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Provincia di Verona Unità Operativa Protezione Civile Piano di Emergenza Provinciale sul rischio idrogeologico D.Leg. 112/1998 L. 267/1998 L.R. 11/2001 Sezione E - Risorse Revisione 2012 Assessore alla Protezione Civile Giuliano Zigiotto Dirigente Ing. Riccardo Castegini Gruppo di Lavoro: Ing. Armando Lorenzini Arch. Federico Mancini Dott. Antonio Riolfi Dott. Stefano Guderzo Geom. Davide Marchi Aggiornamento del Piano Provinciale di emergenza redatto nel 2003 e approvato con DCP n. 37 del 23/04/2004 ai sensi della DCP n. 75 del 03.11.2009 PPIIAANNOO DDII E EM ME ER RG GE EN NZZA AD DE ELLLLA AP PRROOVVIINNCCIIAA DDII V VEERROONNAA SSEEZZIIOONNEE E E -- R RIISSOORRSSEE SSOOM MM MA AR RIIO O E - 1 INTRODUZIONE............................................................................................................................. 3 E - 2 LA PREFETTURA ........................................................................................................................... 4 E - 2.1 COMPITI DEL PREFETTO ................................................................................................................ 5 E - 2.2 FORZE DELL’ORDINE, FORZE ARMATE E CORPI OPERATIVI ............................................................. 7 E - 3 LA REGIONE ................................................................................................................................... 8 E - 3.1 CENTRO FUNZIONALE DECENTRATO ............................................................................................. 9 E - 3.2 CENTRO METEOROLOGICO DI TEOLO (A.R.P.A.V.) ...................................................................... 9 E - 3.3 CENTRO VALANGHE DI ARABBA (A.R.P.A.V.) ........................................................................... 10 E - 3.4 IL CENTRO REGIONALE DI PROTEZIONE CIVILE DI LONGARONE .................................................. 11 E - 3.5 IL GENIO CIVILE REGIONALE ...................................................................................................... 13 E - 4 LA PROVINCIA ............................................................................................................................. 14 E - 4.1 L’UNITÀ OPERATIVA PROTEZIONE CIVILE ................................................................................... 14 E - 4.2 IL COMITATO PROVINCIALE DI PROTEZIONE CIVILE ................................................................... 15 E - 4.2.1 Unità di gestione della crisi.............................................................................................. 16 E - 4.3 LA SALA OPERATIVA PROVINCIALE............................................................................................ 17 E - 4.3.1 Proposta di sala operativa e sue dotazioni...................................................................... 21 E - 4.4 IL S.I.T.P. ................................................................................................................................... 27 E - 4.5 I CENTRI OPERATIVI MISTI ......................................................................................................... 28 E - 5 I COMUNI....................................................................................................................................... 29 E - 5.1 IL CENTRO OPERATIVO COMUNALE............................................................................................ 29 E - 6 IL VOLONTARIATO .................................................................................................................... 30 E - 6.1 IL VOLONTARIATO NEL VENETO E NELLA PROVINCIA DI VERONA .............................................. 32 E - 6.2 FORMAZIONE DEL VOLONTARIATO ............................................................................................. 34 E - 6.3 ASSOCIAZIONI DI VOLONTARIATO OPERANTI IN TERRITORIO PROVINCIALE ................................ 35 E - 6.4 LA COLONNA MOBILE REGIONALE DEL VOLONTARIATO DI PROTEZIONE CIVILE .......................... 38 E - 6.5 IL VOLONTARIATO ANTINCENDI BOSCHIVI .................................................................................. 38 E - 7 PRIVATI FORNITORI DI RISORSE .......................................................................................... 41 E E -- 11 IINNTTRROODDUUZZIIOONNEE “Risorsa”: mezzo o capacità disponibile, consistente in una riserva materiale o spirituale o in un’attitudine a reagire adeguatamente alle difficoltà; “risorsa naturale”: fornite dalla natura, in contrapposizione a quelle che sono frutto del lavoro umano…. Con la Legge del 24 febbraio 1992, n. 225, aggiornata dalla legge 100/2012, l’Italia ha organizzato la protezione civile come “Servizio nazionale”, coordinato dal Presidente del Consiglio dei Ministri e composto, come dice il primo articolo della Legge, dalle Amministrazioni dello Stato, centrali e periferiche, dalle Regioni, dalle Province, dai Comuni, dagli Enti Pubblici nazionali e territoriali e da ogni altra istituzione ed organizzazione pubblica e privata presente sul territorio nazionale. Col termine “risorsa” si contempla tutto ciò che è utile per affrontare e gestire le emergenze, partendo dalle attività di previsione e prevenzione dei rischi, all’attuazione di interventi per il superamento dell’emergenza, per il ripristino delle condizioni di sicurezza, nonché di comunicazione ed informazione in materia di protezione civile. Le “risorse” che concorrono alle attività del “sistema” di protezione civile possono essere umane, materiali, tecniche, scientifiche, strutturali, ideologiche, istituzionali, organizzative, ecc….. Nei capitoli a seguire verranno analizzate alcune “risorse” utilizzate in protezione civile a livello provinciale. 3 E E -- 22 LLAA PPRREEFFEETTTTUURRAA Dall’analisi della normativa in capo alla Prefettura, si può di fatto notare che molte competenze sono analoghe a quelle affidate alle Province. Per evitare contrasti e duplicati di piani, strutture e quant’altro, è stato sottoscritto, in data 8 giugno 2009 un protocollo d'intesa tra Provincia e Prefettura che individua puntualmente le competenze di una e dell’altra e quelle invece da gestire in sinergia. La Provincia, prosegue nello svolgere principalmente un ruolo di supporto tecnico e di coordinamento del volontariato, mentre la Prefettura si è occupa dell’emergenza intesa come attivazione delle forze dell’ordine, delle Forze Armate e dei rapporti con le strutture ministeriali. Giacché la Provincia ha istituito il Comitato Provinciale di Protezione Civile (C.P.P.C.), ed è in corso di costituzione il Comitato Provinciale di Emergenza (C.p.E.) e la Sala Operativa Provinciale - strutture descritte nei capitoli seguenti - e che la sede della Provincia – U.O. Protezione Civile- e della Prefettura non sono ubicate nello stesso stabile, sarebbe auspicabile arrivare ad un’intesa che consentirebbe una gestione unificata di tutte le fasi della protezione civile ottimale, efficace e d’esempio per le altre Province. Fra i compiti primari di una Prefettura ci sono la Protezione Civile, la Difesa Civile e il coordinamento del soccorso pubblico. Il Prefetto è di fatto a capo delle forze pubbliche ed armate operanti sul territorio. Riportiamo di seguito un riassunto dei compiti in capo alle Prefetture: • attività connesse al funzionamento del Comitato Provinciale di Protezione Civile; • esercitazioni di protezione e difesa civile; • pianificazioni di emergenza per impianti industriali a rischio d’incidente rilevante; • collaborazione con la Provincia nell’attività di pianificazione di emergenza generale e specifica per tipologia di rischio; 4 • consulenza e supporto agli enti locali nelle rispettive pianificazioni di emergenza e nell’organizzazione delle strutture di protezione civile; • costituzione di C.C.S. (Centro Coordinamento Soccorsi) e C.O.M. e gestione della Sala Operativa della Prefettura e delle relative funzioni di supporto in emergenza; • operazioni di bonifica di ordigni residuati bellici; • autorizzazioni all’esercizio di sorgenti radioattive e pianificazioni di emergenza relative ad impianti ed attività che impiegano radiazioni nucleari; • altre attività ed iniziative ed preordinate alla gestione delle emergenze ed alla pianificazione degli interventi; • iniziative di formazione ed informazione in materia di protezione e difesa civile e di educazione alla sicurezza. E - 2.1 COMPITI DEL PREFETTO L’organizzazione della Protezione Civile fa capo alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, che si avvale del supporto del Dipartimento della Protezione Civile; il coordinamento tecnico - operativo viene invece normalmente esercitato dalla Direzione Generale per la Protezione Civile ed i Servizi Antincendi del Ministero dell’Interno. In sede provinciale la responsabilità dell’organizzazione della Protezione Civile è affidata, per due ordini di considerazioni, al Prefetto, che è chiamato ad intervenire tanto in presenza di eventi ordinari, che presuppongono un’azione di coordinamento, che nel caso di catastrofi. La prima considerazione è che il Prefetto, in base alla normativa vigente, è titolare della competenza all’adozione di alcuni tipi di provvedimento (disposizione dell’impiego della forza pubblica e del concorso delle forze Armate, requisizioni, ordinanze di necessità) che durante la fase di emergenza si rendono spesso necessari. La seconda considerazione, forse più importante, è che un efficiente sistema di Protezione Civile è tale nella misura in cui sono messe in grado di concorrere diverse Organizzazioni: basilare diventa pertanto il coordinamento dell’azione di queste, che nel Prefetto trova il soggetto istituzionalmente più idoneo. 