malattie cardio-cerebro-vascolari_definitivo
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REGIONE PIEMONTE Agenzia Regionale per i Servizi Sanitari Ente strumentale della Regione Piemonte Istituito con L.R. n. 10 del 16.03.1998 Percorso Diagnostico Terapeutico Assistenziale in Malattie CardioCerebro-Vascolari a genesi Aterosclerotica UNA PROPOSTA DI PREVENZIONE PRIMARIA 0 2013 PREVENIRE – NON SOLO CURARE PREVENIRE PERMETTE DI: • Aumentare gli Anni di Vita in Salute • Ridurre l’Insorgenza di Malattie • Ridurre i Problemi di Salute • Ridurre la Spesa Sanitaria • Mantenere una Buona Qualità di Vita Il GRUPPO DI LAVORO: Dott.ssa Giorgia BIANO Dietista Dott. Fabio BROGLIO Spec. in Endocrinologia e Malattie del Ricambio. AO Città della Salute e della Scienza di Torino Dott. Maurizio FERRO Specialista in Cardiologia AO Città della Salute e della Scienza di Torino Dott. Gianlorenzo IMPERIALE Specialista in Medicina Interna ASL TO-1 Ospedale Evangelico-Valdese Dott. Ottavio PALLISCO Specialista in Cardiologia Presidio Sanitario Ospedale Cottolengo Dott. Roberto REY Specialista in Medicina Interna Dott.ssa Lidia ROVERA Specialista in Scienza dell’Alimentazione e Dietetica. AO Ordine Mauriziano Dott. Giulio TITTA Medico di Medicina Generale COORDINAMENTO DEL GRUPPO DI LAVORO: Dott. Marco RAPELLINO A.Re.S.S. Piemonte Responsabile Area Qualità Dott. Roberto REY Dott. Giulio TITTA Dott.ssa Gabriella GIANOGLIO Specialista in Medicina Interna A.Re.S.S. Piemonte, Referente di Progetto A.Re.S.S. Piemonte, Economista Si ringrazia la Sig.ra Stefania Feruglio per l’attività di Segreteria. 1 M AL AT T I E C AR D I O -C E R E B R O -V AS C O L AR I A G E N E S I AT E R OS C L E R OT I C A PREMESSA Vivere in salute il più a lungo possibile deve essere per tutti l’obiettivo più importante, riuscire a raggiungerlo non dipende solo dal destino, ma anche e soprattutto da alcune nostre scelte di vita. Vivere una vita in salute o almeno nel modo migliore possibile, dipende oltre che dalle nostre potenzialità genetiche, anche dalle abitudini e dai comportamenti che determinano il nostro stile di vita. Molte malattie, che per di più colpiscono un’elevata percentuale di popolazione, come è il caso delle malattie cardiocerebrovascolari, non sono inevitabili o predeterminate, ma sono spesso causate o da situazioni ambientali, di cui peraltro siamo in parte responsabili, o da nostri comportamenti/stili di vita poco corretti di cui siamo totalmente responsabili. Questo significa che le malattie cardiocerebrovascolari dipendono soprattutto da noi e che ogni persona deve assumersi la responsabilità della propria salute. Se scegliamo di voler mantenere a lungo la salute e se lo vogliamo veramente, dobbiamo in primo luogo prevenire le malattie e non solo occuparci di curarle. Visti gli attuali drammatici dati epidemiologici delle malattie cardiocerebrovascolari, dobbiamo ritenere che esista un’elevata probabilità di subire un evento acuto a livello cardiaco o cerebrale o arterioso, ma dobbiamo anche essere consapevoli che in un’alta percentuale dei casi queste malattie possono essere prevenute. Ne è una prova il fatto che in alcune popolazioni altamente industrializzate la morbilità e la mortalità per ictus cerebrale e infarto miocardico sono diventate molto elevate mentre in altre, dove la vita è più semplice e meno ricca, sono ancora assai modeste. Inoltre nelle stesse popolazioni in cui le malattie cardiocerebrovascolari hanno raggiunto una diffusione di tipo epidemico, con casi che si sviluppano in età sempre più precoce, sono parallelamente peggiorati sia lo stile di vita che l’ambiente. Per frenare l’aumento di tali malattie, dobbiamo prevenirle con determinazione. Teniamo presente che la difficoltà talvolta non sta nel sapere ciò che è giusto fare, ma piuttosto nel fare ciò che già sappiamo essere giusto. Un sistema salute ben funzionante deve non solo curare le malattie, ma anche prevenirle, cioè evitare che insorgano eliminandone le cause. Le malattie cardiocerebrovascolari sono soprattutto malattie cronico-evolutive (aterosclerosi vascolare, ischemia coronarica, ischemia cerebrale, scompenso cardiaco, aritmie) ma possono anche presentarsi come eventi acuti (infarto miocardico, TIA, ictus cerebrale, morte improvvisa). Possono essere causate dalla 2 presenza di altre malattie croniche (ipertensione arteriosa, dislipidemia, diabete, obesità) per contrastare le quali sono necessari interventi di prevenzione, nonché scrupolose cure e periodici controlli. Possono anche essere causate da alcuni