Crysania 2BT - Cogito et Volo

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Crysania 2BT - Cogito et Volo
CRYSANIA
1. Dai una definizione di cosa è secondo te la lealtà (max 10 righe).
2. Erediti un vecchio frac. È piuttosto logoro ma prima di gettarlo via lo indossi per vedere come ti sta.
Ti guardi allo specchio e non è poi tanto male. Poi metti la mano in tasca e… (max 20 righe).
3. Sei Leonida. Scrivi ad Amelie una lettera per chiederle scusa per averla tradita tanti anni fa (max 20
righe).
4. «Non sarebbe meglio se ora ognuno andasse per la sua strada?» E’ una domanda che Vera pone a
Leonida al termine del loro colloquio. Scrivi un breve racconto (max 30 righe) che abbia per titolo
questa domanda.
21”onestà dichiarata e ammirevole, costantemente associata a franchezza o sincerità” cita il
vocabolario di italiano. Ed effettivamente questo è la lealtà, la sincerità, con se stessi, con un’altra
persona, la base per avere fiducia reciproca. E ammette lo stesso vocabolario che è ammirevole.
Ma, mi chiedo, perché ammirevole? Non dovrebbe essere qualcosa di praticamente naturale? In
fondo tutti desideriamo dei rapporti, e la lealtà dovrebbe esserne la base, o no? E una lealtà verso
gli altri viene anche da quella verso noi stessi, nell’ammettere i propri errori, le proprie colpe,
mettendo da parte l’orgoglio. E forse questa è la parte più difficile, come per Leon che, mettendo
da parte e rimuovendo dalla sua vita quel “piccolo particolare” della storia con Vera, si ritrova dopo
molti anni in difficoltà. In difficoltà con la sua coscienza e con sua moglie, che al contrario è sempre
stata sincera e leale, arrivando pure ad ammettere le sue più nascoste paure.
22 Primavera: tempo di pulizie. Mi trovo infine a ripulire la vecchia e polverosa soffitta. E cosa
trovo? Quel vecchio frac ereditato. O meglio, lo scatolo in cui è riposto quel vecchio frac. Non
l’avevo mai aperto, volevo prima capirne il perché, ma non l’ho mai capito. Ma ormai sono passati
tanti anni. Lo apro. Una nube di polvere esce, lo scotolo e lo indosso. È vecchio, rovinato, ma non è
poi così male. Mi chiedo perché l’abbia mai lasciato a me, quell’uomo che così poco mi ha
conosciuta, che credevo mi odiasse, con cui così tanto ho combattuto. Metto la mano in tasca e mi
aspetto di trovare, come in una scena da film, una commovente lettera che mi spiega come mai
proprio io ho ereditato quel frac. E invece no. Ci sono i suoi occhiali, un modello molto antico,
rovinati come il frac, una lente di ingrandimento, dei pezzetti di carta con annotate formule
chimiche o simili. Beh, che mi potevo aspettare da un professore di chimica? Ho sempre odiato la
chimica, la scuola in generale, e per questo motivo mi scontravo sempre con lui. Ma la domanda
che mi sorge spontanea è: che c’entrano queste cose nella tasca di un abito elegante? Forse è
proprio questa domanda che voleva stimolare in me. Riscopro in questi oggetti, in questo frac la
sua persona. Degli occhiali, una lente, segni di un uomo sempre attento alla realtà che lo circonda,
che non vuole lasciarsi sfuggire niente, nemmeno nelle occasioni di svago. Foglietti con formule in
un abito elegante: in fondo quello che ci diceva sempre è che quello che lui insegna è perché
c’entra con lui e la sua vita. E perché lo lascia a me? Mi ritiene così importante? Forse allora non mi
odiava, forse ha sempre avuto fiducia in me, ha sempre continuato a sperare che io cambiassi idea,
e mi stimola domande in questa maniera misteriosa. Odio avere stimolate domande, mi
costringono a pensare e magari a ricredermi, sfidando il mio fin troppo autorevole orgoglio.
23 Cara Amelie,
Il tuo intuito sulla mia vera natura, il tuo coraggio nel dirmi le tue paure, e il tuo sopravvalutarmi un
po’ troppo, più di quello che mi merito, come sempre mi stupisce. Mi ha stupito come vedere
quella lettera, quella scrittura che tanto ti è sgradevole, abbia avuto per te l’effetto di
un’illuminazione. E’ vero, quella donna, Vera, ha fatto parte della mia vita. Una parte importante.
