Libro Storia dell`Ordine

Transcript

Libro Storia dell`Ordine
PER UNA STORIA
DELL’ORDINE
MEDICI-CHIRURGHI
E DEGLI ODONTOIATRI
DEI
DELLA PROVINCIA DI
PAVIA
Per
una
Storia
dell ’O rdine
dei M edici -C hirurghi
e degli O dontoiatri
della provincia di
Pavia
Per una storia dell’Ordine dei Medici-Chirurghi e degli Odontoiatri della Provincia di Pavia
Hanno contribuito: Giovanni Belloni, Paolo Bottoni, Romano Bragheri, Pietro
Franchini, Marco Gioncada, Claudio Lisi, Diego Marni, Luciano Nafissi, Giacomo
Nai.
Curatela, redazione e impaginazione:
Simone Bertelegni [email protected]
Grafica di copertina:
Daniela Miani [email protected]
© 2010 Pubblicazione edita dall’OMCeO - Pavia
www.ordinemedicipavia.it
Stampa:
Industria Grafica Pavese s.a.s.
via Morazzone 8 27100 Pavia
tel. 038225392 fax 0382531805 [email protected]
Prefazione
Nel 2010 ricorre il centenario della costituzione nazionale degli Ordini dei medici. Per tale motivo il consiglio dell’Ordine
provinciale dei medici-chirurghi e degli odontoiatri di Pavia
ha voluto ricordare tale evento con la pubblicazione della storia della nostra associazione.
Un gruppo volonteroso di colleghi ha accettato la nostra
proposta e ha lavorato per rintracciare, recuperare e sintetizzare documenti riguardanti la vita dell’Ordine pavese. Il lavoro non è stato semplice, soprattutto nel ricercare una corretta
documentazione anteriore al 1950.
Ringrazio pertanto personalmente per la loro collaborazione
i colleghi Paolo Bottoni, Romano Bragheri, Pietro Franchini,
Marco Gioncada, Claudio Lisi, Diego Marni, Luciano Nafissi
e Giacomo Nai, che hanno saputo magistralmente compattare
la mastodontica documentazione raccolta.
Non nascondo che è stato un lavoro interessante e coinvolgente, soprattutto quando nel corso delle varie riunioni effet7
tuate sono tornati alla memoria eventi dimenticati e figure di
colleghi che hanno dato prestigio al nostro Ordine.
Non sono mancate le presenze di alcuni fatti «gustosi», che
hanno ricordato a tutti noi che oltre a essere professionisti
siamo stati e siamo attori di vita quotidiana, con tutti i riflessi
che ciò comporta.
Un particolare ringraziamento a Simone Bertelegni che, oltre a curare e redigere questa storia, ha saputo collegare e modulare in modo mirabile gli input inviatigli da ciascuno di noi.
Abbiamo ritenuto utile inserire, accanto alla specifica
storia del nostro Ordine provinciale, una sintesi della storia
nazionale dell’Ordine dei medici-chirurghi e degli odontoiatri,
che occupa quasi tutto il xx secolo, con un occhio anche alla
situazione sanitaria italiana e pavese.
Un particolare riguardo è stato posto ai codici deontologici
che si sono susseguiti nei decenni, verso i quali ogni consiglio
dell’Ordine ha fatto riferimento e che troppo spesso vengono
dimenticati dai colleghi, sebbene debbano sempre costituire il
primo aspetto dell’attività ordinistica.
Questo volume vuole essere un contributo non solo a
tutti i colleghi che hanno operato nel consiglio, nelle varie
commissioni e in ogni gruppo di lavoro, ma a tutti gli iscritti:
per i più anziani pensiamo che possa essere un rivedersi negli
anni di intensa professione, per i più giovani uno stimolo a
non tralasciare la nostra tradizione, storia e cultura e un aiuto
per il futuro.
dott. Giovanni Belloni
presidente dell’omceo della provincia di Pavia
8
Introduzione
Va dato grande merito al consiglio dell’Ordine e al suo presidente dott. Belloni di aver voluto curare una pubblicazione
che tracciasse la storia della nostra associazione.
Si è trattato di un lavoro molto impegnativo, che ha visto concorrere un gruppo di colleghi molto disponibili ed entusiasti
di far conoscere a tutti i giovani e meno giovani chi siamo e
chi eravamo.
Com’è noto, gli Ordini dei medici vengono istituiti con la
legge n.455 del 10 luglio 1910, sulle ceneri dell’Associazione
medica italiana, nata all’indomani dell’Unità d’Italia, e degli
Ordini dei sanitari (medici, farmacisti e veterinari), che hanno
contribuito all’elaborazione di progetti di assitenza sanitaria
ai meno abbienti e di «elevazione professionale [del personale
sanitario], con innalzamento delle soglie di scientificità,
moralità e decoro economico».
Su questi principi si basano anche gli Ordini dei medici, tra
cui, al momento della fondazione, si distingue – mi sembra
giusto rimarcarlo – quello di Milano, guidato da Angelo
Filippetti.
L’Ordine della provincia di Pavia nasce, come esposto
nelle pagine seguenti, nel febbraio del 1910, con l’elezione
del primo consiglio composto da medici condotti, ospedalieri
e universitari, tra cui nomi illustri quali i professori Ascoli e
Mantegazza.
Immediatamente emergono i primi contrasti e le prime
prese di posizione. Viene per esempio contestata a un collega
11
l’ineleggibilità in quanto dipendente di un ente pubblico, e si
prende posizione a favore dei medici condotti, che si stanno
opponendo all’introduzione della «condotta piena», secondo
quanto stabilito dalla legge Crispi-Pagliani.
Passano gli anni e il quadro non muta. Le polemiche
sono sempre presenti, specie in occasione del varo di leggi
importanti, come la n.833 del 1978.
È in tale periodo che da parte di una certa componente
ospedaliera si inizia a sostenere l’inutilità di mantenere in
vita un’«istituzione sorpassata» quale l’Ordine, in nome di un
pansindacalismo che non avrebbe certo influito sulla qualità
della professione.
Poi però tutto si è fermato e... la storia è continuata e...
fortunatamente continua.
dott. Giacomo Nai
già presidente dell’omceo della provincia di Pavia
12
Nota del curatore
Questo libro è la parte emersa dell’iceberg rappresentato dalla
mole di documenti che ho consultato, fotocopiato, sintetizzato, letto e riletto. È frutto di oltre un anno di lavoro. Può
servire da base per ricerche più approfondite, ma è già di per
sé rigoroso ed esaustivo.
Per documentarmi, ho potuto avvalermi del materiale
raccolto dai dottori citati (in ordine alfabetico) a pag. 4,
tra cui numerosi ritagli della stampa dell’epoca, delle loro
testimonianze orali, di tutti i verbali dei consigli e di tutti i numeri
del Bollettino custoditi presso l’archivio dell’Ordine, nonché
dei dati statistici fornitimi dalla segreteria dell’associazione.
Per il cap. i, inoltre, sono particolarmente debitore dei
testi citati in nota. Non ho trascurato l’analisi dei vari codici
deontologici susseguitisi nel corso degli anni e dei documenti
legislativi scaricabili dal sito ufficiale della fnomceo.
Infine, non nego di aver preso qualche spunto (senza
però copiarne pedissequamente l’impostazione) da una
pubblicazione analoga edita dall’omceo della provincia di
Ancona.
S.B.
15
CAPITOLO I
Storia nazionale dell’Ordine
dei medici-chirurghi e degli odontoiatri
La situazione sanitaria dello stato postunitario
«Fatta l’Italia, bisogna fare gli italiani.» L’auspicio, attribuito
a Massimo d’Azeglio, suona ancora attuale in un Paese a tutt’oggi disomogeneo come il nostro. Sotto molti aspetti, tuttavia, l’Italia è stata davvero in grado di creare un quadro comune partendo dai tanti che componevano lo scacchiere della
penisola. Un esempio su tutti, la normazione e organizzazione
delle cosiddette «professioni».
Questo volume vuole occuparsi dell’istituzione che è oggi il
punto di riferimento organizzativo e deontologico dei medici,
chirurghi e odontoiatri, il loro Ordine professionale, ma non
può farlo senza partire dall’analisi dei fattori, delle situazioni,
delle associazioni e degli interventi legislativi che l’hanno
preceduto e in molti casi incubato.
Occorre dunque partire dal 1861. All’indomani della fondazione del Regno d’Italia, il problema della regolamentazione in
un quadro unitario delle professioni sanitarie è solo uno degli
aspetti del dibattito riguardante una questione più ampia e più
grave: quella sanitaria nel suo complesso. La penisola deve affrontare patologie che oggi sembrano solo ricordi da libri di
storia: sifilide, tisi, malaria, pellagra, vaiolo, per non parlare di
altri problemi relativi alla salute quali l’elevato tasso di mortalità tra le partorienti e i neonati. Le strutture sanitarie che si
trovano a fronteggiare il problema, da Torino a Palermo, da
17
Cagliari a Venezia, sono regolate attraverso l’estensione allo
Stato unitario della legge n.3793 in vigore dal 20 novembre
1859 nel regno sabaudo. Anche le professioni e le istituzioni
sanitarie, nel loro piccolo, subiscono la «piemontesizzazione»
toccata in sorte a tutta la penisola con l’adozione dello Statuto
albertino. L’estensione della normativa sabauda all’intero territorio nazionale è conseguenza, per la precisione, della legge
n.2248 del 20 marzo 1865, per «l’unificazione amministrativa
del Regno d’Italia».
La regolamentazione della sanità scaturita dalla legge viene
promossa dal ministro dell’Interno dell’epoca, Giovanni Lanza, non a caso egli stesso medico. Aspetto chiave del nuovo
ordinamento è la preminenza dell’elemento amministrativo su
quello tecnico: in parole povere, l’aspetto decisionale finisce
nelle mani di ministri, prefetti ecc., mentre agli organi tecnico-sanitari quali il Consiglio superiore di sanità è riservato
solo un ruolo consultivo. La politica sanitaria governativa, comunque, può essere qualificata come piuttosto lassista, e gran
parte dell’iniziativa è in mano ai privati o al buon cuore e allo
spirito di sacrificio dei medici condotti.
Si cerca di porre fine a questo squilibrio attraverso l’approvazione di nuovi codici sanitari, i primi dei quali naufragati
assieme ai governi alternatisi frettolosamente negli anni. Solo
il 22 dicembre 1888 si giunge alla promulgazione della legge n.5849, nota come legge Crispi-Pagliani, «Sulla tutela della
igiene e della sanità pubblica», che forgia gli strumenti necessari per una corretta gestione tecnica della materia. La legge
istituisce la Direzione generale della sanità, a far da tramite tra
Esecutivo e personale tecnico; crea la figura del medico provinciale; rende pubblici ufficiali i medici comunali e li distribuisce capillarmente sul territorio nazionale. Durante il dibattito parlamentare molti deputati e senatori criticano la legge,
18
accusata di non prevedere la cessione gratuita di medicinali ai
poveri e di non rendere le categorie tecniche sufficientemente
emancipate dal potere politico. Nonostante tali pecche, la legge è stata in grado di creare una struttura sanitaria articolata,
destinata a reggere per circa 75 anni, e di porre le basi per un
sensibile miglioramento delle condizioni igieniche in ospedali,
scuole, caserme, carceri, colonie marine e altro ancora.
L’associazionismo sanitario prima della fondazione degli Ordini
«Schematizzando al massimo gli approcci ideali dei medici
all’associazionismo e più tardi agli Ordini e ai sindacati, possiamo individuare due tendenze, entrambe partecipi del processo di professionalizzazione delle categorie sanitarie […]:
una tendenza “risorgimentalista e ippocratica” e una […] “critica e antagonista”.»1 La prima corrente, nata da presupposti ideologici liberali, è alla base dell’associazionismo medico
preunitario e immediatamente postunitario, e concepisce la
professione medica come elemento fondamentale anche per
il consolidamento politico, amministrativo e sociale dell’Italia.
La seconda è forte presso i medici condotti e possiede sostanzialmente i requisiti del rivendicazionismo sindacale, che
avrebbe giocato un ruolo decisivo sull’associazionismo medico durante il periodo fascista.
I primi esempi di associazionismo dei sanitari italiani avevano
preceduto la formazione dello Stato unitario ed erano scaturiti
dagli incontri e dagli impegni assunti dai sanitari nel corso dei
Congressi degli scienziati italiani (tenutisi dal 1839 al 1848),
1 Marco Soresina, «L’associazionismo dei medici dall’Ottocento al Fascismo», in 1946-1996 Per una storia degli Ordini dei medici, fnomceo, Roma
1996.
19
o sulle pagine di testate quali la Gazzetta medica lombarda, La
medicina politica e il Filiatre Sebezio. Erano nate così alcune
associazioni di mutuo soccorso (che coinvolgevano anche i
medici condotti). Ma non bastava.
Il 6 luglio 1848 la Gazzetta medica lombarda pubblica un
«Programma di associazione medica», che, stigmatizzando lo
scarso peso politico rivestito dal personale tecnico nella gestione sanitaria statale, auspica la nascita di «un’associazione
universale [capace di strappare] alle mani profane l’assurda
dittatura dei medici interessi, rivendicandone ad uomini competenti […] la discussione».2
Il programma non produce conseguenze pratiche nello
stesso Lombardo-Veneto, ma nel vicino Regno di Sardegna
contribusce a far nascere l’Associazione dei medici e chirurghi, che si occupa di mutuo soccorso, aggiornamento scientifico degli iscritti e tutela della professione. Dopo il 1861,
l’associazione sabauda, spalleggiata da illustri medici lombardi, lancia una «chiamata alle armi» per allargare la società piemontese e renderla una vera unione medica italiana. Delega
della gestione sanitaria ai tecnici, correttezza deontologica,
monopolio professionale, tutela degli aderenti, formazione e
aggiornamento: questi gli scopi e le attività che si propone il
sodalizio.
L’Associazione medica italiana (ami) vede effettivamente
la luce nel 1862, durante un congresso tenutosi a Milano nel
settembre dello stesso anno. Primo presidente è Giuseppe
Luigi Granelli, padovano.
La società ha vita stentata e non riesce mai a decollare; tra
le difficoltà affrontate, banalmente, quella di ottenere il versa2 Marco Soresina, Op.
cit., Roma 1996.
20
mento delle quote associative da parte di tutti i suoi comitati
locali. Inoltre, l’ami non è mai riuscita a elaborare un codice
deontologico, e ha profuso notevoli energie nella stesura di
codici sanitari o progetti di legge mai approvati.
I primi tentativi di rivitalizzazione dell’azione dell’ami risalgono alla seconda metà degli anni Settanta. L’associazione
si concentra, a partire dal Congresso di Torino del 1876, su
un progetto di promozione della medicina preventiva e sulla specializzazione dell’intervento medico. Non a caso, due
anni dopo si formano, staccandosi dall’ami, la Società italiana d’igiene (1878), l’Associazione chirurgica italiana (1880),
la Società di climatologia e balneoterapia (1882) ecc. L’ami
passa quindi da associazione scientifica a madre di svariate associazioni scientifiche, dalle quali sono però esclusi i medici
condotti, sebbene costituiscano la maggior parte degli iscritti
all’ami.
I condotti reagiscono fondando a loro volta un’associazione,
quella Nazionale dei medici comunali (anmc, Forlì, 1874). È
proprio l’anmc a spingere l’ami a creare, nel 1875, una cassa
pensioni per i medici condotti. Sempre grazie a questi ultimi,
più a stretto contatto con la popolazione, soprattutto rurale,
si forma progressivamente la concezione del medico come
«coscienza sanitaria» del Paese, mediatore tra governanti e
governati per le questioni relative alla salute. I medici condotti,
veri e propri dipendenti comunali, svolgono anche un ruolo
notevole sul fronte delle rivendicazioni salariali.
Infine, con la promulgazione nel 1888 della legge n.5849
(vedi sopra), l’associazionismo medico italiano può sostenere
di aver passato il suo esame di maturità.
***
21
La nascita dell’Ordine del medici
Tra la fondazione delle associazioni descritte nel paragrafo
precedente e la nascita del vero e proprio Ordine dei medici, l’associazionismo di categoria vive l’esperienza intermedia
degli Ordini dei sanitari, organismi rappresentativi di medici, farmacisti e veterinari. Si tratta di un’evoluzione dell’associazionismo precedente, perché gli Ordini dei sanitari si
propongono anche come organismi di gestione corporativa,
rivendicano fermamente il ruolo di unici garanti nel controllo
delle professioni sanitarie e degli Albi professionali, si ergono
a giudici nelle controversie tra associati e di avvocati nei contenziosi tra professionisti sanitari e istituzioni.
I primi Ordini sanitari nascono a Milano nel 1887, Napoli
nel 1888 e Venezia nel 1889, tutti come emanazioni dei comitati locali dell’ami.
Non essendo obbligatoria l’iscrizione agli Ordini da parte delle classi interessate, l’organismo risulta impossibilitato
ad agire con forza negli ambiti che si prefigge, come la lotta
all’abusivismo. La stessa proposta di adozione di minimi tariffari rimane più che altro un auspicio.
Nel 1897 un’assemblea di delegati degli Ordini provinciali
propone di federarli, per creare un coordinamento più forte
nei riguardi del mondo politico. La Federazione degli Ordini
sanitari nasce già l’anno successivo.
Anche la Federazione ottiene risultati modesti, dovendo
barcamenarsi tra le esigenze dei medici condotti (soprattutto
rivendicazioni salariali e sindacali) e quelle dei liberi esercenti
(più concentrati sulla lotta all’abusivismo).
Il divario economico e di carriera tra «aristocrazia medica» e condotti si acuisce particolarmente nei primi anni del
Novecento e una notevole conseguenza di questa separazione è evidente all’atto di nascita dell’Ordine dei medici. Il 29
22
marzo del 1909 la proposta di legge che funge da testo base
di discussione alle Camere e che avrebbe dato vita agli Ordini provinciali dei medici viene presentata dall’allora primo
ministro Giovanni Giolitti. Tempo prima erano stati istituiti
altri Ordini, come quelli degli avvocati e dei ragionieri, e i sanitari avevano avvertito identiche necessità: «[i]mporta infatti
sommamente ai sanitari che esistano organi legali i quali da
un canto tutelino i loro legittimi interessi professionali e nel
tempo stesso assicurino il decoroso esercizio della professione per tutti coloro che vi si dedichino».3
Dalla proposta di legge giolittiana scaturisce la legge n.445
del 10 luglio 1910, composta da undici articoli, con cui vengono
costituiti gli Ordini dei medici, dei farmacisti e dei veterinari.4
Va sottolineato che i professionisti della sanità, visto l’esiguo
numero degli appartenenti alla categoria, propongono un
unico Ordine per le tre professioni, ma il legislatore preferisce
scorporarle.
L’iscrizione agli Albi professionali gestiti dagli Ordini
provinciali diviene obbligatoria per l’esercizio della professione
«nel Regno, nelle colonie e nei protettorati» (art.3). Tuttavia,
i medici «che abbiano qualità di impiegati iscritti in un ruolo
organico della pubblica amministrazione», cioè i condotti,
risultano soggetti alla disciplina dell’Ordine solo per eventuali
attività frutto del libero esercizio della professione e sono
esonerati dall’obbligo di iscrizione all’Albo. Gli Ordini, perciò,
finiscono per spaccare in due la classe medica: i condotti da
un lato, i liberi esercenti dall’altro. Anche i medici stipendiati
possono però ambire alla libera professione e così, quando nel
1912 si completa la costituzione dei 69 Ordini provinciali, 35
3 Giovanni Giolitti in Op. cit. , Roma 1996.
4 Il regolamento attuativo viene pubblicato il 12 agosto 1911.
23
sono retti da condotti. Gli Ordini ottengono (art.7) di rivestire
un ruolo di rappresentanza e consulenza negli organismi
direttivi sanitari provinciali e nazionali, ma vengono respinte
le richieste di funzioni di vigilanza sulle politiche sanitarie.
Nel 1912 nasce anche, non prevista dalla legge, la Federazione degli Ordini dei medici (il cui primo presidente è il
bolognese Luigi Silvagni), che, facendo pressione sul Governo, nel 1916 ottiene l’introduzione di pene per i sanitari che
forniscono prestazioni come liberi professionisti senza essere
iscritti all’Albo.
Il periodo prebellico non è, tuttavia, una raccolta di soli
successi. Molti Ordini esercitano un’influenza pressoché nulla
a livello locale e nazionale e alcuni di loro vengono retti per
anni da commissari prefettizi.
La Prima guerra mondiale e la fascistizzazione degli Ordini
Lo scoppio della Prima guerra mondiale, grazie alla partecipazione attiva al conflitto di medici, farmacisti e anche veterinari, contribuisce al definitivo riconoscimento delle professioni
sanitarie agli occhi dell’opinione pubblica. Nei termini strettamente relativi all’attività ordinistica, però, il conflitto non può
che causarne la paralisi.
La Grande guerra segna profondamente la storia italiana, e
la cosiddetta «vittoria mutilata» è gravida di conseguenze, i cui
riflessi si estendono anche all’attività ordinistica. Nelle prime
elezioni postbelliche per il rinnovo dei consigli di categoria,
molte presidenze finiscono a candidati nazionalisti o agli
aderenti al nascente movimento fascista.
Inizia il declino del sistema ordinistico, ma la cosa non è
chiara da subito e soprattutto si rivela un processo graduale,
tanto che fino al 1926 gli Ordini risultano comunque attivi
24
nelle iniziative volte alla crescita professionale e culturale
degli iscritti, nella salvaguardia della salute pubblica e nella
regolamentazione dei rapporti tra medici e pazienti.
