Riunione della Commissione AGRI
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Riunione della Commissione AGRI
TITOLO Riunione Commissione AGRI LUOGO E DATA 12 ottobre 2016 Parlamento Europeo, Room: Paul-Henri Spaak Rue Wiertz 60, 1000, Bruxelles ORGANIZZATORE Commissione AGRI RELAZIONE Nel giorno 12 ottobre 2016 si è riunita la Commissione AGRI presso la sede del Parlamento europeo. Nella relazione che segue sono analizzati i punti 4, 5, 9 e 10 dell’ordine del giorno. 4. Situazione della concentrazione agricola nell’UE: come agevolare l’accesso degli agricoltori alla terra. Dopo una breve introduzione da parte del Presidente della Commissione AGRI Czeslaw Adam SIEKIERSKI, il relatore On. Maria NOICHL (S&D) ha dato il via ad uno scambio di opinioni sull’agevolazione all’accesso alla terra per gli agricoltori nell’Unione Europea. Prima di cedere la parola agli altri onorevoli presenti in sala, ha illustrato una panoramica sulla situazione attuale delle terre agricole nell’UE. In particolare ha evidenziato come l’accesso alla terra sia un diritto umano e insieme lavoro per gli agricoltori. Si sta attualmente assistendo ad una caccia alla terra agricola e il pericolo, al momento, è rappresentato dalla concentrazione delle terre, nociva per le colture, ma anche minatoria per le aziende famigliari, gli alimenti e la sicurezza alimentare. Nell’audizione tenutasi nel 2015 e dedicata a tale problematica, era emerso che il 3% delle aziende possedevano il 50% delle superfici agricole in Europa. D’ altro canto oggi l’80% delle aziende dispone solo del 14,5% delle superfici agricole. Questo scarto numerico rende simile la situazione europea a quella di Brasile, Colombia e Filippine. Se in Africa e nell’emisfero meridionale si assiste a un fenomeno di accaparramento delle terre, in Europa si parla di concentrazione territoriale. La terra non è una merce mobile ed è finita, soggetta a limiti di produzione e perciò avulsa dalle normali regole di mercato. Ne consegue che la questione dell’applicabilità della libera circolazione del mercato al settore agricolo apra discussioni molto accese e pareri contrastanti. L’aumento dei prezzi della terra, inoltre, è inversamente proporzionale alle sue dimensioni. Nel 2007 e 2008 a causa di crisi, fame e aumento dei prezzi è iniziata 1 la spinta verso le terre, con relativa speculazione. In particolare, la terra situata in prossimità delle dogane alimenta la corruzione, sia nella commercializzazione che nella vendita. L’appezzamento agricolo diventa un asset da acquistare in mancanza di rendita finanziaria, portando a una sempre più evidente diminuzione di gestione diretta della terra. Proprietà e gestione sono sempre più separate (solo in Irlanda i casi di affitto della terra sono del 17%). La diffusione della proprietà porta a maggiore sicurezza e stabilità sociale, ma la concentrazione porta a danni irreversibili nella struttura economica, perdite qualitative del terreno e di biodiversità. Le aziende familiari producono cibo sano e sono le prime a rimettere di questo riorientamento del mercato agricolo. Si apre il grande interrogativo su come la politica dei capitali possa essere discussa in un settore a cui non può essere totalmente applicata la logica capitalistica. E’ anzitutto di primaria importanza stabilire se gli Stati Membri possano esercitare il diritto di legiferare per i propri terreni, con prelazione rispetto a Bruxelles. La PAC (Politica Agricola Comune), è corresponsabile sul mercato delle terre e può monitorare la situazione attraverso la conoscenza dei proprietari, solo così potrà essere in grado di intraprendere i dovuti provvedimenti facendo in modo che diventino vincolanti. La prossima riforma PAC sarà rivolta proprio all’azione contro la concentrazione delle terre. Sono poi intervenuti in merito i vari europarlamentari, a partire dall’On. Maria HEUBUCH(V-ALE), che ha definito la terra come base di vita per tutti oggi e nel futuro. I mercati finanziari non offrono però prospettive interessanti e la liquidità termina nell’acquisto delle terre, è compito della politica definire quindi le regolamentazioni legislative tra Stati membri e Bruxelles. La legislazione sulle terre rientra nel diritto nazionale ma a livello europeo è necessario che siano fornite direttive di riferimento. Intervenire solo quando si violano i principi di concorrenza è troppo riduttivo, si devono invece