Libro Storia dell`Ordine
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Libro Storia dell`Ordine
PER UNA STORIA DELL’ORDINE MEDICI-CHIRURGHI E DEGLI ODONTOIATRI DEI DELLA PROVINCIA DI PAVIA Per una Storia dell ’O rdine dei M edici -C hirurghi e degli O dontoiatri della provincia di Pavia Per una storia dell’Ordine dei Medici-Chirurghi e degli Odontoiatri della Provincia di Pavia Hanno contribuito: Giovanni Belloni, Paolo Bottoni, Romano Bragheri, Pietro Franchini, Marco Gioncada, Claudio Lisi, Diego Marni, Luciano Nafissi, Giacomo Nai. Curatela, redazione e impaginazione: Simone Bertelegni [email protected] Grafica di copertina: Daniela Miani [email protected] © 2010 Pubblicazione edita dall’OMCeO - Pavia www.ordinemedicipavia.it Stampa: Industria Grafica Pavese s.a.s. via Morazzone 8 27100 Pavia tel. 038225392 fax 0382531805 [email protected] Prefazione Nel 2010 ricorre il centenario della costituzione nazionale degli Ordini dei medici. Per tale motivo il consiglio dell’Ordine provinciale dei medici-chirurghi e degli odontoiatri di Pavia ha voluto ricordare tale evento con la pubblicazione della storia della nostra associazione. Un gruppo volonteroso di colleghi ha accettato la nostra proposta e ha lavorato per rintracciare, recuperare e sintetizzare documenti riguardanti la vita dell’Ordine pavese. Il lavoro non è stato semplice, soprattutto nel ricercare una corretta documentazione anteriore al 1950. Ringrazio pertanto personalmente per la loro collaborazione i colleghi Paolo Bottoni, Romano Bragheri, Pietro Franchini, Marco Gioncada, Claudio Lisi, Diego Marni, Luciano Nafissi e Giacomo Nai, che hanno saputo magistralmente compattare la mastodontica documentazione raccolta. Non nascondo che è stato un lavoro interessante e coinvolgente, soprattutto quando nel corso delle varie riunioni effet7 tuate sono tornati alla memoria eventi dimenticati e figure di colleghi che hanno dato prestigio al nostro Ordine. Non sono mancate le presenze di alcuni fatti «gustosi», che hanno ricordato a tutti noi che oltre a essere professionisti siamo stati e siamo attori di vita quotidiana, con tutti i riflessi che ciò comporta. Un particolare ringraziamento a Simone Bertelegni che, oltre a curare e redigere questa storia, ha saputo collegare e modulare in modo mirabile gli input inviatigli da ciascuno di noi. Abbiamo ritenuto utile inserire, accanto alla specifica storia del nostro Ordine provinciale, una sintesi della storia nazionale dell’Ordine dei medici-chirurghi e degli odontoiatri, che occupa quasi tutto il xx secolo, con un occhio anche alla situazione sanitaria italiana e pavese. Un particolare riguardo è stato posto ai codici deontologici che si sono susseguiti nei decenni, verso i quali ogni consiglio dell’Ordine ha fatto riferimento e che troppo spesso vengono dimenticati dai colleghi, sebbene debbano sempre costituire il primo aspetto dell’attività ordinistica. Questo volume vuole essere un contributo non solo a tutti i colleghi che hanno operato nel consiglio, nelle varie commissioni e in ogni gruppo di lavoro, ma a tutti gli iscritti: per i più anziani pensiamo che possa essere un rivedersi negli anni di intensa professione, per i più giovani uno stimolo a non tralasciare la nostra tradizione, storia e cultura e un aiuto per il futuro. dott. Giovanni Belloni presidente dell’omceo della provincia di Pavia 8 Introduzione Va dato grande merito al consiglio dell’Ordine e al suo presidente dott. Belloni di aver voluto curare una pubblicazione che tracciasse la storia della nostra associazione. Si è trattato di un lavoro molto impegnativo, che ha visto concorrere un gruppo di colleghi molto disponibili ed entusiasti di far conoscere a tutti i giovani e meno giovani chi siamo e chi eravamo. Com’è noto, gli Ordini dei medici vengono istituiti con la legge n.455 del 10 luglio 1910, sulle ceneri dell’Associazione medica italiana, nata all’indomani dell’Unità d’Italia, e degli Ordini dei sanitari (medici, farmacisti e veterinari), che hanno contribuito all’elaborazione di progetti di assitenza sanitaria ai meno abbienti e di «elevazione professionale [del personale sanitario], con innalzamento delle soglie di scientificità, moralità e decoro economico». Su questi principi si basano anche gli Ordini dei medici, tra cui, al momento della fondazione, si distingue – mi sembra giusto rimarcarlo – quello di Milano, guidato da Angelo Filippetti. L’Ordine della provincia di Pavia nasce, come esposto nelle pagine seguenti, nel febbraio del 1910, con l’elezione del primo consiglio composto da medici condotti, ospedalieri e universitari, tra cui nomi illustri quali i professori Ascoli e Mantegazza. Immediatamente emergono i primi contrasti e le prime prese di posizione. Viene per esempio contestata a un collega 11 l’ineleggibilità in quanto dipendente di un ente pubblico, e si prende posizione a favore dei medici condotti, che si stanno opponendo all’introduzione della «condotta piena», secondo quanto stabilito dalla legge Crispi-Pagliani. Passano gli anni e il quadro non muta. Le polemiche sono sempre presenti, specie in occasione del varo di leggi importanti, come la n.833 del 1978. È in tale periodo che da parte di una certa componente ospedaliera si inizia a sostenere l’inutilità di mantenere in vita un’«istituzione sorpassata» quale l’Ordine, in nome di un pansindacalismo che non avrebbe certo influito sulla qualità della professione. Poi però tutto si è fermato e... la storia è continuata e... fortunatamente continua. dott. Giacomo Nai già presidente dell’omceo della provincia di Pavia 12 Nota del curatore Questo libro è la parte emersa dell’iceberg rappresentato dalla mole di documenti che ho consultato, fotocopiato, sintetizzato, letto e riletto. È frutto di oltre un anno di lavoro. Può servire da base per ricerche più approfondite, ma è già di per sé rigoroso ed esaustivo. Per documentarmi, ho potuto avvalermi del materiale raccolto dai dottori citati (in ordine alfabetico) a pag. 4, tra cui numerosi ritagli della stampa dell’epoca, delle loro testimonianze orali, di tutti i verbali dei consigli e di tutti i numeri del Bollettino custoditi presso l’archivio dell’Ordine, nonché dei dati statistici fornitimi dalla segreteria dell’associazione. Per il cap. i, inoltre, sono particolarmente debitore dei testi citati in nota. Non ho trascurato l’analisi dei vari codici deontologici susseguitisi nel corso degli anni e dei documenti legislativi scaricabili dal sito ufficiale della fnomceo. Infine, non nego di aver preso qualche spunto (senza però copiarne pedissequamente l’impostazione) da una pubblicazione analoga edita dall’omceo della provincia di Ancona. S.B. 15 CAPITOLO I Storia nazionale dell’Ordine dei medici-chirurghi e degli odontoiatri La situazione sanitaria dello stato postunitario «Fatta l’Italia, bisogna fare gli italiani.» L’auspicio, attribuito a Massimo d’Azeglio, suona ancora attuale in un Paese a tutt’oggi disomogeneo come il nostro. Sotto molti aspetti, tuttavia, l’Italia è stata davvero in grado di creare un quadro comune partendo dai tanti che componevano lo scacchiere della penisola. Un esempio su tutti, la normazione e organizzazione delle cosiddette «professioni». Questo volume vuole occuparsi dell’istituzione che è oggi il punto di riferimento organizzativo e deontologico dei medici, chirurghi e odontoiatri, il loro Ordine professionale, ma non può farlo senza partire dall’analisi dei fattori, delle situazioni, delle associazioni e degli interventi legislativi che l’hanno preceduto e in molti casi incubato. Occorre dunque partire dal 1861. All’indomani della fondazione del Regno d’Italia, il problema della regolamentazione in un quadro unitario delle professioni sanitarie è solo uno degli aspetti del dibattito riguardante una questione più ampia e più grave: quella sanitaria nel suo complesso. La penisola deve affrontare patologie che oggi sembrano solo ricordi da libri di storia: sifilide, tisi, malaria, pellagra, vaiolo, per non parlare di altri problemi relativi alla salute quali l’elevato tasso di mortalità tra le partorienti e i neonati. Le strutture sanitarie che si trovano a fronteggiare il problema, da Torino a Palermo, da 17 Cagliari a Venezia, sono regolate attraverso l’estensione allo Stato unitario della legge n.3793 in vigore dal 20 novembre 1859 nel regno sabaudo. Anche le professioni e le istituzioni sanitarie, nel loro piccolo, subiscono la «piemontesizzazione» toccata in sorte a tutta la penisola con l’adozione dello Statuto albertino. L’estensione della normativa sabauda all’intero territorio nazionale è conseguenza, per la precisione, della legge n.2248 del 20 marzo 1865, per «l’unificazione amministrativa del Regno d’Italia». La regolamentazione della sanità scaturita dalla legge viene promossa dal ministro dell’Interno dell’epoca, Giovanni Lanza, non a caso egli stesso medico. Aspetto chiave del nuovo ordinamento è la preminenza dell’elemento amministrativo su quello tecnico: in parole povere, l’aspetto decisionale finisce nelle mani di ministri, prefetti ecc., mentre agli organi tecnico-sanitari quali il Consiglio superiore di sanità è riservato solo un ruolo consultivo. La politica sanitaria governativa, comunque, può essere qualificata come piuttosto lassista, e gran parte dell’iniziativa è in mano ai privati o al buon cuore e allo spirito di sacrificio dei medici condotti. Si cerca di porre fine a questo squilibrio attraverso l’approvazione di nuovi codici sanitari, i primi dei quali naufragati assieme ai governi alternatisi frettolosamente negli anni. Solo il 22 dicembre 1888 si giunge alla promulgazione della legge n.5849, nota come legge Crispi-Pagliani, «Sulla tutela della igiene e della sanità pubblica», che forgia gli strumenti necessari per una corretta gestione tecnica della materia. La legge istituisce la Direzione generale della sanità, a far da tramite tra Esecutivo e personale tecnico; crea la figura del medico provinciale; rende pubblici ufficiali i medici comunali e li distribuisce capillarmente sul territorio nazionale. Durante il dibattito parlamentare molti deputati e senatori criticano la legge, 18 accusata di non prevedere la cessione gratuita di medicinali ai poveri e di non rendere le categorie tecniche sufficientemente emancipate dal potere politico. Nonostante tali pecche, la legge è stata in grado di creare una struttura sanitaria articolata, destinata a reggere per circa 75 anni, e di porre le basi per un sensibile miglioramento delle condizioni igieniche in ospedali, scuole, caserme, carceri, colonie marine e altro ancora. L’associazionismo sanitario prima della fondazione degli Ordini «Schematizzando al massimo gli approcci ideali dei medici all’associazionismo e più tardi agli Ordini e ai sindacati, possiamo individuare due tendenze, entrambe partecipi del processo di professionalizzazione delle categorie sanitarie […]: una tendenza “risorgimentalista e ippocratica” e una […] “critica e antagonista”.»1 La prima corrente, nata da presupposti ideologici liberali, è alla base dell’associazionismo medico preunitario e immediatamente postunitario, e concepisce la professione medica come elemento fondamentale anche per il consolidamento politico, amministrativo e sociale dell’Italia. La seconda è forte presso i medici condotti e possiede sostanzialmente i requisiti del rivendicazionismo sindacale, che avrebbe giocato un ruolo decisivo sull’associazionismo medico durante il periodo fascista. I primi esempi di associazionismo dei sanitari italiani avevano preceduto la formazione dello Stato unitario ed erano scaturiti dagli incontri e dagli impegni assunti dai sanitari nel corso dei Congressi degli scienziati italiani (tenutisi dal 1839 al 1848), 1 Marco Soresina, «L’associazionismo dei medici dall’Ottocento al Fascismo», in 1946-1996 Per una storia degli Ordini dei medici, fnomceo, Roma 1996. 19 o sulle pagine di testate quali la Gazzetta medica lombarda, La medicina politica e il Filiatre Sebezio. Erano nate così alcune associazioni di mutuo soccorso (che coinvolgevano anche i medici condotti). Ma non bastava. Il 6 luglio 1848 la Gazzetta medica lombarda pubblica un «Programma di associazione medica», che, stigmatizzando lo scarso peso politico rivestito dal personale tecnico nella gestione sanitaria statale, auspica la nascita di «un’associazione universale [capace di strappare] alle mani profane l’assurda dittatura dei medici interessi, rivendicandone ad uomini competenti […] la discussione».2 Il programma non produce conseguenze pratiche nello stesso Lombardo-Veneto, ma nel vicino Regno di Sardegna contribusce a far nascere l’Associazione dei medici e chirurghi, che si occupa di mutuo soccorso, aggiornamento scientifico degli iscritti e tutela della professione. Dopo il 1861, l’associazione sabauda, spalleggiata da illustri medici lombardi, lancia una «chiamata alle armi» per allargare la società piemontese e renderla una vera unione medica italiana. Delega della gestione sanitaria ai tecnici, correttezza deontologica, monopolio professionale, tutela degli aderenti, formazione e aggiornamento: questi gli scopi e le attività che si propone il sodalizio. L’Associazione medica italiana (ami) vede effettivamente la luce nel 1862, durante un congresso tenutosi a Milano nel settembre dello stesso anno. Primo presidente è Giuseppe Luigi Granelli, padovano. La società ha vita stentata e non riesce mai a decollare; tra le difficoltà affrontate, banalmente, quella di ottenere il versa2 Marco Soresina, Op. cit., Roma 1996. 20 mento delle quote associative da parte di tutti i suoi comitati locali. Inoltre, l’ami non è mai riuscita a elaborare un codice deontologico, e ha profuso notevoli energie nella stesura di codici sanitari o progetti di legge mai approvati. I primi tentativi di rivitalizzazione dell’azione dell’ami risalgono alla seconda metà degli anni Settanta. L’associazione si concentra, a partire dal Congresso di Torino del 1876, su un progetto di promozione della medicina preventiva e sulla specializzazione dell’intervento medico. Non a caso, due anni dopo si formano, staccandosi dall’ami, la Società italiana d’igiene (1878), l’Associazione chirurgica italiana (1880), la Società di climatologia e balneoterapia (1882) ecc. L’ami passa quindi da associazione scientifica a madre di svariate associazioni scientifiche, dalle quali sono però esclusi i medici condotti, sebbene costituiscano la maggior parte degli iscritti all’ami. I condotti reagiscono fondando a loro volta un’associazione, quella Nazionale dei medici comunali (anmc, Forlì, 1874). È proprio l’anmc a spingere l’ami a creare, nel 1875, una cassa pensioni per i medici condotti. Sempre grazie a questi ultimi, più a stretto contatto con la popolazione, soprattutto rurale, si forma progressivamente la concezione del medico come «coscienza sanitaria» del Paese, mediatore tra governanti e governati per le questioni relative alla salute. I medici condotti, veri e propri dipendenti comunali, svolgono anche un ruolo notevole sul fronte delle rivendicazioni salariali. Infine, con la promulgazione nel 1888 della legge n.5849 (vedi sopra), l’associazionismo medico italiano può sostenere di aver passato il suo esame di maturità. *** 21 La nascita dell’Ordine del medici Tra la fondazione delle associazioni descritte nel paragrafo precedente e la nascita del vero e proprio Ordine dei medici, l’associazionismo di categoria vive l’esperienza intermedia degli Ordini dei sanitari, organismi rappresentativi di medici, farmacisti e veterinari. Si tratta di un’evoluzione dell’associazionismo precedente, perché gli Ordini dei sanitari si propongono anche come organismi di gestione corporativa, rivendicano fermamente il ruolo di unici garanti nel controllo delle professioni sanitarie e degli Albi professionali, si ergono a giudici nelle controversie tra associati e di avvocati nei contenziosi tra professionisti sanitari e istituzioni. I primi Ordini sanitari nascono a Milano nel 1887, Napoli nel 1888 e Venezia nel 1889, tutti come emanazioni dei comitati locali dell’ami. Non essendo obbligatoria l’iscrizione agli Ordini da parte delle classi interessate, l’organismo risulta impossibilitato ad agire con forza negli ambiti che si prefigge, come la lotta all’abusivismo. La stessa proposta di adozione di minimi tariffari rimane più che altro un auspicio. Nel 1897 un’assemblea di delegati degli Ordini provinciali propone di federarli, per creare un coordinamento più forte nei riguardi del mondo politico. La Federazione degli Ordini sanitari nasce già l’anno successivo. Anche la Federazione ottiene risultati modesti, dovendo barcamenarsi tra le esigenze dei medici condotti (soprattutto rivendicazioni salariali e sindacali) e quelle dei liberi esercenti (più concentrati sulla lotta all’abusivismo). Il divario economico e di carriera tra «aristocrazia medica» e condotti si acuisce particolarmente nei primi anni del Novecento e una notevole conseguenza di questa separazione è evidente all’atto di nascita dell’Ordine dei medici. Il 29 22 marzo del 1909 la proposta di legge che funge da testo base di discussione alle Camere e che avrebbe dato vita agli Ordini provinciali dei medici viene presentata dall’allora primo ministro Giovanni Giolitti. Tempo prima erano stati istituiti altri Ordini, come quelli degli avvocati e dei ragionieri, e i sanitari avevano avvertito identiche necessità: «[i]mporta infatti sommamente ai sanitari che esistano organi legali i quali da un canto tutelino i loro legittimi interessi professionali e nel tempo stesso assicurino il decoroso esercizio della professione per tutti coloro che vi si dedichino».3 Dalla proposta di legge giolittiana scaturisce la legge n.445 del 10 luglio 1910, composta da undici articoli, con cui vengono costituiti gli Ordini dei medici, dei farmacisti e dei veterinari.4 Va sottolineato che i professionisti della sanità, visto l’esiguo numero degli appartenenti alla categoria, propongono un unico Ordine per le tre professioni, ma il legislatore preferisce scorporarle. L’iscrizione agli Albi professionali gestiti dagli Ordini provinciali diviene obbligatoria per l’esercizio della professione «nel Regno, nelle colonie e nei protettorati» (art.3). Tuttavia, i medici «che abbiano qualità di impiegati iscritti in un ruolo organico della pubblica amministrazione», cioè i condotti, risultano soggetti alla disciplina dell’Ordine solo per eventuali attività frutto del libero esercizio della professione e sono esonerati dall’obbligo di iscrizione all’Albo. Gli Ordini, perciò, finiscono per spaccare in due la classe medica: i condotti da un lato, i liberi esercenti dall’altro. Anche i medici stipendiati possono però ambire alla libera professione e così, quando nel 1912 si completa la costituzione dei 69 Ordini provinciali, 35 3 Giovanni Giolitti in Op. cit. , Roma 1996. 4 Il regolamento attuativo viene pubblicato il 12 agosto 1911. 