5 L’attività del Prefetto ha infatti carattere di stimolo nei confronti tanto dell’opera di prevenzione delle calamità alla quale sono preposti gli organi di governo locale, quanto della previsione di esse, sulla scorta dell’apporto di organizzazioni scientifiche. La competenza diretta del Prefetto riguarda gli aspetti prettamente operativi, presumendo in capo alla Provincia le competenze di supporto e coordinamento tecnico degli enti locali. È evidente che una buona sinergia fra Prefetto e Provincia consente di applicare prontamente scelte tecniche di pianificazione, che devono essere tra questi Enti condivise. In questa ottica il compito di redigere Piani di Protezione Civile e di Emergenza, assegnato dalla normativa ad entrambi gli Enti, deve essere visto sotto due profili differenti. La Provincia deve pianificare le operazioni di raccolta dati, rendendone omogenei i contenuti ed identificare le misure tecniche ed organizzative necessarie al superamento dell’emergenza. La Prefettura deve pianificare le procedure di attivazione delle strutture, predisponendo i provvedimenti di autorità eventualmente necessari. Parallelamente all’opera di pianificazione vi è presso ogni Prefettura una “sala operativa” attrezzata con i necessari collegamenti radio con le sedi degli enti che hanno compiti operativi nell’emergenza (P.S. - CC. - G.d.F. - E.I. - Forestale - C.R.I. - A.R.I. etc.), in cui si riuniscono i componenti del Centro Coordinamento Soccorsi, che il Prefetto costituisce al verificarsi dell’emergenza chiamando a farne parte i rappresentanti di tutti gli Uffici ed organismi operanti istituzionalmente nel campo della Protezione Civile. Rimane l’auspicio di realizzare uno strumento unificato con la Provincia, anche alla luce dei recenti sismi in Emilia-Romagna (20 e 29 maggio 2012) avvertiti anche nel veronese, che hanno evidenziato carenze dell'attuale sede della Prefettura in relazione al rischio sismico. Allo scopo è stata realizzata una frequenza radio con 10 apparati che verranno consegnati ai 10 enti di riferimento delle emergenze per colloquiare in casi di emergenza ove le normali comunicazioni non fossero possibili a causa di intasamenti della rete. 6 E - 2.2 FORZE DELL’ORDINE, FORZE ARMATE E CORPI OPERATIVI Quale autorità provinciale di pubblica sicurezza, il Prefetto ha la responsabilità dell’ordine e della sicurezza pubblica e presiede il Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica. Nell’ambito della protezione civile, il Prefetto sovrintende al coordinamento degli interventi di immediato soccorso per fronteggiare le situazioni di emergenza. Le forze a disposizione delle Prefetture per fronteggiare le situazioni di emergenza sono: Forze dell’Ordine Carabinieri Polizia Guardia di Finanza Forze Armate Corpi Operativi: Vigili del fuoco Corpo forestale dello stato Inoltre anche la Polizia Municipale partecipa a livello locale con le forze d’emergenza. 7 E E -- 33 LLAA R REEGGIIOONNEE V VEENNEETTOO La Regione del Veneto, tra le prime in Italia, si è dotata sin dai primi anni ottanta, di specifica normativa nel settore della protezione civile. Attualmente la materia è trattata dalla Direzione Difesa del Suolo e Protezione Civile, il cui Servizio Pianificazioni ed Emergenze assolve ai compiti ed alle competenze trasferite dallo Stato alle Regioni, competenze che si sono intensificate a seguito delle disposizioni di cui al Decreto Legislativo n. 112/19981 (c.d. Bassanini) ed alla L.R. n. 11 del 13 aprile 20012 di recepimento del citato decreto. La Regione Veneto ha istituito l’“Agenzia Regionale per la Prevenzione e Protezione Ambientale del Veneto” (A.R.P.A.V.) con la Legge Regionale n. 32 del 18 ottobre 1996; la cui attività è iniziata di fatto il 3 ottobre 1997. Secondo l’art. 63, comma 1 e 2, della suddetta Legge Regionale, “la Regione, le Province, i Comuni e le Comunità montane per lo svolgimento delle attività tecnicoscientifiche necessarie per l'esercizio delle funzioni di controllo ambientale di rispettiva competenza si avvalgono dell'A.R.P.A.V., la quale è tenuta a garantire loro il necessario supporto tecnico-scientifico e analitico, secondo modalità stabilite da apposite convenzioni e/o accordi di programma. Alla Regione, alle Province, ai Comuni, alle Comunità montane ed alle Unità locali socio sanitarie, non è consentito mantenere o attivare propri laboratori o apparecchiature destinati al controllo ambientale.” Nell’ambito dei molteplici trasferimenti di compiti alla Regione in materia di difesa del suolo e Protezione Civile, il Veneto ha individuato nelle varie strutture dell’A.R.P.A.V., del Genio Civile, dei Consorzi di Bonifica e delle Comunità Montane, i soggetti principali operativi sul territorio. 1 “Conferimento di funzioni e compiti amministrativi dello Stato alle Regioni ed agli Enti Locali in attuazione del capo I della Legge 15 marzo 1997, n. 59” 2 “Conferimento di funzioni e compiti amministrativi alle autonomie locali in attuazione del decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 112”. 3 “Rapporti fra Regione, Province, Comuni, Comunità montane, Unità locali socio sanitarie, altri enti pubblici e ARPAV”. 8 EE--33 LLAAARREEEGGGIIIOOONNNEEEVVEEENNNEEETTTOOO E - 3.1 CENTRO FUNZIONALE DECENTRATO Dal 2 aprile 2009 la Regione Veneto ha attivato il Centro Funzionale Decentrato, costituito dall'Unità di Progetto Protezione Civile (responsabile C.F.D. e della dichiarazione degli stati di attenzione, preallarme ed allarme), dalla Direzione Regionale Difesa del Suolo (responsabile della determinazione dei livelli di criticità emessi e dei rapporti con i Geni Civile) e dall'ARPAV – Dipartimento Regionale Sicurezza del Territorio ( responsabile delle previsioni meteorologiche, dell'elaborazione della criticità valanghe e della gestione della sala operativa) La gestione delle allerte è stata definita con Direttiva .P.C.M. 27 febbraio 2004 e successive integrazioni secondo le seguenti fasi: 1) fase previsionale: sono da fare tutte le valutazioni meteorologiche ed idrologiche al fine di interpretare i possibili effetti al suolo e si provvede all'emissione dell'avviso meteo e di criticità idrogeologica ed idraulica; 2) fase di monitoraggio: si segue l'evoluzione del fenomeno meteorologico e dei conseguenti effetti al suolo su dati rilevati dalla rete nivo-idro-meteorologica; si provvede all'emissione di bollettini di nowcasting e all'aggiornamento dell'avviso di criticità E - 3.2 CENTRO METEOROLOGICO DI TEOLO (A.R.P.A.V.) Il Centro Meteorologico di Teolo è dotato di un sistema di monitoraggio che comprende 2 radar meteorologici, una sala operativa per le previsioni ed una rete di circa 200 stazioni idro-meteorologiche in telemisura; il tutto è supportato da un centro di elaborazione dati e da un Sistema Informativo Geografico Territoriale. Con i dati derivanti dal sistema di monitoraggio, il Centro effettua i seguenti servizi: • Previsioni meteorologiche e nowcasting; • Servizi informativo-previsionali per Protezione Civile, Prefetture, Consorzi di Bonifica e Province; • Gestione della Rete di monitoraggio Agro-Idro-Meteorologica; • Utilizzo dei dati provenienti dalla Rete per la produzione di report, elaborati grafici e raccolte annuali di dati meteorologici; 9 EE--33 LLAAARREEEGGGIIIOOONNNEEEVVEEENNNEEETTTOOO • Produzione di servizi in tempo reale con collegamenti telematici per agricoltori, tecnici ed imprese; • Servizio di assistenza meteorologica 24 ore in situazioni di allerta; • Realizzazione carte meteo-climatiche; • Redazione di bollettini specifici da inviare a cittadini; • Realizzazione prodotti meteo-climatici per tariffazione. La Provincia ha preso contatti per una possibile collaborazione con il Centro Meteo, onde ricevere un bollettino specifico, adattato alle esigenze territoriali di Verona, in modo da poter applicare il metodo scientifico sperimentale delle soglie di precipitazione illustrate alla sezione A, capitolo 2. E - 3.3 CENTRO VALANGHE DI ARABBA (A.R.P.A.V.) Il Centro Valanghe di Arabba ha diversi settori di intervento di seguito elencati: 1. Neve e valanghe • Cartografie delle valanghe; • Controllo del rischio; • Meteorologia alpina; • Previsione delle valanghe. 2. Tutela degli ecosistemi • Osservatorio qualità ambiente montano • Progettazioni ambientali • Studio e valorizzazione degli ecosistemi • Ecologia della neve e dei ghiacciai 3. Osservatorio idrogeologico • Catasto dei suoli montani • Catasto dei dissesti e opere di sistemazione • Valutazione delle risorse idriche • Cicli erosivi e monitoraggi speciali Il Centro effettua inoltre i seguenti servizi: 10 EE--33 LLAAARREEEGGGIIIOOONNNEEEVVEEENNNEEETTTOOO • Redazione delle carte di localizzazione delle valanghe nell’arco montano veneto • Monitoraggio dei parametri dinamici delle valanghe • Controllo del rischio valanghivo nei comprensori sciistici • Redazione di progetti di opere di difesa dalle valanghe • Produzione di pubblicazioni scientifiche • Partecipazione a spedizioni scientifiche in Antartide • Gestione della rete nivometeorologica • Attività di formazione professionale e sportiva in campo nivometeorologico • Catasto dei dissesti in alveo • Gestione di stazioni di monitoraggio speciale • Ricerca sulla qualità dei deflussi speciali • Redazione di progetti di opere di difesa del suolo • Sviluppo e ricerca nel settore dell’ingegneria naturalistica Il Centro Valanghe di Arabba è una “risorsa” in quanto si auspica una diretta collaborazione con loro e quindi accesso diretto ai loro servizi, che completerebbero la “previsione” in ambito idrogeologico. E - 3.4 IL CENTRO REGIONALE DI PROTEZIONE CIVILE DI LONGARONE A livello regionale esiste una struttura che oltre ad annoverare fra le sue funzioni alcune finalità tipiche dei N.O.P costituendi, è ormai un Centro consolidato di riferimento per la formazione in materia di Protezione Civile. Trascriviamo dal sito: “Il Centro Protezione Civile di Longarone é un’Associazione costituita (inizialmente n.d.r.) da cinque Enti Pubblici Questi Enti, che, di fatto, si distinguono come soci fondatori, sono: la Regione del Veneto, la Provincia di Belluno, il Comune di Belluno, il Comune di Longarone e la Comunità Montana