Un primo segnale di forte crisi si può riscontrare nell’esistenza di organismi alternativi agli Ordini, tutti nati nel dopoguerra, e in alcuni tentativi di politicizzazione delle associazioni sanitarie (viene creato anche un «gruppo parlamentare
sanitario», che tuttavia non ha influenza sulle condizioni degli
Ordini). Nel 1922, durante il congresso del Partito fascista,
viene dato il via alla creazione di un’associazione sindacale per
lavoratori intellettuali, con conseguente creazione della Confederazione nazionale delle corporazioni sindacali, dei primi sindacati medici fascisti e della Corporazione sanitaria fascista.
Nel novembre 1923, l’Associazione nazionale medici condotti passa al Sindacato nazionale fascista; un mese dopo, una
circolare ministeriale assegna ai prefetti la facoltà di sciogliere
i consigli degli Ordini qualora sia dimostrato che la loro attività reca turbative al regolare andamento dei pubblici servizi.
Nonostante gli appelli all’apoliticità dei medici lanciata dalle pagine dei bollettini di categoria di tutta Italia (anzi, forse
proprio per contrastare tale neutralità, in qualche modo letta
come «parzialità antifascista»), il Regime favorisce la sindacalizzazione degli Ordini, che di lì a poco si traduce nella loro
completa fascistizzazione.
Nel 1925 una circolare della Corporazione sanitaria impone ai sindacati di categoria di riunirsi in un unico Sindacato
nazionale medico fascista.
La legge n.563 del 3 aprile 1926 concede personalità giuridica ai sindacati, stabilendone la stretta subordinazione allo
Stato. Di lì a poco si apre l’xi congresso federale degli Ordini dei medici, che sancisce la trasformazione della fnom in
Federazione nazionale fascista degli Ordini dei medici. Poco
25
dopo, la Legge sindacale vieta a Ordini e Collegi di costituirsi
in federazioni. Nel luglio del 1926, un regio decreto sottrae
agli Ordini la tutela degli interessi di categoria, cedendola ai
sindacati (tutti ormai completamente fascistizzati). Agli Ordini rimangono solamente la compilazione degli Albi e la risoluzione delle controversie deontologiche.
Nel 1934, decaduti tutti i consigli ordinistici, essi vengono
sostituiti da commissari prefettizi. Il compimento della fascistizzazione delle attività liberali si ha con la legge n.163 e il
successivo Regio decreto n.184 del 5 marzo 1935, che stabiliscono la nuova disciplina delle professioni mediche. In estrema sintesi, gli Ordini professionali vengono aboliti. L’art.1 del
rd è categorico: «Gli Ordini professionali dei medici chirurghi, dei veterinari e dei farmacisti sono soppressi». Le loro
residue funzioni sono trafertite ai direttòri dei sindacati provinciali fascisti di categoria; viene creata in seno al ministero
degli Interni una Commissione centrale con ampie funzioni
giurisdizionali, compresa quella di radiare i medici o altri professionisti che abbiano compromesso la reputazione della categoria o operato contro gli interessi della nazione.
In buona sostanza, a quel punto lo Stato, e quindi il
Fascismo, è in grado di decidere non solo chi è tecnicamente
idoneo, ma anche chi è politicamente degno di esercitare una
professione. A vigilare sui professionisti vengono deputati
i prefetti, mentre i procedimenti disciplinari diventano di
competenza dei direttòri sindacali.
Tra le conseguenze che le politiche del regime fascista hanno sull’esercizio della professione medica, non si può tacere la
discriminazione patita dai dottori ebrei in seguito all’emanazione delle leggi razziali del 1938. I nominativi di medici ebrei
di cittadinanza italiana vengono stralciati dagli Albi professionali, finendo in elenchi aggiunti in appendice agli Albi stessi.
26
Agli iscritti agli elenchi speciali viene impedita qualsiasi forma
di associazionismo e di prestare cure a pazienti non appartenenti alla «stessa razza».
Per concludere, va precisato che non è possibile «misurare»
quanto l’adesione della classe medica al Fascismo sia stata,
nella maggioranza degli appartenenti, convinta e militante
piuttosto che, semplicemente, necessaria e di comodo. Di
certo, la fascistizzazione delle professioni crea i presupposti
di una nuova figura di medico, fortemente legata a esigenze di
controllo sociale.
La caduta del regime, tuttavia, permette di riportare indietro
le lancette dell’orologio.
La ricostituzione degli Ordini delle professioni sanitarie
Già durante l’ultimo anno di vita del regime fascista repubblicano vengono ricostituiti numerosi Ordini e Collegi professionali. La rinascita non riguarda quelli relativi alle professioni
sanitarie, tuttavia instilla in medici, farmacisti e veterinari entusiasmo e volontà di ricostituire gli Ordini perduti.
A questo risultato si giunge con il Decreto legge n.233 del
13 settembre 1946, che all’art. 1 recita:
In ogni provincia sono costituiti gli Ordini dei medici-chirurghi,
dei veterinari e dei farmacisti ed i Collegi delle ostetriche. Se il
numero dei sanitari residente nella provincia sia esiguo ovvero
se sussistano altre ragioni di carattere storico, topografico,
sociale o demografico, l’Alto Commissario per l’igiene e la
sanità pubblica, sentite le rispettive Federazioni nazionali e gli
Ordini o Collegi interessati, può disporre che un Ordine o un
Collegio abbia per circoscrizione due o più province finitime,
designandone la sede.
27
La defascistizzazione dell’associazionismo sanitario è evidente non solo nel recupero delle antiche denominazioni, ma soprattutto nel ritorno ai criteri elettivi per la scelta dei consigli
ordinistici, che per di più, oltre a tornare a essere frutto delle
libere scelte degli iscritti, decadono ogni due anni (successivamente aumentati a tre) per evitare consolidamenti di potere.
Scompare inoltre la necessità della valutazione della condotta
«morale e politica» quale discriminante per l’iscrizione.
I compiti dei rinati consigli direttivi degli Ordini sono sostanzialmente identici a quelli svolti in epoca prefascista e
vengono elencati con chiarezza all’art. 3 del dl n.233/46:
Al Consiglio direttivo di ciascun Ordine e Collegio spettano le
seguenti attribuzioni:
a) compilare e tenere l’Albo dell’Ordine e del Collegio e
pubblicarlo al principio di ogni anno;
b) vigilare alla conservazione del decoro e della indipendenza dell’Ordine e del Collegio;
c) designare i rappresentanti dell’Ordine o Collegio presso
commissioni, enti e organizzazioni di carattere provinciale o
comunale;
d) promuovere e favorire tutte le iniziative intese a facilitare
il progresso culturale degli iscritti;
e) dare il proprio concorso alle autorità locali nello studio
e nell’attuazione dei provvedimenti che comunque possono
interessare l’Ordine o il Collegio;
f) esercitare il potere disciplinare nei confronti dei sanitari
liberi professionisti iscritti nell’Albo, salvo in ogni caso le altre
disposizioni di ordine disciplinare e punitivo contenute nelle
leggi e nei regolamenti in vigore;
g) interporsi, se richiesto, nelle controversie fra sanitario e
sanitario, o fra sanitario e persona o enti a favore dei quali il
sanitario abbia prestato o presti la propria opera professionale,
per ragioni di spese, di onorari e per altre questioni inerenti
28
all’esercizio professionale, procurando la conciliazione della
vertenza e, in caso di non riuscito accordo, dando il suo parere
sulle controversie stesse.
Parallelamente agli Ordini provinciali, rinasce anche la fnom,
sotto la presidenza di Tullio Lazzè.
La ricostituzione/ricostruzione degli Albi, le elezioni per
i consigli direttivi ecc. devono comunque attendere l’emanazione del decreto del presidente della Repubblica del 5 aprile
1950, «Approvazione del regolamento per la esecuzione del
decreto legislativo 13 settembre 1946, n.233, sulla ricostituzione degli Ordini delle professioni sanitarie e per la disciplina
dell’esercizio delle professioni stesse».
Altre date da ricordare nella storia dell’Ordine dei medici
dal dopoguerra in poi sono senz’altro il 1965, anno in cui, con
il decreto presidenziale n.1763, è approvata la tariffa minima
nazionale degli onorari per le prestazioni medico-chirurgiche;
il 1977, con il trasferimento dall’Ordine ai sindacati di
categoria della stipula delle convenzioni mutualistiche per il
personale sanitario; il 1978, anno in cui la riforma sanitaria
n.833 limita al solo aspetto deontologico il potere della fnom
di partecipare alla stipula di accordi tra Sistema sanitario
nazionale e organizzazioni di categoria.
Si arriva così a un’altra data chiave, il 1985, quando attraverso la legge n.409 del 24 luglio 1985 «è istituita la professione sanitaria di odontoiatra che viene esercitata da coloro
che sono in possesso del diploma di laurea in odontoiatria e
protesi dentaria e della relativa abilitazione all’esercizio professionale, conseguita a seguito del superamento di apposito
esame di Stato». L’Ordine assume la nuova denominazione di
«Ordine provinciale dei medici-chirurghi e degli odontoiatri»
e per questi ultimi viene istituito un Albo separato (la crea29
zione dell’Albo separato è conseguenza del recepimento delle
direttive cee 78/686 e 78/687 del 1978).5
Il recepimento di direttive della Comunità europea porta
ad altre notevoli conseguenze, come la possibilità per i
professionisti sanitari di qualsiasi Paese membro della cee
(poi Unione europea, ue) di prestare la propria attività nei
Paesi comunitari senza alcuna restrizione.
Da segnalare, infine, il forte impatto sull’attività di tutti
gli Ordini professionali della cosiddetta «legge Bersani sulle
liberalizzazioni» (n.248 del 2006), che porta all’adozione di
nuove norme, meno limitanti, in materia di pubblicità sanitaria
e all’abolizione del tariffario minimo.
Tossicodipendenza, aids, prevenzione, passaggio culturale
da una medicina della malattia a una medicina per la salute,
obiezione di coscienza, fecondazione assistita, manipolazione
genetica, accanimento terapeutico, eutanasia, interruzione di
gravidanza sono le principali questioni che hanno animato
e animano il dibattito sanitario, scientifico, politico ed etico
degli ultimi decenni. Sono queste le sfide che l’Ordine dei
medici-chirurghi e degli odontoiatri, spesso criticato e bollato
5 L’iscrizione all’Albo degli odontoiatri è riservata ai laureati in Odontoiatria
e Protesi dentaria e ai laureati in Medicina e Chirurgia in possesso di diploma
di specializzazione in campo odontoiatrico. Per i laureati in Medicina e
Chirurgia immatricolati prima del 28 gennaio 1980 è comunque possibile
immatricolarsi all’Albo degli odontoiatri, optando necessariamente solo
per tale Albo. Successivamente, con la legge n. 471 del 31 ottobre 1988
si sancisce che «i laureati in Medicina e Chirurgia immatricolati al relativo
corso di laurea negli anni accademici 1980-1981, 1981-1982, 1982-1983,
1983-1984, 1984-1985, abilitati all’esercizio professionale, hanno facoltà
di optare per l’iscrizione all’Albo degli odontoiatri ai fini dell’esercizio
dell’attività di cui all’art. 2 della legge 24 luglio 1985, n. 409. Tale facoltà va
esercitata entro il 31 dicembre 1991».
30
come depositario di privilegi e posizioni corporative, si trova
ad affrontare in qualità di interlocutore privilegiato in sede
istituzionale. Secondo molti, al suo interno, l’Ordine potrà
fronteggiarle con efficacia solo dopo un processo di riforma
in grado di attutire l’individualismo professionale, di stimolare
una «coscienza ordinistica», di rafforzare i poteri di presidenti
e consigli direttivi, di valorizzare il codice deontologico e il
potere disciplinare dell’Ordine.
I codici deontologici
Non si può considerare esaustiva la pur sintetica storia dell’Ordine dei medici proposta in queste pagine senza un accenno ai codici deontologici. La loro stesura, condivisione e
diffusione, nonché il potere sanzionatorio nei confronti degli
iscritti che non li rispettano, è infatti uno dei principali ambiti
d’azione dell’associazionismo, non solo sanitario.
L’etica e la deontologia, in ambito medico, sono questioni
centrali fin dall’Antichità (basti pensare al giuramento
d’Ippocrate), ma proprio a partire dal periodo di costituzione
degli Ordini dei medici – e non è, non del tutto, una
coincidenza temporale – hanno assunto un’importanza mai
vista in precedenza. Questo perché il progresso scientifico,
l’evoluzione della scienza medica e le questioni etiche ed
epistemologiche hanno subito nel Novecento una brusca
accelerazione o notevoli deviazioni di percorso: basti citare
il macroscopico progresso tecnologico, la progressiva
specializzazione del personale medico, la burocratizzazione
del rapporto con i pazienti, la nascita di nuove branche
d’indagine (si pensi alla genetica…) ecc. Il tutto non ha
potuto non comportare l’esplosione di problemi di ordine
etico e deontologico e si può a ragione affermare che, grazie
31
all’associazionismo medico, nascente prima e consolidato poi,
si è evitato il Far West.
In Italia, il processo teso a ridefinire la figura del medico,
il suo ruolo nella società, i suoi doveri inizia, grosso modo,
negli anni successivi alla Rivoluzione francese. All’epoca, la
figura del medico è circondata da un certo alone di sfiducia
e sospetto e, al fine di nobilitarla e accreditarla agli occhi
della gente, è tutto un fiorire di «galatei», «catechismi» e
libelli vari, destinati specialmente ai giovani medici e spesso
di carattere apologetico e propagandistico. Essendo rivolti
prevalentemente a colleghi, questi scritti mirano a creare una
sorta di «coscienza di classe», cercando di instillare fiducia nei
cuori di persone che spesso sentono sulla propria pelle il clima
di diffidenza che le circonda, e mettono anche in guardia
contro l’esercito di «ciarlatani» che, soprattutto nei contesti
urbani, sottraggono parecchio lavoro ai medici.
In quegli stessi anni, la professione medica subisce
importanti trasformazioni: si recupera progressivamente il
connubio tra teoria e pratica, che riporta i medici ad agire in
prima persona, «sporcandosi le mani», al capezzale dei malati;
inoltre, alle facoltà di Medicina cominciano a iscriversi sempre
più numerosi membri delle classi medie.
I primi galatei medici invitano i sanitari a evitare «l’esercizio
macchinale della professione», ad aggiornarsi continuamente,
a non trascurare mai l’attività pratica, a essere «caritatevoli»,
«cortesi», ma non «troppo compiacenti» nei confronti degli
assititi. Visto che una delle ragioni di diffidenza dei pazienti
nei confronti dei medici è il loro linguaggio, spesso oscuro,
tanto criptico quanto quello dei più abili truffatori, i galatei
invitano anche alla chiarezza e semplicità di eloquio. Si
tratta, spesso, di pubblicazioni edite per iniziative poco più
che individuali. Anche all’epoca del libero associazionismo
32
medico la compilazione di codici etici e deontologici è un
fatto esclusivamente privatistico, eppure testimonia quanto il
problema dell’autoregolamentazione interna sia sentito.
Il più antico Codice di Etica e Deontologia medica dello Stato
unitario rinvenuto dai moderni ricercatori viene pubblicato
dalla Tipografia e Libreria G. Gallizi & C., nel 1903. È destinato all’Ordine de’ (sic) medici della provincia di Sassari che,
sebbene si chiami già così, non è ancora un ente di diritto
pubblico come lo sarà a partire dal 1910 (vedi sopra). Nei tre
capitoli in cui è suddiviso, esso si occupa di doveri e diritti
dei sanitari verso il pubblico, doveri dei sanitari verso i colleghi e procedimenti disciplinari. Mancano espliciti accenni al
rapporto medico-paziente. All’art.1, il codice sassarese pone
come primo tra i doveri del medico quello del segreto professionale.
Successivamente, i singoli Ordini provinciali si dotano, via
via, di propri e quindi tra loro diversi codici deontologici. Per
iniziativa dell’Ordine dei medici della provincia di Torino,
comunque, si procede a una loro unificazione e sintesi,
che porta all’adozione, nel 1924, del Codice deontologico
unificato.
In seguito alla soppressione e poi alla ricostituzione degli
Ordini dei medici nel dopoguerra, la fnom decide di pubblicare
sul proprio organismo informativo Federazione medica il codice
unificato torinese, presentandolo come base da cui partire per la
redazione di un nuovo codice deontologico condiviso a livello
nazionale. Ne segue lo svolgimento di un referendum tra tutti i
medici iscritti all’Ordine, che approvano l’adozione del codice
torinese come base di partenza per un nuovo documento.
Nel 1953, la fnom procede alla nomina di una commissione
che, assumendo dunque come documento di partenza il codice torinese, è incaricata di elaborare un nuovo codice deonto33
logico nazionale. A presiederla viene designato il prof. Cesare
Frugoni. La chiusura dei lavori è datata 1954. Tutti gli iscritti
sono portati a conoscenza del codice tramite le pagine di Federazione medica e in alcuni casi da pubblicazioni ordinistiche
provinciali. La definitiva approvazione e quindi l’adozione del
documento da parte della fnom risale al 1958. Il testo è suddiviso in sei capitoli: «Doveri generali del medico», «Rapporti
tra medici», «Rapporti tra medico e paziente», «Deontologia e
pubblicità», «Rapporti dei medici con altre categorie di sanitari» e «Rapporti dei medici con enti pubblici e privati». Una
simile impostazione e scansione viene mantenuta in tutte le
successive revisioni, che risalgono al 1978, 1989, 1995, 1998
e 2006.
Il codice del 1995 è reso necessario, a così pochi anni di
distanza dalla versione del 1989, da pressanti istanze etiche
frutto del vorticoso progresso della scienza medica. È il primo
testo a riconoscere come indispensabile la necessità di informare in modo veritiero ed esaustivo anche il paziente in gravissime condizioni di salute (e non solo i suoi familiari come
previsto nei testi precedenti) su diagnosi, prognosi, prospettive
e conseguenze delle proposte terapeutiche. Come sottolineato
da Rosella Procino, «viene così riconosciuta una concezione
dell’uomo come responsabile delle proprie azioni, […] si disconosce ai familiari la funzione di sostituto o rappresentante
del diritto del malato».6 Connesso a tutto ciò è il problema del
consenso informato del cittadino: il rapporto medico-paziente
si fonda sui diritti del secondo, ma anche sui doveri del primo,
che deve fornire all’assistito informazioni accurate su tutti gli
aspetti della sua malattia e sulla conseguente terapia.
6 Rossella Procino, «I codici deontologici in Italia. Il percorso di una
evoluzione», in Op. cit., Roma 1996.
34
Il codice del 1995, all’art.35, affronta una questione che
in tempi recenti ha riempito pagine e pagine di quotidiani e
animato il dibattito nazionale ben al di là dei ristretti circoli
scientifici. Detto articolo vieta al medico di applicare trattamenti diretti ad abbreviare la vita del malato; questo «comandamento» è parzialmente controbilanciato dall’obbligo per il
medico di astenersi dal cosiddetto accanimento terapeutico:
in presenza di situazioni in cui è impensabile aspettarsi concrete speranze di miglioramento, il medico non deve applicare
trattamenti al solo scopo di allungare la vita del paziente senza
però guarirlo né migliorarne l’esistenza.
Nel corso di soli undici anni si susseguono altre due redazioni
del Codice deontologico. Il testo del 1995 viene sottoposto a
revisione già nel 1998, con il recepimento (ben prima prima
della sua ratifica parlamentare, avvenuta nel 2001) di parecchi
spunti contenuti nella Convenzione per la protezione dei
diritti dell’uomo e della dignità dell’essere umano riguardo alle
applicazioni della biologia e della medicina, meglio nota come
Convenzione o Carta di Oviedo.
La versione attualmente in vigore risale invece al 2006.
Il nuovo codice si compone di 75 articoli e due linee guida.
Innanzitutto, si è proceduto a un adeguamento del testo
precedente in modo da tener conto delle nuove esigenze di una
popolazione sempre più multietnica e multiconfessionale.
Il codice contiene inoltre articoli in grado di fornire
risposte più chiare alle tematiche che i medici si sono trovati
ad affrontare in maniera sempre più frequente negli ultimi
anni, su questioni quali l’inizio e la fine della vita, la scelta delle
cure o il loro rifiuto, la fecondazione assistita, l’interruzione
volontaria di gravidanza, la donazione degli organi (compare
per la prima volta un riferimento alla donazione delle cellule),
la manipolazione genetica ecc. Rimane il divieto all’eutanasia,
35
anche se all’art 16 si afferma che «[i]l medico, anche tenendo
conto delle volontà del paziente laddove espresse, deve astenersi
dall’ostinazione in trattamenti diagnostici e terapeutici da cui
non si possa fondatamente attendere un beneficio per la salute
del malato e/o un miglioramento della qualità della vita».
Molto innovativo appare l’art.38, in cui per la prima volta si
obbliga il medico a informare e a tenere conto della voltontà
anche dei pazienti minorenni (pur se «compatibilmente con la
capacità di comprensione e con la maturità del soggetto»).
Nel codice del 2006 fanno inoltre capolino per la prima
volta le tematiche ambientali. L’art.5, per esempio, afferma
che «[i]l medico è tenuto a considerare l’ambiente nel quale
l’uomo vive e lavora quale fondamento determinante della
salute dei cittadini. A tal fine il medico è tenuto a promuovere
una cultura civile tesa all’utilizzo appropriato delle risorse
materiali [… per] garantire alle future generazioni la fruizione
di un ambiente vivibile».
