manifesto italiano

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Comitato Italiano per
il Contratto Mondiale dell'Acqua
Segreteria via Rembrandt 9 – 20147 Milano
Tel. 02.48703730 - Fax 02 4079213
E-mail
[email protected]
Sito web www.contrattoacqua.it
CAMPAGNA MONDIALE
L'ACQUA, BENE COMUNE
DELL'UMANITA
Per il diritto alla vita
Manifesto italiano
del Contratto Mondiale dell'Acqua
§ Introduzione
Perché una campagna per l'acqua,
bene comune dell'umanità
§ Priorità della campagna
Principi e proposte del "Manifesto
italiano per il Contratto Mondiale
dell'Acqua
§ Conclusione
Il ruolo dell'Italia nel contesto
europeo, internazionale e mondiale
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Introduzione
Perché una campagna per l'acqua
Un diritto umano non rispettato
Più di 1,4 miliardi di persone nel mondo non hanno accesso all'acqua potabile. Siccome
l'acqua é, con l'aria, la principale fonte di vita insostituibile, ciò significa che il diritto alla
vita per centinaia di milioni di esseri umani è oggi severamente negato o, perlomeno,
troncato. Si tratta di una situazione intollerabile per un mondo che si proclama "villaggio
globale". Il rischio è grande che, se non v'è inversione di tendenza, le persone senza
accesso all'acqua potabile diventeranno più di 3 miliardi nel 2020.
Un bene comune maltrattato, dilapidato
Le risorse idriche mondiali sono dappertutto in uno stato disastroso. L'inquinamento, le
contaminazioni e gli sperperi hanno fatto dell'acqua dolce una risorsa sempre più "rara"
nella qualità necessaria ed indispensabile alla vita. Cosi, anche nei paesi sviluppati come
l'Italia, é diventato sempre più costoso accedere all'acqua dolce di buona qualità. Da
anni, il costo dell'acqua non fa che aumentare anche se, in Italia, la qualità dell'acqua e
della sua distribuzione resta inadeguata ed insufficiente in moltissime zone del territorio.
Il contrasto é flagrante – ed inaccettabile – tra le zone dove la carenza d'acqua resta un
problema di vissuto quotidiano e le zone dove gli sperperi, dovuti ad un'agricoltura
intensiva, ad attività industriali inquinanti ed ad usi domestici/privati irragionevoli, si
traducono in una dilapidazione predatrice del patrimonio idrico comune nazionale e
mondiale. E tempo di cessare d'essere dei "dilapidatori di fonte di vita".
Un 'utopia possibile. Il "Manifesto dell'acqua"
Assicurare nel 2020-2025 l'accesso all'acqua a tutti gli abitanti della Terra non solo é un
obiettivo lodevole, ma si tratta soprattutto di un'utopia possibile, realizzabile. A
condizione, beninteso, di avere la volontà di farlo.
Sensibilizzare l'opinione pubblica affinché tale volontà si esprima e si affermi
concretamente, é la ragione d'essere del "Comitato Italiano per il Contratto
Mondiale dell'Acqua".
Il "Contratto Mondiale dell'Acqua" costituisce la proposta centrale del "Manifesto
dell'Acqua". Il manifesto é stato redatto nel settembre 1998 da un Comitato
Internazionale presieduto da Mario Soares e creato all'iniziativa di Riccardo Petrella.
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Il "Manifesto dell'Acqua" si fonda su quattro idee-chiave
-
fonte insostituibile di vita, l'acqua deve essere considerata un bene comune
patrimoniale dell'umanità e degli altri organismi viventi
-
l'accesso all'acqua, potabile in particolare, é un diritto umano e sociale
imprescrittibile che deve essere garantito a tutti gli esseri umani indipendentemente
dalla razza, l'età, il sesso, la classe, il reddito, la nazionalità, la religione, la
disponibilità locale d'acqua dolce
-
la copertura finanziaria dei costi necessari per garantire l'accesso effettivo
di tutti gli essere umani all'acqua, nella quantità e qualità sufficienti alla
vita, deve essere a carico della collettività, secondo le regole da ella fissate,
normalmente via la fiscalità ed altre fonti di reddito pubblico. Lo stesso vale per la
gestione dei servizi d'acqua (pompaggio, distribuzione e trattamento)
-
la gestione della proprietà e dei servizi é una questione di democrazia. Essa
é fondamentalmente un affare dei cittadini e non (solo) dei distributori e dei
consumatori
Messa in opera della Campagna. Una scadenza operativa
al 2002. La Conferenza Mondiale di RIO + 10
La raccolta delle adesioni alla Campagna é già iniziata in Svizzera (dal settembre 2000)
ed avrà luogo in altri paesi del mondo quali – oltre l'Italia – il Belgio, la Francia, il
Canada, gli Stati Uniti, il Brasile, la Germania, l'India... L'insieme delle adesioni, che si
spera ammonteranno a diecine e diecine di migliaia, sarà presentato alla Conferenza
Mondiale delle Nazioni Unite – RIO + 10 – su Sviluppo ed ambiente che avrà luogo a
Bonn nell'ottobre 2002. "RIO + 10" rappresenterà uno dei momenti più centrali e
determinanti sul piano dell'agenda politica internazionale nel campo della definizione e
messa in opera della politica mondiale dell'acqua.