richiedere la trasparenza, la prelazione per gli agricoltori e limiti di prezzi. L’On. Ulrike MULLER(ALDE), ha fatto luce sull’istanza di agire rispetto agli investitori che non hanno a che fare con l’agricoltura, poiché la pressione sulle aziende famigliari è in continua crescita. In Germania sono già presente tre leggi che dovrebbero sostenere l’agricoltore attivo e le piccole aziende, ma non funziona cosi. In concreto servono linee guida europee che riprendano quelle non vincolanti del Comitato delle Nazioni Unite per la Sicurezza Alimentare. Per l’On. Vladimir URUTCHEV(PPE), la terra è la fonte principale dell’alimentazione, ma essa non è un bene commerciabile come altri perché limitato, e devono essere garantiti sia sicurezza alimentare che possibilità di coltivazione per coloro che ne hanno davvero bisogno, produttori agricoli e agricoltori attivi. Bisogna definire cos’è la concentrazione della terra e considerare le autorità nazionali per la gestione della proprietà della terra. L’On. Bronis ROPE(V-ALE), ha affermato che tramite la riforma della PAC si possono mettere a punto delle salvaguardie, come la prevenzione dell’acquisto per interesse, sostenendo chi lavora effettivamente i terreni, definendo le priorità di chi 2 dovrebbe essere il primo ad acquistare il terreno. L’On. Philippe LOISEAU(ENF), ha concordato sul fatto che l’accaparramento della terra e la concentrazione di aziende siano un problema per l’Ue e le coltivazioni nazionali, in particolare in paesi in cui l’acquisto dei capitali stranieri lascia i coltivatori autoctoni in povertà, come in Romania. Le aziende più frammentate in Romania sono nelle mani di investitori di Paesi terzi e dell’Ue. Negli ultimi anni la superficie media per azienda è aumentata del 38%, anche in Polonia e Ungheria. I terreni in questione sono adibiti a monoculture, e nel contesto Ue l’1% delle aziende agricole controlla il 30% delle terre. Nei fatti la politica liberale permette l’accaparramento della terra, ma bisogna resistere all’ideologia liberistica secondo cui tutto è commercializzabile. Sempre in merito a quanto detto da LOISEAU, l’On. Jean-Paul DENANOT(S&D), ha aggiunto che la perdita di superficie agricola porta il rischio di allargamento delle aziende agricole. La successione delle aziende a livello famigliare a volte è inaccessibile per via dei prezzi, in Francia nella regione Limousin con l’aiuto di fondi europei si potevano acquistare dei terreni per installazioni di giovani agricoltori con affitto immediato e acquisto in un secondo momento. L’On. John Stuart AGNEW(FDD), ha dichiarato dalla parte britannica che non si accettano interferenze dell’Ue nel sistema agricolo inglese, e non tutto ciò che è grande è dannoso, oggi ci sono infatti grandi macchinari che ottimizzano i tempi e hanno apportato numerose migliorie. L’On. Ian JAKOVCIC(ALDE), favorevole a politiche Ue che mirino a distribuire la terra tra agricoltori medi o piccoli, ha portato in aula l’esempio del governo croato. Il governo croato non ha gestito in maniera ottimale la politica agricola, ci sono soprattutto territori statali che non vengono lasciate alla commercializzazione. A tal riguardo sarebbe necessario un orientamento comunitario cui fare riferimento. L’On. Martin HAUSLING(V-ALE), ha chiamato l’attenzione sulla differenziazione. Così come nella Germania est e ovest c’erano delle diversità, anche nel contesto europeo bisogna guardare in maniera differenziata ai singoli Stati membri. Ciò a cui si assiste in generale è che le aziende più grandi crescono sempre di più e le più piccole diminuiscono, ed è importante che coloro che investono nell’agricoltura solo finanziariamente non riducano allo stremo i veri agricoltori. L’On. Herbert DOFMANN(PPE), ha concordato sul fatto che sarebbe opportuno evitare proprietari che non si occupano di agricoltura. Secondo le statistiche a sud della Alpi sussiste invece il problema opposto: ci sono terre a multipla proprietà, e dunque la concentrazione può essere utile perché rende semplifica la gestione. Bisogna evitare proprietari che non si occupano di agricoltura. L’On. Luke Ming FLANAGAN(NGL), ha accusato il Commissario di foraggiare le grandi aziende europee con finanziamenti europei andando a scapito delle piccole e medie aziende agricole. L’Europa deve piuttosto rivedere la PAC nella concessione delle agevolazioni. L’On. Daniel BUDA(PPE), ha portato