Ampio spazio è inoltre dedicato alla tutela dei dati personali
dei pazienti e alle questioni di conflitto d’interesse.
Il fatto che negli ultimi anni il codice abbia richiesto
revisioni abbastanza ravvicinate (anche il testo del 2006 è
destinato a essere rivisto; per esempio, potrebbe ben presto
recepire il dibattito pubblico, scientifico e parlamentare sul
cosiddetto testamento biologico) è buon segnale del fatto che
la professione medica cerca di stare al passo con lo sviluppo e
i cambiamenti della società.
36
CAPITOLO II
La nascita dell’Ordine dei medici pavese
Studiare i passi che hanno portato alla fondazione dell’Ordine
dei medici della provincia di Pavia comporta, in un certo senso, occuparsi su scala locale delle tappe che hanno condotto
allo stesso risultato a livello nazionale, illustrate nel capitolo
precedente: in estrema sintesi, il passaggio dal libero associazionismo alla creazione dell’Ordine sulla base della legge
del 10 luglio 1910, passando prima attraverso la costituzione
dell’Ordine dei sanitari che, come visto, comprendeva anche
farmacisti e veterinari.
Va dato merito ai colleghi Bottoni, Bragheri e Nafissi di
aver passato al setaccio la stampa locale pavese degli anni
cruciali 1910, 1911 e 1912, il che ha permesso, in assenza di
documentazione ufficiale custodita presso gli archivi dell’Ordine, di ricostruirne i primi passi.
La situazione medica pavese a inizio Novecento
Negli anni in cui sarebbe nato l’Ordine dei medici, il territorio metropolitano pavese è suddiviso in sette condotte medico-chirurgiche: Duomo-Carmine, S. Teodoro, S. Michele, S.
Primo, S. Francesco, esterna di Levante ed esterna di Ponente. A ciò vanno aggiunte quattro condotte ostetriche: urbane
di Levante e di Ponente, esterne di Levante e di Ponente.
Tra i vari settori del servizio sanitario cittadino vi sono
quelli comunali, coordinati dall’Ufficio d’igiene, che eserci39
tano compiti di natura sanitaria per i poveri (condotte, ambulanze,1 distribuzione gratuita di medicinali, profilassi delle
malattie infettive, ispezioni sanitarie scolastiche ecc.). Nel
1910 Pavia conta 37.789 abitanti, e ben 15.705 sono registrati come «poveri».
In provincia operano 56 ufficiali sanitari: 35 nel Pavese,
dieci in Lomellina, otto nel Vogherese e tre nel Bobbiese,
allora facente parte della provincia di Pavia.
Il circondario del capoluogo gode quasi esclusivamente
di condotte «piene» (l’assistenza sanitaria gratuita viene cioè
garantita all’intera popolazione), con l’esclusione di Ferrera
Erbognone, Marzano, Mirabello, Landriano, Rognano, Torrevecchia Pia e Vidigulfo, in cui la condotta è riservata ai soli
poveri.
In Lomellina, sono esclusi dalla condotta piena i comuni
di Candia, Castellaro, Castello d’Agogna, Frascarolo, Ottobiano, Sartirana, Mortara, Suardi, Valle e Villa Biscossi.
Nel Vogherese Casei Gerola, Casteggio, Cervesina, Donelasco, Castelletto Po, Godiasco, Rivanazzano, S. Maria della
Versa e Stradella non godono di condotta piena; stesso discorso per Bagnaria, Cella, Fortunago, Menconico, Romagnese, Rovegno, Trebecco e Zavattarello nel Bobbiese.
Gli ospedali attivi a Pavia e provincia sono lo storico S.
Matteo (con annesse infermerie e strutture mobili o ambulanze) e i nosocomi di Bobbio, Vigevano, Voghera, Mortara,
Mede, Arena Po, Gravellona, Cilavegna, Stradella e Varzi.
***
1 Da intendersi in senso lato (non si pensi alle autoambulanze): strutture
sanitarie mobili attrezzate per un’assistenza di primo intervento.
40
La nascita dell’Ordine dei medici pavese
Da quanto si può desumere dagli articoli della stampa locale,
la nascita dell’Ordine dei medici pavese si produce in un clima piuttosto turbolento.
Lo spirito associazionistico aveva condotto medici,
farmacisti e veterinari pavesi (sulla scorta di quanto avveniva
in altre province del regno) a dar vita all’Ordine dei sanitari.
Nel 1910 lo presiede il prof. Carlo Forlanini, che però si
dimette a inizio anno, assieme all’intero consiglio direttivo,
causa polemiche suscitate dal concorso per la condotta di
Mirabello.
Le conseguenti elezioni del consiglio dell’Ordine dei
sanitari, svoltesi il 19 febbraio 1910 con la partecipazione
di 45 votanti (La Provincia Pavese, 20 febbraio 1910), portano
all’elezione quale presidente del dott. Eugenio Casazza e
dei consiglieri Predieri, Legnani, Sangregorio, Carini, Boni,
Perini, Valenti, Ascoli, D’Este, Cornelli, Pellizza e Ghisio.
L’elezione che sarebbe dovuta servire a placare le polemiche finisce però per suscitarne di maggiori. Si registra infatti
la protesta dei medici condotti – riuniti in una combattiva
associazione – che, per bocca del loro presidente Emilio
Cornelli, accusano Casazza di non esercitare di fatto più la
professione medica, svolgendo invece un ruolo amministrativo. Cornelli rassegna le proprie dimissioni e preannuncia
decisioni analoghe da parte di molti colleghi. Secondo Il Ticino (8-9 aprile) in un sol giorno si dimettono dall’Ordine
dei sanitari venti medici condotti (su un totale di circa 500),
nonché il presidente dell’Amministrazione ospedaliera dott.
Angelo Boni.
Da quanto si evince da una lettera inviata con data 23
luglio 1910 da Cornelli, la tempesta si placa e il dott. Casazza,
con altra missiva, prende atto «con vivo compiacimento e
41
plauso» della mano tesa dai medici condotti, potendo quindi
respingere le dimissioni del loro presidente dal consiglio
dell’Ordine dei sanitari.
Che cosa ha riportato al dialogo? Probabilmente la necessità
di far fronte comune alle conseguenze della legge n. 452
del 10 luglio 1910, che impone lo scorporo dell’Ordine dei
sanitari per dar vita agli Ordini separati di medici, farmacisti
e veterinari.
Come spiegato nel capitolo precedente, il regolamento
attuativo regala virtualmente ancora un anno di vita
all’Ordine dei sanitari pavesi, che può quindi riunirsi ancora
come tale l’11 novembre 1911, sempre sotto la presidenza
di Casazza; il punto principale all’ordine del giorno è la
richiesta di sospensiva della legge istitutiva degli Ordini
separati.
È facile intuire che nessuna azione promossa dai sanitari
pavesi e in generale italiani ha potuto evitare lo scorporo.
Anzi, la segreteria dell’Ordine dei medici pavesi riferisce di
un piccolo nucleo di 43 iscritti all’assocazione «scorporata»
già nel 1911 (probabilmente un Albo provvisorio).
Verosimilmente – mancano i registri per certificare una
simile ipotesi – è questo primo nucleo, forse rimpolpato con
gli iscritti nei primi mesi del 1912, a votare presso i locali
della prefettura, in data 21 aprile 1912, il primo consiglio direttivo dell’Ordine dei medici della provincia di Pavia. Il successivo 27 aprile, sempre nelle sale della Prefettura, vengono
designate tre importanti cariche in seno al consiglio stesso:
primo presidente viene eletto il dott. Eugenio Cornelli, coadiuvato dal dott. cav. Carlo Omodei-Zorini quale segretario
e dal dott. cav. Carlo Sclavi in funzione di tesoriere. Di fatto,
le tre più alte cariche del consiglio ordinistico finiscono in
mano ai presidente delle sezioni, rispettivamente, pavese, lo42
mellina e «vogherese»2 dell’Associazione dei medici condotti. L’editoriale che apre il primo numero del Bollettino ufficiale
dell’Ordine dei medici pavesi (vedi oltre) fissa in un generico
«aprile 1912» l’istituzione del consiglio. I neoeletti richiamano l’obbligatorietà dell’iscrizione all’Albo dell’Ordine appena costituito per esercitare la professione.
La prima seduta del consiglio dell’Ordine dei medici pavese, al netto di quella servita per eleggere presidente, segretario
e tesoriere, si tiene il 5 maggio, alle ore 14.00, presso il Teatro
anatomico degli Istituti biologici. Si tratta di una «discussione
[…] animatissima» sulla scelta della sede sociale, sul bilancio
preventivo e sulle pratiche da espletare per la compilazione
dell’Albo. In seguito, sempre durante la «storica» seduta, il
dott. Angelo Sangregorio, nella veste di consigliere anziano,
viene nominato vicepresidente. Gli altri consiglieri presenti
sono i professori Umberto Mantegazza e Alessandro Predieri
e il dott. Mario Sacchi. Poco dopo, con un comunicato congiunto firmato dai presidenti degli Ordini dei medici, farmacisti e veterinari (Il Ticino, 18 maggio 1912) le tre associazioni invitano i sindaci del territorio provinciale a comunicare i
nominativi dei rispettivi residenti facenti parte delle categorie
interessate, indicando come data limite il 15 giugno 1912: chi
entro allora3 non si fosse iscritto all’Albo di riferimento (dei
medici, dei farmacisti e dei veterinari), sarebbe stato «a termine di legge sospes[o] dall’esercizio professionale e deferit[o]
alle autorità competenti». Non deve stupire quindi che nel
1912 si registrino 289 nuove iscrizioni all’Ordine, tuttora la
2 Un comunicato ufficiale dell’Associazione dei medici condotti, emesso
il 28 aprile 1912, rispecchia la terminologia dell’epoca, che non parla di
sezione «oltrepadana», ma appunto «vogherese».
3 Compresi «i già iscritti nell’Albo provvisorio».
43
cifra più alta di neoiscritti
in un solo anno.
La prima assemblea
generale dell’Ordine dei
medici pavese si tiene invece il 26 gennaio 1913
a Pavia, sempre presso il
Teatro anatomico degli
Istituti biologici, sotto la
presidenza di Cornelli. Il
principale tema discusso
è la trasformazione delle
condotte da piene a residenziali; la proposta viene
accolta dalla maggioranza
assembleare e si provvede
alla nomina di commissioni circondariali per il censimento delle
condotte suscettibili della trasformazione.
La prima sede dell’Ordine dei medici della provincia di
Pavia, per la quale viene corrisposto un affitto annuo di 105
lire,4 è sita al civico 6 di via Mentana (foto).
Il primo Bollettino ufficiale dell’Ordine dei medici pavesi
Pochi anni dopo la fondazione dell’Ordine dei medici della
provincia di Pavia, l’organismo si dota anche di un mezzo
di comunicazione rivolto agli iscritti: il Bollettino ufficiale dell’Ordine dei medici della provincia di Pavia. Il primo numero va in
4 La cifra si riferisce però al 1914, anno in cui, grazie alla stampa dei
primi bollettini dell’Ordine, è possibile risalire a un primo documento di
bilancio.
44
stampa presso la tipografia pavese Successori Marelli ed esce
in data 1º luglio 1914, annunciando una cadenza trimestrale.
Viene compilato nella stessa sede dell’Ordine in via Mentana e
la redazione è composta dai consiglieri U. Mantegazza, L. Cantù, E. Cornelli, G. Merlo, C. Omodei-Zorini, A. Predieri e A.
Sangregorio (in quest’ordine nella gerenza). Tra i collaboratori
vengono «salomonicamente» annoverati «[t]utti gli iscritti all’Ordine dei medici della provincia». Rispetto al primo consiglio
dell’Ordine dei medici pavese, quello citato dal Bollettino n. 1
appare leggermente diverso, questo perché, come si legge a pag.
3, il 25 gennaio 1914 si è svolta una tornata elettorale grazie alla
quale Umberto Mantegazza ha sostituito alla presidenza Emilio
Cornelli, cui è andata la carica di vicepresidente. Al posto di
Carlo Sclavi, per la tesoreria viene votato Giuseppe Merlo; Carlo Omodei-Zorini è invece confermato segretario.
Tornando al Bollettino in senso stretto, nell’editoriale di
presentazione si legge testualmente:
Il Consiglio dell’Ordine, dalla sua origine (aprile 1912) aveva
espressa l’idea di tenere al corrente i Colleghi di tutto quello
che sarebbe stato oggetto di discussione e di deliberazione a
mezzo di un bollettino. Si è allora soprassieduto all’attuazione
per considerazioni di economia amministrativa […]. Si è
rimediato, alla mancanza, con alcune circolari […].
L’idea però di fondare e di dare incremento ad un bollettino
[…] ha trovato motivo di effettuazione in seno all’attuale
consiglio. […] Il bollettino […] vuol essere la tribuna aperta
a tutti gli iscritti all’Ordine […].
Una nota del presidente Mantegazza sottolinea subito dopo
che la pubblicazione è a cura e a spese dell’Ordine. L’organo informativo viene spedito gratuitamente a tutti gli iscritti,
«alle presidenze degli Ordini del Regno, alla presidenza del45
la Federazione». Il
primo bollettino
(foto a pag. seguente) consta di
16 pagine, più la
copertina utilizzata rispettivamente
per testata, gerenza e sommario
(prima) e inserzioni pubblicitarie
(quarta). Il numero
di pagine è comunque variabile (il n.
2, per esempio, ne
ha 32, il doppio).
Dopo l’editoriale
e la nota del presidente, già citati,
si passa alla sintesi dei verbali delle
sedute del consiglio. Seguono altre pagine dedicate a notizie varie (convegni,
conferimento di onoreficienze, necrologi ecc.).
Dall’esame dei numeri pubblicati nel 1914 (rinvenuti dai
dottori Bottoni e Bragheri nella biblioteca sita presso la sede
storica dell’Università di Pavia), si evince come una delle prime «battaglie» di cui si fa promotore l’Ordine è quella per la
sostituzione della condotta piena (gratuita non solo per i poveri,
ma anche per le persone abbienti) con la condotta residenziale,
più facilmente accessibile e maggiormente tutelata dagli abusi.
La discussione risulta «animatissima» e la tematica occupa lo
46
spazio di più sedute. Fatta salva la comune volontà di mantenere l’assistenza sanitaria gratuita per i poveri, si decide di non
privare di assistenza a tariffe contenute tutti gli abbienti, ma di
suddividerli in tre categorie:
prima categoria: artigiani, piccoli esercenti, piccoli proprietari;
seconda categoria: esercenti, medi proprietari, impiegati, fittabili;
terza categoria: ricchi proprietari, industriali notoriamente facoltosi.
Alle prime due categorie viene concessa la possibilità di un «abbonamento» alle prestazioni sanitarie (con tariffa maggiorata
per la seconda categoria rispetto alla prima), mentre per gli appartenenti alla terza categoria si sancisce l’obbligo di pagare la
tariffa generale per visita.
Si decide peraltro di sottoporre tale delibera a referendum
presso gli iscritti, inviando loro opportuna comunicazione.
Vengono spedite 150 lettere, con obbligo di risposta entro otto
giorni dal recapito. Pervengono 105 suffragi: due terzi dei votanti
appoggiano la sostituzione della condotta piena con quella
residenziale dei poveri,5 ma contemporaneamente bocciano la
possibilità di «abbonarsi» alle prestazioni sanitarie, imponendo
quindi ai non iscritti al registro dei poveri la tariffa minima per
prestazione. Preso atto della questione, il consiglio, su inziativa
del dott. Merlo, decide comunque di applicare riduzioni
tariffarie per tutti i pazienti che, pur non essendo inquadrati nel
registro dei poveri, non risultano sufficientemente abbienti per
far fronte al tariffario ordinistico.
5 Per la precisione sono 70 i sì e 28 i no.
47
CAPITOLO III
La «rinascita» dell’Ordine dei medici pavese
Dall’immediato dopoguerra agli anni Sessanta
Quanto visto nel cap. i a proposito dello smantellamento
degli Ordini a livello nazionale durante la parentesi fascista
vale, ovviamente, anche per l’Ordine dei medici pavese che,
all’inizio privato di competenze e poteri di rappresentanza,
poi definitivamente soppresso, viene sostituito dal rispettivo
sindacato fascista.
Le notizie su tale intervallo scarseggiano. È certo che
il sindacato aveva sede in piazza del Municipio, in un
edificio che ospitava tutti i sindacati di carattere sanitario
(ostetriche comprese) e che sarebbe poi divenuto la
prima sede dell’Ordine dei medici pavese nel dopoguerra.
Ricerche condotte dal dott. Luciano Nafissi documentano
che nel 1931-32 il sindacato dei medici pavese è retto dal
commissario ministeriale straordinario prof. Gino Acconci,
parmense classe 1878, all’epoca direttore della clinica
ostetrico-ginecologica dell’Università di Pavia; nel 1933 cessa
il commissariamento dell’istituzione e Acconci ne diviene
segretario fino al 1934. Non è stato possibile documentare
chi abbia retto il sindacato nel 1934; l’anno successivo è
però certo che ne diviene segretario il prof. Carlo Vercesi,
anch’egli titolare della cattedra di Ostetricia e Ginecologia
dell’ateneo pavese. Vercesi, nato nel 1887 a Montù Beccaria,
rimane segretario del sindacato medico dal 1936 al 1941.
Molto probabilmente è da imputare al conflitto la scarsità
49
di notizie reperite sul sindacato medico pavese in epoca
fascista.
Il decreto che stabilisce la ricostituzione di tutti gli Ordini
professionali, come visto, è datato 13 settembre 1946. Ciò non
comporta l’immediata rifondazione del sistema ordinistico,
sia perché la ricostituzione o ricostruzione degli Albi e le
elezioni per i consigli direttivi devono attendere l’emanazione
del decreto del presidente della Repubblica del 5 aprile 1950,
sia perché non sempre ogni provincia può vantare un numero
sufficiente di iscritti per ridare immediatamente vita ai propri
Ordini professionali.
Che cosa accade a Pavia? Per dare una risposta a questa
domanda si è proceduto all’esame dei verbali delle assemblee
del consiglio dell’Ordine dei medici custoditi presso l’attuale
sede e agli elenchi di consiglieri conservati presso la segreteria.
Il primo verbale a disposizione di chi voglia compiere
eventuali ricerche1 e i primi elenchi di consiglieri eletti non
sono anteriori al 17 settembre 1952.
È possibile che l’Ordine dei medici pavese si sia ricostituito
prima e che, semplicemente, i verbali pre-1952 siano andati
perduti o distrutti durante i traslochi verso le nuove sedi
dell’Ordine scelte negli anni seguenti. Lo proverebbe
«l’asetticità» del verbale del 17 settembre 1952, che non
include alcun cenno a recenti elezioni o più esplicitamente a
una ricostituzione dell’Ordine. Tuttavia, è plausibile che solo
nel 1952 l’organismo abbia raggiunto un numero di iscritti tali
da rendere necessaria il suo definitivo ripristino e non si può
perciò escludere che il 1952 sia semplicemente il primo anno
in cui l’Ordine dei medici, superata una fase organizzativa con
1 Non si può invece far riferimento al Bollettino, poiché l’Ordine custodisce
solo copie edite a partire dal 1970, vedi cap. V.
50
reggenza delegata a rappresentanti non eletti, si sia affidato
per la prima volta a cariche democraticamente scelte.
Come rintracciato dal dott. Nafissi nella stampa locale
dell’epoca, nell’immediato dopoguerra l’attività dei medici e
dei chirurghi era comunque censita e disciplinata dalla Società
medico-chirurgica di Pavia, presieduta da Arnaldo Salaroli,
per anni anche consigliere comunale e destinato a divenire
il primo presidente del ricostituito Ordine dei medici e dei
chirurghi della provincia di Pavia.
Accettiamo pertanto, in mancanza di documenti in grado
di smentirlo, il 17 settembre 1952 come data in cui l’Ordine
medico pavese può dirsi ufficialmente ricostruito ed emancipato dalle regole fasciste che imponevano ruoli direttivi
calati dall’alto.
Va inoltre sottolineato che è pressoché certo che l’Albo
degli iscritti non doveva essere ricostruito da zero. Se così
fosse stato, nel 1952 la segreteria avrebbe registrato centinaia
di «nuove» iscrizioni; sono invece appena una settantina (72
per la precisione). È molto probabile, quindi, che ci sia stata
una continuità nella tenuta dell’Albo dall’ante al dopoguerra.
Tornando proprio alla ricostituzione, il primo consiglio
direttivo eletto nel dopoguerra rimane in vigore durante il
biennio 1952-53 e la presidenza (con Salaroli) è espressione
dei medici condotti. Gli altri consiglieri sono (nell’ordine
riportato dal primo «storico» verbale) Vittorio Rossi, Alfredo
Villa, Attilio Segagni, Luigi Martinazzi, Attilio Nascimbene e
Francesco Rovello.
Il verbale, redatto in inchiostro verde, rivela la proverbiale
«incomprensibilità» della grafia dei medici. È un documento
molto sintetico, non sempre esaustivo. Per esempio, cita un
provvedimento disciplinare di cui però non viene riportata
l’entità; parimenti, si accenna a una «lettera di Vitale» che
51
L’ex presidente dott. Salaroli
(a destra) durante una seduta
del consiglio ordinistico.