Il nostro obiettivo é di iscrivere i principi e le proposte della Campagna nelle
risoluzioni e nei testi finali di RIO + 10, per poi mobilitare i cittadini sulle
misure concrete da prendere ai vari livelli (dalle città ai bacini idrografici
plurinazionali, dalle regioni al livello mondiale) per l'effettiva realizzazione dei
principi e degli obiettivi definiti a "RIO + 10".
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Priorità della campagna
Principi e proposte del "Manifesto italiano
per il Contratto Mondiale dell'Acqua"
L'applicazione delle idee-chiave a livello italiano fa emergere una serie
di
- problemi ed opportunità
- priorità per l'azione
- soluzioni e prospettive
di natura politica, istituzionale, tecno-scientifica e socio-culturale.
Influenzata dall'interpretazione che si fa della situazione dell'acqua in
Italia (onde l'importanza di una valutazione pubblica collettiva dello
stato dell'acqua nel nostro Paese), l'identificazione delle priorità per
l'azione costituisce l'esercizio fondamentale di qualsiasi scelta di
società. Dalle priorità dipendono le soluzioni adottate e le prospettive
d'evoluzione.
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Le tre priorità maggiori del "manifesto
italiano"
⇒ PRIMA PRIORITA’ :
mettere la politica dell'acqua ai primi posti dell'agenda
politica italiana
Per quanto l'Italia faccia parte dei paesi più sviluppati al mondo, il diritto di accesso
all'acqua potabile è ancora in certe zone limitato sul piano quantitativo e, soprattutto
qualitativo, il che spiega perché l'Italia figura al primo posto al mondo per consumo procapite d'acqua minerale in bottiglia. Situazioni locali di disfunzionamento burocratico,
d'incuria gestionale e di corruzione politica ed economica, hanno spinto molte collettività
locali ad abbandonare la gestione pubblica dei servizi d'acqua per affidarli a società
private. La tendenza alla privatizzazione sembra imporsi a passi da giganti
nell'indifferenza quasi generale.
Il
primo nodo
Il
secondo nodo
Il
terzo nodo risiede nell'estrema molteplicità e diversità dei regimi locali di
dell'agenda politica italiana in materia d'acqua è la
banalizzazione accettata della trasformazione dell'acqua da bene comune vitale in un
bene economico privato, nella credenza che se l'acqua è trasformata in una merce con
un prezzo determinato dal mercato, si può realizzare una gestione dell'acqua più efficace
e nell'interesse di tutti. Eppure la grande maggioranza degli italiani è servita, non senza
successo, da imprese pubbliche intercomunali di alta qualità tecnica, manageriale ed
umana.
è rappresentato dello stato pietoso della gestione del
territorio. I disastri naturali (alluvioni, siccità...) che colpiscono frequentemente il nostro
paese rivelano le debolezze strutturali della gestione del territorio su tutti i suoi aspetti.
Non é sufficiente reagire in stato di emergenza. E' urgente che la politica italiana metta
fine al dissesto urbanistico, al "mal-governo" dei bacini fluviali, alla debolezza delle lotta
contro la deforestazione, gli inquinamenti agricoli ed industriali e gli sperperi domestici.
proprietà, d'uso e di gestione delle risorse idriche, che non consente una visione
coerente ed integrata a livello regionale e nazionale. Regole moderne convivono con
regole ancestrali sulle quali si fondono diritti ed usi "antichi" frammentati, atomizzati che
consentono uno "sfruttamento" individualistico di notevoli risorse d'acqua.