fattori di rischio (fumo, sedentarietà, errata alimentazione) che altro non sono che nostre cattive abitudini. Anch’essi devono essere modificati, ridotti o meglio ancora aboliti se si vuole contrastare l’insorgenza delle malattie cardiocerebrovascolari. L’onere della spesa sanitaria imputabile alle malattie cardiocerebrovascolari è elevato ed è destinato a crescere ancora se non si interviene adeguatamente con la prevenzione, sia primaria che secondaria. Solo quando tutti avranno capito che è meglio prevenire che curare, potrà cambiare sostanzialmente il sistema. I dati portano a credere che alcuni investimenti, seppur relativamente limitati, potrebbero far ottenere notevoli vantaggi in termini di salute e risparmio. Pesante è l’effetto delle malattie cardiocerebrovascolari, sia in termini di costi che di qualità di vita, soprattutto in quelle persone che, superato il rischio di una morte prematura, si trovano a gestire un’ invalidità o una disabilità permanente. L’organizzazione del nostro S.S.N. è sempre stata più adatta per le malattie acute (assistenza episodica, a richiesta e non programmata) che per le patologie croniche le quali richiedono invece un sistema più strutturato (medicina di iniziativa) per ridurre i fattori di rischio e per prevenire aggravamenti e disabilità. In conclusione, per ridurre l’incidenza e la prevalenza delle malattie cardiocerebrovascolari è indispensabile attuare un‘efficace ed irrinunciabile prevenzione primaria e in caso di insorgenza della malattia proseguire con un’altrettanto efficace prevenzione secondaria. In ogni intervento di prevenzione ci deve essere soprattutto l’adozione ,convinta e responsabile, di stabili abitudini di vita sana. Infine per quanto riguarda il problema dei costi in sanità, si sottolinea che prevenire significa evitare o almeno posticipare nel tempo l’insorgenza della malattia, riducendone così l’impatto sociale ed economico. Mantenendoci in salute il più a lungo possibile, possiamo ridurre tutte le diverse tipologie di “costi” sia quelli a carico del paziente, sia quelli a carico della Sanità pubblica. 3 P.S. La sintetica documentazione informativa/educativa, allegata al progetto è frutto dell’elaborazione di quanto ricavato dalla consultazione di testi, pubblicazioni e linee guida riguardanti soprattutto i fattori di rischio e lo stile di vita. Sono un semplice campione del materiale informativo-formativo oggi esistente; è utile per sviluppare il progetto e pertanto è da mettere a disposizione dei MMG e dei pazienti. Gli Autori sono disponibili e pronti a rielaborare adeguatamente tale materiale nel momento in cui il progetto venisse attivato. Si segnala inoltre che il progetto può essere realizzato a “moduli” e che gli Autori sono disponibili a presentarlo e promuoverlo ai MMG ed ai pazienti da essi selezionati e arruolati. 4 M AL AT T I E C AR D I O -C E R E B R O -V AS C O L AR I A G E N E S I AT E R OS C L E R OT I C A P R E S E N T AZ I ON E D E L P R O GE T T O Il progetto ha due principali OBIETTIVI: • il primo è quello di individuare tra le persone di sesso maschile di età 35-40 anni e tra le persone di sesso femminile di età 45-50 anni quelle che, pur essendo prive di specifici sintomi e/o problemi di origine cardiocerebrovascolare hanno in realtà un’elevata probabilità di andare incontro ad importanti eventi acuti cardiocerebrovascolari quali infarto miocardico e ictus. • Il secondo è quello di mettere in atto, nei confronti di tali persone, strategie di prevenzione mirate ad evitare o almeno a ritardare nel tempo la manifestazione clinica di tali eventi. In pratica, i MMG saranno i principali operatori del progetto, e avranno il compito di individuare tra i loro assistiti quali maschi di 35-40 anni e quali femmine di 45-50 anni, presentano tre o più dei seguenti fattori di rischio cardiocerebrovascolare: 1. ABITUDINE AL FUMO [**Fattore di rischio maggiore (secondo le indicazioni ATP III)] 2. ELEVATA PRESSIONE ARTERIOSA P.A. sistolica >135 mmHg e/o P.A. diastolica >85 mmHg e/o P.A. in trattamento antipertensivo [**Fattore di rischio maggiore (secondo le indicazioni ATP III)] 3. DISLIPIDEMIA HDL-colesterolo <40 mg/dl (se maschi) o <50 mg/dl (se femmine) [**Fattore di rischio maggiore (secondo le indicazioni ATP III)] e/o LDL-colesterolo >160 mg/dl (o NON HDL-colesterolo >190 mg/dl, da calcolare in alternativa se Trigliceridi sono >250 mg/dl) e/o dislipidemia in trattamento farmacologico 4. STORIA FAMILIARE 5 Cardiopatia ischemica precoce in un familiare di 1° grado (prima dei 55 anni se maschio, prima