racconti_a_libro
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Ospedale Infantile Cesare Arrigo - Alessandria 1 2 3 Francesca nel ruolo di Pisquarna 1 Debora nel ruolo di Pisquarna 2 Riferimenti a fatti,persone e avvenimenti citati sono puramente casuali. Alessandria,Ospedale Infantile, neuropsichiatria, degenza 3. Reparto di Ore 6:00 la pisquarna n.1 si alza e con molta non chalances comincia la partita mattutina di scopa,facendo tutti i rumori possibili per svegliare la pisquarna n.2 (che per tutta risposta si gira dall’altra parte volgendo il suo lato migliore alla n.1). Sconsolata,la pisquarna n.1 continua la sua compilation di sbadigli e sbattimenti mattutini,sempre senza nessuna risposta da parte della compagna.Allo stridente cigolio del carrello della colazione la n.1 risponde prontamente attaccandosi all’interruttore della luce,sperando che almeno i segnali luminosi riescano a distrarre la zombie dormiente dai suoi monologhi rem. 4 Finalmente il richiamo del fantastico latte-orzo dell’ospedale desta la poco-bella-molto-addormentata che si scaraventa giù dal letto rischiando un osteotomia derotativa di entrambi gli omeri. Le due zombie (una con gli occhi gonfi per le troppe ore al computer,l’altra con una cofana alla Marge Simpson) appoggiano i loro stanchi deretani alle fantastiche sedie art-nouveau dell’ospedale e si apprestano a fare colazione. Dopodichè si aprono i pellegrinaggi alle docce:Pisquarna n.1 (sempre in pole-position)si lancia in bagno armata di accappatoio e lascia la n.2 a fare la guardia svizzera alla suite presidenziale. Quando,in corridoio,si ode il passo strisciante di sua maestà Paperoga, di ritorno dalle docce(la classica camminata a mò di palmipede),c’è il cambio della guardia e la pisquarna n.2 si avvia anch’essa a rinfrescare le logore sinapsi. 5 Dopo la pratica del lavaggio,la misurazione delle temperature e della pressione,il rifacimento dei letti e l’ordine di pranzo e cena,si avvicina il tanto temuto momento del giro visite. In cui un plotone d’esecuzione,capitanato dall’ammiraglio Besante e dal suo vice Cremonini, si aggira per le stanze dei degenti seminando i classici sintomi del panico-da-medici. Più il plotone si avvicina e più i sintomi si acutizzano,fino all’apertura della porta. Le zombie si guardano con il fare espressivo di due lobotomizzate e capiscono che il momento è arrivato. Il KGB (Camici Generalmente Bianchi) si adagiano al capezzale dei letti con sguardo d’ ispezione e cominciano con le domande di routine: mangiato? Dormito? Pipì,pupù e correlati. Insomma la fiera dell’allegria! 6 Senza contare le espressioni inebetite delle povere n.p.(neuropsichiatriche, o se preferite non a posto) spaesate da richieste alquanto critiche come ad esempio la frequenza con cui fanno i “biscotti” e la morfologia di questi ultimi. A parte questo come avrete capito stare in neuropsichiatria è come trovarsi all’interno di un circo itinerante:infermiere instancabili che trottano dietro a fuggitivi in camicia da notte e pazienti che appena svegliati fanno tete a tete con lo stipite della porta (nel vero senso della parola). Girando per i corridoi,ci si imbatte in bambini che sollecitano le gonadi dei propri padri pur di giocare compulsivamente a nascondino,maratone di infermiere che scompaiono dietro a pile di cartelle blu,e pazienti che… beh..forse sui pazienti è meglio sorvolare!! Ma tornando alla degenza 3,le zombie diventano affiatate giorno dopo giorno,dividendo tutto (anche i neuroni) e scambiandosi confidenze di alto livello culturale sulla marca dei cotton fioc o sul profumo del bagnoschiuma al limone che profuma di tutto tranne che di limone. Quindi se in questa storia ci fosse una morale (mi rendo conto che è impensabile) sarebbe che l’amicizia può fiorire nonostante le circostanze. 