economia lavoro - Fondazione Giacomo Brodolini

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economia lavoro - Fondazione Giacomo Brodolini
economia
lavoro
NUMERO 3-2008
2
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Indice
EDITORIALE
Enzo Bartocci, Un ricordo di Vittorio Foa
LE PROSPETTIVE DEL SINDACATO NELLE DEMOCRAZIE EUROPEE E OCCIDENTALI
Enzo Bartocci, Paolo Borioni, Salvo Leonardi, Introduzione
Jelle Visser, L’iscrizione al sindacato in 24 paesi
Jürgen Hoffmann, I rapporti di lavoro europei e i sindacati fra modernizzazione della società e “globalizzazione”
Marina Monaco, Claudio Stanzani, Relazioni industriali in Europa: quale ruolo unificatore per il sindacato europeo
Mimmo Carrieri, La necessaria immersione nel post-fordismo dei sindacalismi contemporanei
Vassil Kirov, Trade Unions in CEECS and the Challenges after EU Accession: the Case of Bulgaria
Giampiero Golisano, Note sul sindacalismo americano
Dirk Kloosterboer, Trade Union Strategies to Organise Young, Ethnic Minorities and Atypical Workers
Anders Kjellberg, Il sisitema Ghent in Svezia e i sindacati sotto pressione
Kurt Vandaele, Janine Leschke, Seguire l’organising model dei sindacati britannici? L’organizzazione dei lavoratori atipici in Germania e Olanda
Sonia McKay, Sindacati e nuova immigrazione: le sfide organizzative nell’UE allargata
Adolfo Pepe, Classi dirigenti, lavoro e sindacato in Europa
Gian Primo Cella, Quali culture per i sindacati italiani. Orientamenti e tendenze
Salvo Leonardi, Per una bibliografia ragionata sui temi del sindacato e delle relazioni industriali
SAGGI
Riccardo Gatto, Paola Potestio, Istruzione e status lavorativo dei giovani in Italia: progressi, ritardi e involuzioni negli anni 1993-2005
RECENSIONI
F. R. Pizzuti (a cura di), Rapporto sullo stato sociale 2008 (di Gianni Geroldi)
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L. Costabile (a cura di), Institutions for Social-Well-being: Alternatives for Europe (di Annamaria Simonazzi)
F. Deriu (a cura di), Orizzonti difficili. Instabilità lavorativa e scelte familiari (di Giovanni B. Sgritta)
SEGNALAZIONI, a cura della Redazione
INDICI DELL’ANNATA 2008
Abstract
L’ISCRIZIONE AL SINDACATO IN 24 PAESI
Jelle Visser
Questo articolo comincia con una discussione riguardo l’uso delle fonti, le definizioni, la copertura dei dati, gli errori riscontrati e si
concentra sui gruppi sociali particolari fuori dal mercato del lavoro, e sui dati relativi alla base occupazionale al fine di calcolare i livelli di sindacalizzazione. Inoltre, vengono presentati e valutati i risultati delle principali ricerche del 1970, 1980 e del 1990-2003 relativamente agli iscritti ai sindacati. La parte finale verte su alcuni fattori esplicativi delle differenze e dinamiche della sindacalizzazione: si
mettono a confronto le statistiche di sindacalizzazione con i dati concernenti il grado di copertura della contrattazione e misurazione della proporzione delle retribuzioni dei lavoratori dipendenti direttamente coperti o indirettamente condizionati dagli accordi collettivi negoziati dal sindacato.
I RAPPORTI DI LAVORO EUROPEI E I SINDACATI FRA MODERNIZZAZIONE DELLA SOCIETÀ E “GLOBALIZZAZIONE”
Jürgen Hoffmann
L’autore fornisce una breve descrizione delle caratteristiche tipiche del panorama sindacale europeo, contestualizzandolo con la doppia sfida della modernizzazione sociale e della globalizzazione economica. Egli evidenzia che i sindacati operanti nelle economie di mercato più liberiste (Regno Unito, Irlanda, USA) sono in grado, da un lato, di organizzarsi in settori nuovi dell’economia grazie al loro
essere sindacati di mestiere organizzati a partire dal basso, e tuttavia sono esposti alla sfida portata dalla competizione dei bassi salari proveniente dal Terzo Mondo. I sindacati che invece agiscono in economie di mercato più regolate (quelli nordici, francesi e specialmente quelli tedeschi) hanno certamente il problema di organizzare la propria presenza nei settori emergenti dell’economia e nelle
piccole e medie imprese a causa dei loro criteri organizzativi rigidi e impostati dall’alto, ciò sebbene le loro economie ad alta qualità
produttiva traggano giovamento dal processo di globalizzazione. Inoltre, non si intravede una chiara prospettiva per i sindacati dei
nuovi paesi membri dell’UE, divisi fra diverse tipologie organizzative e perlopiù alle prese con una scarsa sindacalizzazione.