Cadore-Longaronese-Zoldano. La Regione del Veneto ha aderito alla costituzione dell’Associazione con proprio documento legislativo: L.R. 26 gennaio 1994, n. 5. Il Centro ha sede legale e amministrativa presso la casa municipale di Longarone, in provincia di Belluno…omissis… 11 EE--33 LLAAARREEEGGGIIIOOONNNEEEVVEEENNNEEETTTOOO L’assemblea dei soci è composta da tutti i Soci Ordinari e Sostenitori che sono interessati a sviluppare gli obiettivi prefissati dallo Statuto dell’Associazione e che attualmente sono: Regione del Veneto - Giunta Regionale Provincia di Belluno Comune di Belluno Comune di Longarone Comunità Montana Cadore - Longaronese - Zoldano Provincia di Rovigo Associazione tra gli Industriali della Provincia di Belluno Provincia di Treviso Provincia di Verona …omissis… Il Centro non persegue fini di lucro e opera in ambito prevalentemente regionale, nella misura consentita dalle rendite patrimoniali e dalle entrate annuali, con le finalità di: promuovere studi, ricerche e iniziative sul tema della previsione e della prevenzione in materia di protezione civile e sui problemi urbanistici e architettonici relativi al recupero e alla ricostruzione dei centri colpiti da calamità; organizzare corsi di formazione, qualificazione, riqualificazione, aggiornamento del personale, in qualsiasi modo impiegato nella protezione civile, prioritariamente nel territorio veneto, secondo le direttive ed i ruoli fissati dalle leggi statali e regionali; affiancare, come supporto documentale e scientifico, gli organi competenti alle attività di intervento in emergenza. …omissis… La realizzazione del Centro Protezione Civile a Longarone non risulta casuale. La tragedia del Vajont verificatasi nell’ottobre del 1963 é il classico esempio della mancata attenzione dell’uomo di fronte agli eventi di calamità naturale e della superficialità con la quale si é pensato, durante il corso degli anni, più allo sviluppo che alla tutela del suolo e, quindi, dell’uomo stesso. Il Paese, perciò, ha pieno diritto di 12 EE--33 LLAAARREEEGGGIIIOOONNNEEEVVEEENNNEEETTTOOO essere considerato la palpabile prova che la Protezione Civile non deve essere un’astratta aspirazione, ma un servizio a tutela di popolazioni troppo spesso soggette, non per loro colpa, a rischi calamitosi definiti molte volte innaturali per l’incoscienza dell’uomo. Un altro degli scopi principali dell’Associazione, con le sue successive sfaccettature, é quello di dare un forte segnale e contributo alla divulgazione delle idee e dei programmi che sono alla base di quel complesso di strutture e di attività che vanno sotto il nome di Protezione Civile…omissis…Il mondo scolastico e con esso l’età scolare, sono il momento ideale per iniziare la divulgazione tra i cittadini delle nozioni fondamentali relative alla Protezione Civile che, come avviene da tempo in altri paesi europei, andrebbero approfondite nell’età adulta, con le loro opportune iniziative di carattere pratico Il Centro, cominciando appunto dalle scuole, apre nuove prospettive di assoluto rilievo. Spetta anche agli “altri” raccoglierne lo spirito e contribuire alla sua riuscita, per usufruire a tutti i livelli dei suoi frutti.” E - 3.5 IL GENIO CIVILE REGIONALE Il Genio Civile ha compiti di controllo delle opere e delle infrastrutture di pertinenza idraulica, insieme ad altri Enti quali i Consorzi di Bonifica, il Provveditorato alle Opere Pubbliche, ecc.. Il Genio Civile Provinciale di Verona effettua anche un monitoraggio idrometrico dei corsi d’acqua strumentati, ivi compreso, per analogia, il controllo sulla navigabilità sul Lago di Garda. Il rapporto idrometrico riporta la visione d’insieme sui tratti fluviali, sia dell’asta principale che dei suoi affluenti, con evidenziazione di eventuali superamenti di livelli di guardia od esondazione. Il tal caso il bollettino o rapporto viene trasmesso anche agli Organi competenti in caso di emergenza, fra cui Regione, Prefetture, Province e Comuni. In particolare la struttura regionale è erede delle competenze già svolte dai Magistrati alle Acque, come già descritto nel dettaglio alla sezione B capitolo 1.5. 13 E E -- 44 LLAA PPRROOVVIINNCCIIAA DDII V VEERROONNAA Riportiamo quanto scritto nelle “Linee Guida per la predisposizione del Piano Provinciale di Emergenza”, sulle competenze della Provincia: “Le Province, partecipano all’organizzazione ed all’attività del Servizio Nazionale di Protezione Civile, assicurando lo svolgimento dei compiti relativi alla rilevazione, alla raccolta ed alla elaborazione dei dati interessanti la protezione civile, concorrendo alla predisposizione di programmi nazionali e regionali. In ogni capoluogo di Provincia è istituito il Comitato Provinciale di Protezione Civile, presieduto dal Presidente dell’Amministrazione Provinciale o da un suo delegato. Le Province inoltre devono, d’intesa coi Comuni, Comunità Montane e Regione, rilevare, raccogliere, elaborare e trasmettere alla Sala Operativa della Regione, i dati interessanti la protezione civile; collaborare con la Regione nell’organizzare e coordinare corsi ed ogni altra attività educativa ed integrativa, per la formazione di una moderna coscienza in materia di protezione civile; eseguire studi ed elaborare proposte di piani di intervento, in concorso con la Regione, in rapporto ad aree e fattispecie di rischio differente; proporre forme di coordinamento dei piani settoriali o territoriali di intervento; organizzare servizi ordinari e straordinari di pronto intervento, anche in collaborazione con gli altri Enti Locali, da mettere a disposizione del Sistema Regionale di Protezione Civile”. Per espletare i suoi compiti, la Provincia stipulerà delle convenzioni con le Associazioni, le Strutture, gli Enti Locali e privati. E - 4.1 L’UNITÀ OPERATIVA PROTEZIONE CIVILE L’ufficio della Protezione Civile Provinciale, costituita come Unità Operativa dal 1 aprile 2012, si trova all’interno della sede provinciale di via Franceschine a Verona ed ha diversi compiti di seguito descritti: individuazione degli ambiti territoriali omogenei (A.T.O.) per la gestione interventi di prevenzione, coordinamento del volontariato di emergenza 14 EE--44 LLAAAPPRRROOOVVVIIINNNCCCIIIAAADDDIIIVVEEERRROOONNNAAA verifica della compatibilità dei piani comunali e intercomunali di emergenza coordinamento e svolgimento di attività di formazione dei volontari, in collaborazione con altri enti locali istituzione della Consulta provinciale del Volontariato gestione della struttura organizzativa di supporto alle attività di protezione civile ed all’attività di coordinamento in caso di emergenze di rilevanza provinciale coordinamento finalizzato alla circolazione di informazioni tra i gestori e predisposizione, anche in forma consortile, di uno studio di sicurezza integrato dell’area I recenti mutamenti legislativi in materia di protezione civile affidano alla Provincia un ruolo di primo piano anche in relazione alla gestione di emergenza, con particolare riferimento agli eventi di tipo b1 (emergenza di livello intercomunale - provinciale). E - 4.2 IL COMITATO PROVINCIALE DI PROTEZIONE CIVILE Il C.P.P.C. è un organo collegiale di cui si avvale la Provincia per la predisposizione del programma provinciale di previsione e prevenzione, presieduto dal Presidente della Provincia e che opera in tempo di pace. È stato istituito con delibera di Giunta provinciale n. 1693 del 7 novembre 1994 ed è composto da: Provincia Ufficio Territoriale di Governo - Prefettura di Verona Comune di Verona Regione Veneto Vigili del Fuoco Croce Rossa Italiana Questura Polizia Stradale Arma dei carabinieri Associazione Nazionale Alpini Consorzi di Bonifica Genio Civile 15 EE--44 LLAAAPPRRROOOVVVIIINNNCCCIIIAAADDDIIIVVEEERRROOONNNAAA Servizio Forestale Regionale Autorità di bacino fiume Adige Autorità di Bacino Fiume Po La Provincia si avvale del Comitato Provinciale di Protezione Civile che costituisce il vertice della linea politica dell’organizzazione provinciale del sistema della protezione civile. Il Comitato è individuato quindi come organo consultivo e propositivo che coadiuva l’Amministrazione Provinciale nelle funzioni di protezione civile di propria competenza. Nella fase di gestione dell’emergenza il Comitato è il soggetto che, unitamente al Prefetto, costituisce il vertice decisionale. E - 4.2.1 UNITÀ DI GESTIONE DELLA CRISI Si costituisce di volta in volta in relazione al tipo di evento, alla sua gravità ed alla sua estensione. Gli organi di indirizzo dell’Unita di Gestione della Crisi sono: Responsabile della struttura provinciale di Protezione Civile, con funzione di coordinamento Prefetto o delegato Prefettizio Comandane provinciale VV.F. o idoneo delegato, il quale resta comunque indipendente nella gestione degli interventi operativi di soccorso tecnico urgente, per i quali decide modalità, tipologie e tempi in modo autonomo e responsabile. Dirigenti/funzionari provinciali Dirigenti/funzionari dei Comuni colpiti Responsabile del 118 Dirigente A.R.P.A.V. Responsabili di municipalizzate e/o di enti gestori di servizi essenziali Dirigente dell’Unità periferica del Genio Civile Regionale o idoneo delegato Rappresentanti del volontariato di protezione civile Eventuali ulteriori componenti, in relazione all’assetto organizzativo dell’Ente e/o agli scenari di rischio 16 EE--44 LLAAAPPRRROOOVVVIIINNNCCCIIIAAADDDIIIVVEEERRROOONNNAAA In particolare, per il rischio idrogeologico, si suggerisce la partecipazione all’Unità di gestione della crisi di tecnici provenienti dall’ufficio “dissesti idrogeologici”, mentre per gli incendi boschivi di un delegato del Servizio Forestale Provinciale. I componenti del C.p.E. e dell’Unità di gestione della Crisi opereranno nella costituenda "Sala Operativa Provinciale", intesa sia come “spazio” dove gestire la crisi che come “luogo fisico” ove operare. E - 4.3 LA SALA OPERATIVA PROVINCIALE Come definito nelle “Linee guida regionali per la predisposizione del Piano Provinciale di Emergenza”,… omissis… Nella