L’ex sede di Piazza Municipio
(sotto)
52
però non viene allegata (oppure l’allegato è andato perduto) e
di cui non vengono esplicitati i contenuti. Riguardo al primo
caso, scopriamo dai verbali delle successive assemblee che
il procedimento disciplinare viene evocato per un caso di
supposta sottrazione di clienti. La sanzione, non verbalizzata,
è deliberata nell’assemblea del 13 ottobre 1952, e si stabilisce
«di pubblicare il provvedimento disciplinare sul Bollettino
dell’Ordine». Si può desumerne che l’associazione si avvale già
di una pubblicazione per comunicare con gli iscritti. I primi
bollettini del dopoguerra non sono però reperibili presso la
sede dell’Ordine ed è comunque certo che hanno avuto vita
accidentata, se è vero che, alla ripresa delle pubblicazioni
nel 1970, l’editoriale di presentazione sostiene che l’organo
informativo non era edito «da qualche anno».
Tornando al verbale del 17 settembre 1952, apprendiamo
che si procede all’approvazione di un sussidio di ventimila
lire da destinare a una non meglio indicata vedova, per
«provvedere al corredo del figlio che deve essere accolto nel
collegio di Perugia».
Altri argomenti in esame sono la scelta di una terna per
un concorso medico, l’approvazione di alcune parcelle, la
commemorazione del dottor Luigi Milanesi di Belgioioso
e la registrazione di variazioni all’Albo (evidentemente già
ricostituito, poiché le variazioni sono in tutto solo nove).
Il primo verbale pervenutoci è sufficientemente esemplificativo dell’attività svolta dall’Ordine pavese: tenuta degli Albi,
esame delle questioni disciplinari, approvazione o meno delle
parcelle, scelta delle terne per i concorsi medici. Altri compiti
si possono desumere dai verbali dei mesi e degli anni immediatamente successivi: stipula di convenzioni mutualistiche con
associazioni e aziende, scelta delle tariffe minime, approvazione
o meno di inserzioni pubblicitarie di carattere sanitario.
53
La vita dell’Ordine nei primi anni Cinquanta non è comunque semplice. Tra i problemi più gravi cui deve far fronte
basti citare la protesta dei medici condotti per i contributi
richiesti per la tenuta degli elenchi (ne ottengono l’esonero
nel 1953); un processo per truffa che coinvolge molti iscritti vogheresi, beneficiati poi dall’amnistia del 1954; le accese
dispute con gli enti mutualistici (in particolare l’inam) al momento di siglare accordi e persino l’indifferenza da parte di
alcuni organismi politici: nell’assemblea del 25 marzo 1954 il
consiglio dell’Ordine protesta per non essere stato nemmeno
avvertito dal prefetto in merito a un «corso di aggiornamento
di cancerologia»; il rappresentante del Governo aveva inviato una circolare ai sindaci, verosimilmente incaricandoli di
avvisare i medici residenti nei loro comuni, evitando di far
pervenire detta circolare all’Ordine.
Ma l’esame dei registri non porta solamente alla scoperta
di note amare; se ne ricavano anche curiosità che a volte
possono strappare un sorriso. Per esempio, l’acquisto della
prima macchina da scrivere dell’Ordine (anche se non si può
escludere che ce ne fosse già una o più di una, ereditata dalla
Società medico-chirurgica, se non dal sindacato fascista)
viene deliberato nell’assemblea del 16 ottobre 1952 (si sceglie
un modello Olivetti).
Il secondo consiglio eletto dell’Ordine nel dopoguerra
scaturisce dalle elezioni del 1954 e durante l’assemblea del
23 giugno i consiglieri eletti proclamano presidente ancora
Salaroli; segretario viene nominato il dott. Francesco Rovello
e tesoriere il dott. Vittorio Rossi. Il consiglio è completato dai
dottori Luigi Martinazzi, Attilio Nascimbene, Attilio Segagni,
Alfredo Villa, Luigi Villani e Giovanni Zanarone.
Uno dei casi che il nuovo consiglio deve esaminare risulta
particolarmente interessante perché esemplificativo dei grandi
54
fatti storici che all’epoca mutano letteralmente la geografia
italiana: il 5 agosto 1955 viene esaminata la domanda di
iscrizione al registro degli odontoiatri di un non meglio
precisato dott. Cervar. Costui risulta profugo di Zara (l’esodo
istriano, giuliano e dalmata occupa gli anni dal 1943 al 1956)
e prova a iscriversi all’Ordine pavese, evidentemente perché
rifugiatosi nel suo territorio di competenza. Il consiglio
dell’Ordine giudica «non completamente soddisfacenti» i
documenti presentati dal Cervar, che però giustifica la cosa
con i «gravi eventi» che hanno interessato lui e la sua città
d’origine. Nonostante la versione dell’interessato, negli anni
successivi il nome di Cervar non risulta registrato tra i nuovi
iscritti o tra i trasferiti all’Albo pavese.
Nel 1957 il consiglio dell’Ordine si trova ad affrontare uno dei
casi più spinosi dell’intera storia dell’associazione: un gruppo
di medici vigevanesi viene scoperto nell’esercizio abusivo della
professione in ambulatorio sotto forma mutualistica, pur non
essendo accreditati. Dopo una riunione tenutasi presso la sede
dell’Associazione medica vigevanese alla presenza di Salaroli,
l’associazione diffida «i medici vigevanesi dal prestare la loro
opera» (verbale del 18 giugno 1957). Ciononostante, tempo
dopo alcuni medici lomellini «ricev[ono] una comunicazione
che li invita a iscriversi a un Albo vigevanese»; l’Ordine pavese
«diffida i medici a farlo» (verbale del 26 novembre 1957). Un
vero e proprio caso di «secessione dall’Albo provinciale» per
crearne un altro espressione di un’entità geografica non certo
esistente sotto il profilo istituzionale.
È probabile che l’azione dissuasoria esercitata dall’Ordine
abbia avuto buon fine perché nei verbali delle sedute del
consiglio del 1958 non ci sono più cenni alla questione.
Lo stesso 1958 è anche anno di elezioni, che vedono Salaroli scelto nuovamente per la carica di presidente. Confer55
mati anche Rovello e Rossi rispettivamente come segretario e tesoriere, si procede per la prima volta nel dopoguerra
all’elezione di un vicepresidente (viene scelto Martinazzi).
Risultano inoltre eletti quali consiglieri i dottori Annibale
Allegri, Cesare Cavallini, Attilio Nascimbene, Carlo Ravazzani e Luigi Villani.2
A questo punto, purtroppo, va registrato un vero e
proprio «buco» negli archivi dell’Ordine; risultano
infatti irreperibili i verbali
delle sedute del consiglio
dal 5 dicembre 1958 al 21
gennaio 1963 eslcusi. Sappiamo solamente che nel
triennio 1961-63 si apre la
lunga presidenza Martinazzi (foto). Alle elezioni risultano infatti eletti quest’ultimo quale presidente, Luigi Villani
vicepresidente, Luigi Beretta segretario e Vittorio Rossi tesoriere. Gli altri consiglieri eletti sono Cesare Cavallini, Pompeo
Fraschini, Vittorio Malamani, Attilio Nascimbene e Carlo
Ravazzani.
Gli anni Sessanta sono caratterizzati – oltre che dall’attività
ordinaria – da lotte e scioperi per ottenere importanti adeguamenti tariffari e migliori condizioni nelle convenzioni nazionali e provinciali tra medici ed enti mutualistici. Ma se questo
è valido in senso lato, limitandosi al solo Ordine pavese il
2 Il dottor Salaroli muore nel 1959, per cui la presidenza viene assunta in
corsa dal vice Martinazzi fino a nuove elezioni che, peraltro, confermano
Martinazzi alla presidenza.
56
fatto più rilevante del
decennio è l’acquisto
di una nuova sede. È
probabile che le prime
notizie sulla questione
si trovassero sui verbali andati «perduti».
In quello della seduta
del 21 gennaio 1963
si parla già di «compromesso con l’ing.
Manfredi», approvato
dal consiglio. La nuova
sede (foto) è sita in via
Cavagna Sangiuliani 5,
e il via libera definitivo
all’acquisto viene concesso dal «presidente
della Repubblica con decreto 545 del 10-6-1964». La somma
versata risulta essere di 6.800.000 lire.
Essendosi la pratica sbloccata nel 1964, a inaugurare la nuova sede è il consiglio eletto per il triennio 1964-1966, così
composto: Luigi Martinazzi (presidente), Vittorio Rossi (vicepresidente), Sergio Poletto (segretario), Attilio Nascimbene (tesoriere), Luigi Beretta, Luigi Gallinari, Cesare Cavallini,
Giampiero Riccardi, Vittorio Malamani.
Nello stesso 1964 l’Ordine pavese rigetta l’accordo firmato
il 17 maggio tra fnom e gli istituti mutualistici, ritenendolo
«inadeguato». Non si tratta dell’unico niet, e la fnom è costretta
a rinegoziare con gli enti mutualistici. Dai verbali dell’Ordine
pavese desumiamo che una nuova bozza di convenzione viene
firmata a livello nazionale a fine anno. Il via libera da tutti gli
57
Ordini provinciali arriva mesi dopo e dai verbali del consiglio
dell’Ordine pavese riunitosi il 7 settembre 1966 apprendiamo
che le tensioni tra medici ed enti mutualistici si sono placate e
che l’accordo è stato siglato a livello nazionale.
Tira aria di polemiche anche nel 1966. Nel verbale della
seduta del 14 ottobre si legge:
Il consiglio uscente dell’Ordine dei medici di Pavia, constatando che da alcuni esigui gruppi si fanno gravi accuse personali
ai consiglieri e di immobilismo del consiglio stesso, decide, per
salvaguardare la propria onorabilità, di ripresentarsi integralmente al giudizio degli elettori.
Mancano riferimenti più espliciti alle accuse a cui si allude,
fatto sta che nelle conseguenti elezioni il dott. Nascimbene
non risulta rieletto. Inoltre, il dott. Rossi rifiuta la nomina a
vicepresidente, accettata poi in secondo scrutinio dal dott.
Riccardi. Martinazzi è invece rieletto senza problemi; il resto
del consiglio risulta composto da Sergio Poletto (segretario),
Giovan Battista Pagani (tesoriere), Luigi Beretta, Carlo Bernasconi, Cesare Cavallini, Vittorio Ricotti e Vittorio Rossi. Di
fatto, un consiglio composto principalmente da medici del
territorio.
Va però fatto un passo indietro: prima dell’effettiva nomina
del consiglio per il triennio 1967-69 va collocata una grave
alluvione che colpisce la città di Pavia. Nella seduta del
consiglio del 23 novembre 1966 l’Ordine dei medici delibera di
stanziare la somma di 500.000 lire (considerevole, per l’epoca)
a favore degli alluvionati.
Non è certo il primo, l’unico né l’ultimo atto di generosità
dimostrato dall’Ordine dei medici pavese. Si è già visto nelle
pagine precedenti che uno dei compiti dell’associazione è
58
proprio l’elargizione di sussidi ai propri iscritti o ai loro parenti,
e più in generale il supporto ad attività umanitarie o culturali
collocate nel territorio provinciale.
Nel 1968, tuttavia, si rintraccia l’elergizione di un aiuto destinato fuori dai confini pavesi: in occasione del terremoto nel
Belice, l’Ordine dei medici di Pavia stanzia 300.000 lire in favore dei pazienti superstiti del dott. Biagio Marino, medico condotto del comune di Montevago, uno dei più colpiti dal sisma.
Nel 1969, il consiglio approva «l’adesione incondizionata
alla costituzione della Federazione lombarda degli Ordini dei
medici» (per il cui varo ufficiale si deve attendere il 1970).
La chiusura degli anni Sessanta coincide anche con la fine
della lunga presidenza Martinazzi, eletto per ben tre mandati
(più la presidenza ad interim dal 1959 al 1960 per la scomparsa
di Salaroli) e per la sua opera insignito di una targa d’oro al
merito.
59
CAPITOLO IV
L’Ordine dei medici pavese dagli anni Settanta a oggi
Gli anni Settanta e Ottanta
La nuova decade si apre con l’elezione alla presidenza dell’Ordine del dott. Remo Massara (foto). Alla vicepresidenza viene
invece scelto Alberto Poletti, che mantiene la carica per ben sei
mandati consecutivi. Entrambi medici di famiglia, testimoniano
la continuità egemonica di tale categoria in seno al consiglio. Gli
altri eletti sono Luigi Gallinari (segretario), Fiorenzo Fulle (tesoriere), Franco Cervi,
Pasquale Gorini, Pierfranco Merlo e Guido
Veneroni.
Fin dalla seconda
assemblea del 1970
(la prima con piena
operatività del nuovo
consiglio) i neoeletti
si pongono il problema di migliorare la
comunicazione con gli
iscritti. Il prof. Fulle
viene designato quale
curatore dei rapporti
con la testata Il medico
provinciale e con gli enti
mutualistici e il prof.
61
Gorini con mansioni analoghe nei confronti della facoltà di
Medicina dell’ateneo pavese. Soprattutto, viene espresso il fermo proposito di ridare alle stampe il Bollettino (la cui storia è
però meritevole di un apposito capitolo, vedi oltre). È certo
che alcuni numeri della pubblicazione fossero editi già all’indomani della ricostituzione dell’Ordine nel dopoguerra. Tali
documenti non sono più presenti nell’archivio dell’associazione. È possibile che, fino all’avvento della presidenza Massara,
l’archiviazione della documentazione ordinistica non godesse
del dovuto rigore, tanto che il consiglio riunitosi il 17 giugno
1970 si premura di acquisire tre armadi «che dovranno servire
per costituire l’archivio». Pochi mesi dopo (19 dicembre) viene
deliberato anche l’acquisto di un targhettario, di un ciclostile
e di una macchina da scrivere elettrica, la prima negli uffici
dell’Ordine (la prima fotocopiatrice arriva due anni dopo).
Il 1970 vede anche lo «scoppio della pace» tra Ordine pavese e inam provinciale: in attrito dagli anni Cinquanta, l’associazione e l’istituto siglano la prima convenzione soddisfacente
per entrambi nella seconda metà del 1970 e rappresentanti
dell’inam vengono invitati a presenziare alla seduta del consiglio ordinistico del 16 aprile 1971.
Ma gli anni Settanta non sono tutti rose e fiori. L’Ordine deve
anche fronteggiare l’attacco polemico della stampa locale e del
Comune di Pavia per alcuni casi di assenteismo durante i turni
di guardia medica. In seguito a indagini svolte dall’Ordine,
in data 3 aprile [1972] non sono stati reperibili per il servizio
di guardia medica festiva in Pavia due colleghi. I suddetti
medici sono stati convocati dal consiglio per chiarimenti. Uno
di essi non si è presentato e ha inviato un certificato medico
comprovante l’impossibilità a presentarsi per motivi di salute.
[…I]l consiglio [avvia] un procedimento disciplinare.
62
Le polemiche non scalfiscono l’appoggio degli iscritti al consiglio, che viene confermato pessoché interamente nelle elezioni per il triennio 1973-75, che vedono i seguenti eletti: Remo
Massara (presidente), Alberto Poletti (vicepresidente), Luigi
Gallinari (segretario), Fiorenzo Fulle (tesoriere), Franco Cervi, Giuseppe Guagliano, Pierfranco Merlo, Giampiero Riccardi e Guido Veneroni.
Durante il loro mandato si procede all’allargamento degli
uffici dell’Ordine, mediante affitto di locali dell’edificio attiguo,
già sede dell’Ordine dei veterinari.
La seconda metà degli anni Settanta segna l’inizio della cosiddetta «Era Nai», dal cognome del presidente in grado di essere eletto a capo del consiglio ordinistico per ben sei mandati. Nato a Ferrera Erbognone il 23 agosto 1933, Giacomo Nai
svolge la professione di medico condotto a Zinasco. Assieme
a lui vengono eletti Alberto Poletti (vicepresidente), Giuseppe Provasi (segretario), Giorgio Rondini (tesoriere), Franco
Cervi, Luigi Gallinari, Giuseppe Guagliano, Remo Massara e
Italo Richichi.
È da sottolineare il progressivo aumento, in seno al consiglio, della componente ospedaliera, conseguenza di un processo che si può far partire nel 1968, anno della cosiddetta «riforma Mariotti» del sistema ospedaliero (la prima dai tempi di
Giolitti), che a metà degli anni Settanta comporta l’istituzione
di numerose divisioni sanitarie presso il Policlinico S. Matteo e
gli altri nosocomi della provincia. Inoltre, i medici ospedalieri,
che avevano via via preso sempre maggior consapevolezza
della propria realtà professionale, grazie alla riforma passano
da una condizione di prevalente precariato alla stabilità delle
carriere e si vedono riconosciuti cospicui aumenti retributivi.
Inoltre, le assunzioni per chiamata diretta vengono sostitute
da un processo selettivo basato su concorsi.
63
La prima presidenza Nai è caratterizzata da alcune circostanze spiacevoli, come l’uscita a singhiozzo e poi la momentanea sospensione delle pubblicazioni del Bollettino (vedi cap.
iv), nonché le reiterate lamentele del presidente stesso nei
confronti di alcuni consiglieri accusati di assenteismo durante
le sedute, «soprattutto quando rivestono carattere di particolare importanza, come quelle disciplinari».
Inoltre, due importanti questioni di portata nazionale si riflettono sull’attività ordinistica locale: la diffusione delle tossicodipendenze e l’approvazione della legge sull’interruzione
di gravidanza.
Sul primo fronte, dai verbali delle sedute del consiglio si
desume che la stampa locale ha dato ampio risalto alla vicenda
di «due medici che hanno scritto ricetta per stupefacenti
(sic)». Le notizie diffuse dalla stampa vengono bollate come
«esagerate» (seduta del 26 gennaio 1978). Grazie a un verbale
successivo (3 marzo) si scopre che le prescrizioni di cui sopra
riguardano il metadone, usato nel processo di disintossicazione
degli eroinomani. Il dottor Poletti è incaricato di organizzare
una conferenza di aggiornamento sul metadone rivolta ai
medici di medicina generale.
Per quanto riguarda l’interruzione di gravidanza, il consiglio prende posizione contro procedure «che diventano punitive nei confronti dei medici che hanno scelto l’obiezione
di coscienza».
A fine anno viene eletto un nuovo consiglio, il primo
allargato a 15 membri poiché l’Ordine dei medici pavese ha
superato i 1500 iscritti. L’ampliamento permette di affacciarsi
in consiglio anche agli specialisti ambulatoriali e soprattutto
un numero maggiore di medici ospedalieri.
Il primo consiglio allargato risulta così composto: Giacomo
Nai (presidente), Alberto Poletti (vicepresidente), Pietro Bot64
tinelli (segretario), Giorgio Rondini (tesoriere), Ercole Boggeri, Siro Bollani, Romano Bragheri, Franco Cervi, Giuseppe
Guagliano, Giuseppe Provasi, Italo Richichi, Aldo Schifino,
Giuseppe Sacconi, Carlo Visconti, Gianenrico Zanquoghi.
Il nuovo consiglio può, fra l’altro, partecipare ai lavori per
la stesura del codice deontologico del 1978.
Tra gli altri incarichi «spinosi» affrontati, si registra la presa
di posizione nei confronti del Collegio delle ostetriche, dopo
che era emerso il caso di alcune di loro sorprese a prescrivere
ricette ed esami (26 gennaio 1980).
Nello stesso anno va segnalato un nuovo tentativo fallito di
ridare vita al Bollettino (nulla di fatto anche nel 1982 vedi cap. v).
Nei mesi seguenti il consiglio è chiamato a giudicare la situazione di alcuni medici giordani iscrittisi all’Albo a seguito di
relativo parere favorevole ricevuto dal ministero degli Interni.
Non esistendo un accordo di reciprocità tra Italia e Giordania,
il consiglio decide di procedere al loro depennamento.
Il quadro finora dipinto può dare un’idea piuttosto
movimentata dell’attività ordinistica in apertura degli anni
Ottanta. In effetti l’allargamento del consiglio, con conseguenti
problemi d’inserimento, e la notevole sindacalizzazione delle
varie categorie rappresentate comportano non pochi attriti e
incomprensioni, spesso di nocumento a un’auspicabile unità
d’intenti. Ciononostante, poche decadi possono definirsi
ricche di iniziative e cambiamenti quanto gli anni Ottanta, che
portano a un profondo processo riorganizzativo nell’Ordine
pavese, l’affermarsi dell’informatizzazione e l’emergere di
nuove sfide.
Una delle questioni più importanti è quella del cambiamento
di sede. La pratica viene portata a termine dal consiglio uscito
vincitore nelle elezioni per il triennio 1982-84: Nai e Poletti sono
riconfermati alla presidenza e alla vicepresidenza. Segretario è
65
eletto Pietro Bottinelli e tesoriere Giorgio Rondini. A questi si
aggiungono Gianfranco Baldi, Siro Bollani, Romano Bragheri,
Franco Cervi, Roberto Cresci, Maurizio Gorini, Giuseppe
Provasi, Italo Richichi, Giuseppe Tacconi, Carlo Visconti e
Gianenrico Zanquoghi.
Il neoeletto consiglio delibera, a poche settimane di distanza dal suo insediamento, l’acquisto della sede sita in via
Ludovico il Moro al civico 31 (foto pag. 81), attuale domicilio dell’Ordine. Lo spazio si sviluppa su un pianterreno e un
seminterrato. Il 6 agosto 1982 il consiglio decide di svolgere
parte di una seduta nei nuovi locali ancora spogli, per discutere in loco delle soluzioni d’arredo.
La nuova sede è inaugurata ufficialmente il 12 dicembre
alla presenza del presidente della fnom Eolo
Parodi (foto) e di altre
autorità sanitarie, politiche e religiose.
