante. Ecco un grembo dolcissimo di donna che ti avvolge di tenerezza. Tra quelle braccia materne si svelerà, finalmente, tutto il mistero di un dolore che ora ti sembra assurdo. Coraggio. Mancano pochi istanti alle tre del tuo pomeriggio. Tra poco, il buio cederà il posto alla luce, la terra riacquisterà i suoi colori verginali e il sole della Pasqua irromperà tra le nuvole in fuga” (Mons. Tonino Bello). 3. “L’unità si raggiunge solamente se l’anima è sposa di Gesù abbandonato, ‘avvinta da un Dio abbandonato’. Mi si sono presentate davanti le infinite possibilità di amarlo: nei dolori personali, grandi o piccoli; nello sforzo che costano le virtù; nelle piccole o grandi disunità della Chiesa; nella frammentarietà delle religioni; nella non credenza; nei sofferenti di ogni genere; nei peccatori; nelle circostanze avverse; negli imprevisti, dovunque” (Chiara Lubich). 4. La mia esperienza, aiutata dalle citazioni riportate, suggeriscono un veridico esame di coscienza e un luminoso progetto di vita. Oratio (Che cosa mi fa dire la Parola) “O stolti e tardi di cuore a credere a quello che hanno detto i profeti!” (Luca 24,25). “Mio Signore e mio Dio!” (Giovanni 20,28). Ringraziamento “Che cosa restituirò al Signore per quanto mi ha dato? Alzerò il calice della salvezza e invocherò il nome del Signore” (Salmo 115,12). Richiesta dello Spirito “Padre, se è possibile allontana da me questo calice; ma non la mia, la tua volontà sia fatta” (Matteo 26,39). Contemplatio (Il Signore parla e tutto è fatto, comanda e tutto esiste -Salmo 32,9) Riparazione Attirato! 3 Communicatio (Destinatario della Parola è il popolo di Dio) Attirerò tutti! COLLOCAZIONE PROVVISORIA Nel duomo vecchio di Molfetta c’è una grande crocifisso di terracotta. L’ha donato, qualche anno fa, uno scultore del luogo. Il parroco, in attesa di sistemarlo definitivamente, l’ha addossato alla parete della sagrestia e vi ha apposto un cartoncino con la scritta: COLLOCAZIONE PROVVISORIA. La scritta, che in un primo momento avevo scambiato come intitolazione dell’opera, mi è parsa provvidenzialmente ispirata, al punto che ho pregato il parroco di non rimuovere per nessuna ragione il crocifisso di lì, da quella parete nuda, da quella posizione precaria, con quel cartoncino ingiallito. COLLOCAZIONE PROVVISORIA. Penso che non ci sia formula migliore per definire la croce. La mia, la tua croce, non solo quella di Cristo. Coraggio, allora, tu che soffri inchiodato su una carrozzella. Animo, tu che provi i morsi della solitudine. Abbi fiducia, tu che bevi al calice amaro dell’abbandono. Non ti disperare, madre dolcissima, che hai partorito un figlio focomelico. Non imprecare, sorella, che ti vedi distruggere giorno dopo giorno da una male che non perdona. Asciugati le lacrime, fratello, che sei stato pugnalato alle spalle da coloro che ritenevi tuoi amici. Non angosciarti, tu che per un tracollo improvviso vedi i tuoi beni pignorati, i tuoi progetti in frantumi, le tue fatiche distrutte. Non tirare i remi in barca, tu che sei stanco di lottare e hai accumulato delusioni a non finire. Non abbatterti, fratello povero, che non sei calcolato da nessuno, che non sei creduto dalla gente e che, invece del pane, sei costretto a ingoiare bocconi di amarezza. Non avvilirti, amico sfortunato, che nella vita hai visto partire tanti bastimenti, e tu sei rimasto sempre a terra. Coraggio, la tua croce, anche se durasse tutta la vita, è sempre COLLOCAZIONE PROVVISORIA. Il calvario, dove essa è piantata, non è zona residenziale. E il terreno di questa collina, dove si consuma la tua sofferenza, non si venderà mai come suolo edificatorio. Anche il Vangelo ci invita a considerare la provvisorietà della croce. (Mons. Tonino Bello). La croce, in origine, era un palo a cui il condannato veniva appeso. In seguito al palo verticale ne venne aggiunto uno trasversale, detto patibulum, che era una trave usata per sbarrare le porte di casa. Quando veniva tolta, ‘fores patebant’, le porte cioè restavano aperte. Patibulum: la croce di Gesù è la porta del cielo! Anche ogni ‘patibolo’ umano apre alla liberazione verso la vita! 4