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IL GALILEO www.ilgalileo.eu
Anno 3, Numero 5,
maggio 2013
Mensile di scienza – tecnologia – politica – cultura
98 anni dopo quel 24 maggio 1915
Sui sentieri della memoria
La Guerra Bianca al Passo dello Stelvio
di Giuditta Bricchi
Negli ultimi anni il rialzo delle temperature, accelerando lo scioglimento dei
ghiacciai del Passo dello Stelvio, ha favorito il ritorno alla luce di testimonianze del
passato. A distanza di
quasi un secolo, i ghiacci
continuano a restituire
residuati bellici ed oggetti
risalenti
alla
Grande
Guerra.
(Nella foto
sinistra: un fortino) Fino al
1918, in Lombardia, nella
zona compresa tra il Passo
dello Stelvio e il Lago di
Garda passava un lungo
tratto del confine con
l’Impero austro-ungarico.
Con la dichiarazione di
guerra del Regno d’Italia
all’Austria-Ungheria (24
maggio 1915) il confine
diventò fronte bellico. Sulle cime che circondano il Passo dello Stelvio si combattè
duramente per più di tre anni. Per tutto questo tempo le vallate circostanti furono
scosse dai boati dei cannoni che echeggiavano nell’aria. La guerra combattuta in alta
quota, in condizioni estreme, venne chiamata Guerra Bianca, per ricordare la
presenza perenne della neve. Per le eccezionali difficoltà ambientali legate
all'altitudine, il conflitto principale fu la lotta contro il clima che causò, da ambo le
parti, più perdite umane della guerra vera e propria. I morti per le intemperie, il gelo
e le slavine, furono quasi certamente in numero maggiore rispetto a quelli caduti per
mano nemica.
Il Parco Nazionale dello Stelvio
Il Parco Nazionale dello
Stelvio nasce nel 1935 e copre
attualmente una superficie di
quasi 135.000 ettari, che ne
fanno l'area protetta più estesa
d'Italia. Il suo territorio, nel
cuore delle Alpi Centrali, si
estende a cavallo tra le
provincie di Sondrio, Brescia, Trento e Bolzano. Gli oltre cento ghiacciai presenti
offrono panorami indimenticabili, così come la varietà degli ambienti naturali, molto
diversi tra loro grazie alle differenti fasce di altitudine che vanno da un minimo di
600 metri fino ai quasi 4000 metri del Monte Ortles. Sono oltre duemila le specie di
fiori e piante presenti in quest'oasi naturale. La fauna è caratterizzata da una
massiccia presenza di cervi, caprioli, marmotte, camosci e stambecchi. Sulle creste
vigilano l'aquila reale, che è divenuta il simbolo stesso del parco, e il gipeto, rapace
recentemente reintrodotto nelle Alpi. Le possibilità di escursione, da soli o
accompagnati dalle guide, sono innumerevoli. Il Parco dello Stelvio si può visitare in
tutte le stagioni dell'anno, grazie alla presenza di numerosi e attrezzati ristori, rifugi
alpini e bivacchi. Si può andare in montagna in molti modi a seconda dei gusti e delle
motivazioni: per attività sportiva, per immergersi nella natura, per fotografare
paesaggi, fiori, animali o per rievocare la storia.
(Nella foto sopra: l'interno di un forte)
La “Magnifica Terra”
Nel passato l’area lombarda del Parco dello Stelvio faceva parte della “ Magnifica
Terra". Così era chiamato, negli antichi statuti medievali, il territorio del contado di
Bormio. L’origine di tale nome deriva dall’enorme ricchezza di questo territorio, sia
da un punto di vista naturalistico che economico. Tale riccchezza era dovuta anche ai
numerosi privilegi che il contado godeva sull’esazione delle merci in transito. Allora
vigeva infatti un diritto di dazio su tutte le merci che, per raggiungere il nord Europa,
transitavano per questa zona utilizzando i valichi alpini. La Contea di Bormio era
una sorta di piccolo stato democratico governato da propri statuti e con un potere di
“mero e misto impero”: un vero e proprio contado indipendente con un autonomo
governo e un esercito proprio. Valfurva, Valdisotto, Livigno e Valdidentro
costituivano il territorio del Contado ed erano conosciute come le “ Honorate Valli”.
