Il Piccolo Nicolas - bibliodelmandillo

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Il Piccolo Nicolas - bibliodelmandillo
“IL PICCOLO NICOLAS”, GOSCINNY - SEMPE’
DONZELLI EDITORE, Roma, 2008
UN RICORDO SPECIALE
Stamattina siamo arrivati a scuola un sacco contenti, perché oggi ci fanno la foto di classe e
per noi questo sarà un ricordo speciale che ci rimarrà per tutta la vita, così ci ha detto la
maestra. Ci ha anche detto che dovevamo venire a scuola tutti puliti e pettinati.
Io sono entrato nel cortile della ricreazione che avevo la testa piena di brillantina. I miei
amici c’erano già, e la maestra stava sgridando Geoffroy perché era venuto vestito da
marziano. Geoffroy ha un papà ricchissimo che gli compra tutti i giocattoli che vuole.
Geoffroy diceva alla maestra che voleva assolutamente fare la foto da marziano sennò se ne
andava.
C’era anche il fotografo con la macchina fotografica, e la maestra gli ha detto che doveva
fare presto sennò saltavamo la lezione di matematica. Agnan, lui è il primo della classe e il
cocco della maestra, ha detto che era un peccato saltare matematica perché lui per la
matematica ci va matto e infatti aveva risolto tutti i problemi. Eudes, un mio amico che è
forte come un toro, voleva mollargli un pugno sul naso, ma Agnan porta gli occhiali e per
questo non possiamo picchiarlo tutte le volte che ci pare. La maestra si è messa a urlare che
eravamo insopportabili e che se andava avanti così niente foto e tutti in classe, Allora il
fotografo ha detto: ”Su, su, calma, state buoni. So io come si parla ai bambini, andrà tutto
liscio come l’olio”.
Il fotografo ha deciso che dovevamo metterci su tre file: la prima fila seduti per terra, la
seconda in piedi intorno alla maestra, lei doveva stare seduta su una sedia, e la terza in piedi
su delle casse. Davvero una bella idea il fotografo!
Le casse siamo andate a prenderle giù nello scantinato della scuola. E lì ci siamo messi a
ridere come matti, perché non c’era molta luce e Rufus si è infilato in testa un vecchio sacco
e ha cominciato a gridare: ”Uuuh! Arriva il fantasma!”. Allora la maestra gli ha sfilato il
sacco. E Rufus è rimasto a bocca aperta.
Tornati nel cortile, la maestra ha mollato l’orecchio di Rufus e poi si è battuta con la mano
sulla fronte. “ Ma come vi siete conciati?”, ha detto. Era vero, a forza di fare i pagliacci in
cantina ci eravamo sporcati tutti. La maestra non era contenta, ma il fotografo ha detto non
fa niente, mentre lui sistemava le casse e la sedia per la foto noi avevamo tutto il tempo di
lavarci. L’unico che aveva la faccia pulita, a parte Agnan, era Geoffroy, con quel casco da
marziano che sembrava una boccia di vetro. “Visto? Se erano tutti vestiti come me, non
succedeva mica questo putiferio!”, ha detto Geoffroy alla maestra. Io mi sono accorto che la
maestra moriva dalla voglia di tiragli le orecchie, a Geoffroy, però non poteva per via del
casco. Geniale quel vestito da marziano!
“Allora – ci ha detto il fotografo - , volete fare un regalo alla vostra maestra?”. Noi abbiamo
risposto si, perché a noi la nostra maestra piace un sacco, quando non la facciamo arrabbiare
lei è buonissima. “Bene, adesso tutti ai vostri posti per la foto, da bravi. I più alti sulle casse,
quelli medi in piedi, i più bassi seduti”. Noi abbiamo fatto quello che diceva.
E poi il fotografo si è messo a spiegare alla maestra che con un po’ di pazienza dai bambini
si ottiene tutto, però la maestra non è riuscita a sentire tutto perché è venuta di corsa a
dividerci, visto che volevamo stare tutti sulle casse.
“Qui c’è soltanto uno che è alto, e sono io”, urlava Eudes, e spingeva giù tutti quelli che
volevano montare sulle casse. Siccome Geoffroy insisteva, Eudes gli ha mollato un pugno
sul casco, e si è fatto un sacco male, Poi Geoffroy è rimasto con la testa incastrata, e allora
con un sacco di compagni ci siamo messi a togliergli il casco.