L’anno successivo si
apre con le dimissioni
del presidente Nai (17
febbraio): causa del gesto, la lettera accusatoria
di un medico pubblicata
sulla Provincia Pavese, in
cui l’operato dell consiglio dell’Ordine viene stigmatizzato perché troppo invasivo
nelle nomine presso le strutture sanitarie pubbliche. Ricevute le scuse dell’accusatore, il consiglio respinge le dimissioni
di Nai.
Durante l’assemblea del 18 marzo seguente, il dott.
Poletti sottolinea la necessità di una ristrutturazione delle
66
attività di segreteria. Per operare in maniera consapevole e
mirata viene istituita un’apposita commissione, composta
dai dottori Nai, Poletti, Provasi, Bragheri e Cresci. I compiti
affidati alla commissione vanno al di là della ristrutturazione
della segreteria, abbracciando anche questioni quali la
ripresa delle pubblicazioni del Bollettino e l’organizzazione
di seminari scientifici: temi sempre più nuovi o pressanti
quali tossicodipendenze e bioetica cominciano a entrare
prepotentemente in agenda.
Il 19 aprile il dott. Bottinelli si dimette per questioni
personali e il dott. Provasi viene eletto nuovo segretario.
L’anno si chiude con le pressioni di Nai per ridare vita al
Bollettino e in effetti il 1984 risulta decisivo per permettere
la ripresa di una pubblicazione che dal 1985 non ha più
conosciuto interruzioni nelle uscite (vedi cap. v).
E si arriva alla tornata elettorale per il triennio 1985-87. Da
anni abituati a votare candidati appartenenti a un’unica lista,
gli iscritti possono questa volta scegliere tra due elenchi, a testimonianza contemporaneamente di un impegno maggiore e
più articolato degli aspiranti consiglieri, ma anche di qualche
attrito latente fra le varie categorie. Prevale comunque la continuità, perché Nai, in rappresentanza dei medici condotti, è
confermato alla presidenza, Poletti (per i medici di medicina
generale) alla vicepresidenza e Rondini (per i primari ospedalieri) tesoriere; cambia però il segretario, nella persona di
Luigi Caliandro (rappresentante dei medici dirigenti). Gli altri
eletti: Siro Bollani, Pietro Bottinelli, Romano Bragheri, Giuseppe Carnevale Mijno, Franco Cervi, Roberto Cresci, Nicola
Fazia Mercadante, Remo Mancini, Ernesto Marni, Italo Richichi e Carlo Visconti. Sotto la loro direzione riprendono le
pubblicazioni del Bollettino (sebbene, come detto, le basi siano
state gettate dai precedessori) e l’Ordine pavese, come tutti
67
quelli sparsi sul territorio nazionale, recepisce la legge del 24
luglio 1985 n.190, che istituisce la professione di odontoiatra
e comporta l’adozione di un nuovo Albo professionale separato. L’associazione deve pertanto cambiare denominazione,
assumendo quella tuttora in virgore di Ordine dei medici-chirurghi e degli odontoiatri della provincia di Pavia.
Nel 1986, un dato liquidato in poche righe dai verbali delle
sedute del consiglio può invece essere letto, col senno di poi
e alla luce della nostra esperienza in una società che non può
più farne a meno, come un piccolo spartiacque: attraverso un
aumento delle quote associative (portate a 90mila lire) viene
acquistato il primo personal computer della sede dell’Ordine.
Sempre nel 1986 viene approvato un documento noto come
Codice comportamentale (sorta di integrazione del codice deontologico nazionale a beneficio degli iscritti all’Ordine pavese), per
la cui diffusione capillare si deve però aspettare il 1987, quando
viene allegato al numero 1-2 del Bollettino.
Il 1986 si conclude con la prima elezione della commissione
per gli iscritti all’Albo degli Odontoiatri, che porta alla scelta
di Claudio Bricca, Marco Ceriana, Danilo Fraticelli, Enrico
Mosconi e Pasquale Romiti. Fraticelli e Mosconi, i cadidati
che riscuotono il maggior numero di preferenze fra gli allora
quaranta iscritti all’Albo, hanno accesso anche al consiglio
dell’Ordine (che ascende a 17 membri). È la prima volta che
gli odontoiatri vi accedono «in quanto tali».1
Ritornando al 1987, l’1 e 2 novembre si svolgono le elezioni per il consiglio dell’Ordine per il triennio 1988-90: una
tornata destinata a restare per sempre nella storia dell’associazione pavese, per almeno due motivi, tutti riferiti al concetto
1 In base all’art. 6 della legge istitutiva della professione di odontoiatra.
68
di rappresentanza. Il primo è legato all’elezione, della dott.sa
Annamaria Audisio, odontoiatra: è la prima donna a sedere in
consiglio, nonostante nel 1986 sia di sesso femminile ben il
35% degli iscritti.
Secondo evento chiave in relazione alle elezioni del 1987 è
lo storico sorpasso della dipendenza nei confronti delle altre
categorie. Sono ben nove, la maggioranza assoluta, i medici
dipendenti eletti in consiglio, sette legati alla lista più votata
(Giovanni Belloni, Romano Bragheri, Guido Bellinzona,
Ernesto Marni, Pierluigi Pietrobono, Italo Richichi e Giorgio
Rondini) e due alla seconda (Lucio Casali e Arrigo Moglia).
Un piccolo terremoto, visto che i medici di medicina generale
potevano vantare decenni di «guida» dell’Ordine.
Diviene evidente a tutti la necessità di bilanciare meglio le
cariche in consiglio a vantaggio della categoria vincitrice e si
procede a una scelta inedita: l’avvicendamento condotti-ospedalieri nelle cariche più importanti a metà mandato. Ecco che
quindi il consiglio risulta così composto dal 1º gennaio 1988
al 30 giugno 1989: Nai (presidente), Poletti (vicepresidente),
Belloni (segretario), Bragheri (tesoriere), Bellinzona, Casali,
Marni, Moglia, Pellegrino, Pietrobono, Ragone, Vescovi, Visconti, Audisio (odontoiatri) e Romiti (odontoiatri); a essi
succedono, dal 1º luglio 1989 al 31 dicembre 1990: Rondini
(presidente), Bragheri (vicepresidente), Belloni (segretario),
Romiti (tesoriere), Bellinzona, Casali, Marni, Moglia, Nai,
Pellegrino, Pietrobono, Poletti, Ragone, Richichi, Vescovi,
Visconti.
In pratica, con il 1989 si conclude l’esperienza del dottor
Nai alla presidenza dell’Ordine, una gestione durata ben
quattordici anni. Al momento del passaggio di consegne,
attraverso le pagine del Bollettino (n.2 del 1989), Nai si dichiara
felice per aver fornito all’Ordine una nuova sede, ma al
69
contempo dispiaciuto per l’eccessiva sindacalizzazione degli
Ordini e per non aver sostenuto con forza la neutralità della
figura del medico nella riforma sanitaria 833 del 1978.
Occorre inoltre dire che prima del passaggio di consegne il
consiglio da lui diretto riesce a snellire e a rendere più efficaci
i lavori e l’azione dell’Ordine attraverso l’istituzione di sei
commissioni incaricate di studiare e vigilare su singoli campi, per
poi esporre in consiglio eventuali problemi e proporre adeguate
soluzioni. Quello delle commissioni è un sistema organizzativo
rimasto funzionante e funzionale anche negli anni seguenti,
anche se nel corso del tempo ne sono nate di nuove e a volte
si è proceduto ad accorpamenti. A ogni modo, le prime mai
istituite sono le commissioni Deontologica, Aggiornamento,
enpam-Pensioni, Giovani e Programmazione. Va segnalato che
l’attività delle commissioni è sempre stata aperta a qualunque
iscritto avesse espresso volontà di contribuire, quindi non solo
ai membri del consiglio.
Una delle prime azioni delle commissioni di cui si trova traccia
nei verbali del consiglio dell’Ordine riguarda l’organizzazione
di un corso di etica e deontologia medica proposto dalla
Commissione per l’aggiornamento. E di aggiornamento si può
parlare anche rintracciando nei verbali la notizia dell’acquisto di
una calcolatrice e di un nuovo computer, ulteriori indizi della
progressiva informatizzazione dell’Ordine.
Gli anni Novanta
Gli anni Ottanta sono stati contrassegnati da tensioni dovute
all’eccessiva sindacalizzazione della classe medica e si sono
chiusi con un passaggio di testimone da Nai a Rondini alla
presidenza; la decade seguente si apre invece con la ritrovata
armonia tra le componenti mediche.
70
Sull’onda di quanto già emerso negli anni Ottanta (si pensi
all’istituzione delle commissioni e alla presa di coscienza di
problemi «nuovi» quali aids, tossicodipendenze, interruzione
di gravidanza ecc.), prosegue l’evoluzione dell’attività ordinistica che, senza mai abdicare ai compiti istituzionali (tenuta
degli Albi, vigilanza deontologica e disciplinare ecc.), si apre
sempre più alla società civile e ai problemi del territorio: si
intensifica pertanto l’attività di formazione degli iscritti attraverso corsi e convegni, si moltiplicano le borse di studio,
vengono migliorate la comunicazione istituzionale e la trasparenza verso gli associati, ci si inizia a occupare intensamente di
tematiche quali bioetica, medicine complementari e rapporto
ospedale-territorio, si prosegue speditamente sulla strada dell’informatizzazione dei dati e dei servizi.
Il primo consiglio eletto negli anni Novanta risulta composto da Giorgio Rondini (presidente), Giacomo Nai (vicepresidente), Pasquale Romiti (segretario, Albo odontoiatri), Romano Bragheri (tesoriere), Guido Bellinzona, Giovanni Belloni,
Walter Brigliadori, Franco Corbella, Maurizio Coronelli, Angelo Gambini, Alberto Guagliano, Ernesto Marni, Sergio Pellegrino, Livio Ragone, Marco Tinelli, Carlo Visconti e Marco
Gioncada (Albo odontoiatri).
Il nuovo consiglio provvede in tempi rapidi alla fusione
tra le commissioni Programmazione e Aggiornamento, e la
commissione risultante si fa promotrice di due iniziative: la
stesura in maniera più dettagliata dei verbali delle sedute
consiliari e la costituzione di un ufficio stampa (la cui effettiva
operatività parte nel 1996 con la contrattazione dei servizi di
Angela Maiocchi, corrispondente della Provincia Pavese). Se a
ciò si aggiunge le ristrutturazione del Bollettino affidata al dottor
Belloni, si capisce quanto il nuovo corso punti sulla trasparenza
e sul miglioramento della comunicazione interna ed esterna.
71
Sul fronte della lotta all’abusivismo, si segnala l’adozione,
nel giugno del 1991, di appositi tesserini di riconoscimento
per chi esercita la professione di odontoiatra. L’Ordine pavese,
in pratica, recepisce un’apposita circolare della fnomceo volta
a contrastare un abusivismo certamente favorito dalla recente
separazione delle professioni medica e odontoiatrica.
Il 4 febbraio 1992 viene istituito un gruppo di studio sulla
bioetica, composto dai colleghi Belloni, Bellinzona, Corbella
e Pellegrino. Parallelamente, anche le singole ussl pavesi
stavano dando vita a commissioni interne sulla bioetica,
per cui l’Ordine si propone come soggetto di dialogo e
consulenza per le emanazioni locali del sistema sanitario
nazionale.
Sempre a febbraio la promulgazione della legge n.175 in
materia di pubblicità sanitaria vede l’Ordine impegnato nella
comunicazione agli iscritti delle nuove norme e sanzioni.
L’anno seguente, l’attività del gruppo di studio sulla bioetica
produce un ciclo di cinque appuntamenti sulla materia curato
dal dott. Corbella e tenutosi da gennaio ad aprile.
Gli argomenti sviluppati sono «Fondamenti di bioetica»,
«Rapporto operatore sanitario-malato», «Il malato emarginato», «La dignità del malato» e «Fedi e religioni diverse». Sono
tutte tematiche che, di nuova emergenza o comunque da affrontare in maniera pressante in una società sempre più mutevole e multietnica, determinano numerose revisioni del codice
deontologico nazionale nel corso degli anni Novanta, come
visto nel cap. i. Tra parentesi, il successo del ciclo di conferenze spinge l’Ordine alla pubblicazione degli Atti e, su proposta
del dott. Belloni, alla trasformazione del gruppo di studio sulla bioetica in un comitato permanente in seno all’Ordine.
Accanto a questo tipo di attività non mancano quelle di
carattere più istituzionale. Per esempio, con la seduta del 10
72
marzo 1993, viene affrontato il tema dei dottori iscritti alla
facoltà di Medicina tra il 1980 e il 1985, a cui, in seguito alle
disposizioni della legge n.190 del 1985, è concessa la doppia
iscrizione agli Albi dei medici e degli odontoiatri.
Inoltre, nella stessa seduta viene istituito un servizio di
consulenza legale per gli iscritti.
Sul fronte della borse di studio, è da segnalare l’istituzione
del Premio Pampuri, destinato ogni anno a un neolaureato
in Medicina proponente un progetto di soggiorno, studio e
lavoro in un Paese del Terzo mondo; al vincitore vengono
inizialmente garantiti un assegno, un soggiorno di studio di
sei mesi e le spese di viaggio.2
Il 1994 apre un nuovo triennio in cui il consiglio risulta così
composto: Giorgio Rondini (presidente), Livio Ragone (vicepresidente), Giovanni Belloni (segretario), Romano Bragheri (tesoriere), Guido Bellinzona, Franco Corbella, Roberto
Forni, Giacomo Gallo, Alberto Guagliano, Ernesto Marni,
Giacomo Nai, Sergio Pellegrino, Pietro Claudio Rovescala,
Abele Rubbini, Marco Tinelli e, per l’Albo odontoiatri, Claudia Caprioglio e Marco Gioncada.
Su proposta del dott. Tinelli, il nuovo consiglio decide di
organizzare tre corsi di informatica aperti agli iscritti. Dopo
l’esame dei preventivi e delle proposte sottoposti da aziende
che si occupano di formazione, si sceglie di dar vita ai corsi
«Livello base», «Elaborazione testi» e «Archiviazione e banche
2 Occorre segnalare che si deve aspettare il 1996 per l’assegnazione del
primo Premio Pampuri, vista l’inadeguatezza dei progetti presentati in
occasione dei primi bandi. Nel corso degli anni, grazie all’attività della
Commissione Terzo mondo istituita nel 1995 su proposta del dott. Tinelli,
borse di studio sono state assegnate finanziando progetti e soggiorni di
medici pavesi in Paesi tra i quali Senegal, Bosnia, Albania, Costa d’Avorio,
India e Perù.
73
dati», per una durata complessiva di due settimane. Il successo
dell’iniziativa spinge l’Ordine a replicarla ben due volte a fine
anno e altrettante a partire dal gennaio 1995.
Il 22 marzo 1994 la proposta di istituzione della Commissione bioetica si tramuta in una realtà effettiva, affidata ai dottori Cuzzoni, Rossanigo, Gariboldi, Bertolini, Dionigi, Fassina, Tardani e De Caro. Tra le prime iniziative intraprese, una
serie di incontri di aggiornamento, la stesura di un glossario
(curato dal prof. De Caro) pubblicato sul Bollettino e anche
una sorta di censimento degli iscritti interessati alla materia,
svoltosi attraverso la diffusione di un questionario allegato
sempre al Bollettino.
Ma il 1994 è anche foriero di avvenimenti spiacevoli, su tutti
l’esondazione del Ticino, che arreca notevoli danni alle proprietà di cinque iscritti all’Ordine, per cui si delibera la sospensione del pagamento della loro quota associativa per il 1995.
Il nuovo anno vede l’Ordine impegnato, soprattutto attraverso il Comitato di bioetica e la Commissione deontologica,
nella raccolta di dati e proposte da trasmettere alla fnomceo in
occasione della revisione del codice deontologico nazionale.
In effetti, è un anno molto intenso per le commissioni
ordinistiche. Come visto (vedi nota 2 a pag. precedente) viene
istituita la Commissione per la problematiche del Terzo
mondo, che già a fine anno è in grado di assegnare tre borse
di studio ad altrettanti progetti di sviluppo sanitario curati da
medici pavesi in Albania, Costa d’Avorio e Bosnia. Si procede
inoltre alla fusione delle commissioni Ospedale e Territorio.
Sempre nel 1995 l’Ordine collabora alla redazione di un
opuscolo informativo distribuito presso i malati oncologici
e sostiene con dodici milioni di lire il progetto pilota «Pavia
senza fumo», volto a sensibilizzare la popolazione sulle
gravi conseguenze del tabagismo. Promosso dalla dott.sa
74
Elena Baiardi di Godiasco, coinvolge inizialmente le scuole
e gli ambulatori dei comuni della Valle Staffora compresi tra
Rivanazzano e Varzi. Il Bollettino n.2 del 1996 riferisce che al
progetto aderiscono 14 comuni, ventimila persone, dodici
mmg e un numero non precisato di scuole.
Restando al 1996 va segnalato, a titolo di curiosità, il primo
riferimento su un documento ufficiale dell’Ordine (segnatamente il Bollettino) all’agopuntura. Inoltre, viene istituita una
nuova commissione destinata a seguire e programmare la pubblicazione del Bollettino stesso.
Il 1997 è anno di elezioni, da cui scaturisce il seguente consiglio: Giorgio Rondini (presidente), Romano Bragheri (vicepresidente), Luigi Caliandro (segretario), Marco Gioncada (tesoriere,
Albo odontoiatri), Maurizio Aricò, Guido Bellinzona, Giovanni
Belloni, Franco Cervi, Franco Corbella, Roberto Forni, Giacomo Gallo, Tommaso Mastropietro, Giacomo Nai, Giovanni Ricevuti, Raffaele Sgotto, Mauro Stronati e Azelio Schiavi (Albo
odontoiatri).
Il nuovo consiglio procede a una repentina riorganizzazione
dell’attività delle commissioni, che, accorpate e in alcuni casi
estese negli ambiti da coprire, finiscono per ridursi a cinque,
così denominate: Bollettino e aggiornamento; Volontariato,
Terzo mondo, handicap, tribunale del malato; Programmazione
sanitaria, territorio, ospedale; Bioetica e medicina complementare; Deontologica.
Tra gli eventi caratterizzanti il 1997, occorre senza dubbio
segnalare il recepimento della sentenza n.9655 del 3 ottobre
della Corte di cassazione, che permette agli extracomunitari
laureati in Medicina e operanti in Italia di iscriversi agli Ordini
dei medici anche se privi di cittadinanza italiana.
Va inoltre registrato, a fine anno, il primo riferimento
a Internet. Da un articolo pubblicato sul Bollettino n.4 è
75
possibile desumere come la Rete avesse già fatto breccia tra
alcuni iscritti, utilizzatori soprattutto di strumenti quali posta
elettronica e accesso da remoto a banche dati come Mediline.
Sulla scia di un tale sviluppo, l’Ordine annuncia la stipula
di una convenzione con la ditta Systemy Network di Pavia,
incaricata di dar vita al primo sito Internet dell’associazione
e di fornire eventualmente agli iscritti interessati il servizio
di connessione.
Il 1998 si apre con quello che forse è stato uno dei maggiori
«casi mediatici nazionali» legati alla medicina, ossia quello
riguardante la supposta cura oncologica miracolosa proposta
dal dottor Luigi Di Bella. L’Ordine pavese esamina «sotto gli
aspetti strettamente professionali» nella seduta del 13 gennaio
1998 la vicenda relativa alla terapia a base di somatostatina.
Il consiglio ritiene che non sussistano «provati dati scientifici
per poter esprimere un giudizio positivo o meno» sulla cura e
di fatto si riserva di attendere i risultati della sperimentazione
condotta dal ministero della Salute, che nel 1999 dichiara la
mdb (multiterapia Di Bella) «inattiva».
Sempre nel 1998 si arriva all’effettiva stipula del contratto con
la Systemy Network per offrire abbonamenti a Internet a condizioni vantaggiose agli iscritti all’Ordine. In epoca ancora «pioneristica» per la Rete italiana, l’azienda in questione ha sede in tutti i
distretti telefonici provinciali e può offrire prezzi di connessione
con sconti del 30% agli iscritti. Diventa inoltre operativo il primo sito Internet dell’ordine all’indirizzo www.systemy.it/Ordine.
Medici.Pavia3 e vengono create le caselle di posta elettronica della presidenza, della segreteria e della presidenza commissione
odontoiatri.
3 All’atto della messa in Rete il sito è da considerarsi in allestimento e
contiene unicamente alcune sezioni informative e un elenco di link a siti di
interesse medico.
76
Sempre sul fronte tecnologico, nel maggio ’98 la ditta
sata procede alla ristrutturazione informatica degli uffici
dell’Ordine.
Sul fronte istituzionale, l’associazione pavese ratifica (19
maggio) il verbale d’intesa per costituire la Federazione regionale Ordine dei medici-chirurghi e odontoiatri della Lombardia, e provvede alla nomina del dott. Giacomo Gallo quale
responsabile delle relazioni con le istituzioni per l’anno celebrativo di Antonio Scarpa.
Nel 1999, l’Ordine inizia a considerare la possibilità di
acquisto di una nuova sede.
A fine anno viene istituito un registro a cui possono iscriversi
i medici che praticano medicine non convenzionali. Per quanto
creato solamente «a scopo statistico-cognitivo», l’operazione
testimonia una sempre maggior presa di coscienza del fatto
che alcune terapie quali l’agopuntura hanno cominciato a far
breccia anche tra il personale sanitario.
Tra gli ultimi avvenimenti di rilievo del 1999 non può
essere ignorato l’accorpamento delle commissioni Bioetica e
Deontologia: al prof. Francesco Maria Avato viene pertanto
affidata una «supercommissione» resasi necessaria per il fatto
che alcuni problemi etici finiscono inevitabilmente per avere
anche risvolti deontologici.
