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GIORNALISMO DIGITALE: WEB 2.0 e SOCIAL MEDIA
• tre fronti: a) analisi della crisi del giornalismo, che è crisi della carta stampata,
principalmente; b) analisi delle caratteristiche dei nuovi media e del lavoro del
giornalista 2.0 e c) l’integrazione col lettore: quali opportunità offre.
• Dal punto di vista del giornalista, si passa dal mondo finito di Gutenberg,
con l’ora di chiusura dell’edizione che detta i tempi della redazione e del
lavoro, al work in progress del giornale on line, che non è mai finito e chiuso
e non ha mai pause
IN BREVE:
• Nella storia dell’umanità le notizie, sono state a lungo un bene raro, la grande
domanda e la scarsa offerta le rendevano preziose:
o fino quasi al termine del secolo scorso, i giornalisti vivevano
prevalentemente fuori dalla redazione del giornale, a caccia di notizie
o Il quotidiano era centrale, era la “preghiera del mattino dell’uomo
modeno” (definizione di Hegel) per chiunque volesse essere informato,
per necessità o desiderio.
o Col digitale, il quotidiano perde questa funzione e i siti di news sono
diventati più importanti
o Riorganizzazione degli stessi metodi di lavoro in redazione: ad es. la
riunione delle 9 del mattino, al NYT, guidata dal responsabile della
redazione on line che insieme ai capiservizio fa il punto su cosa sta
succedendo nel mondo e imposta l’agenda della giornata, anche per
l’edizione cartacea
! Al Corriere della Sera è successo per la prima volta nel 2009
• Il quotidiano cartaceo deve orientarsi all’approfondimento, alla costruzione
di senso a partire dalla notizie, all’organizzazione delle stesse notizie in una
gerarchia
• Dagli anni Ottanta, grandi flussi di informazioni e notizie di agenzie
arrivano nelle redazioni
>> il lavoro dei giornalisti si sposta sul desk: quello che arriva basta e
avanza per fare il giornale, è sufficiente selezionarlo
>> meno reporter in giro e pochi giornalisti a fare la selezione e analisi,
>> giornali sempre più fotocopia ma riduzione forte dei costi per gli
editori
• Fino al 2000, questo modello funziona, poi con più. Il giornale di carta, con le
sue “yesterday news”, le notizie di ieri, arretra rispetto alle news on line. Non è
facile cambiare modello, si rischia di perdere i lettori tradizionali…
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• La crisi del 2008 spinge verso un’ulteriore riduzione dei costi ma il rischio è di
fare un prodotto, il cartaceo, che non si distingue dal web, e allora meglio
accontentarsi di internet, che è pure gratis…: la soluzione è la
complementarità tra web e cartaceo. Ma come fare?
o Mantenere lo stesso tono, lo stesso linguaggio, la stessa voce che sia
riconoscibile per i lettori, è fondamentale
o per i periodici, paradossalmente è più facile integrare cartaceo e
digitale: anche lì le redazioni lavorano sul tempo reale, ma il sito
funziona come un elastico, dice Pratellesi, che si allunga per tenere
legati alla testata i lettori tra un’uscita e l’altra del periodico cartaceo,
offre approfondimenti e alleggerimenti che la versione cartacea non
pubblica, sempre con grande attenzione alla qualità e al modo di
presentare ai lettori le notizie
• Ritardo italiano.