La dizione “La Magnifica Terra et le Honorate Valli” si riscontra nella
documentazione e negli scritti inerenti Bormio fino al 1797, anno in cui il Contado
passò dal dominio grigione alla Repubblica Cisalpina che sancì la fine della sua
indipendenza. Le Importanti ed antiche vie di comunicazione che attraversavano la
Valtellina erano percorse fin dal medioevo da eserciti, viaggiatori e commercianti.
La Via Imperiale collegava Venezia con il Tirolo e l’Alemagna passando per il Passo
Gavia, la valle di Fraele e la strada dello Stelvio.
(Nella foto a fianco: i resti di un
villaggio militare)
Teatro di guerra
Le montagne che svettano
intorno al Passo dello Stelvio
ebbero un ruolo da protagoniste
nella prima guerra mondiale. Il
gruppo dell’Ortles – Cevedale
rappresentò il fronte occidentale
dei combattimenti. Furono poche
le azioni offensive, tentate più
che altro solo per migliorare le posizioni di osservazione: le difficoltà del territorio e
del clima non permettevano che restare sulla difensiva. Vennero realizzate in
quest’area, in condizioni climatiche estreme e tra mille difficoltà, numerose
fortificazioni e trincee servendosi delle strade militari e dei sentieri appositamente
realizzati dagli alpini. (Nella foto a sinistra: una trincea). Anche in Lombardia, come
in altre zone d'Italia, vennero costruite delle fortificazioni militari in opposizione a
quelle absburgiche sorte in Val Venosta, nella Val di Sole e nella Valle del Chiese. I
resti di queste costruzioni sono ancor oggi ben visibili e testimoniano la durezza a cui
furono sottoposte le truppe, costrette a restare nelle loro postazioni in pieno inverno a
quote superiori ai tremila metri. Durante la guerra le vette passarono più volte di
mano grazie ad imprese ardite delle truppe impegnate. Numerosi furono gli atti eroici
che si possono raccontare per entrambi gli opposti schieramenti. Alcuni furono
anche avvolti da un alone di leggenda.
Gli itinerari della
Grande Guerra
Oggi tutti possono scoprire, in un ambiente di rara
bellezza, le tracce di queste vicende eroiche grazie agli
itinerari della Grande Guerra tracciati all'interno del Parco
Nazionale dello Stelvio. I segni della Prima Guerra
Mondiale, presenti come ferite sulle nostre montagne, sono la memoria di fatti e
persone che resero libera la nostra terra. Percorrere questi sentieri punteggiati da
costruzioni di difesa militare, forti, trincee e strade significa ripercorrere luoghi che
sono la testimonianza del lavoro, della fatica e dei sacrifici che questi manufatti
portano con sé, come monito per comprendere gli effetti umani devastanti che ogni
guerra lascia. (Nella foto a sinistra: le feritoie di una trincea). Un alone epico e
drammatico caratterizza questi luoghi in uno scenario di maestosa bellezza. Chi ama
fare escursionismo può scoprire che cosa veramente significhi la parola "trincea",
cosa abbia voluto dire per i nostri avi aver vissuto o dato la vita in condizioni
ambientali tremende, vivendo come topi nelle trincee. Grazie all'opera di appassionati
e volontari sono stati anche realizzati piccoli e interessanti musei sulla Guerra
Bianca che punteggiano gli itinerari storici del Parco.
Un monito
guerra: il Sentiero della Pace
contro la
L' idea del ripristino dei sentieri in rovina della
Grande Guerra al fine di trasformarli in una via
della Pace venne a Walther Schaumann (19232004), militare e storico austriaco. Da questa sua
idea, nel 1973, nacque l'associazione "Amici
delle Dolomiti" con l'obiettivo di trasformare le
testimonianze della guerra in un monito contro la guerra. Nel 1987 la Provincia di
Trento, ricalcandone le finalità, predispose la realizzazione del Sentiero della Pace
lungo tutto il fronte trentino dal Passo del Tonale alla Marmolada. Giorgio Corbellini,
esecutore nel 1986-87 del censimento delle opere militari della Grande Guerra per
conto della Regione Lombardia, ebbe l'idea di prolungare il tracciato trentino fino al
passo del Gavia e al Passo dello Stelvio. Il progetto divenne realtà nel 1988 quando
una staffetta degli alpini di Bolzano e dei soci delle locali sezioni dell’Associazione
Nazionale Alpini (ANA) e del Club Alpino Italiano ( CAI ) percorsero il tracciato da
Livigno al Passo del Tonale. (nella foto a sinistra: le salmerie degli alpini). Il
ripercorre oggi i sentieri tracciati dai combattenti della Grande Guerra, con gli occhi e
la mente aperti, induce a raccogliere un messaggio di pace e a ricordare che la pace
tra i popoli, insieme all'educazione alla tolleranza e alla convivenza, sono ideali
irrinunciabili per un futuro migliore di tutti.
