ESCURSIONE AD ASSISI - Agriturismo in Umbria, Le Querce di Assisi
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ESCURSIONE AD ASSISI - Agriturismo in Umbria, Le Querce di Assisi
ASSISI E LA SPIRITUALITA’ Consigli Utili La città di Assisi dista dall’Agriturismo circa 7 Km (10 minuti) che potrete percorrere in macchina o in bicicletta. La zona non è coperta da servizi pubblici. Santa Maria degli Angeli si trova a 5 km da Assisi ed è collegata da servizi pubblici alla città. Si consiglia (onde evitare sanzioni) di posteggiare la macchina nei parcheggi custoditi come quello a Piazza Matteotti, Parcheggio San Francesco (vicinanze del cimitero), Parcheggio di Porta Nuova o a Piazza San Pietro. Ogni parcheggio è vicino a una zona specifica di Assisi ma da ognuno si può raggiungere a piedi o con le navette le zone interne e i vari monumenti. Dove Mangiare: In piazza Santa Chiara per una pizza o un panino (ci si può sedere al tavolo sulla piazza) Per pranzi o cene particolari OSTERIA PIAZZETTA DELL’ERBA (Vicino Piazza del Comune) 075 815352 Ristorante LA FORTEZZA (Piazza del Comune) 075 812418 Ristorante LA PALLOTTA (Piazza del Comune) 075 812649 In base alla stagione si consiglia sempre un abbigliamento comodo e scarpe comode (bisogna camminare un po!) Si rammenta che per l’accesso ai santuari ci sono limitazioni per l’abbigliamento (evitare pantaloni sopra al ginocchio, maniche troppo corte o scollature troppo pronunciate) Nei vari negozi e botteghe si consiglia l’acquisto di prodotti tipici e stoffe ricamate; per le ceramiche è preferibile Deruta (una gamma più vasta di prodotti a prezzi un po’ più bassi) Segnaliamo numerose manifestazioni che si svolgono ad Assisi durante l’anno segnalate nella sezione “EVENTI” o chiedendo un recepito Se avete bisogno di un Taxi…ad un prezzo ragionevole vi segnaliamo Paolo, un nostro amico 3356350090. Pag. 2 ASCESI E MISTICISMO UMBRIA, terra di grandi contenuti anagogici, patria della spiritualità nel mondo. ASSISI, presidio delle religioni, Casa dell’anima, Porta del Cielo. Chi pronuncia il suo nome < non dica Ascesi, che direbbe corto, ma Oriente, se proprio dir vole> (Paradiso, Dante Alighieri). Probabilmente il misticismo di questa terra, ai tempi del XIII sec., era noto in tutto il mondo progredito, a tal punto da indicarla come Porta del Cielo, Strada per il Paradiso. In effetti chi dal caos cittadino, lo stress, le preoccupazioni ed angosce quotidiane, dal grigiore della vita materiale, lo sconforto per lo smarrimento dei valori, le violenze e le iniquità sociali, stanco di inseguire illusioni ed ideali effimeri e falsi, come quelli incessantemente proposti dai mass-media, assetato di pace, verità e conoscenza, bisognoso di ritrovare sé stesso, si accosta con umiltà per la prima volta a questi luoghi santi, si sente pervadere da una inspiegabile serenità; d’improvviso si sente spettatore di un mondo arcaico che è dentro di lui, un mondo che conosce bene, ma che per la prima volta vede dal vero. Un mondo fatto di semplici cose: alberi, pietre, erba, pioggia, vento, forse anche freddo, fango, animali, insetti, povere case, azzurro e sole, forse anche caldo, ma per la prima volta ci si sente parte di essi e se ti soffermi a pensare più a fondo, in quel momento, che sembra dilatarsi nel tempo, comprendi la necessità e la bellezza di tutto ciò. Ecco finalmente ti senti nella tua dimensione vera: un granello nell’Universo. Tutto ha una ragione di esistere, anche tu, ma al contrario di quel che credevi prima, tu non sei il centro del creato, tu non sei la vita, tu non decidi e non comandi. E’ vero tu vivi, come ogni altra cosa, ma in simbiosi, in armonia con tutto il resto. Tu hai bisogno di tutto e tutto aspettava te! La vita è in ogni cosa e sopra di tutti, ecco perché la formica che potresti schiacciare col piede o l’ape che ti ronza intorno ha diritto alla vita. La loro vita è la tua! Un equilibrio perfetto e delicato. In un attimo, comprendi che la loro esistenza è importante quanto la tua. Ecco, sei perfettamente integrato con la natura e ti senti bene, ti senti a tuo agio, sereno e pieno di buoni propositi. Adesso puoi capire il perché della furia del vento, del freddo della neve, della rabbia di un lupo affamato, della profondità del mare e della maestosità delle montagne e se guardi un uccellino volare o un gatto passare, li senti vicini ed amici e ti verrebbe di dirgli <…ehi, amici, come và ? > . Per la prima volta ti senti in armonia con la natura, la rispetti, la ami e comunichi con essa! Ora sì, ora forse riesci a parlare agli alberi, alla pioggia, agli uccelli, ai lupi, agli insetti, al sole. Puoi sentire anche la loro voce; non è un miracolo, in quel momento hai compreso, e vivi in comunione con l’Universo; ti senti pieno di te e felice, felice di essere al mondo. Per un attimo percepisci anche il senso dell’infinito e dell’eterno: i tuoi occhi non possono vedere al di là, ma il tuo cuore ha la precisa consapevolezza che oltre c’è di più, che ogni cosa è più di quel che vedi. Respiri a pieni