"pasqua settimanale" degli educatori

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"pasqua settimanale" degli educatori
LA "PASQUA SETTIMANALE" DEGLI EDUCATORI
XVII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO1
ALLA RICERCA DI DIO
(Spunti per la meditazione personale e per la riflessione agli alunni)
Fr. Donato Petti
La pericope evangelica della XVII domenica comprende tre parabole: del tesoro nascosto (Mt 13, 44), del mercante che cerca perle preziose (Mt 13, 45-46), della
rete gettata nel mare (Mt 13, 47-50); e, infine, una conclusione del discorso delle parabole (Mt 13, 51-52).
1. La parabola del tesoro nascosto
Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto nel campo; un uomo lo
trova e lo nasconde; poi va, pieno di gioia, vende tutti i suoi averi e compra quel campo (Mt 13, 44).
 Il termine di paragone per chiarire le realtà del regno di Dio è il tesoro nascosto
nel campo. Nessuno sa che in quel campo c'è un tesoro. Un uomo lo trova per caso;
il tesoro scoperto non gli appartiene ancora, sarà suo soltanto se riuscirà a compare
il campo. Erano così le leggi dell'epoca. Per questo va, vende tutto ciò che possiede,
compra quel campo e acquisisce il tesoro.
Gesù non spiega la parabola. Vale quanto detto in precedenza nelle altre: "Chi ha
orecchi intenda" (Mt 13,9.43). Comprendere è compito di ciascuno. Il campo è la nostra vita. Nella vita di tutti c'è un tesoro nascosto, il regno di Dio, la grazia, l'amicizia
con Dio. Chi lo incontra è invitato a dare tutto ciò che possiede per comprare quel
tesoro. Molti lo hanno vicino eppure non lo scoprono, o avendolo scoperto non lo
valutano quanto merita e lo trascurano preferendo ad esso il regno terrestre: le ricchezze, le soddisfazioni della vita terrena.
Il regno di Dio chiede l’impegno dell’uomo, ma rimane sempre un dono gratuito
del Signore che dev’essere accolto con riconoscenza e con stupore. Il prezzo da pagare è costituito da «tutti i propri averi»; non una parte, per quanto cospicua, del
proprio patrimonio, ma tutto. Gesù non chiede poco per il raggiungimento del regno, chiede tutto; ma è anche vero che non promette poco, prometto tutto: la vita
eterna nell'eterna e beatificante comunione con Dio.
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Prima lettura: 1 Re 3,5.7-12. - Seconda lettura: Rm 8,28-30. - Vangelo: Mt 13,44-52.
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«...simile a un tesoro nascosto nel campo»: data l'instabilità politica della Pa-
lestina e la continua minaccia di invasioni, nascondere sotto terra i propri preziosi
era il mezzo migliore per proteggerli.
«lo nasconde di nuovo»: Gesù non pronuncia alcun giudizio sull'etica dello sco-
pritore, ma utilizza la sua avarizia come un esempio dello zelo con il quale il credente deve accaparrarsi il regno, a qualsiasi prezzo.
«e compra quel campo»: l'enfasi di questa parabola (e di quella della perla) è
posta sul grande valore di ciò che viene trovato (= il regno) e sulla incondizionata
reazione che dovrebbe sollecitare. L'accento è posto sul grande valore di ciò che si
trova, non su ciò a cui si deve rinunciare per venirne in possesso.
«pieno di gioia»: è la gioia ben comprensibile dell'inatteso possesso di una favo-
losa ricchezza, gioia che accompagna il sacrificio, pur doloroso, della rinuncia di
tutti i propri averi. Il tema della gioia, caratteristico del vangelo di Luca (Cfr. Lc
1,47; 2,10; 24,52), fa la sua comparsa anche in questo di Matteo (Cfr. 2,10). La scelta
del regno di Dio deve essere accompagnato dalla gioia. Il credente è consapevole di
aver scoperto la bellezza, la consolazione, il senso pieno della vita.
2. La parabola del mercante di perle preziose
Il regno dei cieli è simile anche a un mercante che va in cerca di perle
preziose; trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e
la compra (Mt 13, 45-46).
 In questa parabola il termine di paragone è l'attività, lo sforzo del mercante che
cerca perle preziose. Tutti sanno che tali perle ci sono. Ma non tutti le trovano. Come l'uomo nella parabola del tesoro nascosto, così il mercante va, vende tutto e
compra la perla preziosa. Abbiamo qui due aspetti fondamentali del regno di Dio:
esso c'è, è nascosto nella vita, in attesa di chi lo trova; il regno è il frutto di una ricerca e di un incontro. Sono le due dimensioni fondamentali della vita umana: la
gratitudine di amore che ci accoglie e ci incontra, e l'osservanza fedele che ci porta
all'incontro dell'Altro.