7 Ore 11.30 ora del pranzo (le galline pranzano dopo). Viene servita la sbobba.Scoperchiando le ciotole fanno capolino minestroni che sembrano usciti da un’autopsia di Csi e gnocchi al pesto che non sono verdi.Ma le due zombie si siedono al tavolo e discutendo se il formaggio sia un secondo o meno,la “nouvelle cousine” dell’ospedale passa in secondo piano. Si ride e si scherza ripensando al giorno prima in cui Pisquarna n.2 tentando di aprire la ciotola del riso lo fece volare in giro per tutta la stanza. Finito pranzo le due zombotiche amiche vanno in bagno e incontrano Mekame’mporta. Finito il lavaggio dei denti è ora di decidere come girarsi i pollici per il resto del pomeriggio. Partita a scopa?Farsi venire l’appendicite quanto la Cappella Sistina a forza di Twix? Ascoltare i patemi d’animo della Pausini in mp3? Spalmarsi di crema per i brufoli pur sapendo che nemmeno i brufoli ci starebbero su quelle due facce..? 8 Ma nemmeno il tempo di rifletterci che alle due arterio viene servito su un piatto d’argento Il Mekame’mporta Show in prima visione. La tensione si afferra con la clamp. Quando la fuggitiva viene ritrovata,la fine del round viene segnata dal potente accostamento della porta che fa vibrare persino i vetri delle stanze vicine. Ma d’altronde quando c’è il buon umore… c’è tutto… Finito lo show le infermiere,quasi spompate dalla corsa,ritornano ai loro impegni e il duo Paperoga/Marge ritorna in camera. Si accettano scommesse su chi passa a fare il giro visite.”Vercellino Pane e vino e Babybel’lora non ci sono.” “Ucci ucci sento odor di Maraucci!” Intanto il pomeriggio è trascorso per le due Pisquarne ed è quasi ora di cena.Un altro pasto da oscar,un’altra giornata (è proprio il caso di dirlo) da matti.Finito di mangiare,come tutte le arterio che si rispettino,si gioca a rubamazzo e Barbapapà e Barbamammà vanno finalmente a dormire nei loro pigiami extralarge.”Notte!” “Notte!” E così tutto ricomincia,giorno dopo giorno,nella degenza 3. THE END Le due Pisquarne 9 Caro Matteo, Milano,5/7/2007 Oggi inizia il mio quarto mese d‘ospedale e la faccenda comincia a farsi molto strana. Dopo i fatti sospetti avvenuti lo scorso giorno sono successi strani episodi che hanno contribuito alla mia già grande irritazione . Molte volte i medici non sono d’ accordo fra di loro perciò, ogni tanto, quando mi visitano, uno dice che sto migliorando ed, immediatamente dopo, l’ altro mi dice che non sono poi ancora così forma. Oggi,come ti dicevo, mi è successa questa cosa : credevo di stare bene ed ero già pronto a partire per ritornare a casa , anzi ero già in auto ,quando sento l’ acuto e stridulo suono di una sirena; mio padre accosta il mezzo tutto trafelato credendo di essere stato fermato dalla polizia per aver infranto una regola della strada ma , con sua grande sorpresa, eravamo stati inseguiti da un’ ambulanza dalla quale saltarono giù alcuni infermieri a dirmi che sarei dovuto tornare all’ ospedale perché, secondo il luminoso parere del dottor Incerti, le mie analisi non erano così “convincenti”. Fatto sta che così mi sono beccato altre due settimane d’ inaspettata e sgradita degenza. Mi fa soprattutto paura dell’ ospedale quando mi debbono portare fuori dalla camera con la sedia a rotelle; la ragione è che questi mezzi infernali vengono spinti ad alta velocità rischiando di ribaltarsi ad ogni curva (sulla mia uno stampino avvertiva gli avversari :” THE FAST AND THE FURIOUS”). 