o negli Usa c’erano già a metà anni novanta siti di giornali che lavoravano
24 ore su 24, da noi no
o Dove l’Italia era all’avanguardia era nella diffusione dei cellulari, già a
metà anni novanta il loro uso era diventato più comune che in altri paesi,
compresi gli stessi Stati Uniti, e qualcuno intuì che potevano essere utili
per la diffusione di notizie
! 1999: ci furono tentativi di sviluppare servizi di news via
cellulare con gli sms e con la possibilità di feedback via sms degli
utenti: l’idea era quella giusta, il giornalismo partecipativo, ma
non fu sviluppata…la logica era ancora quella vecchia, up-down,
• Repubblica, senza veri concorrenti, aveva un servizio di breaking news ma
ancora nel 1999 il sito chiuse per ferie a Ferragosto per una settimana…
• Il Corriere all’inizio inseguiva, i giornalisti provenivano dalla carta stampata:
o manca il ritmo “da agenzia”, titolo e poche righe per pubblicare in
fretta la notizia, lavorazione “a tappe” della notizia, prima lanciata poi
aggiornata e approfondita
o solo nel 2003 aggiornamento 24 ore su 24 del sito
o si comincia a sviluppare il multimedia nel 2005 con le videochat e poi
Corriere tv
o nel 2006, prime elezioni in cui il giornalismo digitale gioca un ruolo in
Italia: videochat coi politici, diretta sulle tv on line del Corriere e della
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o più costi che ricavi a lungo: solo nel 2006 pareggio di bilancio al
Corriere.it
o manca ancora il punto di forza della televisione: nel 2008, la tv on line
del Corriere inizia con la diretta dei grandi eventi con l’intervento in
diretta dei suoi inviati.
o Si chiude il cerchio: multimedialità, integrazione coi giornalisti della
carta stampata, interventi dei lettori attraverso le videochat, ci sono tutti
gli elementi nuovi del giornalismo digitale
• Il nuovo giornalismo è parte di un nuovo modo di comunicare delle persone.
o Una storia emblematica. La storia di un cellulare rubato, che si
svolge a NY nel 2006
! A partire da una foto che quella che risulterà essere la ladra ha
inviato agli amici, la vittima del furto riesce a recuperare il
cellulare
! Succede che un amico della vittima pubblica sulla propria pagina
on line la foto della ladra, che comincia a circolare e poi viene
caricata su una piattaforma collaborativa.
! La storia interessa, i lettori dei diversi siti su cui la storia circola
diventano migliaia e poi milioni, fino a quando il NYT dedica un
articolo alla storia, sempre più gente fornisce dettagli sull’autrice
del furto, finché, per farla breve, la polizia si muove e arriva ad
arrestare la ladra
o la storia si svolge quando i social media sono ancora agli albori: vuol
dire che internet ha già cominciato a cambiare il modo di interagire,
comunicare e informarsi delle persone
• Il WEB 2.0 dunque trasforma l’informazione: da un processo top-down,
dall’alto verso il basso, a una opportunità di comunicazione bottom-up, dal
basso verso l’alto
o Il tasto “pubblica”, modifica il ruolo dei cittadini, i giornalisti non
sono più i padroni esclusivi delle notizie
o La formazione dell’opinione pubblica, questo concetto che ha dietro
una questione di grande complessità e che abbiamo ritrovato lungo tutto
il nostro corso, non dipende più solo dai giornalisti
• La riflessione di Clay Shirky, esperto di media e professore a NY, anche a
partire da questa storia. Shirky si colloca tra i “cyber-ottimisti”, convinti che
internet sia un fattore di democratizzazione. Cosa dice:
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o Con le piattaforme di condivisione e pubblicazione, le persone
comunicano e si aggregano in gruppi tra loro in modo nuovo
o Questi gruppi hanno un potere, riescono a influenzare l’opinione
pubblica, come prima potevano fare solo i media
o Nella storia del cellulare rubato, i lettori non sono più solo lettori: fanno
un lavoro investigativo (cercano informazioni sulla ladra) e fanno un
lavoro giornalistico (diffondono notizie): è il cosiddetto citizen
journalism
o Il trasferimento di queste mansioni investigative e giornalistiche da una
corporazione professionale ai cittadini è un salto epocale
o La potenza virale del web può dettare o comunque condizionare
l’agenda dei media tradizionali
o L’opinione pubblica è sempre più global: una storia locale in brevissimo
tempo può diventare globale
o I giornalisti devono fare i conti con le piattaforme social, Facebook,
Twitter perché per i cittadini sono ormai modi di comunicare e
informarsi
o Devono anche accettare che ci sia sempre qualcuno in giro per la rete
che ne sa più di loro su una determinata notizia o che arriva prima!
