Giubileo degli Oppressi

Transcript

Giubileo degli Oppressi
n.10/2002
filodiretto
27 giugno 2002
A Z I O N E
C A T T O L I C A
Comunicazioni della Presidenza diocesana di Molfetta Ruvo Giovinazzo Terlizzi
Spedizione in abb. postale Legge 662/96 - art. 2, comma 20/c - Filiale di Bari
GIUBILEO DEGLI OPPRESSI 2
Dossier per conoscere, capire, coinvolgersi...
Carissimi,
farà tappa a Molfetta
la carovana del “Giubileo
degli oppressi 2”, il 12
settembre prossimo. Già
due anni fa la nostra città
accolse i partecipanti alla
prima edizione di questa
manifestazione.Tante sono
le
celebrazioni,
le
ricorrenze che impegnano
la nostra memoria, ma
raramente capita che esse
abbiano un seguito in
termini di impegno e di
cambiamento.
Noi
veniamo
dalla
celebrazione di un evento
di grande risonanza non
solo ecclesiale, ma anche
sociale, il Giubielo del duemila, che nelle
intenzioni della migliore tradizione cristiana
doveva rappresentare un moemnto di riflessione
sul nostro modo di pensare e di gestire la vita.
sarebbe, perciò, una grossa delusione se
dovesse rimanere solo un ricordo consegnato
ai testi di storia o alla fredda documentazione
degli archivi.
Nella sua essenza più vera, i Giubileo,
nell’antichità ebraica, era l’occasione per
ritornare alle origini, per riportare l’ordine
voluto da Dio, per far ricordare la destinazione
ultima dei beni della terra e ristabilire la pace
e la concordia tra gli uomini. Anche oggi, il
Giubileo è una realtà da costruire nella nostra
mente, nel nostro cuore, nella nostra vita,
cercando di non trascurare il significato storico
e sociale dell’evento.
In questa prospettiva si
colloca
l’iniziativa
“Giubileo degli oppressi
2”.
Vogliamo
perciò
ridestare l’attenzione
verso i “crocifissi della
storia” perchè siano
provocazione alla nostra
indifferenza, alla nostra
superficialità, alla nostra
passività, al nostro
attendismo.
Non è casuale che la
scelta,
per
una
manifestazione del genere,
sia caduta proprio su
Molfetta. Il ministero di
don Tonino Bello ha
portato la nostra città e la
nostra chiesa locale ad un coinvolgimento di
sensibilità che non può essere dimenticato, ma
deve rimanere come un richiamo ad un
protagonismo fruttuso su problematiche di
frontiera, quali la nonviolenza e la pace, la
giustizia e l’attenzione agli esclusi.
Invito,pertanto, tutte le comunità
parrocchiali, le associazioni, i gruppi, i
movimenti di ispirazione cristiana a mobilitarsi;
a non perdere questa occasione che
sicuramente potrà servire a costruire, crescere,
avanzare; a non dimenticare che la
“convivialità delle differenze” richiede di
ripartire dagli ultimi della terra. Sono la
maggioranza della quale fanno parte anche
tanti fratelli e sorelle che abitano il nostro stesso
territorio.
Con viva cordialità.
+ don Gino, Vescovo
chiesa
MONS. LUIGI MARTELLA
VESCOVO
Il presente
dossier è inviato
a tutti i
responsabili
parrocchiali con
l’invito a farne
oggetto di
riflessione
personale e,
soprattutto, di
gruppo
dedicando
almeno un
momento dei
campi
parrocchiali.
Per questioni
puramente di
spazio sono stati
riportati alcuni
contributi per
comprendere il
senso
dell’iniziativa,
rinviando al sito
www.giovaniemissione.it
per ulteriori
approfondimenti
e per gli
aggiornamenti
relativi al
passaggio della
carovana a
Molfetta e nelle
altre città
programmate.
Dossier
Giubileo degli Oppressi
Documento di
presentazione
del Giubileo
degli Oppressi 2
5 giugno 2002
Ecco il
programma
completo
dell’iniziativa:
Carovana:
5/9 Verona
6/9 Trento
7/9 VE Mestre
8/9 Milano
9/9 Genova
10/9 Firenze
11/9 Latina
12 SETTEMBRE:
MOLFETTA
13/9 Pesaro
Appuntamento
conclusivo:
15 settembre:
Bologna
La pace è
veramente nelle
mani di noi tutti.
LA PACE NELLE NOSTRE MANI: NON SOLO UTOPIE
Giustizia e riconciliazione: storie senza confini
bbiamo la consapevolezza che oppressioni ed esclusioni su scala planetaria sono il frutto avvelenato di un
ordine economico-politico profondamente
ingiusto e violento. Per questo siamo determinati ad impegnarci – come singoli, come
società civile, come chiesa - per modificare
una situazione che ci ripugna e per inaugurare un millennio senza esclusi.
A
sendo prive di peso geopolitico, non toccano più di tanto né i leaders né la gran parte
dei cittadini del nord del mondo. Basti pensare che nel Congo Belga dal 1998 ci sono
stati circa 3 milioni di vittime, o ad uno dei
peggiori disastri nella storia dell’umanità, il
conflitto in Sudan con i suoi 2.000.000 di
morti, 4.000.000 di sfollati interni e 600.000
rifugiati all’estero.
Ci eravamo lasciati così, nel settembre del
2000, al termine di quella carovana del
“Giubileo degli oppressi” che ci aveva portato ad incontrare migliaia di persone – e
tanti giovani - da Bari a Napoli, da Pesaro
a Bologna, da Milano a Brescia, da Padova a Verona. Dovunque abbiamo visto cattolici e laici esprimere partecipazione e entusiasmo, indignazione e voglia di cambiare. Dovunque c’è stato autentico ascolto dei
testimoni del sud del mondo.
Per motivarci ancora una volta alla partecipazione e a scelte chiare e nonviolente dentro e fuori la chiesa vogliamo accogliere perciò, il 12 settembre la Carovana formata da
p. Alex Zanotelli, Mons. Brigantini, Valdênia,
una avvocata “di strada” dal Brasile e un
testimone dall’Africa.
Quella carovana non si è fermata con il
chiudersi dell’anno giubilare. Gli impegni
formulati a Verona sono stati raccolti da tante
mani, tradotti giorno dopo giorno in sobrietà, in cittadinanza attiva, in partecipazione
politica nei movimenti e nelle reti, come quella di Lilliput, che sono venuti costituendosi,
in stimolo per le comunità ecclesiali. Uno
degli impegni più difficili e significativi era
quello di promuovere la pace e di operare
perché la chiesa italiana assumesse come
propria la nonviolenza attiva.
Oggi siamo qui a riprendere in mano con
più forza l’impegno per la pace, in piena
continuità con il giubileo. Sentiamo la necessità e l’urgenza di annunciare un Vangelo di pace e giustizia.