«simile a un mercante... di perle preziose»: la ricerca delle perle preziose presenta una dinamica diversa dalla parabola del tesoro. In quella l'oggetto prezioso è
una sorpresa, mentre qui è il risultato di una ricerca fatta di proposito.
«va in cerca»: lo sforzo della ricerca è l'insegnamento proprio della parabola del-
la perla che integra quello del tesoro; è la condizione indispensabile perché uno
possa «trovare» i beni non visibili del Regno (Cfr. Mt 7,7: «Chiedete e vi sarà dato; cercate e troverete; bussate e vi sarà aperto»).
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3. La parabola della rete gettata in mare
Ancora, il regno dei cieli è simile a una rete gettata nel mare, che raccoglie ogni genere di pesci. Quando è piena, i pescatori la tirano a riva, si
mettono a sedere, raccolgono i pesci buoni nei canestri e buttano via i
cattivi. Così sarà alla fine del mondo. Verranno gli angeli e separeranno i
cattivi dai buoni e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e
stridore di denti (Mt 13, 47-50).
«simile a una rete gettata nel mare»: il Regno è simile ad una rete gettata nel
mare. Gesù usa un paragone facilmente comprensibile per coloro che lo ascoltavano, in quanto la stragrande maggioranza erano pescatori. Anche loro hanno esperienza della rete gettata nel mare e che prende di tutto, cose buone e cose meno
buone. Solo quando tireranno la rete e con i loro compagni faranno la cernita, allora
separeranno ciò che vale da ciò che non vale. Tale prassi, codificata dalla legge biblica, per Gesù rappresenta simbolicamente il giudizio finale; allora gli angeli di
Dio «separeranno dai buoni i cattivi» che per ora, come il grano e la zizzania, vivono
insieme nel mondo, e getteranno i perversi "nella fornace ardente" del giudizio divino. Gesù non spiega la parabola, ma dà un'indicazione: "Così sarà alla fine del mondo". Avverrà una separazione tra i buoni ed i cattivi. Simile alla parabola della zizzania, il tema della presenza dei buoni e dei cattivi nella Chiesa è qui ancora più
chiaro e la soluzione escatologica è identica.
«Quando è piena»: come il grano e la zizzania devono giungere a maturazione,
così la rete deve essere riempita prima che possa avvenire la cernita. Come nella
parabola del grano e della zizzania, il momento della separazione dei buoni dai cattivi verrà quando sarà raggiunta una certa pienezza. I «cattivi» vengono buttati via,
non ributtati in mare.
«Così sarà alla fine del mondo»: la spiegazione è simile a quella del grano e el-
la zizzania (vedi Mt 13,36-43). Gli angeli indicano gli agenti del giudizio finale. Il loro ruolo è stato probabilmente suggerito dalla pluralità dei mietitori e dei pescatori.
 La spiegazione della "parabola della rete" è simile a quella del grano e della zizzania, con una lieve differenza: l'accento della prima parabola e posto sulla presenza
inquietante del male nel mondo (la zizzania), mentre nella seconda cade sulla separazione dei buoni dai malvagi. Entrambe sono parabole di separazione, ma la parabola della zizzania si preoccupa di più della sorte degli empi, mentre quella della
rete si interessa soprattutto al destino finale dei giusti, quando "splenderanno come il
sole nel regno del Padre loro", con chiara allusione alla resurrezione finale, descritta
nei termini del profeta Daniele (12,3).
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4. Conclusione del discorso delle parabole
Avete compreso tutte queste cose?». Gli risposero: «Sì». Ed egli disse
loro: «Per questo ogni scriba, divenuto discepolo del regno dei cieli, è
simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose
antiche» (Mt 13, 51-52).
Questo brevissimo brano è la conclusione del discorso parabolico.
«Avete compreso tutte queste cose?»: l'espressione si riferisce agli insegnamenti di Gesù sul regno così come sono espressi nelle parabole. Questi comprendono la presenza del regno, i suoi umili inizi, le diverse reazioni, la straordinaria
pienezza del regno e il giudizio che alla fine si avrà.