23 sono retti da condotti. Gli Ordini ottengono (art.7) di rivestire un ruolo di rappresentanza e consulenza negli organismi direttivi sanitari provinciali e nazionali, ma vengono respinte le richieste di funzioni di vigilanza sulle politiche sanitarie. Nel 1912 nasce anche, non prevista dalla legge, la Federazione degli Ordini dei medici (il cui primo presidente è il bolognese Luigi Silvagni), che, facendo pressione sul Governo, nel 1916 ottiene l’introduzione di pene per i sanitari che forniscono prestazioni come liberi professionisti senza essere iscritti all’Albo. Il periodo prebellico non è, tuttavia, una raccolta di soli successi. Molti Ordini esercitano un’influenza pressoché nulla a livello locale e nazionale e alcuni di loro vengono retti per anni da commissari prefettizi. La Prima guerra mondiale e la fascistizzazione degli Ordini Lo scoppio della Prima guerra mondiale, grazie alla partecipazione attiva al conflitto di medici, farmacisti e anche veterinari, contribuisce al definitivo riconoscimento delle professioni sanitarie agli occhi dell’opinione pubblica. Nei termini strettamente relativi all’attività ordinistica, però, il conflitto non può che causarne la paralisi. La Grande guerra segna profondamente la storia italiana, e la cosiddetta «vittoria mutilata» è gravida di conseguenze, i cui riflessi si estendono anche all’attività ordinistica. Nelle prime elezioni postbelliche per il rinnovo dei consigli di categoria, molte presidenze finiscono a candidati nazionalisti o agli aderenti al nascente movimento fascista. Inizia il declino del sistema ordinistico, ma la cosa non è chiara da subito e soprattutto si rivela un processo graduale, tanto che fino al 1926 gli Ordini risultano comunque attivi 24 nelle iniziative volte alla crescita professionale e culturale degli iscritti, nella salvaguardia della salute pubblica e nella regolamentazione dei rapporti tra medici e pazienti. Un primo segnale di forte crisi si può riscontrare nell’esistenza di organismi alternativi agli Ordini, tutti nati nel dopoguerra, e in alcuni tentativi di politicizzazione delle associazioni sanitarie (viene creato anche un «gruppo parlamentare sanitario», che tuttavia non ha influenza sulle condizioni degli Ordini). Nel 1922, durante il congresso del Partito fascista, viene dato il via alla creazione di un’associazione sindacale per lavoratori intellettuali, con conseguente creazione della Confederazione nazionale delle corporazioni sindacali, dei primi sindacati medici fascisti e della Corporazione sanitaria fascista. Nel novembre 1923, l’Associazione nazionale medici condotti passa al Sindacato nazionale fascista; un mese dopo, una circolare ministeriale assegna ai prefetti la facoltà di sciogliere i consigli degli Ordini qualora sia dimostrato che la loro attività reca turbative al regolare andamento dei pubblici servizi. Nonostante gli appelli all’apoliticità dei medici lanciata dalle pagine dei bollettini di categoria di tutta Italia (anzi, forse proprio per contrastare tale neutralità, in qualche modo letta come «parzialità antifascista»), il Regime favorisce la sindacalizzazione degli Ordini, che di lì a poco si traduce nella loro completa fascistizzazione. Nel 1925 una circolare della Corporazione sanitaria impone ai sindacati di categoria di riunirsi in un unico Sindacato nazionale medico fascista. La legge n.563 del 3 aprile 1926 concede personalità giuridica ai sindacati, stabilendone la stretta subordinazione allo Stato. Di lì a poco si apre l’xi congresso federale degli Ordini dei medici, che sancisce la trasformazione della fnom in Federazione nazionale fascista degli Ordini dei medici. Poco 25 dopo, la Legge sindacale vieta a Ordini e Collegi di costituirsi in federazioni. Nel luglio del 1926, un regio decreto sottrae agli Ordini la tutela degli interessi di categoria, cedendola ai sindacati (tutti ormai completamente fascistizzati). Agli Ordini rimangono solamente la compilazione degli Albi e la risoluzione delle controversie deontologiche. Nel 1934, decaduti tutti i consigli ordinistici, essi vengono sostituiti da commissari prefettizi. Il compimento della fascistizzazione delle attività liberali si ha con la legge n.163 e il successivo Regio decreto n.184 del 5 marzo 1935, che stabiliscono la nuova disciplina delle professioni mediche. In estrema sintesi, gli Ordini professionali vengono aboliti. L’art.1 del rd è categorico: «Gli Ordini professionali dei medici chirurghi, dei veterinari e dei farmacisti sono soppressi». Le loro residue funzioni sono trafertite ai direttòri dei sindacati provinciali fascisti di categoria; viene creata in seno al ministero degli Interni una Commissione centrale con ampie funzioni giurisdizionali, compresa quella di radiare i medici o altri professionisti che abbiano compromesso la reputazione della categoria o operato contro gli interessi della nazione. In buona sostanza, a quel punto lo Stato, e quindi il Fascismo, è in grado di decidere non solo chi è tecnicamente idoneo, ma anche chi è politicamente degno di esercitare una professione. A vigilare sui professionisti vengono deputati i prefetti, mentre i procedimenti disciplinari diventano di competenza dei direttòri sindacali. Tra le conseguenze che le politiche del regime fascista hanno sull’esercizio della professione medica, non si può tacere la discriminazione patita dai dottori ebrei in seguito all’emanazione delle leggi razziali del 1938. I nominativi di medici ebrei di cittadinanza italiana vengono stralciati dagli Albi professionali, finendo in elenchi aggiunti in appendice agli Albi stessi. 26 Agli iscritti agli elenchi speciali viene impedita qualsiasi forma di associazionismo e di prestare cure a pazienti non appartenenti alla «stessa razza». Per concludere, va precisato che non è possibile «misurare» quanto l’adesione della classe medica al Fascismo sia stata, nella maggioranza degli appartenenti, convinta e militante piuttosto che, semplicemente, necessaria e di comodo. Di certo, la fascistizzazione delle professioni crea i presupposti di una nuova figura di medico, fortemente legata a esigenze di controllo sociale. La caduta del regime, tuttavia, permette di riportare indietro le lancette dell’orologio. La ricostituzione degli Ordini delle professioni sanitarie Già durante l’ultimo anno di vita del regime fascista repubblicano vengono ricostituiti numerosi Ordini e Collegi professionali. La rinascita non riguarda quelli relativi alle professioni sanitarie, tuttavia instilla in medici, farmacisti e veterinari entusiasmo e volontà di ricostituire gli Ordini perduti. A questo risultato si giunge con il Decreto legge n.233 del 13 settembre 1946, che all’art. 1 recita: In ogni provincia sono costituiti gli Ordini dei medici-chirurghi, dei veterinari e dei farmacisti ed i Collegi delle ostetriche. Se il numero dei sanitari residente nella provincia sia esiguo ovvero se sussistano altre ragioni di carattere storico, topografico, sociale o demografico, l’Alto Commissario per l’igiene e la sanità pubblica, sentite le rispettive Federazioni nazionali e gli Ordini o Collegi interessati, può disporre che un Ordine o un Collegio abbia per circoscrizione due o più province finitime, designandone la sede. 27 La defascistizzazione dell’associazionismo sanitario è evidente non solo nel recupero delle antiche denominazioni, ma soprattutto nel ritorno ai criteri elettivi per la scelta dei consigli ordinistici, che per di più, oltre a tornare a essere frutto delle libere scelte degli iscritti, decadono ogni due anni (successivamente aumentati a tre) per evitare consolidamenti di potere. Scompare inoltre la necessità della valutazione della condotta «morale e politica» quale discriminante per l’iscrizione. I compiti dei rinati consigli direttivi degli Ordini sono sostanzialmente identici a quelli svolti in epoca prefascista e vengono elencati con chiarezza all’art. 3 del dl n.233/46: Al Consiglio direttivo di ciascun Ordine e Collegio spettano le seguenti attribuzioni: a) compilare e tenere l’Albo dell’Ordine e del Collegio e pubblicarlo al principio di ogni anno; b) vigilare alla conservazione del decoro e della indipendenza dell’Ordine e del Collegio; c) designare i rappresentanti dell’Ordine o Collegio presso commissioni, enti e organizzazioni di carattere provinciale o comunale; d) promuovere e favorire tutte le iniziative intese a facilitare il progresso culturale degli iscritti; e) dare il proprio concorso alle autorità locali nello studio e nell’attuazione dei provvedimenti che comunque possono interessare l’Ordine o il Collegio; f) esercitare il potere disciplinare nei confronti dei sanitari liberi professionisti iscritti nell’Albo, salvo in ogni caso le altre disposizioni di ordine disciplinare e punitivo contenute nelle leggi e nei regolamenti in vigore; g) interporsi, se richiesto, nelle controversie fra sanitario e sanitario, o fra sanitario e persona o enti a favore dei quali il sanitario abbia prestato o presti la propria opera professionale, per ragioni di spese, di onorari e per altre questioni inerenti 28 all’esercizio professionale, procurando la conciliazione della vertenza e, in caso di non riuscito accordo, dando il suo parere sulle controversie stesse. Parallelamente agli Ordini provinciali, rinasce anche la fnom, sotto la presidenza di Tullio Lazzè. La ricostituzione/ricostruzione degli Albi, le elezioni per i consigli direttivi ecc. devono comunque attendere l’emanazione del decreto del presidente della Repubblica del 5 aprile 1950, «Approvazione del regolamento per la esecuzione del decreto legislativo 13 settembre 1946, n.233, sulla ricostituzione degli Ordini delle professioni sanitarie e per la disciplina dell’esercizio delle professioni stesse». Altre date da ricordare nella storia dell’Ordine dei medici dal dopoguerra in poi sono senz’altro il 1965, anno in cui, con il decreto presidenziale n.1763, è approvata la tariffa minima nazionale degli onorari per le prestazioni medico-chirurgiche; il 1977, con il trasferimento dall’Ordine ai sindacati di categoria della stipula delle convenzioni mutualistiche per il personale sanitario; il 1978, anno in cui la riforma sanitaria n.833 limita al solo aspetto deontologico il potere della fnom di partecipare alla stipula di accordi tra Sistema sanitario nazionale e organizzazioni di categoria. Si arriva così a un’altra data chiave, il 1985, quando attraverso la legge n.409 del 24 luglio 1985 «è istituita la professione sanitaria di odontoiatra che viene esercitata da coloro che sono in possesso del diploma di laurea in odontoiatria e protesi dentaria e della relativa abilitazione all’esercizio professionale, conseguita a seguito del superamento di apposito esame di Stato». L’Ordine assume la nuova denominazione di «Ordine provinciale dei medici-chirurghi e degli odontoiatri» e per questi ultimi viene istituito un Albo separato (la crea29 zione dell’Albo separato è conseguenza del recepimento delle direttive cee 78/686 e 78/687 del 1978).5 Il recepimento di direttive della Comunità europea porta ad altre notevoli conseguenze, come la possibilità per i professionisti sanitari di qualsiasi Paese membro della cee (poi Unione europea, ue) di prestare la propria attività nei Paesi comunitari senza alcuna restrizione. Da segnalare, infine, il forte impatto sull’attività di tutti gli Ordini professionali della cosiddetta «legge Bersani sulle liberalizzazioni» (n.248 del 2006), che porta all’adozione di nuove norme, meno limitanti, in materia di pubblicità sanitaria e all’abolizione del tariffario minimo. Tossicodipendenza, aids, prevenzione, passaggio culturale da una medicina della malattia a una medicina per la salute, obiezione di coscienza, fecondazione assistita, manipolazione genetica, accanimento terapeutico, eutanasia, interruzione di gravidanza sono le principali questioni che hanno animato e animano il dibattito sanitario, scientifico, politico ed etico degli ultimi decenni. Sono queste le sfide che l’Ordine dei medici-chirurghi e degli odontoiatri, spesso criticato e bollato 5 L’iscrizione all’Albo degli odontoiatri è riservata ai laureati in Odontoiatria e Protesi dentaria e ai laureati in Medicina e Chirurgia in possesso di diploma di specializzazione in campo odontoiatrico. Per i laureati in Medicina e Chirurgia immatricolati prima del 28 gennaio 1980 è comunque possibile immatricolarsi all’Albo degli odontoiatri, optando necessariamente solo per tale Albo. Successivamente, con la legge n. 471 del 31 ottobre 1988 si sancisce che «i laureati in Medicina e Chirurgia immatricolati al relativo corso di laurea negli anni accademici 1980-1981, 1981-1982, 1982-1983, 1983-1984, 1984-1985, abilitati all’esercizio professionale, hanno facoltà di optare per l’iscrizione all’Albo degli odontoiatri ai fini dell’esercizio dell’attività di cui all’art. 2 della legge 24 luglio 1985, n. 409. Tale facoltà va esercitata entro il 31 dicembre 1991». 30 come depositario di privilegi e posizioni corporative, si trova ad affrontare in qualità di interlocutore privilegiato in sede istituzionale. Secondo molti, al suo interno, l’Ordine potrà fronteggiarle con efficacia solo dopo un processo di riforma in grado di attutire l’individualismo professionale, di stimolare una «coscienza ordinistica», di rafforzare i poteri di presidenti e consigli direttivi, di valorizzare il codice deontologico e il potere disciplinare dell’Ordine. I codici deontologici Non si può considerare esaustiva la pur sintetica storia dell’Ordine dei medici proposta in queste pagine senza un accenno ai codici deontologici. La loro stesura, condivisione e diffusione, nonché il potere sanzionatorio nei confronti degli iscritti che non li rispettano, è infatti uno dei principali ambiti d’azione dell’associazionismo, non solo sanitario. L’etica e la deontologia, in ambito medico, sono questioni centrali fin dall’Antichità (basti pensare al giuramento d’Ippocrate), ma proprio a partire dal periodo di costituzione degli Ordini dei medici – e non è, non del tutto, una coincidenza temporale – hanno assunto un’importanza mai vista in precedenza. Questo perché il progresso scientifico, l’evoluzione della scienza medica e le questioni etiche ed epistemologiche hanno subito nel Novecento una brusca accelerazione o notevoli deviazioni di percorso: basti citare il macroscopico progresso tecnologico, la progressiva specializzazione del personale medico, la burocratizzazione del rapporto con i pazienti, la nascita di nuove branche d’indagine (si pensi alla genetica…) ecc. Il tutto non ha potuto non comportare l’esplosione di problemi di ordine etico e deontologico e si può a ragione affermare che, grazie 31 all’associazionismo medico, nascente prima e consolidato poi, si è evitato il Far West. In Italia, il processo teso a ridefinire la figura del medico, il suo ruolo nella società, i suoi doveri inizia, grosso modo, negli anni successivi alla Rivoluzione francese. All’epoca, la figura del medico è circondata da un certo alone di sfiducia e sospetto e, al fine di nobilitarla e accreditarla agli occhi della gente, è tutto un fiorire di «galatei», «catechismi» e libelli vari, destinati specialmente ai giovani medici e spesso di carattere apologetico e propagandistico. Essendo rivolti prevalentemente a colleghi, questi scritti mirano a creare una sorta di «coscienza di classe», cercando di instillare fiducia nei cuori di persone che spesso sentono sulla propria pelle il clima di diffidenza che le circonda, e mettono anche in guardia contro l’esercito di «ciarlatani» che, soprattutto nei contesti urbani, sottraggono parecchio lavoro ai medici. In quegli stessi anni, la professione medica subisce importanti trasformazioni: si recupera progressivamente il connubio tra teoria e pratica, che riporta i medici ad agire in prima persona, «sporcandosi le mani», al capezzale dei malati; inoltre, alle facoltà di Medicina cominciano a iscriversi sempre più numerosi membri delle classi medie. I primi galatei medici invitano i sanitari a evitare «l’esercizio macchinale della professione», ad aggiornarsi continuamente, a non trascurare mai l’attività pratica, a essere «caritatevoli», «cortesi», ma non «troppo compiacenti» nei confronti degli assititi. Visto che una delle ragioni di diffidenza dei pazienti nei confronti dei medici è il loro linguaggio, spesso oscuro, tanto criptico quanto quello dei più abili truffatori, i galatei invitano anche alla chiarezza e semplicità di eloquio. Si tratta, spesso, di pubblicazioni edite per iniziative poco più che individuali. Anche all’epoca del libero associazionismo 32 medico la compilazione di codici etici e deontologici è un fatto esclusivamente privatistico, eppure testimonia quanto il problema dell’autoregolamentazione interna sia sentito. Il più antico Codice di Etica e Deontologia medica dello Stato unitario rinvenuto dai moderni ricercatori viene pubblicato dalla Tipografia e Libreria G. Gallizi & C., nel 1903. È destinato all’Ordine de’ (sic) medici della provincia di Sassari che, sebbene si chiami già così, non è ancora un ente di diritto pubblico come lo sarà a partire dal 1910 (vedi sopra). Nei tre capitoli in cui è suddiviso, esso si occupa di doveri e diritti dei sanitari verso il pubblico, doveri dei sanitari verso i colleghi e procedimenti disciplinari. Mancano espliciti accenni al rapporto medico-paziente. All’art.1, il codice sassarese pone come primo tra i doveri del medico quello del segreto professionale. Successivamente, i singoli Ordini provinciali si dotano, via via, di propri e quindi tra loro diversi codici deontologici. Per iniziativa dell’Ordine dei medici della provincia di Torino, comunque, si procede a una loro unificazione e sintesi, che porta all’adozione, nel 1924, del Codice deontologico unificato. In seguito alla soppressione e poi alla ricostituzione degli Ordini dei medici nel dopoguerra, la fnom decide di pubblicare sul proprio organismo informativo Federazione medica il codice unificato torinese, presentandolo come base da cui partire per la redazione di un nuovo codice deontologico condiviso a livello nazionale. Ne segue lo svolgimento di un referendum tra tutti i medici iscritti all’Ordine, che approvano l’adozione del codice torinese come base di partenza per un nuovo documento. Nel 1953, la fnom procede alla nomina di una commissione che, assumendo dunque come documento di partenza il codice torinese, è incaricata di elaborare un nuovo codice deonto33 logico nazionale. A presiederla viene designato il prof. Cesare Frugoni. La chiusura dei lavori è datata 1954. Tutti gli iscritti sono portati a conoscenza del codice tramite le pagine di Federazione medica e in alcuni casi da pubblicazioni ordinistiche provinciali. La definitiva approvazione e quindi l’adozione del documento da parte della fnom risale al 1958. Il testo è suddiviso in sei capitoli: «Doveri generali del medico», «Rapporti tra medici», «Rapporti tra medico e paziente», «Deontologia e pubblicità», «Rapporti dei medici con altre categorie di sanitari» e «Rapporti dei medici con enti pubblici e privati». Una simile impostazione e scansione viene mantenuta in tutte le successive revisioni, che risalgono al 1978, 1989, 1995, 1998 e 2006. Il codice del 1995 è reso necessario, a così pochi anni di distanza dalla versione del 1989, da pressanti istanze etiche frutto del vorticoso progresso della scienza medica. È il primo testo a riconoscere come indispensabile la necessità di informare in modo veritiero ed esaustivo anche il paziente in gravissime condizioni di salute (e non solo i suoi familiari come previsto nei testi precedenti) su diagnosi, prognosi, prospettive e conseguenze delle proposte terapeutiche. Come sottolineato da Rosella Procino, «viene così riconosciuta una concezione dell’uomo come responsabile delle proprie azioni, […] si disconosce ai familiari la funzione di sostituto o rappresentante del diritto del malato».6 Connesso a tutto ciò è il problema del consenso informato del cittadino: il rapporto medico-paziente si fonda sui diritti del secondo, ma anche sui doveri del primo, che deve fornire all’assistito informazioni accurate su tutti gli aspetti della sua malattia e sulla conseguente terapia. 6 Rossella Procino, «I codici deontologici in Italia. Il percorso di una evoluzione», in Op. cit., Roma 1996. 