polmoni ed il petto ti si riempie di speranza, forse certezza di essere parte di un mondo eterno e senza fine, oltre i tuoi cinque sensi mortali. Devi solo, umilmente, come S. Francesco, assecondare con spirito di servizio l’unica legge della Natura: rispetta la Vita!. < Beati i poveri di spirito, perché di loro è il regno dei cieli>. Roberto D’Arrigo PAG. 3 P ESCURSIONE AD ASSISI E DINTORNI La chiesa SANTA CHIARA DI ASSISI viene costruita in stile gotico italiano fra il 1257 ed il 1265, lungo l'asse viario che collega Porta Nuova a S.Francesco. La basilica di Santa Chiara di Assisi, realizzata con la tipica pietra rosa estratta dalle cave del Monte Subasio, contiene preziosi affreschi risalenti al periodo che va dal XII al XIV secolo. Nella I cappella a destra lungo l'unica navata di Santa Chiara di Assisi, terminante in transetto e abside poligonale, si può ammirare il Crocifisso, che secondo la tradizione, avrebbe invitato S.Francesco nella chiesa di S.Damiano a "rifondare la Chiesa". Questa cappella e la successiva sono i resti della preesistente chiesa di S.Giorgio e come tali rappresentano la zona più antica dell'edificio. Nella cripta si conservano i resti terreni di Santa Chiara di Assisi e alcune reliquie particolarmente ben conservate: un saio di San Francesco ed una veste realizzata dalla Santa fra le altre. Dalla Piazza antistante la Chiesa, caratterizzata dalla presenza degli archi rampanti sul fianco dell'edificio e dalla facciata con rosone centrale, si può godere di un vasto panorama, tanto che nelle giornate di cielo terso, si può abbracciare in un solo sguardo la valle umbra da Montefalco a Perugia PIAZZA DEL COMUNE: E' il centro della città, il fulcro della vita sociale, culturale e politica di Assisi. Ben curata (come d'altra parte è tutto il centro storico) i suoi palazzi sono stati testimoni, durante i secoli di tutte le vicende cittadine. TEMPIO DI MINERVA: L'elegante facciata con sei colonne scanalate e capitelli corinzi è ciò che di più imponente rimane di Assisi in età romana. Il tempio dedicato alla dea Minerva è stato trasformato nell'interno in una chiesa cristiana (Santa Maria sopra Minerva) e risale al I secolo dopo Cristo.In passato fu sede del Capitano del Popolo FORO ROMANO: Vi si possono ammirare iscrizioni, epigrafi, sarcofagi, tronchi di colonne, statue, capitelli di epoca romana. Dopo la sala d'ingresso (Cripta di San Nicolò) si penetra in un lungo e suggestivo corridoio che conduce a quella che era l'antica piazza con la pavimentazione e il basamento di un tempio. L'area archeologica è stata recentemente ristrutturata per una migliore fruizione da parte del pubblico. TORRE DEL POPOLO:È a pianta quadrata e la costruzione risale alla seconda metà del Duecento. Ma fu costruita a più riprese; infatti nel 1305 fu portato a compimento l'ultimo piano. L'orologio venne installato nella metà del XV secolo. La Torre è stata sede del Catasto Comunale e del Collegio del Notari. Nel 1926 fu collocata la Campana delle Laudi, del peso di 40 quintali, donata ad Assisi dai Comuni d'Italia. In essa è inciso il Cantico delle Creature. Pag. 4 SAN PIETRO: I primi documenti relativi alla chiesa di San Pietro risalgono agli ultimi anni del X secolo, tuttavia, si ritiene che l’attuale aspetto sia il frutto di un pesante lavoro di ristrutturazione avvenuto intorno al 1255 d.C. Parcheggio consigliato Parksì San Pietro Custodito a pagamento In alcuni codici comunali infatti, viene riportato il fatto che fu Innocenzo IV nel 1254 d.C. a celebrare la consacrazione della cattedrale. La chiesa mostra un impianto tipico dell’edificio romanico-umbro del XIII secolo, con i segni caratteristici dell’ordine benedettino, ancor più evidenti se si pensa al timpano che in origine ne culminava la facciata e che fu demolito in seguito ad un terremoto nel XIX secolo. Benché questo possa sembrare un fatto di poco conto, va fatto notare come, l'appartenenza all’ordine benedettino costituisca per questo edificio il segno di maggiore identità nel panorama degli altri luoghi di culto di Assisi, infatti, a seguito di un editto del XIII secolo, nella città non fu più permesso costruire ad ordini religiosi che non fossero quello francescano. La facciata rettangolare, nella caratteristica pietra rosa del Monte Subasio, è divisa orizzontalmente da un cornicione e verticalmente da lesene, in modo da individuare tre aree superiori e tre inferiori rispettivamente occupata da rosoni e portali di ingresso. L'interno austero, in pietra, è organizzato in tre navate con presbiterio leggermente rialzato e cripta; delle tre absidi che in origine costituivano la parte posteriore della chiesa ne rimangono accessibili solamente due. La cupola che per un certo periodo fu anche decorata con smalti in terracotta, deve la sua forma ad una struttura, oggi in vista, costituita da una serie di scalini concentrici. ROCCA: Documentata per la prima volta nel 1174, la Rocca era stata costruita come castello feudale tedesco. Federico di Svevia, il futuro imperatore Federico II vi passò