RELAZIONI INDUSTRIALI IN EUROPA: QUALE RUOLO UNIFICATORE PER IL SINDACATO EUROPEO
Marina Monaco, Claudio Stanzani
L’articolo descrive le diverse culture e sottoculture sindacali in ragione delle divisioni politico- funzionali. Si passa poi a descrivere i
modelli di rappresentanza sui luoghi di lavoro, la contrattazione collettiva e i suoi vari livelli, le tendenze alla decentralizzazione del
negoziato, le prerogative e competenze dei lavoratori nei luoghi di lavoro. L’articolo spazia poi sui problemi causati dalla transnazionalizzazione delle imprese e su ciò che questo comporta in merito a una nuova trasversalità contrattuale e, quindi, anche in merito
ad una nuova unità sindacale sul piano europeo.
LA NECESSARIA IMMERSIONE NEL POST-FORDISMO DEI SINDACALISMI CONTEMPORANEI
Mimmo Carrieri
Il calo della sindacalizzazione, quasi ovunque netto ma non di proporzioni drammatiche, non è privo di alcuni piccoli segni di inversione e non è necessariamente sintomo di riduzione di rappresentanza. La modificazione sfavorevole per i sindacati è in una concezione degli investimenti che mette in discussione in nome della massima redditività del capitale azionario il “regime salariale fordista”.
Prende poi forma una regolazione postfordista, caratterizzata da imprese fluide in un’economia turbolenta e globale, e lavori tendenzialmente migliori sotto il profilo dei contenuti, ma divenuti progressivamente più instabili nei rapporti di impiego. Appare plausibile
che si sia inceppato il rapporto vantaggioso che i sindacati hanno intrattenuto in molti paesi con i poteri pubblici. Occorre però difendere la dimensione confederale e di interlocutore politico dei sindacati, non a caso propria dei sindacati forti ancora oggi. Ma è vitale investire più attenzioni, risorse e priorità dell’agenda “vicino” ai luoghi dove il lavoro si manifesta e cambia: nelle diverse realtà produttive, ma anche sul territorio. È difficile rappresentare dall’alto questi lavori, mutati e spesso frantumati.
TRADE UNIONS IN CEECS AND THE CHALLENGES AFTER THE EU ACCESSION:THE CASE OF BULGARIA
Vassil Kirov
L’articolo si prefigge di analizzare le sfide che i sindacati bulgari hanno affrontato dopo la l’entrata del paese nell’Unione europea. Esso
contiene una presentazione dello sviluppo sindacale in Bulgaria e una disamina dei risultati di uno studio molto ampio intrapreso prima
dell’ingresso della Bulgaria nell’UE. Le nuove sfide e i responsi sindacali a partire dal 1° gennaio del 2007 vengono discussi e vengono
avanzate delle conclusioni.
NOTE SUL SINDACALISMO AMERICANO
Giampiero Golisano
Le relazioni industriali negli USA corrispondono alla teoria liberista del laissez-faire per cui «the best thing the State can do for Labor
is to leave Labor alone», in cui l’intervento pubblico è eccezione rispetto alla condizione di uguaglianza “naturale” del singolo. Ciò presuppone una contrattualizzazione delle regole. A partire da tali premesse l’autore analizza le controversie e i conflitti che tale filosofia generale comporta, e si sofferma successivamente sul fenomeno del notevole ridimensionamento della sindacalizzazione a partire
dagli anni ’50.
TRADE UNION STRATEGIES TO ORGANISE YOUNG, ETHNIC MINORITIES AND ATYPICAL WORKERS
Dirk Kloosterboer
Nell’affrontare il decremento dell’adesione ai sindacati e le mutevoli condizioni sociali ed economiche, un certo numero di sindacati
ha adottato modalità innovative nell’organizzazione e nel reclutamento di nuovi settori del mondo del lavoro.Vengono varate campagne assertive mirate appositamente a gruppi particolari, quali i lavoratori giovani e quelli appartenenti alle minoranze etniche. Alcuni
fra i sindacati più innovativi hanno raggiunto notevoli risultati in termini di iscritti e di miglioramento delle condizioni dei lavoratori.
