La Pania numero 87

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La Pania numero 87
ANNO XXII - N. 87
SETTEMBRE 2010
NOTIZIARIO DEL COMUNE DI MOLAZZANA
Direttore Responsabile: Floriano Moni
Aut. Tribunale di Lucca n. 480 del 15 Luglio 1988 - Sped. in Abb. Postale Gruppo IV
Brucciano, 1950. Per la festa dei santi Pietro e Paolo e in occasione della santificazione di Maria Goretti, dopo la cerimonia religiosa, i
bambini del paese si riuniscono per una foto-ricordo. Alcuni tengono tra le mani l’immagine della Santa, altri quella di papa Pacelli, Pio XII.
Nella prima fila in alto si riconoscono: Luciano Battaglia, padre Andrea d’Alpe (Modesto Babboni), Arnaldo Pieroni, Aldo Puccetti, Vittorio
Venturelli, Pier Luigi Babboni, Enzo Pieroni,Vinicio Pieroni, Gabriele Lenzi, Giuseppe Puccetti (Peppino), Pier Luigi Pieroni, don Pietro Dini.
Non è stata identificata la prima bambina della seconda fila. Vicino a lei, Vittoria Venturelli, Piera Pesetti che ha in braccio Giuditta Pieroni,
Maria Teresa Pieroni, Renata e Lia Pieroni, Silvana Pieroni, Teresa Puccetti, Loredana Moscardini, Donatella Benassi, Anna Lenzi, Aurelia
Puccetti.
Nella terza fila, in basso: Diana Venturelli, Onelia Venturelli, Laura Pieroni, Oriano Pieroni, Floriano Pieroni, il canonico don Matteucci,
Anna Maria Tardelli, Cesare Moscardini,Giancarlo Benassi, Gloria Venturelli, Ernesto Martinelli, Andreina Pieroni.
(La foto ci è stata gentilmente concessa dalla signora Ivana Tognocchi).
La Consulta
dei giovani
Ricordo del
Gruppo Valanga
La Processione
Sprazzi
di memoria
di Fra’ Benedetto
pagina 4
pagina 9
pagina 11
pagina 12
2
FINANZIATO
IL RESTAURO DEL
CASTELLO DI MOLAZZANA
Rimessa a nuovo la
“Mestaina” del Sacro Cuore
L’Amministrazione comunale porge un doveroso
ringraziamento a Gerardo Fiori, Maria Luisa Pieroni e Mauro
Moscardini per la loro opera generosamente offerta per il
restauro della mestaina del Sacro Cuore di Molazzana.
Dimostrando senso civico e attaccamento al territorio, hanno
svolto il lavoro gratuitamente.
Nella foto di Bruno Pieroni, il Castello Estense.
Il completamento del restauro delle mura estensi del cosiddetto
castello di Molazzana è prossimo all’avvio dei lavori. Il
finanziamento di 185.000 euro, oltre al 5% a carico del Comune,
è stato concesso nell’ambito del progetto “ Bacino Valle del
Serchio - Sistema delle rocche e fortificazioni “ presentato dalle
Comunità Montane di Castelnuovo Garf.na e di Borgo a
Mozzano e cofinanziato dalla società Arcus SpA. I lavori, che
saranno appaltati dalla Comunità Montana della Garfagnana,
consisteranno nella pulizia e stuccatura delle pietre, la
sistemazione dell’accesso principale - pavimentazione e ringhiera
comprese -, la rifinitura delle merlature, ecc. L’intervento
prevede anche la messa in sicurezza degli spazi aperti al pubblico.
CASSONETTI DELL’IMMONDIZIA STRAPIENI:
LA PROTESTA DI BIAGIONI
Oltre alle difficoltà gestionali, Se.Ver.A. deve affrontare
in questo periodo anche critiche di altro genere, relative
al servizio di svuotamento dei cassonetti. A sollevare la
questione è il presidente del consiglio comunale di
Molazzana, Piero Biagioni, che, come lui stesso ci spiega,
sta tempestando Se.Ver.A di telefonate per uscire da una
situazione che appare davvero poco consona alla quotidianità
di un piccolo comune montano. In effetti, in piena stagione
turistica e con il caldo che contribuisce a far ribollire i
contenuti dei cassonetti, trovarsi in una tale situazione non
è piacevole.
“Sono oltre due settimane – dice Biagioni – che telefono
quotidianamente per far riattivare il servizio pubblico, ma
non ricevo risposte; oggi (ieri per chi legge ndr) ho avvisato
Se.Ver.A che avrei inviato le foto ai giornali….ed è
esattamente quello che ho fatto. L’amministrazione
comunale è estranea e parte lesa in questa situazione che
colpisce l’immagine del paese e disturba il cittadino”.
Vedremo se la decisione del presidente del consiglio
comunale di Molazzana riuscirà a produrre i risultati da lui
auspicati.
(Giancarlo Trombetti, da Il nuovo corriere del 04 agosto)
E’ Gilda Venturelli a spiegarmi che la “Mestaina” del Sacro
Cuore, sulla strada comunale vicino al bivio per Promiana, ,
nei pressi di Molazzana, fu realizzata all’inizio del ventesimo
secolo durante la costruzione della così detta “Via dei Marmi”,
una strada inizialmente privata, poi divenuta comunale, asservita
al trasporto del marmo dalla Pania al fondo valle. “A quei tempi
non esistevano i motori” ricorda Gilda con una lucidità rara
alla sua età “e per il trasporto si usavano carri a quattro ruote
trainati da robusti cavalli. In località Rio gli animali provenienti
dalla Pania venivano sostituiti ed il viaggio proseguiva fino a
Gallicano”.
Spesso costruite lungo le strade come segno di riconoscenza nei
confronti del Divino per l’accadimento di eventi prodigiosi,
quasi a voler richiamare all’attenzione dei passanti la limitatezza
della natura umana, le “Mestaine”, diffuse in tutta la Garfagnana,
rappresentano esempi di un’architettuta popolare semplice, ma
espressione di una fede autentica e profonda.
E fu proprio in seguito allo scampato pericolo da un incidente
stradale avvenuto nei pressi di Promiana mentre rientrava a
casa con il suo camion dopo una dura giornata di lavoro che,
negli anni ‘60, Carlo Battaglia decise di restaurare il Sacro
Cuore, convinto che solo grazie alla sua presenza fosse uscito
incolume da quella brutta avventura.
Per anni oggetto di visita da parte di fedeli, soprattutto nel mese
di giugno, la “Mestaina” è stata parzialmente danneggiata da
alcuni incendi e da un movimento franoso verificatosi lo scorso
dicembre ed è stata recentemente restaurata.
Nicola Rossi
La mestaina prima e dopo (foto di Bruno Pieroni)
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A Molazzana insieme ad amici
Con la preziosa collaborazione della dottoressa Simona Comparini
che ha letto il canto dell’Inferno di Paolo e Francesca, il dottor
Vladimiro Zucchi, scrittore e poeta, forse più noto come ex primario
dell’ospedale S.Croce, lo ha commentato da par suo, riscuotendo
unanimi consensi per le varie interpretazioni che egli dà all’opera di
Dante e per la profonda conoscenza che lo Zucchi ha della Divina
Commedia. Siamo lieti di ospitare questo suo scritto.
La piazza è veramente
molto bella. Circondata
dalle case di un tempo per
tre lati, nel quarto si apre
alla vista spaziosa della
valle. Lo sguardo si dilunga
a una meta lontana…indecifrata. La serata si gratifica di un clima benevolo,
in questa tarda stagione
agostana instabile e pazza.
Devo commentare il
quinto canto dell’inferno
dantesco. Simona, la cara
amica che ho accanto, lo
sta leggendo in tonalità
leggera, come si addice a
questa meraviglia. La musicalità accarezza l’orecchio, ma io penso alle persone che ho
intorno. Fortunatamente Dante è un campo magnetico che
non ti lascia sfuggire. Ora inizio il commento: cerco di farlo
con tutta la passione, ma folgori di pensiero mi attraversano
istantanee. Mi affretto e concludo per aver modo di immergermi
fra la gente. Dante sa perdonare. Ho intorno amici recenti e
meno. Di molti è presente solo il ricordo. Un ricordo che
trafigge. E’ dolcissimo “sentire” quanti mi vogliono bene.
L’incontro degli sguardi è emozione nel suo senso proprio di e
movere, movere da. Muovere da quella insoddisfazione, indifferenza, noia oggi troppo comune. Ritrovarsi o trovarsi inaspettato.
Guardo lontano quella meta da decifrare. E’ amore, amore che
si perde in quello che muove il sole e l’altre stelle. E’ luce che
risplende in una parte più o meno altrove. Ma sempre luce.
“Galeotta” è l’atmosfera che respiro. Penso di amarla tutta
questa gente di Garfagnana. Sono qui venuti da diversi paesi.
Acciacchi della età avanzata sono i rimpianti per quello che
non ho dato, anche un solo bacio, una sola carezza di meno.
