Salute/ Aborti spontanei in aumento. Colpa dei falsi miti

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Salute/ Aborti spontanei in aumento. Colpa dei falsi miti
Salute/ Aborti spontanei in aumento. Colpa dei falsi miti
Giovedí 04.12.2008 14:22
Di Silvia Finazzi
Quasi + 70% nel giro di poco più di 20 anni. E'
il record raggiunto dagli aborti spontanei, in
aumento soprattutto fra le giovanissime e le over
40. E' quanto emerge dall'ultimo rapporto Istat. La
colpa? In parte, è della confusione e della
cattiva informazione. Lo rivela ad Affariitaliani.it
Claudio Giorlandino, uno dei massimi esperti in
materia, presidente della SIDIP (Società italiana di
diagnosi prenatale e medicina materno-fetale).
"Attorno a questo problema esistono tante
false credenze e rimedi poco ortodossi" avverte
l'esperto. E' arrivato il momento di fare un po' di
chiarezza.
Cominciamo dal principio. "In Italia si fanno troppi
esami inutili, spendendo soldi che potrebbero essere
dirottati su voci più intelligenti" è la prima
provocazione di Giorlandino. Quattro donne su 10 alla prima gravidanza perdono spontaneamente
l'embrione nei primi tre mesi. Un fatto quasi normale, dunque. Eppure, insieme alla sofferenza per la
perdita, si aggiunge una preoccupazione che, il più delle volte, è dannosa e spinge a fare accertamenti
costosi, ma tranquillamente evitabili.
"Dopo il primo aborto non serve procedere con indagini particolari: può succedere e bisogna
metterlo in conto, anzi in alcuni casi è un bene" assicura lo specialista. Spesso, infatti, si abortisce
per una sorta di selezione naturale: l'embrione non si impianta perché ha difetti genetici. "Nella
stragrande maggioranza dei casi, se si eseguisse una piccola indagine (cariotipo) per la ricerca delle
anomalie cromosomiche sul materiale abortivo, si spiegherebbe il motivo della perdita". Solo se
l'evento si ripete più di due- tre volte vale la pena andare a fondo per scoprire che cosa succede.
Il secondo punto critico riguarda proprio l'origine del problema. "Può sembrare assurdo, ma
anche in questo campo ci si basa moltissimo sulle mode" denuncia l'esperto. Negli anni '80- '90 si
pensava che l'origine degli aborti fosse di tipo ormonale, mentre negli anni '90 che fosse
legata a un errore nei meccanismi naturali di difesa (autoimmunità). Oggi, invece, è la volta della
trombofilia ereditaria, un insieme di problematiche genetiche caratterizzate da una eccessiva
coagulazione del sangue.
"E' vero che queste condizioni possono complicare la gravidanza, ma che siano di per se stesse,
da sole, causa di aborto è tutto da dimostrare, anzi, l'incidenza di aborto nelle numerosissime portatrici di
tali difetti non si differenzia sostanzialmente da quella delle donne normali" dice il professore.
Il grossi problema è che queste teorie strampalate hanno avuto conseguenze serie. "Per
esempio, per anni sono stati usati farmaci cortisonici (in grado di regolare i sistemi di difesa), salvo poi
scoprire che la loro somministrazione è pericolosa, tanto che oggi le linee guida internazionali
sconsigliano vivamente il loro impiego come terapia dell'aborto" spiega Giorlandino.
Anche in questo caso le ripercussioni sul piano economico sono state significative. "Se in
passato si è assistito a un uso irrazionale di cortisonici, oggi la stessa cosa succede con eparina e acido
acetilsalicilico (usate per prevenire gli aborti nei soggetti trombofilici). Il risultato è che si sono spesi, e si
stanno continuando a spendere, moltissimi soldi inutili, con pesanti strascichi sulle casse del nostro
Sistema Sanitario Nazionale" ammette lo specialista.
Anche fare indagini genetiche non necessarie è inutile, genera timori ingiustificati e fa buttare
soldi. "Le più importanti linee-guida internazionali non prevedono le ricerche genetiche e sconsigliano
l'uso dell'eparina in gravidanza, riservando tali procedure diagnostico-terapeutiche solo a casi molto
selezionati nei quali sia stata dimostrata presenza di trombosi. Altrettanto poco dimostrata è l'efficacia
del progesterone o delle terapie per le patologie della tiroide" chiarisce Giorlandino.
Le cause vere, in realtà, sono altre. Le più comuni sono quelle "locali", in particolare le
malformazioni dell'utero, che possono compromette l'impianto dell'embrione (ecco perché anche
le più giovani sono colpite dal problema). Hanno un ruolo importante anche fattori generali, come l'età, la
presenza di infezioni, l'esposizione ad agenti inquinanti, predisposizione genetica. Bisogna infine
considerare anche la compatibilità di coppia. "Se i tessuti dei due partner sono troppo simili
paradossalmente la gravidanza risulta più difficile".
Se dalle cause si passa ai trattamenti e ai metodi di prevenzione le cose non vanno molto
meglio.
"Uno dei falsi miti più comuni riguarda il riposo forzato. Stare a letto nei primi mesi di
gravidanza non ha nessun senso: se si deve abortire, purtroppo lo si fa comunque" sottolinea
l'esperto. Ma non era una delle soluzioni migliori contro i problemi delle future mamme? "Non per
l'aborto. Il riposo può essere utile solo in gravidanza più avanzata, quando si sospetta un parto pretermine, quindi, comunque non prima dei cinque mesi". Negli altri casi è del tutto inutile.
"Certo, è bene non affaticarsi e non strafare, ma starsene immobili non aiuta. Anzi, può essere
addirittura dannoso" avverte Giorlandino. A livello psicologico, infatti, peggiora l'umore e rende stressate,
mentre a livello fisico rallenta la circolazione, aumentando il rischio di trombosi (formazione di coaguli nel
sangue).
Quindi se si teme un aborto, quindi, che cosa si può fare? "Nulla. Prima della gravidanza è
importante sottoporsi a una visita ginecologica e agli esami di routine per verificare la presenza di
eventuali problemi. Se ci sono degli impedimenti, come anomalie dell'utero, è possibile intervenire per
risolverle, ma poi non serve accanirsi" suggerisce lo specialista.