Essere pienamente cristiani è essere
costruttori di pace. Ed essere costruttori di
pace significa promuovere la giustizia, presupposto della pace. E non sono solamente
gli atti terroristici dell’11 settembre contro
gli Stati Uniti o la guerra che ne è seguita
contro l’Afghanistan a spingerci a riprendere l’iniziativa: siamo testimoni di guerre,
soprattutto in Africa, che hanno già fatto
centinaia di migliaia di vittime ma che, es-
2 filodiretto n. 10/2002 responsabili
Questa volta i testimoni dalle periferie del
mondo ci aiuteranno a capire in che modo
riconciliazione e perdono, difesa dei diritti
umani e nonviolenza possono rivitalizzare dal basso - società dilaniate dall’odio e dalle divisioni. Dal Sud del mondo, dunque, ci
arriveranno proposte costruttive. Mons.
Brigantini, vescovo di Locri-Gerace, ci parlerà del nesso legalità-giustizia-pace. Come
soggetti attivi e parte integrante della società civile vogliamo tentare, a nostra volta, di
proporre alla Carovana, percorsi ed esperienze di pace o di educazione alla pace.
L’appuntamento finale a Bologna metterà a
confronto le attese delle persone incontrate
con Gianfranco Caselli, Enzo Biagi e Luigi
Bettazzi .
Appuntamento conclusivo:
15 settembre:
Bologna con la presenza di Enzo Biagi,
Giancarlo Caselli, Beppe Grillo, p. Alex
Zanotelli, d. Luigi Ciotti, Valdênia, una
avvocata “di strada” dal Brasile e Mons.
Luigi Bettazzi.
Per informazioni :
nel sito www.giovaniemissione.it
i programmi completi.
Per richieste particolari:
[email protected] ; 0498751506
Dossier
Giubileo degli Oppressi
LETTERA DI PADRE ALEX ZANOTELLI ALLA PUGLIA
In preparazione al Giubileo deglo Oppressi 2
C
arissimi, Jambo!
Sono appena rientrato nel “bel paese”
arricchito da 12 anni di vita spesi nei
sotterranei della vita e della storia, nella baraccopoli
di Korogocho. Sono stati i poveri ad inviarmi ora
nel cuore dell’Impero, testimone del Crocifisso,
dei crocifissi di oggi.
Venendo dalla miseria più squallida, noto l’opulenza del nostro paese, una opulenza custodita e
conservata con ingenti investimenti in armi (500
mld di dollari in USA, 250 mld di dollari in Europa
per una ‘guerra infinita’, tesa a difendere i nostri
privilegi), osservo un ritorno al militarismo (esercito professionista, tentativo di spazzare via la legge 185, ipotesi di liberalizzazione del porto di armi);
sento un crescente razzismo - oggi spacciato per
opinione. Constato l’ostilità verso il popolo degli
immigrati. Percepisco la cultura materialistica del
profitto che svuota qualsiasi forma di impegno
sociale e politico.
Mi viene perciò spontaneo domandarmi: “Dove
sono i frutti del giubileo? A cosa è servito”. So
per certo che il giubileo nella tradizione biblica
non è un evento sporadico (ogni 50 anni) ma nasce in Israele come strumento legale per tentare
di realizzare il sogno di Dio nella storia. L’Israele
biblico infatti, nasce come società alternativa agli
imperi e alle città stato. Ma sappiamo che ogni
società lasciata a se stessa tende a strutturarsi nella
disuguaglianza. Per questo è stato istituito il giubileo che nasce dal concetto del sabato. Il giorno
di sabato fu inteso come rottura del ciclo del lavoro giornaliero – spesso degenerato nello sfruttamento - per offrire riposo e ristorazione a persone e animali, e richiamare la finalità divina di
liberazione dalla schiavitù. Israele intendeva costruire una possibilità sociale alternativa nella quale
tutti potessero avere il necessario e nessuno più
del necessario. Il giubileo fu istituito fin dagli albori
di Israele per correggere iniquità gravi nell’ordine
socio economico e superare la tendenza verso l’accumulazione di ricchezza e potere per pochi e la
marginalizzazione e povertà per molti. Questa “dimensione giubilare” fu sempre presente nella vita
quotidiana di Israele.
Sono state queste le motivazioni che hanno
portato anche noi a promuovere il Giubileo degli
oppressi del 2000 e ad assumere impegni solenni,
letti a nome dei missionari comboniani, da p. Francesco Antonini (superiore provinciale).
Fra questi citiamo:
Ci impegniamo a resistere all’impero del
denaro e del libero mercato, consumando lo
stretto necessario sia nel mangiare, sia nel vesti-
re, sia nel viaggiare e riducendo il consumo di
energia, acqua, elettricità, petrolio e derivati.
Ci impegniamo a consumare in modo critico, fuggendo ogni tipo di speculazione finanziaria e usando il denaro a favore della solidarietà e
rifuggendo investimenti che potrebbero finanziare produzioni di armi o altre realtà contro l’assoluto della vita umana.
Ci impegniamo a riconoscere e promuovere la dignità di ogni uomo e di ogni donna;
vogliamo osare l’accoglienza: per questo collaboriamo perché gli immigrati abbiano lavoro e casa,
non solo lavoro, ma lavoro e casa, perché possano vivere una vita normale.
Purtroppo a distanza di due anni dobbiamo riconoscere che salvo poche eccezioni, non abbiamo tradotto questi impegni in concretezza di vita.
Per questo riproponiamo il Giubileo degli Oppressi
2: “La pace nelle nostre mani: non solo utopia”.
Occasione per tradurre nella nostra vita quotidiana il sogno di Dio.
Chiedo a voi che abitate in “finibus terrae”
proiettati verso il sud del mondo di ripensare:
•
l’immigrazione;
•
il militarismo crescente;
•
le politiche economiche rovinose che la
Puglia vive con tutte le sue nefande conseguenze
di disoccupazione e criminalità organizzata;
•
il rafforzamento della società civile con
una sua progettualità politica;
•
il bisogno assoluto di lavorare in rete con
tutti quelli che hanno voglia di cambiare;
•
l’impegno a favore dei più poveri per
sviluppare non una guerra infinita tra poveri ma
una solidarietà che nasce dal basso, diventando
tutti operatori di sintesi con le diverse civiltà.
D. Tonino Bello, profeta di pace e figlio della
vostra terra, vi alimenti la fantasia del cuore e vi
porti a dare segni di pace e solidarietà al di là del
Mediterraneo verso l’Oriente e il nord Africa stretti
ambedue in una morsa mortale dai diversi tipi di
fondamentalismi, non escluso quello economico
occidentale. Oggi più che mai la Puglia è chiamata dalla storia e dalla geografia, a protendersi nel
suo mare come Arca di Pace e non a curvarsi
minacciosamente come arco di guerra.