dei 65 anni se femmina) [**Fattore di rischio maggiore (secondo le indicazioni ATP III)] 5. I.F.G. (Impaired Fasting Glucose) Glicemia alterata a digiuno con valori tra 100-125 mg/dl 6. SOVRAPPESO-OBESITÀ con i seguenti valori: Indice Massa Corporea (BMI) >27 kg/m2 e/o circonferenza vita >102 cm (maschi) o >88 cm (femmine) ** I pazienti che presentano 2 o più fattori di rischio maggiore secondo ATP III hanno un livello di rischio cardiovascolare MODERATO se in assenza di Malattia coronarica o rischio equivalente; conseguentemente hanno un target terapeutico di LDL colesterolo < 130 mg / dl. Vengono esclusi dal progetto i pazienti che presentano malattia coronarica (IMA, PTCA, ischemia miocardica) o rischio equivalente (arteriopatia periferica, A.A.A., disturbo cerebro vascolare compresa aterosclerosi carotidea sintomatica, diabete mellito), insufficienza renale cronica, neoplasie in trattamento. Pertanto la loro esclusione permette di confermare che i pazienti inclusi nel progetto hanno un rischio globale MODERATO con target terapeutico LDL Colesterolo < 130 mg/dl. La STRATEGIA OPERATIVA prevede sostanzialmente la riduzione o meglio ancora l’abolizione dei fattori di rischio modificabili, presenti in ciascun assistito inserito nel progetto. I pazienti selezionati e arruolati secondo i criteri indicati, saranno seguiti dal proprio MMG secondo un preciso programma di medicina di iniziativa che prevede controlli periodici semestrali. In occasione della prima visita, a ciascun paziente verranno fornite tutte le informazioni relative ai fattori di rischio individuati, nonché le raccomandazioni e le indicazioni utili al fine di correggerli. Per ridurre e per abolire i fattori di rischio modificabili è necessario aiutare i pazienti a cambiare alcuni aspetti del loro stile di vita e quindi a modificare le abitudini scorrette. È necessaria da parte dei pazienti una partecipazione convinta e determinata. Pertanto quei pazienti arruolati che per qualsiasi motivo non si sentissero di continuare, potranno uscire dal progetto in qualunque momento, previa richiesta scritta. 6 Dopo la prima visita di inquadramento, i MMG effettueranno ogni sei mesi le successive visite periodiche e in tali occasioni controlleranno lo stile di vita del paziente (alimentazione, attività fisica, abitudine al fumo e consumo di sostanze alcoliche) con la speranza di riscontrarne il programmato miglioramento e controlleranno anche il peso corporeo, la circonferenza vita e la pressione arteriosa. Durante i sei mesi che intercorrono tra le visite periodiche, i pazienti avranno il compito di controllare per conto proprio e con cadenza mensile, il peso, la circonferenza vita e la pressione arteriosa (misurata con apparecchio a bracciale ). Tali dati verranno sottoposti all’attenzione del proprio MMG in occasione del successivo controllo. Ogni dodici mesi verranno effettuati gli esami del sangue (profilo lipidico e glicemia a digiuno) e verranno sintetizzati i risultati ottenuti nell’anno, sulla base dei quali si decideranno le opportune strategie. Il progetto avrà una durata di quattro anni. I pazienti esclusi all’inizio, in quanto portatori di meno di tre fattori di rischio, verranno ricontrollati dopo due anni e se in quel momento risulteranno arruolabili, verranno inseriti nel progetto beneficiando delle attenzioni e dei controlli periodici previsti. 7 M AL AT T I E C AR D I O -C E R E B R O -V AS C O L AR I A G E N E S I AT E R OS C L E R OT I C A IPERTENSIONE ARTERIOS A ESSENZI ALE LE CAUSE / FATTORI DI RISCHIO Le cause dell’ ipertensione essenziale non sono del tutto chiare mentre i fattori che ne favoriscono l’insorgenza e l’evoluzione sono identificati in modo più preciso: 1 ) predisposizione genetica (fattore non modificabile) 2 ) età (fattore non modificabile) 3 ) alimentazione ipercalorica e ricca di grassi 4 ) abitudine al fumo di sigaretta 5 ) sedentarietà 6 ) sovrappeso / obesità 7 ) elevata assunzione di alcolici 8 ) elevato introito di sali di sodio 9 ) basso introito sali di potassio, calcio, magnesio 10) fattori psico-sociali (ansia, depressione, stress eccessivo, condizioni socio–economiche inadeguate) GLI EFFETTI DANNOSI / COMPLICANZE L’ipertensione arteriosa determina: • EFFETTI DIRETTI che provocano danni a carico di alcuni organi: cuore, cervello, arterie, reni, occhi • EFFETTI COMBINATI con altre malattie (diabete, dislipidemia, sovrappeso/obesità) o con alcuni errati stili di vita (fumo, stress eccessivo, alimentazione scorretta, sedentarietà, introito eccessivo di alcol) L’impatto dell’ipertensione è quindi legato alla presenza o meno di altri fattori di rischio cardiovascolare che vanno sempre più ricercati e tenuti in considerazione per poter ridurre gli effetti combinati. IL DANNO D’ORGANO (cardiaco, vascolare, cerebrale, renale, retinico) è la diretta complicanza dell’ipertensione. • A livello cardiaco i quadri clinici più importanti sono: l’infarto miocardico, l’ischemia miocardica, le aritmie, lo scompenso da insufficienza cardiaca. 