34 Il codice del 1995, all’art.35, affronta una questione che in tempi recenti ha riempito pagine e pagine di quotidiani e animato il dibattito nazionale ben al di là dei ristretti circoli scientifici. Detto articolo vieta al medico di applicare trattamenti diretti ad abbreviare la vita del malato; questo «comandamento» è parzialmente controbilanciato dall’obbligo per il medico di astenersi dal cosiddetto accanimento terapeutico: in presenza di situazioni in cui è impensabile aspettarsi concrete speranze di miglioramento, il medico non deve applicare trattamenti al solo scopo di allungare la vita del paziente senza però guarirlo né migliorarne l’esistenza. Nel corso di soli undici anni si susseguono altre due redazioni del Codice deontologico. Il testo del 1995 viene sottoposto a revisione già nel 1998, con il recepimento (ben prima prima della sua ratifica parlamentare, avvenuta nel 2001) di parecchi spunti contenuti nella Convenzione per la protezione dei diritti dell’uomo e della dignità dell’essere umano riguardo alle applicazioni della biologia e della medicina, meglio nota come Convenzione o Carta di Oviedo. La versione attualmente in vigore risale invece al 2006. Il nuovo codice si compone di 75 articoli e due linee guida. Innanzitutto, si è proceduto a un adeguamento del testo precedente in modo da tener conto delle nuove esigenze di una popolazione sempre più multietnica e multiconfessionale. Il codice contiene inoltre articoli in grado di fornire risposte più chiare alle tematiche che i medici si sono trovati ad affrontare in maniera sempre più frequente negli ultimi anni, su questioni quali l’inizio e la fine della vita, la scelta delle cure o il loro rifiuto, la fecondazione assistita, l’interruzione volontaria di gravidanza, la donazione degli organi (compare per la prima volta un riferimento alla donazione delle cellule), la manipolazione genetica ecc. Rimane il divieto all’eutanasia, 35 anche se all’art 16 si afferma che «[i]l medico, anche tenendo conto delle volontà del paziente laddove espresse, deve astenersi dall’ostinazione in trattamenti diagnostici e terapeutici da cui non si possa fondatamente attendere un beneficio per la salute del malato e/o un miglioramento della qualità della vita». Molto innovativo appare l’art.38, in cui per la prima volta si obbliga il medico a informare e a tenere conto della voltontà anche dei pazienti minorenni (pur se «compatibilmente con la capacità di comprensione e con la maturità del soggetto»). Nel codice del 2006 fanno inoltre capolino per la prima volta le tematiche ambientali. L’art.5, per esempio, afferma che «[i]l medico è tenuto a considerare l’ambiente nel quale l’uomo vive e lavora quale fondamento determinante della salute dei cittadini. A tal fine il medico è tenuto a promuovere una cultura civile tesa all’utilizzo appropriato delle risorse materiali [… per] garantire alle future generazioni la fruizione di un ambiente vivibile». Ampio spazio è inoltre dedicato alla tutela dei dati personali dei pazienti e alle questioni di conflitto d’interesse. Il fatto che negli ultimi anni il codice abbia richiesto revisioni abbastanza ravvicinate (anche il testo del 2006 è destinato a essere rivisto; per esempio, potrebbe ben presto recepire il dibattito pubblico, scientifico e parlamentare sul cosiddetto testamento biologico) è buon segnale del fatto che la professione medica cerca di stare al passo con lo sviluppo e i cambiamenti della società. 36 CAPITOLO II La nascita dell’Ordine dei medici pavese Studiare i passi che hanno portato alla fondazione dell’Ordine dei medici della provincia di Pavia comporta, in un certo senso, occuparsi su scala locale delle tappe che hanno condotto allo stesso risultato a livello nazionale, illustrate nel capitolo precedente: in estrema sintesi, il passaggio dal libero associazionismo alla creazione dell’Ordine sulla base della legge del 10 luglio 1910, passando prima attraverso la costituzione dell’Ordine dei sanitari che, come visto, comprendeva anche farmacisti e veterinari. Va dato merito ai colleghi Bottoni, Bragheri e Nafissi di aver passato al setaccio la stampa locale pavese degli anni cruciali 1910, 1911 e 1912, il che ha permesso, in assenza di documentazione ufficiale custodita presso gli archivi dell’Ordine, di ricostruirne i primi passi. La situazione medica pavese a inizio Novecento Negli anni in cui sarebbe nato l’Ordine dei medici, il territorio metropolitano pavese è suddiviso in sette condotte medico-chirurgiche: Duomo-Carmine, S. Teodoro, S. Michele, S. Primo, S. Francesco, esterna di Levante ed esterna di Ponente. A ciò vanno aggiunte quattro condotte ostetriche: urbane di Levante e di Ponente, esterne di Levante e di Ponente. Tra i vari settori del servizio sanitario cittadino vi sono quelli comunali, coordinati dall’Ufficio d’igiene, che eserci39 tano compiti di natura sanitaria per i poveri (condotte, ambulanze,1 distribuzione gratuita di medicinali, profilassi delle malattie infettive, ispezioni sanitarie scolastiche ecc.). Nel 1910 Pavia conta 37.789 abitanti, e ben 15.705 sono registrati come «poveri». In provincia operano 56 ufficiali sanitari: 35 nel Pavese, dieci in Lomellina, otto nel Vogherese e tre nel Bobbiese, allora facente parte della provincia di Pavia. Il circondario del capoluogo gode quasi esclusivamente di condotte «piene» (l’assistenza sanitaria gratuita viene cioè garantita all’intera popolazione), con l’esclusione di Ferrera Erbognone, Marzano, Mirabello, Landriano, Rognano, Torrevecchia Pia e Vidigulfo, in cui la condotta è riservata ai soli poveri. In Lomellina, sono esclusi dalla condotta piena i comuni di Candia, Castellaro, Castello d’Agogna, Frascarolo, Ottobiano, Sartirana, Mortara, Suardi, Valle e Villa Biscossi. Nel Vogherese Casei Gerola, Casteggio, Cervesina, Donelasco, Castelletto Po, Godiasco, Rivanazzano, S. Maria della Versa e Stradella non godono di condotta piena; stesso discorso per Bagnaria, Cella, Fortunago, Menconico, Romagnese, Rovegno, Trebecco e Zavattarello nel Bobbiese. Gli ospedali attivi a Pavia e provincia sono lo storico S. Matteo (con annesse infermerie e strutture mobili o ambulanze) e i nosocomi di Bobbio, Vigevano, Voghera, Mortara, Mede, Arena Po, Gravellona, Cilavegna, Stradella e Varzi. *** 1 Da intendersi in senso lato (non si pensi alle autoambulanze): strutture sanitarie mobili attrezzate per un’assistenza di primo intervento. 40 La nascita dell’Ordine dei medici pavese Da quanto si può desumere dagli articoli della stampa locale, la nascita dell’Ordine dei medici pavese si produce in un clima piuttosto turbolento. Lo spirito associazionistico aveva condotto medici, farmacisti e veterinari pavesi (sulla scorta di quanto avveniva in altre province del regno) a dar vita all’Ordine dei sanitari. Nel 1910 lo presiede il prof. Carlo Forlanini, che però si dimette a inizio anno, assieme all’intero consiglio direttivo, causa polemiche suscitate dal concorso per la condotta di Mirabello. Le conseguenti elezioni del consiglio dell’Ordine dei sanitari, svoltesi il 19 febbraio 1910 con la partecipazione di 45 votanti (La Provincia Pavese, 20 febbraio 1910), portano all’elezione quale presidente del dott. Eugenio Casazza e dei consiglieri Predieri, Legnani, Sangregorio, Carini, Boni, Perini, Valenti, Ascoli, D’Este, Cornelli, Pellizza e Ghisio. L’elezione che sarebbe dovuta servire a placare le polemiche finisce però per suscitarne di maggiori. Si registra infatti la protesta dei medici condotti – riuniti in una combattiva associazione – che, per bocca del loro presidente Emilio Cornelli, accusano Casazza di non esercitare di fatto più la professione medica, svolgendo invece un ruolo amministrativo. Cornelli rassegna le proprie dimissioni e preannuncia decisioni analoghe da parte di molti colleghi. Secondo Il Ticino (8-9 aprile) in un sol giorno si dimettono dall’Ordine dei sanitari venti medici condotti (su un totale di circa 500), nonché il presidente dell’Amministrazione ospedaliera dott. Angelo Boni. Da quanto si evince da una lettera inviata con data 23 luglio 1910 da Cornelli, la tempesta si placa e il dott. Casazza, con altra missiva, prende atto «con vivo compiacimento e 41 plauso» della mano tesa dai medici condotti, potendo quindi respingere le dimissioni del loro presidente dal consiglio dell’Ordine dei sanitari. Che cosa ha riportato al dialogo? Probabilmente la necessità di far fronte comune alle conseguenze della legge n. 452 del 10 luglio 1910, che impone lo scorporo dell’Ordine dei sanitari per dar vita agli Ordini separati di medici, farmacisti e veterinari. Come spiegato nel capitolo precedente, il regolamento attuativo regala virtualmente ancora un anno di vita all’Ordine dei sanitari pavesi, che può quindi riunirsi ancora come tale l’11 novembre 1911, sempre sotto la presidenza di Casazza; il punto principale all’ordine del giorno è la richiesta di sospensiva della legge istitutiva degli Ordini separati. È facile intuire che nessuna azione promossa dai sanitari pavesi e in generale italiani ha potuto evitare lo scorporo. Anzi, la segreteria dell’Ordine dei medici pavesi riferisce di un piccolo nucleo di 43 iscritti all’assocazione «scorporata» già nel 1911 (probabilmente un Albo provvisorio). Verosimilmente – mancano i registri per certificare una simile ipotesi – è questo primo nucleo, forse rimpolpato con gli iscritti nei primi mesi del 1912, a votare presso i locali della prefettura, in data 21 aprile 1912, il primo consiglio direttivo dell’Ordine dei medici della provincia di Pavia. Il successivo 27 aprile, sempre nelle sale della Prefettura, vengono designate tre importanti cariche in seno al consiglio stesso: primo presidente viene eletto il dott. Eugenio Cornelli, coadiuvato dal dott. cav. Carlo Omodei-Zorini quale segretario e dal dott. cav. Carlo Sclavi in funzione di tesoriere. Di fatto, le tre più alte cariche del consiglio ordinistico finiscono in mano ai presidente delle sezioni, rispettivamente, pavese, lo42 mellina e «vogherese»2 dell’Associazione dei medici condotti. L’editoriale che apre il primo numero del Bollettino ufficiale dell’Ordine dei medici pavesi (vedi oltre) fissa in un generico «aprile 1912» l’istituzione del consiglio. I neoeletti richiamano l’obbligatorietà dell’iscrizione all’Albo dell’Ordine appena costituito per esercitare la professione. La prima seduta del consiglio dell’Ordine dei medici pavese, al netto di quella servita per eleggere presidente, segretario e tesoriere, si tiene il 5 maggio, alle ore 14.00, presso il Teatro anatomico degli Istituti biologici. Si tratta di una «discussione […] animatissima» sulla scelta della sede sociale, sul bilancio preventivo e sulle pratiche da espletare per la compilazione dell’Albo. In seguito, sempre durante la «storica» seduta, il dott. Angelo Sangregorio, nella veste di consigliere anziano, viene nominato vicepresidente. Gli altri consiglieri presenti sono i professori Umberto Mantegazza e Alessandro Predieri e il dott. Mario Sacchi. Poco dopo, con un comunicato congiunto firmato dai presidenti degli Ordini dei medici, farmacisti e veterinari (Il Ticino, 18 maggio 1912) le tre associazioni invitano i sindaci del territorio provinciale a comunicare i nominativi dei rispettivi residenti facenti parte delle categorie interessate, indicando come data limite il 15 giugno 1912: chi entro allora3 non si fosse iscritto all’Albo di riferimento (dei medici, dei farmacisti e dei veterinari), sarebbe stato «a termine di legge sospes[o] dall’esercizio professionale e deferit[o] alle autorità competenti». Non deve stupire quindi che nel 1912 si registrino 289 nuove iscrizioni all’Ordine, tuttora la 2 Un comunicato ufficiale dell’Associazione dei medici condotti, emesso il 28 aprile 1912, rispecchia la terminologia dell’epoca, che non parla di sezione «oltrepadana», ma appunto «vogherese». 3 Compresi «i già iscritti nell’Albo provvisorio». 43 cifra più alta di neoiscritti in un solo anno. La prima assemblea generale dell’Ordine dei medici pavese si tiene invece il 26 gennaio 1913 a Pavia, sempre presso il Teatro anatomico degli Istituti biologici, sotto la presidenza di Cornelli. Il principale tema discusso è la trasformazione delle condotte da piene a residenziali; la proposta viene accolta dalla maggioranza assembleare e si provvede alla nomina di commissioni circondariali per il censimento delle condotte suscettibili della trasformazione. La prima sede dell’Ordine dei medici della provincia di Pavia, per la quale viene corrisposto un affitto annuo di 105 lire,4 è sita al civico 6 di via Mentana (foto). Il primo Bollettino ufficiale dell’Ordine dei medici pavesi Pochi anni dopo la fondazione dell’Ordine dei medici della provincia di Pavia, l’organismo si dota anche di un mezzo di comunicazione rivolto agli iscritti: il Bollettino ufficiale dell’Ordine dei medici della provincia di Pavia. Il primo numero va in 4 La cifra si riferisce però al 1914, anno in cui, grazie alla stampa dei primi bollettini dell’Ordine, è possibile risalire a un primo documento di bilancio. 44 stampa presso la tipografia pavese Successori Marelli ed esce in data 1º luglio 1914, annunciando una cadenza trimestrale. Viene compilato nella stessa sede dell’Ordine in via Mentana e la redazione è composta dai consiglieri U. Mantegazza, L. Cantù, E. Cornelli, G. Merlo, C. Omodei-Zorini, A. Predieri e A. Sangregorio (in quest’ordine nella gerenza). Tra i collaboratori vengono «salomonicamente» annoverati «[t]utti gli iscritti all’Ordine dei medici della provincia». Rispetto al primo consiglio dell’Ordine dei medici pavese, quello citato dal Bollettino n. 1 appare leggermente diverso, questo perché, come si legge a pag. 3, il 25 gennaio 1914 si è svolta una tornata elettorale grazie alla quale Umberto Mantegazza ha sostituito alla presidenza Emilio Cornelli, cui è andata la carica di vicepresidente. Al posto di Carlo Sclavi, per la tesoreria viene votato Giuseppe Merlo; Carlo Omodei-Zorini è invece confermato segretario. Tornando al Bollettino in senso stretto, nell’editoriale di presentazione si legge testualmente: Il Consiglio dell’Ordine, dalla sua origine (aprile 1912) aveva espressa l’idea di tenere al corrente i Colleghi di tutto quello che sarebbe stato oggetto di discussione e di deliberazione a mezzo di un bollettino. Si è allora soprassieduto all’attuazione per considerazioni di economia amministrativa […]. Si è rimediato, alla mancanza, con alcune circolari […]. L’idea però di fondare e di dare incremento ad un bollettino […] ha trovato motivo di effettuazione in seno all’attuale consiglio. […] Il bollettino […] vuol essere la tribuna aperta a tutti gli iscritti all’Ordine […]. Una nota del presidente Mantegazza sottolinea subito dopo che la pubblicazione è a cura e a spese dell’Ordine. L’organo informativo viene spedito gratuitamente a tutti gli iscritti, «alle presidenze degli Ordini del Regno, alla presidenza del45 la Federazione». Il primo bollettino (foto a pag. seguente) consta di 16 pagine, più la copertina utilizzata rispettivamente per testata, gerenza e sommario (prima) e inserzioni pubblicitarie (quarta). Il numero di pagine è comunque variabile (il n. 2, per esempio, ne ha 32, il doppio). Dopo l’editoriale e la nota del presidente, già citati, si passa alla sintesi dei verbali delle sedute del consiglio. Seguono altre pagine dedicate a notizie varie (convegni, conferimento di onoreficienze, necrologi ecc.). Dall’esame dei numeri pubblicati nel 1914 (rinvenuti dai dottori Bottoni e Bragheri nella biblioteca sita presso la sede storica dell’Università di Pavia), si evince come una delle prime «battaglie» di cui si fa promotore l’Ordine è quella per la sostituzione della condotta piena (gratuita non solo per i poveri, ma anche per le persone abbienti) con la condotta residenziale, più facilmente accessibile e maggiormente tutelata dagli abusi. La discussione risulta «animatissima» e la tematica occupa lo 46 spazio di più sedute. Fatta salva la comune volontà di mantenere l’assistenza sanitaria gratuita per i poveri, si decide di non privare di assistenza a tariffe contenute tutti gli abbienti, ma di suddividerli in tre categorie: prima categoria: artigiani, piccoli esercenti, piccoli proprietari; seconda categoria: esercenti, medi proprietari, impiegati, fittabili; terza categoria: ricchi proprietari, industriali notoriamente facoltosi. Alle prime due categorie viene concessa la possibilità di un «abbonamento» alle prestazioni sanitarie (con tariffa maggiorata per la seconda categoria rispetto alla prima), mentre per gli appartenenti alla terza categoria si sancisce l’obbligo di pagare la tariffa generale per visita. Si decide peraltro di sottoporre tale delibera a referendum presso gli iscritti, inviando loro opportuna comunicazione. Vengono spedite 150 lettere, con obbligo di risposta entro otto giorni dal recapito. Pervengono 105 suffragi: due terzi dei votanti appoggiano la sostituzione della condotta piena con quella residenziale dei poveri,5 ma contemporaneamente bocciano la possibilità di «abbonarsi» alle prestazioni sanitarie, imponendo quindi ai non iscritti al registro dei poveri la tariffa minima per prestazione. Preso atto della questione, il consiglio, su inziativa del dott. Merlo, decide comunque di applicare riduzioni tariffarie per tutti i pazienti che, pur non essendo inquadrati nel registro dei poveri, non risultano sufficientemente abbienti per far fronte al tariffario ordinistico. 