sala operativa provinciale: vengono analizzate le caratteristiche dell’evento che causa lo stato di crisi vengono stabilite le strategie di intervento valutati i fabbisogni di risorse ed ottimizzati gli impieghi coordinati gli interventi informati i media e la popolazione L’emergenza è quindi presa in considerazione sia per gli aspetti di tempestiva ed immediata operatività dei soccorsi sia per il conseguente fall-out, in termini sociali ed organizzativi sia per la valutazione dei danni e per la rapida attivazione degli interventi di ripristino Pertanto la Sala Operativa deve essere intesa sia come spazio in cui le persone individuate dal referente provinciale dovranno gestire le diverse situazioni di emergenza (i componenti del Comitato Provinciale di Emergenza “CpE” e i componenti dell’Unità di Gestione della Crisi), sia come luogo fisico da individuare sulla base di alcuni requisiti fondamentali: di sicurezza intrinseca, ossia essere a norma con gli impianti e le strutture, dotata di autonomia energetica, in una zona dove i rischi esterni di varia natura siano noti e, per quanto possibile, mitigati 17 EE--44 LLAAAPPRRROOOVVVIIINNNCCCIIIAAADDDIIIVVEEERRROOONNNAAA con una buona interfaccia con l’esterno, sia come accessibilità dalle/alle vie di comunicazione, sia come possibilità di governare i flussi di informazione collegati alla gestione di una situazione di crisi gli spazi devono essere adeguati sia al lavoro in gruppo, sia all’attività di un singolo: è opportuno che sia distinto il luogo ove si effettuano analisi e monitoraggio della situazione, da quello ove si fa sintesi e si assumono decisioni i sistemi di telecomunicazione devono essere adeguati, possibilmente ridondanti. L’organizzazione della Sala Operativa deve, di norma, garantire il presidio e l’immediata attivazione della stessa – il c.d. h24; peraltro, esistono già componenti operative della Protezione Civile in grado, pressoché senza oneri aggiuntivi, di operare in tale modalità anche per le specifiche esigenze del coordinamento di livello provinciale. È quindi ragionevole ipotizzare – almeno per un periodo transitorio – forme di avallamento, di convenzionamento o di collaborazione interistituzionale che consentano alla Sala Operativa Provinciale di organizzarsi con sistemi di reperibilità di personale idoneo che assicuri l’immediata attivazione via telefono/radio nonché la presenza fisica in Sala entro un termine temporale ragionevolmente ristretto. In caso di calamità, la Sala Operativa deve consentire l’attivazione di un sistema di lavoro articolato per “funzioni” specifiche con un referente per ciascuna delle funzioni attivate4. Tale sistema è desunto dalla “Direttiva Augustus”. Si tratta di un modello “tarato” in occasioni di emergenza di livello nazionale, che si propone di individuare preventivamente e con chiarezza le persone da coinvolgere, le risorse necessarie e le azioni da compiere, per coordinare con efficacia e tempestività la risposta di protezione civile in emergenza. …omissis…. 4 La definizione delle funzioni da attivare è in diretta dipendenza dello scenario e del tipo di competenze assegnate alla Provincia per quel tipo di scenario ed è quindi demandata alla pianificazione di emergenza per ogni specifico rischio. 18 EE--44 LLAAAPPRRROOOVVVIIINNNCCCIIIAAADDDIIIVVEEERRROOONNNAAA Tabella 1: funzioni di supporto - da “Direttiva Augustus” Tipo Funzione Tecnico scientifica Sanità, Assistenza sociale e Veterinaria Mass-Media e informazione Volontariato Materiali e mezzi Trasporti e viabilità Telecomunicazioni Servizi essenziali Censimento danni Strutture operative “S.a.R.” Enti Locali Materiali pericolosi Assistenza popolazione Coordinamento centri operativi Gestione Amministrativa Compiti Referente Aggiornamento scenari di rischio, interpretazione dati delle reti di monitoraggio Censimento strutture sanitarie, elenco personale disponibile ottimizzazione reti radio Ufficio relazioni col pubblico,ufficio stampa Censimento delle associazioni in ambito provinciale e risorse Materiali, mezzi e persone a disposizione(dipendenti ed esterni dell’ente provinciale), aggiornamento elenco ditte Trasferimento di materiali e mezzi, ottimizzazione dei flussi dei soccorritori Organizzazione rete di telecomunicazione, livelli di affidabilità anche in caso di evento di notevoli dimensioni Efficienza e interventi sulle reti(acqua,gas,en.elettrica, rifiuti…) Situazione determinatasi a seguito dell’evento a persone, edifici, impianti, agricoltura Coordinamento tra le strutture operative: VVF, FF.AA., C.F.S., S.T.N., CRI, 188 Elenco dei referenti di ciascun Amministrazione locale e gemellaggi fra Amm.ni colpite Censimento industrie a rischio, analisi del potenziale pericolo per la popolazione Individuazione aree attrezzate e strutture ricettive per assistenza popolazione e servizi relativi al regolare stoccaggio di derrate alimentari e distribuzione Coordinamento tra i centri operativi dislocati sul territorio al fine di ottimizzare risorse di uomini Organizzazione, gestione e aggiornamento degli atti amministrativi emessi in emergenza per garantire la continuità amministrativa Tecnico provinciale Personale dell’ente - ARPA Direttore sanitario, referente AUSSL, responsabile 118 provinciale, medico CRI Incaricato dell’ufficio stampa provinciale e/o giornalista abilitato Un referente delle associazioni di volontariato Tecnico provinciale Tecnico provinciale, Polstrada o sostituto Coordinamento funz. 10 Esperto in telecomunicazioni Responsabile aziende Telefoniche Rappresentanti Enti gestori servizi essenziali erogati nel territorio coinvolto Tecnico provinciale,funzionari U.T.C. o Genio Civile regionale Comandanten prov. Carabinieri o dei VV.F o altra istituzione Referente dell’ufficio provinciale di Protezione Civile Comm.te Prvin. VV.F in collaborazione con l’ ARPA Funzionario provinciale competente in merito al patrimonio abitativo e alla ricettività alberghiera Funzionario provinciale con funzioni di coordinatore della Sala Operativa Funzionario amministrativo competente in gestione risorse, procedure, impegni, atti complessi La Sala operativa è il cuore dell’Ufficio Protezione Civile in quanto è il luogo dove, in situazioni di emergenza, si riuniscono i componenti l’Unità di crisi, si monitorizza la 19 EE--44 LLAAAPPRRROOOVVVIIINNNCCCIIIAAADDDIIIVVEEERRROOONNNAAA situazione in tempo reale, si preparano i report informativi, si prendono le decisioni per il soccorso. La Sala Operativa deve garantire la funzione di collegamento con la Prefettura, i Centri operativi sub provinciali (C.O.M.), il Centro situazioni regionale, i Comandi provinciali dei Vigili del Fuoco e del Corpo Forestale, le strutture organizzative provinciali ed extra provinciali competenti per le materie più strettamente connesse con la protezione civile. Consente inoltre il coordinamento operativo delle forze di livello provinciale, interne ed esterne e delle associazioni di volontariato che operano sul territorio della provincia, oltre a coordinare la disponibilità di mezzi, materiali. Benché la norma dica che la sala operativa deve essere localizzata in una zona del territorio possibilmente poco o niente vulnerabile da qualsiasi evento calamitoso naturale, evitando zone degradate o zone con palazzi storici o pericolanti e con una buona viabilità intorno, nel caso della Provincia di Verona bisogna fare alcune considerazioni aggiuntive. La Provincia ha individuato la sede della sala operativa in via Franceschine al quarto piano; tale scelta ha tra i suoi punti di forza la vicinanza con le stanze della politica. All’interno della Sala Operativa Provinciale i due “attori” principali chiamati nella gestione e superamento dell’emergenza sono facilmente identificabili nei componenti dell’Unità di crisi, che ha il compito di coordinamento, controllo e pianificazione tecnico logistico e la figura del Prefetto o suo delegato, rappresentante dello Stato sul territorio, il quale sovrintende al coordinamento delle funzioni di ordine pubblico e viabilità e agli interventi di immediato soccorso per fronteggiare le situazioni di emergenza. Entro fine anno 2012 tale sala sarà funzionante. La Regione Veneto con il Centro di formazione di Longarone, ha formato, con appositi personale adeguatamente scelto e con una provata professionalità ed esperienza, proveniente sia dal mondo del volontariato che da amministrazioni pubbliche. Le figure che escono da questi corsi sono in grado di gestire le operazioni sul campo, la Sala Operativa Provinciale ad esempio, con la funzione di Direttore Operativo Gestione Emergenze (D.O.G.E.). L’Unità di gestione crisi tramite un suo funzionario, ha il compito di coordinare i C.O.M. coinvolti nello stato di emergenza, supportandoli sia materialmente con mezzi, strutture e personale, sia sulle soluzioni da intraprendere. 20 EE--44 LLAAAPPRRROOOVVVIIINNNCCCIIIAAADDDIIIVVEEERRROOONNNAAA Ha inoltre la responsabilità del settore logistico e sicurezza nei cantieri per tutto il personale in operatività (sia dipendenti che volontari), degli aspetti della sicurezza sanitaria ed ha anche un ruolo parziale in merito all’ordine pubblico e della viabilità, (mediante l’utilizzo diretto della Polizia Provinciale e misure di indirizzo per le singole Polizie Municipali gestite dai sindaci). Gestisce inoltre volontari di protezione civile, l’informazione rivolta ai cittadini colpiti dallo stato di emergenza, le gestione e direzione dei cantieri e le relazioni esterne con i mass media. La sala operativa dovrà essere predisposta per funzionare per tutto l’arco delle 24 ore con personale fornito dagli Organismi che ne fanno parte. L’energia elettrica dovrà essere garantita con adduzione dal quadro elettrico generale tramite circuiti indipendenti ed in posti privilegiati per trasmissione dati e reti telefoniche e telematiche. Si dovrà prevedere un gruppo elettrogeno stimato in circa 8 Kwh che in caso di blackout alimenti la sala operativa e tutti gli apparati indispensabili per gestire l’emergenza (telefonici, informatici). Il gruppo elettrogeno va sistemato fuori dalla sala operativa, in locale idoneo (attrezzato correttamente come impiantistica e sicurezza). Di seguito si formula una proposta organica su come potrebbe essere articolata e dotata la sala operativa. E - 4.3.1 PROPOSTA DI SALA OPERATIVA E SUE DOTAZIONI La Sala Operativa nella seguente proposta non è formata da un unico locale, ma da 4/5 locali attigui denominati: sala decisioni sala comunicazioni sala situazioni locali di servizio ed accessori Le pratiche burocratiche ed amministrative possono essere svolte dagli uffici amministrativi della Provincia, usando il personale solitamente impiegato e adeguatamente formato per le situazioni di emergenza, in modo da coprire la funzione 15 - gestione amministrativa - dalle funzioni di supporto della direttiva “Augustus”. 