alcuni anni della sua infanzia (fu infatti battezzato ad Assisi nel 1197, all‘età di tre anni), affidato alle cure di Corrado di Urslingen. Un anno più tardi, durante un‘assenza di Corrado, durante dei moti popolari indipendentisti, la Rocca fu distrutta dagli Assisani. Soltanto nel 1367 il Cardinale Albornoz la ricostruì riutilizzando le mura merlate esterne occidentali e parti delle mura interne. Nel 1458 il Signore di allora, Jacopo Piccinino, fece costruire il torrione dodecagonale e il lungo muro di collegamento; Papa Sisto IV restaurò il mastio nel 1478 e Paolo III fece erigere nel 1535-38 il torrione circolare vicino all‘ingresso. SAN RUFINO: fu dato inizio alla costruzione nell'anno 1140, l'attribuzione diretta è per l'architetto Giovanni da Gubbio. La Chiesa destinata a raccogliere del Vescovo Martire San Rufino, che predicò il Vangelo in Assisi nella prima metà del III secolo ed affogato nel fiume Chiascio. La facciata è divisa verticalmente in tre parti da lesene, corrispondenti alle tre navate interne; orizzontalmente in tre zone delimitate da cornici dai tipici archi romanici. Nella fascia inferiore, divisa in tre riquadri, si aprono tre portali ad arco con leoni e grifi stilofori. Il campanile è degno coronamento della facciata, è costruito su una robusta fondazione romana. Parcheggio consigliato: Piazza Matteotti, custodito a pagamento. Pag. 5 CHIESA DI S. DAMIANO La chiesa di San Damiano CCHIESA DI S. DAMIANOHIESA DI S. DAMIANO S. DAMIANO non riveste ovviamente una grande importanza dal punto di vista artistico, specie se la si mette a confronto con alcune delle basiliche di Assisi, tuttavia è un luogo a cui indissolubilmente sono legate le vicende terrene sia di San Francesco che di Santa Chiara. In questo oratorio campestre, appena fuori le mura del paese, nell'estate del 1205 d.C. San Francesco sentì il Crocifisso, che oggi viene custodito nell’omonima cappella della chiesa di Santa Chiara, esortarlo a restaurare la Chiesa; nella grotta sotto l'edificio, il Santo si nascose dal padre che ne ostacolava la scelta monastica. Qui Santa Chiara trascorse la sua esperienza monastica a partire dal 1212 d.C. e fondò l’ordine delle Clarisse; nella "capannuccia di stuoie in un angolo della casa" San Francesco scrisse la prima bozza del Cantico delle Creature, e nel dormitorio di San Damiano, Santa Chiara spirò l'11 Agosto del 1253 d.C. appena due giorni dopo la visita di Papa Innocenzo IV. Quello che maggiormente colpisce del luogo è il silenzio, ed il senso di distacco che chiunque avverte passando dal paese a questa chiesa; San Damiano dista, dopo tutto, poco più di un chilometro dalla Basilica di San Francesco, ma, forse per i campi di olivi che lo circondano, o forse perché è visitato più dai pellegrini in preghiera che dai semplici turisti, la distanza sembra molto maggiore. La facciata della chiesa è caratterizzata da un portico che permette l’accesso sulla destra alla cappella di San Girolamo dove sono ospitati alcuni affreschi di Tiberio di Assisi databili fra il 1517 ed il 1522 d.C. L'interno ad una navata ed abside decorata di affreschi del XIV secolo contiene un coro ligneo dei primi anni del XVI secolo ed una copia dell’originale Crocifisso. All'interno del convento sono presenti una Crocifissione di Pier Antonio Mezzastris del 1482 d.C., nel refettorio alcuni affreschi di Dono Doni e, nel chiostro, le opere di Eusebio da San Giorgio del 1507 d.C. raffiguranti "San Francesco che riceve le stigmate" e "l’annunciazione". TUGURIO DI SAN FRANCESCO: Posto alle pendici del monte Subasio, il Santuario di Rivotorto, costruzione che ingloba l’omonimo Tugurio, è forse il luogo più famoso, dopo la Porziuncola, al quale sono legati i commoventi inizi del Movimento francescano. Francesco, insieme ai primi frati, scelse di vivere presso il suddetto Tugurio intorno al 1209. La scelta non fu casuale: limitrofi, erano i lebbrosari di San Lazzaro in Arce (poi Santa Maria Maddalena) e di San Rufino in Arce. Lì si poteva accedere molto comodamente, per mettersi al servizio di questi fratelli bisognosi e abbandonati dagli uomini, e nello stesso tempo vivere ad una certa distanza, per evitare il contagio. La presenza, poi, presso il Tugurio di un serpeggiante torrente (rivo-torto) offriva un contributo enorme, per risolvere tutti quei problemi che la vita umana poteva presentare ogni giorno. Pag. 6 BASILICA DI SANTA MARIA DEGLI ANGELI È uno dei templi più grandi della cristianità. Misura 75 metri di altezza (alla sommità della cupola), 126 metri di lunghezza e 65 di larghezza. L'inizio della costruzione ha una data ben precisa: il 25 marzo del 1569. A porre la prima pietra fu il vescovo di Assisi Filippo Geri. Il progetto fu redatto dall'architetto perugino Galeazzo Alessi (al quale dettero consulenza il Vignola e Giulio Danti). I lavori ebbero termine solo nel 1679. La base della facciata venne gettata alla fine del Cinquecento. Essa riportò notevolissimi danni in seguito al sisma del 1832. Venne ricostruita da Luigi Poletti. L'attuale facciata in