Quando ci siamo dovuti separare io l’ho conosciuta e ammetto di aver provato un forte sentimento
per lei. Ma era diversi anni fa, circa diciotto, e negli anni si cambia. Lei c’è stata in quel periodo, una
scappatella da adulto poco maturo, ma tu, tu ci sei stata sempre, presenza costante nella mia vita,
e non può essere il ricordo di lei, che ritorna dopo anni, a farmi cambiare idea su si te. Vera è
rientrata solo ora nella mia esistenza a causa di quella lettera, con cui credevo mi volesse fare
sapere dell’esistenza di un nostro figlio. Scoprire di avere un figlio sarebbe stata sicuramente causa
di molti cambiamenti nella mia vita, ma per fortuna non è successo. O meglio, un figlio l’avevamo,
un figlio morto bambino. Ma Vera non ha mai voluto mettersi in contatto con me, forse per
disprezzo di me, forse per non ripiombare nella mia vita rovinandomela. L’unica lettera che mai ho
ricevuto da lei, e di cui poi lei stessa si è pentita, è finita strappata dalle mie stesse mani. Ma tu mi
sopravvaluti credendo che io possa condurre una doppia vita: è troppo pesante per me. Avrei
voluto farti questa confessione solo se avessi scoperto di avere un figlio, ma l’improvviso ritorno di
Vera mi ha fatto rendere conto della necessità di raccontarti tutto. So che tenertelo nascosto tutti
questi anni è stata un atto orribile, e ti prego, se vorrai, di perdonarmi. Perdona le mie bugie così
fortemente contrapposte alla tua lealtà. So che probabilmente non lo farai, e avresti comunque
tutte le ragioni. Lascio il mio, il nostro destino nelle tue mani.
Leòn
24 Le chiamavano Pappa e Ciccia. Di certo non a caso. Da quando si erano conosciute erano state
sempre assieme. Sempre. Entrambe si erano dovute separare da chiunque avessero mai avuto e
amato, dalla loro famiglia. Entrambe portavano nel cuore questo profondo dolore, che mai le
abbandonò nella vita. E forse questa cosa in comune aveva fatto nascere in ognuna prima
l’interesse e l’affetto verso l’altra, poi una grandissima, inossidabile amicizia. Da allora lo scorrere
della loro vita, sia se turbolento, torbido, scuro, sia se calmo e magari monotono era stato sempre
per ognuna caratterizzato dalla presenza dell’altra. Non ebbero un esistenza molto tranquilla
infatti, anche dopo essersi conosciute (ma d’altronde è normale per tutti). Ogni tanto la freddezza
che si instaurava tra loro, il troppo calore che spingeva una delle due verso qualcun altro (facendo
nascere la gelosia dell’altra e comunque causando un momentaneo allontanamento delle due),
difficoltà accumulate nel tempo, avevano cercato di dividerle per sempre ma senza alcun successo.
Già, non c’era verso di dividerle. Eppure è strano che si formi un legame così forte. Così strano che
effettivamente quel legame fu rotto. Ebbene si, accadde, doveva accadere per forza, e fu un
momento straziante. Era una calda giornata estiva. E accadde. Si separarono. Un ammasso di detriti
le separò. “Amica non posso lasciarti così!” diceva una. “Senza di te sono perduta” diceva l’altra; e
ancora:”Non posso perdere pure te”. Pure per chi le conosceva fu doloroso assistere a questa
scena. Ma erano al delta del fiume, il fiume si divideva in diversi rami e le due piccole gocce d’acqua
furono costrette a separarsi. Forse avrebbero dovuto aspettarsi che sarebbe successo. Ma che lo
sapessero o no sta di fatto che si separarono, e fu un’esperienza molto amara, per tutte e due. Ma
siamo sicuri che quel legame fu rotto in senso negativo? Chissà se sapevano, quelle due piccole
gocce d’acqua, che quella separazione era per ritrovarsi assieme, in seguito, nell’infinito mare in cui
quel piccolo fiumiciattolo sfociava?