8 • A livello vascolare si determinano alterazioni delle arterie sia di piccolo che di grosso calibro; le conseguenze sono gravi se le lesioni sono a carico delle arterie coronariche, carotidee, cerebrali, renali, degli arti inferiori. Si determinano anche aneurismi e dissecazioni della parete arteriosa. • A livello cerebrale i quadri clinici più frequenti sono: attacchi ischemici transitori (TIA) e ictus cerebrali di tipo ischemico o emorragico a seconda che i vasi si occludano o si rompano. • A livello renale si determinano stenosi delle arterie renali per aterosclerosi; inoltre l’ipertensione può creare alterazioni della funzione renale (nefrosclerosi ipertensiva) fino al quadro dell’insufficienza renale. • A livello retinico l’ipertensione provoca occlusione dei vasi ed emorragie fino al quadro dell’edema della papilla quando il danno retinico è giunto nelle sue fasi più avanzate. GLI INTERVENTI CORRETTIVI / PREVENTIVI GLI INTERVENTI NON FARMACOLOGICI sono i primi da adottare. Consistono nella CORREZIONE DELLO STILE DI VITA applicando interventi di tipo igienico-nutrizionale: A) B) C) Interventi di sicura efficacia, documentata da studi clinici: • Riduzione del peso • Moderata assunzione di sostanze alcoliche • Ridotta assunzione di sodio • Costante e regolare attività fisica Interventi di efficacia limitata o non dimostrata da studi clinici: • Gestione dello stress • Supplementi orali di potassio, di calcio, di magnesio • Supplementi di olio di pesce e di fibre alimentari Altri due interventi riguardanti lo stile di vita sono fondamentali per il controllo dell’ipertensione: • L’abolizione del fumo di sigaretta. 9 Il fumo per effetto immediato della nicotina produce aumento della pressione arteriosa e della frequenza cardiaca. Inoltre il fumo di sigaretta aumenta il rischio cardiovascolare. • L’adozione di uno specifico modello dietetico (la dieta DASH oppure la dieta MEDITERRANEA ) I quattro INTERVENTI definiti di SICURA EFFICACIA: 1) Riduzione del peso corporeo. L’eccesso di peso corporeo ha un effetto diretto sulla pressione arteriosa. Il sovrappeso/obesità è una condizione sfavorevole che influenza negativamente la pressione arteriosa e lo è maggiormente quando il grasso in eccesso è accumulato a livello addominale. La riduzione del peso corporeo abbassa la pressione arteriosa; nei soggetti ipertesi un calo di 1 kg determina una riduzione della pressione arteriosa di 1 mm/Hg. La riduzione del peso può correggere bene un’ipertensione lieve o moderata diminuendo le resistenze vascolari periferiche per miglioramento della sensibilità insulinica e per diminuzione di adrenalina e noradrenalina. 2) Riduzione dell’apporto dietetico di sodio. È ottimale il consumo di 1,5 gr/die di sodio, corrispondente a 3,8 gr/die di cloruro di sodio (il sale usato in cucina). Gli alimenti così come sono ”al naturale” contengono poco sale; infatti il 75% del sale che introduciamo è quello che viene aggiunto agli alimenti durante il processo di lavorazione industriale o durante la preparazione in cucina oppure a tavola. Pertanto è opportuno evitare l’acquisto di prodotti ad elevato contenuto di sale e ridurre il più possibile l’aggiunta di sale in cucina ed eliminare la saliera dalla tavola. 3) Uso moderato di bevande alcoliche. Esiste una correlazione lineare tra eccessivo consumo di alcol e livelli di pressione arteriosa. Inoltre l’alcol riduce gli effetti della terapia antiipertensiva. Gli effetti degli alcolici sono maggiori con l’avanzare dell’età. Limitare il consumo a 30 ml /die di etanolo per gli uomini e a 15 ml/ die di etanolo per le donne e per i soggetti di basso peso corporeo. 10 4) Costante e regolare attività fisica. La sedentarietà può essere evitata riducendo il tempo trascorso davanti alla TV e al computer e praticando un’attività aerobica giornaliera di 30-60 minuti. 