Acciacchi più gravi sono i rimorsi per ciò che non ho fatto a
dovere. Anch’io ho la mia selva oscura. Ma a bene sperare c’è
questo abbraccio che ci stringe tutti insieme. Fecondare terre
aride e incolte nell’Amore che viene da Lui. Questo profetizzava
anche Dante. Peccato che si ritenga cosa difficile, troppo difficile
ciò che sarebbe o potrebbe essere tanto semplice e facile. Ci
salutiamo più volte: non abbiamo voglia di separarci. Nell’aria
c’è la promessa di ritrovarsi ancora. Ma ora dobbiamo separarci.
Il tempo aristotelico spazializzato, oggettivo è il crudele tiranno
della “durata” soggettiva. Tutto risolve la donazione di se stessi
agli altri. Laggiù la meta si fa sempre più definita. A presto.
Grazie, amici!
Vladimiro Zucchi
Nella foto di Giancarlo Carli, i due musicisti con fra’ Benedetto.
Nella foto, il Dottor Federico con i genitori.
Un bravissimo al dottor Federico Tadolini figlio di Carlo,
cascerotto trapiantato in Versilia.
Il neo-dottore, a Cascio, ha ancora l’adorata nonna Bruna e
con la Garfagnana ha legami strettissimi e continui. Si è portato
a casa un bellissimo 110 discutendo a Pisa, alla facoltà di lettere
e filosofia, una tesi avente come titolo “Metamorfosi di paura
e morte: opere audiovisive a confronto”. Relatrice era la professoressa Sandra Lischi. Si tratta di una laurea specialistica di 2°
livello (quinquennale) in cinema, teatro e produzione multimediale. Papà Carlo e mamma Manuela tengono a sottolineare
il fatto che Federico si è totalmente mantenuto agli studi
universitari lavorando presso un ristorante di Forte dei Marmi.
La Pania lo porta come esempio a tutti i giovani e porge di
cuore tante congratulazioni al dottor Federico, giusto motivo
di orgoglio di parenti e amici.
4
A Molazzana la
Consulta dei giovani
Si è svolta lunedì 14 giugno la prima riunione della Consulta
dei giovani di Molazzana: erano presenti una trentina di ragazzi.
L'iniziativa è stata accolta con entusiasmo e con voglia di fare
da parte di tutti. Le sottoscrizioni da parte dei giovani del
comune sono state numerose, superiori al 50% ed evidentemente
in crescita: hanno aderito 44 fra i ragazzi e ragazze compresi fra
i 16 e i 30 anni del nostro comune. Altre richieste di adesione
sono pervenute all'ufficio comunale anche dopo la prima
riunione.
La stessa sera sono stati eletti ufficialmente il presidente Barbara
Febbrai di Molazzana ed i due vice Federico Corti di Cascio
e Manuel Sigismondi di Brucciano, ognuno può così rappresentare al meglio i ragazzi della frazione da cui proviene.
Ma cos'è la Consulta dei giovani? Questa è una domanda che
mi è stata rivolta spesso. E’ uno spazio, uno stimolo, un appoggio
per i giovani. Spesso nelle zone di montagna, disagiate come
le nostre, i ragazzi non hanno niente da fare nel tempo libero,
è difficile trovare momenti di ricreazione dedicati solo a loro.
La Consulta serve proprio a questo, a creare un luogo per il
ritrovo, dove i giovani siano liberi di ideare, e di organizzare il
loro tempo con attività ed iniziative che servano ad impegnarli
e ad unirli. Questo è uno dei motivi per cui la Consulta mi
piace molto. Anche in un comune così piccolo come il nostro
le rivalità e i campanilismi delle varie frazioni sono molto sentiti
e forti anche fra i giovani. La Consulta propone uno scopo, un
obiettivo comune per tutti. Era presente anche il sindaco per
esprimere personalmente l'appoggio a questa iniziativa ed
augurare un buon lavoro a tutti i presenti. E’ fiero di aver
mantenuto le promesse della campagna elettorale. Dare ascolto
ai giovani e alle loro istanze era un punto cruciale del programma
e la Consulta è un organismo nato proprio dalla sua intuizione,
essa sarà l'interfaccia per coordinare i vari progetti che saranno
presentati, che una volta acquisiti saranno valutati dalla giunta
comunale.
Presto ci sarà un'altra riunione per stabilire un programma di
attività per l'inverno, visto che questa è la stagione più vuota
di tutto l'anno. Verrà anche creata una pagina dedicata di
facebook a cui tutti potranno aderire e dalla quale ci potremo
aggiornare sul calendario di incontri. Spero che tutti comincino
quest'avventura con lo stesso entusiasmo che ho io e lo spirito
d'iniziativa che contraddistingue noi giovani.
Valentina Bertoncini
Popolazione residente
al 31 agosto 2010
FRAZIONI
MASCHI
FEMMINE
MOLAZZANA
169
167
336
140
BRUCCIANO
22
21
43
24
ALPE S. ANTONIO
16
12
28
15
SASSI
93
99
192
89
EGLIO
40
45
85
46
MONTALTISSIMO
31
25
56
23
CASCIO
207
210
417
171
TOTALI
578
579
1157
508
Nati:
Adami Martina di
Alessandro e Tortelli Milena
nata a Barga il 10.06.2010
Marigliani Viola di Massimo
e Martini Barbara nata a
Barga il 14.07.2010
Nottoli Vittoria di Andrea
e Tognocchi Chiara nata a
Barga il 26.07.2010
Morti:
Bertoi Giampiero di anni
79 morto a Barga il
04.06.2010
Matrimoni:
Simonetti Rino e Beatrice
Benelli sposati a Caltagirone
il 05.06.2010
Gambuzza Andrea e
Tadolini Elisa sposati a
Molazzana il 05.06.2010
Mazzanti Gilberto e Abrami
Monia sposati a Molazzana
il 20.06.2010
Febbrai Matteo e Filippi
Federica sposati a Molazzana
il 10.07.2010
IV) Onomastica nostrana
EMANUELE (EMANUELA, MANUELE/A, LELE/A, MANUEL, MANOLO/A) – E’ nome ebraico, con il
significato di ‘Dio è con noi’, che il profeta
Isaia utilizza per chiamare il ‘Messia’. In
seguito i primi cristiani attribuirono questo appellativo a Gesù. Le forme diminutive hanno invece derivazione spagnola.
Questo nome ebbe grande fortuna nella
dinastia sabauda (ricordiamo quattro sovrani con il nome di Carlo Emanuele e
il grande condottiero cinquecentesco
Emanuele Filiberto, detto Testa di Ferro,
che rese indipendente il ducato di Savoia): furono poi famosi Vittorio Emanuele
II, primo Re d’Italia, noto come ‘il Re
galantuomo’ cui venne attribuito
l’appellativo di ‘Padre della Patria’ e Vittorio Emanuele III.
Tra quanti portarono questo nome, non
si può ignorare il grande filosofo tedesco
Kant. Da ricordare anche il giurista e
uomo politico Vittorio Emanuele Orlando, presidente del Consiglio dopo Caporetto. Tra i personaggi attuali che hanno
acquistato notorietà, possiamo citare il
TOT. M+F NUM.FAMIGLIE
Biagioni Alessandro e
Viviani Jenny sposati a
Molazzana il 11.07.2010
Buti Stefano e Alessi
Monica sposati a Santa
Croce sull’Arno il
11.07.2010
Del Bianco Manrico e
Bertozzi Stefania sposati a
Molazzana il 31.07.2010
Marigliani Simone e
Mantica Arianna sposati a
Molazzana il 31.07.2010
Simonini Giovanni e Barbi
Jennifer sposati a Coreglia
Antelminelli il 28.08.2010
Errata corrige:
Nel “quadro anagrafico” del
numero precedente
risultavano diversi errori che
così correggiamo:
Bacci Agnese di Stefano e
Sabbioni Francesca è nata a
Barga il 2 aprile 2010
Battaglia Ugo (e non
Bertagna) è deceduto il 29
marzo 2010
di Aldo Bertozzi
‘torero’ Manuel Benitez, più noto con lo
pseudonimo di ' El Cordobès ’, il grande
pilota automobilistico argentino Manuel
Fangio, cinque volte campione del mondo
di Formula Uno, il principe Emanuele
Filiberto di Savoia, ormai affermato personaggio televisivo, l’imitatrice Emanuela
Aureli e le presentatrici televisive Emanuela Foliero ed Emanuela Arcuri.
L’onomastico è fissato il 26 marzo, giorno
in cui la Chiesa ricorda S. Emanuele,
martire, insieme a S. Teodosio, in Asia
Minore.
segue a pag. 8
5
Ha sempre destato curiosità e interesse il paesino di Col di
Favilla che sorge sulle propaggini del gruppo delle Panie.