stile neorinascimentale con il portico fu aggiunta in questo secolo, tra il 1924 e il 1930, su disegno di Cesare Bazzani. Nel 1930 venne pure collocata la statua aurea della Madonna degli Angeli, opera dello scultore Colasanti, e che fece parlare di sè nel 1948 quando molti pellegrini giurarono di averla vista muovere. Il piazzale antistante ha trovato sistemazione solo nel 1950 (arch. Nicolosi). La cupola, sempre di Galeazzo Alessi, venne terminata nel 1680. Nello stesso periodo, con alcune varianti notevoli rispetto al progetto originario, venne portato a compimento il campanile Da san Pio X fu elevata alla dignità di Basilica Patriarcale, con Cappella Papale e le fu confermato il titolo di "Capo e Madre di tutto l'Ordine dei Frati Minori" L'interno a tre ampie navate di armoniosa bellezza nel perfetto ordine dorico fu ricostruito in gran parte da L. Poletti (1836-40), dopo il crollo per il terremoto del 1832 che lasciò miracolosamente illesa la cupola e la Porziuncola. Sui pennacchi della cupola, quattro affreschi di F. Appiani (1757): Vestizione di S. Chiara, Donazione della Porziuncola a S. Francesco, S. Francesco ascolta in Porziuncola il Vangelo della perfetta rinunzia, Estasi di S. Bonaventura mentre scrive la vita di S. Francesco. Importanti resti archeologici sono emersi recentemente: il coro primitivo dietro la Porziuncola (visibile sotto il pavimento); pavinienti che probabilmente appartennero al primo convento in muratura sorto presso la Porziuncola (inclusi nella nuova cripta). Il nuovo presbiterio è opera dell'architetto B. Apollonj-Ghetti; le statue in bronzo dorato che decorano l'altare papale e la croce sono di E. Manfrini; i bassorilievi degli amboni sono di T. Fiedler. Isolata, per invitare al raccoglimento e alla preghiera, è la Cappella del Ss. Sacramento con accesso dal transetto a sinistra della Porziuncola. Nelle cappelle, decorazioni e dipinti siecenteschi del Pomarancio, degli assisani Sermei e Giorgetti, del Salimbeni, dell'Appiani, del Maggeri, dei fratelli Zuccari. Abside Il progetto che prevedeva un'abside quadrata fu sostituito e ne venne edificata una a pianta semicircolare. Di recente il presbiterio è stato sopraelevato per consentire l'apertura della cripta. Ciò che nell'abside viene esaltato è il Coro ligneo, iniziato nel 1689 e portato a compimento soltanto dai frati sotto l'attenta guida di fra Luigi da Selci. È in legno di noce. Al centro primeggia, l'altare papale opera dell'architetto Apolonj-Ghetti con bassorilievi di E. Manfrini. ll Coro della Basilica e il Pulpito (di fronte alla cappella del Transito) sono opera di paziente intaglio eseguito da Francescani nel sec. XVII Pag. 7 LA PORZIUNCOLA La Cappella, di antica costruzione e venerata per apparizioni angeliche in essa avvenute, apparteneva al monaci Benedettini del Subasio. Era situata nella zona denominata "Portiuncula". In seguito il nome della terra passò a designare la chiesina stessa. Rimasta per lungo tempo in abbandono, fu restaurata da S. Francesco, il quale comprese qui chiaramente la sua vocazione e qui fondò l'Ordine dei Frati Minori (1209), "fissando qui la sua dimora - dice S. Bonaventura - per la riverenza che aveva verso gli Angeli e per il grande amore alla Madre di Cristo", cui la chiesina era dedicata. Dai Benedettini ottenne in dono il luogo e la cappella per farne il centro della sua nuova istituzione. Il 28 marzo 1211 Chiara di Favarone di Offreduccio vi ricevette dal Santo l'abito religioso, iniziando l'Ordine delle Clarisse. Nel 1216, in una visione, Francesco ottenne da Gesù stesso l'indu1genza del Perdono d'Assisi, che fu approvata dal Papa Onorio III ed è lucrabile da tutti i fedeli quotidianamente per tutto l'anno. Alla Porziuncola, che fu ed è il centro del francescanesimo, S. Francesco adunava ogni anno i suoi frati nei Capitoli (adunanze generali), per discutere la Regola e perché si accendessero di nuovo fervore. È celebre il Capitolo delle Stuoie al quale convennero oltre cinquemili frati (1221). Interno della Porziuncola Conserva tutta la freschezza della primitiva austerità francescana. Le pietre rozzamente squadrate sembrano ricordare la mano inesperta del giovane restauratore Francesco. Ma nei loro riflessi c'è quasi l'eco della preghiera incessante che da secoli si eleva verso il cielo da questa "piccola porzione" della terra. Milioni e milioni di anime hanno varcato questa "porta di vita eterna" e si sono prostrate qui per ritrovare la pace e il perdono nella grande Indulgenza della Porziuncola. Le condizioni per acquistare il Perdono sono quelle prescritte per tutte le le indulgenze plenarie e cioè: 1) Visita al Santuario con la recita di un Pater e Credo; 2) Confessione sacramentale e S. Comunione; 3) Preghiera secondo l'intenzione del Sommo Pontefice (per esempio Pater, Ave e Gloria). Tavola di prete Ilario La pittura sull'altare è di prete llario da Viterbo (1393). Al centro,Annunczazione diMaria; intorno (da destra, in basso) Miracolo delle rose, Concessione, Approvazione e Pubblicazione della celebre