21 EE--44 LLAAAPPRRROOOVVVIIINNNCCCIIIAAADDDIIIVVEEERRROOONNNAAA E - 4.3.1.1 LA SALA DECISIONI La sala decisioni è destinata alle riunioni dell’Unità di crisi e di tutte le funzioni di supporto al superamento dell’emergenza e dovrà essere dotata di: • un tavolo per n. 10/12 persone con relative sedie • n. 10 linee telefoniche da attivare su richiesta • n. 1 pc collegato in rete • n. 1 portatile da collegare ad un proiettore per visualizzare schemi, video, foto, ecc, n. 1 schermo gigante oppure proiettore portatile (consigliato per eventuale uso • anche in altre sale come sala stampa per presentazioni a giornalisti) • n. 2 lavagne a muro metalliche • n. 1 lavagna con fogli di carta • n. 1 lavagna luminosa • n. 1 armadio con cassetti e ripiani E - 4.3.1.2 LA SALA SITUAZIONI La sala situazioni è il locale all’interno del quale collocare tutte le attrezzature per monitorare la situazione di allerta, minuto per minuto; Come dotazioni si possono prevedere: • n. 2 postazioni informatizzate con P.C. e relativi software GIS e collegamento al S.I.T.P. • n. 1 server con relativo gruppo di continuità, contenente tutti i dati dei Comuni e della Provincia, cartografie raster, vettoriali, ortofoto e supporti per telecomunicazioni multimediali (linee ISDN/ADSL veloce) collegamenti internet • n. 1 fax • n. 1 stampante Laser a colori A3 • n. 1 scanner • n. 1 plotter A0. 22 EE--44 LLAAAPPRRROOOVVVIIINNNCCCIIIAAADDDIIIVVEEERRROOONNNAAA E - 4.3.1.3 LA SALA COMUNICAZIONI All’insorgere di una situazione di emergenza, le telecomunicazioni assumono un ruolo fondamentale. Spesso, quando la zona colpita non è (o non è più) servita dalla rete telefonica pubblica, la prima notizia di un evento viene trasmessa via radio da CB, da radioamatori, o da personale di Enti in contatto con le rispettive centrali. In questa prima fase è chiaro che, quanto più precisa e tempestiva sarà la segnalazione, tanto più efficace sarà l’intervento dei soccorsi. Da questo momento in poi l’importanza delle telecomunicazioni (normali o alternative) cresce in modo proporzionale all’entità dell’evento ed all’estensione dell’area colpita. Le telecomunicazioni alternative hanno, inoltre, una grande importanza nella prevenzione, permettendo di individuare sul territorio quelle zone a rischio che sono poco o per nulla servite dai servizi pubblici e di preparare una mappa dei punti più utili all’eventuale installazione di ripetitori mobili. È evidente che l’adozione di ulteriori tecnologie quali telefoni satellitari, pur presentando vari problemi di copertura, concorre diversificando i mezzi e garantisce continuità delle comunicazioni che sono il cuore delle attività di sala. Le reti di telecomunicazioni possono essere suddivise in quattro famiglie di seguito descritte: Rete pubblica: la rete telefonica pubblica “cablata” è la più diffusa sul territorio; il fatto che le comunicazioni viaggino su cavi pressoché totalmente interrati, la rende però molto vulnerabile in caso di inondazioni, terremoti, frane, ecc. ed infatti in tali casi è la prima ad andare fuori uso. La telefonia radiomobile cellulare, d’altro canto, non è del tutto immune dagli eventi calamitosi in quanto anche i ponti ripetitori possono esserne coinvolti (danneggiamento, black-out, distruzione) ed inoltre le zone meno densamente popolate - rurali o montanenon sono ben servite. Le “cellule”distanti dalle aree urbane, infine, possono gestire un limitato numero di linee ed il traffico di comunicazioni che segue una calamità aumenta velocemente fino a saturarle. 23 EE--44 LLAAAPPRRROOOVVVIIINNNCCCIIIAAADDDIIIVVEEERRROOONNNAAA La rete telefonica satellitare, che elude tutte (o quasi) le anomalie sul territorio, non è ancora abbastanza diffusa per essere presa in considerazione, ma non va per questo del tutto esclusa, in quanto la tecnologia è in continua espansione. Rete istituzionale: i Vigili del Fuoco, la Croce Rossa e gli altri Enti istituzionali di soccorso dispongono di reti di telecomunicazioni efficienti che coprono buona parte del territorio nazionale. In caso di emergenza su larga scala, tali enti possono contare su procedure ed apparecchiature unificate e collaudate che vengono applicate, con il solo incremento del volume di traffico, anche quando la situazione richiede l’intervento di squadre provenienti da altre Regioni. La Provincia possiede presso la sede della polizia provinciale un buon sistema di telecomunicazione oltre ad un sistema di controllo GPS sulle autovetture. Sarà pertanto opportuno duplicare tali apparecchiature nella sede dell’Amministrazione Provinciale, ovvero collegarle con linee dedicate e “fault tolerant” alla sede già attrezzata della polizia provinciale, ove quest’ultima con l’ausilio dei volontari potrebbe gestire una sorta di nucleo distaccato della sala operativa. Il Dipartimento Nazionale di Protezione Civile dispone inoltre del sistema “Argo”, che consiste di centrali radio satellitari e terrestri in grado di stabilire comunicazioni telefoniche, di “monitorare” per mezzo di telecamere il territorio e di effettuare ricetrasmissione di dati ad alta velocità. Tali centrali sono eli-trasportabili e sono dislocate sul territorio italiano con prevalenza della zona centro-sud. Reti private: i servizi radiomobili privati sono quelle reti più o meno grandi, diffuse su tutto il territorio, che sfruttano frequenze date in concessione a utenti privati. È il caso dell’A.N.P.A.S., che pur non avendo una rete interconnessa può comunque disporre delle stesse frequenze per tutta l’Italia, permettendo così ad un’associazione di recarsi “in trasferta” ovunque vi sia un’altra Pubblica Assistenza e di comunicare mediante il ripetitore locale o, in caso di assenza o avaria di quest’ultimo, direttamente. Esistono poi delle reti private che, per il compito che devono svolgere, sono estremamente affidabili e capillari: sono quelle di servizio degli oleodotti e metanodotti, interamente automatizzate e utilizzabili sia in fonia che per trasmissione dati. Il mondo dei servizi radiomobili privati comprende inoltre una moltitudine di soggetti quali aziende di trasporti, agenzie di vigilanza, acquedotti, ecc. 24 EE--44 LLAAAPPRRROOOVVVIIINNNCCCIIIAAADDDIIIVVEEERRROOONNNAAA Tutti i servizi privati, secondo il regolamento delle P.T. ed in base alla normativa, in caso di necessità possono essere utilizzati, su richiesta dell’autorità, in ausilio o in alternativa a quello pubblico. Rete alternativa: la rete alternativa di telecomunicazioni via radio è rappresentata dai radioamatori e dai CB. I radioamatori, in possesso di patente e licenza, sono “concessionari” del Ministero PT autorizzati ad esercire stazioni radio per traffico d’amatore (non professionista). Come tali, essi devono uniformarsi alle norme emanate dallo stesso Ministero il quale, con Decreto del maggio 1974, ha precisato che: “il radioamatore in caso di situazioni di emergenza deve mettere a disposizione la sua attrezzatura e la propria attività personale per svolgere traffico d’emergenza in ausilio al Ministero PT”. Quando, in seguito all’emergenza, viene costituita l’unità di crisi, normalmente i radioamatori si insediano nel C.O.M. o nel C.O.C. coinvolto e curano i collegamenti con il Ministero degli Interni in Roma, con il Dipartimento di Protezione Civile, con la Regione Veneto e, se necessario, con le altre Sale operative provinciali interessate dall’evento. Possono operare su molte bande di frequenza e questo permette loro di collegare indifferentemente località molto vicine o molto lontane. I radioamatori sono organizzati in associazione nazionale (A.R.I.) con sezioni locali che spesso comprendono gruppi dedicati principalmente alle radiocomunicazioni di emergenza (A.R.I.-R.E.). Sul territorio Veronese opera inoltre il gruppo C.S.E. – Comunicazioni Speciali per l’Emergenza, che analogamente alla già citata A.R.I., potrà collaborare e supportare la sala operativa non solo per le comunicazione trai gruppi di volontariato, ma anche con i C.O.M. coinvolti, i cantieri ed altri Enti, previo apposito percorso formativo. Anche i CB si insediano nei C.O.M. e svolgono, in ambito intercomunale, attività di collegamento tra i Municipi, ricognizioni sul territorio, servizi di “staffetta” per accompagnamento delle colonne di soccorso e tutte quelle attività minori (ma non per questo meno importanti) che richiedono l’uso delle radio per poter inviare dati sulla situazione alla sala operativa provinciale. È opportuno che la Provincia promuova una verifica censuaria della situazione delle comunicazioni, ivi comprese le dotazioni delle Associazioni su richiamate, dei C.O.M. e circa i ponti radio e la relativa copertura territoriale. 