5 Per la precisione sono 70 i sì e 28 i no. 47 CAPITOLO III La «rinascita» dell’Ordine dei medici pavese Dall’immediato dopoguerra agli anni Sessanta Quanto visto nel cap. i a proposito dello smantellamento degli Ordini a livello nazionale durante la parentesi fascista vale, ovviamente, anche per l’Ordine dei medici pavese che, all’inizio privato di competenze e poteri di rappresentanza, poi definitivamente soppresso, viene sostituito dal rispettivo sindacato fascista. Le notizie su tale intervallo scarseggiano. È certo che il sindacato aveva sede in piazza del Municipio, in un edificio che ospitava tutti i sindacati di carattere sanitario (ostetriche comprese) e che sarebbe poi divenuto la prima sede dell’Ordine dei medici pavese nel dopoguerra. Ricerche condotte dal dott. Luciano Nafissi documentano che nel 1931-32 il sindacato dei medici pavese è retto dal commissario ministeriale straordinario prof. Gino Acconci, parmense classe 1878, all’epoca direttore della clinica ostetrico-ginecologica dell’Università di Pavia; nel 1933 cessa il commissariamento dell’istituzione e Acconci ne diviene segretario fino al 1934. Non è stato possibile documentare chi abbia retto il sindacato nel 1934; l’anno successivo è però certo che ne diviene segretario il prof. Carlo Vercesi, anch’egli titolare della cattedra di Ostetricia e Ginecologia dell’ateneo pavese. Vercesi, nato nel 1887 a Montù Beccaria, rimane segretario del sindacato medico dal 1936 al 1941. Molto probabilmente è da imputare al conflitto la scarsità 49 di notizie reperite sul sindacato medico pavese in epoca fascista. Il decreto che stabilisce la ricostituzione di tutti gli Ordini professionali, come visto, è datato 13 settembre 1946. Ciò non comporta l’immediata rifondazione del sistema ordinistico, sia perché la ricostituzione o ricostruzione degli Albi e le elezioni per i consigli direttivi devono attendere l’emanazione del decreto del presidente della Repubblica del 5 aprile 1950, sia perché non sempre ogni provincia può vantare un numero sufficiente di iscritti per ridare immediatamente vita ai propri Ordini professionali. Che cosa accade a Pavia? Per dare una risposta a questa domanda si è proceduto all’esame dei verbali delle assemblee del consiglio dell’Ordine dei medici custoditi presso l’attuale sede e agli elenchi di consiglieri conservati presso la segreteria. Il primo verbale a disposizione di chi voglia compiere eventuali ricerche1 e i primi elenchi di consiglieri eletti non sono anteriori al 17 settembre 1952. È possibile che l’Ordine dei medici pavese si sia ricostituito prima e che, semplicemente, i verbali pre-1952 siano andati perduti o distrutti durante i traslochi verso le nuove sedi dell’Ordine scelte negli anni seguenti. Lo proverebbe «l’asetticità» del verbale del 17 settembre 1952, che non include alcun cenno a recenti elezioni o più esplicitamente a una ricostituzione dell’Ordine. Tuttavia, è plausibile che solo nel 1952 l’organismo abbia raggiunto un numero di iscritti tali da rendere necessaria il suo definitivo ripristino e non si può perciò escludere che il 1952 sia semplicemente il primo anno in cui l’Ordine dei medici, superata una fase organizzativa con 1 Non si può invece far riferimento al Bollettino, poiché l’Ordine custodisce solo copie edite a partire dal 1970, vedi cap. V. 50 reggenza delegata a rappresentanti non eletti, si sia affidato per la prima volta a cariche democraticamente scelte. Come rintracciato dal dott. Nafissi nella stampa locale dell’epoca, nell’immediato dopoguerra l’attività dei medici e dei chirurghi era comunque censita e disciplinata dalla Società medico-chirurgica di Pavia, presieduta da Arnaldo Salaroli, per anni anche consigliere comunale e destinato a divenire il primo presidente del ricostituito Ordine dei medici e dei chirurghi della provincia di Pavia. Accettiamo pertanto, in mancanza di documenti in grado di smentirlo, il 17 settembre 1952 come data in cui l’Ordine medico pavese può dirsi ufficialmente ricostruito ed emancipato dalle regole fasciste che imponevano ruoli direttivi calati dall’alto. Va inoltre sottolineato che è pressoché certo che l’Albo degli iscritti non doveva essere ricostruito da zero. Se così fosse stato, nel 1952 la segreteria avrebbe registrato centinaia di «nuove» iscrizioni; sono invece appena una settantina (72 per la precisione). È molto probabile, quindi, che ci sia stata una continuità nella tenuta dell’Albo dall’ante al dopoguerra. Tornando proprio alla ricostituzione, il primo consiglio direttivo eletto nel dopoguerra rimane in vigore durante il biennio 1952-53 e la presidenza (con Salaroli) è espressione dei medici condotti. Gli altri consiglieri sono (nell’ordine riportato dal primo «storico» verbale) Vittorio Rossi, Alfredo Villa, Attilio Segagni, Luigi Martinazzi, Attilio Nascimbene e Francesco Rovello. Il verbale, redatto in inchiostro verde, rivela la proverbiale «incomprensibilità» della grafia dei medici. È un documento molto sintetico, non sempre esaustivo. Per esempio, cita un provvedimento disciplinare di cui però non viene riportata l’entità; parimenti, si accenna a una «lettera di Vitale» che 51 L’ex presidente dott. Salaroli (a destra) durante una seduta del consiglio ordinistico. L’ex sede di Piazza Municipio (sotto) 52 però non viene allegata (oppure l’allegato è andato perduto) e di cui non vengono esplicitati i contenuti. Riguardo al primo caso, scopriamo dai verbali delle successive assemblee che il procedimento disciplinare viene evocato per un caso di supposta sottrazione di clienti. La sanzione, non verbalizzata, è deliberata nell’assemblea del 13 ottobre 1952, e si stabilisce «di pubblicare il provvedimento disciplinare sul Bollettino dell’Ordine». Si può desumerne che l’associazione si avvale già di una pubblicazione per comunicare con gli iscritti. I primi bollettini del dopoguerra non sono però reperibili presso la sede dell’Ordine ed è comunque certo che hanno avuto vita accidentata, se è vero che, alla ripresa delle pubblicazioni nel 1970, l’editoriale di presentazione sostiene che l’organo informativo non era edito «da qualche anno». Tornando al verbale del 17 settembre 1952, apprendiamo che si procede all’approvazione di un sussidio di ventimila lire da destinare a una non meglio indicata vedova, per «provvedere al corredo del figlio che deve essere accolto nel collegio di Perugia». Altri argomenti in esame sono la scelta di una terna per un concorso medico, l’approvazione di alcune parcelle, la commemorazione del dottor Luigi Milanesi di Belgioioso e la registrazione di variazioni all’Albo (evidentemente già ricostituito, poiché le variazioni sono in tutto solo nove). Il primo verbale pervenutoci è sufficientemente esemplificativo dell’attività svolta dall’Ordine pavese: tenuta degli Albi, esame delle questioni disciplinari, approvazione o meno delle parcelle, scelta delle terne per i concorsi medici. Altri compiti si possono desumere dai verbali dei mesi e degli anni immediatamente successivi: stipula di convenzioni mutualistiche con associazioni e aziende, scelta delle tariffe minime, approvazione o meno di inserzioni pubblicitarie di carattere sanitario. 53 La vita dell’Ordine nei primi anni Cinquanta non è comunque semplice. Tra i problemi più gravi cui deve far fronte basti citare la protesta dei medici condotti per i contributi richiesti per la tenuta degli elenchi (ne ottengono l’esonero nel 1953); un processo per truffa che coinvolge molti iscritti vogheresi, beneficiati poi dall’amnistia del 1954; le accese dispute con gli enti mutualistici (in particolare l’inam) al momento di siglare accordi e persino l’indifferenza da parte di alcuni organismi politici: nell’assemblea del 25 marzo 1954 il consiglio dell’Ordine protesta per non essere stato nemmeno avvertito dal prefetto in merito a un «corso di aggiornamento di cancerologia»; il rappresentante del Governo aveva inviato una circolare ai sindaci, verosimilmente incaricandoli di avvisare i medici residenti nei loro comuni, evitando di far pervenire detta circolare all’Ordine. Ma l’esame dei registri non porta solamente alla scoperta di note amare; se ne ricavano anche curiosità che a volte possono strappare un sorriso. Per esempio, l’acquisto della prima macchina da scrivere dell’Ordine (anche se non si può escludere che ce ne fosse già una o più di una, ereditata dalla Società medico-chirurgica, se non dal sindacato fascista) viene deliberato nell’assemblea del 16 ottobre 1952 (si sceglie un modello Olivetti). Il secondo consiglio eletto dell’Ordine nel dopoguerra scaturisce dalle elezioni del 1954 e durante l’assemblea del 23 giugno i consiglieri eletti proclamano presidente ancora Salaroli; segretario viene nominato il dott. Francesco Rovello e tesoriere il dott. Vittorio Rossi. Il consiglio è completato dai dottori Luigi Martinazzi, Attilio Nascimbene, Attilio Segagni, Alfredo Villa, Luigi Villani e Giovanni Zanarone. Uno dei casi che il nuovo consiglio deve esaminare risulta particolarmente interessante perché esemplificativo dei grandi 54 fatti storici che all’epoca mutano letteralmente la geografia italiana: il 5 agosto 1955 viene esaminata la domanda di iscrizione al registro degli odontoiatri di un non meglio precisato dott. Cervar. Costui risulta profugo di Zara (l’esodo istriano, giuliano e dalmata occupa gli anni dal 1943 al 1956) e prova a iscriversi all’Ordine pavese, evidentemente perché rifugiatosi nel suo territorio di competenza. Il consiglio dell’Ordine giudica «non completamente soddisfacenti» i documenti presentati dal Cervar, che però giustifica la cosa con i «gravi eventi» che hanno interessato lui e la sua città d’origine. Nonostante la versione dell’interessato, negli anni successivi il nome di Cervar non risulta registrato tra i nuovi iscritti o tra i trasferiti all’Albo pavese. Nel 1957 il consiglio dell’Ordine si trova ad affrontare uno dei casi più spinosi dell’intera storia dell’associazione: un gruppo di medici vigevanesi viene scoperto nell’esercizio abusivo della professione in ambulatorio sotto forma mutualistica, pur non essendo accreditati. Dopo una riunione tenutasi presso la sede dell’Associazione medica vigevanese alla presenza di Salaroli, l’associazione diffida «i medici vigevanesi dal prestare la loro opera» (verbale del 18 giugno 1957). Ciononostante, tempo dopo alcuni medici lomellini «ricev[ono] una comunicazione che li invita a iscriversi a un Albo vigevanese»; l’Ordine pavese «diffida i medici a farlo» (verbale del 26 novembre 1957). Un vero e proprio caso di «secessione dall’Albo provinciale» per crearne un altro espressione di un’entità geografica non certo esistente sotto il profilo istituzionale. È probabile che l’azione dissuasoria esercitata dall’Ordine abbia avuto buon fine perché nei verbali delle sedute del consiglio del 1958 non ci sono più cenni alla questione. Lo stesso 1958 è anche anno di elezioni, che vedono Salaroli scelto nuovamente per la carica di presidente. Confer55 mati anche Rovello e Rossi rispettivamente come segretario e tesoriere, si procede per la prima volta nel dopoguerra all’elezione di un vicepresidente (viene scelto Martinazzi). Risultano inoltre eletti quali consiglieri i dottori Annibale Allegri, Cesare Cavallini, Attilio Nascimbene, Carlo Ravazzani e Luigi Villani.2 A questo punto, purtroppo, va registrato un vero e proprio «buco» negli archivi dell’Ordine; risultano infatti irreperibili i verbali delle sedute del consiglio dal 5 dicembre 1958 al 21 gennaio 1963 eslcusi. Sappiamo solamente che nel triennio 1961-63 si apre la lunga presidenza Martinazzi (foto). Alle elezioni risultano infatti eletti quest’ultimo quale presidente, Luigi Villani vicepresidente, Luigi Beretta segretario e Vittorio Rossi tesoriere. Gli altri consiglieri eletti sono Cesare Cavallini, Pompeo Fraschini, Vittorio Malamani, Attilio Nascimbene e Carlo Ravazzani. Gli anni Sessanta sono caratterizzati – oltre che dall’attività ordinaria – da lotte e scioperi per ottenere importanti adeguamenti tariffari e migliori condizioni nelle convenzioni nazionali e provinciali tra medici ed enti mutualistici. Ma se questo è valido in senso lato, limitandosi al solo Ordine pavese il 2 Il dottor Salaroli muore nel 1959, per cui la presidenza viene assunta in corsa dal vice Martinazzi fino a nuove elezioni che, peraltro, confermano Martinazzi alla presidenza. 56 fatto più rilevante del decennio è l’acquisto di una nuova sede. È probabile che le prime notizie sulla questione si trovassero sui verbali andati «perduti». In quello della seduta del 21 gennaio 1963 si parla già di «compromesso con l’ing. Manfredi», approvato dal consiglio. La nuova sede (foto) è sita in via Cavagna Sangiuliani 5, e il via libera definitivo all’acquisto viene concesso dal «presidente della Repubblica con decreto 545 del 10-6-1964». La somma versata risulta essere di 6.800.000 lire. Essendosi la pratica sbloccata nel 1964, a inaugurare la nuova sede è il consiglio eletto per il triennio 1964-1966, così composto: Luigi Martinazzi (presidente), Vittorio Rossi (vicepresidente), Sergio Poletto (segretario), Attilio Nascimbene (tesoriere), Luigi Beretta, Luigi Gallinari, Cesare Cavallini, Giampiero Riccardi, Vittorio Malamani. Nello stesso 1964 l’Ordine pavese rigetta l’accordo firmato il 17 maggio tra fnom e gli istituti mutualistici, ritenendolo «inadeguato». Non si tratta dell’unico niet, e la fnom è costretta a rinegoziare con gli enti mutualistici. Dai verbali dell’Ordine pavese desumiamo che una nuova bozza di convenzione viene firmata a livello nazionale a fine anno. Il via libera da tutti gli 57 Ordini provinciali arriva mesi dopo e dai verbali del consiglio dell’Ordine pavese riunitosi il 7 settembre 1966 apprendiamo che le tensioni tra medici ed enti mutualistici si sono placate e che l’accordo è stato siglato a livello nazionale. Tira aria di polemiche anche nel 1966. Nel verbale della seduta del 14 ottobre si legge: Il consiglio uscente dell’Ordine dei medici di Pavia, constatando che da alcuni esigui gruppi si fanno gravi accuse personali ai consiglieri e di immobilismo del consiglio stesso, decide, per salvaguardare la propria onorabilità, di ripresentarsi integralmente al giudizio degli elettori. Mancano riferimenti più espliciti alle accuse a cui si allude, fatto sta che nelle conseguenti elezioni il dott. Nascimbene non risulta rieletto. Inoltre, il dott. Rossi rifiuta la nomina a vicepresidente, accettata poi in secondo scrutinio dal dott. Riccardi. Martinazzi è invece rieletto senza problemi; il resto del consiglio risulta composto da Sergio Poletto (segretario), Giovan Battista Pagani (tesoriere), Luigi Beretta, Carlo Bernasconi, Cesare Cavallini, Vittorio Ricotti e Vittorio Rossi. Di fatto, un consiglio composto principalmente da medici del territorio. Va però fatto un passo indietro: prima dell’effettiva nomina del consiglio per il triennio 1967-69 va collocata una grave alluvione che colpisce la città di Pavia. Nella seduta del consiglio del 23 novembre 1966 l’Ordine dei medici delibera di stanziare la somma di 500.000 lire (considerevole, per l’epoca) a favore degli alluvionati. Non è certo il primo, l’unico né l’ultimo atto di generosità dimostrato dall’Ordine dei medici pavese. Si è già visto nelle pagine precedenti che uno dei compiti dell’associazione è 58 proprio l’elargizione di sussidi ai propri iscritti o ai loro parenti, e più in generale il supporto ad attività umanitarie o culturali collocate nel territorio provinciale. Nel 1968, tuttavia, si rintraccia l’elergizione di un aiuto destinato fuori dai confini pavesi: in occasione del terremoto nel Belice, l’Ordine dei medici di Pavia stanzia 300.000 lire in favore dei pazienti superstiti del dott. Biagio Marino, medico condotto del comune di Montevago, uno dei più colpiti dal sisma. Nel 1969, il consiglio approva «l’adesione incondizionata alla costituzione della Federazione lombarda degli Ordini dei medici» (per il cui varo ufficiale si deve attendere il 1970). La chiusura degli anni Sessanta coincide anche con la fine della lunga presidenza Martinazzi, eletto per ben tre mandati (più la presidenza ad interim dal 1959 al 1960 per la scomparsa di Salaroli) e per la sua opera insignito di una targa d’oro al merito. 59 CAPITOLO IV L’Ordine dei medici pavese dagli anni Settanta a oggi Gli anni Settanta e Ottanta La nuova decade si apre con l’elezione alla presidenza dell’Ordine del dott. Remo Massara (foto). Alla vicepresidenza viene invece scelto Alberto Poletti, che mantiene la carica per ben sei mandati consecutivi. Entrambi medici di famiglia, testimoniano la continuità egemonica di tale categoria in seno al consiglio. Gli altri eletti sono Luigi Gallinari (segretario), Fiorenzo Fulle (tesoriere), Franco Cervi, Pasquale Gorini, Pierfranco Merlo e Guido Veneroni. Fin dalla seconda assemblea del 1970 (la prima con piena operatività del nuovo consiglio) i neoeletti si pongono il problema di migliorare la comunicazione con gli iscritti. Il prof. Fulle viene designato quale curatore dei rapporti con la testata Il medico provinciale e con gli enti mutualistici e il prof. 61 Gorini con mansioni analoghe nei confronti della facoltà di Medicina dell’ateneo pavese. Soprattutto, viene espresso il fermo proposito di ridare alle stampe il Bollettino (la cui storia è però meritevole di un apposito capitolo, vedi oltre). È certo che alcuni numeri della pubblicazione fossero editi già all’indomani della ricostituzione dell’Ordine nel dopoguerra. Tali documenti non sono più presenti nell’archivio dell’associazione. È possibile che, fino all’avvento della presidenza Massara, l’archiviazione della documentazione ordinistica non godesse del dovuto rigore, tanto che il consiglio riunitosi il 17 giugno 1970 si premura di acquisire tre armadi «che dovranno servire per costituire l’archivio». Pochi mesi dopo (19 dicembre) viene deliberato anche l’acquisto di un targhettario, di un ciclostile e di una macchina da scrivere elettrica, la prima negli uffici dell’Ordine (la prima fotocopiatrice arriva due anni dopo). Il 1970 vede anche lo «scoppio della pace» tra Ordine pavese e inam provinciale: in attrito dagli anni Cinquanta, l’associazione e l’istituto siglano la prima convenzione soddisfacente per entrambi nella seconda metà del 1970 e rappresentanti dell’inam vengono invitati a presenziare alla seduta del consiglio ordinistico del 16 aprile 1971. Ma gli anni Settanta non sono tutti rose e fiori. L’Ordine deve anche fronteggiare l’attacco polemico della stampa locale e del Comune di Pavia per alcuni casi di assenteismo durante i turni di guardia medica. In seguito a indagini svolte dall’Ordine, in data 3 aprile [1972] non sono stati reperibili per il servizio di guardia medica festiva in Pavia due colleghi. I suddetti medici sono stati convocati dal consiglio per chiarimenti. Uno di essi non si è presentato e ha inviato un certificato medico comprovante l’impossibilità a presentarsi per motivi di salute. […I]l consiglio [avvia] un procedimento disciplinare. 62 Le polemiche non scalfiscono l’appoggio degli iscritti al consiglio, che viene confermato pessoché interamente nelle elezioni per il triennio 1973-75, che vedono i seguenti eletti: Remo Massara (presidente), Alberto Poletti (vicepresidente), Luigi Gallinari (segretario), Fiorenzo Fulle (tesoriere), Franco Cervi, Giuseppe Guagliano, Pierfranco Merlo, Giampiero Riccardi e Guido Veneroni. Durante il loro mandato si procede all’allargamento degli uffici dell’Ordine, mediante affitto di locali dell’edificio attiguo, già sede dell’Ordine dei veterinari. La seconda metà degli anni Settanta segna l’inizio della cosiddetta «Era Nai», dal cognome del presidente in grado di essere eletto a capo del consiglio ordinistico per ben sei mandati. Nato a Ferrera Erbognone il 23 agosto 1933, Giacomo Nai svolge la professione di medico condotto a Zinasco. Assieme a lui vengono eletti Alberto Poletti (vicepresidente), Giuseppe Provasi (segretario), Giorgio Rondini (tesoriere), Franco Cervi, Luigi Gallinari, Giuseppe Guagliano, Remo Massara e Italo Richichi. È da sottolineare il progressivo aumento, in seno al consiglio, della componente ospedaliera, conseguenza di un processo che si può far partire nel 1968, anno della cosiddetta «riforma Mariotti» del sistema ospedaliero (la prima dai tempi di Giolitti), che a metà degli anni Settanta comporta l’istituzione di numerose divisioni sanitarie presso il Policlinico S. Matteo e gli altri nosocomi della provincia. Inoltre, i medici ospedalieri, che avevano via via preso sempre maggior consapevolezza della propria realtà professionale, grazie alla riforma passano da una condizione di prevalente precariato alla stabilità delle carriere e si vedono riconosciuti cospicui aumenti retributivi. Inoltre, le assunzioni per chiamata diretta vengono sostitute da un processo selettivo basato su concorsi. 