Il Sentiero della Pace in Valtellina
Il tracciato valtellinese del Sentiero della Pace venne inaugurato nell’estate del 1998.
Oltre ad essere un percorso escursionistico, è un filo ideale che percorre i luoghi
maggiormente significativi dal punto di vista storico, militare ed ambientale. (A
destra: l'artiglieria allo Stelvio) Il sentiero si snoda in nove tappe e dodici varianti da
Livigno al Passo del Tonale, passando attraverso le montagne dello Stelvio, la
Valfurva e il Passo del Gavia, ripercorrendo idealmente il Fronte della Prima Guerra
Mondiale in Lombardia, mostrando ampi tratti fortificati da trincee, fortificazioni e
opere militari ancora ben visibili, offrendo singolari incontri con residuati di cannoni,
di casematte e di costruzioni belliche di varia origine. Lungo il percorso, che può
essere effettuato in varie riprese, vengono anche proposte quattro visite culturali ad
altrettanti musei: il Museo Storico Carlo Donegani al Passo dello Stelvio, il Forte
Venini di Oga, il Museo Vallivo di Valfurva e il Museo della Guerra Bianca in
Adamello a Temù.
Le opere militari
Le opere che si incontrano da Livigno fino allo Stelvio si
configurano come opere sussidiarie e di fiancheggiamento a
quello che fu il fronte vero e proprio, il quale ricalcando il
confine preesistente, si originava dalla Cima Garibaldi (in
tedesco Dreisprachenspitze= Cima delle tre lingue) presso il valico alpino dello
Stelvio, dove il confine del Tirolo toccava quelli dell’Italia e della Confederazione
Elvetica. La difesa della zona si incentrava sul Monte delle Scale ( 2521 m) e sul
Paluaccio di Oga ( 1715 m), posizioni dominanti la contea di Bormio e i relativi
accessi dal nord, dall’est e dall’ovest. Nel corso della Grande Guerra furono
fortemente incrementate le difese alla testata della Val Forcola, intorno al Piz
Umbrail e al Giogo di Santa Maria fino allo Stelvio. A testimonianza di quel tempo e
di quelle fatiche si trovano la distrutta caserma della Bocchetta di Forcola, strade e
mulattiere e trinceramenti allineati lungo l’attuale confine svizzero, piazzole di
artiglieria, caverne per il ricovero delle truppe e dei materiali.
Il Museo Carlo Donegani al Passo dello Stelvio
Nel Museo storico "Carlo Donegani", al Passo dello Stelvio, una sezione è dedicata
alla Grande Guerra. Accanto ai pannelli fotografici, con testi e didascalie, vi è
un’ampia vetrina di reperti storici. In prossimità dell'ingresso al Museo è stata
costruita la riproduzione di una trincea in sasso corredata da adeguati accessori (filo
spinato, scudo da mitragliatrice, sacchi di sabbia e così via) Il museo è dedicato
all’ingegnere bresciano progettista dell’allora “imperiale” carrozzabile, dal tracciato
imponente e perfetto, ancora oggi considerata un capolavoro d’ingegneria civile.
Sulla costruzione della strada, realizzata in tempi brevissimi (1820-1825), è allestita
un’ampia documentazione tecnica e storica. Un altro settore del museo ricorda gli
eventi sportivi e le pagine più belle del ciclismo italiano che hanno avuto come
scenario il valico.
Vittorio Emanuele III in visita ad un reparto in zona di guerra