Buon lavoro, dunque, sentiamoci uniti e camminiamo insieme in queste strade di risurrezione
per dare senso alla vita, credibilità al nostro anelito di pace e futuro al mondo che abitiamo.
Lettera di Padre
Alex Zanotelli,
missionario
comboniano
Bari,
27 aprile 2002
Il testo della
lettera è stato
scritto da p. Alex
Zanotelli in
sintonia con le
comunità
comboniane
presenti in
Puglia.
Sijambo.Alex Zanotelli
anno XII - giugno 2002
3
Dossier
Giubileo degli Oppressi
GIUBILEO DEGLI OPPRESSI 2000
documento finale della prima edizione
E ORA TOCCA A NOI...
anzitutto sviluppare una spiritualità giubilare che affonda le sue radici nella tradizione
biblica, ebraica e cristiana, tradizione che sta dalla parte degli esclusi perché il Dio di
Mosè, il Dio di Gesù, non è il Dio del faraone e dell’impero romano, ma è il Dio degli
schiavi e dei crocifissi.
Una spiritualità che si alimenta di contemplazione e di Parola. E nella contemplazione
scopre e assume il Sogno di Dio, sogno di una economia e di una società alternative all’impero.
Concretamente, ci impegniamo a dare tempo alla lettura e all’ascolto della Parola,
alla contemplazione, al silenzio, alla preghiera.
Tocca a noi migliorare la nostra formazione con un impegno personale e comunitario,
per conoscere e riflettere sulle situazioni del mondo e capirne i meccanismi e trovare modi
di intervento per cambiarne la logica.
Ci impegniamo a leggere strumenti di informazione alternativa, come Nigrizia, e a prendere sul serio campagne di sensibilizzazione.
Ci impegniamo a resistere all’impero del denaro e del mercato, consumando solo lo
stretto necessario (definito coi criteri dei poveri), sia nel mangiare, sia nel vestire, sia nel
viaggiare, e riducendo il consumo di energia, acqua, elettricità, petrolio e derivati. Coltivando la cultura del limite nell’uso delle cose e della sobrietà, adottando la metodologia
dei bilanci di giustizia e usando preferibilmente i prodotti del commercio equo e solidale.
Ci impegniamo a consumare in modo critico, rifiutando di essere complici di ogni sfruttamento dell’uomo, della donna e dei bambini.Ci impegniamo a guadagnare il nostro denaro onestamente, fuggendo ogni tipo di speculazione finanziaria.
Ci impegniamo a non accumulare, dando ai poveri ciò che supera lo stretto necessario.
Ci impegniamo a investire saggiamente i nostri risparmi, impedendo che servano a
produrre armi e altri fattori negativi per la vita dell’umanità; per questo mettiamo i nostri
risparmi nella Banca Etica o comunque in circuiti trasparenti e puliti. Ci impegniamo a far
conoscere queste realtà nel nostro ambiente, ad amici e conoscenti.
Ci impegniamo a riconoscere e promuovere la dignità di ogni uomo e di ogni donna; noi
vogliamo osare l’accoglienza: per questo collaboriamo perché gli immigrati abbiano lavoro e casa – non solo lavoro, ma lavoro e casa, perché possano vivere una vita normale.
Come missionari comboniani abbiamo cominciato mettendo a disposizione dell’accoglienza dei lavoratori immigrati la maggior parte dell’ex seminario comboniano di Thiene.
Ci impegniamo a lottare contro la tratta delle donne per la prostituzione, affinché nessuna donna sia costretta dalla necessità a vendere il proprio corpo. Come comboniani siamo
coinvolti con vari missionari in questo impegno diretto, a Cestelvolturno di Caserta come a
Verona e altrove.
Ci impegniamo a promuovere la pace sempre e ovunque, ad essere sentinelle attente e
pronte a gridare contro ogni ingiustizia, a denunciare con forza il delitto continuo delle
guerre volutamente dimenticate dalle grandi agenzie di informazione che sono nelle mani
dell’impero, come le guerre in Sudan, Congo, Ruanda, Burundi, Somalia, Eritrea, Etiopia,
Angola, Sierra Leone, Colombia, e altre. Un mezzo concreto di pressione è oggi la Campagna Break the silence.
Ci impegniamo perché la chiesa italiana assuma come istanza propria la non violenza
attiva. Come comboniani continuiamo a dare il nostro contributo anche attraverso Nigrizia
e con una presenza di animazione nelle comunità cristiane.
Ci impegniamo a gridare forte l’ingiustizia di cui sono oggetto milioni di persone private della loro terra, come gli indios e i baraccati delle grandi città. Cercheremo di coordinarci, con l’aiuto dei nostri mezzi di comunicazione, in maniera di esercitare una pressione
4 filodiretto n. 10/2002 responsabili
sulle autorità responsabili.
Ci impegniamo a lottare contro una politica che rende i ricchi sempre più ricchi e i
poveri sempre più poveri, non solo nel nostro paese, ma in tutto il mondo; vogliamo invece
una politica attenta alle fasce più deboli e impegnata in relazioni internazionali tese a
creare un mondo solidale, dove i beni sono distribuiti equamente. Diciamo no ad una politica che è a servizio di un’economia di sfruttamento che arricchisce solo i ricchi.
Concretamente ci impegniamo a chiedere ai candidati alle elezioni, politiche o amministrative, cosa intendano fare riguardo a problemi come le povertà, le nuove schiavitù, le
relazioni con i paesi impoveriti, l’economia liberista... E ci impegniamo a rifiutare il nostro
voto a candidati che propongono una politica che continua a favorire i ricchi e a impoverire i poveri, in Italia come nel resto del mondo.
Ci impegniamo a collaborare sul territorio con tutte le realtà cristiane e laiche che condividono gli stessi ideali, lo stesso Sogno di Dio per un mondo più bello e fraterno. Come
comboniani ci impegniamo a dare la nostra adesione alla rete locale di Lilliput
Noi non ci rassegniamo a questa situazione del mondo: resisteremo e lotteremo insieme.
Noi resteremo uniti: isolati, saremo presto assorbiti dall’impero che continua a divorare
i poveri, anzi rischiamo di diventarne complici.
Insieme saremo forti e riusciremo a produrre qualche crepa nell’edificio dell’impero che oggi
appare solido e vincente. Per restare uniti siamo pronti ad usare ogni mezzo, anche le moderne
tecnologie informatiche. Come comboniani mettiamo a disposizione un sito per entrare in altri
mondi (www.giovaniemissione.it )
Noi continueremo a riunirci per aiutarci a conoscere, a riflettere e ad agire come veri
discepoli di Gesù Cristo affinché
tutti siano riconosciuti
figli dello stesso Padre
chiamati a vivere da fratelli.