63 La prima presidenza Nai è caratterizzata da alcune circostanze spiacevoli, come l’uscita a singhiozzo e poi la momentanea sospensione delle pubblicazioni del Bollettino (vedi cap. iv), nonché le reiterate lamentele del presidente stesso nei confronti di alcuni consiglieri accusati di assenteismo durante le sedute, «soprattutto quando rivestono carattere di particolare importanza, come quelle disciplinari». Inoltre, due importanti questioni di portata nazionale si riflettono sull’attività ordinistica locale: la diffusione delle tossicodipendenze e l’approvazione della legge sull’interruzione di gravidanza. Sul primo fronte, dai verbali delle sedute del consiglio si desume che la stampa locale ha dato ampio risalto alla vicenda di «due medici che hanno scritto ricetta per stupefacenti (sic)». Le notizie diffuse dalla stampa vengono bollate come «esagerate» (seduta del 26 gennaio 1978). Grazie a un verbale successivo (3 marzo) si scopre che le prescrizioni di cui sopra riguardano il metadone, usato nel processo di disintossicazione degli eroinomani. Il dottor Poletti è incaricato di organizzare una conferenza di aggiornamento sul metadone rivolta ai medici di medicina generale. Per quanto riguarda l’interruzione di gravidanza, il consiglio prende posizione contro procedure «che diventano punitive nei confronti dei medici che hanno scelto l’obiezione di coscienza». A fine anno viene eletto un nuovo consiglio, il primo allargato a 15 membri poiché l’Ordine dei medici pavese ha superato i 1500 iscritti. L’ampliamento permette di affacciarsi in consiglio anche agli specialisti ambulatoriali e soprattutto un numero maggiore di medici ospedalieri. Il primo consiglio allargato risulta così composto: Giacomo Nai (presidente), Alberto Poletti (vicepresidente), Pietro Bot64 tinelli (segretario), Giorgio Rondini (tesoriere), Ercole Boggeri, Siro Bollani, Romano Bragheri, Franco Cervi, Giuseppe Guagliano, Giuseppe Provasi, Italo Richichi, Aldo Schifino, Giuseppe Sacconi, Carlo Visconti, Gianenrico Zanquoghi. Il nuovo consiglio può, fra l’altro, partecipare ai lavori per la stesura del codice deontologico del 1978. Tra gli altri incarichi «spinosi» affrontati, si registra la presa di posizione nei confronti del Collegio delle ostetriche, dopo che era emerso il caso di alcune di loro sorprese a prescrivere ricette ed esami (26 gennaio 1980). Nello stesso anno va segnalato un nuovo tentativo fallito di ridare vita al Bollettino (nulla di fatto anche nel 1982 vedi cap. v). Nei mesi seguenti il consiglio è chiamato a giudicare la situazione di alcuni medici giordani iscrittisi all’Albo a seguito di relativo parere favorevole ricevuto dal ministero degli Interni. Non esistendo un accordo di reciprocità tra Italia e Giordania, il consiglio decide di procedere al loro depennamento. Il quadro finora dipinto può dare un’idea piuttosto movimentata dell’attività ordinistica in apertura degli anni Ottanta. In effetti l’allargamento del consiglio, con conseguenti problemi d’inserimento, e la notevole sindacalizzazione delle varie categorie rappresentate comportano non pochi attriti e incomprensioni, spesso di nocumento a un’auspicabile unità d’intenti. Ciononostante, poche decadi possono definirsi ricche di iniziative e cambiamenti quanto gli anni Ottanta, che portano a un profondo processo riorganizzativo nell’Ordine pavese, l’affermarsi dell’informatizzazione e l’emergere di nuove sfide. Una delle questioni più importanti è quella del cambiamento di sede. La pratica viene portata a termine dal consiglio uscito vincitore nelle elezioni per il triennio 1982-84: Nai e Poletti sono riconfermati alla presidenza e alla vicepresidenza. Segretario è 65 eletto Pietro Bottinelli e tesoriere Giorgio Rondini. A questi si aggiungono Gianfranco Baldi, Siro Bollani, Romano Bragheri, Franco Cervi, Roberto Cresci, Maurizio Gorini, Giuseppe Provasi, Italo Richichi, Giuseppe Tacconi, Carlo Visconti e Gianenrico Zanquoghi. Il neoeletto consiglio delibera, a poche settimane di distanza dal suo insediamento, l’acquisto della sede sita in via Ludovico il Moro al civico 31 (foto pag. 81), attuale domicilio dell’Ordine. Lo spazio si sviluppa su un pianterreno e un seminterrato. Il 6 agosto 1982 il consiglio decide di svolgere parte di una seduta nei nuovi locali ancora spogli, per discutere in loco delle soluzioni d’arredo. La nuova sede è inaugurata ufficialmente il 12 dicembre alla presenza del presidente della fnom Eolo Parodi (foto) e di altre autorità sanitarie, politiche e religiose. L’anno successivo si apre con le dimissioni del presidente Nai (17 febbraio): causa del gesto, la lettera accusatoria di un medico pubblicata sulla Provincia Pavese, in cui l’operato dell consiglio dell’Ordine viene stigmatizzato perché troppo invasivo nelle nomine presso le strutture sanitarie pubbliche. Ricevute le scuse dell’accusatore, il consiglio respinge le dimissioni di Nai. Durante l’assemblea del 18 marzo seguente, il dott. Poletti sottolinea la necessità di una ristrutturazione delle 66 attività di segreteria. Per operare in maniera consapevole e mirata viene istituita un’apposita commissione, composta dai dottori Nai, Poletti, Provasi, Bragheri e Cresci. I compiti affidati alla commissione vanno al di là della ristrutturazione della segreteria, abbracciando anche questioni quali la ripresa delle pubblicazioni del Bollettino e l’organizzazione di seminari scientifici: temi sempre più nuovi o pressanti quali tossicodipendenze e bioetica cominciano a entrare prepotentemente in agenda. Il 19 aprile il dott. Bottinelli si dimette per questioni personali e il dott. Provasi viene eletto nuovo segretario. L’anno si chiude con le pressioni di Nai per ridare vita al Bollettino e in effetti il 1984 risulta decisivo per permettere la ripresa di una pubblicazione che dal 1985 non ha più conosciuto interruzioni nelle uscite (vedi cap. v). E si arriva alla tornata elettorale per il triennio 1985-87. Da anni abituati a votare candidati appartenenti a un’unica lista, gli iscritti possono questa volta scegliere tra due elenchi, a testimonianza contemporaneamente di un impegno maggiore e più articolato degli aspiranti consiglieri, ma anche di qualche attrito latente fra le varie categorie. Prevale comunque la continuità, perché Nai, in rappresentanza dei medici condotti, è confermato alla presidenza, Poletti (per i medici di medicina generale) alla vicepresidenza e Rondini (per i primari ospedalieri) tesoriere; cambia però il segretario, nella persona di Luigi Caliandro (rappresentante dei medici dirigenti). Gli altri eletti: Siro Bollani, Pietro Bottinelli, Romano Bragheri, Giuseppe Carnevale Mijno, Franco Cervi, Roberto Cresci, Nicola Fazia Mercadante, Remo Mancini, Ernesto Marni, Italo Richichi e Carlo Visconti. Sotto la loro direzione riprendono le pubblicazioni del Bollettino (sebbene, come detto, le basi siano state gettate dai precedessori) e l’Ordine pavese, come tutti 67 quelli sparsi sul territorio nazionale, recepisce la legge del 24 luglio 1985 n.190, che istituisce la professione di odontoiatra e comporta l’adozione di un nuovo Albo professionale separato. L’associazione deve pertanto cambiare denominazione, assumendo quella tuttora in virgore di Ordine dei medici-chirurghi e degli odontoiatri della provincia di Pavia. Nel 1986, un dato liquidato in poche righe dai verbali delle sedute del consiglio può invece essere letto, col senno di poi e alla luce della nostra esperienza in una società che non può più farne a meno, come un piccolo spartiacque: attraverso un aumento delle quote associative (portate a 90mila lire) viene acquistato il primo personal computer della sede dell’Ordine. Sempre nel 1986 viene approvato un documento noto come Codice comportamentale (sorta di integrazione del codice deontologico nazionale a beneficio degli iscritti all’Ordine pavese), per la cui diffusione capillare si deve però aspettare il 1987, quando viene allegato al numero 1-2 del Bollettino. Il 1986 si conclude con la prima elezione della commissione per gli iscritti all’Albo degli Odontoiatri, che porta alla scelta di Claudio Bricca, Marco Ceriana, Danilo Fraticelli, Enrico Mosconi e Pasquale Romiti. Fraticelli e Mosconi, i cadidati che riscuotono il maggior numero di preferenze fra gli allora quaranta iscritti all’Albo, hanno accesso anche al consiglio dell’Ordine (che ascende a 17 membri). È la prima volta che gli odontoiatri vi accedono «in quanto tali».1 Ritornando al 1987, l’1 e 2 novembre si svolgono le elezioni per il consiglio dell’Ordine per il triennio 1988-90: una tornata destinata a restare per sempre nella storia dell’associazione pavese, per almeno due motivi, tutti riferiti al concetto 1 In base all’art. 6 della legge istitutiva della professione di odontoiatra. 68 di rappresentanza. Il primo è legato all’elezione, della dott.sa Annamaria Audisio, odontoiatra: è la prima donna a sedere in consiglio, nonostante nel 1986 sia di sesso femminile ben il 35% degli iscritti. Secondo evento chiave in relazione alle elezioni del 1987 è lo storico sorpasso della dipendenza nei confronti delle altre categorie. Sono ben nove, la maggioranza assoluta, i medici dipendenti eletti in consiglio, sette legati alla lista più votata (Giovanni Belloni, Romano Bragheri, Guido Bellinzona, Ernesto Marni, Pierluigi Pietrobono, Italo Richichi e Giorgio Rondini) e due alla seconda (Lucio Casali e Arrigo Moglia). Un piccolo terremoto, visto che i medici di medicina generale potevano vantare decenni di «guida» dell’Ordine. Diviene evidente a tutti la necessità di bilanciare meglio le cariche in consiglio a vantaggio della categoria vincitrice e si procede a una scelta inedita: l’avvicendamento condotti-ospedalieri nelle cariche più importanti a metà mandato. Ecco che quindi il consiglio risulta così composto dal 1º gennaio 1988 al 30 giugno 1989: Nai (presidente), Poletti (vicepresidente), Belloni (segretario), Bragheri (tesoriere), Bellinzona, Casali, Marni, Moglia, Pellegrino, Pietrobono, Ragone, Vescovi, Visconti, Audisio (odontoiatri) e Romiti (odontoiatri); a essi succedono, dal 1º luglio 1989 al 31 dicembre 1990: Rondini (presidente), Bragheri (vicepresidente), Belloni (segretario), Romiti (tesoriere), Bellinzona, Casali, Marni, Moglia, Nai, Pellegrino, Pietrobono, Poletti, Ragone, Richichi, Vescovi, Visconti. In pratica, con il 1989 si conclude l’esperienza del dottor Nai alla presidenza dell’Ordine, una gestione durata ben quattordici anni. Al momento del passaggio di consegne, attraverso le pagine del Bollettino (n.2 del 1989), Nai si dichiara felice per aver fornito all’Ordine una nuova sede, ma al 69 contempo dispiaciuto per l’eccessiva sindacalizzazione degli Ordini e per non aver sostenuto con forza la neutralità della figura del medico nella riforma sanitaria 833 del 1978. Occorre inoltre dire che prima del passaggio di consegne il consiglio da lui diretto riesce a snellire e a rendere più efficaci i lavori e l’azione dell’Ordine attraverso l’istituzione di sei commissioni incaricate di studiare e vigilare su singoli campi, per poi esporre in consiglio eventuali problemi e proporre adeguate soluzioni. Quello delle commissioni è un sistema organizzativo rimasto funzionante e funzionale anche negli anni seguenti, anche se nel corso del tempo ne sono nate di nuove e a volte si è proceduto ad accorpamenti. A ogni modo, le prime mai istituite sono le commissioni Deontologica, Aggiornamento, enpam-Pensioni, Giovani e Programmazione. Va segnalato che l’attività delle commissioni è sempre stata aperta a qualunque iscritto avesse espresso volontà di contribuire, quindi non solo ai membri del consiglio. Una delle prime azioni delle commissioni di cui si trova traccia nei verbali del consiglio dell’Ordine riguarda l’organizzazione di un corso di etica e deontologia medica proposto dalla Commissione per l’aggiornamento. E di aggiornamento si può parlare anche rintracciando nei verbali la notizia dell’acquisto di una calcolatrice e di un nuovo computer, ulteriori indizi della progressiva informatizzazione dell’Ordine. Gli anni Novanta Gli anni Ottanta sono stati contrassegnati da tensioni dovute all’eccessiva sindacalizzazione della classe medica e si sono chiusi con un passaggio di testimone da Nai a Rondini alla presidenza; la decade seguente si apre invece con la ritrovata armonia tra le componenti mediche. 70 Sull’onda di quanto già emerso negli anni Ottanta (si pensi all’istituzione delle commissioni e alla presa di coscienza di problemi «nuovi» quali aids, tossicodipendenze, interruzione di gravidanza ecc.), prosegue l’evoluzione dell’attività ordinistica che, senza mai abdicare ai compiti istituzionali (tenuta degli Albi, vigilanza deontologica e disciplinare ecc.), si apre sempre più alla società civile e ai problemi del territorio: si intensifica pertanto l’attività di formazione degli iscritti attraverso corsi e convegni, si moltiplicano le borse di studio, vengono migliorate la comunicazione istituzionale e la trasparenza verso gli associati, ci si inizia a occupare intensamente di tematiche quali bioetica, medicine complementari e rapporto ospedale-territorio, si prosegue speditamente sulla strada dell’informatizzazione dei dati e dei servizi. Il primo consiglio eletto negli anni Novanta risulta composto da Giorgio Rondini (presidente), Giacomo Nai (vicepresidente), Pasquale Romiti (segretario, Albo odontoiatri), Romano Bragheri (tesoriere), Guido Bellinzona, Giovanni Belloni, Walter Brigliadori, Franco Corbella, Maurizio Coronelli, Angelo Gambini, Alberto Guagliano, Ernesto Marni, Sergio Pellegrino, Livio Ragone, Marco Tinelli, Carlo Visconti e Marco Gioncada (Albo odontoiatri). Il nuovo consiglio provvede in tempi rapidi alla fusione tra le commissioni Programmazione e Aggiornamento, e la commissione risultante si fa promotrice di due iniziative: la stesura in maniera più dettagliata dei verbali delle sedute consiliari e la costituzione di un ufficio stampa (la cui effettiva operatività parte nel 1996 con la contrattazione dei servizi di Angela Maiocchi, corrispondente della Provincia Pavese). Se a ciò si aggiunge le ristrutturazione del Bollettino affidata al dottor Belloni, si capisce quanto il nuovo corso punti sulla trasparenza e sul miglioramento della comunicazione interna ed esterna. 71 Sul fronte della lotta all’abusivismo, si segnala l’adozione, nel giugno del 1991, di appositi tesserini di riconoscimento per chi esercita la professione di odontoiatra. L’Ordine pavese, in pratica, recepisce un’apposita circolare della fnomceo volta a contrastare un abusivismo certamente favorito dalla recente separazione delle professioni medica e odontoiatrica. Il 4 febbraio 1992 viene istituito un gruppo di studio sulla bioetica, composto dai colleghi Belloni, Bellinzona, Corbella e Pellegrino. Parallelamente, anche le singole ussl pavesi stavano dando vita a commissioni interne sulla bioetica, per cui l’Ordine si propone come soggetto di dialogo e consulenza per le emanazioni locali del sistema sanitario nazionale. Sempre a febbraio la promulgazione della legge n.175 in materia di pubblicità sanitaria vede l’Ordine impegnato nella comunicazione agli iscritti delle nuove norme e sanzioni. L’anno seguente, l’attività del gruppo di studio sulla bioetica produce un ciclo di cinque appuntamenti sulla materia curato dal dott. Corbella e tenutosi da gennaio ad aprile. Gli argomenti sviluppati sono «Fondamenti di bioetica», «Rapporto operatore sanitario-malato», «Il malato emarginato», «La dignità del malato» e «Fedi e religioni diverse». Sono tutte tematiche che, di nuova emergenza o comunque da affrontare in maniera pressante in una società sempre più mutevole e multietnica, determinano numerose revisioni del codice deontologico nazionale nel corso degli anni Novanta, come visto nel cap. i. Tra parentesi, il successo del ciclo di conferenze spinge l’Ordine alla pubblicazione degli Atti e, su proposta del dott. Belloni, alla trasformazione del gruppo di studio sulla bioetica in un comitato permanente in seno all’Ordine. Accanto a questo tipo di attività non mancano quelle di carattere più istituzionale. Per esempio, con la seduta del 10 72 marzo 1993, viene affrontato il tema dei dottori iscritti alla facoltà di Medicina tra il 1980 e il 1985, a cui, in seguito alle disposizioni della legge n.190 del 1985, è concessa la doppia iscrizione agli Albi dei medici e degli odontoiatri. Inoltre, nella stessa seduta viene istituito un servizio di consulenza legale per gli iscritti. Sul fronte della borse di studio, è da segnalare l’istituzione del Premio Pampuri, destinato ogni anno a un neolaureato in Medicina proponente un progetto di soggiorno, studio e lavoro in un Paese del Terzo mondo; al vincitore vengono inizialmente garantiti un assegno, un soggiorno di studio di sei mesi e le spese di viaggio.2 Il 1994 apre un nuovo triennio in cui il consiglio risulta così composto: Giorgio Rondini (presidente), Livio Ragone (vicepresidente), Giovanni Belloni (segretario), Romano Bragheri (tesoriere), Guido Bellinzona, Franco Corbella, Roberto Forni, Giacomo Gallo, Alberto Guagliano, Ernesto Marni, Giacomo Nai, Sergio Pellegrino, Pietro Claudio Rovescala, Abele Rubbini, Marco Tinelli e, per l’Albo odontoiatri, Claudia Caprioglio e Marco Gioncada. Su proposta del dott. Tinelli, il nuovo consiglio decide di organizzare tre corsi di informatica aperti agli iscritti. Dopo l’esame dei preventivi e delle proposte sottoposti da aziende che si occupano di formazione, si sceglie di dar vita ai corsi «Livello base», «Elaborazione testi» e «Archiviazione e banche 2 Occorre segnalare che si deve aspettare il 1996 per l’assegnazione del primo Premio Pampuri, vista l’inadeguatezza dei progetti presentati in occasione dei primi bandi. Nel corso degli anni, grazie all’attività della Commissione Terzo mondo istituita nel 1995 su proposta del dott. Tinelli, borse di studio sono state assegnate finanziando progetti e soggiorni di medici pavesi in Paesi tra i quali Senegal, Bosnia, Albania, Costa d’Avorio, India e Perù. 73 dati», per una durata complessiva di due settimane. Il successo dell’iniziativa spinge l’Ordine a replicarla ben due volte a fine anno e altrettante a partire dal gennaio 1995. Il 22 marzo 1994 la proposta di istituzione della Commissione bioetica si tramuta in una realtà effettiva, affidata ai dottori Cuzzoni, Rossanigo, Gariboldi, Bertolini, Dionigi, Fassina, Tardani e De Caro. Tra le prime iniziative intraprese, una serie di incontri di aggiornamento, la stesura di un glossario (curato dal prof. De Caro) pubblicato sul Bollettino e anche una sorta di censimento degli iscritti interessati alla materia, svoltosi attraverso la diffusione di un questionario allegato sempre al Bollettino. Ma il 1994 è anche foriero di avvenimenti spiacevoli, su tutti l’esondazione del Ticino, che arreca notevoli danni alle proprietà di cinque iscritti all’Ordine, per cui si delibera la sospensione del pagamento della loro quota associativa per il 1995. Il nuovo anno vede l’Ordine impegnato, soprattutto attraverso il Comitato di bioetica e la Commissione deontologica, nella raccolta di dati e proposte da trasmettere alla fnomceo in occasione della revisione del codice deontologico nazionale. In effetti, è un anno molto intenso per le commissioni ordinistiche. Come visto (vedi nota 2 a pag. precedente) viene istituita la Commissione per la problematiche del Terzo mondo, che già a fine anno è in grado di assegnare tre borse di studio ad altrettanti progetti di sviluppo sanitario curati da medici pavesi in Albania, Costa d’Avorio e Bosnia. Si procede inoltre alla fusione delle commissioni Ospedale e Territorio. Sempre nel 1995 l’Ordine collabora alla redazione di un opuscolo informativo distribuito presso i malati oncologici e sostiene con dodici milioni di lire il progetto pilota «Pavia senza fumo», volto a sensibilizzare la popolazione sulle gravi conseguenze del tabagismo. Promosso dalla dott.sa 74 Elena Baiardi di Godiasco, coinvolge inizialmente le scuole e gli ambulatori dei comuni della Valle Staffora compresi tra Rivanazzano e Varzi. Il Bollettino n.2 del 1996 riferisce che al progetto aderiscono 14 comuni, ventimila persone, dodici mmg e un numero non precisato di scuole. Restando al 1996 va segnalato, a titolo di curiosità, il primo riferimento su un documento ufficiale dell’Ordine (segnatamente il Bollettino) all’agopuntura. Inoltre, viene istituita una nuova commissione destinata a seguire e programmare la pubblicazione del Bollettino stesso. Il 1997 è anno di elezioni, da cui scaturisce il seguente consiglio: Giorgio Rondini (presidente), Romano Bragheri (vicepresidente), Luigi Caliandro (segretario), Marco Gioncada (tesoriere, Albo odontoiatri), Maurizio Aricò, Guido Bellinzona, Giovanni Belloni, Franco Cervi, Franco Corbella, Roberto Forni, Giacomo Gallo, Tommaso Mastropietro, Giacomo Nai, Giovanni Ricevuti, Raffaele Sgotto, Mauro Stronati e Azelio Schiavi (Albo odontoiatri). Il nuovo consiglio procede a una repentina riorganizzazione dell’attività delle commissioni, che, accorpate e in alcuni casi estese negli ambiti da coprire, finiscono per ridursi a cinque, così denominate: Bollettino e aggiornamento; Volontariato, Terzo mondo, handicap, tribunale del malato; Programmazione sanitaria, territorio, ospedale; Bioetica e medicina complementare; Deontologica. Tra gli eventi caratterizzanti il 1997, occorre senza dubbio segnalare il recepimento della sentenza n.9655 del 3 ottobre della Corte di cassazione, che permette agli extracomunitari laureati in Medicina e operanti in Italia di iscriversi agli Ordini dei medici anche se privi di cittadinanza italiana. Va inoltre registrato, a fine anno, il primo riferimento a Internet. Da un articolo pubblicato sul Bollettino n.4 è 75 possibile desumere come la Rete avesse già fatto breccia tra alcuni iscritti, utilizzatori soprattutto di strumenti quali posta elettronica e accesso da remoto a banche dati come Mediline. Sulla scia di un tale sviluppo, l’Ordine annuncia la stipula di una convenzione con la ditta Systemy Network di Pavia, incaricata di dar vita al primo sito Internet dell’associazione e di fornire eventualmente agli iscritti interessati il servizio di connessione. Il 1998 si apre con quello che forse è stato uno dei maggiori «casi mediatici nazionali» legati alla medicina, ossia quello riguardante la supposta cura oncologica miracolosa proposta dal dottor Luigi Di Bella. L’Ordine pavese esamina «sotto gli aspetti strettamente professionali» nella seduta del 13 gennaio 1998 la vicenda relativa alla terapia a base di somatostatina. Il consiglio ritiene che non sussistano «provati dati scientifici per poter esprimere un giudizio positivo o meno» sulla cura e di fatto si riserva di attendere i risultati della sperimentazione condotta dal ministero della Salute, che nel 1999 dichiara la mdb (multiterapia Di Bella) «inattiva». Sempre nel 1998 si arriva all’effettiva stipula del contratto con la Systemy Network per offrire abbonamenti a Internet a condizioni vantaggiose agli iscritti all’Ordine. In epoca ancora «pioneristica» per la Rete italiana, l’azienda in questione ha sede in tutti i distretti telefonici provinciali e può offrire prezzi di connessione con sconti del 30% agli iscritti. Diventa inoltre operativo il primo sito Internet dell’ordine all’indirizzo www.systemy.it/Ordine. Medici.Pavia3 e vengono create le caselle di posta elettronica della presidenza, della segreteria e della presidenza commissione odontoiatri. 