Molti lo ritengono erroneamente facente parte del nostro
territorio comunale. In realtà vi si arriva anche da un apposito
sentiero che si diparte dal Piglionico, ma il luogo appartiene
al Comune di Stazzema che confina con il nostro. Non è
stato facile acquisire notizie su Col di Favilla anche se molti
dei nostri lettori amanti della montagna hanno potuto visitarlo
in varie escursioni. Ultimi, in ordine di tempo, sono stati
Gabriele Giannotti, Renato Savoli, Luigi Bertoni e Valter
Simonini che per la festa di S.Anna, patrona del paese, si
sono recati lassù insieme ad altre decine di persone provenienti
quasi tutte dalla zona della Versilia. Quasi per caso siamo
venuti a sapere che di Col di Favilla si parlò tempo addietro
a Castelnuovo in una “lezione” tenuta dall’insegnante Pietro
Ciambelli all’Università della terza età. La riportiamo per
sommi capi.
dall’arcivescovo di Pisa, Benvenuto Matteucci) ritornò nel
piccolo tempio alpino restaurato e riportato agli antichi splendori,
in solenne processione. Col di Favilla non è mai stato assurto
al rango di Parrocchia. E’ sempre rimasto una Cappellania
dipendente da Levigliani. Ha avuto due sacerdoti, veri e propri
personaggi illustri. Don Celestino Vannucci ottenne
l’autorizzazione da parte delle autorità ecclesiastiche a poter
battezzare in loco e di poter seppellire nel cimitero locale. Tali
riti prima si svolgevano a Levigliani. Morì nel 1897. Gli subentrò
don Cosimo Sillicani, nel 1913, e rimase parroco di Col di
Favilla fino al 1942, anno della sua scomparsa. Il 4 luglio del
1933 aveva ricevutola visita del vescovo di Pisa mons. Vettori.
Si racconta che, almeno in un primo momento, non abbia
voluto dare la mano a Sua eccellenza in quanto non si riteneva
degno di simile atto. Certo questo prete era uomo eclettico.
Sapeva fare di tutto: falegname, ombrellaio, medico di pronto
soccorso, maestro ecc. Sepolto nel piccolo cimitero del paese,
la sua tomba venne profanata durante le azioni vandaliche del
1977, di cui abbiamo già parlato. Una lapide sul pavimento
della chiesa ed una sulla facciata esterna ne testimoniano la
memoria e le sue doti umane. Don Sillicani era anche poeta.
Scrisse varie odi tra cui una a S.Anna. Un’altra si intitola: La
fragolaia. E’ una ragazza che muore a soli 28 anni sopraffatta
dal dolore per non aver potuto sposare il fidanzato, impeditole
dalla madre che voleva darle in sposo un vedovo benestante
di Col di Favilla. Risale al 1920 l’ingresso in paese della prima
maestra: Maria Tronci. Proseguì la sua opera il maestro Gino
Giorgi di Azzano (Seravezza), il quale sposò una collettorina
e si stabilì a Col di Favilla. Nella vicina località di Puntato
esiste una seconda chiesetta dedicata alla SS.Trinità che risale
al 1678. Il paese costituirebbe la diciassettesima frazione di
Stazzema ma non è più considerata tale da quando vi è stato
il completo abbandono da parte degli abitanti. Oggi, tuttavia,
si continua a festeggiare la patrona S.Anna nella domenica più
vicina al giorno 26 luglio. Gli emigrati ed i loro discendenti
restano molto legati al loro paese d’origine.
Pietro Ciambelli
La nascita della comunità di Col di Favilla (detta - Collettorina)
risale a circa la metà del 1800. Prima di diventare paese o
piccolo agglomerato alpino, il Colle era luogo di lavoratori
stagionali: boscaioli, raccoglitori di funghi e di frutti
di bosco (mirtilli, lamponi ecc.). Molti di questi lavoratori vi si stanziarono definitivamente dedicandosi
anche alla raccolta del fieno e delle castagne. Il paesino
che è a circa mille metri sul livello del mare, conta
diversi casolari sparsi: Case dei Mori, La Rave, Mura
del Turco, Puntato ecc. Il nome di Col di Favilla sembra
derivi dal fatto che alcuni abitanti abbiano visto, sul
far della sera, innalzarsi verso il cielo delle scintille,
forse da una carbonaia. Si sa con certezza che nel 1952
gli abitanti erano 106. Nell’arco di dieci anni non vi
restò nessuno. Il paese fu completamente abbandonato.
Meta preferita fu la Versilia dove, in quel tempo, non
era difficile trovare occupazione. Il 1977 fu un anno
tristissimo. Col di Favilla subì atti di vandalismo inauditi.
La caratteristica chiesetta venne data alle fiamme,
bruciati gli arredi sacri, distrutta la statua di S.Anna.
I Collettorini emigrati pensarono allora di costituire
un comitato che si mise subito al lavoro e in breve
tempo tutto tornò come prima. Il 29 luglio di due anni
Nelle foto: una vecchia abitazione in Col di Favilla e i quattro protagonisti dell’escursione
più tardi fu grande festa: la statua di S.Anna (donata
Gabriele Giannotti, Renato Savoli, Luigi Bertoni, Valter Simonini.
6
Il mio piccolo grande mondo:
ricordi di una vita
Il mio piccolo grande mondo di Luigi
Moscardini non è solo
un’autobiografia. È anche il racconto di 65 anni di storia italiana:
dal Fascismo, alla Seconda Guerra
Mondiale, dalla “ricostruzione” al
’68, dagli anni del terrorismo al
2008; l’ultimo capitolo è infatti
dedicato al 50° anniversario di
matrimonio dell’autore, festeggiato
a Brucciano nel 2008. Come ha
scritto il premio Nobel per la letteratura Gabriel Garcìa Màrquez
nell’esergo alla sua autobiografia
Vivere per raccontarla “La vita non
è quella che si è vissuta, ma quella
che si ricorda, e come si ricorda per
raccontarla”, anche il libro di Luigi
Moscardini si affida totalmente al
ricordo, chiedendogli di dipingere
un quadro il più possibile dettagliato e fedele di ciò che è successo
Nella foto di Pietro Guidugli un momento della manifestazione.
in quell’arco temporale, degli usi
e costumi di un periodo storico che, per la mia generazione,
quindi avere la costanza di un autodidatta, che studia per poter
sono adesso quasi considerati “storia del folclore”, abitudini di
svolgere al meglio il suo lavoro, e non per avere titoli di laurea
una società radicalmente cambiata nel modo di lavorare, studiare,
da sbandierare.
fare politica e intendere la vita della collettività paesana. E per
Un libro che è anche un appello, vicino al tono del rimprovero,
fare questo la memoria ha bisogno di tornare alle origini: i primi
per noi giovani, che, secondo Moscardini, non sentiamo più la
due capitoli non sono a caso intitolati Le radici e Brucciano. Qui
necessità di impegnarci nella vita civile e politica, forse per
Luigi racconta la storia dei suoi nonni, emigrati in Brasile e
quell’individualismo che tanto caratterizza la nostra epoca, la
descrive il suo paese, dalla toponomia al suo aspetto odierno.
“postmodernità”, dove i grandi eventi storici sembrano essere
La famiglia e il luogo di origine costituiscono il DNA dell’autore,
qualcosa di lontano, di cui veniamo a conoscenza solo attraverso
trasmettendogli i valori che lo accompagneranno per tutta la
la televisione o i quotidiani, non facendone mai (o quasi mai)
sua vita e che noi lettori ritroveremo in ogni pagina, fino alla
esperienza diretta; un appello che al rimprovero unisce l’esempio
fine del libro. Infatti il senso di appartenenza è il sentimento
di quattro grandi valori: l’umiltà di riconoscere da dove si
che guida l’autore in molti dei suoi incarichi politici e amminiproviene, non scordandosi del proprio legame con le “radici”,
strativi (ricordo brevemente che Moscardini è stato, tra l’altro,
la perseveranza del proseguire gli obbiettivi in cui si crede,
impegnato nella CISL, vice-sindaco del comune di Lucca,
l’onestà di un uomo al servizio della società e non del personale
presidente dell’“Associazione Vittime Civili di Guerra” e
tornaconto, e la mitezza di chi cerca sempre il dialogo e rifiuta
dell’“Associazione lucchesi nel mondo”) e lo spingerà ad adoin partenza lo scontro, anche quando la comunicazione diventa
perarsi particolarmente affinché i giovani di terza generazione
difficile per la differenze di ideologie. Valori che nascono in
emigrati all’estero riallaccino i contatti con l’Italia e conoscano
quel piccolo paese di Brucciano, ma che viaggiano per il mondo:
la nostra storia, chiedendo e ottenendo fondi dall’Associazione
dall’Europa agli Stati Uniti; poi in Sudamerica, in Africa, fino
per inviare in tutto il mondo materiale documentario al riguardo,
a toccare l’altra parte del mondo, l’Australia; tutti viaggi che
come videocassette e libri. Un senso delle “radici” che è accomLuigi ha potuto intraprendere grazie ai ruoli amministrativi e
pagnato, fin dall’adolescenza, da quello del dovere civico.
politici da lui ricoperti. Una vita che percorre tutto il globo,
Moscardini è un giovane ragazzo quando la Garfagnana è spaccata
descrivendo una circonferenza: Luigi torna proprio a Brucciano,
in due dalla linea gotica e teatro di lotta della Resistenza; ma
ma arricchito di tutto quel bagaglio culturale che solo il confronto
di quella collettività di gente provata dalla fame e dalla paura
con popoli diversi dal nostro ci può dare. E a Brucciano ritrova,
della morte si sente già parte, arrivando persino a mettere a
in piccolo, il mondo: il paese è diventato un “melting pot” di
rischio la propria vita per aiutare un paesano ferito durante i
culture diverse per la presenza dei tanti stranieri durante il
combattimenti sul monte Rovaio nell’agosto del 1944. Lasciato
periodo estivo: inglesi, irlandesi, americani, tedeschi, asiatici.