10 Infatti sfortuna volle che dovetti andare a fare una lastra e venni portato in radiologia assieme al mio compagno di camera da due infermieri molto giovani , in continua rivalità fra loro. Quando arrivarono con le carrozzelle in un lungo corridoio iniziarono a spingerci a folle velocità fra lo stupore dei presenti ed il disappunto dei medici. Sfrecciavamo a tutto gas neanche fossimo stati ad una gara di formula uno. Morale della favola le due sedie si ribaltarono causando uno schianto colossale contro un ignaro nonché pesante carrello, adibito al trasporto di numerosi sacchi di spazzatura, che percorreva l’ improvvisato tracciato. Gli infermieri si presero una ramanzina dal direttore dell’ospedale che per punizione gli fece lavare i piatti della mensa e pulire i servizi per la durata di un intero anno. Ed io, con la mia già nota fortuna, mi ruppi la gamba e fui costretto a restare all’ospedale per un altro mese. Ma questo non è ancora tutto. Pensa che, una settimana fa , mentre ero sofferente nel letto con la gamba rotta a causa dell’ incidente di cui ti ho parlato poco fa, dovetti prendere la medicina per il mal di pancia(blea! Ti auguro vivamente di non assaggiarla mai perché ha un gusto pessimo ed un odore nauseabondo) ; l’ infermiera ,a cui mancava certamente qualche decimo di vista, si sbagliò ed,al posto dello sciroppo , mi venne somministrata una dose ,non indifferente, di lassativo. L’ effetto che questa potente medicina sortì sul mio intestino fu devastante. 11 Ti rivelo solo che stetti per ore , che mi parvero interminabili, in bagno e qui evacuai una spropositata dose di sostanze sgradevoli; non ti dico la puzza… So che questa mia lettera è diventata un po’ troppo lunga ma ,dato che magari non potrai avere mie notizie per qualche tempo( l’ aereo che porta la posta potrà essere dirottato in seguito ad un attacco terroristico oppure potrebbe scoppiare mentre è in volo sull’ oceano e precipitare senza controllo negli abissi delle profondità marine…), ho voluto scrivere più a lungo, ma ora ti devo lasciare… perché sta arrivando la visita. 12 Oggi,giorno come tutti gli altri. Un’altra giornata piovosa trascorsa a fissare le nuvole che incombono sulla città. Ma se tutto cambiasse all’improvviso?Se una folata di vento spazzasse via le nuvole,il grigiore e i brutti pensieri per lasciare spazio ad un giorno nuovo, più luminoso…se gli alberi rifiorissero e il sole ritornasse raggiante? Forse sarebbe una chance per tutti noi bimbi perduti di ritrovare un sorriso smarrito,uno sguardo radioso,un cambiamento inaspettato. A volte cambiare è spaventoso,a volte ci dà la forza di ricominciare. Ricominciare a vivere,ricominciare a sperare,cambiare tutto per non rimanere soffocati dalla routine,o da una vita che ruota vorticosamente attorno ad abitudini sbagliate che ci uccidono ogni giorno di più senza che nemmeno ce ne accorgiamo. Ma ogni tanto il sistema ci manda qualche segno per permetterci di cambiare i parametri. Può essere una farfalla che sbatte le ali,o un bambino che sorride. Sono cose molto semplici che nell’arco della nostra vita grigia ci riportano a vedere l’arcobaleno. Il cambiamento,insomma,non è sempre negativo,anche se a volte dobbiamo essere noi a ricercarlo. E non è sempre facile riuscire a cambiare,o tanto meno ad ammettere che ci farebbe bene cambiare. 13 A volte però arrivano nella nostra vita delle fate:le fate cangianti. colore alle circostanze addolcendole,affrontandole Fate speciali che ci fanno vedere la vita di un colore ogni volta diverso. Riescono a inebriarci con il loro modo di fare,sono contagiose in tutto ciò che fanno,e anche in una giornata nera riescono a farci pensare in rosa. Grazie a loro possiamo capire che non importa quello che ci succede,ma come lo affrontiamo. Sono figure che entrano nella nostra vita quasi all’improvviso,quando tutto sembra aver perso importanza e cambiano. 14