3 All’atto della messa in Rete il sito è da considerarsi in allestimento e contiene unicamente alcune sezioni informative e un elenco di link a siti di interesse medico. 76 Sempre sul fronte tecnologico, nel maggio ’98 la ditta sata procede alla ristrutturazione informatica degli uffici dell’Ordine. Sul fronte istituzionale, l’associazione pavese ratifica (19 maggio) il verbale d’intesa per costituire la Federazione regionale Ordine dei medici-chirurghi e odontoiatri della Lombardia, e provvede alla nomina del dott. Giacomo Gallo quale responsabile delle relazioni con le istituzioni per l’anno celebrativo di Antonio Scarpa. Nel 1999, l’Ordine inizia a considerare la possibilità di acquisto di una nuova sede. A fine anno viene istituito un registro a cui possono iscriversi i medici che praticano medicine non convenzionali. Per quanto creato solamente «a scopo statistico-cognitivo», l’operazione testimonia una sempre maggior presa di coscienza del fatto che alcune terapie quali l’agopuntura hanno cominciato a far breccia anche tra il personale sanitario. Tra gli ultimi avvenimenti di rilievo del 1999 non può essere ignorato l’accorpamento delle commissioni Bioetica e Deontologia: al prof. Francesco Maria Avato viene pertanto affidata una «supercommissione» resasi necessaria per il fatto che alcuni problemi etici finiscono inevitabilmente per avere anche risvolti deontologici. La decade si conclude con le elezioni per il triennio successivo (2000-02), che danno vita a un consiglio così composto: Giorgio Rondini (presidente), Guido Bellinzona (vicepresidente), Roberto Forni (segretario), Azelio Schiavi (tesoriere, Albo odontoiatri), Francesco Maria Avato, Giovanni Belloni, Romano Bragheri, Carlo Campana, Carlo Castagnola, Claudio Lisi, Mariano Lombardi, Francesco Muscia, Alberto Poletti, Giovanni Ricevuti, Raffaele Sgotto, Mauro Stronati e Marco Gioncada (Albo odontoiatri). 77 *** L’Ordine oggi E si giunge ai giorni nostri. L’Ordine pavese del terzo millennio è un’associazione che si trova a gestire quasi cinquemila iscritti e che deve affrontare problemi, sfide e iniziative nuove e sempre più complesse. Tematiche emerse tra la fine degli anni Ottanta e gli anni Novanta rimangono sempre al centro del dibattito (tossicodipendenza, bioetica, informatizzazione, recepimento di normative comunitarie, medicine complementari) e su di esse si innestano questioni quali il consenso informato, la tutela dell’ambiente e della riservatezza dei dati, le direttive anticipate, le nuove tecniche o farmaci contraccettivi e abortivi, che spingono l’Ordine a un’attività di vigilanza e formazione degli iscritti costante e intensa come non mai. Negli anni 2000 l’Ordine collabora alla stesura o revisione della nuova versione del codice deontologico nazionale (2006); diviene un punto di riferimento per diffondere iniziative quali la Carta regionale dei servizi; cerca di rispondere al progresso medico-scientifico e a nuove problematiche deontologiche e sanitarie attraverso la creazione di nuove commissioni o al potenziamento e maggiore apertura di quelle esistenti, un Bollettino sempre più denso ed esaustivo, cicli di conferenze e seminari, patrocinio di pubblicazioni, e ricopre un ruolo di primo piano nello svolgere sul territorio provinciale il ruolo di coordinatore, promotore, attore, formatore e «sorvegliante» del progetto fnomceo di ecm, Educazione continua in medicina. L’Ordine del nuovo millennio è un’istituzione sempre più vicina ai cittadini: il 28 febbraio 2000 vengono creati l’Ufficio del territorio, inizialmente coordinato dal dott. Forni, per curare i rapporti con i mmg, e l’Ufficio per gli ospedali, coordi78 nato dal prof. Bragheri, per confrontarsi con le problematiche dei nosocomi presenti in provincia. Ma l’Ordine è anche ulteriormente più vicino agli iscritti grazie al varo, nel giugno del 2000, della Carta dei servizi, di fatto un ventaglio di possibilità che vanno della modulistica online alle consultazioni telematiche, dalle consulenze previdenziali all’utilizzo delle sale della sede dell’Ordine.4 Sul fronte della comunicazione, inoltre, vanno citati anche il rinnovamento e arricchimento del Bollettino (vedi cap. iv) e il rifacimento del sito Internet. Nel settembre del 2000 viene attivato il nuovo dominio www.ordinemedicipavia.it, in una versione provvisoria contenente alcune informazioni di tipo burocratico, normativo e di aggiornamento professionale e numerosi indirizzi di posta elettronica per contattare i vari uffici nonché la redazione del Bollettino. Ne segue la formazione del personale interno in modo da consentirgli una gestione diretta del sito web, per poi arrivare alla presentazione ufficiale durante la seduta del consiglio dell’11 dicembre 2000. Il sito entra in funzione nel marzo del 2001, articolato in dieci sezioni che spaziano dalle informazioni generali (p. es. il codice deontologico) alle attività di segreteria, dall’agenda degli eventi (corsi di formazione ecc.) a notizie su fisco, tariffari e previdenza, senza dimenticare la possibilità di scaricare alcuni contenuti del Bollettino e di consultare la Carta dei servizi. Nel 2001 vanno segnalate anche la ripresa della ricerca di una nuova sede (bocciato a suo tempo l’acquisto dell’ex idroscalo, viene vagliata la possibilità di trasferirsi nel cosiddetto palazzo Einstein, da poco ufficialmente sul mercato, ma anche questa opzione viene scartata di lì a poco) e soprattutto 4 L’elenco completo dei servizi offerti è consultabile sul sito dell’Ordine. 79 la prestigiosa nomina da parte dell’allora ministro della Salute Girolamo Sirchia del presidente dell’Ordine prof. Giorgio Rondini a membro del Consiglio superiore di sanità. L’anno si chiude con il varo del nuovo Piano socio sanitario regionale, che contempla, tra l’altro, la possibilità di apertura delle strutture ospedaliere pubbliche a fondazioni di diritto privato. L’Ordine si vede pertanto impegnato nel vaglio e comunicazione agli iscritti dei contenuti del piano e nello studio dei possibili riflessi occupazionali. Passando al 2002, nel mese di gennaio l’Ordine concede i suoi locali all’ampa (Associazione medico-legale pavese) perché possa utilizzarli quale sede. Si concludono i lavori della Commissione ufficio per i problemi dell’ospedale, che ha portato a confrontarsi 25 medici tra consiglieri dell’Ordine, direttori sanitari di tutte le asl e di tutti gli ospedali del territorio e rappresentanti sindacali; il coordinatore Romano Bragheri vanta in consiglio l’opportunità offerta da nove mesi di incontri per discutere di modelli organizzativi delle strutture ospedaliere, rapporti mediciospedali, adempimenti legislativi e contrattuali, aggiornamento e formazione. A partire dal mese di maggio, l’Ordine è impegnato nel recepimento della delibera del consiglio nazionale della fnomceo che riconosce come atto medico il ricorso ad agopuntura, fitoterapia, medicina ayurvedica, medicina antroposofica, omeopatia, medicina tradizionale cinese, omotossicologia, osteopatia e chiropratica, limitandone però la pratica ai soli laureati in Medicina e Chirurgia. Sul fronte dell’informatizzazione, il 2002 va ricordato per la collocazione, presso i locali dell’Ordine, di un terminale per il collegamento telematico con gli archivi dell’enpam (che permette a tutti gli iscritti che ne fanno richiesta di accedere 80 direttamente a informazioni sulla propria situazione previdenziale), nonché per l’attivazione della linea adsl. L’anno si chiude con l’iniziativa di solidarietà «I medici per il Molise» in favore dei terremotati della zona di S. Giuliano (l’Ordine apre un conto corrente per raccogliere fondi) e con la tornata elettorale che porta all’elezione del consiglio per il triennio 2003-05, così composto: Giorgio Rondini (presidente), Guido Bellinzona (vicepresidente), Giovanni Belloni (segretario), Alberto Poletti (tesoriere), Francesco Maria Avato, Romano Bragheri, Carlo Castagnola, Roberto Forni, Claudio Lisi, Mariano Lombardi, Francesco Muscia, Giovanni Ricevuti, Giorgio Torti, Raffaele Sgotto, Mauro Stronati e, per l’Albo odontoiatri, Cesare Brusotti e Marco Gioncada. Il nuovo consiglio mette subito mano alla riorganizzazione delle commissioni, che alla fine risultano le seguenti: Problematiche etico-deontologiche, Aggiornamento, Programmazione, Medicina complementare, Ospedale, Ambiente (a testimonianza dell’emergere della questione ecologica e del rapporto ambiente-salute), Anziani, Specialistica ambulatoriale, Terzo mondo, Territorio, Rapporti con le istituzioni, Giovani medici, Rapporti con il tribunale del malato. 81 Nel 2003 l’Ordine è attivamente impegnato nell’attività di informazione agli iscritti in merito alla Carta regionale dei servizi di recente emissione. Sul fronte della formazione, inoltre, l’associazione vede designato il proprio presidente Rondini quale coordinatore del gruppo di lavoro istituito dalla fnomceo sull’ecm. Proprio su questo fronte, i verbali delle sedute del consiglio evidenziano la chiara volontà dell’Ordine pavese di avere un ruolo di rilievo da un punto di vista formativo, e non solo quello di mero registro dei crediti accumulati dai medici beneficiari di corsi di formazione. In particolare, l’Ordine reclama un ruolo di primo piano nell’ecm in ambito deontologico, etico e legislativo. In seguito allo sviluppo di un dibattito interno, l’Ordine finisce per rivendicare la parte di fornitore di corsi e di controllore di eventi relativi a deontologia e problematiche disciplinari. Sempre sul fronte della formazione e comunicazione, a fine 2003 l’Ordine approva l’incisione e la diffusione presso medici di famiglia e pediatri della provincia di un cd-rom contenente i risultati dello studio condotto da un gruppo di lavoro coordinato dalla prof.ssa Maria Teresa Tenconi e riguardante il rapporto tra salute, qualità dell’aria e stili di vita a Pavia. L’anno si chiude con un notevole successo per l’Ordine pavese. Le premesse vanno rintracciate nella riforma dell’esame di Stato per l’accesso alla professione medica, che nella sua nuova formula impone agli esaminandi tre mesi di tirocinio rispettivamente in una struttura ospedaliera di medicina, in una struttura ospedaliera chirurgica e in uno studio di mmg o pediatra. La nuova procedura aveva comportato non pochi problemi in diverse province italiane in cui si era rivelato difficile trovare un numero di tutori pari a quello degli aspiranti medici. A Pavia l’Ordine si attiva e finisce per 82 stipulare una convenzione con l’università, attraverso cui garantisce il reperimento di mmg e pediatri disponibili ad accogliere nei loro studi i tirocinanti. Il successo dell’iniziativa nel 2004 spinge gli Ordini di Lecco, Bergamo, Cremona e Lodi ad attivarsi per la stipula di convenzioni simili, sempre con l’Università di Pavia. E sempre sullo stesso fronte l’Ordine pavese decide di non limitarsi alla mera scelta dei mmg e pediatri cui affidare gli aspiranti medici, ma di procedere alla loro vera e propria formazione quali «tutori-valutatori» per gli esami di Stato, attraverso un corso organizzato nei giorni 16, 24 e 30 ottobre 2004. Per restare ancora al 2004, occorre citare il prosieguo dei tentativi di ricerca di una nuova sede per l’Ordine. Nel mese di luglio viene presa in considerazione l’ex sede dell’Istituto C. Mondino in via Trieste, soluzione scartata poco dopo, nonostante la convenienza economica, per l’inesistenza di un’aula di capienza adeguata. Sempre nel mese di luglio l’Ordine accetta la richiesta della società di raccolta pubblicitaria Manzoni di collaborare a una rubrica settimanale su «salute e informazione» sulle pagine della Provincia Pavese, ma l’iniziativa decade perché avrebbe comportato un brusco affiancamento tra informazione sanitaria e pubblicità.5 La ricerca di una nuova sede si fa ancora più intensa nel 2005, anno in cui vengono valutati ben cinque immobili siti in via Chiesa, viale Canton Ticino, via Battisti, viale Argonne e via Cavallini. Nello stesso anno, sul fronte dell’informatizzazione degli uffici, va segnalato l’acquisto di un server per velocizzare la 5 La Manzoni torna alla carica nel 2006, ma l’Ordine respinge nuovamente e anzi decide di stipulare un accordo di fornitura di contenuti diretto con il quotidiano locale. 83 connessione a Internet e garantire maggiormente il salvataggio dei dati. Ma il 2005 va ricordato soprattutto per il coinvolgimento dell’Ordine nella redazione del nuovo Codice deontologico nazionale e nel Forum provinciale sull’ambiente (a rappresentare l’associazione viene delegato il prof. Bragheri), nonché per lo storico cambio della guardia ai vertici del consiglio, poiché con le elezioni dell’11, 12 e 13 dicembre si chiude la lunga «Era Rondini», in sella dal 1º luglio del 1989. Il pediatra lascia le redini della presidenza a Giovanni Belloni e traccia un bilancio della sua attività in un editoriale pubblicato sul Bollettino n.4 del 2005, in cui sottolinea come le sue gestioni abbiano prestato «particolare attenzione alla deontologia, che costituisce sempre il primo aspetto dell’attività ordinistica». Come illustrato nelle pagine precedenti, la presidenza Rondini ha dovuto affrontare numerose sfide: riforme sanitarie e degli esami d’accesso alla professione medica, recepimento della legislazione europea ed eleborazione di nuove edizioni del Codice deontologico, informatizzazione e tutela della riservatezza dei dati, emergere di tematiche quali bioetica e medicine complementari, apertura comunicativa e rilancio del Bollettino, fra le altre. Rondini resta comunque in un consiglio che risulta così composto: Giovanni Belloni (presidente), Francesco Maria Avato (vicepresidente), Maurizio Daccò (segretario), Pietro Claudio Rovescala (tesoriere), Giovanni Brunoldi, Giovanni Cardinale, Pasquale De Cata, Giuseppe Di Giulio, Laura Lanza, Paolo Lanzarini, Claudio Lisi, Mladen Lucev, Stefano Perlini, Giorgio Rondini, Carlo Saviotti e, per l’Albo odontoiatri, Domenico Camassa e Marco Gioncada. Il nuovo consiglio procede rapidamente alla riorganizzazione delle commissioni, molte delle quali vengono ristrutturate 84 come gruppi di lavoro. Rimangono perciò in vita solamente quattro commissioni: Problematiche etico-deontologiche, Aggiornamento e formazione continua, Bollettino e Integrazione componenti mediche (ospedale-territorio); di contro, i gruppi di lavoro sono sei e segnatamente Paesi in via di sviluppo, Medicine complementari e ambiente-salute, Specialistica ambulatoriale, Problemi di disabilità e disagio, Inserimento e integrazione nel mondo del lavoro, Aggiornamento Albo odontoiatri. Nel corso del 2006, i locali dell’Ordine diventano sede della spem (Associazione dei medici specializzandi e specialisti pavesi) e dell’isde Italia – Medici per l’ambiente. La sezione pavese di questa associazione nasce l’11 maggio 2006 «per stimolare l’impegno dei medici nella salvaguardia dell’ambiente». Parallelamente, proseguono le ricerche di una nuova sede: scartati altri immobili (in zona Ticinello, in via Montemaino ecc.) la scelta cade sull’area dell’ex Centrale del latte in piazzale Gaffurio, presa in considerazione dal consiglio a partire dal giugno 2006. Purtroppo, per inadempienze della società costruttrice, l’Ordine è costretto a rinunciare all’immobile e a riprendere la ricerca di una nuova soluzione. Il 2006 è un anno significativo per quanto riguarda l’orientamento dei giovani medici, a cui l’Ordine indirizza un corso svoltosi nel mese di maggio per la formazione rivolta ai possibili sostituti dei mmg (l’iniziativa riscuote notevole successo e viene replicata anche nel 2007) e a cui viene dedicato un apposito servizio: il 12 settembre viene inaugurato lo Sportello giovani, che su appuntamento permette ai neolaureati di incontrare il presidente e il segretario dell’Ordine per esporre dubbi o chiedere chiarimenti sulle tematiche inerenti il mondo del lavoro. 85 Il 2006 va ricordato anche per il definitivo accreditamento dell’Ordine quale fornitore ecm, il che permette di dare vita a numerose iniziative (prevalentemente corsi e seminari) rivolte in particolare ai mmg. Sul fronte della comunicazione con gli iscritti, vanno segnalati il varo della newsletter spedita via e-mail agli utenti che ne fanno richiesta e la possibilità di scaricare il pdf integrale del Bollettino dal sito web dell’Ordine. Inoltre, il 17 ottobre prende ufficialmente il via l’iniziativa che ha portato alla redazione di queste stesse pagine, poiché il consiglio delibera la costituzione di un comitato incaricato di redigere la storia dell’Ordine, composto dai colleghi Giovanni Belloni, Paolo Bottoni, Romano Bragheri, Pietro Franchini, Marco Gioncada, Claudio Lisi, Diego Marni, Luciano Nafissi e Giacomo Nai. Il 2007 vede l’ordine impegnato a diffondere presso gli iscritti i contenuti del nuovo codice deontologico nazionale, allegato al n.1 del Bollettino e ampiamente illustrato durante la seduta del consiglio del 16 gennaio, con particolare attenzione alle novità introdotte in materia di eutanasia, accanimento terapeutico e tutela della riservatezza dei dati. Poche settimane dopo, in seguito alla conversione in legge del decreto Bersani sulle liberalizzazioni (vedi cap. i) e alla conseguente abolizione dei minimi tariffari, l’Ordine è impegnato a informare gli iscritti in merito e a raccogliere dati sul costo delle loro prestazioni, per tenerne una sorta di anagrafe. Nel mese di marzo viene inoltre recepita una direttiva fnomceo grazie a cui si istituisce presso l’Ordine il Registro per le medicine non convenzionali, limitato ad agopuntura, omeopatia, omotossicologia e fitoterapia clinica. L’Ordine fissa e comunica i criteri per potersi accreditare, in primis la laurea in Medicina. 