Brucciano al termine della guerra, Luigi si sposta a Lucca, dove
Anche qui, nella nostra piccola frazione, Luigi continua ad
trasforma la sua naturale inclinazione al dovere civile in impegni
essere “un curioso” della gente, dei modi di vita, delle diverse
concreti, talvolta difficili per chi, come lui, “si è fatto da solo”,
abitudini; perché anche nelle cose a noi più vicine possiamo
non ha potuto frequentare l’università (come invece ha avuto
trovare qualcosa da imparare e qualcosa da insegnare.
la possibilità di fare la maggior parte dei suoi colleghi) e deve
Simona Comparini
7
C’E’ DELIBERA E DELIBERA
IL SINDACO SI DIMETTE
Dopo circa un anno dalle prime elezioni
del dopoguerra (il 17 marzo 1946), di cui
abbiamo parlato nel n. 85 e che videro
l’elezione a sindaco di Agostino Bertozzi,
con 14 voti su 15, assistiamo ora alle sue
clamorose dimissioni comunicate nel
corso di una delle prime sedute del ’ 47.
Così si legge nei verbali redatti dal segretario comunale che non è più Luciano
Franchi ma il ragionier Ferruccio Ferracci.
difficile e delicato qual è questo in cui
occorre ricominciare una costante e fattiva ricostruzione finanziaria e morale,
per risollevarsi dal caos in cui questa
micidiale guerra ha condotto il paese.
La decisione del sindaco è però irrevocabile. Al consiglio non resta che chiedergli
di convocare la prossima riunione, in
seduta pubblica, per il 23 febbraio dello
stesso anno 1947 e procedere alla nomina
del nuovo sindaco.
23 FEBBRAIO 1947
Si riunisce il consiglio nel giorno
stabilito per l’elezione del nuovo
primo cittadino.
Presiede l’assessore anziano Giuseppe
Battaglia. Ma non si può adottare
alcuna deliberazione perché – spiega
il segretario citando varie leggi –
sono presenti solo 8 consiglieri su
15.
Si rimanda tutto alla prossima volta.
La riunione è fissata per il primo
Marzo.
Nella foto: il ventenne Giuseppe Battaglia
(primo a sinistra) con i fratelli Giovanni e Pietro.
Dice il sindaco:
“Dopo un ponderato esame delle mie
precarie condizioni di salute, anche per
consiglio del medico, non potendo sopportare il disagio che richiede il viaggio
da Sassi alla sede municipale, particolarmente nella stagione invernale, sono
costretto a rassegnare le dimissioni da
sindaco. Sento che non compiendo questo passo, agirei in mala fede, in quanto
il delicato incarico richiede una dispersione di energia che solo chi è in perfette
condizioni di salute può dare.
Rivolgo il mio vivo e sentito ringraziamento al Consiglio per la diligente e
precisa cooperazione offertami. A tutto
il personale, un caldo e sincero plauso
per l’abnegazione….”.
Il consigliere Antonio Setti, a nome di
tutti, prega il Bertozzi di desistere dalla
sua decisione, specie in un momento così
1 MARZO 1947
Questa volta l’assemblea è valida
perché sono presenti 11 consiglieri.
Si procede a votazione segreta per
la scelta del nuovo sindaco.
Il risultato è questo: Giuseppe Battaglia, voti 6; Antonio Setti, voti
5.
Primo cittadino del nostro comune
diventa Giuseppe Battaglia.
ALTRE DIMISSIONI
Nello stesso mese si tiene un altro consiglio comunale. In apertura, chiede la
parola l’assessore Antonio Setti.
Riportiamo fedelmente l’intervento così
come viene registrato dal segretario:
“…… considerato che, a suo parere, (cioè
a parere del consigliere Setti – n.d.r.) non
esiste quella indefettibile collaborazione
fra i componenti dell’amministrazione
ma solo egoismi personali, tali che si
potrebbero paragonare i consiglieri a tanti
fanti di picche a due teste e pubblicamente dichiara che non intende più oltre far
[parte] di tale consesso e di ritenersi
quindi (segue parola illeggibile n.d.r.)
da questo momento dimissionario dall’
incarico conferitogli dalla popolazione
con la sua nomina a consigliere e conseguentemente da assessore”.
Il consiglio prende atto delle dimissioni
e le accetta.
Quanto prima si dovrà eleggere un nuovo
membro della Giunta.
CONSIDERAZIONI
Anche se non abbiamo prove concrete,
vien fatto di pensare che in seno al consiglio si fossero venuti a creare due schieramenti nettamente contrapposti. Era
quella l’epoca del campanilismo radicale.
Da notare inoltre come anche nelle successive sedute consiliari non trapeli armonia o identità di vedute nello sparuto
gruppo di amministratori.
Sì, sparuto gruppo, perché quasi sempre
i consiglieri assenti sono 4, 5 e a volte di
più.
Oggi si direbbe che c’era un eccessivo
assenteismo.
Agostino Bertozzi garantiva equilibri perchè riscuoteva consensi e stima in ogni
frazione. Le sue dimissioni provocano il
riaffiorare di tensioni tra paese e paese,
probabilmente già palesatesi alla vigilia
delle elezioni.
Intanto si provvede anche a sostituire
l’assessore Setti con un nuovo membro
nella giunta, Dante Savoli.
L’ELENCO DEI POVERI
Il regolamento comunale del tempo prevedeva la promulgazione di un elenco
nominativo dei “poveri” di tutto il comune (non c’era la privacy! N.d.r.).
Gli iscritti nell’elenco avevano diritto
alla distribuzione gratuita dei medicinali
e a vari benefici di assistenza.
L’elenco veniva aggiornato periodicamente. In quell’anno 1947 le famiglie ritenute
povere o che comunque vantavano diritti
ad essere aiutate erano 10 nel capoluogo;
2 nella frazione di Brucciano; 8 a Eglio;
12 a Sassi; 8 all’Alpe di Sant’Antonio; 1
a Montaltissimo; 11 a Cascio.
Floriano Moni
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8
segue da pag. 4
LUCIA (LUCIETTA, LUCETTA,
LUCY) – Trattasi di una variante del
latino Lùcia, femminile di Lucius. E’
nome molto diffuso: occupa infatti il
diciottesimo posto tra i nomi femminili
italiani, frequente specialmente in Sicilia,
ma presente un po’ dappertutto.
L’accentazione sulla i, sconosciuta al
latino, è dovuta forse ad un’origine greca
o all’evolversi della nostra lingua nazionale. All’evidenza con la radice di lux,
lucis ‘luce’, significa propriamente ‘nata
alle prime luci del mattino’, ma ha assunto poi il senso di ‘splendente,
luminosa’.
La diffusione del nome è certamente da
ricollegarsi alle venerazione per la santa
siracusana così chiamata, che, secondo
un’antica leggenda, a causa della sua
fede, venne trafitta alla gola (per questo
è invocata contro il mal di gola) ed alla
quale furono asportati gli occhi (per ciò,
dunque, protegge la vista). Secondo
un’altra leggenda, invece, fu lei stessa a
cavarsi gli occhi per non cedere alle
pressioni del promesso sposo che aveva
respinto per legarsi a Dio. Nella vicenda,
così come esposta, di storicamente attestato vi è soltanto il fatto che la giovane
subì il martirio nel 303, al tempo della
dominazione di Diocleziano. Anche il
ripetuto episodio per cui le sarebbero
stati strappati gli occhi - frequente
nell’iconografia della Santa, rappresentata soventecon in mano un piatto ove
sono deposti appunto i suoi occhi – sarebbe frutto di una leggenda derivata dal
suo nome. E comunque certo che il suo
culto è antichissimo, essendo ricordata
nella messa fin da tempi di Gregorio
Magno.
Nell’Ottocento poi, il nome ricevette
ulteriore popolarità dall’opera musicata
da Gaetano Donizetti, Lucia di Lammermoor , tratta dal romanzo di Walter Scott
e dai Promessi Sposi di Alessandro Manzoni, che hanno in Lucia Mondella la
protagonista femminile. L’onomastico
delle donne che si chiamano Lucia è
fissato il 13 dicembre, quando la Chiesa
festeggia la martire siracusana, che, in
alcune località d’Italia, porta i doni ai
bambini. La data scelta è strettamente
collegata al suo nome perché in passato
si riteneva erroneamente che il 13 dicembre cadesse il solstizio d’inverno e
dunque fosse il giorno più corto e più
buio dell’anno, rischiarato però dalla
Santa apportatrice di luce.
