Quel ponte-radio che divide

Transcript

Quel ponte-radio che divide
Mercoledì 23 ottobre 2002
3
CORRIERE TECNOLOGIE
nuove connessioni
LA RICERCA ISTITUTO SANT’ANNA
E a Pisa si prova
l’ubiquità elettronica
con l’alta velocità
Marco Gasperetti
elepresenza robotica, musei
virtuali in tre dimensioni da
trasmettere online, esplorazioni
virtuali. La banda larga apre nuovi
orizzonti e Pisa si candida a
capitale della ricerca europea. Alla
Scuola Superiore Sant’Anna, istituto
universitario di eccellenza, sono allo
studio progetti che usano l’internet
del futuro come vettore per
trasmettere informazioni ad altissima
velocità. Sempre alla «Sant’Anna» è
stata avviato un progetto per
realizzare un prototipo (in parte già
funzionante) della rete fotonica, un
network capace di sviluppare una
velocità di 640 miliardi di bit al
secondo.
T
SENZA RETE IL 2002 E’ STATO L’ANNO DEL WI-FI. TRA EUFORIE E PERPLESSITA’
Quel ponte-radio che divide
Andrea Lawendel
opo anni di euforia, l’industria
delle reti informatiche sembra
essersi dimenticata dei cavi in
fibra ottica. Centinaia, addirittura migliaia di chilometri di infrastrutture
fisse a larghissima banda giacciono ancora
inutilizzati sul fondo degli oceani e nelle
canaline delle città. In compenso, il 2002
sarà ricordato come l’anno del Wi-Fi, il
sistema che permette di accedere a una
rete locale, senza cavi, sfruttando un collegamento radio a bassissima potenza ma ad
alta capacità. La sigla, Wireless Fidelity, si
riferisce a una estensione dello standard
Ethernet, un linguaggio sviluppato negli
anni ’70 per mettere in comunicazione tra
loro i computer. La maggioranza delle reti
locali si serve di Ethernet e il Wi-Fi era
stato concepito come una scorciatoia per
l’allargamento di queste reti alle macchine
che non potevano essere fisicamente attaccate a una infrastruttura cablata. Il computer portatile di un fornitore in visita negli
uffici del cliente con Wi-Fi può collegarsi
alla rete locale in pochi secondi. Ma anche
un piccolo ufficio o un’abitazione possono
servirsi delle onde radio per far dialogare
computer, stampanti e i modem che assicurano l’accesso a internet.
Aziende come Cisco Systems, che su internet cablata hanno costruito la loro fama,
giudicano estremamente importante il
D
Wi-Fi come mezzo in grado di favorire una Insomma, appena uscito dalle pareti degli
penetrazione ancora maggiore di questo uffici il Wi-Fi ha creato molto scalpore. E
mezzo di comunicazione.
anche molte perplessità. La sua velocità
Anche perché il sistema ha avuto un inatte- (11 megabit al secondo sono una enormità
so sviluppo come possibile alternativa alle anche per chi è abituato alle connessioni a
normali tecnologie di telefonia
internet fisse, come Adsl) e il
cellulare, in servizi rivolti ai
fatto di utilizzare frequenze rafrequentatori di spazi pubblici.
dio non regolamentate, hanno
In Italia ha fatto parlare di sé
fatto subito pensare a un potenla società Megabeam, che ha Il termine sta
ziale concorrente dei futuri serimpiantato negli aeroporti di per Wireless
vizi cellulari di terza generazioFiumicino e Linate (con la pro- Fidelity
ne, penalizzati dalla crisi delmessa di coprirne altri) e in (letteralmente,
l’industria e dagli esborsi legati
alcuni alberghi della catena fedeltà senza
all’acquisto delle licenze. PoStarhotel, una serie di punti di fili). Si accede
chi mesi fa, lo stesso ministro
accesso Wi-Fi. Attraverso spe- a una rete
Gasparri aveva avvertito che le
ciali ponti radio, l’abbonato ai locale senza
attività dei provider come Megaservizi Megabeam può sfruttare passare dai
beam avrebbero dovuto essere
la capacità di rete locale di cavi, sfruttando regolamentate a livello euroquesti spazi, normalmente fre- collegamenti
peo, come gli altri servizi di
quentati dagli utenti dei perso- radio a
pubblica utilità.