• SOCIAL MEDIA: TWITTER
o nasce nel 2006, da un’idea apparentemente semplice, lo scambio aperto
di informazione, semplice e veloce
o All’inizio sembra qualcosa di divertente ma non utile, più un gioco che
uno strumento nuovo per comunicare, come lo descrive uno dei suoi
ideatori
o Ma già nel 2008, ci sono i primi esempi di uso di Twitter per comunicare
informazioni: incendi, attentati, elezioni, poi la primavera araba
o Oggi nessuno ha ormai dubbi sul fatto che Twitter sia il mezzo più
veloce per scambiarsi informazioni e per sfuggire ad una eventuale
censura
• è un mezzo per dare notizie con una immediatezza e semplicità sconosciute
ad altre piattaforme: sei testimone di un fatto che pensi possa essere una notizia
o che semplicemente possa interessare i tuoi amici? Basta inviare 140 caratteri
• La forza straordinaria di Twitter: nessuna redazione di nessun mezzo può
disporre di milioni di testimoni in ogni angolo del pianeta che possono
raccontare quello che vedono
• La qualità di questi tweet è spesso bassa, il controllo è minimo, ma sulla
velocità non ci sono concorrenti. Non è giornalismo ma è uno strumento
utilissimo al giornalismo
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o Tanto che sono sempre di più i siti di informazione che usano la
piattaforma Twitter per raccontare in tempo reale le notizie
o Per altri versi, alcune testate hanno vietato ai loro giornalisti di
bruciare sul tempo dai propri account personali la testata stessa >> i
media cominciano a vederlo come un pericoloso rivale
! La faccenda non è tanto semplice: se i giornalisti non pubblicano
la notizia di prima mano su Twitter, qualcuno lo farà al posto loro,
un qualche altro testimone dell’evento o un altro giornalista free
lance
! Lo stesso discorso vale a maggior ragione per i fotografi con le
immagini
• La rapidità e semplicità fa di Twitter la piattaforma ideale per le breaking
news, le notizie dell’ultima ora che prima erano il terreno dominato dalle
agenzie
o Di fatto Twitter funziona come l’agenzia di notizie del terzo
millennio: per molti giornalisti, è diventata una fonte di notizie e
possibili notizie su cui lavorare, a partire da tweet di altri giornalisti o di
persone comuni in tutto il mondo
>>> Va a coprire una delle funzioni storiche del giornalismo, codificata in una
delle regole auree del giornalismo, le famose 5 W, chi, cosa, dove, quando,
perché.
>> Ora sono i cittadini che informano su chi cosa dove quando, ai giornalisti
resta spiegare il perché, la contestualizzazione, la costruzione di senso
o È questo il terreno su cui il giornalista preparato può ancora fare la
differenza
• Funziona come un aggregatore, dove le informazioni arrivano dalle persone o
dai media o istituzioni che si è deciso di seguire
o A partire da questa condivisione di notizie, può svilupparsi un dialogo
o una conversazione su vari temi
o Proprio il fatto che sia costruita a partire dai nostri interessi, e che sia
ordinata non tematicamente ma cronologicamente, in ordine di uscita,
produce l’”effetto agenzia”, per cui non c’è una gerarchia di rilevanza
delle notizie ma una sequenza ininterrotta
• Lanciato nel 2006, nel 2012 aveva 500 milioni di iscritti.
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• dubbio: quanta informazione circola su Twitter? Alcune indagini americane ci
dicono che è una piccola percentuale dei flussi di tweet (4%)
• Altre indagini però rivelano una cosa importante: grazie ai link e alla facilità di
condivisione, i social media “traghettano” lettori verso i siti di news
o Facebook in questo è molto più efficace di Twitter in realtà, col suo
miliardo e mezzo di utenti
o Gli utenti delle piattaforme social diventano “strilloni digitali” che
promuovono iniziative e notizie delle testate di news: prima quando
trovavamo un articolo interessante ne parlavamo con gli amici al bar
o oggi gli articoli vengono pubblicati sui propri profili o tweettati e in
questo modo con il “passaparola digitale” raggiungono migliaia o
perfino milioni di persone
! dunque: i social media sono in grado di ampliare enormemente
l’audience di un sito, o viralizzare molto rapidamente un
contenuto o un prodotto
• è evidente da tutto ciò che i giornalisti non possono rimanere fuori da queste
piattaforme: per raccogliere informazioni, per selezionarle, per verificarle ma
anche per interagire e dialogare coi propri lettori
• attraverso questo dialogo i giornalisti possono a loro volta attirare lettori per i
loro giornali digitali o meno anche se è importante ricordare un elemento:
l’infedeltà dei lettori digitali:
o dalle analisi del traffico dei diversi siti di news risulta che il lettore
medio dei siti dei news transita per poche volte al mese e legge per
pochi minuti le notizie; quanti minuti? Meno di 5 per un terzo del
pubblico! Solo il 10% un tempo variabile tra i 10 e i 60 minuti (e 10
sono comunque molto pochi…)
o è una lettura mordi e fuggi che ovviamente ha ripercussioni sulla
pubblicità: tre quarti dei lettori dichiara di non aver mai cliccato un
banner!