La decade si conclude con le elezioni per il triennio successivo (2000-02), che danno vita a un consiglio così composto:
Giorgio Rondini (presidente), Guido Bellinzona (vicepresidente), Roberto Forni (segretario), Azelio Schiavi (tesoriere,
Albo odontoiatri), Francesco Maria Avato, Giovanni Belloni,
Romano Bragheri, Carlo Campana, Carlo Castagnola, Claudio
Lisi, Mariano Lombardi, Francesco Muscia, Alberto Poletti,
Giovanni Ricevuti, Raffaele Sgotto, Mauro Stronati e Marco
Gioncada (Albo odontoiatri).
77
***
L’Ordine oggi
E si giunge ai giorni nostri. L’Ordine pavese del terzo millennio è un’associazione che si trova a gestire quasi cinquemila
iscritti e che deve affrontare problemi, sfide e iniziative nuove
e sempre più complesse. Tematiche emerse tra la fine degli
anni Ottanta e gli anni Novanta rimangono sempre al centro
del dibattito (tossicodipendenza, bioetica, informatizzazione,
recepimento di normative comunitarie, medicine complementari) e su di esse si innestano questioni quali il consenso informato, la tutela dell’ambiente e della riservatezza dei dati, le
direttive anticipate, le nuove tecniche o farmaci contraccettivi
e abortivi, che spingono l’Ordine a un’attività di vigilanza e
formazione degli iscritti costante e intensa come non mai. Negli anni 2000 l’Ordine collabora alla stesura o revisione della
nuova versione del codice deontologico nazionale (2006); diviene un punto di riferimento per diffondere iniziative quali
la Carta regionale dei servizi; cerca di rispondere al progresso
medico-scientifico e a nuove problematiche deontologiche e
sanitarie attraverso la creazione di nuove commissioni o al potenziamento e maggiore apertura di quelle esistenti, un Bollettino
sempre più denso ed esaustivo, cicli di conferenze e seminari,
patrocinio di pubblicazioni, e ricopre un ruolo di primo piano
nello svolgere sul territorio provinciale il ruolo di coordinatore, promotore, attore, formatore e «sorvegliante» del progetto
fnomceo di ecm, Educazione continua in medicina.
L’Ordine del nuovo millennio è un’istituzione sempre più
vicina ai cittadini: il 28 febbraio 2000 vengono creati l’Ufficio
del territorio, inizialmente coordinato dal dott. Forni, per curare i rapporti con i mmg, e l’Ufficio per gli ospedali, coordi78
nato dal prof. Bragheri, per confrontarsi con le problematiche
dei nosocomi presenti in provincia.
Ma l’Ordine è anche ulteriormente più vicino agli iscritti
grazie al varo, nel giugno del 2000, della Carta dei servizi, di
fatto un ventaglio di possibilità che vanno della modulistica
online alle consultazioni telematiche, dalle consulenze previdenziali all’utilizzo delle sale della sede dell’Ordine.4
Sul fronte della comunicazione, inoltre, vanno citati anche
il rinnovamento e arricchimento del Bollettino (vedi cap. iv) e
il rifacimento del sito Internet. Nel settembre del 2000 viene
attivato il nuovo dominio www.ordinemedicipavia.it, in una
versione provvisoria contenente alcune informazioni di tipo
burocratico, normativo e di aggiornamento professionale e
numerosi indirizzi di posta elettronica per contattare i vari uffici nonché la redazione del Bollettino. Ne segue la formazione
del personale interno in modo da consentirgli una gestione
diretta del sito web, per poi arrivare alla presentazione ufficiale durante la seduta del consiglio dell’11 dicembre 2000. Il
sito entra in funzione nel marzo del 2001, articolato in dieci
sezioni che spaziano dalle informazioni generali (p. es. il codice deontologico) alle attività di segreteria, dall’agenda degli
eventi (corsi di formazione ecc.) a notizie su fisco, tariffari e
previdenza, senza dimenticare la possibilità di scaricare alcuni
contenuti del Bollettino e di consultare la Carta dei servizi.
Nel 2001 vanno segnalate anche la ripresa della ricerca di
una nuova sede (bocciato a suo tempo l’acquisto dell’ex idroscalo, viene vagliata la possibilità di trasferirsi nel cosiddetto
palazzo Einstein, da poco ufficialmente sul mercato, ma anche questa opzione viene scartata di lì a poco) e soprattutto
4 L’elenco completo dei servizi offerti è consultabile sul sito dell’Ordine.
79
la prestigiosa nomina da parte dell’allora ministro della Salute Girolamo Sirchia del presidente dell’Ordine prof. Giorgio
Rondini a membro del Consiglio superiore di sanità.
L’anno si chiude con il varo del nuovo Piano socio sanitario
regionale, che contempla, tra l’altro, la possibilità di apertura
delle strutture ospedaliere pubbliche a fondazioni di diritto
privato. L’Ordine si vede pertanto impegnato nel vaglio e
comunicazione agli iscritti dei contenuti del piano e nello
studio dei possibili riflessi occupazionali.
Passando al 2002, nel mese di gennaio l’Ordine concede
i suoi locali all’ampa (Associazione medico-legale pavese)
perché possa utilizzarli quale sede.
Si concludono i lavori della Commissione ufficio per i problemi dell’ospedale, che ha portato a confrontarsi 25 medici
tra consiglieri dell’Ordine, direttori sanitari di tutte le asl e
di tutti gli ospedali del territorio e rappresentanti sindacali; il
coordinatore Romano Bragheri vanta in consiglio l’opportunità offerta da nove mesi di incontri per discutere di modelli organizzativi delle strutture ospedaliere, rapporti mediciospedali, adempimenti legislativi e contrattuali, aggiornamento e formazione.
A partire dal mese di maggio, l’Ordine è impegnato nel recepimento della delibera del consiglio nazionale della fnomceo
che riconosce come atto medico il ricorso ad agopuntura, fitoterapia, medicina ayurvedica, medicina antroposofica, omeopatia, medicina tradizionale cinese, omotossicologia, osteopatia e chiropratica, limitandone però la pratica ai soli laureati in
Medicina e Chirurgia.
Sul fronte dell’informatizzazione, il 2002 va ricordato per
la collocazione, presso i locali dell’Ordine, di un terminale
per il collegamento telematico con gli archivi dell’enpam (che
permette a tutti gli iscritti che ne fanno richiesta di accedere
80
direttamente a informazioni sulla propria situazione previdenziale),
nonché per l’attivazione
della linea adsl.
L’anno si chiude con
l’iniziativa di solidarietà
«I medici per il Molise»
in favore dei terremotati
della zona di S. Giuliano
(l’Ordine apre un conto
corrente per raccogliere
fondi) e con la tornata
elettorale che porta all’elezione del consiglio
per il triennio 2003-05,
così composto: Giorgio Rondini (presidente), Guido Bellinzona (vicepresidente), Giovanni Belloni (segretario), Alberto Poletti (tesoriere),
Francesco Maria Avato, Romano Bragheri, Carlo Castagnola,
Roberto Forni, Claudio Lisi, Mariano Lombardi, Francesco
Muscia, Giovanni Ricevuti, Giorgio Torti, Raffaele Sgotto,
Mauro Stronati e, per l’Albo odontoiatri, Cesare Brusotti e
Marco Gioncada.
Il nuovo consiglio mette subito mano alla riorganizzazione
delle commissioni, che alla fine risultano le seguenti: Problematiche etico-deontologiche, Aggiornamento, Programmazione, Medicina complementare, Ospedale, Ambiente (a testimonianza dell’emergere della questione ecologica e del rapporto ambiente-salute), Anziani, Specialistica ambulatoriale,
Terzo mondo, Territorio, Rapporti con le istituzioni, Giovani
medici, Rapporti con il tribunale del malato.
81
Nel 2003 l’Ordine è attivamente impegnato nell’attività di
informazione agli iscritti in merito alla Carta regionale dei
servizi di recente emissione.
Sul fronte della formazione, inoltre, l’associazione vede
designato il proprio presidente Rondini quale coordinatore
del gruppo di lavoro istituito dalla fnomceo sull’ecm. Proprio
su questo fronte, i verbali delle sedute del consiglio evidenziano la chiara volontà dell’Ordine pavese di avere un ruolo
di rilievo da un punto di vista formativo, e non solo quello
di mero registro dei crediti accumulati dai medici beneficiari
di corsi di formazione. In particolare, l’Ordine reclama un
ruolo di primo piano nell’ecm in ambito deontologico, etico
e legislativo. In seguito allo sviluppo di un dibattito interno,
l’Ordine finisce per rivendicare la parte di fornitore di corsi
e di controllore di eventi relativi a deontologia e problematiche disciplinari.
Sempre sul fronte della formazione e comunicazione, a
fine 2003 l’Ordine approva l’incisione e la diffusione presso
medici di famiglia e pediatri della provincia di un cd-rom
contenente i risultati dello studio condotto da un gruppo
di lavoro coordinato dalla prof.ssa Maria Teresa Tenconi e
riguardante il rapporto tra salute, qualità dell’aria e stili di
vita a Pavia.
L’anno si chiude con un notevole successo per l’Ordine
pavese. Le premesse vanno rintracciate nella riforma dell’esame di Stato per l’accesso alla professione medica, che
nella sua nuova formula impone agli esaminandi tre mesi di
tirocinio rispettivamente in una struttura ospedaliera di medicina, in una struttura ospedaliera chirurgica e in uno studio
di mmg o pediatra. La nuova procedura aveva comportato
non pochi problemi in diverse province italiane in cui si era
rivelato difficile trovare un numero di tutori pari a quello
degli aspiranti medici. A Pavia l’Ordine si attiva e finisce per
82
stipulare una convenzione con l’università, attraverso cui garantisce il reperimento di mmg e pediatri disponibili ad accogliere nei loro studi i tirocinanti. Il successo dell’iniziativa nel
2004 spinge gli Ordini di Lecco, Bergamo, Cremona e Lodi
ad attivarsi per la stipula di convenzioni simili, sempre con
l’Università di Pavia. E sempre sullo stesso fronte l’Ordine
pavese decide di non limitarsi alla mera scelta dei mmg e pediatri cui affidare gli aspiranti medici, ma di procedere alla
loro vera e propria formazione quali «tutori-valutatori» per
gli esami di Stato, attraverso un corso organizzato nei giorni
16, 24 e 30 ottobre 2004.
Per restare ancora al 2004, occorre citare il prosieguo dei
tentativi di ricerca di una nuova sede per l’Ordine. Nel mese
di luglio viene presa in considerazione l’ex sede dell’Istituto
C. Mondino in via Trieste, soluzione scartata poco dopo,
nonostante la convenienza economica, per l’inesistenza di
un’aula di capienza adeguata.
Sempre nel mese di luglio l’Ordine accetta la richiesta della società di raccolta pubblicitaria Manzoni di collaborare
a una rubrica settimanale su «salute e informazione» sulle
pagine della Provincia Pavese, ma l’iniziativa decade perché
avrebbe comportato un brusco affiancamento tra informazione sanitaria e pubblicità.5
La ricerca di una nuova sede si fa ancora più intensa nel
2005, anno in cui vengono valutati ben cinque immobili siti
in via Chiesa, viale Canton Ticino, via Battisti, viale Argonne
e via Cavallini.
Nello stesso anno, sul fronte dell’informatizzazione degli
uffici, va segnalato l’acquisto di un server per velocizzare la
5 La Manzoni torna alla carica nel 2006, ma l’Ordine respinge nuovamente
e anzi decide di stipulare un accordo di fornitura di contenuti diretto con
il quotidiano locale.
83
connessione a Internet e garantire maggiormente il salvataggio dei dati.
Ma il 2005 va ricordato soprattutto per il coinvolgimento
dell’Ordine nella redazione del nuovo Codice deontologico
nazionale e nel Forum provinciale sull’ambiente (a rappresentare l’associazione viene delegato il prof. Bragheri), nonché
per lo storico cambio della guardia ai vertici del consiglio, poiché con le elezioni dell’11, 12 e 13 dicembre si chiude la lunga
«Era Rondini», in sella dal 1º luglio del 1989.
Il pediatra lascia le redini della presidenza a Giovanni Belloni
e traccia un bilancio della sua attività in un editoriale pubblicato
sul Bollettino n.4 del 2005, in cui sottolinea come le sue gestioni
abbiano prestato «particolare attenzione alla deontologia, che
costituisce sempre il primo aspetto dell’attività ordinistica».
Come illustrato nelle pagine precedenti, la presidenza Rondini ha dovuto affrontare numerose sfide: riforme sanitarie
e degli esami d’accesso alla professione medica, recepimento
della legislazione europea ed eleborazione di nuove edizioni del Codice deontologico, informatizzazione e tutela della
riservatezza dei dati, emergere di tematiche quali bioetica e
medicine complementari, apertura comunicativa e rilancio del
Bollettino, fra le altre.
Rondini resta comunque in un consiglio che risulta così
composto: Giovanni Belloni (presidente), Francesco Maria
Avato (vicepresidente), Maurizio Daccò (segretario), Pietro
Claudio Rovescala (tesoriere), Giovanni Brunoldi, Giovanni
Cardinale, Pasquale De Cata, Giuseppe Di Giulio, Laura Lanza, Paolo Lanzarini, Claudio Lisi, Mladen Lucev, Stefano Perlini, Giorgio Rondini, Carlo Saviotti e, per l’Albo odontoiatri,
Domenico Camassa e Marco Gioncada.
Il nuovo consiglio procede rapidamente alla riorganizzazione delle commissioni, molte delle quali vengono ristrutturate
84
come gruppi di lavoro. Rimangono perciò in vita solamente quattro commissioni: Problematiche etico-deontologiche,
Aggiornamento e formazione continua, Bollettino e Integrazione componenti mediche (ospedale-territorio); di contro,
i gruppi di lavoro sono sei e segnatamente Paesi in via di
sviluppo, Medicine complementari e ambiente-salute, Specialistica ambulatoriale, Problemi di disabilità e disagio, Inserimento e integrazione nel mondo del lavoro, Aggiornamento
Albo odontoiatri.
Nel corso del 2006, i locali dell’Ordine diventano sede della spem (Associazione dei medici specializzandi e specialisti
pavesi) e dell’isde Italia – Medici per l’ambiente. La sezione
pavese di questa associazione nasce l’11 maggio 2006 «per
stimolare l’impegno dei medici nella salvaguardia dell’ambiente».
Parallelamente, proseguono le ricerche di una nuova sede:
scartati altri immobili (in zona Ticinello, in via Montemaino
ecc.) la scelta cade sull’area dell’ex Centrale del latte in piazzale Gaffurio, presa in considerazione dal consiglio a partire
dal giugno 2006. Purtroppo, per inadempienze della società
costruttrice, l’Ordine è costretto a rinunciare all’immobile e
a riprendere la ricerca di una nuova soluzione.
Il 2006 è un anno significativo per quanto riguarda l’orientamento dei giovani medici, a cui l’Ordine indirizza un corso
svoltosi nel mese di maggio per la formazione rivolta ai possibili sostituti dei mmg (l’iniziativa riscuote notevole successo
e viene replicata anche nel 2007) e a cui viene dedicato un
apposito servizio: il 12 settembre viene inaugurato lo Sportello giovani, che su appuntamento permette ai neolaureati di
incontrare il presidente e il segretario dell’Ordine per esporre
dubbi o chiedere chiarimenti sulle tematiche inerenti il mondo
del lavoro.
85
Il 2006 va ricordato anche per il definitivo accreditamento
dell’Ordine quale fornitore ecm, il che permette di dare vita a
numerose iniziative (prevalentemente corsi e seminari) rivolte
in particolare ai mmg.
Sul fronte della comunicazione con gli iscritti, vanno
segnalati il varo della newsletter spedita via e-mail agli utenti che
ne fanno richiesta e la possibilità di scaricare il pdf integrale
del Bollettino dal sito web dell’Ordine.
Inoltre, il 17 ottobre prende ufficialmente il via l’iniziativa
che ha portato alla redazione di queste stesse pagine, poiché il
consiglio delibera la costituzione di un comitato incaricato di
redigere la storia dell’Ordine, composto dai colleghi Giovanni
Belloni, Paolo Bottoni, Romano Bragheri, Pietro Franchini,
Marco Gioncada, Claudio Lisi, Diego Marni, Luciano Nafissi e Giacomo Nai.
Il 2007 vede l’ordine impegnato a diffondere presso gli
iscritti i contenuti del nuovo codice deontologico nazionale,
allegato al n.1 del Bollettino e ampiamente illustrato durante la
seduta del consiglio del 16 gennaio, con particolare attenzione
alle novità introdotte in materia di eutanasia, accanimento
terapeutico e tutela della riservatezza dei dati.
Poche settimane dopo, in seguito alla conversione in
legge del decreto Bersani sulle liberalizzazioni (vedi cap. i) e
alla conseguente abolizione dei minimi tariffari, l’Ordine è
impegnato a informare gli iscritti in merito e a raccogliere
dati sul costo delle loro prestazioni, per tenerne una sorta di
anagrafe.
Nel mese di marzo viene inoltre recepita una direttiva fnomceo
grazie a cui si istituisce presso l’Ordine il Registro per le medicine non convenzionali, limitato ad agopuntura, omeopatia,
omotossicologia e fitoterapia clinica. L’Ordine fissa e comunica
i criteri per potersi accreditare, in primis la laurea in Medicina.
86
Sul fronte della comunicazione, viene stipulato un abbonamento a una piattaforma informatica in grado di fornire il
servizio di invio multiplo di e-mail, grazie a cui diventa possibile spedire avvisi tempestivi contemporaneamente agli oltre
4500 iscritti.
Infine, va segnalata la mozione promossa dall’Ordine e
indirizzata al ministero degli Esteri a favore del medico e delle
cinque infermiere bulgare arrestati e condannati a morte in
Libia perché sospettati di aver inoculato il virtus dell’hiv a
numerosi pazienti dell’ospedale di Bengasi.
Il 2008 si apre con la relazione del prof. Perlini sui risultati
dei lavori della Commissione ospedale-territorio, che ha portato all’individuazione di una tematica comune da sviluppare
per rispondere a reali esigenze della cittadinanza: la medicina
del dolore. Si decide di promuovere la pubblicazione di un
volumetto tematico da distribuire presso i mmg, redatto in collaborazione con i tre irccs pavesi.
Argomento «caldo» dell’anno è poi la cosiddetta pillola
del giorno dopo, in particolare per quanto concerne la sua
somministrazione a minori. Il caso viene sollevato da un
iscritto rivoltosi all’Ordine per avere istruzioni in materia. Al
termine di una «movimentata» seduta del consiglio, l’Ordine
delibera che la prescrizione della pillola, visti i casi d’urgenza,
può essere decisa, nel caso di soggetti minorenni, anche in
assenza del consenso dei genitori o tutori del richiedente, che
però si fa obbligo di avvisare quanto prima possibile.
L’anno si chiude con le elezioni che confermano Belloni alla
presidenza e portano alla formazione, per il triennio 2009-11,
del seguente consiglio: Giovanni Belloni (presidente), Claudio Lisi (vicepresidente), Maurizio Daccò (segretario), Pietro Claudio Rovescala (tesoriere), Mario Bellosta, Giovanni
Brunoldi, Fabio Buzzi, Pasquale De Cata, Giuseppe Di Giu87
lio, Laura Lanza, Paolo Lanzarini, Mladen Lucev, Tommaso
Mastropietro, Giorgio Rondini, Carlo Saviotti e, per l’Albo
Odontoiatri, Domenico Camassa e Marco Gioncada.
Il nuovo consiglio vara poco dopo le nuove commissioni e i
gruppi di lavoro, cui affianca anche un tavolo tecnico. A oggi,
perciò, sono in attività le commissioni Problematiche eticodeontologiche, Aggiornamento e Bollettino; i gruppi di lavoro Medicine complementari e ambiente-salute, Paesi in via di
sviluppo, Specialistica ambulatoriale, Giovani medici, Disabilità e disagio, Cure palliative, Conciliazione; il tavolo tecnico
Integrazione territorio-ospedale.
Tra le iniziative prese dal nuovo consiglio, si segnala a
inizio 2009 la presentazione del frutto dei lavori iniziati l’anno
precedente sul tema della medicina del dolore, in collaborazione
con gli irccs pavesi. Il risultato tangibile è un vademecum di
64 pagine intitolato Pavia senza dolore, in grado di indirizzare
opportunamente i pazienti e i loro mmg presso le strutture
pavesi specializzate nelle varie patologie arrecanti algie. Va
inoltre ricordata la stipula di una convenzione tra Ordine e
università di Pavia tramite cui ai laureati sotto i 35 anni di età
viene concessa la possibilità di recarsi per un mese a Bukavu,
in Congo, per un soggiorno di studio, lavoro e cooperazione,
finanziato dall’Ordine fino a un tetto di 2500 euro. Sempre in
tema di solidarietà, l’Ordine si fa promotore presso gli iscritti
di una raccolta di fondi rivolta ai terremotati colpiti dal sisma
che sconvolge L’Aquila e dintorni nel mese di aprile.
Sul fronte della tutela ecologica, il consiglio a luglio delibera
il patrocinio dell’Ordine per il convegno «Ambiente e salute»,
promosso da circa cento medici che si oppongono alla
costruzione di nuove centrali termiche in territorio lomellino.
Ancora nel mese di luglio ripartono le ricerche per l’individuazione di una nuova sede dell’Ordine.