25 EE--44 LLAAAPPRRROOOVVVIIINNNCCCIIIAAADDDIIIVVEEERRROOONNNAAA La sala comunicazioni deve disporre di 6 postazioni di cui 3 radio e 3 telefoniche, con almeno 3 personal computer, collegamento satellitare e cuffie telefoniche (call-center). I collegamenti radio possono essere affidati e gestiti da operatori affiliati A.R.I. Fra le attività della Sala comunicazioni può essere compreso un servizio telefonico per rispondere alla popolazione. E - 4.3.1.3.1 LA SALA TELEFONICA Compresa nella sala comunicazioni c’è la saletta telefonica, locale che può anche essere separato, ma in prossimità della sala operativa. È il locale dove uno o due operatori dovranno rispondere alle chiamate dei cittadini per avere informazioni e consigli sullo stato di fatto dell’emergenza. Tale servizio può essere fornito tramite numeri verdi o numeri di rete locale facili da ricordare ed ampiamente pubblicizzati. Sarà pertanto necessario, visto lo stato emotivo dei cittadini, che i centralinisti operativi in questo ambito siano ben formati sia sotto il profilo psicologico che su quello tecnico e quindi sulle domande e le informazioni che dovranno richiedere o fornire agli utenti. Sarà opportuno, inoltre, che venga organizzato un adeguato piano formativo che contempli anche lo strumento delle esercitazioni, scegliendo il personale da formare anche fra persone iscritte ad associazioni di volontariato, oltre che da attuali dipendenti provenienti dalle pubbliche amministrazioni, prima fra tutte l’Amministrazione Provinciale. La saletta telefonica necessita di 2 postazioni, complete di telefono per il cui uso si consiglia l’adozione di cuffie telefoniche (tipo call-center), personal computer collegati sia alla rete locale, sia quella geografica. E - 4.3.1.4 LOCALI ACCESSORI E DI SERVIZIO L’evoluzione di un’emergenza si articola nei livelli di attenzione, monitoraggio, preallarme, allarme; queste fasi possono protrarsi per giorni, prevedendo la turnazione del personale. Ciò implica la necessità di prevedere un angolo od un locale per il riposo, con relative brandine e coperte, per almeno due persone. Per economizzare gli spazi, le brandine possono essere del tipo a scomparsa; nello stesso locale si può prevedere una indispensabile macchina automatica per il caffè, un frigo per le vivande ed un microonde. Ovviamente si tratta di dotazioni minime: se le provvidenze destinate allo 26 EE--44 LLAAAPPRRROOOVVVIIINNNCCCIIIAAADDDIIIVVEEERRROOONNNAAA scopo fossero maggiori, la Sala può assumere una connotazione più completa sotto tutti gli aspetti, comprendendo una vera e propria “foresteria”. La sala operativa deve ovviamente disporre di locali igienici, che comprendano opportunamente anche docce ed attrezzature utili in caso di permanenza prolungata. La sala decisioni può assolvere alle funzioni di sala stampa, anche se si propende per l’utilizzo di sale provinciali già attrezzate allo scopo. La sala stampa accoglierà giornalisti e reti televisive, famigliari dei dispersi e/o delle vittime e diffonderà appelli alla popolazione, oltre a svolgere attività informativa e divulgativa, presupponendo che sia già dotata di impianti di amplificazione, sedie per il pubblico e tavoli. Le notizie dovranno essere diffuse previa precisa intesa con gli organi di coordinamento dei soccorsi, al fine di non creare allarme e confusione nella popolazione. E - 4.4 IL S.I.T.P. Il SottoSistema Informativo Territoriale Provinciale (S.I.T.P.) è un’architettura comprendente risorse informatiche, basi di dati, procedure e personale specializzato per la generazione, l’analisi e la gestione di informazioni georeferenziate. Secondo la visione corrente le risorse informatiche – calcolatori e software - sono solo strumenti di base che concorrono alla costituzione del S.I.T.P. mentre la sua concretizzazione si manifesta nelle procedure operative che, applicando metodologie informatiche al processamento di dati georeferenziati, generano nuove conoscenze sul territorio. Per raggiungere questi obiettivi il S.I.T.P. deve disporre di tecnici, interni ed esterni, con competenze che coprono trasversalmente molteplici discipline come la geografia, la geologia, la topografia, la pianificazione territoriale, l’economia, la statistica e l’informatica. 27 EE--44 LLAAAPPRRROOOVVVIIINNNCCCIIIAAADDDIIIVVEEERRROOONNNAAA E - 4.5 I CENTRI OPERATIVI MISTI Un Centro Operativo Misto è uno strumento di coordinamento provvisorio, per il tempo dell’emergenza, a livello comunale (in evidente sostituzione al C.O.C.) ed intercomunale, formato da rappresentanti degli Enti pubblici del quale si avvale il C.C.S. presieduto dal Prefetto e/o l’Unità di Gestione della Crisi nominata dal C.p.E., per dirigere i servizi di soccorso e di assistenza alle popolazioni colpite e per coordinare le attività svolte da tutte le Amministrazioni pubbliche, dagli Enti e dai privati. I C.O.M. diventeranno a ragione lo strumento operativo di riferimento per la gestione delle calamità. La divisone in C.O.M. è stata fatta sulla base dei seguenti criteri: • appartenenza allo stesso Ambito Territoriale Omogeneo (A.T.O.) in ragione della natura dei rischi attesi • realtà già esistenti (Unione di Comuni, Comunità Montane,…) • rapidità dei collegamenti • popolazione servita (< di 40.000 unità) Responsabile di ogni C.O.M. è un Comune del C.O.M. stesso che ne coordina l’attività. La scelta del Comune a capo del C.O.M. non dovrebbe essere basata solo su fattori di importanza demografica, ma deve possibilmente collocarsi in posizione baricentrica rispetto al territorio di competenza per gestire al meglio l’emergenza. In particolare le aree di ammassamento dovrebbero dunque trovarsi in posizione territorialmente “centrale” per poter facilmente servire in tempi brevi tutta l’area di competenza. Va inoltre considerato che le migliori professionalità necessarie sono più facilmente reperibili nei Comuni maggiori. Nel caso di emergenze particolari e situazioni per cui si ipotizzano difficoltà di collegamento con talune aree, è indispensabile pianificare le sinergie necessarie con i C.O.M. attigui. 28 E E -- 55 II C COOM MU UN NII I Comuni sono l’elemento territoriale ed amministrativo alla base della protezione civile. I Comuni redigono i Piani Comunali di Protezione Civile, dai quali Province e Regioni traggono importanti informazioni per la redazione dei Piani di loro competenza, che nella situazione ottimale dovrebbero essere costituiti in buon parte dalla mosaicatura dei primi. Il Sindaco (ed un suo Assessore) è il responsabile di Protezione Civile Comunale e coordina le operazioni di soccorso in caso di calamità. Molte delle associazioni di volontariato operano a livello comunale e fanno capo quindi al Sindaco. In fase di od emergenza, il Sindaco attiva il Centro Operativo Comunale, si relaziona con gli altri Comuni del Centro Operativo Misto di competenza e con la Sala Operativa Provinciale e attua le funzioni dell’Ente stabilite dal Piano Comunale di Protezione Civile. E - 5.1 IL CENTRO OPERATIVO COMUNALE Il Centro Operativo Comunale viene attivato dal Sindaco al profilarsi di situazioni di emergenza e si mantiene in collegamento con la Sala Operativa Provinciale ed il Centro di Coordinamento Regionale di Emergenza, ai quali inoltra le eventuali richieste di soccorso. Il Centro Operativo Comunale è il luogo di riferimento per tutte le strutture di soccorso, dal quale vengono disposti e coordinati, sotto la guida del Sindaco, tutti gli interventi a livello locale (eventi di tipo A). È normalmente insediato nel Municipio o in altre strutture comunali, allestite per la coordinazione e gestione dell’emergenza e possibilmente in aree non prettamente “a rischio”; deve essere inoltre energicamente autonomo e provvedere alle comunicazioni di emergenza. Può avere inoltre il compito di interfacciarsi con la popolazione per fornire notizie o raccogliere direttamente segnalazioni in merito all’evoluzione dell’emergenza. 29 E E -- 66 IILL V VOOLLOONNTTAARRIIAATTOO Il volontariato di Protezione civile è divenuto negli ultimi anni un “fenomeno nazionale” che ha assunto caratteri di partecipazione e di organizzazione particolarmente significativi; lo si può considerare la risorsa basilare per fronteggiare l’emergenza. Le principali norme che hanno “regolamentato” il “volontariato” sono di seguito elencate: Legge 24 febbraio 1992, n. 225 “Istituzione del Servizio Nazionale di Protezione Civile” con le modifiche della legge di conversione 12 luglio 2012, n. 100, recante: «Disposizioni urgenti per il riordino della protezione civile». (GU n. 162 del 13 7 2012 ) Decreto Legislativo 4 dicembre 1997, n. 460 “Riordino della disciplina tributaria degli enti non commerciali e delle organizzazioni non lucrative di utilità sociale” Legge 11 agosto 1991, n. 266 “Legge-quadro sul volontariato” D.P.R. del 2001, n. 194 “Regolamento recante norme concernenti la partecipazione delle organizzazioni di volontariato nelle attività di protezione civile” Legge Regionale 30 agosto 1993, n. 40 “Norme per il riconoscimento e la promozione delle organizzazioni di volontariato” Legge Regionale 18 gennaio 1995, n. 1 “Modifiche ed integrazioni dell’articolo 14 della Legge Regionale 30 agosto 1993, n. 40, relativo ai centri di servizio per il volontariato.” Il volontariato di Protezione civile è nato sotto la spinta delle grandi emergenze verificatesi in Italia a partire dall’alluvione di Firenze del 1966 fino ai terremoti del Friuli e dell’Irpinia. In occasione di quegli eventi si verificò, per la prima volta nel dopo guerra, una grande mobilitazione spontanea di cittadini di ogni età e condizione, affluiti a migliaia da ogni parte del paese nelle zone disastrate per mettersi a disposizione e “dare una mano”. Si scoprì in quelle occasioni che ciò che mancava non era la solidarietà della gente, bensì un sistema pubblico organizzato che sapesse impiegarla e valorizzarla. In tal senso, si mossero le accuse del Presidente della Repubblica Sandro Pertini, il quale, 30 EE--66 IILLLVVOOOLLLOOONNNTTTAAARRRIIIAAATTTOOO proprio in occasione del terremoto dell’Irpinia, denunciò, rivolgendosi alla Nazione, l’irresponsabilità, l’inerzia, i ritardi di una Pubblica Amministrazione disorganizzata ed incapace di portare soccorsi con l’immediatezza che quella sciagura richiedeva. Lo stesso Presidente rivolgeva un appello agli italiani, con queste parole: “Voglio