>>> in che senso Twitter e altre piattaforme social sono utili al giornalismo e
ai giornalisti?
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1. Sono in grado di trasformarsi in un notiziario in tempo reale attraverso i
tweet degli utenti in situazioni di eventi come per esempio le elezioni
americane
2. Permettono ai giornalisti di allargare la loro platea e rendere più visibile il
loro lavoro
3. Offrono un numero enorme di fonti e spunti per articoli
4. Permettono di costruire inchieste col sistema delle indagini condivise che
coinvolgono gli utenti della piattaforma (es. telefonino rubato)
o Mi soffermo un attimo su un punto: il fatto che il giornalista si costruisce
una rete di informatori attraverso i social: attraverso i tweet, ricaviamo
dati su persone “informate” dei fatti che possiamo contattare in caso di
necessità perché capiamo da quello che pubblicano che hanno accesso a
loro volta a determinate fonti
o Regole da seguire, anche qui, per non retweetare notizie che poi si rivelano
non confermate: vedere p. 72 Pratellesi.
o In sintesi: siamo sempre nell’ambito della critica delle fonti che un
buon giornalista deve sempre svolgere.
o Ma è certo che l’estrema facilità nel fare circolare le notizie
attraverso queste piattaforme impone un plus di attenzione
! le opinioni espresse dai giornalisti su Twitter possono essere
diverse da quelle che gli stessi esprimerebbero sulle loro
testate: i giornalisti possono “prendersi delle libertà” che però
rischiano di far perdere loro autorevolezza (se sono opinioni
troppo “di parte” per esempio)
! giornalisti che hanno pagato di persona per i tweet disinvolti o
considerati tali
>>> N.B. siamo entrati nell’era delle SOCIAL NEWS, un nuovo
ecosistema dell’informazione in cui gli utenti partecipano alla produzione e
diffusione di notizie ma non bisogna dimenticare una cosa:
o la profonda differenza tra cittadini comuni e professionisti
dell’informazione, che è data dal fatto che solo i secondi hanno
codici deontologici e professionali da rispettare. Ciò vale sia che si
tratti dei loro profili personali, sia che essi usino il brand della loro
testata.
o Questa la riflessione di Mario Todeschini Lalli, docente di
giornalismo digitale e giornalista del gruppo Espresso:
“ non si dovrebbe postare nulla su qualunque sito web che non si desideri sia
letto dalle mie fonti, dai miei lettori e specialmente dal mio direttore”… “il
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capitale di ogni giornale – di ogni giornalista – è la credibilità. La forza di
ogni giornale – di ogni giornalista – è l’accesso alle fonti. Qualunque cosa
mini la sua credibilità o inutilmente limiti l’accesso alle fonti è sbagliata”
*** vedere le regole raccolte da Pratellesi, pp. 77-78.
o Personalizzazione del rapporto tra giornalista e utenti attraverso i social.
o I social spostano l’attenzione del lettore dal brand testata al brand
giornalista, la “firma”.
o In molti casi, sono più seguiti i singoli giornalisti che tweetano che la
loro testata di appartenenza
o La testata è scavalcata dal giornalista: la fonte di autorevolezza non
è più il Corriere ma un suo giornalista che vi lavora. Seguo il tale
perché mi fido, so che mi dà notizie affidabili e di qualità
o Sui loro profili personali, i giornalisti marcano la distanza: queste
opinioni sono espresse a titolo personale: ma è davvero così?
! le piattaforme social sono private o pubbliche?