88
A settembre è da segnalare l’iniziativa rivolta ai giovani medici, cui viene concessa l’opportunità di presentare le proprie
candidature presso l’Ordine per svolgere colloqui di lavoro
volti a ottenere posti nella sanità danese (in «deficit» di circa
1500 dottori).
Il 2010 inizia con una novità informatica: il sito web dell’Ordine riceve una notevole rivisitazione grafica e, ai contenuti e
servizi già disponibili, affianca la possibilità per gli associati di
scaricare direttamente la certificazione di iscrizione all’Ordine
e la possibilità di consultare online l’Albo aggiornato.
L’analisi della documentazione disponibile al momento di
andare in stampa si conclude con il mese di febbraio 2010. Tra
i progetti che vedranno la luce nell’immediato futuro possiamo
sicuramente anticipare il rinnovamento del Bollettino (vedi cap.
seguente).
89
CAPITOLO V
Il Bollettino dal 1970 a oggi
Lunga, a volte tormentata e frammentaria è la storia del Bollettino dell’Ordine dei medici pavese, che è manifestazione della
storia stessa del rapporto comunicativo fra consiglio direttivo
e iscritti.
Risulta curioso e interessante studiarne l’evoluzione passando in rassegna le pubblicazioni raccolte presso gli archivi
dell’Ordine: se ne ricava uno sguardo d’insieme che permette
di apprezzare meglio il prodotto fruibile oggi, evidentemente
frutto di anni di migliorie.
Purtroppo, la vita del Bollettino non è scandita da un
percorso lineare, anzi, non sono mancate le interruzioni
delle pubblicazioni né i tentativi abortiti di riprenderle. Non
mancano nemmeno i «buchi» nell’archivio ordinistico, che
rendono impossibile tracciare una storia davvero completa
della testata. Quella che segue è pertanto una panoramica che,
per quanto esaustiva, risulta per forza di cose incompleta.
È certo (vedi cap. iii) che fin dalla sua «rifondazione» nel 1952
l’Ordine si avvale di una pubblicazione denominata Bollettino
per comunicare con gli iscritti (sicuramente, quantomeno, per
riferire di sentenze disciplinari), così come è altrettanto certo
che tale pubblicazione risulta «interrotta da molti anni» nel
1970, quando il neopresidente Massara propone in consiglio,
in data 23 gennaio, di studiare la possibilità di una ripresa delle pubblicazioni. La decisione ufficiale matura però nel corso
delle sedute successive. In particolare, in quella del 13 maggio,
91
viene nominato il comitato di redazione e si stabiliscono i contenuti che la pubblicazione avrebbe dovuto ospitare. Il dott.
Francesco Raiteri è nominato direttore responsabile, mentre
il dott. Luigi Gallinari viene scelto quale segretario di redazione. Il prof. Fiorenzo Fulle viene designato per i rapporti
con gli enti e con il
medico provinciale,
mentre al prof. Pasquale Gorini è affidata la cura dei rapporti con la facoltà
di Medicina dell’università pavese. Viene
prevista una tribuna
aperta riservata alle
eventuali lettere degli iscritti, purché
non anonime. Il comitato di redazione
«sarà costituito dal
consiglio dell’Ordine». L’uscita del primo numero è fissata
al 1º novembre 1970
e la cadenza sarebbe dovuta essere bimestrale. Nessuna preclusione all’inserimento di spazi pubblicitari.
Tocca a una stampa raffigurante il busto di Antonio Scarpa,
posto di tre quarti (foto), inaugurare la copertina del rinato
Bollettino dell’Ordine dei medici – Provincia di Pavia (questa la
testata).
Si tratta di un libriccino in formato 17x24, stampato in
bianco e nero su pagine avorio rilegate con punto metallico. Il
92
primo numero, di 44 pagine, viene presentato da due editoriali
rispettivamente di Raiteri e Massara. Quest’ultimo sottolinea
la natura «solo ed esclusivamente tecnica» della pubblicazione,
che dà spazio in primis ai verbali delle sedute del consiglio
dell’Ordine e poi a notizie sulla facoltà di Medicina, sulla
previdenza, sulla vita sindacale e sui bandi di concorso.
Nonostante la pubblicazione si definisca tecnica, si chiude
con una rubrica «leggera» di carattere letterario, intitolata «I
nostri hobby».
Per quanto potesse variare il numero di pagine, i contenuti
del Bollettino rimangono pressoché inalterati fino al 1976,
quando per la prima volta trovano spazio sulle sue pagine
rubriche fiscali di categoria, interviste agli iscritti e articoli
scientifici.
Ma proprio all’indomani del suo ampliamento contenutistico, la pubblicazione del Bollettino viene sospesa per l’insostenibilità dei costi tipografici praticati dalla Tipo-Lito Fraschini
di Broni. Su mandato del consiglio, il dottor Alberto Poletti
riesce a individuare una tipografia, sita a Pavia città, in grado
di praticare prezzi più contenuti. Proprio in virtù della collocazione della nuova tipografia però, il riconfermato direttore
Raiteri, impossibilitato a recarsi a Pavia frequentemente per
seguire il lavoro redazionale, decide di rinunciare all’incarico.
Il consiglio delibera pertanto di incaricare il dott. Giuseppe
Provasi di studiare una nuova veste editoriale. Il risultato delle
prove di stampa è elegante, in virtù dell’adozione di nuovi
font e dell’introduzione del colore. Viene anche proposta una
nuova testata: Bollettino dell’Ordine dei Medici di Pavia e Provincia.
Il consiglio trova «all’unanimità di buon gradimento la nuova
veste editoriale [… e decide] di iniziare la nuova pubblicazione
con l’uscita di un primo numero prima delle festività natalizie
del 1977». Provasi è nominato nuovo direttore.
93
Non se ne fa niente. Solo il 13 aprile del 1980 si decide
di ritentare. Provasi viene nuovamente nominato direttore
responsabile. Chiede di dare vita a una pubblicazione
mensile contenente anche notizie di attualità. Nonostante
il consiglio gli garantisca «libertà assoluta» e venga creato
un comitato di redazione composto dai dottori Bottinelli,
Bragheri, Visconti, Cervi e Marchesi, già il 24 aprile Provasi
«getta la spugna».
Nessuno lo sostituisce e anzi, il 25 gennaio 1982 il
consiglio sonda la sua disponibilità per ritentare l’avventura.
Nei verbali delle sedute si legge che «[i]l dottor Provasi pone
come condizione di avere almeno tre o quattro colleghi
per la collaborazione». Viene scelto un nuovo comitato
di redazione composto, oltre che da Provasi, da Bragheri,
Poletti, Cresci e Nai, ma il 9 febbraio 1983 Provasi rinuncia
nuovamente all’incarico senza che il Bollettino abbia ancora
visto la luce. Il presidente Nai prova a cedere l’incarico al
prof. Bragheri, ma anche quest’ultimo declina. Su proposta
del dottor Poletti, qualsiasi decisione sulla pubblicazione
viene posticipata rispetto al trasloco nella nuova sede di via
Ludovico il Moro.
Si ritorna a parlare del Bollettino nella seduta del consiglio
del 29 novembre 1983, durante la quale il presidente Nai
preme per la ripresa delle pubblicazioni nel 1984. Viene
istituita una commissione ad hoc per studiare come rendere
concreto il proposito, composta dallo stesso Nai assieme
ai dottori Rondini, Poletti e Cresci. Nel corso del 1984 si
esaminano i preventivi sottoposti da varie tipografie (la scelta
cade infine sulla Tipografia Bodoniana di Pavia) e si affida
la direzione al prof. Rondini. Per il comitato di redazione si
punta su Nai, Bragheri, Poletti e Provasi. E così, nel 1985, il
Bollettino riprende le pubblicazioni. Volutamente, per segnare
94
il nuovo corso, la numerazione riparte da «Anno 1, numero 1».
In prima pagina, il neodirettore Rondini si scusa innanzitutto
per la lunga interruzione delle pubblicazioni dell’organo
informativo.
La nuova veste tipografica del Bollettino è caratterizzata da un
formato 45x30, quattro pagine (poi aumentate nel corso degli
anni successivi) in carta patinata, suddivise in cinque colonne,
la testata Bollettino – Ordine dei medici della provincia di Pavia di
colore rosso e una cadenza ufficialmente trimestrale (sostituita
in determinate occasioni da uscite biennali). Il nuovo Bollettino
non pubblica i verbali delle sedute del consiglio, ma dà spazio
a notizie su università, sindacati, fnom, ministero della Sanità,
ospedali. Non manca la tribuna aperta dei lettori e per la prima
volta vengono ospitati componimenti in dialetto, un vero e
proprio angolo letterario destinato a trovare sempre spazio
sulla pubblicazione.
È da segnalare a titolo di curiosità che il n.4 del 1985,
un’edizione straordinaria interamente dedicata al primo
trapianto di cuore effettuato a Pavia, è costituito da un solo
foglio, per un totale di due pagine.
Già nel 1986 l’appena rifondato Bollettino deve cambiare
testata, poiché l’istituzione dell’Albo separato degli odontoiatri
porta a ridenominarlo Bollettino – Ordine dei medici-chirurghi e degli
odontoiatri della provincia di Pavia. Anche i contenuti si adeguano,
concedendo maggiore spazio alle rubriche legislative e
previdenziali dedicate ai dentisti.
Con il n.1-2 di gennaio-giugno 1987 si registra il primo
esempio di allegato al Bollettino, nello specifico il Codice comportamentale approvato dall’assemblea dell’Ordine l’11 dicembre
del 1986.
Nel 1989 Claudio Rovescala succede a Rondini alla direzione
della pubblicazione e ne modifica la grafica. A partire dal
95
numero di luglio-dicembre 19891 si passa a un formato
21,8x31,8 suddiviso in quattro colonne. Aumenta sensibilmente
il numero delle pagine: se i contenuti non vengono stravolti
rispetto alla direzione precedente, quantomeno godono di
maggior spazio.
La direzione Rovescala dura fino al Bollettino n.1 del 1991, il
primo firmato dal nuovo direttore Giovanni Belloni, coadiuvato dai dottori Bellinzona, Gambini, Guagliano, Nai, Romiti,
Rondini e dall’ex direttore Rovescala.
La redazione vara i primi cambiamenti grafici e contenutistici
a partire dal n.1 di gennaio-febbraio-marzo 1992, con cui si ritorna al formato 17x24 con rilegatura a punto metallico dei primissimi bollettini. I testi tornano a occupare solamente le pagine interne e pertanto la copertina è riservata esclusivamente alla
testata (che diventa Il Bollettino dell’ordine dei medici-chirurghi e degli
odontoiatri della provincia di Pavia) e a una foto a colori (si inizia
con la celebre veduta di Pavia di Bernardino Lanzani, custodita
nella chiesa di San Teodoro) incorniciata in grigio. All’interno,
ricompare lo spazio dedicato ai verbali delle sedute del consiglio, cui si affiancano notizie su convenzioni, università, enti
mutualistici, giovani medici, medici pensionati, attività culturali
e di formazione e persino, occasionalmente, recensioni di libri.
Migliora lo spazio dedicato alle comunicazioni di fnomceo ed
enti mutualistici. Più pagine vengono anche dedicate a corsi,
convegni, incontri, all’Albo odontoiatri e alla tribuna aperta.
Con il primo numero del 1993, il Bollettino pubblica per la
prima volta il bilancio consuntivo dell’anno precedente e quello
preventivo per l’anno in corso: la cosa diventerà prassi in tutti i
primi numeri della pubblicazione.
1 Nei mesi successivi si stabilizza definitivamente la cadenza trimestrale
delle pubblicazioni.
96
Nel 1994, Belloni cede la direzione a Guido Bellinzona. Il
nuovo comitato di redazione è composto dai dottori Forni,
Caprioglio, Poma, Gioncada, Guagliano e Nai. La nuova direzione sceglie la linea della continuità, soprattutto dal punto di
vista grafico, ma non mancano le novità: fin dal primo numero
firmato da Bellinzona aumenta lo spazio dedicato a iniziative
umanitarie e a quelle degli altri Ordini dei medici italiani. Con il
n.2 del 1994 inizia la pubblicazione del Glossario di bioetica a cura
del prof. Lucio De Caro. Soprattutto, a partire dal mese seguente comincia la pubblicazione dell’inserto a puntate, curato
dal prof. Luigi Bonandrini (già docente di Storia della medicina
presso l’università di Pavia), denominato Appunti di storia di medicina pavese. La serie, tuttora in corso perché molto apprezzata,
viene inaugurata da Luigi Porta.2
Nel 1995 il Bollettino viene utilizzato quale veicolo per portare
il nuovo Codice deontologico nazionale nelle case degli iscritti,
prassi poi seguita per tutte le successive revisioni.
Nel corso dei mesi seguenti si registra l’aumento dello spazio dedicato alle iniziative dell commissioni e una progressiva
stabilizzazione delle rubriche e delle sezioni. In effetti, a partire dal 1996 il Bollettino acquista maggior rigore e al contempo
2 Negli anni, l’inserto ha dato spazio anche a P. Grocco, E. Bassini, C.
Forlanini, I. Tansini, A. Scarenzio, C. Golgi (a cura di Paolo Mazzarello),
G.B. Grassi, A. Bassi, E. Morelli, C. Lombroso, P. Moscati, G. Rasori,
P. Gorini, G. Bizzozzero, G.A. Brambilla, G. Rezia, L. Spallanzani, G.
Cardano, B. Panizza, G. Aselli, G.S. Castelli, C. Goldoni, L.V. Brera, G.
Jacopi, E. Porro, L. Mangiagalli, A. Perroncito, A. Volta, A. Negri, S.
Riva-Rocci, G.A. Scopoli, G. Pellegrini, A. Ferrata, G. Palumbi, E. Veratti,
R. Pampuri, A. Carini, P. Mantegazza, A. Gemelli, P. Introzzi, M. Corti,
A. Corti, M. Vialli, M. Rusconi, F. Flarer, A. Pignacca, G.B. Borsieri e
G. Fichera fino al Bollettino n.2/2009. Solo tre le interruzioni all’inserto,
dal n.3/1995 al n.1/1998 escluso, dal n.3/2000 al n.1/2001 eslcuso e sul
numero 3/2009.
97
vivacità anche perché seguito per la prima volta da una commissione creata ad hoc per curarne e programmarne i contenuti, composta dai dottori Bellinzona, Ricevuti, Forni, Mastropietro, Gancia, Caprioglio, Gioncada e Lisi. Inoltre, a partire
dal 1996 inizia a collaborare alla realizzazione del Bollettino una
giornalista proveniente dalla stampa quotidiana, Angela Maiocchi, parallelamente incaricata della gestione dell’ufficio stampa
dell’Ordine. Nel corso del 1996 è così possibile aumentare lo
spazio dedicato alle comunicazioni Ordine-iscritti e alla cronaca e attualità sanitaria: si segnala per esempio un’intervista della
stessa Maiocchi al prof. Arturo Mapelli, presidente del Comitato di Bioetica del Policlinico S. Matteo, proprio in materia di
bioetica. Ma il 1996 non si fa mancare nemmeno il primo articolo dedicato alla medicina complementare (nel caso specifico
all’agopuntura).
Sul fronte dell’attualità sanitaria, uno degli anni più «caldi»
risulta il 1998, in cui il Bollettino aiuta gli iscritti a mantenersi
informati sull’evoluzione del cosiddetto «caso Di Bella», in
maniera scevra dal sensazionalismo che caratterizza invece il
trattamento della questione sui media generalisti nazionali.
Saltiamo al 2000, anno in cui la direzione passa al dott. Claudio Lisi coadiuvato dai colleghi Mauro Stronati (condirettore),
Fabio Antonaci, Guido Bellinzona, Alfredo Costa, Roberto
Forni, Marco Gioncada, Tommaso Mastropietro, Danilo Mazzacane, Francesco Muscia e Giovanni Ricevuti. Con la nuova
direzione ha inizio un lavoro di rivisitazione sia della grafica sia
dei contenuti, giunto a compimento dopo alcuni esperimenti.
Si inizia con il n.2 del 2000, che resta in formato 17x24, ma
presenta uno sfondo giallo molto caldo; la riproduzione di una
stampa d’epoca «al vivo» sostituisce la foto a colori incorniciata. La testata passa a chiamarsi semplicemente Bollettino. Segue
immediatamente una revisione grafica: con il n.3 del 2000 si
98
passa al formato A4 e si opta per uno sfondo grigio. Questa
veste resiste per soli due numeri; dal n.1 del 2001, infatti, la pubblicazione acquisisce la grafica tuttora in vigore. La copertina
si fa più elegante e sobria: la testata Bollettino viene inquadrata
in un rettangolo nero; numero e anno di edizione vengono riquadrati in rosso; il resto della copertina comprende la dicitura
Ordine Provinciale dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri di Pavia, una
foto in bianco e nero di un monumento pavese, un richiamo ai
contenuti delle pagine interne e una cornice gialla o azzurra a
racchiudere il tutto. La grafica delle pagine interne, scritte con
caratteri neri e rossi e suddivise a volte in due o tre colonne,
è altrettanto piacevole. Gli articoli sono talvolta riquadrati per
attirare maggiormente l’attenzione del lettore (soprattutto nel
caso di comunicati, avvisi, tabelle, programmi di corsi ecc.).
Per la prima volta, i lettori possono comunicare direttamente
con la redazione del Bollettino attraverso un apposito indirizzo
di posta elettronica. I contenuti spaziano dai verbali delle sedute del consiglio e delle assemblee dell’Ordine a quelli delle commissioni disciplinari, dalle pagine dedicate alla fnomceo a quelle
su Regione Lombardia e ministero della Salute. Rubriche fisse
si occupano di legislazione sanitaria, previdenza (separatamente per medici-chirurghi e odontoiatri), enpam, onaosi e notizie
sindacali. L’Albo degli odontoiatri può contare sul «Notiziario
odontostomatologico». Fissi sono anche gli spazi dedicati agli
elenchi di medici e odontoiatri disponibili alle sostituzioni, agli
Appunti di storia di medicina pavese e all’«Angolo letterario».3 A
seconda dei numeri e delle circostanze possono trovare più
3 Nel corso degli anni l’«Angolo letterario» si caratterizza per una maggiore
elasticità e a volte alterna alla consolidata tradizione di pubblicare poesie
in vernacolo la scelta di poesie in italiano o di racconti legati alla storia e ai
monumenti pavesi.
99
o meno spazio articoli su attività culturali e di formazione (in
particolare a partire dall’istituzione dell’ecm), sulle novità informatiche a beneficio degli iscritti e sulla legislazione in materia di pubblicità sanitaria e tutela della riservatezza dei dati,
nonché di cronaca e attualità sanitaria (esempio significativo lo
spazio dedicato al cosiddetto «caso Welby» nel 2006).
Nel corso degli anni, inoltre, il Bollettino si è arricchito di
pagine non strettamente tecniche che hanno contribuito ad
«alleggerirlo» e a renderlo meno ingessato. Due validi esempi
sono le rubriche «La gola in tasca» e «Medici di confine».
La prima, inaugurata con il n.4 del 2001, è una vera e propria
guida gastronomica a puntate, curata da un medico e
una giornalista che si celano dietro gli pseudonimi di
Biagio e Bianca. La rubrica
si propone di dar voce alle
segnalazioni degli iscritti all’Ordine riguardanti i ristoranti visitati nell’esercizio
dell’attività professionale, e
si apre con l’esplorazione
della cucina tipica della zona
di Belgioioso e Linarolo.
La seconda, che debutta
sul n.3 del 2003, riferisce
delle esperienze di medici pavesi operanti in Paesi
del Terzo mondo: il primo
articolo della serie riguarda
Medici senza frontiere e la testimonianza del dott. Andrea Minetti in Congo, per conto proprio di msf.
100
Dal 2006 il Bollettino, sempre sotto la direzione del dott. Lisi,
vede la collaborazione dei dottori Fabio Antonaci, Guido Bellinzona, Giovanni Brunoldi, Alfredo Costa, Marco Gioncada,
Tommaso Mastropietro, Francesco Muscia e Giovanni Ricevuti. La programmazione prevede di procedere con l’impostazione strutturale esistente e decide di iniziare in parallelo un
graduale utilizzo del sito dell’Ordine per quanto riguarda tutte
le informazioni che necessitano di una rapidità di trasmissione,
non possibile mediante l’informazione cartacea.
Dal 2009 la direzione viene affidata dal dott. Lisi, divenuto nel frattempo vicepresidente dell’Ordine, al dott. Giuseppe
Di Giulio, che si avvale della condirezione dei dottori Mario
Bellosta e Tommaso Mastropietro. Lisi continua comunque a
collaborare alla pubblicazione.
Al momento di andare in stampa (marzo 2010) non si registrano cambiamenti nella veste grafica e nei contenuti.
101
Considerazioni finali
La stesura della storia dell’Ordine dei medici-chirurghi e degli
odontoiatri della provincia di Pavia è davvero da considerare
un evento importante, non solo per la nostra realtà, ma anche
per la storia della professione in generale. Si tratta infatti di
un’occasione per riflettere sulla serietà e sulla profondità dell’«essere medico» non solo ieri e oggi, ma anche domani.
È anche un’opportunità per ribadire la rilevanza del
Codice deontologico, un insieme di regole di autodisciplina
predeterminate dalla professione, vincolanti per gli iscritti
all’Ordine, che a quelle norme devono quindi adeguare la loro
condotta professionale. La deontologia sottolinea la natura
stessa del nostro mestiere ed è un richiamo costante a viverlo
con «scienza e coscienza».