RIEVOCATI GLI EVENTI
DELLA LINEA GOTICA
Foto di Giancarlo Carli
Si è tenuta presso il campo sportivo di
Sassi una manifestazione a carattere storico culturale e di rievocazione, in divisa,
della Linea Gotica.
La cerimonia di apertura si è tenuta alle
ore 10, presenti le autorità: Senatore
Andrea Marcucci, il Sindaco di Castelnuovo Garf.na dott.Gaddo Gaddi, il vice
sindaco di Castelnuovo Garfagnana
avv.Angiolo Masotti, il Sindaco del comune di Molazzana dott.Rino Simonetti,
il Vice Sindaco di Molazzana Roberto
Bertoncini, il Vice Sindaco di Vergemoli
Vittorio Giannecchini , il Sindaco di
Barga Marco Bonini con il consigliere
Stefano Santi.
A presentare la manifestazione curata
dall’ Amministrazione comunale di Molazzana uno dei migliori storici della linea
gotica occidentale, Davide del Giudice
che con i suoi innumerevoli saggi
ha portato a conoscenza i drammatici
fatti accaduti nelle nostre zone durante
gli otto mesi di combattimenti.
Il sindaco di Sarzana Dr. Massimo Caleo,
impossibilitato ad intervenire, ha mandato una lettera di apprezzamento, inoltrata da una delegazione presente e letta
ed apprezzata dal pubblico.
Inoltre erano stati invitati e sono stati
premiati con una pergamena ricordo consegnata dal Sindaco di Molazzana alcuni
ex combattenti ed i loro familiari. Ha
stupito la testimonianza di Mario Gennai,
allora quindicenne, volontario nella
Divisione “San Marco”, il quale partecipò
ad aspri combattimenti in zona rimanendo ferito a Molazzana nel febbraio 1945.
Interesse lo ha suscitato anche la vicenda
del Partigiano Miro Luperi, unica Medaglia d’Oro al VM di Sarzana, il quale
trovò eroica morte il 27 novembre 1944,
combattendo sul Monte d’Anima, altura
che sovrasta proprio Eglio e Sassi.
Antichi nemici si sono così ritrovati ed
invece di un fucile stavolta hanno portato
spalla a spalla una corona di alloro che
riportava la dicitura: “Ai caduti in Garfagnana 1943-‘45”, corona poi deposta
con una sobria e militare cerimonia
presso il monumento ai Caduti del luogo,
presente sull’attenti il picchetto d’onore
dell’ “Associazione Linea Gotica
Lucchesia”.
La manifestazione è nata da un’idea di
Giuseppe Carli, Gianni Bianchi e Davide
Del Giudice.
L’apprezzamento e l’incoraggiamento delle autorità presenti e di un folto pubblico,
hanno convinto gli organizzatori a dare
l’appuntamento a tutti per il prossimo
anno, per un’edizione ancora più ricca e
suggestiva.
Giuseppe Carli
9
In ricordo del Gruppo Valanga
Mai vista al Piglionico tanta gente, tanti
labari, gonfaloni e stendardi, tanti rappresentanti di enti e associazioni
nell’annuale commemorazione dei partigiani del Gruppo Valanga tenutasi domenica 29 agosto.
In precedenza, vi era stata a Gallicano la
deposizione di una corona d’ alloro sulla
tomba del comandante del gruppo, Leandro Puccetti, deceduto per le ferite riportate nello scontro coi nazifascisti sul monte Rovaio.
Nella cappellina dedicata al sacrificio dei
19 patrioti, dopo la S. Messa celebrata
da fra’ Benedetto Mathieu, ha preso la
parola il Sindaco di Molazzana, dottor
Rino Simonetti.
- PARLA IL SINDACO
“Anche se stiamo vivendo tempi in cui
si susseguono tentativi di revisionismo –
ha detto – è da sottolineare come l’eroico
comportamento di questi nostri partigiani
e di altri migliaia, in tutta Italia, ci permetta oggi di vivere in un clima di libertà
e democrazia”.
Ha poi ringraziato le figlie di “mamma
Viola”. Così i partigiani chiamavano
Viola Bertoni che dette conforto materiale e morale ai giovani combattenti e
fu insignita della medaglia d’oro al voler
civile. Il sindaco ha inoltre sottolineato
i richiami fatti nell’omelia da fra’ Benedetto e ispirati al Vangelo.
Simonetti ha preannunciato che dal pros-
simo 25 aprile, insieme al sindaco di
Gallicano dottoressa Maria Stella Adami,
verrà organizzato al Piglionico un incontro
per rinsaldare i valori della Resistenza
che coinvolgerà le scuole dei due comuni.
Ha inoltre ringraziato i rappresentanti
delle associazioni e dei comuni intervenuti, in modo particolare quelli emiliani
di Anzola, Villa Minozzo e Castelnuovo
Rangone, il gruppo “Don Carmine Chesi”
di Bolognana diretto da Monica Vick
che ha accompagnato le varie fasi della
cerimonia con canti corali.
Tra l’altro il coro ha eseguito un inno
dedicato ai partigiani del “Valanga” musicato dal maestro Celestino, su testo che
Rino Simonetti è riuscito a ricomporre
grazie a ricerche e varie testimonianze.
Il sindaco ha infine ringraziato il suo
predecessore commendator Selso Savoli
per aver valorizzato l’annuale manifestazione del Piglionico.
- GLI INTERVENTI
Dopo la consegna di vari attestati al superstite del “Valanga”, Elio Bortolotti da
parte dell’onorevole Raffaella Mariani, è
intervenuto il senatore Andrea Marcucci.
Ha definito la cerimonia “superlativa” e
dopo aver ringraziato Simonetti per la
perfetta organizzazione, ha letto la motivazione con cui recentemente il presidente della Repubblica Giorgio Napoletano
ha concesso la medaglia d’oro ai 16 comuni garfagnini (v. La Pania n. 86).
La medaglia era sul labaro del Comune
di Castelnuovo di Garfagnana rappresentato dal sindaco Gaddo Gaddi.
Dopo un breve intervento del professor
Berto Corbellini Andreotti che è a capo
dell’Istituto storico della Resistenza, è
stata la volta del presidente della Provincia Stefano Baccelli che ha ribadito
l’esigenza di difendere ad ogni costo la
Costituzione e i suoi principi. L’orazione
ufficiale è stata tenuta da Marco Remaschi, presidente della Commissione sanità
alla Regione Toscana che ha, tra l’altro,
tracciato la cronistoria della battaglia del
Rovaio con puntuali riferimenti
d’indubbio valore storico.
- ENTI E ASSOCIAZIONI
Elenchiamo gli enti e le associazioni che
hanno presenziato alla cerimonia: Assoarma di Lucca, Autieri di Lucca e sezione
di Castelnuovo, ANPI di Lucca e di Modena, Istituto Storico della Resistenza,
Associazione Alpini, Provincia di Lucca,
Comunità Montana della Garfagnana,
Carabinieri della stazione di Gallicano,
Guardia di Finanza di Castelnuovo, Corpo
di polizia municipale “Garfagnana Uno”,
Gruppo corale di Bolognana, Comuni di
Barga, Borgo a Mozzano, Coreglia, Gallicano, Castelnuovo, Camporgiano, Vergemoli, Anzola, Villa Minozzo, Castelnuovo Rangone. Erano presenti assessori
e consiglieri del nostro comune.
F.M.
Alcuni rappresentanti di Enti e Associazioni
10
In ricordo del
Gruppo Valanga
La medaglia
d’oro concessa ai
comuni
garfagnini dal
presidente
Giorgio
Napolitano
L’intervento del sindaco Rino Simonetti
L’onorevole Raffaella Mariani consegna alcuni attestati a Elio Bortolotti,
superstite del “Gruppo Valanga”
Parla il senatore Andrea Marcucci
Le foto sono di Pietro Guidugli
L’intervento del presidente della Provincia Stefano Baccelli
Il consigliere
regionale Marco
Remaschi era
l’oratore ufficiale
Un anziano
Alpino presente
alla cerimonia
11
LA PROCESSIONE
La processione triennale in onore del patrono S. Bartolomeo, tenutasi nel
capoluogo sabato 21 Agosto, ha registrato la solita partecipazione di folla
accorsa anche dalle altre frazioni e dai comuni limitrofi.
La Messa celebrata in piazza Europa
Le foto sono di Bruno Pieroni
La statua del patrono S. Bartolomeo portata a spalla
per le vie del capoluogo.
Fra’ Benedetto
Il gruppo dei giovani “portatori” che si sono alternati nel percorso
Unico……neo della serata è stato il vento che ha spento
molti dei lumini che a migliaia incorniciavano le case e le
vie percorse dal corteo snodatosi dalla chiesa fino alle Casine,
Casella, Rio. La S. Messa è stata concelebrata in piazza da
fra’ Benedetto e don Marcello Franceschi.