11 Scheda riassuntiva dell’ipertensione primitiva o essenziale È una patologia cronica che costituisce un importante fattore di rischio delle malattie e degli eventi cardio-cerebro-vascolari e pertanto deve essere curata in modo puntuale e rigoroso per evitare le complicanze. La sua terapia più appropriata prevede prima l’adozione di un corretto stile di vita e successivamente, quando non è più sufficiente, l ‘adozione di una terapia farmacologica adeguata. CAUSE / FATTORI DI RISCHIO INTERVENTI CORRETTIVI Alimentazione con elevata quantità di grassi Adozione di modelli di dieta finalizzati al e calorie controllo dell’ipertensione Elevato introito di sodio Limitare il sale da cucina a 4gr. al giorno Elevata assunzione di bevande alcoliche Limitarsi a 1-3 bicchieri di vino rosso al dì Sedentarietà / inattività fisica Costante e regolare attività fisica Sovrappeso / obesità Riduzione del peso corporeo Ridotto introito di potassio, calcio, magnesio Supplementi orali di potassio, calcio, magnesio Fattori psico-sociali Gestione dello stress Abitudine al fumo di sigaretta Abolizione del fumo CONSEGUENZE PATOLOGICHE / COMPLICANZE A) Effetti diretti con danni a carico di alcuni organi (organi bersaglio) • Cuore: infarto miocardico, ischemia miocardica, scompenso cardiaco, aritmie • Cervello: ischemia cerebrale, TIA, ictus cerebrale ischemico o emorragico • Reni: stenosi arterie renali, nefrosclerosi ipertensiva, danno della funzione renale fino all’insufficienza • Occhi: occlusioni od emorragie dei vasi, disturbi della vista, danno retinico fino all’edema della papilla 12 • Vasi arteriosi: alterazioni delle arterie sia di piccolo che di grosso calibro. Occlusioni, aneurismi, rotture. Le conseguenze sono gravi se le lesioni sono a carico delle arterie coronariche, carotidee, renali, degli arti inferiori. SI determinano anche aneurismi e possibile dissecazione della parete arteriosa. B) Effetti combinati con altre malattie (sovrappeso/obesità, dislipidemia, aterosclerosi) o con abitudini di vita (fumo, stress, alimentazione scorretta, sedentarietà). Determinano patologie cardiocerebrovascolari. IPERTENSIONE ARTERIOSA ESSENZIALE. CONSIGLI PER LA DIETA 1) Limitare l’uso del sale da cucina per insaporire i cibi. Al posto del sale utilizzare aceto, aceto balsamico, succo di limone, erbe aromatiche ( origano, menta, maggiorana, basilico, aglio, alloro, erba cipollina, salvia, timo, rucola, rosmarino) spezie (zafferano, cannella, chiodi di garofano, curry, noce moscata, zenzero, peperoncino, pepe). Limitare il prezzemolo. Usare con attenzione i sali dietetici per l’alto contenuto di potassio. Evitare di assumere alimenti troppo salati: olive marinate, sardine sott’olio, aringhe affumicate, prosciutto, salsicce, insaccati in genere, cibi in scatola, cibi in salamoia, dadi per brodo, estratti di carne, lardo, caviale, maionese. Limitare: pane, pizza e cracker. 2) Limitare il consumo di grassi di origine animale, soprattutto di acidi grassi saturi (burro, carni rosse, pesci grassi quali carpa, capitone e anguilla, crostacei e molluschi) ed evitare il consumo di acidi grassi insaturi trans di origine vegetale (margarine). 3) Limitare drasticamente i formaggi stagionati, ricchi sia di grassi saturi, sia di sale. 4) Limitare il consumo di alcolici: per gli uomini sono indicati 2 bicchieri di vino o 2 lattine di birra al giorno, per le donne è indicata metà dose. Relativamente al vino è ottimale scegliere vino rosso in quanto contiene resveratrolo che ha proprietà antiossidanti. Il modesto consumo di vino rosso offre ”cardioprotezione” grazie a un aumento lieve di HDL-colesterolo e alla riduzione dell’aggregazione piastrinica. 5) Evitare o limitare l’assunzione di liquirizia. 6) Preferire: mozzarella, ricotta fresca, pollo, coniglio, tacchino, nonché olio di oliva per condire. 13 Il modello di dieta più adeguato per tenere sotto controllo la pressione fa riferimento alla dieta DASH e alla dieta MEDITERRANEA. Esso prevede: • Consumo elevato di: frutta e verdura, latticini freschi, pesce. • Consumo moderato di: farinacei, carni bianche, noci. • Consumo ridotto di: alimenti grassi, carni rosse, dolci, bevande zuccherate. La dieta per l’ipertensione deve essere ricca di potassio, di calcio e di magnesio nonché di fibre vegetali e di proteine soprattutto vegetali; deve essere povera di grassi saturi e di colesterolo. IPERTENSIONE ARTERIOSA ESSENZIALE. CONSIGLI PER L’ATTIVITÀ FISICA L’esercizio fisico utile per la prevenzione e la cura dell’ipertensione deve essere di tipo aerobico o cardiovascolare: deve cioè essere un’attività fisica di resistenza svolta a media intensità. Tipici esempi di lavoro cardiovascolare sono la marcia, il jogging, la corsa, il nuoto di resistenza e il ciclismo. Per essere veramente efficace l’esercizio fisico