nal computer portatili. Con una bassissima
I dubbi del ministero delle Coscheda inserita nel notebook, si potenza ma
municazioni riflettono le preocentra nella rete Ethernet senza ad alta
cupazioni di molti operatori mobisogno di alcun cavetto e da capacità
bili, che non sono tuttavia conqui si possono sfruttare le risordivise dalla maggior parte degli
se di internet o della propria
esperti e dall’industria in generete aziendale. Un’altra società, la napoleta- rale. Il Wi-Fi, spiegano i suoi ammiratori,
na Nocable, ha avuto l’idea di portare la non può danneggiare standard come l’Umts
connettività internet nei luoghi attrezzati perché si rivolge a un mercato molto divercon i punti di accesso pubblici (gli hot so, che premia la qualità del servizio a
spot) tramite un satellite digitale.
scapito dell’estesa copertura garantita solo
WI-FI
dalle reti cellulari e della stessa mobilità
(chi usa un computer, anche senza cavi, ha
bisogno di una sedia e di un tavolo, altro
che movimento). Non solo, il Wi-Fi diventerebbe il laboratorio di sperimentazione di
nuovi servizi senza fili a larga banda. In
effetti, da qualche tempo anche Telecom
Italia vende un prodotto Wi-Fi, proponendo
il servizio di navigazione Adsl di Alice con
una formula, Alice Flash, basata sulla condivisione senza fili di un modem collegato
alla presa telefonica. Soluzione ideale per
case e piccoli uffici.
Inoltre, la praticità di un servizio cellulare
di nuova generazione comincia a essere
evidente nelle nazioni, come la Corea o gli
Stati Uniti, dove le prime reti radiomobili
3G (di terza generazione) sono già entrate
in funzione, battendo sul tempo un Umts
che parecchi operatori europei sembrano
aver congelato. Operatori come Sprint e
Verizon, sono stati tra i protagonisti del
salone Wireless It and internet, tenutosi la
scorsa settimana a Las Vegas. Grazie alle
loro reti in molte città americane ci si può
collegare a internet in piena mobilità e
senza dover entrare nel raggio di copertura
di uno spot Wi-Fi, con velocità di navigazione (digitale) di 144 kilobit al secondo.
Quasi paragonabili alle offerte Adsl a basto
costo di molti operatori fissi.
[email protected]
NUOVE TRIBU’ SEGNATI SUI MARCIAPIEDI I PUNTI DI ACCESSO ALLE LINEE
Tecno-nomadi armati di gessetto
per cacciare connessioni a scrocco
Antonella De Gregorio
rima di tutto la libertà. Senza regole o pedaggi.
La tecnologia, poi, deve essere la più semplice
possibile. È ridotto all’osso il credo dei nuovi
nomadi, cavalieri erranti della civiltà digitale. Predicano la condivisione e la cooperazione, paradigmi fondamentali di internet, come hanno insegnato i fenomeni
di Napster e del file sharing. Girano per le strade di
grandi città, da Londra a San Josè, da San Francisco a
Copenaghen, con computer portatili e schede in grado
di dialogare via onde radio
con le antenne delle wireless
L’idea è di un web
lan. A caccia di porte invisidesigner. Nascono
bili che attraversano muri di
un sito e il linguaggio
uffici e abitazioni, per spa«warchalking»
lancarsi sulle autostrade telematiche. In cui si ritrovano a compiere scorribande ad altissima velocità e
assolutamente gratis. Poi, chiuso il collegamento, tracciano un segno col gesso sul marciapiede. Uno scarabocchio che, nel linguaggio dei surfer a scrocco, segnala il tipo di connessione, gli accorgimenti da usare e il
punto esatto in cui connettersi. È nato così il linguaggio del warchalking, la guerra dei gessetti. Consapevolmente, o forse no, ispirato ai simboli tracciati davanti
alle case in cui cercavano accoglienza gli homeless
americani, all’epoca della Grande Depressione.
Ed è ormai diventata una moda catturare per strada
P
connessioni a internet, mettere a nudo i punti più
vulnerabili delle reti senza fili e far sapere il tutto
agli amici marcando il territorio. Siti come www.warchalking.org o www.wireless-italia.com, sono zeppi di
dizionari per interpretare i segni, resoconti di scorribande a sbafo e mappe interattive di centri urbani e
popolari mete turistiche con il dettaglio degli hotspot
(le stazioni base per la copertura radio delle postazioni mobili presenti in un’area) disponibili. Viaggi tra
fasci di bit che i tuffatori digitali ritengono improprio
definire illegali, ma che i principali provider sono ben
intenzionati a stroncare e i codici penali a reprimere.