rivolgere anche a voi, Italiane ed Italiani, un appello, senza retorica, che sorge dal mio cuore…., qui non c’entra la politica, qui c’entra la solidarietà umana, tutti gli Italiani e le Italiane devono sentirsi mobilitati per andare in aiuto di questi fratelli colpiti da questa sciagura”. Da allora è iniziata l’ascesa del volontariato di Protezione civile, espressione di una moderna coscienza collettiva del dovere di solidarietà, nella quale confluiscono spinte di natura religiosa e laica, unite dal comune senso dell’urgenza di soccorrere chi ha bisogno e di affermare, nella più ampia condivisione dei disagi e delle fatiche, il diritto di essere soccorso con la professionalità di cui ciascun volontario è portatore e con l’amore che tutti i volontari dimostrano scegliendo, spontaneamente e gratuitamente di correre in aiuto di chiunque abbia bisogno di loro. Con la legge quadro n. 266/91 sul volontariato, lo Stato ha riconosciuto il valore sociale e la funzione dell’attività di volontariato come espressione di partecipazione, solidarietà e pluralismo, promuovendone lo sviluppo e salvaguardandone l’autonomia, favorendo il conseguimento delle finalità di carattere sociale, civile e culturale individuate dallo Stato, dalle Regioni e dagli enti locali, affermando quindi il valore della vita, con conseguente miglioramento della qualità e contrastando l’emarginazione. L’art. 2 della su citata legge considera “..omissis…attività di volontariato quella svolta per soli fini di solidarietà e verso terzi con l’esclusione di ogni scopo di lucro e di remunerazione, anche indiretti. Tale attività deve essere prestata in modo diretto, spontaneo e gratuito da volontari associati in organizzazioni liberamente costituite, mediante prestazioni personali a favore di altri soggetti ovvero di interessi collettivi degni di tutela da parte della comunità….omissis…”. Nel 1992 fu istituito con la Legge 225/92 il Servizio Nazionale della Protezione Civile; in tale testo di Legge anche alle organizzazioni di volontariato è stato espressamente riconosciuto il ruolo di “struttura operativa nazionale”, parte integrante del sistema pubblico, alla stregua delle altre componenti istituzionali, come il Corpo nazionale dei 31 EE--66 IILLLVVOOOLLLOOONNNTTTAAARRRIIIAAATTTOOO Vigili del Fuoco, le Forze Armate, le Forze di Polizia, il Corpo forestale dello Stato, ecc.. All’interno delle organizzazioni di volontariato esistono tutte le professionalità della società moderna, insieme a tutti i mestieri; questo mix costituisce una risorsa, sia in termini numerici che qualitativi, fondamentale soprattutto nelle grandi emergenze, quando il successo degli interventi dipende dal contributo di molte diverse specializzazioni (dai medici agli ingegneri, dagli infermieri agli elettricisti, dai cuochi ai falegnami). Alcune organizzazioni hanno scelto la strada di una specifica alta specializzazione, quali i gruppi di cinofili e subacquei, i gruppi di radioamatori, gli speleologi, il volontariato per l’antincendio boschivo. Sebbene l’opera del volontariato sia assolutamente gratuita, il legislatore ha provveduto a tutelare i volontari lavoratori: in caso di impiego nelle attività di Protezione civile; essi non perdono la giornata, che viene rimborsata dallo Stato al datore di lavoro, pubblico e privato. L’esperienza di protezione civile svolta dalle associazioni viene oggi articolata in opere complementari, ma distinte : 1 - la previsione e la programmazione 2 - la prevenzione e la presenza sul territorio 3 - l’allertamento nella fasi di rischio ed emergenza 4 - l’intervento e il soccorso Il ruolo insostituibile assunto oggi dal volontariato di Protezione civile, nel suo ruolo di custode naturale di ciascun territorio e forza civile di tutela e protezione di ciascuna comunità, merita non solo un pieno riconoscimento, ma anche un crescente sostegno pubblico per le dotazioni di mezzi, di materiali, di attrezzature, di formazione, preparazione e aggiornamento, tanto necessarie per l’ottimale utilizzo delle energie che vengono offerte in aiuto della collettività. E - 6.1 IL VOLONTARIATO NEL VENETO E NELLA PROVINCIA DI VERONA La Regione Veneto ha riconosciuto le associazioni di volontariato con la Legge Regionale n. 40 del 1993. 32 EE--66 IILLLVVOOOLLLOOONNNTTTAAARRRIIIAAATTTOOO Nel Veneto esistono circa 3.200 enti e soggetti (tra associazioni di volontariato regolarmente iscritte al registro regionale, altre associazioni non iscritte, cooperative sociali, ecc.) che sono direttamente in contatto con le esigenze territoriali e, in convenzione con i Comuni e le ASL, garantiscono continuità nell’erogazione dei servizi sociali. La Giunta Regionale deve vigilare sull’effettivo svolgimento dell’attività di volontariato effettuata dalle organizzazioni iscritte al registro regionale. Sono iscritte al registro regionale le organizzazioni che abbiano i requisiti stabiliti dall’art. 3 della legge 11 agosto 1991, n. 266. (...omissis...art. 3 - Organizzazioni di volontariato 1. E’ considerato organizzazione di volontariato ogni organismo liberamente costituito al fine di svolgere l’attività di cui all’articolo 2, che si avvalga in modo determinante e prevalente delle prestazioni personali, volontarie e gratuite dei propri aderenti. 2. Le organizzazioni di volontariato possono assumere la forma giuridica che ritengono più adeguata al perseguimento dei loro fini, salvo il limite di compatibilità con lo scopo solidaristico. 3. Negli accordi degli aderenti, nell’atto costitutivo o nello statuto, oltre a quanto disposto dal codice civile per le diverse forme giuridiche che l’organizzazione assume, devono essere espressamente previsti l’assenza di fini di lucro, la democraticità della struttura, l’elettività e la gratuità delle cariche associative nonché la gratuità delle prestazioni fornite dagli aderenti, i criteri di ammissione e di esclusione di questi ultimi, i loro obblighi e diritti. Devono essere altresì stabiliti l’obbligo di formazione del bilancio, dal quale devono risultare i beni, i contributi o i lasciti ricevuti, nonché le modalità di approvazione dello stesso da parte dell’assemblea degli aderenti. 4. Le organizzazioni di volontariato possono assumere lavoratori dipendenti o avvalersi di prestazioni di lavoro autonomo esclusivamente nei limiti necessari al loro regolare funzionamento oppure occorrenti a qualificare o specializzare l’attività da esse svolta. 5. Le organizzazioni svolgono le attività di volontariato mediante strutture proprie o, nelle forme e nei modi previsti dalla legge, nell’ambito di strutture pubbliche o con queste convenzionate…omissis…). Nello stesso registro regionale sono iscritte di diritto le organizzazioni di volontariato già ricomprese nel registro delle associazioni di volontariato, istituito ai sensi della legge regionale del 30 aprile 1985, n. 46 (abrogata dalla Legge 40/1993). 33 EE--66 IILLLVVOOOLLLOOONNNTTTAAARRRIIIAAATTTOOO Oltre al Registro Regionale del Volontariato esiste il Registro delle Associazioni tenuto dal Dipartimento per la Protezione Civile (L.R. 27 novembre 1984, n. 58, artt. 9 e 10); ci sono inoltre associazioni non iscritte ad alcun registro ed associazioni che sono inscritte ad entrambi i registri. In questi ultimi mesi è in fase di attuazione il passaggio della gestione dell’Albo dei gruppi di Protezione Civile dalla Regione alle Province. A tale scopo è già stata istituita la “Consulta Provinciale delle organizzazioni di volontariato di Protezione Civile” con DCP n. 63/2005, che è lo strumento di partecipazione di dette Organizzazioni al sistema di Protezione Civile provinciale, nonché di confronto operativo tra queste, la Provincia e gli Enti di Protezione Civile. E - 6.2 FORMAZIONE DEL VOLONTARIATO Poiché gli interventi di protezione civile, sia nella fase di prevenzione, sia in quelle operative di emergenza, risultano spesso alquanto complessi e comunque caratterizzati da una intrinseca pericolosità, è necessario provvedere ad un accurato e continuo iter formativo per tutto il personale addetto, ivi compresi gli afferenti alle associazioni di volontariato. Una struttura già costituita ed operante a livello regionale è il Centro Regionale Protezione civile di Longarone (Belluno), che ha fra le sue finalità quella di “…omissis…organizzare corsi di formazione, qualificazione, riqualificazione, aggiornamento del personale in qualsiasi modo impiegato nella protezione civile, prioritariamente nel territorio veneto, secondo le direttive ed i ruoli fissati dalle leggi statali e regionali…omissis…” Il Centro nell’ambito dell’attività formativa istituisce corsi periodici di qualifica ed aggiornamento per pubblici dipendenti e volontari impegnati in Protezione Civile, rilasciando attestati il cui valore legale è stabilito dalle direttive regionali. In Provincia di Verona, poco fuori la città di Verona, esiste un’area ex-militare aeroportuale, di passato uso militare, denominata “Boscomantico”, ove è possibile riattare, con limitate risorse economiche, le strutture di pernottamento, mensa, magazzino materiali e mezzi già esistenti e che dispone di hangar, con rispettiva pista di atterraggio per elicotteri ed aerei leggeri. 