! Però, se i direttori vietano ai giornalisti di aprire profili
“privati” sui social, cosa ci guadagnano? Perdono visibilità per
le loro testate…
o Un’altra via attraverso la quale i social contribuiscono a migliorare il
giornalismo è il cosiddetto “fact checking”: il controllo incrociato e diffuso
delle notizie pubblicate che gli utenti possono fare sulle piattaforme
o Dopo un tweet, intervengono i commenti e retweet
o L’informazione migliora, ma a patto che il giornalista smetta di
considerare finito il suo lavoro con la pubblicazione del servizio: oggi
questa pratica di “chiudere il pezzo” è morta e sepolta, il pezzo non è
mai chiuso e bisogna essere disposti a rimetterlo in discussione:
>>> In che misura le piattaforme social (e quindi i loro utenti, principalmente)
influenzano o addirittura formano l’opinione pubblica oggi?
o Come sappiamo dalla storia del giornalismo, è difficile dire in che
misura i media formino o invece riflettano la pubblica opinione: esempi
del passato remoto e meno remoto (es. R. Hearst e altri magnati editori
che falliscono in politica)
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o Il grande entusiasmo degli ottimisti della “democrazia digitale”,
convinti che il nuovo medium sia intrinsecamente democratico e
produttore di democrazia (perché sfugge alla censura, non ha padroni
etc.), ha generato una vera e propria “mitologia del telefonino che
cambia il mondo”
o Il primo momento in cui questo mito è stato rilanciato dai media sono
state le rivolte della cosiddetta PRIMAVERA ARABA del 2011.
! Queste rivolte, che avevano motivazioni sociali ed economiche
diverse da paese a paese, furono interpretate come il prodotto di
una mobilitazione dal basso di vasti strati della popolazione dei
paesi coinvolti (tra cui Egitto, Tunisia, Libia, Siria) avvenuta
attraverso i social, che avrebbero contribuito a far esplodere le
proteste di piazza
! In realtà, come ha sottolineato il giornalista Gianni Riotta non ci
sono dati che confermino che: a) non si riscontra alcun aumento
dei flussi “social” nelle fasi che precedono la rivolta b) l’aumento
delle iscrizioni a Twitter è semmai successivo: quando Al Jazeera,
parla nei suoi tg di “rivolta di Twitter”, molti giovani cominciano
a iscriversi
o Nel 2006, l’ultima copertina di Time, destinata a incoronare
tradizionalmente il “personaggio dell’anno”, riportava un computer con
lo schermo a specchio che rifletteva l’immagine del lettore e sotto un
solo titolo “YOU”.
o Il messaggio era chiaro: grazie a internet, il lettore sta trasformando
il mondo dell’informazione, come spiegava l’editoriale del settimanale.
Secondo un altro giornalista di Time, il lettore avrebbe “preso le redini
dei media globali” e “dato forma a una nuova democrazia digitale”
• Se così stanno le cose, sarebbe dunque il web ad aver messo definitivamente in
crisi gli “imperi di carta” dei giornali?
o È una lettura, ci dice Gianni Riotta, un po’ parziale e superficiale: la
crisi viene da lontano: è cambiato il modo di comunicare e interagire
delle persone, che non accettano più che le notizie “calino dall’alto”
o I numeri della crisi comunque parlano chiaro: chiusura di testate
cartacee, passaggio al web, perdita di pubblicità
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! In realtà per ora riguarda i mercati “maturi”: nel mondo arabo, in
Asia, c’è una crescita anche abbastanza sostenuta della diffusione
del cartaceo
o Secondo le previsioni di autorevoli studiosi dei media, a sopravvivere
saranno solo le testate molto grandi (NYT o il W. Post) o molto piccole,
locali
o Ma la crisi dell’editoria è la crisi di un modello di comunicazione
unidirezionale, in cui c’erano i fatti, i giornalisti, e i lettori
o I giornalisti selezionavano i fatti e li raccontavano ai lettori, che
compravano i giornali. Contenti o scontenti, i lettori rimanevano al
loro posto di lettori.
o Ora i lettori non stanno più al loro posto!
• Il “new journalism”: sintesi e regole, Pratellesi pp. 95-97.
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