La solenne omelia è stata invece pronunciata alla Casella
da don Fabio Bianchi.
Il sindaco Rino Simonetti, anche a nome dell’amministrazione comunale, ringrazia il comitato organizzatore
per l’impegno profuso e per la perfetta riuscita della
manifestazione che si è chiusa con i fuochi d’artificio,
quest’anno particolarmente spettacolari e un gustoso e
abbondante rinfresco per tutti.
La Corale di Cascio e Molazzana
12
Continuiamo la pubblicazione dei ricordi di lontane peregrinazioni in Marocco di fra’ Benedetto.
(Altri “Sprazzi” nei numeri 83 – 84 – 85).
SU E GIU’ PER I MONTI
Dopo la cena col Caid decisi di star fermo per una buona
settimana per esplorare l’oasi nei suoi minimi particolari e
conoscere l’impianto dei suoi raggruppamenti umani. Se l’oasi
non era la più vasta, era sicuramente una delle più complesse
distribuita tra bianchi, neri, neri – bianchi, discendenti di ebrei
convertiti all’Islam e “ciorfa” cioè discendenti da Mohamed il
profeta, tramite schiave o concubine. Poi dispersi e totalmente
emarginati: maestri e professori venuti da ovunque.
Dopo di che volevo iniziare il riconoscimento delle piste dell’alto
Atlante. Intendevo percorrerle poi a piedi dopo l’inverno. Era
novembre; la stagione era favorevole perché la neve sui passi,
più di 2000 metri, era improbabile e volevo indagare sulla
possibilità logistica di sviluppare uno studio sociologico
dell’estremo Sud del Marocco, dalla frontiera orientale algerina
all’allora Sahara spagnolo. Duemila chilometri da percorrere e
ciò facendo pensavo di dilettarmi pure alla controprova della
botanica del deserto, imparato finora solo sui libri.
Partii presto una mattina. Mi era stato detto che le piste da
seguire erano state molto rovinate da un temporale estivo.
Insomma dovevo abituarmi a far delle punte a venti chilometri
all’ora! L’importante era salvare la macchina. All’uscita dell’oasi
un giovane mi fece segno di fermarmi. Ritornava a casa dopo
aver visitato suo fratello maestro in un’oasi vicina. Salì in
macchina e mi sconsigliò l’attraversata dell’Atlante: “C’è neve
sul lato Nord” – disse. Si fa presto l’abitudine a cambiare la
meta in questi paesi e decisi di abbandonare la mia idea di
oltrepassare l’alto Atlante, la pista saliva a 2900 metri, e di
girare verso sud, sud-ovest. Era pure la direzione dell’oasi del
giovane Rachid. Che la presunta neve sia stata per arrivare più
comodamente a casa? In ogni modo si rimaneva sempre a sud
delle creste montuose e non si saliva oltre i 1800 metri.
La luce chiarissima su questi altipiani mi ricordava giorni
spensierati da adolescente nelle campagne della mia nonna.
Ne rimasi quasi male. Perché dobbiamo sempre ritornare al
passato? Non possiamo scoprire un tutto nuovo? Lasciarsi portare
via dall’ignoto? Sicuramente difesa personale, istinto di razionalizzare le cose. Limite delle nostre ricerche….e delle nostre
scoperte.
Intanto dopo sali-scendi continui e spesso vertiginosi, in lontananza una spennellata verde: un’oasi, pensai. Corrispondeva ai
miei calcoli anche se la lentezza mia su queste piste me la faceva
sperare assai prima. Erano le tredici. Dalle nove avevo percorso
appena 80 chilometri.
Una sbarra di fermo ci accolse con l’alto là di un soldato. Due
altri uscirono da una catapecchia vicina. “Chi sei, dove vai,
perché, chi è con te?” Normale interrogatorio. “Devi venire
con noi da Caid. L’altro può rimanere in macchina. Dacci le
chiavi!” E va bene pensai. In ogni modo il Caid del luogo è
parente dipendente del gran Caid. Camminammo per circa un
chilometro prima di arrivare davanti ad una roccia enorme di
un rosa cupo, color di questa vallata sulla quale si ergeva
l’impressionante casa del Caid. Era già stato avvertito del mio
arrivo e mi accolse amichevolmente tra lo stupore dei soldati.
Thè, biscotti, mandorle poi spiedini, ecc. Strepitavo un po’
perché questo tempo perso non agevolava il proseguimento del
viaggio. Sarebbe stato da pazzo guidare su queste piste appena
fosse sceso il crepuscolo. La conversazione languiva e mi misi
a lodare l’arredamento della casa. Mi colpì particolarmente la
tessitura a larghe trecce delle coperte di lana grezza, stese sulle
lunghe panche del salone. Ripensai pure a Rachid, nella macchina, e dopo gli ultimi convenevoli presi congedo e, sempre
con la mia scorta, raggiunsi la macchina. L’atteggiamento dei
soldati era molto diverso da prima. Avevano portato datteri a
Rachid e consegnandomi le chiavi, si tenevano sugli attenti.
Ero per mettere in moto quando, tutto sudato, un soldato si
presentò a me con un enorme pacco. “Dal Caid, mi disse”: era
una di quelle coperte che avevo ammirato. Mi ero dimenticato
che quando l’ospite esprime un desiderio o che l’oste percepisce
un desiderio dell’ospite, la buona educazione vuole che sia
esaudito. Molti sapendolo, ne approfittavano. Mi ripromisi di
essere più prudente e di trovare altri argomenti da sviluppare
quando una conversazione languiva.
Fortunatamente, alzandosi parecchio, la pista si fece più agevole
e l’altopiano meno scosceso, o più esattamente, la successione
scalare di altipiani. Eravamo su i 1800 metri e il sole leccava
appena la cima dei monti quando apparve l’oasi di Rachid. Le
case di pietra sul pendio del monte mi ricordavano, in maniera
minore, borghi dello Yemen intorno a Sana’a e mi confermai
nella certezza che l’uomo trae dalla materia la forma ivi inclusa.
Non ci sono pretese influenze di un continente sull’altro ma
applicazioni esteticamente più o meno soddisfacenti di una
segue a pag. 13
13
legge generale.
Non potevo proseguire nel mio itinerario; la notte ormai
stendeva il suo velo sul nostro piccolo mondo per svelare lo
scintillio delle stelle. Avviluppato in un tappeto dormii profondamente e all’alba Rachid mi portò il thè, prima di prendere
la colazione con la sua famiglia: burro, miele, pane appena cotto
spalmato di grasso di montone e peperoncino, caffè al pepe
cannella. Il mio intento era di partire subito in modo di arrivare
all’oasi della mia prossima sosta notturna prima di sera. Nulla
da fare; arrivarono alla riscossa di Rachid e famiglia, vari cugini
che mi convinsero di soprassedere: un matrimonio doveva
celebrarsi in una piccola oasi più in basso, in questo cumulo
disordinato di rocce. Pensai che fosse quest’oggi, ma era solo
l’indomani.
Venuto a sapere del mio interesse per gli insediamenti umani
sparsi in queste montagne popolate dalla tribù rivale della tribù
da dove venivo, Moha, uno dei cugini, mi propose di passare
la giornata con me camminando per gole e dirupi. Accettai con
entusiasmo e partimmo subito. Capii che Moha era un gran
camminatore. In spalle aveva un pesante zaino regalatogli da
un fratello emigrato in Francia e con quello, portava in zone
impervie sale in zolle scintillanti, tolte da una miniera di
montagna ad un centinaio di chilometri più a nord – ovest. Il
passo di Moha era sicuro. Il sentiero strettissimo spesso a
strapiombo sull’abisso o strangolato tra le rocce, non spingeva
tanto a riflessioni metafisiche. Forse per due ore andammo verso
Sud. Dall’oasi il declivio poteva essere oltre 800 metri. La
distanza non più di 8 chilometri, considerato il nostro procedere.
Sforzo e concentrazione ci facevano grondare di sudore. “Fra
breve potremo bere” mi urlò Moha precedendomi di 100 metri.
Infatti poco dopo mezz’ora saltellavamo tra i blocchi di roccia.