Non solo. I contenuti di questo volume permettono di affermare una volta di più che l’Ordine non è una corporazione,
come qualcuno vorrebbe far credere, ma un’istituzione che
sicuramente intende tutelare la professionalità dei medici, e
proprio così facendo riesce ad assicurare ai cittadini un corpus
di operatori sanitari il più possibile osservante delle regole e
rispettoso della salute e della dignità del malato, un malato che
non è più il «paziente», ma un essere umano da curare nella
maniera più completa. L’uomo che si cura dell’uomo, come
esige la natura stessa della professione medica senza distinzione di razza, di nazionalità, di religione.
Il medico, oggi, non deve solo curare le malattie, ma deve
assicurare, soprattutto, il benessere psicofisico del cittadino.
103
Come ha ben definito l’Organizzazione mondiale della
Sanità (oms), per benessere psicofisico si deve intendere «lo
stato emotivo, mentale, fisico, sociale e spirituale di benessere
che consente alle persone di raggiungere e mantenere il loro
potenziale personale nella società».
Le facoltà di Medicina dovranno preparare un medico sempre più aperto socialmente, quasi un «avvocato difensore» del
paziente, che ha in sé l’estrema fragilità del malato.
Personalmente ho sempre concepito la professione medica
nella sua generosa disponibilità ad assistere il paziente senza
intravedere vantaggi di alcun tipo e, come recita il Giuramento di Ippocrate, il medico deve «evitare, anche al di fuori
dell’esercizio professionale, ogni atto e comportamento che
possano ledere il decoro e la dignità della professione».
Per tutti questi motivi non posso che esprimere il mio plauso
all’iniziativa di proporre una storia del nostro Ordine, che ci
consenta di riconoscere l’evoluzione della professione a livello
provinciale in un contesto generale di più ampio respiro, ma
sempre in difesa della deontologia medica.
Un Ordine «custode» di valori umani e morali di altissimo
livello, per una professione degna di essere vissuta.
prof. Giorgio Rondini
già presidente dell’omceo della provincia di Pavia
104
APPARATO STATISTICO
Evoluzione del numero degli iscritti all’Ordine dei
Medici, Chirurghi e Odontoiatri
Iscritti iniziali:
1911: 43
marzo1936-1945
soppresso
Nuove iscrizioni:
1912: 289
1913: 33
1914: 23
1915: 9
1916: 10
1917: 3
1918: 3
1919: 6
1920: 53
1921: 33
1922: 28
1923: 37
1924: 36
1925: 35
1926: 21
1927: 8
1928: 4
1929: 55
1930: 32
1931: 43
1932: 37
1933: 37
1934: 32
1935: 32
1946: 60
1947: 78
1948: 29
1949: 46
1950: 82
1951: 76
1952: 76
1953: 74
1954: 72
1955: 47
1956: 61
1957: 63
1958: 50
1959: 43
1960: 67
1961: 59
1962: 54
1963: 62
1964: 39
1965: 43
1966: 55
1967: 63
1968: 48
1969: 90
1970: 44
108
1971: 61
1972: 72
1973: 84
1974: 92
1975: 92
1976: 143
1977: 115
1978: 176
1979: 184
1980: 186
1981: 207
1982: 178
1983: 174
1984: 178
1985: 185
1986: 201 + 7
odontoiatri
1987: 157 + 2 od.
1988: 199 + 7 od.
1989: 210 + 9 od.
1990: 226 + 2 od.
1991: 163 + 9 od.
1992: 192 + 3 od.
1993: 130 + 8 od.
1994: 142 + 3 od.
1995: 120 + 10 od.
1996: 134 + 6 od.
1997: 121 + 6 od.
1998: 99 + 5 od.
1999: 103 + 8 od.
2000: 115 + 6 od.
2001: 138 + 11 od.
2002: 132 + 2 od.
2003: 150 + 3 od.
2004: 147 + 8 od.
2005: 120 + 10 od.
2006: 140 + 14 od.
2007: 124 + 10 od.
2008: 119 + 16 od.
2009: 130 + 2 od.
Il numero di iscritti all’Ordine dei medici-chirurghi e degli odontoiatri della provincia di Pavia ammonta a 5246 (di cui 721 iscritti
all’Albo degli odontoiatri) al momento di chiudere l’impaginato (23
febbraio 2010).
109
I consigli dell’Ordine dal 1952 a oggi
1952-54
Salaroli (presidente), Martinazzi, Nascimbene, Rossi, Rovello,
Segagni, Villa.
1955-57
Salaroli (presidente), Rovello (segretario), Rossi (tesoriere),
Martinazzi, Nascimbene, Segagni, Villa, Villani, Zanarone.
1958-60
Salaroli (presidente), Martinazzi (vicepresidente), Rovello
(segretario), Rossi (tesoriere), Allegri, Cavallini, Nascimbene,
Ravazzani, Villani.
1961-63
Martinazzi (presidente), Villani (vicepresidente), Beretta (segretario), Rossi (tesoriere), Cavallini, Fraschini, Malamani,
Nascimbene, Ravazzani.
1964-66
Martinazzi (presidente), Rossi (vicepresidente), Poletto (segretario), Nascimbene (tesoriere), Beretta, Cavallini, Gallinari,
Malamani, Riccardi.
1967-69
Martinazzi (presidente), Riccardi (vicepresidente), Poletto
(segretario), Pagani (tesoriere), Beretta, Bernasconi, Cavallini,
Ricotti, Rossi.
110
1970-72
Massara (presidente), Poletti (vicepresidente), Gallinari (segretario), Fulle (tesoriere), Cervi, Gorini, Merlo, Riccardi, Veneroni.
1973-75
Massara (presidente), Poletti (vicepresidente), Gallinari (segretario), Fulle (tesoriere), Cervi, Guagliano, Merlo, Riccardi,
Veneroni.
1976-78
Nai (presidente), Poletti (vicepresidente), Provasi (segretario),
Rondini (tesoriere), Cervi, Gallinari, Guagliano, Massara, Richichi.
1979-81
Nai (presidente), Poletti (vicepresidente), Bottinelli (segretario), Rondini (tesoriere), Boggeri, Bollani, Bragheri, Cervi, Guagliano, Provasi, Richichi, Schifino, Sacconi, Visconti,
Zanquoghi.
1982-84
Nai (presidente), Poletti (vicepresidente), Bottinelli (segretario), Rondini (tesoriere), Baldi, Bollani, Bragheri, Cervi, Cresci, Gorini, Provasi, Richichi, Tacconi, Visconti, Zanquoghi.
1985-87
Nai (presidente), Poletti (vicepresidente), Calandro (segretario), Rondini (tesoriere), Bollani, Bottinelli, Bragheri, Carnevale Mijno, Cervi, Cresci, Fazia Mercadante, Mancini, Marni,
Richichi, Visconti.
In seguito alla creazione dell’Albo degli odontoiatri e alle elezioni del 27 ottobre 1986, ebbero accesso al consiglio anche i dottori Fraticelli e Mosconi.
111
1988-90
dal 1º gennaio 1988 al 30 giugno 1990
Nai (presidente), Poletti (vicepresidente), Belloni (segretario),
Bragheri (tesoriere), Bellinzona, Casali, Marni, Moglia, Pellegrino, Pietrobono, Ragone, Richichi, Vescovi, Visconti, Audisio (od.), Romiti (od.).
dal 1º luglio 1989 al 31 dicembre 1990
Rondini (presidente), Bragheri (vicepresidente), Belloni (segretario), Romiti (tesoriere, od.), Bellinzona, Casali, Marni,
Moglia, Nai, Pellegrino, Pietrobono, Poletti, Ragone, Richichi,
Vescovi, Visconti.
1991-93
Rondini (presidente), Nai (vicepresidente), Romiti (segretario, od.), Bragheri (tesoriere), Bellinzona, Belloni, Brigliadori,
Corbella, Coronelli, Gambini, Guagliano, Marni, Pellegrino,
Ragone, Tinelli, Visconti, Gioncada (od.).
1994-96
Rondini (presidente), Ragone (vicepresidente), Belloni (segretario), Bragheri (tesoriere), Bellinzona, Corbella, Forni, Gallo,
Guagliano, Marni, Nai, Pellegrino, Rovescala, Rubbini, Tinelli,
Caprifoglio (od.), Gioncada (od.).
1997-99
Rondini (presidente), Bragheri (vicepresidente), Calandro (segretario), Gioncada (tesoriere, od.), Aricò, Bellinzona, Belloni, Cervi, Corbella, Forni, Gallo, Mastropietro, Nai, Ricevuti,
Sgotto, Stronati, Schiavi (od.).
2000-02
Rondini (presidente), Bellinzona (vicepresidente), Forni (segretario), Schiavi (tesoriere, od.), Avato, Belloni, Bragheri,
112
Campana, Castagnola, Lisi, Lombardi, Muscia, Poletti, Ricevuti, Sgotto, Stronati, Gioncada (od.). In seguito alla morte
nel 2002 del dott. Schiavi, Gioncada viene eletto segretario.
2003-05
Rondini (presidente), Bellinzona (vicepresidente), Belloni (segretario), Poletti (tesoriere), Avato, Bragheri, Castagnola, Forni, Lisi, Lombardi, Muscia, Ricevuti, Torti, Sgotto, Stronati,
Brusotti (od.), Gioncada (od.).
2006-08
Belloni (presidente), Avato (vicepresidente), Daccò (segretario), Rovescala (tesoriere), Brunoldi, Cardinale, De Cata, Di
Giulio, Lanza, Lanzarini, Lisi, Lucev, Perlini, Rondini, Saviotti,
Camassa (od.), Gioncada (od.).
2009-11
Belloni (presidente), Lisi (vicepresidente), Daccò (segretario),
Rovescala (tesoriere), Bellosta, Brunoldi, Buzzi, De Cata, Di
Giulio, Lanza, Lanzarini, Lucev, Mastropietro, Rondini, Saviotti, Camassa (od.), Gioncada (od.).
113
I presidenti dal 1952 a oggi
Arnaldo Salaroli (1894-1959)
Laureatosi a Pavia il 3 luglio 1927, fu medico condotto nel
comune di Pavia e primo presidente dell’Ordine dei medici
pavese del dopoguerra. A lui è intitolata la Scuola infermieri
professionali pavese.
Luigi Martinazzi (1903-1982)
Laureatosi a Pavia il 18 luglio 1928, fu medico condotto nel
comune di Pavia.
Remo Massara (1923-1983)
Laureatosi a Pavia il 22 luglio 1953, fu medico condotto a
Torrevecchia Pia.
Giacomo Nai (1933)
Laureatosi a Pavia il 30 luglio 1958, è stato medico condotto
a Zinasco Vecchio.
Giorgio Rondini (1934)
Laureatosi a Perugia il 7 luglio 1961, è stato primario della
divisione di Patologia neonatale e Terapia intensiva del Policlinico S. Matteo, professore di Pediatria presso l’Università
di Pavia, direttore della Clinica pediatrica del Policlinico S.
Matteo, diretrettore della Scuola di specializzazione in Pediatria dell’Università di Pavia, direttore della Scuola di specializzazione in Chirurgia pediatrica dell’Università di Pavia.
114
Attualmente dirige il dipartimento di Scienze pediatriche
dell’Università di Pavia.
Giovanni Belloni (1948)
Laureatosi a Pavia il 17 ottobre 1974, è stato medico ospedaliero presso il presidio di Belgioioso e la clinica medica
del Policlinico S. Matteo. Attualmente è primario del reparto
di Medicina dell’ospedale di Broni-Stradella.
L’attuale presidente dell’Ordine dott. Giovanni
Belloni (a sinistra) assieme agli ex presidenti prof.
Giorgio Rondini (al centro) e dott. Giacomo Nai (a
destra)
115
Le commissioni per gli iscritti all’Albo degli
odontoiatri dal 1986 a oggi
1986-87
Bricca, Ceriana, Fraticelli, Mosconi, Romiti.
1988-90
Audisio, Covini, Fraticelli, Romiti, Zorzoli.
1991-93
Depaoli, Fraticelli, Gioncada, Montera, Romiti.
1994-96
Caprioglio, Depaoli, Gioncada, Pasetti, Schiavi.
1997-99
Caprioglio, Depaoli, Gioncada, Pasetti, Schiavi.
2000-02
Camassa, Gioncada, Lupi, Oropallo, Schiavi.
2003-05
Brusotti, Camassa, Gioncada, Latorre, Truscello.
2006-08
Bianchi, Camassa, Gioncada, La Torre, Truscello.
2009-11
Aina, Camassa, Gioncada, La Torre, Truscello.
116
Il personale della segreteria dal 1952 a oggi
1952-81
Enrica Grugni.
1958-59
Isa Grugni.
1960-67
Gianfranca Nicola.
1967-2006
Annamaria Rippa.
1976
Claudia Boccalari.
1982-83
Maria Grazia Scovenna.
2000
Angela Maiocchi.
2000
Elisabetta Bergamaschi.
2007
Silvia Bossi.
117
Indice dei nomi
Acconci G. 49
Allegri A. 56, 110
Antonaci F. 98, 101
Ascoli ? 11, 41
Aselli G. 97n
Audisio A. 69, 112, 116
Avato F.M. 77-78, 81, 84, 112
Baiardi E. 75
Baldi G. 66, 111
Bassi A. 97n
Bassini E. 97n
Bellinzona G. 69, 71-73, 75, 78, 81,
96-98, 101, 112-113
Belloni G. 8, 11, 69, 71-73, 75, 78,
81, 84, 86, 88, 96-97, 112-113, 115
Bellosta M. 101
Bergamaschi E. 117
Beretta L. 56-58, 110
Bernasconi C. 58, 110
Bersani P. 30, 86
Bertolini ? 74
Bizzozzero G. 97n
Boccalari C. 117
Boggeri E. 65, 111
Bollani S. 65-67, 111
Bonandrini L. 97
Boni A. 41
Borsieri G.B. 97n
Bossi S. 117
Bottinelli P. 65-67, 94, 111
Bragheri R. 7, 39, 46, 65-67, 69, 71,
73, 75, 78-81, 84, 86, 94, 111-113
Brambilla G.A. 97n
Brera L.V. 97n
Bricca C. 68, 116
Brigliadori W. 71, 112
Brunoldi G. 84, 88, 101, 113
Brusotti C. 88, 113, 116
Buzzi F. 88, 113
Caliandro G. 67, 75
Camassa D. 85, 88, 113, 116
Campana C. 78, 113
Cantù L. 45
Caprioglio C. 73, 97-98, 116
119
Cardano G. 97n
Carini A. 41, 97n
Carnevale Mijno G. 67, 111
Casali P. 69, 112
Castagnola C. 78, 81, 113
Castelli G.S. 97n
Cavallini C. 56-58, 84, 110
Ceriana M. 68, 116
Cervar ? 55
Cervi F. 61, 63, 65-67, 94, 111-112
Corbella F. 72-73, 75, 112
Cornelli E. 41-42, 44-45
Coronelli M. 71, 112
Corti A. 97n
Corti M. 97n
Costa A. 101
Cresci R. 66-67, 94, 111
Crispi F. 12, 18
Cuzzoni ? 74
D’Azeglio M. 17
D’Este ? 41
De Caro L. 74, 97
De Cata P. 85, 88, 113
Di Bella L. 76, 98
Di Giulio G. 85, 88, 101, 113
Daccò M. 84, 88, 113
Dionigi ? 74
Fassina ? 74
Fazia Mercadante N. 67, 111
Ferrata A. 97n
Fichera G. 97n
Filippetti A. 11
Forlanini C. 41, 97n
Forni F. 73, 78-79, 81, 97
Fraschini P. 56, 110
Fraticelli D. 68, 111, 116
Frugoni C. 34
Fulle F. 61, 63, 92, 111
Gallinari L. 57, 61, 63, 92, 110-111
Gallo G. 73, 75, 77, 112
Gambini A. 71, 96, 112
Gancia G. 98
Gariboldi ? 74
Gemelli A. 97n
Ghisio ? 41
Giolitti G. 23, 23n, 63
Gioncada M. 7, 71, 73, 75, 78, 81,
85-86, 88, 97-98, 101, 112-113, 116
Goldoni C. 97n
Golgi C. 97n
Gorini M. 66
Gorini P. 61-62, 92, 97n, 111
Granelli G.L. 20
Grassi G.B. 97n
Grocco P. 97n
Grugni E. 117
Grugni I. 117
Guagliano A. 71, 73, 96
Guagliano G. 63, 65, 111-112
Introzzi P. 97n
Ippocrate 31, 104
Jacopi G. 97n
Lanza G. 18
Lanza L. 85, 88, 113
Lanzarini P. 85, 88, 113
Lazzè T. 29
120
Legnani ? 41
Lisi C. 7, 78, 81, 86, 88, 98, 101, 113
Lombardi M. 78, 81, 113
Lombroso C. 97n
Lucev M. 85, 88, 113
Maiocchi A. 71, 98, 117
Malamani V. 56-57, 110
Mancini R. 67, 111
Mangiagalli L. 97n
Mantegazza P. 97n
Mantegazza U. 11, 43, 45
Mapelli A. 98
Marino B. 59
Marni E. 7, 67
Martinazzi L. 51, 54, 56-59, 56n,
110, 114
Massara R. 61-63, 91, 93, 111, 114
Mastropiero T. 75, 88, 98, 101, 112113
Mazzarello P. 97n
Merlo G. 45, 47
Merlo P. 61, 63, 111
Milanesi L. 53
Minetti A. 101
Moglia A. 69, 112
Morelli E. 97n
Moscati P. 97n
Mosconi E. 68, 111, 116
Muscia F. 78, 81, 98, 111, 113
Nafissi L. 7, 39, 49, 51, 86
Nai G. 7, 12, 63-67, 69-76, 86, 94,
96-97, 111-112, 114-115
Nascimbene A. 51, 54, 56-58, 110
Negri A. 97n
Nicola G. 117
Omodei-Zorini C. 42, 45
Pagani G.B. 58, 110
Pagliani L. 12, 18
Palumbi G. 97n
Pampuri R. 73, 73n, 97n
Panizza B. 97n
Parodi E. 66
Pellegrini G. 97n
Pellegrino S. 69, 71-73, 112
Pellizza ? 41
Perini ? 41
Perroncito A. 97n
Pietrobono P. 69, 112
Pignacca A. 97n
Poletti A. 61, 63-67, 69, 78, 81, 9394, 111-113
Poletto S. 57, 59, 110
Poma G. 97
Porro E. 97n
Predieri A. 41, 43, 45
Procino R. 34, 34n
Provasi G. 63, 65-67, 93-94, 111
Ragone L. 69, 71, 73, 112
Rasori G. 97n
Ravazzani C. 56, 110
Rezia G. 97n
Riccardi G. 57-58, 63, 110-111
Ricevuti G. 75, 78, 81, 98, 101,
112-113
Richichi I. 63, 65-67, 69, 111-112
Ricotti C. 58, 110
121
Rippa A. 117
Riva-Rocci S. 97n
Romiti P. 68-69, 71, 96, 112, 116
Rondini G. 63, 65-67, 69, 71, 73,
75, 78, 80-82, 84-85, 88, 94-96, 104,
111-115
Rossi V. 51, 54, 56-58, 110
Rovello F. 51, 54, 56, 110
Rovescala P.C. 73, 84, 88, 95-96,
112-113
Rubbini A. 73, 112
Rusconi M. 97n
Sacchi M. 43
Sacconi G. 65, 111
Salaroli A. 51-52, 54-56, 59, 110
Sangregorio A. 41, 43, 45
Saviotti C. 85, 88, 113
Scarenzio A. 97n
Scarpa A. 77, 92
Schifino A. 65, 111
Sclavi C. 42, 45
Scopoli G.A. 97n
Scovenna M.G. 117
Segagni A. 51, 54, 110
Sgotto R. 75, 78, 81, 112, 113
Silvagni L. 24
Sirchia G. 80
Soresina M. 19n-20n
Spallanzani L. 97n
Stronati M. 75, 78, 81, 98, 111-112
Tacconi G. 66, 111
Tansini I. 97n
Tardani ? 74
Tenconi M.T. 82
Tinelli M. 71, 73-74, 73n, 112
Torti G. 81, 113
Valenti ? 41
Veneroni G. 61, 63, 111
Veratti E. 97n
Vescovi M. 69, 112
Vialli M. 97n
Villa A. 51, 54, 110
Villani L. 54, 56, 110
Visconti C. 65-67, 69, 71, 94, 111112
Volta A. 97n
Welby P. 100
Zanarone G. 54, 110
Zanquoghi G. 65-66, 111
122
Sommario
Prefazione
7
Introduzione
11
Nota del curatore
15
CAP I: Storia nazionale dell’Ordine dei
medici-chirurghi e degli odontoiatri
17
CAP II: La nascita dell’Ordine dei medici
pavese
39
CAP III: La «rinascita» dell’Ordine dei
medici pavese
49
CAP IV: L’Ordine dei medici pavese
dagli anni Settanta a oggi
61
CAP V: Il Bollettino dal 1970 a oggi
91
Considerazioni finali
103
Apparato statistico
107
Indice dei nomi
119
Crediti fotografici
Tutte le foto e immagini contenute nel volume provengono da originali
custoditi presso l’archivio dell’Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri della provincia di Pavia, tranne:
foto delle sedi: Simone Bertelegni
foto a pag. 46: Biblioteca universitaria di Pavia (da scansione di documento
originale fotocopiato)
immagine a pag. 100: versione digitale di un recente numero del Bollettino
Finito di stampare presso
Industria grafica pavese s.a.s.
Pavia - Marzo 2010
Printed in Italy