va ripetuto almeno tre volte alla settimana e il massimo beneficio lo si ottiene con cinque sedute settimanali. L’esercizio fisico per produrre risultati deve durare almeno 20-30 minuti, possibilmente senza interruzioni. La durata ottimale à di 45 – 60 minuti; al di sotto dei 20 minuti gli effetti positivi diminuiscono considerevolmente. Gli effetti benefici dell’allenamento sono dovuti a: • L’aumento del numero di capillari a livello muscolare e cardiaco; lo sviluppo del microcircolo coronarico allontana il rischio di angina e infarto garantendo una migliore ossigenazione dei tessuti. • La riduzione dello stress transitorio e di quello a lungo termine grazie al rilascio di sostanze euforizzanti che intervengono nella regolazione dell’umore (endorfine). • La riduzione delle resistenze periferiche sia grazie alla minor attività di alcuni ormoni e dei loro recettori (catecolamine) sia grazie alla vasodilatazione e all’aumento del letto capillare. • L’effetto positivo che l’attività fisica svolge nei confronti di altri fattori di rischio relativi ad altre patologie associate o legate all’ipertensione quali il diabete, l’obesità, le dislipidemie. 14 M AL AT T I E C AR D I O -C E R E B R O -V AS C O L AR I A G E N E S I AT E R OS C L E R OT I C A LE D I S LI P I D E M I E 1. Il soggetto dislipidemico Nel paziente con alterato assetto lipidico verificare: - la presenza o meno di familiarità precoce o tardiva - il tipo di alimentazione - l'assunzione di sostanze alcoliche - l'abitudine al fumo - la presenza di altri fattori di rischio - l'assunzione di eventuali farmaci con effetti metabolici - i valori di alcuni esami di laboratorio: • glicemia (permette di verificare IFG, IGT, diabete mellito) • TSH reflex (permette di verificare le forme connesse all'ipotiroidismo anche subclinico ed evitare l'uso di statine con rischio rabdomiolitico intrinsecamente aumentato) • funzione epatica (per verificare l'eventuale presenza di danno epatico o l’eventuale indirizzo alla steatoepatite) • creatininemia (per escludere le forme da insufficienza renale) • quadro proteico elettroforetico (per escludere, in presenza di ipertrigliceridemia, le forme correlate alla presenza di componente monoclonale) In tutti i pazienti dislipidemici è indispensabile: - quantificare la presenza di altri fattori di rischio cardiovascolare - valutare la presenza o meno di sindrome metabolica - identificare il livello di rischio cardiovascolare - valutare il livello di colesterolo LDL che deve essere raggiunto come obiettivo/target primario (attenzione alla trigliceridemia!) 15 2. L'assetto lipidico schema delle forme prevalenti nella popolazione - colesterolo totale: 200-290 mg/dl e trigliceridi < 200 mg/dl escludere le forme secondarie (ipotiroidismo, colestasi, sindrome nefrosica) - pensare a: iperlipidemia combinata familiare, ipercolesterolemia familiare poligenica - colesterolo totale> 290 mg/dl e trigliceridi < 200 mg/dl escludere le forme secondarie (ipotiroidismo, colestasi, sindrome nefrosica) - pensare a: ipercolesterolemia familiare, ipercolesterolemia familiare poligenica, iperlipidemia combinata familiare - colesterolo totale > 200 mg/dl e trigliceridi > 200 mg/dl escludere le forme secondarie (diabete mellito, insufficienza renale, sindrome nefrosica, sepsi, epatopatia, acromegalia, farmaci) - pensare a: disbetalipoproteinemia o iperlipoproteinemia III, sindrome metabolica, iperlipidemia combinata familiare - colesterolo totale < 200 mg/dl e trigliceridi: 200-240 mg/dl escludere le forme secondarie (abuso di alcolici, diabete mellito, insufficienza renale in dialisi, farmaci, gammopatia monoclonale) - pensare a: sindrome metabolica, iperlipidemia combinata familiare - colesterolo totale < 200 mg/dl e trigliceridi > 450 mg/dl escludere le forme secondarie (abuso di alcolici, diabete mellito, insufficienza renale in dialisi, farmaci, gammopatia monoclonale) - pensare a: ipertrigliceridemia familiare 16 3. Come escludere le forme secondarie di dislipidemia - valutare la presenza di diabete mellito tramite il controllo della glicemia (considerare il dato anche per valutare l'eventuale presenza di sindrome metabolica) - valutare la presenza di ipotiroidismo, anche subclinico, dosando il TSH reflex, oppure, per coloro che sono già in terapia sostitutiva, dosando TSH e fT4 per valutare l'adeguatezza di tale terapia - valutare la presenza di segni clinici di altre endocrinopatie, per esempio l’ipercortisolismo o l’acromegalia - valutare la funzione epatica, in particolare la colestasi; dosare AST, ALT, GGT, ALP