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Di fronte a tale situazione, il nostro Comitato propone che la POLITICA
DELL'ACQUA diventi uno dei temi centrali dell'agenda pubblica nazionale nel corso
dei prossimi cinque anni.
A tal fine è necessario aprire un grande dibattito nazionale sulle tendenze alla
privatizzazione.
A nostro avviso l'acqua deve essere riconosciuta dalla legge come
un bene comune pubblico. Essa deve restare o (ri)diventare di
proprietà e gestione pubblica, sapendo che l'acqua in Italia non
appartiene agli italiani ma all'umanità, alla vita, e che gli
italiani hanno il diritto di accesso all'acqua del Paese in
solidarietà con le altre popolazioni e le generazioni future.
⇒ SECONDA PRIORITA’ :
promuovere la conoscenza pubblica, collettiva sui problemi
dell'acqua per favorire una partecipazione effettiva dei
cittadini alla gestione democratica dell'acqua a livello
locale/regionale e nazionale/internazionale.
Le conoscenze disponibili sullo stato dell'acqua in Italia sono numerose e di varie natura
e qualità. Restano pero disparate, frammentarie, discontinue e ineguali da regione a
regione, da settore a settore. In molti casi sono di difficile accesso ed utilizzo. Se si
vuole che i cittadini partecipino attivamente agli affari della "polis", la soluzione al
problema dell'accesso ad una conoscenza pubblica, collettiva, sistematica ed adeguata
non può più essere procrastinata.
Il nostro Comitato intende apportare un contributo a tale obiettivo mediante
•
la redazione di un RAPPORTO SULL'ACQUA IN ITALIA relativamente
succinto (attorno alle 150 pagine)
Ø da rendere pubblico il 22 marzo 2002 (giornata mondiale dell'acqua), e
Ø da trasmettere al Parlamento ed al governo italiani in vista della partecipazione e
del contributo dell'Italia alla conferenza mondiale di RIO + 10 a Bonn
nell'ottobre del 2002.
Documenti e rapporti non sono però sufficienti. C'è infatti bisogno urgente di
creare spazi pubblici di cooperazione e di partecipazione cittadina ai livelli dove può
e deve essere operata la gestione democratica dell'acqua. Pensiamo ai livelli
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urbani, intercomunali, ai livelli di bacini fluviali, ai livelli regionali. Tali spazi
pubblici potrebbero prendere la forma di parlamenti di bacino, di "associazioni imprese cooperative", consorzi intercomunali.
Tra le azioni di supporto e di accompagnamento necessarie a garantire una più
grande efficacia alla realizzazione degli obbiettivi della seconda priorità, è
opportuno prevedere
•
il lancio, nel settore dell'educazione, di una azione nazionale di sensibilizzazione e di
dibattito sui temi dell'acqua a partire dell'anno scolastico 2001-2002.
Questa azione potrebbe essere chiamata "Bene comune : l'acqua". Essa interverrà per
allargare, prolungare e consolidare la campagna già in atto presso varie istituzioni
educative in 13 città italiane, ad opera del Consorzio di Associazioni aderenti al
Comitato italiano. In questo quadro si dovrebbe promuovere una emissione radio, ad
opera della RAI ed altre radio impegnate civilmente, consistente in un gioco pubblico
dove i vincitori non riceveranno del denaro per loro ma dei fondi destinati a finanziare
l'accesso a 100 (a 1000) rubinetti d'acqua in città o villaggi d'Asia, d'Africa, d'America
latina e d'Europa.
⇒ TERZA PRIORITA’ :
applicare il principio della presa a carico da parte della
collettività del finanziamento dei costi relativi al diritto
d'accesso per tutti i cittadini a 40 litri d'acqua di qualità
sufficiente, al giorno per persona, per usi domestici.
Servizio privato all'origine, poi a partire dalla fine del XIX° secolo servizio pubblico
"sociale", la distribuzione dell'acqua non è mai stata gratuita. La presa a carico del
finanziamento dei costi dell'insieme dei servizi d'acqua è stata assicurata sui bilanci pubblici
grazie agli introiti fiscali e/o i prestiti organizzati dalle collettività locali o dallo stato centrale.
Il fatto, dunque, che i costi siano coperti, in totalità o in maggior parte, dalle finanze
pubbliche non significa che l'acqua è gratuita.
