aborto razziale - Casa del Giovane

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Il “genocidio nero” negli Usa, dove ogni 74 secondi un bambino di
colore viene abortito
www.zenit.org | Elisabetta Pittino | 16 luglio 2016
È “genocidio nero” l’aborto dei bambini di colore in Usa. La dura espressione è stata coniata dal cardinale
Wilfried Napier, arcivescovo di Durban, in tre tweet lanciati il 2 giugno scorso. Il porporato è noto per i suoi
‘cinguettii’ piuttosto forti su temi caldi di attualità. Quest’ultima dichiarazione è avvenuta poco prima dello
scoppio di varie violenze di stampo razziale negli Usa, la strage di Dallas, le violenze dei poliziotti su uomini
di colore, o in Italia, pensiamo all’omicidio di Fermo.
Le affermazione dell’arcivescovo di Durban mostrano le radici profonde di un problema, quello del
razzismo, che dopo secoli sembra non aver trovato soluzioni. “I neri non sono persone a norma delle leggi
civili” recitava una sentenza della Corte Suprema degli Stati Uniti del 1857, Dred Scott vs John F.A.
Sanford. La schiavitù, possibile proprio per questa ragione, fu poi abolita. Allo stesso modo la sentenza Roe
vs Wade introduceva l’aborto in Usa definendo l’embrione essere umano ma non ancora persona e per
questo sopprimibile.
Com’è possibile vincere la divisione razziale e trasformarla in differenza che arricchisce? Forse partendo
dall’accoglienza dell’altro, del più debole, del piccolo uomo. Se una società non è capace di accogliere un
bambino, come potrà accogliere sé stessa? Come possono i bianchi accogliere i neri e i neri accogliere i
bianchi se entrambi hanno paura di un piccolo bambino?
L’arcivescovo ha richiamato gli americani a fare qualcosa in merito al genocidio dei bambini afroamericani
mai nati. In proposito ha citato i dati del Guttmacher Institute, istituzione pro-aborto, che stima che ci siano
stati più di 57 milioni di aborti in Usa dal 1973, quando la Corte Suprema ha legalizzato l’aborto.
“Non è qualcosa per cui dobbiamo scusarci?”, ha twittato Napier. Il Guttmacher Institute mostra inoltre come
negli Stati Uniti il numero di aborti delle donne nere sia sproporzionatamente più alto rispetto a quello delle
donne bianche. Gli effetti dell’aborto sulle comunità di colore sono pertanto “devastanti”.
L’industria abortiva – si legge su Lifenews – ha come obiettivo proprio le donne nere. E anche la famigerata
Planned Parenthood è stata richiamata per avere specificatamente preso come target per l’aborto le donne
afro-americane, inserendo servizi abortivi nei loro quartieri.
Tale “genocidio nero”, utilizzando l’espressione di Napier, è particolarmente evidente a New York dove i dati
mostrano che i bambini neri abortiti sono più di quelli nati. Nel 2013, nella Grande Mela, ogni 1000 bambini
nati vivi, 1223 sono stati abortiti. Mentre su 1000 bambini bianchi nati ce ne sono 265 abortiti, e su 1000
bambini ispanici nati ce ne sono 517 abortiti.
In effetti, ricorda sempre Lifenews, la fondatrice della Planned Parenthood, Margaret Sanger, aveva alla
base del controllo delle nascite la filosofia eugenista che prevedeva, anche tramite l’aborto, il controllo delle
nascite dei meno “adatti” alla vita sociale, dei più deboli, quindi dei poveri e degli afroamericani. “La cosa più
misericordiosa che le famiglie numerose possono fare a uno dei loro bambino è di ucciderlo”, ha
affermato Sanger in diverse occasioni.
Walter B. Hoye II, un pastore di colore e presidente di Issues4LifeFoundation, ha recentemente sottolineato:
“Perché il nostro governo dovrebbe spendere 1,282$ per ogni aborto nero, quando la stessa cifra potrebbe
essere pagata per l’adozione di bambini? Se l’aborto è legale, mezzo miliardo di dollari potrebbe essere
speso meglio aiutando giovani donne di colore a mantenere i propri figli (nutrirli, vestirli educarli, dare loro
una casa), piuttosto che abortirli”. Citando i dati del Violence Policy Center, il pastore Hoye ha evidenziato
inoltre che il numero di aborti di afro-americani supera il numero degli omicidi di 69 a 1. Sulla base di
tali statistiche, quindi, ogni 74 secondi un bambino nero viene abortito in Usa.
Tale discriminazione razziale, purtroppo vera, reale, non ideologica né politically correct, va combattuta con
l’educazione all’accoglienza che parte dal concepimento, con una cultura che innanzitutto accetta le
differenze e non le nega perché nessun uomo o donna è uguale all’altro. Da questa consapevolezza bisogna
ripartire per scoprire, bianco o nero che sia, la meraviglia che sta proprio nell’altro da te.