Solo allora sarà festa!
Solo allora sarà giubileo degli oppressi e millennio senza esclusi.
Dossier
Giubileo degli Oppressi
QUESTA VOLTA A MOLFETTA
Struttura organizzativa e di animazione
Rispetto alla prima edizione del Giubileo degli Oppressi, della cui celebrazione a Molfetta si ebbe
notizia soltanto poco tempo prima e non permise il coinvolgimento adeguato, questa volta, grazie
al prezioso lavoro dei padri Comboniani di Bari, si è cercato di operare una sensibilizzazione che
toccasse i diversi ambiti ecclesiali, sociali e politici.
Sono stati costituiti diversi gruppi di lavoro, raccolti intorno al:
¨ tavolo della chiesa
composto da rappresentanti di aggregazioni ecclesiali, diocesi,
ordini religiosi...)
¨ tavolo degli enti locali
composto dagli amministratori aderenti all’iniziativa, con la partecipazione dell’assessorato provinciale alla solidarietà sociale)
¨ tavolo dell’associazionismo composto dai rappresentanti di tutti i soggetti associativi presenti
sui territori cittadini coinvolti)
¨ tavolo del mondo del lavoro composto da rappresentanti sindacali.
I diversi tavoli sono coordinati da un gruppo centrale che fa capo ai Comboniani di Bari, a padre
Michele Stragapede come referente, e che tiene i contatti tra le attività locali e l’organizzazione
nazionale.
Si è voluto così dare massimo risalto all’iniziativa perchè si rilanci e si riprenda in mano con più
forza l’impegno per la pace, in piena continuità con il giubileo.
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Dossier
Giubileo degli Oppressi
LA CAROVANA DELLA PACE
Alcuni testimoni che passeranno da Molfetta
Padre Alessandro Zanotelli,
missionario comboniano
Giubileo
DAL SITO
GIOVANIEMISSIONE
Nato a Livo (Trento) il 26 agosto 1938, nel 1964, dopo aver completato gli studi di teologia a
Cincinnati (Usa), è ordinato sarcerdote. Partito come missionario comboniano per il Sudan, dopo
otto anni viene allontanato dal governo a causa della sua solidarietà con il popolo Nuba e della
coraggiosa testimonianza cristiana.
Assume la direzione di Nigrizia nel 1978 e contribuisce a renderla sempre più un mensile di
informazione, nel solco di una tradizione avviata nel 1883 e consolidatasi a partire dagli anni ’50. Il
suo programma di lavoro è ben chiaro fin dall’inizio: “Essere al servizio dell’Africa, in particolare
“voce dei senza voce”, per una critica radicale al sistema politico-economico del nord del mondo
che crea al Sud sempre nuova miseria e distrugge i valori africani più belli, autentici e profondi”.
Per quasi dieci anni, Zanotelli prende posizioni precise e s’impone all’opinione pubblica italiana,
affrontando i temi del commercio delle armi, della cooperazione allo sviluppo affaristica e lottizzata,
dell’apartheid sudafricano. È anche tra i fondatori del movimento “Beati i
costruttori di pace”, con cui ha condotto molte battaglie in nome della cultura della mondialità e per i diritti dei popoli.
Nel 1987 - su richiesta di esponenti politici e vaticani - Alex Zanotelli
lascia la direzione di Nigrizia: ma la sua eredità culturale, raccolta dai successivi direttori e redattori, continua a manifestarsi anche oggi.
Negli ultimi otto anni, il lavoro missionario di Zanotelli si è svolto a
Korogocho, una delle baraccopoli che attorniano Nairobi, la capitale del
Kenya. Ha dato vita a piccole comunità cristiane, ma anche a una cooperativa che si occupa del recupero di rifiuti e dà lavoro a numerosi baraccati;
ha propiziato la nascita di Udada, una comunità di ex prostitute che aiuta le
donne che vogliono uscire dal giro e, nello stesso tempo, si è battuto per le
riforme che riguardano la distribuzione della terra, uno dei temi-chiave della
politica keniana.
Mons. Giancarlo Bregantini
vescovo di Locri-Gerace
Amabilmente chiamato dalla sua chiesa locrese Padre GianCarlo - è nato a
Denno (Trento) il 28 settembre 1948, e dopo aver frequentato le medie, il ginnasio ed il liceo nelle scuole della Congregazione dei Padri Stimmatini - Congregazione alla quale appartiene - ha compiuto il corso teologico presso lo
studentato Zenonianum di Verona e, in seguito, ha conseguito la Licenza in
Storia della Chiesa presso la Pontificia Università Gregoriana di Roma.
E’ stato ordinato sacerdote il 01.07.1978 nella Cattedrale di Crotone.
Negli anni 1976-87 durante la sua permanenza nella diocesi di Crotone, è
stato docente di Storia della Chiesa nel Pontificio Seminario Teologico Regionale di Catanzaro, insegnante di Religione nell’Istituto Nautico di Crotone, delegato diocesano per la Pastorale del Lavoro; cooperatore della parrocchia
Santa Chiara in Crotone, cappellano del Carcere Circondariale di Crotone.
All’interno della congregazione di appartenenza, negli anni 1982-85, è stato
consigliere provinciale della provincia stimmatina “Santa Maria della Speranza”: dal 1987, formatore dei chierici stimmatini.
Nell’Arcidiocesi di Bari-Bitonto, ha insegnato Storia della Chiesa nello
studentato teologico interreligioso pugliese.
Nel 1990-91, è stato Parroco di san Cataldo in Bari e dal 1992, cappellano
6 filodiretto n. 10/2002 responsabili
dell’Ospedale C.T.O. di Bari; membro del consiglio dei consultori e insegnante di religione in un
istituto privato di religiose.
Eletto alla sede vescovile di Locri-Gerace il 12 febbraio 1994, viene consacrato Vescovo nella
Basilica Cattedrale di Crotone dall’Arcivescovo Giuseppe Agostino - dal quale aveva ricevuto
l’ordinazione diaconcile e presbiterale - il 7 aprile 1994.
L’ingresso nella Chiesa di Locri-Gerace, il 7 maggio 1994.
Per la sua presenza in diocesi, la chiesa particolare di Locri-Gerace non cessa di benedire il
Signore per questa straordinaria figura di Vescovo-Pastore tutto consumato per il bene dei suoi
fratelli la cui presenza e parola è punto di riferimento religioso e morale per tutti.
Dal maggio 2000, è Presidente della Commissione Episcopale Giustizia e Pace.
Dossier
Giubileo degli Oppressi
Valdênia Aparecida Paulino
Avvocato in Brasile
Valdênia Aparecida Paulino è avvocata, laureatasi alla facoltà di diritto di São Paulo, Brasile.