l’esempio rumeno. In Romania si è cercato di modificare la legislazione sulla vendita dei terreni, eppure il 45% dei terreni rumeni sono soggette a investimento straniero, in particolare Paesi terzi. Queste società 3 commerciali non si occupano della gestione dei terreni, ma mirano alla sovvenzione europea. L’On. Franc BOGOVIC(PPE), ha riportato il dato sloveno. In Slovenia ogni coltivatore ha in media 6,6 ettari, e c’è la possibilità per i giovani di creare aziende agricole. Nei paesi comunisti le terre erano nelle mani di un solo possidente, oggi non si può più accettare una situazione in cui un proprietario detiene appezzamenti sterminati, bisogna pensare a proprietà più frammentate e amministrate da piccoli e medi gestori, sempre valutando le varie situazioni nei diversi paesi. L’On. Marijana PETIR(PPE), ha sottolineato l’importanza di dover definire superfici ideali per ogni contesto agricolo su piano europeo, dando la priorità a chi fa uso dei terreni con una politica fiscale che agevoli l’accesso degli agricoltori. A chiudere il dibattito è stato il Dott. WISEMAN, DG FISMA, che si è espresso in merito alla libera circolazione dei capitali. La Commissione è del parere che la libertà di investimento sia un aspetto positivo che possa apportare migliorie anche all’agricoltura e allo sviluppo rurale con il supporto di un’accurata regolamentazione. Lo stato membro è libero di regolamentare il mercato agricolo se rispetta i principi del trattato europeo di base, cioè la non discriminazione sulla base della nazionalità. La libera circolazione del capitale riguarda anche il bene agricolo, così come la libertà di stabilimento. Gli investimenti trans frontalieri godono della mancanza di restrizioni, tuttavia il trattato lascia spazio allo stato membro per apportare provvedimenti che proteggano il terreno agricolo. La corte ha accettato che la libera circolazione di capitale venga limitata al fine di impedire le speculazioni e allo stesso tempo permettere che le aziende famigliari possano mantenere la loro conformazione tradizionale. Inoltre non bisogna dimenticare che gli investimenti esteri sono, seppure in crescita, esigui, la percentuale è dall’1 al 3%. In sintesi il primo punto da attuare nell’agenda è un’azione giuridica della Commissione sul regolamento agricolo, dal momento che alcuni Stati membri hanno adottato nuove normative per regolamentare il mercato del terreno e sono state riscontrate problematiche, come nel caso di Slovacchia e Ungheria, per le quali sono state inviate allerte di sollecitazione preventiva al ricorso alla corte di Lussemburgo. 5. Scambio di opinioni con un rappresentante del Forum mondiale sull’accesso alla terra e alle risorse naturali Il Dott. Michel MERLET, membro dell’Associazione ACTER, ha presentato l’esito del Forum mondiale sull’accesso alla terra e alle risorse naturali e l’attività della sua associazione legata all’ambiente. Non c’è stata la possibilità di far partecipare le istituzioni europee al dibattito, salvo qualche deputato. Undici anni dopo la riforma della FAO nel 2006, con difficoltà si è riusciti a convocare al Forum 170 paesi, ONG, organizzazioni varie e ricercatori universitari. Il resoconto dell’incontro è che sussiste una contraddizione tra la produzione capitalistica salariale e famigliare, a 4 livello sociale, economico (in termine di ricchezza di valore aggiunto per ettaro), ambientale (nella biodiversità e nella lotta al surriscaldamento globale). La produzione famigliare contadina varia a seconda del paese ma è più preziosa della grande produzione. Stando all’evoluzione attuale (concentrazione della proprietà nelle mani di sempre meno persone), si va incontro a rischi per l’umanità. La liberalizzazione degli scambi di prodotti agricoli è responsabile della situazione, poiché si mettono in concorrenza produttori con livello di produttività massicciamente superiore rispetto ai piccoli produttori. Il tipo di agricoltura con la produttività più importante è quella che produce poca ricchezza netta, benché sia la meno interessante per la società. Non meno importante è la questione urbana. A livello mondiale più del 50% della popolazione è urbana, pertanto non si può più ragionare sull’ agricoltura senza pensare al contesto urbano. Considerare la terra come capitale è errore, si devono favorire diverse regolamentazioni nei paesi per mercati di affitto e insediamento, avvicinando