progetto - Liceo Redi

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progetto - Liceo Redi
ACTIVE FACTORY
PROGETTO PSICOEDUCATIVO PER ADOLESCENTI
Questo progetto intende proporre un percorso psicoeducativo
per adolescenti. Luogo di presentazione saranno alcune scuole
superiori della città e si rivolgerà agli alunni della terza quarta e
quinta classe.
Il progetto nasce da esigenze riscontrate negli adolescenti, sia
dagli insegnanti, che dai tecnici, psicologi o counselor, a cui si
rivolgono i giovani o le loro famiglie.
Gli argomenti trattati sono stati scelti in base ai temi che più
frequentemente interessano questa popolazione e sono stati
pensati per dar luogo ad una maggiore informazione, ad uno
scambio tra gli adolescenti stessi, tra questi e le loro famiglie e/o
insegnanti. Inoltre sono stati pensati anche in funzione di una
prevenzione al disagio.
La presentazione all’interno dell’ambito scolastico ha il
duplice significato, di rivolgersi ad enti preposti per l’educazione e
formazione, e a gruppi di giovani senza connotazioni di clinica o
patologia.
Pensiamo infatti che il disagio giovanile non sia ascrivibile
alla clinica ma al sociale e ribadiamo che l’adolescenza non è una
malattia ma un momento critico dell’evoluzione dell’individuo
Abbiamo pensato di coinvolgere direttamente i ragazzi e non
le loro famiglie o gli insegnanti per dare la possibilità proprio agli
stessi adolescenti di responsabilizzarsi circa i loro bisogni,
scambiandosi opinioni ed esperienze, rendendosi artefici delle
eventuali soluzioni e riflessioni intorno al loro disagio.
Per questo motivo i presidi, gli insegnanti e le famiglie sono
pregati di caldeggiare la partecipazione al progetto, al fine di
promuovere un benessere consapevole tra i giovani.
Come tecnici ci siamo interrogati se fosse etico assistere
indignati dietro le nostre poltrone o se fosse etico agire
coinvolgendosi con autenticità creando contatti che ci vedono
impegnati accanto ai ragazzi e alle loro famiglie, sintonizzati con i
loro bisogni e la loro età.
Se come adulti, pensiamo che ci vogliamo avvicinare ai nostri
giovani, e capirli o comprenderne i bisogni, allora dobbiamo
considerare ogni atto come una parola mancata, e non per forza
come un sintomo.
Ciò che non capiamo, non per questo non ha una spiegazione o un
senso. E’ la nostra attribuzione di senso che gli riconosce un
valore, come la madre che dà importanza al pianto o al sorriso del
suo bambino insegnandogli a percepirsi nella mente dell’altro.
Così nel dare importanza agli atti dei nostri ragazzi, li aiutiamo a
percepire il valore di ciò che stanno facendo. Non sono patologici,
se non si comportano secondo quelli che noi definiamo i canoni
della normalità. Forse non sanno trovare le parole per dirci il loro
non-senso, che per l’appunto un senso ce l’ha.
“ Nell’epoca attuale non si tratta di oltrepassare i limiti della
nostra professione ma al contrario di assumere il nostro ruolo
fino in fondo e essere davvero all’altezza della situazione chiesta
e della sofferenza dei nostri pazienti”1.
I nostri giovani non sono più abituati ad interagire con sé e gli
altri, infrangono il terrore con le emozioni virtuali (emoticons)
diventando spettatori di se stessi. Sono come in una cornice che
sembra contenere la loro angoscia ed il loro vuoto2.
1
2
A. Freud, Scritti, I-II-III vol., Boringhieri, Torino,1979
U.Galimberti, L’ospite inquietante, Ed.Feltrinelli, Milano, 2007
“Le famiglie si allarmano, la scuola non sa più cosa fare, solo il
mercato si interessa di loro per condurli sulle vie del divertimento
e del consumo, dove ciò che si consuma non sono tanto gli oggetti,
ma la loro stessa vita, che più non riesce a proiettarsi in un futuro
capace di far intravedere una qualche promessa …..la violenza
sta al posto delle parole che non si sono imparate, dei libri che
non si sono letti, degli insegnamenti che non si sono appresi e
persino dei sentimenti che non si sono evoluti …. chi conosce
l’amore, la tristezza , il dolore, sa chiamarli per nome e sa quali
itinerari seguire senza chiudersi nel silenzio e nella disperazione,
provando comprensione, solidarietà … dimensione tipicamente
umana che si chiama cultura”3.
“Adolescenza significa scuola superiore, università, patente di
guida, poi è l’inizio delle prime preoccupazioni personali.
Significa la crescita dei peli sul corpo, reggiseno e mestruazioni,
prime rasature e magari anche quella sofferenza immeritata che
sconvolge i piani e la mente, che è l’acne. L’adolescenza
comporta la decisione di quel che ci sarà per tutto il resto della
vita,perlomeno ha in sé la ricerca di come riempire il tempo fino a
che non si decida veramente di che fare di se stessi” 4
Dobbiamo “educare” il genitore a conoscere questi “atti”, a
cercare il contatto.
I ragazzi hanno ancora vivo il bisogno di essere amati, di avere
impatto sull’altro, di ricevere protezione e sicurezza, ma
soprattutto hanno bisogno di amare e di essere riconosciuti come
capaci di farlo.