Proveniente da una zona periferica, povera e molto violenta della città, non ha mai abbandonato le sue radici, conquistando con fatica il diritto allo studio e garantendosi con il suo lavoro la
possibilità di acquisire una professione a servizio degli esclusi. Si è impegnata a fianco dei più
poveri, cominciando coi raccoglitori di cartone e ferro vecchio, fino ad organizzare una comunità
di recupero per ragazze coinvolte nella prostituzione minorile.
Lavora al Centro de Defesa dos Direitos da Criança e do Adolescente “Mônica Paião
Trevisan” (CEDECA) , occupandosi della denuncia delle violazioni dei diritti umani dei bambini
e adolescenti in famiglia, nella società, nelle carceri minorili (FEBEM). Segue progetti di prevenzione e di reinserimento comunitario, alternando il suo tempo tra la presenza in favela, in università e nelle istituzioni e associazioni di difesa dei diritti umani. Collabora con l’attività delle comunità cristiane di base dei quartieri periferici, che riconosce come suo punto di partenza e di
continua ispirazione, oltre che ambito privilegiato di coscientizzazione per i più poveri.
Ha realizzato una piccola comunità famiglia nell’appartamento in cui vive, accogliendo con sè
un gruppo di adolescenti in fase di recupero dopo esperienze di violenza e esclusione.
Appoggia i movimenti popolari per il diritto alla casa, alla terra, alla salute e al lavoro.
Ha coperto anche ruoli istituzionali nella città di São Paulo, partecipando dei consigli di difesa
dei diritti dei bambini e adolescenti e delle commissioni di difesa dei diritti umani.
Mantiene relazioni con vari centri di difesa dei diritti umani in Brasile, raggiungendoli con
incontri di formazione e scambio di esperienze.
Ha collaborato più volte con Amnesty International e realizzato alcuni viaggi in Europa per
denunciare le gravi violazioni ancora in atto nel suo Paese.
E’ citata in un rapporto di Amnesty International sulla questione delle carceri minorili a São
Paulo e nel rapporto sulla indipendenza dell’autorità giudiziaria del Consiglio Socio-Economico
dell’ONU.
PERSONE NUOVE DENTRO
aci
Per una spiritualità laicale
PRESIDENZA DIOCESANA
La nostra
associazione,
alivello
regionale e
Città della Pieve (PG) 25-30 agosto 2002
diocesano, ha
condiviso lo
Una giornata del campo, il 29 agosto, sarà dedicata proprio allo studio e alla
spirito
sensibilizzazione per il Giubileo degli Oppressi, con la presenza di Padre Midell’iniziativa e
chele Stragapede, che ci guiderà sui temi proposti da Alex Zanotelli.
sta collaborando
Sarà un modo per coniugare fede e vita in una prospettiva locale e globale.
attivamente
all’organizzazione.
Campo diocesano unitario per responsabili
anno XII - giugno 2002
7
Dossier
Giubileo degli Oppressi
PUGLIA: ARCA DI PACE
E NON ARCO DI GUERRA
I Vescovi della Metropolia di Bari contro gli F-16
e la militarizzazione della Puglia.
chiesa
VESCOVI DELLA METROPOLIA
DI BARI
Giugno 1988
1. Chiamati come pastori a “vegliare nella notte, facendo la guardia al gregge” (Luca 2,6), e
mossi dal dovere di legare la fede alla storia, la speranza alla vita, l’utopia al quotidiano, rompiamo
ancora una volta il silenzio per esprimere il nostro sconcerto sulla crescente militarizzazione in
terra di Bari.
Sappiamo bene che le decisioni ultime spettano ai nostri governanti, verso i quali abbiamo il
dovere del rispetto, della preghiera e della lealtà democratica.
La coscienza, però, del nostro pastorale, se da una parte ci vieta di entrare nel terreno delle
scelte politiche concrete, per un altro verso ci obbliga a parlare con chiarezza ogni volta che sono
minacciati gli orizzonti complessivi della pace, di cui dobbiamo essere, e non per mandato popolare
ma in nome del Vangelo, solerti annunciatori.
2. Abbiamo appena finito di rallegrarci per i confortanti gesti di distensione internazionale, e
stiamo ancora additando al popolo di Dio i “segni dei tempi” che, nell’ultima enciclica del Papa,
preannunciando il sereno, e già una nuova grave foschia sembra oscurare il nostro cielo: l’ipotesi
di stazionamento di 72 cacciabombardieri americani “F-16” nell’aeroporto di Gioia del Colle (Ba).
Sfrattati dalla Spagna, questi aviogetti d’attacco troverebbero appoggio logistico in Puglia, la
cui posizione geografica a detta degli esperti, rappresenterebbe quanto di meglio si possa pensare
per garantire la “difesa avanzata” nel fianco Sud della NATO.
Triste destino della nostra Terra!
Finora è stata la storia a ricacciarla indietro, in ruoli subalterni. Adesso è la geografia che la
risospinge ancora più indietro, affidandole compiti di un perverso protagonismo: e non su ribalte di
civiltà, ma su scenari di morte.
Contro questa logica eleviamo, ancora una volta, la nostra fiera e sofferta protesta!
3. E’ già pesante il pedaggio che la Puglia sta pagando, in fatto di servitù, ai programmi di
riassetto militare.
Eppure il nostro popolo ha espresso più volte, in termini civili e democratici, il netto proposito di
non lasciarsi defraudare del diritto di decidere sul suo presente.
E anche sul suo futuro, ha chiaramente manifestato di volergli imprimere concrete proiezioni di
pace.
E’ questa la sua vocazione, che oggi si è amaramente costretti a veder compromessa da scelte
di progetti offensivi, che passano, ancora una volta, sulla sua testa.
4. Vogliamo sottolineare, comunque, che a preoccuparci non sono soltanto le “ritorsioni” di cui
divenuta punto nevralgico di così articolata strategia militare, la nostra terra costituirebbe il bersaglio numero uno. Sono anche le “distorsioni” ambientali e sociali a cui essa verrebbe inesorabile
sottoposta.
L’arrivo degli F-16 a Gioia del Colle comporterà un’ondata di nuovi espropri, sia per favorire
l’indispensabile ampliamento dell’aeroporto, sia per permettere l’ospitalità ad almeno cinquemila
americani che vi stazioneranno in pianta stabile.
Non sono solo in gioco gli espropri dei terreni, già così duri nella provincia di Bari, da cui non è
ancora del tutto scongiurata la prospettiva che altri diecimila ettari vengano destinati a megapoligoni
di tiro.Sono in gioco, sopratutto gli espropri culturali, per le funeste conseguenze sull’identità storica del territorio. Non è più la terra, cioè, che viene sottratta alla gente. E’ la gente che viene
sottratta alla terra. E per di più, con dinamiche che favoriscono inquietanti disaffezioni, processi di
8 filodiretto n. 10/2002 responsabili
Dossier
Giubileo degli Oppressi
sradicamento psicologico, e illusori miraggi di tornaconti economici.