86 Sul fronte della comunicazione, viene stipulato un abbonamento a una piattaforma informatica in grado di fornire il servizio di invio multiplo di e-mail, grazie a cui diventa possibile spedire avvisi tempestivi contemporaneamente agli oltre 4500 iscritti. Infine, va segnalata la mozione promossa dall’Ordine e indirizzata al ministero degli Esteri a favore del medico e delle cinque infermiere bulgare arrestati e condannati a morte in Libia perché sospettati di aver inoculato il virtus dell’hiv a numerosi pazienti dell’ospedale di Bengasi. Il 2008 si apre con la relazione del prof. Perlini sui risultati dei lavori della Commissione ospedale-territorio, che ha portato all’individuazione di una tematica comune da sviluppare per rispondere a reali esigenze della cittadinanza: la medicina del dolore. Si decide di promuovere la pubblicazione di un volumetto tematico da distribuire presso i mmg, redatto in collaborazione con i tre irccs pavesi. Argomento «caldo» dell’anno è poi la cosiddetta pillola del giorno dopo, in particolare per quanto concerne la sua somministrazione a minori. Il caso viene sollevato da un iscritto rivoltosi all’Ordine per avere istruzioni in materia. Al termine di una «movimentata» seduta del consiglio, l’Ordine delibera che la prescrizione della pillola, visti i casi d’urgenza, può essere decisa, nel caso di soggetti minorenni, anche in assenza del consenso dei genitori o tutori del richiedente, che però si fa obbligo di avvisare quanto prima possibile. L’anno si chiude con le elezioni che confermano Belloni alla presidenza e portano alla formazione, per il triennio 2009-11, del seguente consiglio: Giovanni Belloni (presidente), Claudio Lisi (vicepresidente), Maurizio Daccò (segretario), Pietro Claudio Rovescala (tesoriere), Mario Bellosta, Giovanni Brunoldi, Fabio Buzzi, Pasquale De Cata, Giuseppe Di Giu87 lio, Laura Lanza, Paolo Lanzarini, Mladen Lucev, Tommaso Mastropietro, Giorgio Rondini, Carlo Saviotti e, per l’Albo Odontoiatri, Domenico Camassa e Marco Gioncada. Il nuovo consiglio vara poco dopo le nuove commissioni e i gruppi di lavoro, cui affianca anche un tavolo tecnico. A oggi, perciò, sono in attività le commissioni Problematiche eticodeontologiche, Aggiornamento e Bollettino; i gruppi di lavoro Medicine complementari e ambiente-salute, Paesi in via di sviluppo, Specialistica ambulatoriale, Giovani medici, Disabilità e disagio, Cure palliative, Conciliazione; il tavolo tecnico Integrazione territorio-ospedale. Tra le iniziative prese dal nuovo consiglio, si segnala a inizio 2009 la presentazione del frutto dei lavori iniziati l’anno precedente sul tema della medicina del dolore, in collaborazione con gli irccs pavesi. Il risultato tangibile è un vademecum di 64 pagine intitolato Pavia senza dolore, in grado di indirizzare opportunamente i pazienti e i loro mmg presso le strutture pavesi specializzate nelle varie patologie arrecanti algie. Va inoltre ricordata la stipula di una convenzione tra Ordine e università di Pavia tramite cui ai laureati sotto i 35 anni di età viene concessa la possibilità di recarsi per un mese a Bukavu, in Congo, per un soggiorno di studio, lavoro e cooperazione, finanziato dall’Ordine fino a un tetto di 2500 euro. Sempre in tema di solidarietà, l’Ordine si fa promotore presso gli iscritti di una raccolta di fondi rivolta ai terremotati colpiti dal sisma che sconvolge L’Aquila e dintorni nel mese di aprile. Sul fronte della tutela ecologica, il consiglio a luglio delibera il patrocinio dell’Ordine per il convegno «Ambiente e salute», promosso da circa cento medici che si oppongono alla costruzione di nuove centrali termiche in territorio lomellino. Ancora nel mese di luglio ripartono le ricerche per l’individuazione di una nuova sede dell’Ordine. 88 A settembre è da segnalare l’iniziativa rivolta ai giovani medici, cui viene concessa l’opportunità di presentare le proprie candidature presso l’Ordine per svolgere colloqui di lavoro volti a ottenere posti nella sanità danese (in «deficit» di circa 1500 dottori). Il 2010 inizia con una novità informatica: il sito web dell’Ordine riceve una notevole rivisitazione grafica e, ai contenuti e servizi già disponibili, affianca la possibilità per gli associati di scaricare direttamente la certificazione di iscrizione all’Ordine e la possibilità di consultare online l’Albo aggiornato. L’analisi della documentazione disponibile al momento di andare in stampa si conclude con il mese di febbraio 2010. Tra i progetti che vedranno la luce nell’immediato futuro possiamo sicuramente anticipare il rinnovamento del Bollettino (vedi cap. seguente). 89 CAPITOLO V Il Bollettino dal 1970 a oggi Lunga, a volte tormentata e frammentaria è la storia del Bollettino dell’Ordine dei medici pavese, che è manifestazione della storia stessa del rapporto comunicativo fra consiglio direttivo e iscritti. Risulta curioso e interessante studiarne l’evoluzione passando in rassegna le pubblicazioni raccolte presso gli archivi dell’Ordine: se ne ricava uno sguardo d’insieme che permette di apprezzare meglio il prodotto fruibile oggi, evidentemente frutto di anni di migliorie. Purtroppo, la vita del Bollettino non è scandita da un percorso lineare, anzi, non sono mancate le interruzioni delle pubblicazioni né i tentativi abortiti di riprenderle. Non mancano nemmeno i «buchi» nell’archivio ordinistico, che rendono impossibile tracciare una storia davvero completa della testata. Quella che segue è pertanto una panoramica che, per quanto esaustiva, risulta per forza di cose incompleta. È certo (vedi cap. iii) che fin dalla sua «rifondazione» nel 1952 l’Ordine si avvale di una pubblicazione denominata Bollettino per comunicare con gli iscritti (sicuramente, quantomeno, per riferire di sentenze disciplinari), così come è altrettanto certo che tale pubblicazione risulta «interrotta da molti anni» nel 1970, quando il neopresidente Massara propone in consiglio, in data 23 gennaio, di studiare la possibilità di una ripresa delle pubblicazioni. La decisione ufficiale matura però nel corso delle sedute successive. In particolare, in quella del 13 maggio, 91 viene nominato il comitato di redazione e si stabiliscono i contenuti che la pubblicazione avrebbe dovuto ospitare. Il dott. Francesco Raiteri è nominato direttore responsabile, mentre il dott. Luigi Gallinari viene scelto quale segretario di redazione. Il prof. Fiorenzo Fulle viene designato per i rapporti con gli enti e con il medico provinciale, mentre al prof. Pasquale Gorini è affidata la cura dei rapporti con la facoltà di Medicina dell’università pavese. Viene prevista una tribuna aperta riservata alle eventuali lettere degli iscritti, purché non anonime. Il comitato di redazione «sarà costituito dal consiglio dell’Ordine». L’uscita del primo numero è fissata al 1º novembre 1970 e la cadenza sarebbe dovuta essere bimestrale. Nessuna preclusione all’inserimento di spazi pubblicitari. Tocca a una stampa raffigurante il busto di Antonio Scarpa, posto di tre quarti (foto), inaugurare la copertina del rinato Bollettino dell’Ordine dei medici – Provincia di Pavia (questa la testata). Si tratta di un libriccino in formato 17x24, stampato in bianco e nero su pagine avorio rilegate con punto metallico. Il 92 primo numero, di 44 pagine, viene presentato da due editoriali rispettivamente di Raiteri e Massara. Quest’ultimo sottolinea la natura «solo ed esclusivamente tecnica» della pubblicazione, che dà spazio in primis ai verbali delle sedute del consiglio dell’Ordine e poi a notizie sulla facoltà di Medicina, sulla previdenza, sulla vita sindacale e sui bandi di concorso. Nonostante la pubblicazione si definisca tecnica, si chiude con una rubrica «leggera» di carattere letterario, intitolata «I nostri hobby». Per quanto potesse variare il numero di pagine, i contenuti del Bollettino rimangono pressoché inalterati fino al 1976, quando per la prima volta trovano spazio sulle sue pagine rubriche fiscali di categoria, interviste agli iscritti e articoli scientifici. Ma proprio all’indomani del suo ampliamento contenutistico, la pubblicazione del Bollettino viene sospesa per l’insostenibilità dei costi tipografici praticati dalla Tipo-Lito Fraschini di Broni. Su mandato del consiglio, il dottor Alberto Poletti riesce a individuare una tipografia, sita a Pavia città, in grado di praticare prezzi più contenuti. Proprio in virtù della collocazione della nuova tipografia però, il riconfermato direttore Raiteri, impossibilitato a recarsi a Pavia frequentemente per seguire il lavoro redazionale, decide di rinunciare all’incarico. Il consiglio delibera pertanto di incaricare il dott. Giuseppe Provasi di studiare una nuova veste editoriale. Il risultato delle prove di stampa è elegante, in virtù dell’adozione di nuovi font e dell’introduzione del colore. Viene anche proposta una nuova testata: Bollettino dell’Ordine dei Medici di Pavia e Provincia. Il consiglio trova «all’unanimità di buon gradimento la nuova veste editoriale [… e decide] di iniziare la nuova pubblicazione con l’uscita di un primo numero prima delle festività natalizie del 1977». Provasi è nominato nuovo direttore. 93 Non se ne fa niente. Solo il 13 aprile del 1980 si decide di ritentare. Provasi viene nuovamente nominato direttore responsabile. Chiede di dare vita a una pubblicazione mensile contenente anche notizie di attualità. Nonostante il consiglio gli garantisca «libertà assoluta» e venga creato un comitato di redazione composto dai dottori Bottinelli, Bragheri, Visconti, Cervi e Marchesi, già il 24 aprile Provasi «getta la spugna». Nessuno lo sostituisce e anzi, il 25 gennaio 1982 il consiglio sonda la sua disponibilità per ritentare l’avventura. Nei verbali delle sedute si legge che «[i]l dottor Provasi pone come condizione di avere almeno tre o quattro colleghi per la collaborazione». Viene scelto un nuovo comitato di redazione composto, oltre che da Provasi, da Bragheri, Poletti, Cresci e Nai, ma il 9 febbraio 1983 Provasi rinuncia nuovamente all’incarico senza che il Bollettino abbia ancora visto la luce. Il presidente Nai prova a cedere l’incarico al prof. Bragheri, ma anche quest’ultimo declina. Su proposta del dottor Poletti, qualsiasi decisione sulla pubblicazione viene posticipata rispetto al trasloco nella nuova sede di via Ludovico il Moro. Si ritorna a parlare del Bollettino nella seduta del consiglio del 29 novembre 1983, durante la quale il presidente Nai preme per la ripresa delle pubblicazioni nel 1984. Viene istituita una commissione ad hoc per studiare come rendere concreto il proposito, composta dallo stesso Nai assieme ai dottori Rondini, Poletti e Cresci. Nel corso del 1984 si esaminano i preventivi sottoposti da varie tipografie (la scelta cade infine sulla Tipografia Bodoniana di Pavia) e si affida la direzione al prof. Rondini. Per il comitato di redazione si punta su Nai, Bragheri, Poletti e Provasi. E così, nel 1985, il Bollettino riprende le pubblicazioni. Volutamente, per segnare 94 il nuovo corso, la numerazione riparte da «Anno 1, numero 1». In prima pagina, il neodirettore Rondini si scusa innanzitutto per la lunga interruzione delle pubblicazioni dell’organo informativo. La nuova veste tipografica del Bollettino è caratterizzata da un formato 45x30, quattro pagine (poi aumentate nel corso degli anni successivi) in carta patinata, suddivise in cinque colonne, la testata Bollettino – Ordine dei medici della provincia di Pavia di colore rosso e una cadenza ufficialmente trimestrale (sostituita in determinate occasioni da uscite biennali). Il nuovo Bollettino non pubblica i verbali delle sedute del consiglio, ma dà spazio a notizie su università, sindacati, fnom, ministero della Sanità, ospedali. Non manca la tribuna aperta dei lettori e per la prima volta vengono ospitati componimenti in dialetto, un vero e proprio angolo letterario destinato a trovare sempre spazio sulla pubblicazione. È da segnalare a titolo di curiosità che il n.4 del 1985, un’edizione straordinaria interamente dedicata al primo trapianto di cuore effettuato a Pavia, è costituito da un solo foglio, per un totale di due pagine. Già nel 1986 l’appena rifondato Bollettino deve cambiare testata, poiché l’istituzione dell’Albo separato degli odontoiatri porta a ridenominarlo Bollettino – Ordine dei medici-chirurghi e degli odontoiatri della provincia di Pavia. Anche i contenuti si adeguano, concedendo maggiore spazio alle rubriche legislative e previdenziali dedicate ai dentisti. Con il n.1-2 di gennaio-giugno 1987 si registra il primo esempio di allegato al Bollettino, nello specifico il Codice comportamentale approvato dall’assemblea dell’Ordine l’11 dicembre del 1986. Nel 1989 Claudio Rovescala succede a Rondini alla direzione della pubblicazione e ne modifica la grafica. A partire dal 95 numero di luglio-dicembre 19891 si passa a un formato 21,8x31,8 suddiviso in quattro colonne. Aumenta sensibilmente il numero delle pagine: se i contenuti non vengono stravolti rispetto alla direzione precedente, quantomeno godono di maggior spazio. La direzione Rovescala dura fino al Bollettino n.1 del 1991, il primo firmato dal nuovo direttore Giovanni Belloni, coadiuvato dai dottori Bellinzona, Gambini, Guagliano, Nai, Romiti, Rondini e dall’ex direttore Rovescala. La redazione vara i primi cambiamenti grafici e contenutistici a partire dal n.1 di gennaio-febbraio-marzo 1992, con cui si ritorna al formato 17x24 con rilegatura a punto metallico dei primissimi bollettini. I testi tornano a occupare solamente le pagine interne e pertanto la copertina è riservata esclusivamente alla testata (che diventa Il Bollettino dell’ordine dei medici-chirurghi e degli odontoiatri della provincia di Pavia) e a una foto a colori (si inizia con la celebre veduta di Pavia di Bernardino Lanzani, custodita nella chiesa di San Teodoro) incorniciata in grigio. All’interno, ricompare lo spazio dedicato ai verbali delle sedute del consiglio, cui si affiancano notizie su convenzioni, università, enti mutualistici, giovani medici, medici pensionati, attività culturali e di formazione e persino, occasionalmente, recensioni di libri. Migliora lo spazio dedicato alle comunicazioni di fnomceo ed enti mutualistici. Più pagine vengono anche dedicate a corsi, convegni, incontri, all’Albo odontoiatri e alla tribuna aperta. Con il primo numero del 1993, il Bollettino pubblica per la prima volta il bilancio consuntivo dell’anno precedente e quello preventivo per l’anno in corso: la cosa diventerà prassi in tutti i primi numeri della pubblicazione. 1 Nei mesi successivi si stabilizza definitivamente la cadenza trimestrale delle pubblicazioni. 96 Nel 1994, Belloni cede la direzione a Guido Bellinzona. Il nuovo comitato di redazione è composto dai dottori Forni, Caprioglio, Poma, Gioncada, Guagliano e Nai. La nuova direzione sceglie la linea della continuità, soprattutto dal punto di vista grafico, ma non mancano le novità: fin dal primo numero firmato da Bellinzona aumenta lo spazio dedicato a iniziative umanitarie e a quelle degli altri Ordini dei medici italiani. Con il n.2 del 1994 inizia la pubblicazione del Glossario di bioetica a cura del prof. Lucio De Caro. Soprattutto, a partire dal mese seguente comincia la pubblicazione dell’inserto a puntate, curato dal prof. Luigi Bonandrini (già docente di Storia della medicina presso l’università di Pavia), denominato Appunti di storia di medicina pavese. La serie, tuttora in corso perché molto apprezzata, viene inaugurata da Luigi Porta.2 Nel 1995 il Bollettino viene utilizzato quale veicolo per portare il nuovo Codice deontologico nazionale nelle case degli iscritti, prassi poi seguita per tutte le successive revisioni. Nel corso dei mesi seguenti si registra l’aumento dello spazio dedicato alle iniziative dell commissioni e una progressiva stabilizzazione delle rubriche e delle sezioni. In effetti, a partire dal 1996 il Bollettino acquista maggior rigore e al contempo 2 Negli anni, l’inserto ha dato spazio anche a P. Grocco, E. Bassini, C. Forlanini, I. Tansini, A. Scarenzio, C. Golgi (a cura di Paolo Mazzarello), G.B. Grassi, A. Bassi, E. Morelli, C. Lombroso, P. Moscati, G. Rasori, P. Gorini, G. Bizzozzero, G.A. Brambilla, G. Rezia, L. Spallanzani, G. Cardano, B. Panizza, G. Aselli, G.S. Castelli, C. Goldoni, L.V. Brera, G. Jacopi, E. Porro, L. Mangiagalli, A. Perroncito, A. Volta, A. Negri, S. Riva-Rocci, G.A. Scopoli, G. Pellegrini, A. Ferrata, G. Palumbi, E. Veratti, R. Pampuri, A. Carini, P. Mantegazza, A. Gemelli, P. Introzzi, M. Corti, A. Corti, M. Vialli, M. Rusconi, F. Flarer, A. Pignacca, G.B. Borsieri e G. Fichera fino al Bollettino n.2/2009. Solo tre le interruzioni all’inserto, dal n.3/1995 al n.1/1998 escluso, dal n.3/2000 al n.1/2001 eslcuso e sul numero 3/2009. 97 vivacità anche perché seguito per la prima volta da una commissione creata ad hoc per curarne e programmarne i contenuti, composta dai dottori Bellinzona, Ricevuti, Forni, Mastropietro, Gancia, Caprioglio, Gioncada e Lisi. Inoltre, a partire dal 1996 inizia a collaborare alla realizzazione del Bollettino una giornalista proveniente dalla stampa quotidiana, Angela Maiocchi, parallelamente incaricata della gestione dell’ufficio stampa dell’Ordine. Nel corso del 1996 è così possibile aumentare lo spazio dedicato alle comunicazioni Ordine-iscritti e alla cronaca e attualità sanitaria: si segnala per esempio un’intervista della stessa Maiocchi al prof. Arturo Mapelli, presidente del Comitato di Bioetica del Policlinico S. Matteo, proprio in materia di bioetica. Ma il 1996 non si fa mancare nemmeno il primo articolo dedicato alla medicina complementare (nel caso specifico all’agopuntura). Sul fronte dell’attualità sanitaria, uno degli anni più «caldi» risulta il 1998, in cui il Bollettino aiuta gli iscritti a mantenersi informati sull’evoluzione del cosiddetto «caso Di Bella», in maniera scevra dal sensazionalismo che caratterizza invece il trattamento della questione sui media generalisti nazionali. Saltiamo al 2000, anno in cui la direzione passa al dott. Claudio Lisi coadiuvato dai colleghi Mauro Stronati (condirettore), Fabio Antonaci, Guido Bellinzona, Alfredo Costa, Roberto Forni, Marco Gioncada, Tommaso Mastropietro, Danilo Mazzacane, Francesco Muscia e Giovanni Ricevuti. Con la nuova direzione ha inizio un lavoro di rivisitazione sia della grafica sia dei contenuti, giunto a compimento dopo alcuni esperimenti. Si inizia con il n.2 del 2000, che resta in formato 17x24, ma presenta uno sfondo giallo molto caldo; la riproduzione di una stampa d’epoca «al vivo» sostituisce la foto a colori incorniciata. La testata passa a chiamarsi semplicemente Bollettino. Segue immediatamente una revisione grafica: con il n.3 del 2000 si 98 passa al formato A4 e si opta per uno sfondo grigio. Questa veste resiste per soli due numeri; dal n.1 del 2001, infatti, la pubblicazione acquisisce la grafica tuttora in vigore. La copertina si fa più elegante e sobria: la testata Bollettino viene inquadrata in un rettangolo nero; numero e anno di edizione vengono riquadrati in rosso; il resto della copertina comprende la dicitura Ordine Provinciale dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri di Pavia, una foto in bianco e nero di un monumento pavese, un richiamo ai contenuti delle pagine interne e una cornice gialla o azzurra a racchiudere il tutto. La grafica delle pagine interne, scritte con caratteri neri e rossi e suddivise a volte in due o tre colonne, è altrettanto piacevole. Gli articoli sono talvolta riquadrati per attirare maggiormente l’attenzione del lettore (soprattutto nel caso di comunicati, avvisi, tabelle, programmi di corsi ecc.). Per la prima volta, i lettori possono comunicare direttamente con la redazione del Bollettino attraverso un apposito indirizzo di posta elettronica. I contenuti spaziano dai verbali delle sedute del consiglio e delle assemblee dell’Ordine a quelli delle commissioni disciplinari, dalle pagine dedicate alla fnomceo a quelle su Regione Lombardia e ministero della Salute. Rubriche fisse si occupano di legislazione sanitaria, previdenza (separatamente per medici-chirurghi e odontoiatri), enpam, onaosi e notizie sindacali. L’Albo degli odontoiatri può contare sul «Notiziario odontostomatologico». Fissi sono anche gli spazi dedicati agli elenchi di medici e odontoiatri disponibili alle sostituzioni, agli Appunti di storia di medicina pavese e all’«Angolo letterario».3 A seconda dei numeri e delle circostanze possono trovare più 3 Nel corso degli anni l’«Angolo letterario» si caratterizza per una maggiore elasticità e a volte alterna alla consolidata tradizione di pubblicare poesie in vernacolo la scelta di poesie in italiano o di racconti legati alla storia e ai monumenti pavesi. 