La maestra ha detto che era l’ultima volta che lo diceva e poi tutti a fare matematica, allora
tra di noi abbiamo deciso che era meglio fare i bravi e abbiamo cominciato a sistemarci.
Geoffroy si è avvicinato al fotografo. “Che macchina è?”, gli ha chiesto, Il fotografo ha
sorriso e gli ha detto: ”Questa è una scatola, piccolo, e da qui esce un uccellino”. “Questo
aggeggio è vecchio”, ha detto Geoffroy.
“Il mio papà me ne ha regalata una con paraluce, obiettivo con focale breve, teleobiettivo e
tutti i filtri, naturalmente”. Il fotografo ha fatto una faccia stupita, non ha più sorriso e ha
detto a Geoffroy che doveva tornarsene al suo posto.
“Ce l’ha una cellula fotoelettrica, almeno?” ha chiesto Geoffroy. “Per l’ultima volta, torna al
tuo posto!” ha gridato il fotografo, tutt’a un tratto sembrava nervosissimo.
Ci siamo sistemati. Io ero seduto per terra, accanto a Alceste. Alceste è il mio amico grosso
grosso che mangia tutto il tempo. Stava giusto azzannando una fetta di pane con marmellata
quando il fotografo gli ha detto che doveva piantarla di mangiare, allora Alceste ha risposto
che lui però aveva fame. “Metti via quel pane!”, ha urlato la maestra, che era seduta proprio
dietro Alceste. Talmente non se l’aspettava, Alceste, che gli è caduta la fetta di pane sulla
camicia. “Perdindirindina”, ha detto Alceste, strofinandosi il pane sulla camicia per
riprendersi la marmellata. A quel punto la maestra ha detto che c’era solo una cosa fa fare,
mettere Alceste all’ultima fila così la macchia sulla camicia non si vede. “Eudes –ha detto la
maestra -, fai a cambio di posto col tuo amico”. “Lui non è mio amico, e io il mio posto non
glielo do”, ha detto Eudes. “ Può benissimo mettersi di spalle, così la macchia non si vede, e
non si vede nemmeno il suo faccione”. La maestra si è arrabbiata e ha appioppato una
punizione a Eudes, gli toccava coniugare la frase: “Non devo rifiutarmi di cedere il posto a
un compagno che si è rovesciato sulla camicia una fetta di pane con la marmellata” in tutti i
modi e in tutti i tempi. Eudes è rimasto muto come un pesce, è sceso dalla cassa ed è venuto
in prima fila, mentre Alceste andava verso l’ultima.
A questo punto c’è stato un po’ di parapiglia, specialmente quando Eudes ha incrociato
Alceste e gli ha dato un pugno sul naso. Alceste ha cercato di mollare un calcio a Eudes ma
lui l’ha scansato, Eudes è velocissimo, e il calcio se l’è beccato Agnan, meno male dove non
portava gli occhiali. E comunque Agnan si è messo a piangere e a urlare che non ci vedeva
più, tutti lo odiavano e lui ora si ammazzava. La maestra l’ha consolato, gli ha soffiato il
naso, gli ha aggiustato i capelli e ha appioppato una punizione a Alceste, gli toccava scrivere
cento volte “Non devo picchiare un compagno che non attacca briga e porta gli occhiali”.
“Ben gli sta”, ha detto Agnan. Allora la maestra ha appioppato una punizione anche a
Agnan, e Agnan talmente non se l’aspettava che non si è neppure messo a piangere. Poi la
maestra si è messa ad appioppare punizioni a tutti quanti, avevamo un sacco di frasi da
coniugare, e alla fine ha detto: “Vi decidete ora a stare buoni? Se fate i bravi vi tolgo tutte le
punizioni. Bene, adesso vi mettete in posa, fate un bel sorriso, e il signore vi scatta una bella
fotografia!”. Siccome non volevamo dare un dispiacere alla nostra maestra, noi abbiamo
ubbidito. Abbiamo tutti sorriso e ci siamo messi in posa.
Il ricordo che rimarrà speciale per tutta la vita, però, è stato un buco nell’acqua, perché ci
siamo accorti che il fotografo non c’era più. Se n’era andato senza dire una parola.