IL SISTEMA GHENT IN SVEZIA E I SINDACATI SOTTO PRESSIONE
Anders Kjellberg
Questo articolo tratta del ruolo importante che il sistema Ghent ed altre caratteristiche delle relazioni industriali in Svezia rivestono nel mantenimento di alti livelli di densità sindacale in Svezia. Il governo di centro-destra, insediatosi in seguito alle elezioni parlamentari nel settembre 2006, nel 2007 ha introdotto o tentato di introdurre modifiche sostanziali nelle assicurazioni contro la disoccupazione, che intendeva rendere obbligatorie anche se poi ha dovuto desistere. Questo articolo analizza anche le conseguenze,
immediate e a lungo termine, dello scontro politico-sociale che ne consegue, indicando come lo scopo di tali riforme sia in buona
parte quello di limitare la forza tradizionalmente cospicua dei sindacati svedesi e nordici.
SEGUIRE L’ORGANISING MODEL DEI SINDACATI BRITANNICI? L’ORGANIZZAZIONE DEI LAVORATORI ATIPICI IN GERMANIA
E OLANDA
Kurt Vandaele, Janine Leschke
Si stima che, fra il 1970 e il 1992, circa il 40% del declino della sindacalizzazione nei paesi europei sia attribuibile al mutamento strutturale dalla manifattura ai servizi nel settore privato e dalle privatizzazioni di molti servizi pubblici.Tuttavia, questi cambiamenti composizionali della forza lavoro possono spiegare solo in parte il declino numerico sindacale e la logica aritmetica del cambiamento fra
rami d’industria non chiarisce perché i sindacati non possano incrementare gli iscritti in altre aree occupazionali. Per questo bisogna
anche tener conto dei mutamenti interni a ogni ramo produttivo. Sebbene esistano altre forme di lavoro atipico questo articolo si
concentra soprattutto sul part-time, il lavoro temporaneo e quello autonomo.
SINDACATI E NUOVA IMMIGRAZIONE: LE SFIDE ORGANIZZATIVE NELL’UE ALLARGATA
Sonia McKay
Il presente saggio analizza il fenomeno dell’iscrizione ai sindacati, in particolare nei 15 Stati membri dell’Unione Europea. L’intento è
quello di spiegare il declino nel numero di iscrizioni avvenuto nella maggior parte dei paesi dell’Unione Europea e le relative sfide al
loro ruolo di parti sociali. Ci si chiede se il recente arrivo di lavoratori immigrati non possa in qualche modo fungere da catalizzatore per il rinnovamento dei sindacati e se le strategie adottate da questi ultimi non possano in qualche modo favorirlo. Si fa riferimento prevalentemente a studi svolti nel Regno Unito attingendo a nuove ricerche sui lavoratori di recente immigrazione condotte per
conto di un’autorità britannica regionale e di un’autorità governativa nazionale.
CLASSI DIRIGENTI, LAVORO E SINDACATO IN EUROPA
Adolfo Pepe
L’autore, focalizzando la sua attenzione soprattutto sull’instabilità finanziaria e sul relativo mutamento socio economico, analizza quella che, nell’ultimo trentennio, è stata la differente evoluzione verificatasi nell’ambito delle classi dirigenti, del mondo del lavoro e dei
sindacati, e confronta il modello esplicativo adottato con gli sviluppi intercorsi.
QUALI CULTURE PER I SINDACATI ITALIANI. ORIENTAMENTI E TENDENZE
Gian Primo Cella
Le culture sindacali che si sono succedute nel XX secolo nell’esperienza italiana, e in particolare nel secondo dopoguerra, sono l’oggetto di questo articolo.Vengono esaminate la cultura della classe, la cultura del pluralismo e della contrattazione, la cultura dei diritti. I rapporti di queste culture con le vicende del sistema politico e le difficoltà dell’unità sindacale chiudono l’articolo.
PER UNA BIBLIOGRAFIA RAGIONATA SUI TEMI DEL SINDACATO E DELLE RELAZIONI INDUSTRIALI
Salvo Leonardi
Un’ampia rassegna bibliografica sui temi sindacali e delle relazioni industriali approfonditi da molteplici punti di vista disciplinari. Lo
scopo del saggio è anche quello di fornire una sintetica rassegna delle maggiori teorie nonché della formazione e del loro contesto
storico-culturale.
ISTRUZIONE E STATUS LAVORATIVO DEI GIOVANI IN ITALIA: PROGRESSI, RITARDI E INVOLUZIONI NEGLI ANNI 1993-2005
Riccardo Gatto, Paola Potestio
La domanda di lavoro giovanile penalizza in Italia la componente a più alto contenuto di capitale umano, mentre dal lato dell’offerta
l’Italia è in svantaggio sia nel segmento dei giovani che non sono in formazione sia, soprattutto, nel segmento dei giovani in formazione. Le evidenze utilizzate mostrano come fra questi due aspetti esista un rapporto causale stretto e reciproco.