Un largo di acque limpidissime ci accolse. Fitti oleandri circondavano questo nostro piccolo bacino e si inerpicavano in una
falda da dove usciva tanta grazia di Dio. L’acqua non era
profonda e, prima di attraversare l’ormai torrente, ci togliamo
tranquillamente la nostra voglia di bere. Facciamo un bagno
riparatore. Indugiamo un’oretta stesi al sole su una roccia liscia
in mezzo agli oleandri, poltrendo come buffe lucertole, prima
di riprendere il sentiero che scorreva da una parte e l’altra del
torrente. Ad attraversarlo, l’acqua non superava mai i ginocchi
e ci procurava un gran senso di benessere. Non è che durasse
tanto!. Eccoci di nuovo in mezzo alle rocce e questa volta ad
inerpicarsi sulla riva opposta. Un vento piuttosto fresco ad
asciugare il sudore. Non mi ricordo più quanti piccoli torrenti
asciutti abbiamo attraversato! Durante i temporali, gonfiano a
dismisura e fragorosamente, in un cascame di pietre, vanno a
trasformare il torrente principale in un rullo compressore che
porta via tutto quello che ostacola la sua potenza selvaggia. Ne
ebbi conferma quando, passato il dosso del monte, cominciammo
a scendere. Il sentiero a gradini naturali di rocce piatte, lisce
e scivolose non era molto agevole ma il paesaggio, scoprendosi
come in un film al rallentatore, grandioso. Appariva un vasto
circo, nascosto quando eravamo sulla cima dei monti, perché
allo stesso livello. Era stato scavato per milioni di anni dall’impeto
delle acque. Il nostro camminamento sinuoso fra le montagne
non mi permetteva di essere sicuro che si trattasse dello stesso
torrente. L’impressione mia era che ci trovavamo ad un’altezza
maggiore ma le nostre percezioni in tali ambienti sono ingannevoli.
(continua)
crisciolette: “Questa grossa cialda
deriva dalla commistione tra due
tipi di farina: quella di grano duro
e quella di mais. Ancora più buona
se farcita con pancetta e formaggio
di vacca.
La particolarità della sagra sta nel
fatto che i piatti vengono preparati
da un team di cuochi che lavorano
su un palco in bella vista…..”
L’A.S.R. Cascio ringrazia tutti
coloro che nel corso degli anni
hanno contribuito al buon svolgimento e al successo della Sagra
delle crisciolette.
Tra le dieci feste dell’estate gastronomica toscana da non
perdere, prima in classifica, pensate un po’, è la Sagra delle
crisciolette di Cascio.
La classifica stilata lo scorso mese di luglio dal giornale Il
Tirreno, vede al secondo posto la Sagra del porcino di Borgo
San Lorenzo (Firenze) e al terzo quella della zuppa di Aquilea.
Seguono le altre.
E’ l’esperto Jonathan Favalli a parlare sul quotidiano delle
AVVISO
Dal 1° ottobre l’Ufficio Postale di Molazzana sarà
chiuso il lunedì e il giovedì, mentre sarà aperto il
martedì, mercoledì e venerdì con l’orario 8,1513,30 e il sabato dalle 8,15 alle 12,30.
14
In questi tre giorni, abbiamo assaporato solo le briciole di quelle
difficoltà che gli esploratori artici incontrano nelle loro spedizioni,
ma abbiamo anche provato le emozioni che li spingono a sfidare
l’Artico. Durante il tragitto facevamo alcune pause che erano
riscaldate da caffè bollente e addolcite da cioccolato e biscotti.
Il pranzo consisteva sempre in una porzione di cibo liofilizzato
mentre a cena ci attendeva cibo precotto congelato da riscaldare
nell’acqua calda. Con quest’ultima, ottenuta sciogliendo la
neve, facevamo tornare liquidi anche latte e caffè in polvere
per poter fare colazione. Quando si è esposti per molto tempo
a queste temperature, mangiare spesso diventa fondamentale
per aiutare l’organismo a mantenere la temperatura corporea
e a recuperare la fatica dell’escursione, ma ogni pasto caldo
deve essere consumato in fretta perché si fredda in un istante.
Arrivati alla sera ci accampavamo. Montavamo le tende e
scavavamo nella neve quelle che sarebbero diventate la cucina
e la toilette. La tenda e un ottimo sacco a pelo ci garantivano
un caldo riposo durante la notte, quando la temperatura scendeva
abbondantemente sotto i -20°C ed il vento era l’unico suono
percepibile. Quando anche quest’ultima fonte di rumore cessava,
un silenzio assordante scendeva sul nostro campo.
Come protezione da possibili visite dell’orso polare, intorno al
campo veniva steso un apposito filo. Nel caso questo l’avesse
toccato, un razzo sarebbe stato sparato in alto per spaventarlo,
ma oltre a questo c’erano di guardia i nostri amici a quattro
zampe che se avvertivano la presenza del grande mammifero
avrebbero iniziato ad abbaiare. Al mattino, appena ci svegliavamo, potevamo osservare uno strato di brina che ricopriva sia
la camera interna della tenda che i nostri sacchi a pelo e che
ci ricordava immediatamente in quale parte di mondo stavamo
campeggiando.
Dopo la colazione smontavamo il campo, riponevamo di nuovo
tutto nelle pulka e ripartivamo per un’altra giornata di sci, che
ogni volta era piena di emozioni. Bastava spostarsi di poco ed
una nuova vallata, un nuovo ghiacciaio, nuove cime montuose
apparivano a noi come usciti dal cappello di un prestigiatore.
Durante questo tipo di esperienze si diventa tutt’uno con la
natura che ti circonda o meglio, che ti ospita. Col tempo ci si
adatta al freddo, si entra a tutti gli effetti a far parte del sistema:
l’estremo diviene normalità .
L’Artico apre le sue braccia e ti stringe a sé. Il suo gelido
abbraccio ti scalda il cuore, ti ipnotizza gli occhi e ti libera la
mente. Qui il tempo sembra fermarsi, l’orologio al polso scandisce
un ciclo che non è più il nostro. In questi luoghi c’è il rischio
di poter rimanere svegli anche 48 / 72 ore, ingannati dalle 24
ore di luce e dalla voglia esplorare un paesaggio che ti lascia
estasiato in ogni momento.
Vivere questa simbiosi con la natura è un’esperienza unica come
Il nostro campo di tende
15
casetta di legno con vista sulla baia, della
quale non chiudiamo mai a chiave la
porta d’ingresso, come è ancora abitudine
da queste parti.
La sera decidiamo di andare al un pub a
berci una birra, usciamo di casa alla 21:30,
con gli occhiali da sole, d’altra parte il
Sole rimane in cielo fino alle 23:30.
Edoardo Ciambelli
Pranzo in un riparo costruito nella neve
l’Artico stesso e non può essere né descritta a parole, né con foto, né con film,
può solo essere vissuta.
I tre giorni di sci passano velocemente
ed in un lattiginoso giorno, con una bufera
di neve in corso, torniamo a malincuore
a Longyearbyen.
Qui Ester, la sorella di Stefano ci assegna
una bellissima casetta di legno di ben 120
mq e ci dice che dovremo condividerla
con altri due italiani e due tedeschi, ma
che forse non arriveranno in quanto una
nube di cenere causata da un vulcano
islandese ha paralizzato il traffico aereo
di mezza Europa.
Il quinto giorno abbiamo la mattina libera
e la sfruttiamo per far visita ai negozi
della città, mentre nel pomeriggio abbiamo in programma la visita alla grotta di
ghiaccio.
A farci da guida per questa perla di madre
natura è Ingen una ragazza arrivata qui
nel 1998 da Bergen, città della Norvegia
continentale, e che parla un ottimo italiano. Partiamo da Longyearbyen con le
motoslitte ed andiamo sul ghiacciaio poco
sopra la città. Qui un buco nel ghiaccio,
ci permette di entrare nelle viscere del
ghiacciaio. Ognuno di noi ha una lampada frontale con la quale illuminare il
cammino all’interno, dove la temperatura
è costante e pari a –3°C. Appena entrati
si ha come l’impressione di essere
nell’intestino un gigantesco animale
ghiacciato, è semplicemente incredibile.
Bastano pochi passi ed uno scenario unico
si apre ai nostri occhi, ci sono stalattiti
e stalagmiti che sembrano di cristallo e
le pareti di acqua ghiacciata, alla luce
delle nostre lampade acquistano toni di
colore diverso, dal bianco opaco,
all'azzurro, al verde. Queste meraviglie
create dalla mano artistica dell’inverno
artico, con l’arrivo dell’estate si sciolgono
e dentro la grotta inizia a scorrere un
fiume, ma poi, con il ritorno delle basse
temperature il fiume scompare e le sculture di ghiaccio della grotta si riformano
come per magia, con forme diverse
dall’anno precedente.
Rimaniamo un’ora e mezzo in questo
magico mondo glaciale ed una volta usciti
ce ne torniamo nella nostra bellissima
La grotta di ghiaccio
Il meritato riposo di un cane
16
La squadra vincente di Cascio
Spesso i ragazzi di Cascio hanno sentito parlare dei tempi in
cui i loro genitori si battevano contro i coetanei di altri paesi
garfagnini nei Giochi dell'amicizia organizzati a Casatico.
Raccontavano di agguerrite corse sui trampoli e sfiancanti tiri
alla fune, belle giornate passate in compagnia tra risate, scherzi
e talvolta anche piccoli diverbi. I racconti si concludevano
quasi sempre nel solito modo... “Anche quell'anno la Coppa
l'abbiamo portata a Cascio!!!”.
Per noi ragazzi quelli sono rimasti solo racconti fino a quest'anno
quando, in occasione del 50° anniversario della Sagra dei Necci,
sono stati nuovamente organizzati i Giochi dell'amicizia.