e se la colestasi è mossa aggiungere il dosaggio di LDH, bilirubinemia totale e frazionata - valutare la presenza di insufficienza renale e/o di sindrome nefrosica; dosare la creatininemia, calcolare il filtrato (e-GFR) e dosare uricemia, ed eseguire esame completo urine (se compare proteinuria spot dosare quella delle 24 ore) - valutare la presenza di assunzione di farmaci che possono essere causa di incremento dei parametri clinici: betabloccanti, diuretici tiazidici, corticosteroidi, estrogeni, progestinici, inibitori delle proteasi - valutare il consumo di sostanze alcoliche e valutare l'assunzione di alimenti ricchi di colesterolo, grassi saturi, carboidrati semplici e complessi. Dedicare alla dieta un periodo di attenzione non inferiore a tre mesi - valutare il quadro proteico elettroforetico soprattutto in presenza di cospicua ipertrigliceridemia per accertare l'eventuale presenza di gammopatia monoclinale. 17 4. In sintesi A. LE CAUSE CHE AUMENTANO LE DISLIPIDEMIE E/O GLI EVENTI CARDIOVASCOLARI: 1) l’assunzione di lipidi contenenti acidi grassi saturi o insaturi trans 2) il consumo eccessivo di sostanze alcoliche 3) lo stile di vita sedentario 4) la presenza di sovrappeso – obesità B. GLI INTERVENTI CORRETTIVI CHE DIMINUISCONO LE DISLIPIDEMIE E/O GLI EVENTI CARDIOVASCOLARI: 1) l’assunzione di acidi grassi poli-insaturi n-3 2) l’assunzione di acidi grassi poli-insaturi n-6 3) l’assunzione di alimenti contenenti acidi grassi mono-insaturi 4) l’assunzione di fibre alimentari solubili 5) l’assunzione di una quota di carboidrati in alimenti a basso indice glicemico e associati a fibre solubili, al posto di una quota di grassi saturi o insaturi trans 6) un programma strutturato di attività fisica soprattutto aerobica 7) la riduzione del peso corporeo 8) l’assunzione di quantità ottimali di sostanze alcoliche 9) l’eventuale inserimento nella dieta di alimenti che forniscono un apporto di fitosteroli/fitostanoli. 18 SCHEDA INFORMATIVA PER IL PAZIENTE Controlla quanto “burro” e quanto “olio” hai nel sangue Il colesterolo e i trigliceridi sono i grassi contenuti nel nostro sangue. Valori non adeguati di colesterolemia e di trigliceridemia provocano danni alla parete delle arterie. Quando questo avviene si creano le premesse per la comparsa di malattie cardiocerebrovascolari su base aterosclerotica: - ictus cerebrale - infarto cardiaco - insufficienza vascolare arteriosa periferica (riduzione del lume delle arterie soprattutto a livello dei vasi del collo, degli arti inferiori, dell'intestino) Tutto questo accade più rapidamente e più gravemente: - se fumi - se ti muovi poco - se sei in sovrappeso - se non tieni sotto controllo la pressione - se non stai attento alla tua alimentazione - se non segui i consigli del tuo medico Pensaci bene, la tua salute è nelle tue mani. 19 SCHEDA CLINICO-ANAMNESTICA PER LA DIAGNOSI DELLA DISLIPIDEMIA FAMILIARE La diagnosi di dislipidemia familiare richiede che nel singolo soggetto si valutino la presenza di dati anamnestici di eventi cardiovascolari precoci, l’eventuale presenza di tali eventi in quel soggetto, la presenza di un suggestivo assetto metabolico, la presenza di quegli elementi che escludono la secondarietà di tale assetto metabolico, l’eventuale effetto iperlipemizzante di trattamenti farmacologici in corso. In tal modo non solo si andranno a valutare coloro che hanno una forma familiare ma si avrà la possibilità di riconoscere i soggetti ad alto rischio cardiovascolare, meritevoli di un trattamento intensivo. Ovviamente tutte le decisioni che saranno prese dovranno tener conto sia, primariamente, della parte clinica che di quella normativa ricordando che la prescrivibilità è cosa diversa dalla rimborsabilità da parte del SSN. Familiarità per malattia cardiovascolare: Il dato per la malattia cardiovascolare deve esser riferito alle forme precoci: • Cardiopatia ischemica od altra malattia cardiovascolare nei familiari di primo grado maschi in età inferiore ai 55 anni. • Cardiopatia ischemica od altra malattia cardiovascolare nei familiari di primo grado femmine in età inferiore ai 65 anni. Familiarità per dislipidemia: Presenza di un assetto lipemico suggestivo nei familiari di primo grado (quando è possibile avere il dato di laboratorio, altrimenti il dato è riferito e da integrare con gli altri dati anamnestici comprensivi della presenza di patologie); cfr sotto. 