Indulgenza. Notevole, in alto, il momento dell'apparizione di Gesù e della Madonna al Santo inginocchiato che implora il grande privilegio. In Porziuncola, si celebrano con particolare solennità, oltre le feste del "Perdono", dell'Assunta, di S. Francesco, dell'Immacolata e tante altre giornate che richiamano folle di fedeli, la Giornata di Preghiera per i devoti del Santuario, il 25 marzo (in questa circostanza, da tutto il mondo, giungono Lettere alla Madonna degli Angeli) e la Giornata per commemorare i devoti defunti, la seconda domenica di novembre Pag. 8 S AN F RANCESCO DI A SSISI La chiesa di S.Francesco sorge oggi là dove il Santo aveva scelto di essere sepolto, nella zona di Assisi che nel medioevo era nota come "colle dell'inferno", ovvero il luogo che in quell'epoca era destinato alle esecuzioni pubbliche. Il cantiere della Basilica di San Francesco fu aperto nel 1228 per volontà di Papa Gregorio IX e grazie all'attività di frate Elia, vicario dell' ordine scelto dallo stesso San Francesco. Furono sufficienti solo due anni per terminare la struttura architettonica della Basilica inferiore di Assisi e solo altri sei per inaugurare la Basilica superiore di San Francesco. L'aspetto attuale della basilica di San Francesco è tuttavia il frutto di vari interventi fra cui è bene ricordare la realizzazione del campanile con cuspidi (1239), la costruzione di un portico antistante la Basilica inferiore ('400) e di un atrio in pietra ancora per il portale della Basilica inferiore (1445), l'eliminazione delle cuspidi dal campanile (1518). L'edificio è oggi composto da due chiese sovrapposte, quella superiore ha aspetto gotico, luminoso e slanciato , quella inferiore invece, a cui si accede attraverso un portale gotico del 200, è bassa ed austera. Qui l'interno ad una navata con transetto ospita gli straordinari "affreschi allegorici" di Giotto, la "Madonna Angeli e San Francesco" e i "Cinque Santi" di Simone Martini, gli "Episodi della vita e della passione di Cristo", la "Madonna e Santi" e le "Stigmate" di Lorenzetti. Ancora opere di Simone Martini e Giotto sono rispettivamente nella prima cappella destra con la "Vita di San Martino" e nella terza con "Santi e storie della Madonna". Nel 1818 in seguito agli scavi sotto l'altare furono riportate alla luce e, dopo attento esame ufficialmente riconosciute, le spoglia del Santo; solo due anni più tardi, per volontà del Papa Pio IX, fu avviata la costruzione della cripta in stile neoclassico nella Basilica inferiore. L'aspetto attuale è tuttavia il frutto di un'opera di semplificazione avvenuta intorno al 1920. La chiesa superiore ad una sola navata con abside e raffinate vetrate del 1200 è affrescata con il ciclo "La vita del Santo" di Giotto realizzato fra il 1296 e il 1300, con le "Storie del Vecchio e Nuovo Testamento" della scuola del Cimabue e nel transetto, nella crociera e nell' abside con affreschi dello stesso Cimabue risalenti al 1277 oltre ad opere di altri maestri quali Cavallini e Torriti. Pag. 9 Basilica di San Francesco La prima pietra per la Chiesa Inferiore la posò Papa Gregorio IX il giorno succesivo alla canonizzazione del Santo in data 17 luglio 1228. Due anni più tardi, il corpo del Santo, deposto nel frattempo a S. Giorgio (la futura chiesa di S. Chiara), fu trasportato e sepolto in gran segreto (per paura di cacciatori di reliquie) nella chiesa non finita. L‘inizio dei lavori per la Chiesa Superiore non è tramandato, però dovrebbe essere successivo all‘abdicazione da Generale dell‘Ordine di Frà Elia nel 1239, che fino ad allora aveva diretto i lavori della chiesa inferiore romanica. Le due chiese furono comunque consacrate da Papa Innocenzo IV nel 1253, anno in cui non erano ancora iniziate le decorazioni a fresco successive. In quell‘anno non era stata ancora innalzata la piazza antistante la facciata: una scalinata rampante conduceva al portale gotico gemino, sovrastato da un grande rosone contornato dai simboli dei quattro Evangelisti, a sua volta chiuso da un timpano con oculo centrale. I torrioni circolari laterali servono come pilastri di sostegno, quelli vicino al coro fungono anche da scala. La loggia da benedizione sul lato sinistro della facciata, al di sopra del muro di sostegno rampante, fu aggiunta nel 1754, quando la chiesa fu elevata a rango di basilica. Davanti al portale d‘ingresso gotico gemino della chiesa inferiore, nel 1487 fu aggiunto il portico ad opera di Francesco da Pietrasanta; anche il colonnato della piazza inferiore risale al XV secolo, così come l‘Oratorio di San Bernardino di fronte al portico della chiesa inferiore, costruito per il Terz‘Ordine, modificato all‘interno nel XVII secolo. Essendoci poco spazio sulla collina scelta per il complesso, furono necessari i maestosi muri di sostruzione per reggere gli edifici conventuali e il palazzo papale eretti nel XIII secolo, ampliati nel XIV sec. e, da parte del papa francescano Sisto IV, nel 1472-74. Nella Chiesa Inferiore si accede per primo ad un transetto creato in una seconda fase della costruzione (1280-1300), in seguito ampliato con cappelle sul lato opposto all‘ingresso tra il 1350 e 1400. Da questo si diparte la navata unica, coperta con volte a crociera, che finisce in un‘abside semicircolare, preceduto da un transetto con volta a botte (nei bracci laterali). Tra il 1300 e il 1350 lungo tutta la navata ed ai lati del transetto furono aperte delle cappelle, mutilando i dipinti che già ricoprivano le pareti del transetto. A metà della navata, delle scale conducono alla cripta contenente il sarcofago del Santo, scoperto solamente nel 1818. La cripta fu realizzata nel 1822 su progetto di Pasquale Belli, ristrutturata poi negli anni 1925-32 in forme romaniche da Ugo Tarchi. Pag. 10 Sulla parete sinistra del transetto d‘ingresso, accanto alla Cappella di S. Sebastiano, un affresco del gotico internazionale, Madonna della Salute con i Ss. Antonio Abate, Francesco e Rufino, di Ceccolo di Giovanni (inizio XV sec.). Di fronte, un monumento sepolcrale gotico della famiglia fiorentina Cerchi dell‘inizio del XIV secolo. Più avanti, sullo stesso lato, monumento funebre (1320-30), forse per Giovanni di Brienne o Filippo de Courtenay, imperatore latino di Constantinopoli e re titolare di Gerusalemme. Lo stile è simile al sepolcro in S. Domenico a Perugia e a quello di Arnolfo di Cambio in S. Domenico ad Orvieto. Segue la Cappella di S. Antonio Abate, con il sepolcro del Duca di Spoleto Blasco Fernandez e di suo figlio Garcia, entrambi assassinati nel 1367. Da qui si accede all‘esterno nell‘antico cimitero dei Frati Minori con un chiostro a due ordini. Il transetto termina con la Cappella di S. Caterina d‘Alessandria, costruita dal Gattapone nel 1367 su commissione del Cardinale Albornoz, che vi fu inizialmente sepolto. Gli affreschi della Vita di S. Caterina sono opera di Andrea da Bologna (1368). Sul lato sinistro troviamo un ritratto del cardinale. Il ciclo pittorico della navata, in gran parte a tempera, eseguito intorno al 1260 da un ignoto autore, chiamato in seguito Maestro di S. Francesco, contrappone delle scene della vita di S. Francesco (sul lato sinistro) a scene correlate della vita di Cristo (lato destro). La successiva apertura delle cappelle laterali ha tagliato diverse scene a metà. I dipinti, anche se deteriorati, sono latestimonianza più importante di decorazione parietale di scuola toscana prima dell‘avvento di Cimabue. L‘altare maggiore risale al 1230, il baldacchino invece al XIV secolo. Originariamente era contorniato da 12 colonne, in evidente analogia con il Sacro Sepolcro di Gerusalemme, eliminate nel 1870. Le vele della volta (1315-20) raffigurano Apoteosi di S. Francesco e Allegorie dell‘obbedienza, della povertà, e della castità ad opera del cosiddetto Maestro delle Vele. Il ciclo pittorico del braccio destro del transetto (Infanzia di Cristo, Miracoli postumi di S. Francesco) è meno unitario, riconducibile in parte alla bottega di Giotto (1315-20), inoltre vi si trova, di Cimabue, „Madonna in trono con angeli e S. Francesco“ (1280), e di Simone Martini (1321-26) „Madonna col Bambino e due Re Magi“ e „S. Francesco, S. Ludovico di Tolosa, S. Elisabetta di Turingia, S. Chiara e santo ignoto“. Il braccio destro del transetto invece è stato decorato completamente da Lorenzo Lorenzetti e dalla sua bottega (1315-30). Rappresenta il tema iconografico della „Passione di Cristo“. Dello stesso autore, ripetuto anche nella contigua Cappella di S. Giovanni Battista, „Madonna col Bambino con S. Francesco e S. Giovanni Battista“. Nell‘abside, originariamente affrescata con un‘allegoria della crocefissione, ora le pareti sono decorate da Cesare Sermei di Orvieto(1623) con un „Giudizio universale“. Notevole il coro gotico ligneo (1471) di Apollonio Petrocchi da Ripatransone, codiuvato da Tommaso di Antonio Fiorentino e Andrea da Montefalco. Delle cappelle sul lato destro della navata, S. Ludovico di Tolosa e S. Stefano, con affreschi di Dono Doni (1575) e vetrata attribuita a Simone Martini; S. Antonio di Padova, con affreschi di Cesare Sermei (1610); S. Maria Maddalena, è quest‘ultima che merita maggiormente grazie al ciclodi affreschi della bottega di Giotto (intorno 1320), raffigurante la vita della Santa. Pag. 11 Sul lato sinistro invece, spicca la Cappella di S. Martino con le bellissime decorazioni di Simone Martini (1321-26), particolarmente armoniose, con la vita di S. Martino e ritratti di S. Antonio di Padova, S. Francesco, S. Luigi di Francia, S. Ludovico di Tolosa, S. Chiara, S. Elisabetta di Turingia, S. Maria Maddalena e S. Caterina d‘Alessandria. Dai due lati del coro, delle scale salgono al terrazzo prospiciente il chiostro grande retrostante, costruito nel 1476 su richiesta di Papa Sisto IV. Da qui si accede, oltre che alla Chiesa Superiore, al Museo del Tesoro, contenente, oltre a reliquiari, manoscritti e paramenti sacri di eccezionale valore, delle opere del XIII secolo e due sinopie, di Simone Martini e di Jacopo Torriti. Nelle sale adiacenti è sistemata la Collezione Perkins, preziosa raccolta di tavole del XIV e XV