34 EE--66 IILLLVVOOOLLLOOONNNTTTAAARRRIIIAAATTTOOO Tale area è stata individuata come sede di corsi di formazione in ambito provinciale, sede di meetings, oltre che come area di ammassamento in caso di emergenza. L’Ufficio Protezione della Provincia ha già organizzato corsi indirizzati ai volontari (ad esempio un corso sul rischio idrogeologico) ed ha in programma di organizzarne altri, a dimostrazione che è vivo l’interesse verso il Volontariato e la sua formazione e specializzazione. Inoltre anche la nuova sede della Protezione Civile del Comune di Verona in Via Sommacampagna, 22 a Verona è ideale per queste attività formative e di emergenza. E - 6.3 ASSOCIAZIONI DI VOLONTARIATO OPERANTI IN TERRITORIO PROVINCIALE Le Associazioni operano generalmente su di un limitato territorio di competenza, con volontari che per la maggior parte sono nati e vivono nella stessa zona, a sottolineare così l’importanza del legame che queste persone hanno con le zone di origine e soprattutto la conoscenza del territorio in/su cui dovrebbero operare. Molte associazioni hanno specializzazioni diverse, ad esempio A.I.B. e Protezione Civile e risultano iscritte ad entrambi gli albi, mentre ci sono Associazioni che non risultano iscritte a nessun registro o albo. La Provincia deve incentivare e promuovere attività di formazione e gestione di tutte le Associazioni per poter contare, in caso di emergenza, di un numero sempre più elevato e specializzato di persone. Riportiamo di seguito le organizzazioni di p.c. (gruppi comunali e associazioni) iscritte alla sezione provinciale dell'Albo Regionale della Protezione Civile: 35 EE--66 IILLLVVOOOLLLOOONNNTTTAAARRRIIIAAATTTOOO Tabella 2: elenco organizzazioni di volontariato operanti sul territorio provinciale iscritte all'Albo Regionale della Protezione Civile DENOMINAZIONE INDIRIZZO COM DISTRETTO N. VOLONTARI Via Verdi 37024 Negrar 15 VR 2 20 Viale dei Colli (forte S.Mattia), 36 c.p. 44 ufficio 17 37131 Verona 1 VR 8 37 Via Ferrazze 17 37036 S. Martino Buon Albergo 8 VR 4 11 ASSOCIAZIONE ITALIANA SOCCORRITORI SEZ. BALDOGARDA Via Venerque, 37010 Rivoli Veronese 18 VR 1 24 ASSOCIAZIONE ITALIANA SOCCORRITORI SEZ. VALPOLICELLA VALDADIGE Via Convento, 4 37020 Marano di V.lla 15 VR 2 39 ASSOCIAZIONE NAZIONALE ALPINI SEZ. DI VERONA Via del Pontiere, 1 37122 Verona 1 VR 8 460 Piazza Vittorio Veneto, 35 37042 Caldiero 4 VR 4 50 ARGO 91 - UNITA' CINOFILE DA SOCCORSO ARI SEZ. DI VERONA ARI SEZ. VERONA EST ASSOCIAZIONE NAZIONALE CARABINIERI FEDERAZIONE PROV.LE ASSOCIAZIONE NAZIONALE GIACCHE VERDI - GRUPPO LOCALE MONTI LESSINI Via Cavour, 10 37015 S. Ambrogio di Valpolicella 15 VR 2 32 CLUB SUBACQUEO SCALIGERO UNITA' DI P. C. Strada la Rizza, 65 37135 Verona 1 VR 8 21 COMUNICAZIONI SPECIALI DI EMERGENZA Forte Chievo,Via Bionde, 37139 Verona 1 VR 8 15 CROCE BIANCA VERONA PUBBLICA ASSISTENZA VOLONTARIA ONLUS Piazza Bacanal 7 37123 Verona 1 VR 8 50 CROCE VERDE VERONA UNITA' DI P.C. Via Polveriera Vecchia, 2 37134 Verona 1 VR 8 54 DRAGONS TEAM 4WD UNITA' DI P.C. Strada la rizza 65/b forte Azzano 37135 Verona 1 VR 8 11 Strada la Rizza, 65b 37135 Verona 1 VR 8 34 Piazza Marconi, 1 37040 Arcole 7 VR 4 20 GRUPPO COMUNALE P.C. DI BELFIORE Piazza Repubblica 10 37050 Belfiore 4 VR 4 15 GRUPPO COMUNALE P.C. DI BRENTINO BELLUNO P.zza Gelmetti, 1 37020 Brentino Belluno 18 VR 1 30 GRUPPO COMUNALE P.C. DI CAPRINO VERONESE P.zza Roma, 6 37013 Caprino V.se 18 VR 1 30 GRUPPO COMUNALE P.C. DI COLOGNA VENETA Piazza Capitaniato, 1 37044 Cologna Veneta 7 VR 4 25 FIR SER RADIO CB 27 GRUPPO COMUNALE P.C. ARCOLE 36 EE--66 IILLLVVOOOLLLOOONNNTTTAAARRRIIIAAATTTOOO DENOMINAZIONE INDIRIZZO COM DISTRETTO N. VOLONTARI GRUPPO COMUNALE P.C. DI COSTERMANO P.zza G.B. Ferrario, 1 37010 Costermano 18 VR 1 37 GRUPPO COMUNALE P.C. DI FERRARA DI MONTE BALDO Via Chopin, 1 37020 Ferrara di Monte Baldo 18 VR 1 19 GRUPPO COMUNALE P.C. DI MALCESINE P.zza Statuto, 1 37018 Malcesine 18 VR 1 38 GRUPPO COMUNALE P.C. DI MOZZECANE Via Caterina Bon Brenzoni 26 37060 Mozzecane 12 VR 6 25 GRUPPO COMUNALE P.C. DI SAN BONIFACIO Via Tombole 37047 S. Bonifacio 4 VR 4 36 GRUPPO COMUNALE P.C. DI SAN MARTINO BUON ALBERGO Piazza del Popolo, 36 37063 S.Martino B.A. 8 VR 4 27 GRUPPO COMUNALE P.C. DI SANT'AMBROGIO DI VALPOLICELLA Via Sengio, 1 37010 S. Ambrogio di V.lla 15 VR 2 16 GRUPPO COMUNALE P.C. DI TORRI DEL BENACO Via Fratelli Lavanda, 3 37010 Torri d. Benaco 18 VR 1 25 1 VR 8 29 3 VR 3 14 GRUPPO P.C. E VOLONTARI A.I.B. Via C. Battisti, 14 37039 Tregnago TREGNAGO ONLUS 3 VR 3 40 GRUPPO VOLONTARI P.C. DI DOLCE' 15 VR 2 18 Via Stazione, 511 37043 Castagnaro 11 VR 5 26 NUCLEO LUPATOTINO P.C. Vicolo A. Fogazzaro, 13 37057 San Giovanni Lupatoto 5 VR 5 40 PROTEZIONE AMBIENTALE E CIVILE DI VERONA Via Campagnol di Tombetta, 41 37134 Verona 1 VR 8 90 PROTEZIONE CIVILE BOSCO CHIESANUOVA Piazza Chiesa, 35 37021Bosco Chiesanuova 2 VR 3 24 PROTEZIONE CIVILE S. GIOVANNI ILARIONE Via Ranfani 1 37035 S. Giovanni Ilarione 3 VR 3 16 SERVIZIO OPERATIVO SANITARIO P.zza della Vittoria, 10 37060 Sona 14 VR 7 28 SOCIETA' NAZ. SALVAMENTO SEZ. VERONA UNITA' DI P.C. Via Butturini, 12 37126 Verona 1 VR 8 20 Piazza Mercato c/o casa comunale 37030 Badia Calavena (Vr) 3 VR 3 28 P.zza della Libertà, c.p.9 37014 Castelnuovo d.G. 14 VR 7 50 Via Montemezzi, 17 37068 Vigasio 12 VR 6 20 GRUPPO COMUNALE P.C. DI VERONA – Polizia Municipale GRUPPO COMUNALE P.C. DI VESTENANOVA GRUPPO VOLONTARI P.C. ADIGE SQUADRA VOLONTARI AIB BADIA CALAVENA SQUADRA VOLONTARI P.C. DI CASTELNUOVO DEL GARDA VIGASIO 2003 Via del Pontiere, 32a Verona 37122 Piazza Roma, 1 37030 Vestenanova Via Trento, 698 37020 Dolcè 37 EE--66 IILLLVVOOOLLLOOONNNTTTAAARRRIIIAAATTTOOO E - 6.4 LA COLONNA MOBILE REGIONALE DEL VOLONTARIATO DI PROTEZIONE CIVILE L’obiettivo principale della colonna mobile regionale del volontariato di protezione civile è quello di costituire una struttura di pronto impiego regionale composta da organizzazioni di Volontariato e Gruppi Comunali di protezione civile in grado di mobilitarsi rapidamente con mezzi e uomini sulla base delle tipologie di rischio ricorrenti sul territorio. Si ritiene contestualmente indispensabile garantire una qualificata formazione dei singoli volontari, omogenea a livello regionale e nazionale. Nella costituzione della colonna mobile regionale del volontariato è necessario evidenziare che a cura della stessa Regione sono e/o possono essere attivate apposite convenzioni con Enti Locali, Aziende Municipalizzate, Consorzi di Bonifica, ecc... per l’organizzazione di specifici interventi di protezione civile utilizzando le qualificate risorse umane e materiali già disponibili. Inoltre nel dimensionamento delle colonne mobili occorrerà tenere conto delle attrezzature e risorse umane presenti nella colonna mobile regionale dei Vigili del Fuoco. L’esigenza è quella di evitare sovrapposizioni e ridondanze, curando le necessarie integrazioni. E - 6.5 IL VOLONTARIATO ANTINCENDI BOSCHIVI Il volontariato “antincedi boschivi” (A.I.B.) è organizzato e monitorato dal Servizio Forestale Regionale con sede provinciale a Verona. Per la preparazione e la formazione dei volontari è stata istituita la Scuola Regionale Antincendi Boschivi con sede presso il Centro operativo Polifunzionale di Sospirolo (BL). La Scuola provvede alla formazione e all’addestramento del personale impiegato nelle attività di contrasto agli incendi boschivi curando, inoltre, gli studi e le ricerche per l’applicazione di tecnologie innovative nel settore dell’antincendio boschivo, con particolare riferimento alla messa a punto delle tecniche di intervento ed alla selezione dei dispositivi di protezione individuale per la sicurezza degli operatori. Per lo svolgimento dei compiti istituzionali, la Scuola si avvale di personale regionale, nonché di istruttori del Corpo dei volontari antincendi boschivi del Veneto e, previa 38 EE--66 IILLLVVOOOLLLOOONNNTTTAAARRRIIIAAATTTOOO convenzione, di personale appartenente ad altre pubbliche amministrazioni, di docenti universitari o di altri esperti nelle materie di insegnamento. Il Servizio Forestale Regionale di Verona provvede a coordinare i gruppi di volontari con specializzazione A.I.B. legalmente riconosciuti, operanti sul territorio di Verona, raggruppandoli in base alle seguenti Aree Operative d'Intervento: area del Baldo-Garda area del Baldo Interna area della Lessinia Occidentale area della Lessinia Orientale area Non Montana Le associazioni di volontariato presenti sul territorio provinciale attualmente riconosciute, con specializzazione A.I.B., sono nelle seguenti località: Tregnago Badia Calavena Bosco Chiesanuova San Giovanni Ilarione Brentino Belluno Dolcè Marano di Valpolicella Sant'Ambrogio di Valpolicella Rivoli Veronese Caprino Veronese Costermano Ferrara di Monte Baldo Torri del Benaco Malcesine 39 EE--66 IILLLVVOOOLLLOOONNNTTTAAARRRIIIAAATTTOOO Squadre A.N.A. (Associazione Nazionale Alpini) che costituiscono il Nucleo A.I.B.: Val d’Alpone Valpolicella Val d'Illasi Lessinia-Valpentena Associazioni e Gruppi comunali sempre con specializzazione A.I.B., iscritte all'Albo Regionale P.C. (oltre all'A.N.A): Associazione Italiana Soccorritori Sez. Baldo-Garda Associazione Italiana Soccorritori Sez. Valpolicella-Valdadige Associazione Nazionale Giacche Verdi sez. Monti Lessini Gruppo comunale p.c. di Brentino Belluno Gruppo Comunale p.c. di Caprino Veronese Gruppo comunale p.c. di Costermano Gruppo comunale p.c. di Ferrara di Monte Baldo Gruppo comunale p.c. di Malcesine Gruppo comunale p.c. di Torri del Benaco Gruppo P.C. AIB di Tregnago Gruppo Volontari di Dolcè Associazione Protezione Civile di Bosco Chiesanuova Associazione Protezione Civile di S. Giovanni Ilarione Squadra Volontari P.C. AIB 40 di Badia Calavena E E -- 77 PPRRIIVVAATTII FFOORRNNIITTOORRII DDII RRIISSOORRSSEE Per il principio di ottimizzazione delle risorse e della spesa pubblica, la Provincia può stipulare convenzioni con ditte così dette di fiducia per la pronta fornitura, in caso di emergenza, di mezzi speciali quali autospurganti, ruspe, bobcat e altre macchine per movimento terra, ovvero qualsiasi ulteriore attrezzatura necessaria all’intervento di emergenza e non in disponibilità presso le strutture provinciali. Lo stesso discorso è valido per specifici ruoli professionali che, di volta in volta, risultano necessari. 41 IINNDDIICCEE DDEELLLLEE TTAABBEELLLLEE TABELLA 1: FUNZIONI DI SUPPORTO - DA “DIRETTIVA AUGUSTUS” ................................ 19 TABELLA 2: ELENCO ORGANIZZAZIONI DI VOLONTARIATO OPERANTI SUL TERRITORIO PROVINCIALE ISCRITTE ALL'ALBO REGIONALE DELLA PROTEZIONE CIVILE ..................................................................................................................................................... 36 42