«Sì»: la risposta pronta e risoluta dei discepoli contrasta in qualche modo con la
lentezza, rilevata spesso nel vangelo di Marco, con cui essi apprendevano l'insegnamento di Gesù. A Matteo preme di mettere in risalto la fondamentale differenza
tra l'atteggiamento restio o addirittura ostile di molti e quello di pronta accettazione
dei discepoli. I discepoli, a differenza della folla, hanno compreso la parola di Gesù,
rivelatrice della realtà segreta del regno di Dio. Per questo possono essere definiti
nuovi maestri della Legge: nuovi perché discepoli di Cristo e come tali partecipi
della rivelazione ultima del Padre da lui fatta. In pratica i discepoli di Gesù, ammaestrati nei segreti del Regno, sono in grado di insegnare la novità del messaggio cristiano e di mostrarne la continuità con l'Antico Testamento.
«ogni scriba, divenuto discepolo»: alcuni interpretano l'espressione come un
autoritratto dell'evangelista. Originariamente incaricati di redigere documenti legali, gli scribi sono diventati esperti in questioni legali e nell'interpretazione della
Legge (Torah). Sia che l'espressione alluda a Matteo o meno, l'applicazione più comune riguarda il cristiano matteano il quale fa tesoro delle cose nuove (ciò che è
avvenuto in e per mezzo di Gesù) e delle cose antiche (l'eredità ebraica).
«simile a un padrone di casa»: lo scriba è paragonato a un padrone di casa che
estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche. Gesù non è venuto ad abolire l'antico ma a compierlo. In questo senso, è lo stesso antico che diventa nuovo e il nuovo
non è valido se non è ri-espressione dell'antico. Il nuovo non abolisce l'antico, non
si sostituisce all'antico: lo compie.
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SPIRITUALITÀ DELL'EDUCATORE LASALLIANO
Dagli s critti di Jean Baptiste de La Salle
"Patrono degli Educatori"
Il “regno di Dio” è il centro della predicazione di Gesù
Il grande problema dell’Occidente è la dimenticanza di Dio: è un oblio che si diffonde.
Parlando di Dio, tocchiamo anche precisamente l'argomento che, nella predicazione terrena di Gesù, costituiva il suo interesse centrale. Il tema fondamentale di tale predicazione è il dominio di Dio, il “Regno di Dio”. Con ciò non è espresso qualcosa che verrà
una volta o l’altra in un futuro indeterminato. Neppure si intende con ciò quel mondo
migliore che cerchiamo di creare passo passo con le nostre forze. Nel termine “Regno di
Dio” la parola “Dio” è un genitivo soggettivo. Questo significa: Dio non è un’aggiunta al
“Regno” che forse si potrebbe anche lasciar cadere. Dio è il soggetto. Regno di Dio vuol
dire in realtà: Dio regna. Egli stesso è presente ed è determinante per gli uomini nel
mondo. Egli è il soggetto, e dove manca questo soggetto non resta nulla del messaggio di
Gesù. Perciò Gesù ci dice: il Regno di Dio non viene in modo che si possa, per così dire,
mettersi sul lato della strada ed osservare il suo arrivo. “È in mezzo a voi!” (Cfr Lc
17,20s). Esso si sviluppa dove viene realizzata la volontà di Dio. È presente dove vi sono
persone che si aprono al suo arrivo e così lasciano che Dio entri nel mondo. Perciò Gesù è
il Regno di Dio in persona: l’uomo nel quale Dio è in mezzo a noi e attraverso il quale noi
possiamo toccare Dio, avvicinarci a Dio. Dove questo accade, il mondo si salva. 2
Ricompensa degli educatori cristiani
 Convincetevi che la vostra ricompensa celeste sarà grande, ma che lo sarà in proporzione ai frutti che avrete riportato nelle anime dei giovani affidati alle vostre cure.
San Paolo, animato da questo sentimento, scriveva ai Corinzi: Noi siamo il vostro vanto, come voi sarete il nostro, nel giorno del Signore nostro Gesù.
Voi potrete dire la stessa cosa e cioè che, nel giorno del giudizio, i vostri discepoli saranno la vostra gloria, ma solo se li avrete istruiti bene e se essi avranno profittato del
vostro insegnamento. Quel giorno, infatti, istruzione e profitto saranno svelati a tutto il
mondo. E così, il vostro diligente insegnamento vi procurerà una grande gloria, non solo
in quel giorno, ma anche durante tutta l'eternità, perché la gloria che avete procurato loro, rimbalzerà su di voi. Dedicatevi dunque con grande impegno a compiere i doveri che
la vostra missione vi impone e sarete abbondantemente ricompensati (M 208,I).
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BENEDETTO XVI, Discorso alla Curia Romana in occasione della presentazione degli auguri natalizi, 22 dicembre
2006.
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