secolo. Si distinguono: un frammento con „S. Francesco“ del Beato Angelico (~1430), „S. Rocco“ di Nicolò Alunno e „S. Francesco che riceve le stimmate“ di Antoniazzo Romano. Lo schema della pianta della Chiesa Superiore ricalca esattamente quello originario della chiesa inferiore sottostante. La navata unica termina con due bracci laterali e un‘abside, qui poligonale. Ma mentre la chiesa inferiore con le sue architetture massicce da l‘idea di una cripta, la chiesa superiore, slanciata e luminosa, si presenta in uno stile gotico, influenzato da quello francese, però con una sua spiccata originalità italiana. Il soffitto dell‘intera chiesa è coperto da volte a crociera e una galleria la percorre per tutto il perimetro sotto le finestre a metà altezza. Salendo per le scale dalla chiesa inferiore, si accede a quella superiore all‘altezza del transetto e del coro. Ad eccezione della parte alta destra della crociera, dove già nel 1267-70 un Maestro Gotico ed un Maestro Romano avevano iniziato la decorazione, è stato dipinto totalmente da Cimabue e dalla sua bottega (~1280). Braccio sinistro: „Crocifissione“, cinque „Scene apocalittiche“ e „S. Michele e il drago“. Abside: „Storia di Maria“; il coro ligneo intagliato ed intarsiato è opera di Domenico Indivini (1491-1501). Braccio destro: „Episodi della vita di S. Pietro“ e „Crocifissione“. Volta della crociera: „Quattro Evangelisti“.Le pareti della navata sono caratterizzati da un ciclo sopra alla galleria di 34 riquadri del Vecchio e del Nuovo Testamento (rispettivamenta a destra e a sinistra), attribuiti a pittori della scuola romana e quella di Cimabue, ad eccezione delle scene della vita di Isacco, ritenuti opera del giovane Giotto (1290-95). La volta della terza campata della navata presenta 4 medaglioni dipinti da Jacopo Torriti, con Cristo, Maria, Giovanni Battista e Francesco. Nella prima campata invece hanno trovato posto i „Quattro dottori della Chiesa“, Geronimo, Agostino, Gregorio ed Ambrogio, attribuiti o al giovane Giotto o ad un suo seguace. Nelle pareti sotto alla galleria, 28 riquadri narrano la vita di S. Francesco (ispirato alla „La Vita di S. Francesco“ di S. Bonaventura). L‘attribuzione di questo ciclo a Giotto non è affatto univoca; considerando le differenze con le scene di Isacco, è più probabile che siano stati eseguiti da altri su suo progetto. Le finestre policrome furono i primi elementi decorativi eseguiti nella chiesa. Mancando all‘epoca in Italia l‘esperienza di tale produzione, per quelle più antiche (del coro) ci si rivolse a una bottega tedesca, in seguito (per il braccio sinistro della crociera) ad una francese; quelle del braccio destro e della navata vengono attribuiti invece alla bottega del Maestro di S. Francesco. Pag. 12 Orario di apertura della Basilica: Ora solare Basilica Inferiore 06.00 - 18.00 Basilica Superiore 08.30 - 18.00 Ora legale Basilica Inferiore 06.00 - 18.45 Basilica Superiore 08.30 - 18.45 Sante messe Orario feriale 07.00/11.00/17.00 (orario legale 18.00) Orario festivo Basilica inferiore 07.30/09.00/10.30/12.00/17.00/18.30 VITA DI SAN FRANCESCO San Francesco d'Assisi nacque ad Assisi nel 1182 ca. e morì nel 1226. Giovanni Francesco Bernardone, figlio di un ricco mercante di stoffe, istruito in latino, in francese, e nella lingua e letteratura provenzale, condusse da giovane una vita spensierata e mondana; partecipò alla guerra tra Assisi e Perugia, e venne tenuto prigioniero per più di un anno, durante il quale patì per una grave malattia che lo avrebbe indotto a mutare radicalmente lo stile di vita: tornato ad Assisi nel 1205, Francesco si dedicò infatti a opere di carità tra i lebbrosi e cominciò a impegnarsi nel restauro di edifici di culto in rovina, dopo aver avuto una visione di san Damiano d'Assisi che gli ordinava di restaurare la chiesa a lui dedicata. Il padre di Francesco, adirato per i mutamenti nella personalità del figlio e per le sue cospicue offerte, lo diseredò; Francesco si spogliò allora dei suoi ricchi abiti dinanzi al vescovo di Assisi, eletto da Francesco arbitro della loro controversia. Dedicò i tre anni seguenti alla cura dei poveri e dei lebbrosi nei boschi del monte Subasio. Nella cappella di Santa Maria degli Angeli, nel 1208, un giorno, durante la Messa, ricevette l'invito a uscire nel mondo e, secondo il testo del Vangelo di Matteo (10:5-14), a privarsi di tutto per fare del bene ovunque. Tornato ad Assisi l'anno stesso, Francesco iniziò la sua predicazione, raggruppando intorno a sé dodici seguaci che divennero i primi confratelli del suo ordine (poi denominato primo ordine) ed elessero Francesco loro superiore, scegliendo la loro prima sede nella chiesetta della Porziuncola. Nel 1210 l'ordine venne riconosciuto da papa Innocenzo III; nel 1212 anche Chiara d'Assisi prese l'abito monastico, istituendo il secondo ordine francescano, detto delle clarisse. Intorno al 1212, dopo aver predicato in varie regioni italiane, Francesco partì per la Terra Santa, ma un naufragio lo costrinse a tornare, e altri problemi gli impedirono