la città all’agricoltura. Tra i partecipanti al Forum si è discusso che è fondamentale neutralizzare le grandi lobby che agiscono sulle decisioni dell’UE. Si deve invece puntare a investire su giovani agricoltori, senza sostituirli con le logiche delle grandi società per azioni. Agli interventi di FANAGAN sull’impatto del TTIP e altri accordi commerciali e di MCGUINNESS sulla differenziazione delle politiche per la terra nei diversi Stati membri, MERLET ha replicato che: - Tutti gli accordi economici saranno potenzialmente catastrofici per lo sviluppo di ogni singola agricoltura, anche quelli con l’Africa. - Bisogna precisare di che dimensioni si parla in riferimento all’azienda famigliare. - La liberalizzazione quando applicata su cose diverse da merci può avere effetti devastanti, un giorno forse bisognerà ridiscutere alcuni dei pilastri della costruzione dell’Europa se ci si accorge di procedere verso il baratro. 9. Presentazione a cura di un rappresentante della Commissione (DG AGRI) sulla crisi del settore cerealicolo e di altre coltivazioni Un rappresentante incaricato della DG AGRI presente in aula ha riportato alcune cifre sul raccolto del 2016. La raccolta dei cereali del 2016 è stata qualitativamente e quantitativamente inferiore alle aspettative UE: si stimano 294 mila tonnellate, con il 5% in meno rispetto al 2015, e il 3% in meno rispetto alla media sui 5 anni. Queste sono le cifre europee, ma se si va ad analizzare i raccolti degli stati membri l’impatto è differenziato. La Francia, principale produttore di cereali e grano tenero, ha sofferto più di tutte a causa di precipitazioni e malattie a fine crescita, riportando la resa più bassa degli ultimi 30 anni, con il 24% in meno rispetto al 2015. Altri stati membri sono in una situazione simile: Danimarca, Estonia, Cipro, e Lettonia hanno registrato circa un 20% in meno di resa rispetto al 2015, ma anche Belgio, Irlanda, Grecia, Lituania. Nell’analisi specifica delle colture, il grano è il 5 cereale più colpito (meno 11% rispetto al 2015), l’ orzo -4%, grano tenero quasi 50%, il mais invece ha avuto una resa maggiore del +8%. Le cifre in questione sono drammatiche, e vengono smentite solo in altri stati membri, quali Spagna, Ungheria, Slovacchia. Nonostante il raccolto 2016 sia stato negativo, nei tre anni precedenti è stata fortunatamente registrata una produzione record, perciò il mercato risulta ancora in equilibrio. L’export cerealicolo europeo nel 2015 ha raggiunto livelli record toccando i 6,48 miliardi (5% export agricolo UE). I prezzi dei cereali UE sono allineati a quelli mondiali, perciò qualora i prezzi scendessero a livello globale l’impatto si sentirebbe immediatamente. Negli ultimi due anni i prezzi sono scesi circa del 50%. A tal riguardo, gli stati membri possono decidere di avviare le rispettive misure a livello nazionale, sebbene il settore cerealicolo sia ancora in una posizione relativamente buona senza particolari deficit strutturali e una visione di lungo periodo. Ma a partire dal 2020 la nuova PAC dovrà gestire i rischi in maniera migliore. Nel secondo pilastro della PAC, ossia lo sviluppo rurale, esiste un fondo di stabilizzazione dei redditi e il Commissario HOGAN nell’ambito della proposta omnibus ha avanzato altri elementi che potranno essere vantaggiosi per gli agricoltori. Gli europarlamentari si sono poi espressi in merito alle statistiche e ai numeri menzionati. L’On. Maired MCGUINNESS (PPE), ha chiesto quali sono le policy previste per la gestione dei rischi sul mercato, alla luce dell’annata disastrosa nel settore agroalimentare irlandese. Non si è fatto infatti riferimento ai sostegni immediati per i paesi colpiti, in un mercato globale in cui la volatilità è parecchia. Sempre sul caso irlandese, l’On. Matt CARTHY (GUE/NGLE) ha espresso forti perplessità. Il mercato è distrutto e la situazione peggiore tocca gli allevatori di latte. Se il governo irlandese annunciasse di voler fornire un pagamento forfettario per il raccolto perso, la Commissione avrebbe qualche obiezione? Altrimenti molti agricoltori sarebbero costretti a chiudere l’attività. Un altro mercato alimentare in crisi è quello estone. A tal proposito, l’On. Bronis ROPE (V-ALE) ha ricordato che i paesi baltici soffrono il riscontro dei casi di peste suina nel settore della carne e di prezzi molto bassi per il mercato del latte. Il raccolto 2016 è inoltre calato del 2%. Sulla situazione francese si è espresso l’On. Philippe LOISEAU (ENF), portando l’attenzione sul fatto che tutti i settori in Francia siano in rosso (-30% per cereali e colza). Il 20% degli agricoltori ha dichiarato che cesserà l’attività cerealicola. In queste condizioni, la Commissione ha dichiarato di essere fiduciosa nel futuro, dicendo poi c’è stato un calo del 50% per prodotti fitosanitari e concimi quando il dato reale è del 10%. Bisogna ripristinare con urgenza dei prezzi minimi per salvare il mercato agricolo dalla speculazione. 