Le misure adottate nel 1997 in Fiandra (Belgio) nel senso qui proposto rispondono, inoltre,
ad un'esigenza nuova : quella di lottare contro la riapparizione nei nostri paesi sviluppati di
situazioni di povertà strutturali conducenti alla privazione del diritto di accesso all'acqua per
un numero crescente di cittadini. " I tagli d'acqua" sono in aumento in Europa.
Il fatto che si prevede un importante aumento del costo dell'acqua non implica che i poteri
pubblici debbano essere messi nei prossimi anni nella condizione di non disporre delle
risorse finanziarie adeguate per continuare ad assicurare il servizio pubblico dell'acqua e che,
per conseguenza, solo il settore privato avrà le risorse finanziarie necessarie e "dovrà",
dunque, prendere a carico i servizi d'acqua. Tocca ai cittadini decidere del sistema di
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finanziamento dei servizi d'acqua sulla base di un informazione e di una conoscenza le più
ampie e rigorose possibili dei costi e dei benefici delle varie soluzioni. Un'informazione ed
una conoscenza che solo un'azione di valutazione pubblica nazionale può assicurare.
Noi proponiamo l'adozione di un sistema di tarifficazione dell'acqua a tre piani
Ø il piano dell'accesso/diritto : i cittadini partecipano al finanziamento collettivo dei costi
relativi alla provvisione di 40 litri giorno/persona per usi domestici, tramite meccanismi
fiscali giusti, equi e solidali;
Ø il piano dell'uso al di là dell'accesso/diritto : ogni cittadino dovrà pagare l'acqua utilizzata
al di là dei 40 litri su basi progressive in funzione della quantità e secondo regole precise
tenenti conto della finalità dei diversi usi, dei contesti territoriali e di altri parametri
significativi;
Ø il piano dell'abuso : a partire da un livello d'uso definito, abusivo dal legislatore
competente, entra in azione il divieto (e la corrispondente penalizzazione). Il principio
"chi inquina paga" non può, infatti, essere il principio guida generale per una gestione
integrata, sostenibile e solidale dell'acqua.
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Conclusione
Il
ruolo
dell'Italia
nel
internazionale e mondiale
contesto
europeo,
Che si tratti della definizione di una "politica mondiale" dell'acqua – promossa e pilotata in
questi ultimi dieci anni dalla Banca Mondiale con la collaborazione dell'UNESCO, della
FAO, dell'OMS, dell'UNEP e dell'UNDP, del Consiglio Mondiale dell'Acqua – o della
messa in opera di una "politica europea" a livello dell'Unione europea, è certo che
l'Italia non è stata fra i promotori e i protagonisti più attivi ed innovatori. Paesi
come la Svezia, i Paesi Bassi, il Canada, l'Egitto, la Svizzera hanno pesato e pesano molto di
più dell'Italia sulle decisioni in materia di orientamenti, strategie, metodi, istituzioni. Non
parliamo poi rispetto alla Francia, le cui imprese private costituiscono le prime tre grandi
potenze mondiali dell'acqua.
Non si tratta di rivendicare una politica mercantilistica aggressiva e nazionalista da parte
dell'Italia ma di esprimere un volontà attiva in favore di una politica mondiale della
cooperazione e dello sviluppo fondata sulla priorità da dare ai beni e servizi comuni mondiali
di cui l'acqua deve diventare il primo esempio concreto.
La sfida è grande di fronte alle forti pressioni in favore della privatizzazione e della
mercificazione dell'acqua e, per conseguenza, della mercificazione del diritto alla vita.
Inoltre, il campo di manovra è ristretto, di fronte alla crescita ed alla moltiplicazione di
potenti gruppi privati mondiali "multi-servizi". Se i cittadini non modificano una tale
situazione, l'esistenza di questi gruppi renderà sempre meno possibile una politica
pubblica della città e della gestione del territorio.
Proponiamo che l'Italia prenda l'iniziativa di sostenere l'inclusione delle proposte del
"Manifesto dell'Acqua" nelle risoluzioni finali di RIO + 10 ed in particolare la proposta
relativa alla costituzione di un "parlamento mondiale dell'acqua".
Per meglio dotarsi dei mezzi necessari ed assumere un ruolo attivo, è importante che il
governo italiano crei una "Task Force Acqua Bene Comune ".
La creazione potrebbe aver luogo simbolicamente il 22 marzo 2001.
Il mandato della "Task Force" sarebbe quello di promuovere la coerenza tra i vari attori
italiani operanti nel campo dell'acqua, dello sviluppo sostenibile e dei diritti umani a livello
europeo, internazionale e mondiale.
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