di diffondere la sua opera missionaria in Spagna, dove intendeva fare proseliti tra i mori. Nel 1219 si recò in Egitto, dove predicò davanti al sultano, senza però riuscire a convertirlo, poi si recò in Terra Santa, rimanendovi fino al 1220; al suo ritorno, trovò dissenso tra i frati e si dimise dall'incarico di superiore, dedicandosi a quello che sarebbe stato il terzo ordine dei francescani, i terziari. Ritiratosi sul monte della Verna nel settembre 1224, dopo 40 giorni di digiuno e sofferenza affrontati con gioia, ricevette le stigmate, i segni della crocifissione, sul cui aspetto, tuttavia, le fonti non concordano. Francesco venne portato ad Assisi, dove rimase per anni segnato dalla sofferenza fisica e da una cecità quasi totale, che non indebolì tuttavia quell'amore per Dio e per la creazione espresso nel Cantico di frate Sole, probabilmente composto ad Assisi nel 1225; in esso il Sole e la natura sono lodati come fratelli e sorelle, ed è contenuto l'episodio in cui il santo predica agli uccelli. Francesco, che è patrono d'Italia, venne canonizzato nel 1228 da papa Gregorio IX. Viene sovente rappresentato nell'iconografia tradizionale nell'atto di predicare agli animali o con le stigmate. Pag. 13 Vita di Santa Chiara Assisi vanta di aver dato i natali ad un altro personaggio che insieme a San Francesco ha significato molto nella storia e nella vita della Città. Chiara nasce da una nobile famiglia nel 1194, da Favarone di Offreduccio di Bernardino e da Ortolana. La madre, recatasi a pregare alla vigilia del parto nella Cattedrale di San Rufino, sentì una voce che le predisse:"Oh, donna, non temere, perchè felicemente partorirai una chiara luce che illuminerà il mondo". La bambina fu chiamata Chiara e battezzata in quella stessa Chiesa. Si può senza dubbio affermare che una parte predominante della educazione di questa fanciulla è dovuta proprio alla Cattedrale di San Rufino, la sua Chiesa, dove poco distante sorgeva la casa paterna. L'ambiente familiare di Chiara era pervaso da una grande spiritualità. La madre educò con ogni cura le sue figlie e fu tra quelle dame che ebbero la grande fortuna di raggiungere la Terra Santa al seguito dei crociati. L'esperienza della completa rinuncia e delle predicazioni di San Francesco, la fama delle doti che aveva Chiara per i suoi concittadini, fecero sì che queste due grandi personalità s'intendessero perfettamente sul modo di fuggire dal mondo comune e donarsi completamente alla vita contemplativa. La notte dopo la Domenica delle Palme (18 marzo 1212) accompagnata da Pacifica di Guelfuccio (prima suora dell'ordine), la giovane si recò di nascosto alla Porziuncola, dove era attesa da Francesco e dai suoi frati. Qui il Santo la vestì del saio francescano, le tagliò i capelli consacrandola alla penitenza e la condusse presso le suore benedettine di S. Paolo a Bastia Umbra, dove il padre inutilmente tentò di persuaderla a far ritorno a casa. Consigliata da Francesco si rifugiò allora nella Chiesina di San Damiano che divenne la Casa Madre di tutte le sue consorelle chiamate dapprima "Povere Dame recluse di San Damiano" e, dopo la morte della Santa, Clarisse. Qui visse per quarantadue anni, quasi sempre malata, iniziando alla vita religiosa molte sue amiche e parenti compresa la madre Ortolana e le sorelle Agnese e Beatrice. Nel 1215 Francesco la nominò badessa e formò una prima regola dell'Ordine che doveva espandersi per tutta Europa. La grande personalità di Chiara non passò inosservata agli alti prelati, tanto che il Cardinale Ugolino (legato pontificio) formulò la prima regola per i successivi monasteri e più tardi le venne concesso il privilegio della povertà con il quale Chiara rinunciava ad ogni tipo di possedimento. Nel 1243 durante un'incursione di milizie saracene nel Monastero di San Damiano, Chiara scacciò con un atto di coraggio la soldatesca. La fermezza di carattere, la dolcezza del suo animo, il modo di governare la sua comunità con la massima carità e avvedutezza, le procurarono la stima dei Papi che vollero persino recarsi a visitarla. La morte di San Francesco e le notizie che vari monasteri accettavano possessi e rendite amareggiarono e allarmarono la Santa che sempre più malata volle salvare fino all'ultimo la povertà per il suo convento componendo una Regola (simile a quella dei Frati Minori) approvata poi dal Cardinale Rainaldo (futuro papa Alessandro IV) nel 1252 e alla vigilia della sua morte da Innocenzo IV, recatosi a S. Damiano per portarle la benedizione e consegnarle la bolla papale che confermava la su a regola; il giorno dopo (11 agosto 1253) Chiara muore, officiata dal Papa che volle cantare per lei non l'ufficio dei morti, ma quello festivo delle vergini. Il suo corpo venne sepolto a San Giorgio in attesa di innalzare la chiesa che porta il suo nome. Nonostante l'intenzione di Innocenzo IV fosse quella di canonizzarla subito dopo la morte, si giunse alla bolla di canonizzazione nell'autunno del 1255, dopo averne seguito tutte le formalità, per mezzo di Alessandro IV.