6 10. Scambio di opinioni con Phil Hogan, Commissario responsabile per l’agricoltura e lo sviluppo rurale, sugli elementi della PAC nell’ambito della cosiddetta “proposta omnibus” (COM(2016)605) Alla presenza della Commissione parlamentare e del Presidente della Commissione dei bilanci è intervenuto il Commissario per l’agricoltura Phil HOGAN per illustrare la “proposta omnibus”. La proposta omnibus fa parte della previsione del QFP(Quality Food Products), è parte fondamentale della revisione del WFP, atto a semplificare le regole sulla base di distribuzione dei fondi europei. La proposta omnibus si propone di semplificare e introdurre misure che abbiano successo senza cambiare l’orientamento delle politiche europee. Sebbene ci siano riserve da parte del Consiglio rispetto al processo legislativo, rimane l’intenzione di collaborare strettamente con Commissione e Parlamento affinché la proposta possa entrare in vigore nel gennaio 2018. La proposta omnibus nell’ambito PAC prevede in punti: - la stabilizzazione del reddito nello sviluppo rurale, conferendo agli Stati Membri la possibilità di operare su un settore specifico con la sicurezza di un sostegno nei momenti difficili di crisi come quella attuale; - la semplificazione di accesso a prestiti, crediti, capitale, soprattutto per i giovani agricoltori; - un’opzione di costi semplificati; - la riduzione delle procedure burocratiche; - Giovani agricoltori che spendano pienamente la dotazione al 2%, non mettendo a rischio le aziende più piccole - una maggiore flessibilità per gli stati membri nell’accesso ai fondi; - un minore livello di organizzazione a favore di maggiore flessibilità nel contesto del Regolamento OCM(Organizzazione Comune Mercati) inerente alle regole per recupero pagamenti non dovuti. La proposta omnibus è dunque importante poiché mira a semplificare i regolamenti agricoli. L’On. Albert DESS (PPE), ha dichiarato che il gruppo darà il suo contributo a omnibus, cercando si concretizzare la semplificazione in oggetto ed evitando di cadere in incresciosi grovigli burocratici. Sarà importante dividere la proposta omnibus, gli atti delegati son quindici e la cosa migliore sarà votarli separatamente. Il Commissario FINLAND, dopo aver dichiarato di aver incontrato il Ministro dell’agricoltura russa, ha precisato che rimane appannaggio dei ministri la decisione di riallacciare le relazioni. Si continuerà inoltre a lavorare dietro le quinte per i negoziati della Brexit. In relazione al bilancio, i massimali rimarranno fissi fino al 2020, con la concessione del 2% ai giovani agricoltori. I soldi stanziati servono a provocare un effetto moltiplicatore per gli agricoltori, assieme a soft loan e policy di stabilizzazione dei 7 redditi. La PAC è già stata emendata con l’esigenza di accogliere rifugiati e 395 milioni di euro sono stati spesi per fronteggiare i danni dell’embargo russo. I primi effetti si vedranno a inizio 2017, mentre molti agricoltori hanno già trovato nuovi mercati e opportunità e 32 paesi terzi hanno stretto legami con l’ortofrutta degli Stati Membri. La scadenza dell’omnibus sembra prevista per il 30 giugno 2017, affinché venga applicata a gennaio 2018. L’obiettivo attuale è di costituire una commissione congiunta con la Commissione per il controllo dei bilanci e la Commissione bilanci sulla base dell’ articolo 55 del Parlamento. LINK Ordine del Giorno: http://www.europarl.europa.eu/news/en/news-room/20161005IPR45627/committeeon-agriculture-and-rural-development-meeting-12102016-(am) Sessione pomeridiana: http://www.europarl.europa.eu/news/en/news-room/20161005IPR45664/committeeon-agriculture-and-rural-development-meeting-12102016-(pm) Eseguito da: Claudia Zecchin UNIONCAMERE DEL VENETO Delegazione di Bruxelles Av. de Tervueren 67 - B-1040 Bruxelles Tel. +32 2 5510490 Fax +32 2 5510499 E-mail to:[email protected] 8