99 o meno spazio articoli su attività culturali e di formazione (in particolare a partire dall’istituzione dell’ecm), sulle novità informatiche a beneficio degli iscritti e sulla legislazione in materia di pubblicità sanitaria e tutela della riservatezza dei dati, nonché di cronaca e attualità sanitaria (esempio significativo lo spazio dedicato al cosiddetto «caso Welby» nel 2006). Nel corso degli anni, inoltre, il Bollettino si è arricchito di pagine non strettamente tecniche che hanno contribuito ad «alleggerirlo» e a renderlo meno ingessato. Due validi esempi sono le rubriche «La gola in tasca» e «Medici di confine». La prima, inaugurata con il n.4 del 2001, è una vera e propria guida gastronomica a puntate, curata da un medico e una giornalista che si celano dietro gli pseudonimi di Biagio e Bianca. La rubrica si propone di dar voce alle segnalazioni degli iscritti all’Ordine riguardanti i ristoranti visitati nell’esercizio dell’attività professionale, e si apre con l’esplorazione della cucina tipica della zona di Belgioioso e Linarolo. La seconda, che debutta sul n.3 del 2003, riferisce delle esperienze di medici pavesi operanti in Paesi del Terzo mondo: il primo articolo della serie riguarda Medici senza frontiere e la testimonianza del dott. Andrea Minetti in Congo, per conto proprio di msf. 100 Dal 2006 il Bollettino, sempre sotto la direzione del dott. Lisi, vede la collaborazione dei dottori Fabio Antonaci, Guido Bellinzona, Giovanni Brunoldi, Alfredo Costa, Marco Gioncada, Tommaso Mastropietro, Francesco Muscia e Giovanni Ricevuti. La programmazione prevede di procedere con l’impostazione strutturale esistente e decide di iniziare in parallelo un graduale utilizzo del sito dell’Ordine per quanto riguarda tutte le informazioni che necessitano di una rapidità di trasmissione, non possibile mediante l’informazione cartacea. Dal 2009 la direzione viene affidata dal dott. Lisi, divenuto nel frattempo vicepresidente dell’Ordine, al dott. Giuseppe Di Giulio, che si avvale della condirezione dei dottori Mario Bellosta e Tommaso Mastropietro. Lisi continua comunque a collaborare alla pubblicazione. Al momento di andare in stampa (marzo 2010) non si registrano cambiamenti nella veste grafica e nei contenuti. 101 Considerazioni finali La stesura della storia dell’Ordine dei medici-chirurghi e degli odontoiatri della provincia di Pavia è davvero da considerare un evento importante, non solo per la nostra realtà, ma anche per la storia della professione in generale. Si tratta infatti di un’occasione per riflettere sulla serietà e sulla profondità dell’«essere medico» non solo ieri e oggi, ma anche domani. È anche un’opportunità per ribadire la rilevanza del Codice deontologico, un insieme di regole di autodisciplina predeterminate dalla professione, vincolanti per gli iscritti all’Ordine, che a quelle norme devono quindi adeguare la loro condotta professionale. La deontologia sottolinea la natura stessa del nostro mestiere ed è un richiamo costante a viverlo con «scienza e coscienza». Non solo. I contenuti di questo volume permettono di affermare una volta di più che l’Ordine non è una corporazione, come qualcuno vorrebbe far credere, ma un’istituzione che sicuramente intende tutelare la professionalità dei medici, e proprio così facendo riesce ad assicurare ai cittadini un corpus di operatori sanitari il più possibile osservante delle regole e rispettoso della salute e della dignità del malato, un malato che non è più il «paziente», ma un essere umano da curare nella maniera più completa. L’uomo che si cura dell’uomo, come esige la natura stessa della professione medica senza distinzione di razza, di nazionalità, di religione. Il medico, oggi, non deve solo curare le malattie, ma deve assicurare, soprattutto, il benessere psicofisico del cittadino. 103 Come ha ben definito l’Organizzazione mondiale della Sanità (oms), per benessere psicofisico si deve intendere «lo stato emotivo, mentale, fisico, sociale e spirituale di benessere che consente alle persone di raggiungere e mantenere il loro potenziale personale nella società». Le facoltà di Medicina dovranno preparare un medico sempre più aperto socialmente, quasi un «avvocato difensore» del paziente, che ha in sé l’estrema fragilità del malato. Personalmente ho sempre concepito la professione medica nella sua generosa disponibilità ad assistere il paziente senza intravedere vantaggi di alcun tipo e, come recita il Giuramento di Ippocrate, il medico deve «evitare, anche al di fuori dell’esercizio professionale, ogni atto e comportamento che possano ledere il decoro e la dignità della professione». Per tutti questi motivi non posso che esprimere il mio plauso all’iniziativa di proporre una storia del nostro Ordine, che ci consenta di riconoscere l’evoluzione della professione a livello provinciale in un contesto generale di più ampio respiro, ma sempre in difesa della deontologia medica. Un Ordine «custode» di valori umani e morali di altissimo livello, per una professione degna di essere vissuta. prof. Giorgio Rondini già presidente dell’omceo della provincia di Pavia 104 APPARATO STATISTICO Evoluzione del numero degli iscritti all’Ordine dei Medici, Chirurghi e Odontoiatri Iscritti iniziali: 1911: 43 marzo1936-1945 soppresso Nuove iscrizioni: 1912: 289 1913: 33 1914: 23 1915: 9 1916: 10 1917: 3 1918: 3 1919: 6 1920: 53 1921: 33 1922: 28 1923: 37 1924: 36 1925: 35 1926: 21 1927: 8 1928: 4 1929: 55 1930: 32 1931: 43 1932: 37 1933: 37 1934: 32 1935: 32 1946: 60 1947: 78 1948: 29 1949: 46 1950: 82 1951: 76 1952: 76 1953: 74 1954: 72 1955: 47 1956: 61 1957: 63 1958: 50 1959: 43 1960: 67 1961: 59 1962: 54 1963: 62 1964: 39 1965: 43 1966: 55 1967: 63 1968: 48 1969: 90 1970: 44 108 1971: 61 1972: 72 1973: 84 1974: 92 1975: 92 1976: 143 1977: 115 1978: 176 1979: 184 1980: 186 1981: 207 1982: 178 1983: 174 1984: 178 1985: 185 1986: 201 + 7 odontoiatri 1987: 157 + 2 od. 1988: 199 + 7 od. 1989: 210 + 9 od. 1990: 226 + 2 od. 1991: 163 + 9 od. 1992: 192 + 3 od. 1993: 130 + 8 od. 1994: 142 + 3 od. 1995: 120 + 10 od. 1996: 134 + 6 od. 1997: 121 + 6 od. 1998: 99 + 5 od. 1999: 103 + 8 od. 2000: 115 + 6 od. 2001: 138 + 11 od. 2002: 132 + 2 od. 2003: 150 + 3 od. 2004: 147 + 8 od. 2005: 120 + 10 od. 2006: 140 + 14 od. 2007: 124 + 10 od. 2008: 119 + 16 od. 2009: 130 + 2 od. Il numero di iscritti all’Ordine dei medici-chirurghi e degli odontoiatri della provincia di Pavia ammonta a 5246 (di cui 721 iscritti all’Albo degli odontoiatri) al momento di chiudere l’impaginato (23 febbraio 2010). 109 I consigli dell’Ordine dal 1952 a oggi 1952-54 Salaroli (presidente), Martinazzi, Nascimbene, Rossi, Rovello, Segagni, Villa. 1955-57 Salaroli (presidente), Rovello (segretario), Rossi (tesoriere), Martinazzi, Nascimbene, Segagni, Villa, Villani, Zanarone. 1958-60 Salaroli (presidente), Martinazzi (vicepresidente), Rovello (segretario), Rossi (tesoriere), Allegri, Cavallini, Nascimbene, Ravazzani, Villani. 1961-63 Martinazzi (presidente), Villani (vicepresidente), Beretta (segretario), Rossi (tesoriere), Cavallini, Fraschini, Malamani, Nascimbene, Ravazzani. 1964-66 Martinazzi (presidente), Rossi (vicepresidente), Poletto (segretario), Nascimbene (tesoriere), Beretta, Cavallini, Gallinari, Malamani, Riccardi. 1967-69 Martinazzi (presidente), Riccardi (vicepresidente), Poletto (segretario), Pagani (tesoriere), Beretta, Bernasconi, Cavallini, Ricotti, Rossi. 110 1970-72 Massara (presidente), Poletti (vicepresidente), Gallinari (segretario), Fulle (tesoriere), Cervi, Gorini, Merlo, Riccardi, Veneroni. 1973-75 Massara (presidente), Poletti (vicepresidente), Gallinari (segretario), Fulle (tesoriere), Cervi, Guagliano, Merlo, Riccardi, Veneroni. 1976-78 Nai (presidente), Poletti (vicepresidente), Provasi (segretario), Rondini (tesoriere), Cervi, Gallinari, Guagliano, Massara, Richichi. 1979-81 Nai (presidente), Poletti (vicepresidente), Bottinelli (segretario), Rondini (tesoriere), Boggeri, Bollani, Bragheri, Cervi, Guagliano, Provasi, Richichi, Schifino, Sacconi, Visconti, Zanquoghi. 1982-84 Nai (presidente), Poletti (vicepresidente), Bottinelli (segretario), Rondini (tesoriere), Baldi, Bollani, Bragheri, Cervi, Cresci, Gorini, Provasi, Richichi, Tacconi, Visconti, Zanquoghi. 1985-87 Nai (presidente), Poletti (vicepresidente), Calandro (segretario), Rondini (tesoriere), Bollani, Bottinelli, Bragheri, Carnevale Mijno, Cervi, Cresci, Fazia Mercadante, Mancini, Marni, Richichi, Visconti. In seguito alla creazione dell’Albo degli odontoiatri e alle elezioni del 27 ottobre 1986, ebbero accesso al consiglio anche i dottori Fraticelli e Mosconi. 111 1988-90 dal 1º gennaio 1988 al 30 giugno 1990 Nai (presidente), Poletti (vicepresidente), Belloni (segretario), Bragheri (tesoriere), Bellinzona, Casali, Marni, Moglia, Pellegrino, Pietrobono, Ragone, Richichi, Vescovi, Visconti, Audisio (od.), Romiti (od.). dal 1º luglio 1989 al 31 dicembre 1990 Rondini (presidente), Bragheri (vicepresidente), Belloni (segretario), Romiti (tesoriere, od.), Bellinzona, Casali, Marni, Moglia, Nai, Pellegrino, Pietrobono, Poletti, Ragone, Richichi, Vescovi, Visconti. 1991-93 Rondini (presidente), Nai (vicepresidente), Romiti (segretario, od.), Bragheri (tesoriere), Bellinzona, Belloni, Brigliadori, Corbella, Coronelli, Gambini, Guagliano, Marni, Pellegrino, Ragone, Tinelli, Visconti, Gioncada (od.). 1994-96 Rondini (presidente), Ragone (vicepresidente), Belloni (segretario), Bragheri (tesoriere), Bellinzona, Corbella, Forni, Gallo, Guagliano, Marni, Nai, Pellegrino, Rovescala, Rubbini, Tinelli, Caprifoglio (od.), Gioncada (od.). 1997-99 Rondini (presidente), Bragheri (vicepresidente), Calandro (segretario), Gioncada (tesoriere, od.), Aricò, Bellinzona, Belloni, Cervi, Corbella, Forni, Gallo, Mastropietro, Nai, Ricevuti, Sgotto, Stronati, Schiavi (od.). 2000-02 Rondini (presidente), Bellinzona (vicepresidente), Forni (segretario), Schiavi (tesoriere, od.), Avato, Belloni, Bragheri, 112 Campana, Castagnola, Lisi, Lombardi, Muscia, Poletti, Ricevuti, Sgotto, Stronati, Gioncada (od.). In seguito alla morte nel 2002 del dott. Schiavi, Gioncada viene eletto segretario. 2003-05 Rondini (presidente), Bellinzona (vicepresidente), Belloni (segretario), Poletti (tesoriere), Avato, Bragheri, Castagnola, Forni, Lisi, Lombardi, Muscia, Ricevuti, Torti, Sgotto, Stronati, Brusotti (od.), Gioncada (od.). 2006-08 Belloni (presidente), Avato (vicepresidente), Daccò (segretario), Rovescala (tesoriere), Brunoldi, Cardinale, De Cata, Di Giulio, Lanza, Lanzarini, Lisi, Lucev, Perlini, Rondini, Saviotti, Camassa (od.), Gioncada (od.). 2009-11 Belloni (presidente), Lisi (vicepresidente), Daccò (segretario), Rovescala (tesoriere), Bellosta, Brunoldi, Buzzi, De Cata, Di Giulio, Lanza, Lanzarini, Lucev, Mastropietro, Rondini, Saviotti, Camassa (od.), Gioncada (od.). 113 I presidenti dal 1952 a oggi Arnaldo Salaroli (1894-1959) Laureatosi a Pavia il 3 luglio 1927, fu medico condotto nel comune di Pavia e primo presidente dell’Ordine dei medici pavese del dopoguerra. A lui è intitolata la Scuola infermieri professionali pavese. Luigi Martinazzi (1903-1982) Laureatosi a Pavia il 18 luglio 1928, fu medico condotto nel comune di Pavia. Remo Massara (1923-1983) Laureatosi a Pavia il 22 luglio 1953, fu medico condotto a Torrevecchia Pia. Giacomo Nai (1933) Laureatosi a Pavia il 30 luglio 1958, è stato medico condotto a Zinasco Vecchio. Giorgio Rondini (1934) Laureatosi a Perugia il 7 luglio 1961, è stato primario della divisione di Patologia neonatale e Terapia intensiva del Policlinico S. Matteo, professore di Pediatria presso l’Università di Pavia, direttore della Clinica pediatrica del Policlinico S. Matteo, diretrettore della Scuola di specializzazione in Pediatria dell’Università di Pavia, direttore della Scuola di specializzazione in Chirurgia pediatrica dell’Università di Pavia. 114 Attualmente dirige il dipartimento di Scienze pediatriche dell’Università di Pavia. Giovanni Belloni (1948) Laureatosi a Pavia il 17 ottobre 1974, è stato medico ospedaliero presso il presidio di Belgioioso e la clinica medica del Policlinico S. Matteo. Attualmente è primario del reparto di Medicina dell’ospedale di Broni-Stradella. L’attuale presidente dell’Ordine dott. Giovanni Belloni (a sinistra) assieme agli ex presidenti prof. Giorgio Rondini (al centro) e dott. Giacomo Nai (a destra) 115 Le commissioni per gli iscritti all’Albo degli odontoiatri dal 1986 a oggi 1986-87 Bricca, Ceriana, Fraticelli, Mosconi, Romiti. 1988-90 Audisio, Covini, Fraticelli, Romiti, Zorzoli. 1991-93 Depaoli, Fraticelli, Gioncada, Montera, Romiti. 1994-96 Caprioglio, Depaoli, Gioncada, Pasetti, Schiavi. 1997-99 Caprioglio, Depaoli, Gioncada, Pasetti, Schiavi. 2000-02 Camassa, Gioncada, Lupi, Oropallo, Schiavi. 2003-05 Brusotti, Camassa, Gioncada, Latorre, Truscello. 2006-08 Bianchi, Camassa, Gioncada, La Torre, Truscello. 2009-11 Aina, Camassa, Gioncada, La Torre, Truscello. 116 Il personale della segreteria dal 1952 a oggi 1952-81 Enrica Grugni. 1958-59 Isa Grugni. 1960-67 Gianfranca Nicola. 1967-2006 Annamaria Rippa. 1976 Claudia Boccalari. 1982-83 Maria Grazia Scovenna. 2000 Angela Maiocchi. 2000 Elisabetta Bergamaschi. 2007 Silvia Bossi. 117 Indice dei nomi Acconci G. 49 Allegri A. 56, 110 Antonaci F. 98, 101 Ascoli ? 11, 41 Aselli G. 97n Audisio A. 69, 112, 116 Avato F.M. 77-78, 81, 84, 112 Baiardi E. 75 Baldi G. 66, 111 Bassi A. 97n Bassini E. 97n Bellinzona G. 69, 71-73, 75, 78, 81, 96-98, 101, 112-113 Belloni G. 8, 11, 69, 71-73, 75, 78, 81, 84, 86, 88, 96-97, 112-113, 115 Bellosta M. 101 Bergamaschi E. 117 Beretta L. 56-58, 110 Bernasconi C. 58, 110 Bersani P. 30, 86 Bertolini ? 74 Bizzozzero G. 97n Boccalari C. 117 Boggeri E. 65, 111 Bollani S. 65-67, 111 Bonandrini L. 97 Boni A. 41 Borsieri G.B. 97n Bossi S. 117 Bottinelli P. 65-67, 94, 111 Bragheri R. 7, 39, 46, 65-67, 69, 71, 73, 75, 78-81, 84, 86, 94, 111-113 Brambilla G.A. 97n Brera L.V. 97n Bricca C. 68, 116 Brigliadori W. 71, 112 Brunoldi G. 84, 88, 101, 113 Brusotti C. 88, 113, 116 Buzzi F. 88, 113 Caliandro G. 67, 75 Camassa D. 85, 88, 113, 116 Campana C. 78, 113 Cantù L. 45 Caprioglio C. 73, 97-98, 116 119 Cardano G. 97n Carini A. 41, 97n Carnevale Mijno G. 67, 111 Casali P. 69, 112 Castagnola C. 78, 81, 113 Castelli G.S. 97n Cavallini C. 56-58, 84, 110 Ceriana M. 68, 116 Cervar ? 55 Cervi F. 61, 63, 65-67, 94, 111-112 Corbella F. 72-73, 75, 112 Cornelli E. 41-42, 44-45 Coronelli M. 71, 112 Corti A. 97n Corti M. 97n Costa A. 101 Cresci R. 66-67, 94, 111 Crispi F. 12, 18 Cuzzoni ? 74 D’Azeglio M. 17 D’Este ? 41 De Caro L. 74, 97 De Cata P. 85, 88, 113 Di Bella L. 76, 98 Di Giulio G. 85, 88, 101, 113 Daccò M. 84, 88, 113 Dionigi ? 74 Fassina ? 74 Fazia Mercadante N. 67, 111 Ferrata A. 97n Fichera G. 97n Filippetti A. 11 Forlanini C. 41, 97n Forni F. 73, 78-79, 81, 97 Fraschini P. 56, 110 Fraticelli D. 68, 111, 116 Frugoni C. 34 Fulle F. 61, 63, 92, 111 Gallinari L. 57, 61, 63, 92, 110-111 Gallo G. 73, 75, 77, 112 Gambini A. 71, 96, 112 Gancia G. 98 Gariboldi ? 74 Gemelli A. 97n Ghisio ? 41 Giolitti G. 23, 23n, 63 Gioncada M. 7, 71, 73, 75, 78, 81, 85-86, 88, 97-98, 101, 112-113, 116 Goldoni C. 97n Golgi C. 97n Gorini M. 66 Gorini P. 61-62, 92, 97n, 111 Granelli G.L. 20 Grassi G.B. 97n Grocco P. 97n Grugni E. 117 Grugni I. 117 Guagliano A. 71, 73, 96 Guagliano G. 63, 65, 111-112 Introzzi P. 97n Ippocrate 31, 104 Jacopi G. 97n Lanza G. 18 Lanza L. 85, 88, 113 Lanzarini P. 85, 88, 113 Lazzè T. 29 120 Legnani ? 41 Lisi C. 7, 78, 81, 86, 88, 98, 101, 113 Lombardi M. 78, 81, 113 Lombroso C. 97n Lucev M. 85, 88, 113 Maiocchi A. 71, 98, 117 Malamani V. 56-57, 110 Mancini R. 67, 111 Mangiagalli L. 97n Mantegazza P. 97n Mantegazza U. 11, 43, 45 Mapelli A. 98 Marino B. 59 Marni E. 7, 67 Martinazzi L. 51, 54, 56-59, 56n, 110, 114 Massara R. 61-63, 91, 93, 111, 114 Mastropiero T. 75, 88, 98, 101, 112113 Mazzarello P. 97n Merlo G. 45, 47 Merlo P. 61, 63, 111 Milanesi L. 53 Minetti A. 101 Moglia A. 69, 112 Morelli E. 97n Moscati P. 97n Mosconi E. 68, 111, 116 Muscia F. 78, 81, 98, 111, 113 Nafissi L. 7, 39, 49, 51, 86 Nai G. 7, 12, 63-67, 69-76, 86, 94, 96-97, 111-112, 114-115 Nascimbene A. 51, 54, 56-58, 110 Negri A. 97n Nicola G. 117 Omodei-Zorini C. 42, 45 Pagani G.B. 58, 110 Pagliani L. 12, 18 Palumbi G. 97n Pampuri R. 73, 73n, 97n Panizza B. 97n Parodi E. 66 Pellegrini G. 97n Pellegrino S. 69, 71-73, 112 Pellizza ? 41 Perini ? 41 Perroncito A. 97n Pietrobono P. 69, 112 Pignacca A. 97n Poletti A. 61, 63-67, 69, 78, 81, 9394, 111-113 Poletto S. 57, 59, 110 Poma G. 97 Porro E. 97n Predieri A. 41, 43, 45 Procino R. 34, 34n Provasi G. 63, 65-67, 93-94, 111 Ragone L. 69, 71, 73, 112 Rasori G. 97n Ravazzani C. 56, 110 Rezia G. 97n Riccardi G. 57-58, 63, 110-111 Ricevuti G. 75, 78, 81, 98, 101, 112-113 Richichi I. 63, 65-67, 69, 111-112 Ricotti C. 58, 110 121 Rippa A. 117 Riva-Rocci S. 97n Romiti P. 68-69, 71, 96, 112, 116 Rondini G. 63, 65-67, 69, 71, 73, 75, 78, 80-82, 84-85, 88, 94-96, 104, 111-115 Rossi V. 51, 54, 56-58, 110 Rovello F. 51, 54, 56, 110 Rovescala P.C. 73, 84, 88, 95-96, 112-113 Rubbini A. 73, 112 Rusconi M. 97n Sacchi M. 43 Sacconi G. 65, 111 Salaroli A. 51-52, 54-56, 59, 110 Sangregorio A. 41, 43, 45 Saviotti C. 85, 88, 113 Scarenzio A. 97n Scarpa A. 77, 92 Schifino A. 65, 111 Sclavi C. 42, 45 Scopoli G.A. 97n Scovenna M.G. 117 Segagni A. 51, 54, 110 Sgotto R. 75, 78, 81, 112, 113 Silvagni L. 24 Sirchia G. 80 Soresina M. 19n-20n Spallanzani L. 97n Stronati M. 75, 78, 81, 98, 111-112 Tacconi G. 66, 111 Tansini I. 97n Tardani ? 74 Tenconi M.T. 82 Tinelli M. 71, 73-74, 73n, 112 Torti G. 81, 113 Valenti ? 41 Veneroni G. 61, 63, 111 Veratti E. 97n Vescovi M. 69, 112 Vialli M. 97n Villa A. 51, 54, 110 Villani L. 54, 56, 110 Visconti C. 65-67, 69, 71, 94, 111112 Volta A. 97n Welby P. 100 Zanarone G. 54, 110 Zanquoghi G. 65-66, 111 122 Sommario Prefazione 7 Introduzione 11 Nota del curatore 15 CAP I: Storia nazionale dell’Ordine dei medici-chirurghi e degli odontoiatri 17 CAP II: La nascita dell’Ordine dei medici pavese 39 CAP III: La «rinascita» dell’Ordine dei medici pavese 49 CAP IV: L’Ordine dei medici pavese dagli anni Settanta a oggi 61 CAP V: Il Bollettino dal 1970 a oggi 91 Considerazioni finali 103 Apparato statistico 107 Indice dei nomi 119 Crediti fotografici Tutte le foto e immagini contenute nel volume provengono da originali custoditi presso l’archivio dell’Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri della provincia di Pavia, tranne: foto delle sedi: Simone Bertelegni foto a pag. 46: Biblioteca universitaria di Pavia (da scansione di documento originale fotocopiato) immagine a pag. 100: versione digitale di un recente numero del Bollettino Finito di stampare presso Industria grafica pavese s.a.s. Pavia - Marzo 2010 Printed in Italy