Il fenomeno non nasce con il nuovo standard emergente per le reti wireless, il protocollo 802.11b — al
quale peraltro la filosofia della condivisione calza a
pennello —. La storia delle telecomunicazioni è costellata di espedienti per sfruttare i collegamenti senza pagare: dal wardialing di un tempo (la pratica di
comporre numeri di telefono in successione alla ricerca delle reti dedicate al traffico dati) al wardriving di
oggi. O warwalking, a seconda che si perlustri una
zona in auto o a piedi, a caccia di collegamenti a cui
agganciarsi.
Scovata la porta d’ingresso, i vagabondi cibernetici
lasciano una traccia per chi verrà e vorrà sfruttare la
rete in quel punto. Due mezze lune a indicare un
nodo aperto, con l’indicazione dell’ampiezza di banda
disponibile, o il livello di protezione attivata; un
cerchio per un «nodo» chiuso. A lanciare l’idea,
raccolta in realtà fra i tecno-nomadi dell’era digitale,
è stato un giovane web designer, Matt Jones, che da
giugno ha iniziato a raccogliere sul suo sito idee e
contributi per codificare il linguaggio. Gli accessi
sono passati in breve tempo da duecento a diecimila
al giorno e piovono proposte. Fra tutte, una raccomandazione: che i segni siano tracciati col gesso, per
evitare multe per imbrattamenti e perché sbiadiscano
presto. Solo così il monitoraggio sarà costante e le
informazioni sugli access point sempre aggiornate.
[email protected]
in rete
www.warchalking.org
www.wireless-italia.com
Reti e robot. Il primo progetto si chiama Frn (Friendly robotic network)
ed è nato dalla collaborazione tra
Arts Lab, il laboratorio di robotica
della Scuola Sant’Anna diretto da
Paolo Dario e La Waseda University
di Tokyo. Frn prevede l’uso di robot
via internet veloce per dare la
possibilità di operare a distanza di
migliaia di chilometri in
telepresenza. Il ricercatore indossa
caschi stereoscopici, tute con ritorno
di forza. Si collega a internet a
banda larga e un automa, collegato
anche a distanza
di migliaia di
chilometri, replica
Speciali caschi
i suoi movimenti
stereoscopici
e invia le
e cloni digitali per immagini. Chi
il casco
«toccare» il futuro indossa
ha dunque la
sensazione di
essere là dove si
muove il robot: è
l’ubiquità
elettronica.
Un museo
da scaricare.
Al Percro, un
altro laboratorio
della
«Sant’Anna»,
ROBOT Guidato via web
diretto da
Massimo
Bergamasco, si usa la rete a banda
larga per il «Museo delle pure
forme». I ricercatori, in
collaborazione con l’Opera
Primaziale (l’ente che sovrintende i
monumenti di Piazza dei Miracoli a
Pisa) stanno duplicando i capolavori
scultorei con una tecnica digitale in
tre dimensioni. I cloni digitali, se
guardati con occhiali polarizzati,
sembrano uscire dallo schermo e si
ha la sensazione di avere il
capolavoro davanti agli occhi come
nella realtà. Statue e architetture,
che si possono anche toccare grazie
a particolari interfacce robotiche,
sono poi salvate in archivi collegati
a reti a larga banda. Ogni museo
(dopo l’Opera del Duomo di Pisa,
toccherà al Centro di arte
contemporanea Gallego di Santiago
de Compostela, in Spagna e subito
dopo all’University Collage di
Londra e l’Ermitage di San
Pietroburgo) avrà una stanza virtuale
nella quale i visitatori potranno
decidere il capolavoro dell’archivio
digitale da vedere e da toccare.
Nascerà così un museo virtuale
condiviso, nel quale si potranno
ammirare opere come il David di
Donatello o la Pietà di Michelangelo
in qualunque luogo e a qualunque
ora. Grazie alla rete a larga banda,
in un futuro non lontano le opere
entreranno nel circuito di internet e
dunque ognuno avrà a disposizione
un museo di sculture direttamente a
casa propria.
[email protected]
in rete
www-arts.sssup.it/homeM.htm
www-percro.sssup.it
IN PRIMO PIANO
IMAGE BANK
Nato negli anni Settanta per mettere in comunicazione fra loro i computer di uno stesso ufficio, il sistema Wi-Fi
è ora scoperto e utilizzato dagli utenti di Pc portatili che si trovano in spazi pubblici come hotel e aeroporti
«E’ concorrenza sleale verso la futura telefonia Umts». «No, è un laboratorio di sperimentazione per i servizi senza fili»