Ovviamente non potevamo mancare! Ed è così che nel pomeriggio di Ferragosto la squadra cascerotta ed i suoi molteplici
sostenitori, si sono presentati nello stesso campo a distanza di
un bel po' di anni, sperando di non deludere le aspettative di
coloro che nel passato avevano tenuto alto l'orgoglio Cascerotto.
Si parte: regolamenti alla mano, attenzione ai movimenti degli
avversari e con tanta voglia di divertirci cominciamo a cimentarci
nei giochi. Ci incappucciamo cercando di ritrovare i nostri
compagni di squadra, cerchiamo di raccogliere palline “volanti”,
gonfiamo palloncini, infiliamo cerchietti in manici di scopa e
portiamo a spasso uova fresche in cucchiai tenuti tra i denti
cercando di essere sempre più veloci degli avversari!
Insomma due pomeriggi di avvincenti giochi di squadra che
alla fine ci hanno visti vincitori sulle squadre di Roccalberti,
Casatico-Vitoio e Casciana. Ed è così che anche noi adesso
possiamo raccontare la nostra storia: “Anche quest'anno la
coppa l'abbiamo portata a Cascio!”
Alice Martinelli
TORNEO CALCETTO
SASSI 2010
Lorenzone - I.E. Bertoncini
2 – 2 (9-10 ai calci di rigore)
La formazione dell’ Impresa Edile Bertoncini
di Cascio bissa il successo del 2009 in una
finale mozzafiato che ha visto la formazone
di Barga “Lorenzone “ raggiungere il pareggio
al termine dell’incontro. Siamo andati ai
calci di rigore che hanno visto prevalere la
formazione di Cascio. Terza forza del torneo,
la squadra di Gallicano “Schiacciasassi” di
Bravi Claudio. Quest’anno il vice sindaco
Bertoncini ha delegato l’assessore Daddoveri
alla premiazione della sua squadra.
TORNEO CALCIO
AMATORIALE
del 22 AGOSTO 2010
L’edizione 2010 del torneo di calcio
amatoriale ha visto la vittoria della squadra
locale del Sassi-Eglio contro gli Amatori
- Gallicano in una finale emozionantissima
finita 2-2 e poi vinta, dopo una
interminabile serie di calci di rigore (1110).Terza forza del torneo i Randagi
Apuani che hanno superato i Diavoli
Rossi di Filicaia per 1 a 0. Le altre squadre
partecipanti erano Fornaci Spartan e
Deportivo - Villetta campione uscente.
Capo cannoniere: Bertozzi Michel, con
tre reti (Sassi-Eglio) e miglior portiere,
Brucciani Massimo, con solo 2 goal subiti.
17
Dopo la retrocessione di Gallicano e Virtus Camporgiano in
terza categoria è rimasto il solo Molazzana a rappresentare la
Garfagnana nel girone C di seconda categoria. Dovrà vedersela
con squadre della Lucchesia, con trasferte meno agevoli degli
anni scorsi anche dal punto di vista chilometrico. Le squadre
(geograficamente) più accessibili sono il Sacro Cuore di Barga,
che però avrà come campo amico quello del Ponte all’Ania,
il Piano di Coreglia ed il Fornoli. Per il resto ci sarà da imboccare
la Fondovalle. In estate hanno lavorato solo i due direttori
sportivi Andrea Talani e Michele Daddoveri, regalando ai
tifosi amaranto ben nove giocatori. Tra questi spicca Matteo
Torriani che col bomber Betti andrà a formare in attacco un
temibile (per le altre compagini….) tandem. Torrioni, prelevato
dalla Virtus, è una vecchia conoscenza del pubblico molazzanese.
Saranno del gruppo anche Rocchiccioli (dalla Virtus), Bertolini
(dal Pieve Fosciana), Santoni (dal Real Castelnuovo), Franceschini (dal Barga), Buriani e Toni (svincolati), il difensore
Mirko Micheli, il centrocampista Paolo Grassi. Se controllassimo
l’età di ciascun giocatore, scopriremmo un bel mixer tra juniores
e seniores.
Questa la rosa completa del Molazzana 2010 – 2011:
PORTIERI: Martini Adami Michele, Franceschini Nicola oltre
al preparatore Biagioni Roberto che in caso di necessità può
essere impiegato come numero 1.
DIFENSORI: Babboni Francesco, Bechelli Mirko, Bertolini
Angelo, Biagioni Luca, Fantoni Francesco e Toni Luca;
CENTROCAMPISTI: Bertoncini Matteo, Buriani Luca, Grassi
Paolo, Guidi Stufano, Lesoli Simone, Miglianti Stufano, Pierotti
Emanuele, Rocchiccioli Alioscia, Savoli Gianmarco;
Attaccanti: Betti Stufano, Mori Piermichele, Papi Alessio e
Torrioni Matteo.
Sono assenti almeno per il momento, per infortunio: Babboni
Federino e Malatesta Alessio.
Nelle foto da sin.: Roberto Biagioni, portiere con centotrenta presenze ed ora
allenatore dei portieri; il difensore Luca Biagioni; il centrocampista Stefano Miglianti.
L’edizione 2010 del trofeo dedicato alla memoria di Lino Micchi
ha avuto la sua consacrazione. Ben 115 gli iscritti, 95 i partenti
effettivi e 87 gli atleti arrivati. C’erano inoltre una decina di
partecipanti alla non competitiva. Vittoria del lucchese Del
Nista Daniele, (G.P. Alpi Apuane) che sul classico percorso
che si snoda tra i due paesi di Sassi e di Eglio ha fatto riscontrare
un discreto tempo: 25 minuti e 48 secondi. Secondo classificato
Battelli Paolo (Corradini Rubiera), terzo classificato Mei
Massimo (Atletica Castello). Per la categoria femminile vittoria
e record per Ilaria Bianchi (Team Cellfood), seconda classificata
la marocchina Laarichi Siham (Atletica Blizzard) di Bologna
e terza classificata Giannotti Tiziana (Citta’ di Sesto).Categoria
donne Lady (da 45 anni): Prima Vittoria di Mara Antongiovanni (Lammari). Per la categoria Veterani (da 50 a 59 anni)
Simi Claudio (Alpi Apuane). Categoria Argento (da 60 a 69
anni): Fioravanti Silvano (Atletica Pontedera) e nella categoria
oro (da 70 a 75 anni): Monini Giuseppe (Orecchiella Garfagnana) classe 1939 e fresco campione italiano di corsa in
montagna di categoria. Presenti alla cerimonia varie autorita’
tra cui il Vice presidente della Comunità Montana della Garf.na
Giannini Michele,il sindaco di Molazzana dott. Simonetti
Rino, il Vice sindaco Bertoncini Roberto, il consigliere Biagioni
e il presidente del Gruppo Sportivo Orecchiella, Mascagni.
Grandi gli apprezzamenti da parte dei partecipanti tanto che
Cioni Alessandro ha scritto questo bellissimo articolo su
“podisti.net” uno dei piu’ famosi portali web del podismo
italiano ed internazionale: “Ho avuto grande soddisfazione dalla
lunga trasferta di domenica sera al Trofeo Lino Micchi a Sassi Eglio,
nei pressi di Molazzana, in provincia di Lucca.
Partito per fare volantinaggio alla imminente “60^” Camminata
RM di domenica prossima a Porretta Terme, con l’infortunio al
tendine d’Achille ancora in corso, arrivato sul posto ho cambiato
idea e visto il bel paesaggio e il paese caratteristico, mi sono iscritto
e ho corso (si fa per dire). Quello che mi aspettavo dal volantino
è stato pienamente rispettato, anzi, la soddisfazione è stata ancora
maggiore. L’organizzazione si è rivelata ottima (A.S. Sassi Eglio
e G.S. Orecchiella). Qualcuno mi aveva detto “casereccia”, invece
tutti molto seri e professionali, ristori ben piazzati e premiazioni
molto generose. Giudici Fidal attivi nel controllare il tutto e riprese
tv. In pratica il percorso era nettamente più corto degli 8 km previsti,
peraltro tutti misurati e segnalati con esattezza, infatti era di 7.3
sviluppati su tre giri di diversa distanza con un’unica caratteristica:
tratti in salita brevi ma durissimi! Vario anche il fondo: asfalto,
lastricato, prato, sentiero nel bosco, e strada bianca: divertentissimo,
mai scontato, una sorpresa dietro ogni curva! Sconsigliato a chi non
ama la ripide discese e salite, ma in Garfagnana, se non ti piace la
montagna, è meglio che tu non ci vada.
Pubblico presente lungo il percorso che applaudiva (soprattutto il
locali con le maglie verdi) divertito dal passaggio (in alcuni punti)
ripetuto degli atleti. Poi il clou, con i bimbi che hanno corso
all’interno del campo di calcio: grandi agonismi e divertimento
assicurato per il pubblico. Come già detto, premiazioni generose,
con i vari “dignitari” delle istituzioni presenti, servizio docce e
comoda pizzeria proprio al lato del palco premiazioni.
Se l’anno prossimo sarò in forma, sicuramente mi rivedranno
Complimenti ancora”.
Giuseppe Carli
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