3
U.Galimberti, L’ospite inquietante, Ed.Feltrinelli, Milano, 2007
Berne, What do you say after you say hello?, trad it, Ciao!.... poi?, Bompiani, Milano, 1979
4E.
Dobbiamo interrogarci sul perché sottovalutiamo o normaliziamo
la loro ricerca di evitare o negare il dolore, sedando anche la vita
e quindi il desiderio di vivere, oppure perché li lasciamo dentro al
“labirinto, in pasto al loro mostro”, senza un filo conduttore che li
aiuti ad uscire.
Ci insegna Gardner che l’identità non si costruisce per il semplice
fatto che ci siamo e che ogni volta che parliamo diciamo Io
L’identità si costruisce a partire dal riconoscimento dell’altro. Se
questo manca si perde la relazione e allora il riconoscimento si
costruisce altrove, in tutti quei luoghi dove è possibile perdersi.
Dimenticano i grandi che come adolescente sono testimone
disperato della mia metafora, senza potermi appropriare
dell’essere che fui. E la paura di essere inghiottiti dal nulla , il
vuoto che si apre tra quando ero bambino e ora che non sono
ancora adulto, è il non-luogo abitato dai bambini e non più
bambini .”5
Per costruire la loro storia hanno bisogno di una storia, di una
cultura a cui appartenere, di adulti che credono in loro, che sanno
andare oltre l’orrore e lo sgomento delle loro azioni, dei loro vuoti
che risuonano dentro come urla o pianti pieni di angoscia ma
senza parole.6
5 D. Munari Poda, (1994), Piccole persone piccoli copioni, Quaderno n.13 di A.T., Edistampa, Milano
6 M.a.Giusti, Saggio introduttivo del testo di B.Fabbroni “La stagione dell’adolescenza” Ed Universitarie
romane, 2008,Roma
OBIETTIVI GENERALI DEL PROGETTO
→ Favorire l’ascolto di sé stesso (autoascolto) e dell’altro (pari)
→ Favorire la comunicazione positiva e costruttiva che facilita la relazione
→ Favorire lo sviluppo dell’autostima e del senso di sè
→ Favorire la capacità di pensare e riflettere su se stessi
→ Favorire la congruenza tra emozioni, pensieri e comportamenti
→ Favorire la conoscenza dei temi adolescenziali
→ Favorire le dinamiche di relazione del gruppo
→ Favorire una maggior capacità di confini
METODOLOGIA
La metodologia prevede l’alternanza di momenti di riflessione teorica sui contenuti
proposti con momenti di coinvolgimento diretto dei partecipanti al fine di favorire
un apprendimento cognitivo- emotivo, oltre ad una stimolazione delle risorse
individuali.
Gli incontri saranno articolati in tre momenti:
- un primo momento di riflessione teorica con l'ausilio di lucidi, slides e\o schemi
riassuntivi;
- un secondo momento di coinvolgimento diretto dei partecipanti tramite attività
individuali e\o di gruppo mediante brainstorming, circle time, esercizi, simulate,
per favorire un’esperienza diretta delle situazioni problematiche, del
coinvolgimento emotivo e degli strumenti operativi
- un terzo momento discussione e scambio tra i partecipamti
PIANO DI ATTUAZIONE - TEMPI
Il percorso si articolerà nell’anno scolastico 2010-2011.L’iniziativa e gli argomenti
scelti verranno presentati prima ai capi di Istituto e successivamente agli alunni in un
incontro direttamente all’interno della scuola.
Successivamente i ragazzi che vogliono partecipare si incontreranno in gruppo,
secondo le date prestabilite, ad Arezzo Factory.
La modalità degli incontri sarà stabilita tenendo conto anche del calendario scolastico
e l’articolazione sarà strutturata in moduli formativi di tre ore ciascuno.
È previsto un possibile momento finale organizzato dai ragazzi stessi in cui i vari
gruppi potranno condividere aspetti ed esperienze significative del percorso.
ARGOMENTI AFFRONTATI
Crisi adolescenziale come evoluzione e distacco dalla famiglia
Aspetti critici e conflittuali dei legami
Importanza del gruppo dei pari
Sentimenti di amicizia, affettività e sessualità
Aspetti e problemi legati all’identità
Legami e dipendenze
CRITERI DI VERIFICA
Saranno approntate alla fine del percorso schede-questionario che verificheranno
l'effettiva ricaduta del lavoro, la soddisfazione in merito all'organizzazione e ai
contenuti del corso, nonché la rispondenza delle aspettative e gli eventuali
suggerimenti. Sarà effettuata supervisione sui singoli progetti.
RISULTATI PREVISTI
→ Miglioramento delle competenze comunicative e relazionali tra pari e con
l’adulto
→ Acquisizione di competenze atte a sviluppare la relazione affettiva e una
maggiore conoscenza-coscienza sugli argomenti
→ Consapevolezza delle proprie risorse e conseguente valorizzazione della
propria persona
DOCENTI DEL CORSO
• Dr.ssa M.Assunta Giusti
Psicologa, Psicoterapeuta, Analista Transazionale, Supervisore Didatta
Internazionale
• Dr.ssa M. Giulia Pagni
Psicopedagogista, Analista Transazionale campo Educativo,
Master Universitario Comunicazione e risoluzione pacifica dei conflitti
• Giovanna Moscatelli
Educatore professionale. Counselor A.T.Integrativa. Responsabile struttura
C.S.A. accoglienza e trattamento tossicodipendenti