Nelle parole del Papa l`antidoto al relativismo buonista

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Nelle parole del Papa l`antidoto al relativismo buonista
È nelle parole del Papa
l’antidoto al
relativismo buonista
delle soap
In questo genere televisivo si unisce il più bieco relativismo ad un buonismo
superficiale ed ipocrita. Sul piccolo schermo ci vengono proposte famiglie sfasciate e corrotte, tradimenti, una società infelice e malata; la Chiesa, invece,
rilancia la bellezza del matrimonio, la gioia della vita, la felicità di un amore
condiviso.
Vi entusiasmano le ventennali vicende dei Forrester in Beautiful? Preferite la fitta e sottile trama di
sotterfugi di Wisteria Lane in Casalinghe disperate? Oppure optate per i Cesaroni, famiglia più
“nostrana” ed “allargata”?
Quanti sono gli accaniti e fedeli spettatori di questo genere televisivo? Tanti, secondo i dati
Auditel: si oscilla tra il milione e 600 mila spettatori ed i 5 milioni e mezzo, a seconda della soap
considerata. Molti ne seguono assiduamente anche più d’una. Ogni giorno. Non pochi. Dov’è il
problema?
Facciamo un gioco. Consideriamo alcune delle situazioni tipiche, proposte in questo tipo di programmi. Ad esse affianchiamo – che so? – le parole pronunciate dal Santo Padre lo scorso dicembre
all’Angelus, in occasione dell’imponente raduno delle famiglie di Madrid. È solo uno dei testi possibili: molti altri documenti – del Magistero e non – potremmo citare come riferimento. E vediamo
quanto in comune abbiano i due messaggi.
Partiamo con Beautiful, almeno per “anzianità” di trasmissione e per quantità di pubblico. Questa
soap rappresenta la “California bene”, ricca e spregiudicata ed al contempo malata ed infelice. È
quì che vivono e si muovono i protagonisti, tutti orbitanti attorno ad una casa di moda internazionale. Ma il capitalismo rampante, qui, è solo un pretesto e cede ben presto il passo alla storia d’amore,
vero filo conduttore delle diverse stagioni. Non una storia d’amore qualsiasi, no… Qui le vicende
sentimentali, mai sincere e durature, coinvolgono – tra loro! – genitori e figli, fratelli ed amanti. Il
motore dell’azione è quasi esclusivamente il tradimento. Irresponsabilità, passionalità e sentimentalismo prevalgono su buon senso e saggezza. Il matrimonio è soltanto una “parentesi” della vita, che
nasce e muore con la cerimonia nuziale, punto d’arrivo di una relazione anziché inizio di una vita
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comune. Il matrimonio è un’occasione per andare a caccia di nuove “avventure”. Senza ripensamenti, senza scrupoli, nemmeno verso i figli. Prendiamo come esempio l’imbarazzante vita di
Brooke Logan, che nel corso degli anni si è ritrovata ad essere l’amante o la moglie del padre
Forrester, dei figli Ridge e Thorne, del proprio genero, del fratellastro di Ridge e via ancora.
L’elenco potrebbe continuare.
Bene. Cosa disse il Papa a Madrid? “I coniugi sono l’uno per l’altra e per i figli testimoni della fede
e dell’amore di Cristo. Perciò la Chiesa è impegnata a difendere e promuovere la dignità naturale e
l’altissimo valore sacro del matrimonio e della famiglia”.
Anche in Centovetrine vediamo fratelli che diventano padri, mogli che lasciano i mariti per mettersi
con i figli, mariti detenuti ed attesi per anni dalle loro legittime consorti, che viceversa vengono
abbandonate subito a fine pena e rimpiazzate da giovani amanti. Mentre si vede un’intera famiglia
dimenticarsi del figlio partito missionario… Per non parlare delle sovrabbondanti scene di sesso,
propinate nonostante l’orario della messa in onda, dal lunedì al venerdì tra le 14.10 e le 14.45:
ovviamente, in tutti i casi si tratta di amori estremamente fragili, superficiali ed egocentrici. Niente
di serio, per carità!
Il Santo Padre ha invitato, invece, “le famiglie cristiane a sperimentare la presenza amorevole del
Signore nella loro vita”, incoraggiandole “affinché, ispirandosi all’amore di Cristo per gli uomini,
rendano testimonianza dinanzi al mondo della bellezza dell’amore umano, del matrimonio e della
famiglia. Quest’ultima, fondata sull’amore indissolubile tra un uomo ed una donna, costituisce
l’ambito privilegiato nel quale la vita umana è accolta e protetta dal suo inizio fino al suo termine
naturale”.
Non meglio Casalinghe disperate, dove Bree, la casalinga perfetta, è in realtà alcolizzata, nevrotica,
praticamente pazza, con un figlio omosessuale, il quale prima denuncia la madre per molestie sessuali, poi le seduce il suo nuovo compagno. Nella stessa serie, ecco Gabrielle, bella e viziata exmodella, ricca e con un ottimo matrimonio conclusosi con un reciproco tradimento: del marito e
suo, avendo preferito alla noia della “routine” quotidiana un giardiniere minorenne. Ma non basta:
ha rapito una neonata e, non potendo aver figli eppur vittima di in un estremo desiderio di maternità
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purchessia, ha scelto di servirsi dell’utero della domestica. Lynette è una donna manager, pronta ad
abbandonare la carriera per accudire i suoi quattro figli. Bene? No, male. Perché la sua è una scelta
tanto ipocrita quanto temporanea. In realtà, odia dal più profondo del proprio cuore la vita domestica, al punto da lasciarla ben presto e tornarsene in ufficio, piazzando tra i fornelli il marito, trasformatosi così in “mammo” con prevedibile e comprensibile crisi d’autostima inclusa. Nella serie l’amicizia si degrada a pettegolezzo, ogni protagonista vive un universo perennemente inquieto, pessimistico, autoreferenziale ed individualistico, il tratto dominante è quello della solitudine, anche se e
quando vissuta tra la folla. Folla, di cui peraltro diffidare, perché gli altri – questa è la filosofia di
fondo del programma – sono o nemici o strumenti in vista di un obiettivo superiore. Il tratto costante, insomma, è e resta quello della disperazione.