5. A questo punto, sentiamo l’obbligo di precisare che il nostro fermo rifiuto della logica legata
all’operazione “F16 “ non nasce solo da ragioni interne ai confini territoriali entro i quali noi vescovi svolgiamo la nostra particolare missione pastorale.
Ma deriva anche dalla condivisione del severo giudizio che Giovanni Paolo II, al n.20
della “Sollecitudo rei Socialis” ha espresso sulla politica dei blocchi:” l’esistenza e la
contrapposizione dei blocchi non cessano di essere tuttora in fatto reale e preoccupante che
continua a condizionare il quadro mondiale”.
E deriva infine dalla convinzione che la sola minaccia delle armi atomiche, l’escalation della
loro produzione, e ogni apparato bellico teso a favorire la deterrenza nucleare, sono già una colossale ingiustizia, se non proprio il preludio dell’olocausto del mondo.
Sia ben chiaro, quindi: qualsiasi altra collocazione geografica dei “falchi combattenti” non alleggerirà più che tanto le nostre preoccupazioni.
6. La speranza, comunque, non ci viene meno.
Grazie al cielo, siamo testimoni di una sempre più diffusa coscienza di popolo che riscopre nella
parola di Dio il cuore della sua missione profetica di Pace.
Anzi, si va allargando il consenso di coloro che perfino al di fuori del Vangelo, indica nel
superamento dell’ideologia del nemico i presupposti della convivenza tra i popoli.
Nell’impegno per la giustizia, la strada privilegiata di ogni liberazione. Nella forza
delle trattative diplomatiche, la soluzione dei conflitti armati. Nella difesa popolare
nonviolenta, i cardini della sicurezza nazionale. Nel dialogo e nella solidarietà l’unica
alternativa alla logica dei “due blocchi di potenze armate ciascuna diffidente e timoroso del
prevalere dell’altro” (SRS,20)
E’ chiaro che dobbiamo batterci, pregare, e protestare perché anche “dall’altra parte” si attui
presto un disarmo parallelo. Ma sorridere in partenza sull’ingenuità di chi diffida della logica
prudenziale, basata sull’equilibrio delle paure, significa, almeno per noi credenti, rinunciare e scommettere sulla forza profetica del Vangelo.
7. Non ci resta che invocare il Signore, “perché diriga i nostri passi sulla via della pace” e
induca i governanti, più che a sfruttare strumentalmente le debolezze antiche della nostra
storia o le lusinghe recanti della nostra geografia, a restituirci al ruolo che ci è congeniale:
essere operatori di sintesi con le diverse civiltà.
Del resto, per rimanere al solo campo culturale, non è questo l’impegno ecumenico della Chiesa di Bari, divenuta da anni centro autorevole di raccordo con tutte le Chiese di Oriente?
E la nostra Università non è forse l’asse più prestigioso di collegamento e d’incontro tra le
Università del Mediterraneo?
Se, pertanto, la nostra terra a buon diritto va fiera dell’ulivo quale simbolo della sua feracità,
essa vuole andare ancora più fiera di agitarlo quale simbolo di una vocazione di Pace che a
nessuno è lecito adulterare.
Oggi più che mai, infatti, la Puglia è chiamata dalla storia e dalla geografia, a protendersi nel
suo mare come Arca di Pace e non a curvarsi minacciosamente come arco di guerra.
I vescovi della metropolia di Bari.
IMariano Magrassi
Arcivescovo di Bari
Giuseppe Lanave
Vescovo di Andria
Antonio Bello
Vescovo di Molfetta
Giuseppe Carata
Arcivescovo di Trani
Tarcisio Pisani
Vescovo di Gravina
Francesco Cacucci
Vescovo aus.di Bari
Domenico Padovano
Vescovo di Conversano
anno XII - giugno 2002
9
Dossier
Giubileo degli Oppressi
IN COMUNIONE DI INTENTI PER
UNO SVILUPPO ARMONICO:
dal documento dei Vescovi italiani: “Chiesa italiana e Mezzogiorno
magistero
Roma,
18 ottobre 1989
“Come
delineare,
dunque,
l’impegno delle
Chiese che sono
in Italia verso il
Mezzogiorno?
Siamo anzitutto
convinti che “Se
il Signore non
costruisce la
casa, invano vi
faticano i
costruttori” (Sal
127,1): la nostra
fiducia, perciò, si
fonda sul Signore
che scruta i
cuori e il suo
Spirito che
rinnova la faccia
della terra. Al
Signore
dobbiamo
chiedere
incessantemente
luce e forza.
LINEE PASTORALI
(...)
25. Testimonianza coraggiosa e profetica
La Chiesa, oggi, in Italia, specie quella operante
nel sud, di fronte alla situazione di disagio e di attesa
che abbiamo esaminato, deve esprimersi come “segno di contraddizione”, in ogni membro, in tutte e
singole le sue comunità, in ogni sua scelta, rispetto
alla cultura secolarista ed utilitaristica e di fronte a
quelle dinamiche socio-politiche che sono devianti
nei confronti dell’autentico bene comune. La Chiesa
deve essere profeticamente libera, come si sta sforzando di essere, da ogni influsso, condizionamento
e ricerca di potere malinteso; deve educare con la
parola e la testimonianza di vita alla prima beatitudine del Vangelo che è la povertà, come distacco dalla
ricerca del superfluo, da ogni ambiguo compromesso o ingiusto privilegio, come servizio sino al dono
di sé, come esperienza generosamente vissuta di solidarietà.
Questa testimonianza di vita e di comportamenti
è tanto più necessaria e urgente oggi di fronte a un
mondo che sembra non dar peso alla drammatica domanda di Dio: “Dov’è tuo fratello?”(Gen 4,9), una
domanda ignorata persino da molti battezzati. Urge
trovare la risposta giusta, nella costruzione dell’unità delle varie parti del paese, e anche in vista del
problema delle nuove immigrazioni dai Paesi del sud
del mondo. E’ questa una grande sfida che viene
proposta a noi cristiani: ne può derivare un conflitto
di proporzioni immense, oppure l’affermazione della
forza del Vangelo.
