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LA SOBRIETÀ
1. NECESSITÀ DELLA SOBRIETÀ.
Se la corda di uno strumento musicale è troppo tesa, non dà suono, osserva S. Gregorio; se
è troppo rilassata, lo strumento non serve a nulla. Così è della virtù della sobrietà: non può
dir si ch'essa si trovi là dove non doma le passioni a tutto suo potere; qui sta la prima
condizione della sobrietà; ma è imprudentissima e sregolata, se estenua il corpo più del
dovere, perciò S. Paolo dava per ammonimento igienico a Timoteo, che non continuasse a
bere acqua pura, ma usasse un poco di vino a ristoro dello stomaco (I, V, 23); ed esortava i
Romani, che non volessero essere più savi di quello che bisogna, ma che lo fossero con
sobrietà e secondo la misura del dono della fede, compartito da Dio a ciascuno (Rom. XII,
3). Ci vuole sobrietà in tutto: riprovevole è l'eccesso dello zelo, dei digiuni, delle
mortificazioni, delle penitenze.
«Siate sobri e vigilate, dice S. Pietro, perché il demonio, vostro nemico, va girando intorno
come leone ruggente, in cerca di preda da divorare» (I, V, 8). Senza sobrietà non si dà né
sanità, né santità... Usare delle cose con temperanza, con sobrietà, questo basta a chi deve
morire. «Bisogna servirsi delle cose temporali più per bisogno che per gusto, dice S.
Agostino, affinché meritiamo di godere delle eterne!» (Confess.). Un cristiano deve far suo
quel detto di Socrate: «Vi è chi vive per mangiare; io mangio per vivere! (Prov.).
«Il cominciamento della vita dell'uomo è l'acqua, il pane, e il vestimento», leggiamo
nell'Ecclesiastico: - Initium vitae hominis aqua, et panis, et vestimentum (Eccli. XXIX, 28).
Perciò S. Paolo vuole che avendo noi di che mangiare e vestirci, ce ne stiamo paghi (I Tim.
VI, 8). S. Bernardo, scrivendo a Roberto, gli diceva: «Il sale e l'appetito bastano per
companatico a chi vive sobrio. Va a mensa come se andassi alla croce, cioè prendi il cibo
per bisogno, non per diletto; e la fame, non la gola vi ti conduca. Non nutrire la tua carne
per i vermi, e nel mangiare regolati in modo che abbia sempre ancor fame!». Il grande
Apostolo diceva ai Tessalonicesi: «Noi che siamo figli del giorno, viviamo sobri!» (I, V, 8);
a Tito faceva dovere che comandasse ai vecchi, non meno che alle donne ed ai giovani, di
essere sobri (II, 3-6). Giuseppe alla corte di Faraone non mangiava che pane (Gen. XXXIX,
6). Guardate Giuditta..., Daniele e i suoi compagni nella cattività..., guardate gli anacoreti, i
solitari, gli ordini religiosi, e tutti i Santi di ogni età: una severa sobrietà fu sempre in
vigore presso di loro.
2. VANTAGGI DELLA SOBRIETÀ.
L'esperienza conferma la sentenza di Origene che chiama la sobrietà, madre di tutte le virtù
e l'intemperanza nel mangiare e nel bere, fomite di tutti i vizi (Homil. III, in Levit.). La
sobrietà è la madre della sapienza, la colonna della forza, la corazza della purità, la guida
degli occhi, la custode della buona volontà e della benevolenza, la circoncisione dei
pensieri e del desideri perversi, la morte della lussuria, l'armonia del corpo e dell'anima;
impedisce le rivolte e le passioni vergognose, degradanti; conserva la continenza e perfino
l'avvenenza dei tratti; l'ammorbidisce e governa il cuore; regola le preghiere, le confessioni,
i voti, lo zelo le austerità... La gola, l'intemperanza sono il rovescio della medaglia...
Platone interrogato donde avesse attinto tanta sapienza, rispose: Nella sobrietà; infatti ho
consumato più olio nella lampada, che vino nel bicchiere (In Phaedr.). Con la sobrietà si
risparmia di che fare elemosina ai poveri... Riesce facile al sobrio fare qualunque sacrifizio,
rinunziare al mondo, alla carne, a se stesso, trionfare di tutte le prove e tentazioni e
passioni.
Vantaggiosissima è la sobrietà,
1° alla sanità: premunisce contro mille infermità; tiene lontana una vecchiaia precoce ed
acciaccosa; prolunga e fa lieta la vita.
2° conserva la castità e le virtù che le fanno corteggio; spegne il fuoco della concupiscenza;
smorza gli appetiti della carne.
3° Porta naturalmente alla scienza, all'amore dello studio e del lavoro; impedisce le
gravezze della mente, facilita le veglie, apre l'intelligenza... Mosè, Elia, Giuditta, Ester, i
Maccabei, i Profeti, gli Apostoli, i Martiri, tutti i Santi che fecero così grandi cose, furono
tutti sobri, nella sobrietà attingevano l'attitudine e la forza per tante eroiche azioni... In loro
vediamo al vivo la pittura che delle ammirabili qualità della, sobrietà ci ha tracciato il
Venerabile Beda: «La sobrietà conserva la memoria, aguzza il senso, rasserena la mente;
regola il viso; mantiene integro il pudore; rompe l'impeto delle viziose tendenze; ci dà
perspicacia all'occhio, delicatezza all'orecchio; rende libero il cervello, spedita la lingua,
chiaro il discorrere; porta l'alimento perfino nelle midolla delle ossa, purifica il sangue e lo
fa circolare nelle vene, rafforza i nervi; disprezza e doma la passione, procura sonno dolce e
tranquillo, prolunga sana la vecchiezza; apre i misteri, rafferma e stabilisce l'uomo! (In
Collect.)».
«Il vino bevuto a tempo e luogo e con sobrietà rinvigorisce lo stomaco debole, dice S.
Giovanni Crisostomo, ristora le forze accasciate, riscalda le membra intorpidite, guarisce
le piaghe, bandisce la melanconia, distrugge i languori dell'anima, spande la gioia, dà una
gaiezza onesta e dilettevole ai convitati; ma tracannato senza moderazione, con poca
sobrietà, si cangia in veleno per l'anima e per il corpo» (Homil. ad pop.). «Quanto poco
vino basta all'uomo giudizioso! esclama il Savio; non disturba i sonni, preserva dai dolori.
L'uomo sobrio gusta un sonno benefico e riparatore. Al contrario l'intemperante proverà
insonnie, vomiti e strazi di viscere» (Eccli. XXXI, 22-23).
L'acqua vivifica i sensi, rende l'anima libera, lo spirito limpido e penetrante; tempera il
calore, calma la sete, accelera la digestione...La sobrietà è dunque la madre della sanità, di
una lunga e felice vita, della purezza, della modestia, della saggezza, della santità, della
pace, della tranquillità, e di una buona morte; è la sicurezza della salute...
Cornelio A Lapide – Tratto da Totustuus