Inevitabile lo stridore – tremendo, angosciante – con le parole pronunciate dal Sommo Pontefice:
“Mi rivolgo in modo particolare ai bambini, affinché amino e preghino per i loro genitori e fratelli,
ai giovani, affinché, stimolati dai loro genitori, seguano con generosità la propria vocazione matrimoniale, sacerdotale o religiosa, agli anziani ed ai malati, affinché trovino l’aiuto e la comprensione necessari. E voi, cari sposi, contate sempre sulla grazia di Dio, perché il vostro amore sia ogni
giorno più fecondo e fedele”.
Non possiamo non far cenno ai Cesaroni con la relazione sentimental-sessuale tra il minorenne
Marco e la propria professoressa d’italiano, concessasi al giovane peraltro senza troppi scrupoli,
dopo la turbolenta separazione dal marito. Nella serie si aprono importanti e delicate problematiche,
lasciate però senza risposta, inevase, ad esempio in ordine all’affettività adolescenziale – più rozzamente voyeuristica e goliardica che sentimentale – oppure in ordine alla componente erotica, spesso
presente ma trattata in modo piuttosto rozzo per una serie che pretende di rivolgersi ad un pubblico
composto da famiglie. Pensiamo, in tal senso, alla puntata in cui Giulio, “provato” dall’impossibilità d’avere rapporti con la moglie, si sogna assieme agli amici, tutti mascherati da spermatozoi.
Grandi assenti nel programma sono gli adulti, che paiono incapaci di esercitare un’autentica funzione educativa.
È un monito il richiamo di Benedetto XVI, che ha sottolineato con chiarezza come i genitori abbia-
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no viceversa “il diritto e l’obbligo fondamentale di educare i propri figli nella fede e nei valori, che
nobilitano l’esistenza umana. Vale la pena adoperarsi per la famiglia e il matrimonio perché vale
la pena adoperarsi per l’essere umano, l’essere più prezioso creato da Dio”.
Potremmo proseguire, citando Incantesimo 9, dove l’unico problema per una coppia omosessuale
protagonista consiste nel farsi accettare dal contesto sociale; oppure con Un posto al sole, già
oggetto di critiche per aver mostrato i protagonisti mentre consumano droga. A stupire è il fatto che
sostanzialmente tutte queste soap – nonostante i contenuti quanto meno “delicati”, ispirati spesso al
più trito repertorio di un relativismo spinto e di un buonismo superficiale nutrito da fuorvianti luoghi comuni – vengano proposte indiscriminatamente in orari, pomeridiani o serali, di facile accesso
per un vasto e variegato pubblico.
Tutto questo entra nelle nostre case. Accompagna le nostre giornate. Entra nel nostro lessico, nei
nostri discorsi, nelle nostre abitudini. Giorno dopo giorno. In modo silenzioso, indolore, quasi
impercettibile. Davvero, in tutto questo, non c’è niente di male…?
Il Santo Padre concluse quell’Angelus rivolgendosi alla Vergine Santa, “pregando per il bene
della famiglia e per tutte le famiglie del mondo”. Anche a noi non resta a questo punto che fare
altrettanto.
Mauro Faverzani
Alzati e fuggi!
Nella guerra europea del 1915-18, un padre di famiglia era stato chiamato alle armi e faceva
servizio sulle Alpi. Un giorno era di vedetta e stava sulla cima di una montagna. Non poteva
allontanarsi dalla garitta, per custodire quella zona. Intanto era stanco e sentiva il bisogno di
dormire. Disse ad alcuni militari suoi amici: Mi riposo un poco dentro la garitta. Vigilate voi;
se verrà l'ufficiale d'ispezione, svegliatemi subito. Rassicurato il nostro militare entrò nel rifugio, estrasse dal portafoglio una immaginetta della Madonna, la baciò con fede e disse:
Vergine Santa, aiutatemi Voi! Appena chiusi gli occhi, ecco una voce imperiosa: Alzati e
fuggi! Il padre di famiglia, spaventato, lasciò il posto e corse dai suoi compagni: Che cosa è
capitato? Niente! Eppure ho sentito dirmi: Alzati e fuggi! Avrai sognato certamente! Va' a dormire e sta tranquillo! Ritornò al rifugio. Ribaciò l'immagine della Madonna e chiuse gli occhi.
La solita voce lo svegliò: Alzati e fuggi! Andò a lamentarsi con i compagni: Ma lasciatemi in
pace! Perché svegliarmi senza necessità? Avete voglia di scherzare? Gli amici lo assicurarono
di non essersi avvicinati alla garitta: Va' a dormire! Quello che senti è frutto di fantasia! Per la
terza volta si ripetè la voce: Alzati e fuggi! Non ritardare più! Il militare si convinse che non
era più un sogno e scappò. Aveva fatto una trentina di passi, quando cadde una bomba sulla
garitta e tutto andò in aria. A tale scena il padre di famiglia diede in un pianto dirotto: Ancora
uno o due minuti di ritardo a scappare e sarei stato fatto a pezzi dalla bomba! O Madonna
Santissima, la vostra voce mi ha salvato!
(da Vera devozione a Maria - G. Tomaselli - Scuola grafica salesiana, Palermo)
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