28. Impegno politico
Appare quanto mai concreto, quindi, per i cristiani del sud come in ogni parte d’Italia, l’appello
che il Papa ci ha nuovamente rivolto nella sua ultima
esortazione apostolica: “Per animare cristianamente
l’ordine temporale, nel senso…di servire la persona
e la società, i fedeli laici non possono affatto. Abdicare alla partecipazione alla “politica”, ossia alla molteplice e varia azione economica, sociale, legislativa,
amministrativa e culturale, destinata a promuovere
organicamente e istituzionalmente il bene comune…
- Tutti e ciascuno hanno diritto e dovere di partecipare alla politica, sia pure con diversità e
complementarietà di forme, livelli, compiti e responsabilità. Le accuse di arrivismo, di idolatria del potere, di egoismo e di corruzione che non
infrequentemente vengono rivolte agli uomini del
governo, del parlamento, della classe dominante, del
partito politico; come pure l’opinione non poco diffusa che la politica sia un luogo di necessario perico-
10 filodiretto n. 10/2002 responsabili
lo morale, non giustificano minimamente né lo scetticismo né l’assenteismo dei cristiani per la cosa pubblica” (CfL 42).
E necessaria pertanto un opera capillare di educazione o formazione all’impegno politico, con chiaro riferimento alla dottrina sociale della Chiesa e in
una prospettiva di autentico servizio. La politica deve
essere considerata un’espressione della carità che il
credente vive in Cristo. Perciò il cristiano che fa politica si sforzerà di tradurre, per quanto le condizioni
storiche lo permettono, la visione cristiana dell’uomo e della società nelle leggi, negli atti di governo e
nella pubblica amministrazione. Anche nell’azione politica egli eviterà il ricorso a comportamenti disonesti
e immorali; anzi si impegnerà affin-ché il suo stile di
vita sia annuncio e testimonianza di carità, fede e
speranza in Cristo.
29.Ministerialità di servizio e di liberazione.
Il ruolo dei laici
Nel Sud è esigenza primaria una nuova carica di
fiducia per un cammino di speranza. Bisogna moltiplicare i soggetti, i con-tenuti e gli spazi per una
“ministerialità” di servizio e di liberazione.. Ogni membro della Chiesa è partecipe del triplice uffi-cio - sacerdotale, profetico e regale- di Gesù Cristo. Ciascuno all’interno della propria vocazione, deve dare compimento a questa ministerialità: piccoli e grandi,
sofferenti, contempla-tivi, vescovi, presbiteri, diaconi, religiosi, religiose. Ci preme tuttavia richiamare
l’importanza di n laicato che nel sud sia veramente
costruttore di storia.
Ascoltiamo ancora Giovanni Paolo II: <<“ Nello
scoprire e nel vivere la propria vocazione e missione,
i fedeli laici devono essere formati a quell’unità di cui
è segnato il loro stesso essere di membri della Chiesa
e di cittadini della società umana… “ Il distacco che
si constata in molti, tra la fede che professano e la
loro vita quotidiana, va annoverato tra i più gravi
errori del nostro tempo” (GS 43). Perciò ho affermato
che una fede che non diventa cultura è una fede “
non pienamente accolta, non interamente pensata,
non fedelmente vissuta” >>
30. I giovani
Protagonisti dell’azione di rinnovamento devono essere anzitutto i giovani, chiamati a farsi
costruttori di una nuova società. Spesso nel sud,
molti di loro si autoemarginano, non pochi vivono
disorientati, la maggior parte non si sentono accolti
nelle esperienze socio-politiche.
C’è nei giovani del sud un grande potenziale, che
in ripetute circostanze si esprime come rifiuto di un
certo tipo di società. Spesso, però, si limitano alla
sola denunzia o a postulare una novità. Bisogna educarli, invece, a immettersi concretamente nell’esperienza sociale, attraverso forme di volontariato, di
aggregazione culturale, di cooperazione, perché propongano, esperimentino, incidano sul futuro della
loro terra.
31.La donna
Anche la donna ha una grande vocazione per la
redenzione sociale nel sud. Erede di tante sofferenze, spesso di tanta emarginazione, la donna meridionale è di per sé dignitosa, profonda e costruttrice di
storia quotidiana, nella pazienza. Invitiamo le giovani done delle nuove generazioni a non smarrirsi dietro modelli ingannevoli e vanificanti, quali quelli proposti dalla società edonistica e consumistica. Esortiamo tutte a una missione di “rigenerazione”, per
una storia nuova, fatta di libertà interiore, di partecipazione, di reazione a ogni ambiguità e di gestazione
di ogni novità genuina e vitale.
La donna ha una “ministerialità” sociale straordinaria. Il sud attende questa fecondità d’amore contro gli artifici della società dell’intrigo, della violenza
e del vuoto di valori. La donna ha un suo ruolo primario e insostituibile nella costruzione e conduzione,
soprattutto spirituale, della famiglia.
32. La famiglia
E’ proprio all’interno della famiglia, di una famiglia rinnovata, che i nuovi valori, la nuova storia del
sud possono costruirsi. Bisogna far crescere un’autentica pastorale familiare.
La famiglia non può restare “chiusa”, né sentirsi
soltanto “vittima”. Dev’essere “scuola di vita”, spazio di apertura e palestra di umanità. Sappiamo che la
carenza della famiglia, talvolta la connivenza o peggio l’incoraggiamento della famiglia, alimentano le
faide e altre forme di devianza criminosa. E’ a partire
dalla famiglia, invece, come luogo di educazione integrale della persona, che bisogna interrompere i circuiti della degenerazione morale e sociale. E’ necessaria però una sana e concreta politica per la famiglia, affinché anche la famiglia meridionale, ricca di
potenzialità, si faccia lievito di una società rinnovata, in vitale integrazione con l’opera formatrice della
Chiesa.
33. I gruppi ecclesiali
I gruppi ecclesiali, e in particolare l’Azione cattolica, sappiano a loro volta alimentare nel sud spirito
di solidarietà e di impegno per un concreto dialogo
intraecclesiale e fra tutte le Chiese che sono in Italia.
Non si chiudano in atteggiamenti puramente difensivi nei confronti del mondo sociale, né in cenacoli di
gratificazione psicologica. Siano scuola di vita, di
socialità, siano proposta di novità, esperienza di incontro, luogo di fedeltà e profezia. Spetta particolarmente a loro la responsabilità di formare una generazione di persone preparate, forti sul piano morale e
interiormente motivate, che sappiano guidare il sud
a un protagonismo fattivo e positivo.
34. La parrocchia
Spazi per una “ministerialità” di liberazione, promozione umana, di servizio sono, anzitutto, le parrocchie del sud.
La parrocchia non può ridursi solo al culto, e tanto meno all’adempimento burocratico delle varie pratiche. Bisogna che nasca una parrocchia comunità
missionaria di credenti, che si ponga come “soggetto sociale” nel proprio territorio. Se la parrocchia è la
Chiesa posta in mezzo alle case degli uomini, essa
vive e opera profondamente inserita nella società
umana e intimamente solidale con le sue aspirazioni
e i suoi drammi. Deve, in una parola, essere la casa
aperta a tutti e al servizio di tutti, o, come amava dire
Giovanni XXIII, la fontana del villaggio alla quale
tutti ricorrono per la loro sete.
37. Migrazione e accoglienza ecclesiale
Un punto critico della comunicazione e della solidarietà ecclesiale va identificato nel livello di accoglienza di coloro che emigrano da una regione a un’altra. Le Chiese d’Italia hanno dato e danno ottime
testimonianze in questo campo. Sussistono però atteggiamenti di chiusura e di rifiuto. Se manca l’accettazione della diversità, chiunque ne sia il soggetto,
meridionale o settentrionale, non è possibile la comunicazione e, per conseguenza, si ostruisce il cammino della comunione e della comunità. Ci muoviamo verso una società multirazziale e multiculturale,
che esige non solo un’attitudine umana di tolleranza, ma l’atteggiamento cristiano dell’accoglienza motivata e caratterizzata dall’amore.
L’integrazione dei diversi gruppi in una medesima comunità locale non può significare soppressione delle diversità culturali, di tradizioni, di usanze, di
forme di espressione religiosa dei distinti gruppi, bensì accoglienza di quelle ricchezze di cui ciascuno è
portatore, lasciando al tempo e alla libera decisione
di persone e di gruppi l’assunzione, in tutto o in parte, dei costumi locali. La sfida che viene dalla Chiesa
in questo campo è grandemente impegnativa: l’accoglienza reciproca è un banco di prova dell’autenticità dell’amore cristiano.
Un’organica cura pastorale dei molti emigrati dal
sud al nord del Paese potrà d’altronde trarre vantaggio da uno scambio di operatori pastorali, in virtù del
quale sacerdoti, religiosi e religiose meridionali possano seguire i loro conterranei emigrati, mettendo a
disposizione delle Chiese del nord il patrimonio di
conoscenze ed esperienze di cui sono portatori, e
reciprocamente sacerdoti, religiosi e religiose settentrionali si pongano al servizio della pastorale delle
Chiese del Mezzogiorno e la arricchiscano con la loro
esperienza di impegno apostolico. Anche per questa
via le nostre Chiese cresceranno nella conoscenza
vicendevole e nella comunione.
Dossier
Giubileo degli Oppressi
Non
sottovalutiamo,
tuttavia,
l’importanza del
servizio degli
operatori
pastorali, a tutti i
livelli, dai
vescovi ai
catechisti, come
strumenti che il
Signore si è
scelto e dei quali
vuole avvalersi”
anno XII - giugno 2002
11
Dossier
Giubileo degli Oppressi
LE INIZIATIVE PENSATE IN OCCASIONE
DEL PASSAGGIO DELLA CAROVANA A MOLFETTA
Programma di massima
Le indicazioni che seguono sono soltanto orientative; verranno definite a breve dal coordinamento e diffuse tramite manifesti e volantini.
Molfetta 5 settembre 2002, Auditorium
Fabbrica di S.Domenico ore 19
Incontro pubblico sulle problematiche
connesse all’approvvigionamento idrico
Molfetta 7-8-9 settembre - Borgo di
Molfetta
Stand informativo sul Giubileo durante la
Fiera
Molfetta 11 settembre Piazza Garibaldi,
ore 18,30
Presentazione del lavoro degli alunni
della Scuola elementare “G.Bovio” di
Ruvo
ore 21,30 Spettacolo compagnia teatrale
Associazione “Etnie”
Molfetta 11 settembre Piazza Municipio,
ore 20
Incontro di preghiera interconfessionale
Molfetta 11 e 12 settembre - Piazza
Garibaldi
Stands dele varie associazioni
Centro di documentazione dei
Comboniani di Bari (Via G.Petroni 11) ore
15,15
Conferenza stampa dei componenti la
Carovana
Molfetta, Seminario vescovile ore 16,30
Accoglienza della Carovana e incontro
con le organizzazioni che hanno preparato l’evento
Molfetta, Seminario vescovile ore 17,00
Incontro con gli amministratori e i politici
Piazza Garibaldi, ore 19,00
Incontro con i cittadini di Molfetta e delle
città limitrofi
Piazza Garibaldi, ore 21,00
Spettacolo musicale.
Le realtà finora coinvolte
Scuola di Pace “don Tonino Bello”, Molfetta - Diocesi di Molfetta Ruvo Giovinazzo Terlizzi - Frati
Cappuccini - Azione Cattolica, Puglia - Azione Cattolica Diocesana, Molfetta... - Consulta Diocesana
Aggregazioni Laicali, Molfetta - Agesci, Puglia - CNCA, Puglia - Libera, Puglia - Pax Christi - Volontariato
Vincenziano - Gioventù Francescana - ARCI, Bari - Circ.Soci Banca Etica, Bari - ACLI provinciale, Bari
- Ed. La Meridiana, Molfetta - Consorzio Fantarca, Bari - Fondazione SS.Medici, Bitonto - Fondazione
Giovanni Paolo II, Bari - Ass. Etnie, Bisceglie - Fond. Cesar - Osserv. Legalità, Puglia - Sin Fronteras,
Foggia - Centro Interculturale Abusuan, Bari - Ass. Mondo Domani, Bitonto - Lega Ambiente - C.N.G.E.I.,
Molfetta - Finis Terrae, Bari - Caritas diocesana di Bari e Molfetta - Ufficio Pastorale sociale e del
lavoro, Bari - Ufficio pastorale sociale per i religiosi, Bari - Ist. secolare, Bitonto - Casa per la pace,
Molfetta - Ass. Mariana.
redazione
filodiretto
Comunicazioni della
Presidenza diocesana
dell’Azione Cattolica di
Molfetta Ruvo
Giovinazzo Terlizzi
DIRETTORE RESPONSABILE: LUIGI SPARAPANO
UFFICIO STAMPA
&
COMUNICAZIONE:
FRANCESCA ABBATTISTA (RESP.), DON PIETRO RUBINI, TOMMASO AMATO,
SUSANNA ALTAMURA, GIANNI CAPURSI, LORENZO DE PALMA, DONATO
LACEDONIA, LUCIA MINERVINI, GRAZIANO SALVEMINI.
ALLESTIMENTO E SPEDIZIONE:
POLI MARIA VITTORIA, MICHELE E ANGELA VILARDI, GIOVANNI E MARIA
BUFI, DINO E ANGELA DE GENNARO.
12 filodiretto n. 10/2002 responsabili
REGISTRATO PRESSO IL TRIBUNALE DI BARI AL N.
SEDE:
1430 IN DATA 5-8-1999
PIAZZA GIOVENE 4 - 70056 MOLFETTA (BA)
TEL (FAX) 0803351919
SITO E INDIRIZZO TELEMATICO:
www.acmolfetta.too.it
e-mail: [email protected]
ELABORATO IN PROPRIO
TIRATURA:
500
COPIE
INVIATO GRATUITAMENTE AI RESPONSABILI DELL’AC DIOCESANA