20 Escludere le forme secondarie di dislipidemia: - Valutare la presenza di diabete mellito: dosaggio della glicemia (importante considerare il dato anche ai fini di quantificare l’ eventuale presenza di sindrome metabolica). - Valutare la presenza di ipotiroidismo anche subclinico oppure, in soggetti in terapia sostitutiva, l’ adeguatezza del dosaggio: per tutti dosaggio TSH reflex, per coloro che fossero già in terapia sostitutiva TSH, FT4 non superiore ai sei mesi precedenti la visita (nota importante: la forma più frequente di dislipidemia secondaria, escluso il diabete mellito, è l’ ipotiroidismo; la valutazione della possibile presenza di ipotiroidismo anche fosse solo subclinico permette di migliorare l’ accuratezza diagnostica per la dislipidemia, di riconoscere quadri che risentono molto positivamente della corretta gestione e risposta metabolicoormonale e di evitare la somministrazione di statine e/o fibrati in soggetti a maggior rischio intrinseco di miopatia). In tal modo si eviterà, inoltre, al paziente un doppio passaggio, in fase iniziale di valutazione specialistica. - Valutare la funzione epatica ed in modo particolare la colostasi: AST, ALT, GGT, ALP (se colestasi mossa provvedere anche a LDH, bilirubina totale e frazionata). - Valutare la presenza di un’insufficienza renale e di sindrome nefrosica: creatininemia (si consiglia di calcolare il filtrato, se già non presente dal laboratorio analisi, collegandosi al sito www.kidney.org dove è presente il “GFR calculator”), uricemia, esame completo delle urine (se in quest’ultimo si segnala la presenza di proteinuria, provvedere al dosaggio della proteinuria delle 24 ore). - Valutare la presenza di farmaci che comportino come effetto collaterale l’incremento dei parametri lipidici: betabloccanti, diuretici tiazidici, corticosteroidi, estrogeni, progestinici, ciclosporina, inibitori delle proteasi. - Valutare la presenza di segni clinici di altre endocrinopatie per esempio l’ipercortisolismo, l’acromegalia. 21 - Valutare il consumo di alcol, l’ eccesso di colesterolo, di grassi saturi, di carboidrati semplici e complessi introdotti con l’ alimentazione (ne consegue la necessità di documentare un periodo di attenzione alla dieta non inferiore ai tre mesi). - Valutare il quadro proteico elettroforetico in presenza di cospicue ipertrigliceridemie per la presenza di gammopatia monoclonale. 22 M AL AT T I E C AR D I O -C E R E B R O -V AS C O L AR I A G E N E S I AT E R OS C L E R OT I C A LI N E E G U I D A A C U I S I E ’ F AT T O R I FE R I M E N T O P E R L A S T E S U R A D E L P R O GE T T O Criteri per la Sindrome metabolica (NCEP – ATP III) La diagnosi di sindrome metabolica può esser fatta quando sono presenti 3 o più fattori di rischio. Obesità addominale > 102 cm nell’uomo; > 88 cm nella donna (circonferenza vita) Glicemia basale Superiore o eguale a 100 mg/dl o presenza di terapia specifica Trigliceridemia Superiore o eguale a 150 mg/dl o presenza di terapia specifica HDL-colesterolemia Inferiore a 40 mg/dl nell’uomo o presenza di terapia specifica Inferiore a 50 mg/dl nella donna o presenza di terapia specifica Pressione arteriosa Superiore o eguale a 130/85 mmHg o presenza di terapia specifica Sì No Sì No Sì No Sì No Sì No Fattori di rischio maggiori (parametro di impiego LDL-colesterolemia; NCEP - ATP III). Ai fini di uniformare le valutazioni sul rischio cardiovascolare e soprattutto per meglio gestire la terapia vengono identificate le sottocitate categorie di rischio (LDL-colesterolemia = Colesterolemia totale – HDL-colesterolemia – Trigliceridemia/5; formula valida per valori di trigliceridemia inferiori a 350 mg/dl: nota: il dato è più accurato per valori di trigliceridemia non superiori a 250. In questi casi è più utile ragionare in termini di nonHDL-colesterolemia il cui target è di 30 mg/dl superiore al target della LDL-colesterolemia). Fumo di sigaretta Ipertensione arteriosa (superiore o eguale a 140/90 mmHg oppure presenza di trattamento anti-ipertensivo) Bassi valori di HDL-colesterolemia (inferiori a 40 mg/dl o presenza di terapia specifica) Storia familiare di eventi cardiovascolari precoci (nei familiari di primo grado maschi ad età inferiore ai 55 anni; nelle familiari di primo grado femmine ad età inferiore ai 65 anni) Età anagrafica (maggiore o eguale a 45 anni per gli uomini; superiore o eguale a 55 anni per le donne) Sì Sì No No Sì No Sì No Sì No 23 Obiettivi terapeutici per fattori di rischio (NCEP – ATP III) Categorie di rischio Obiettivi da raggiungere di LDLC Livelli di LDL-C a cui iniziare i cambiamenti dello stile di vita ≥100 mg/dl Cardiopatia ischemica o equivalente (rischio globale a 10 anni: >20% ALTO RISCHIO) <100 mg/dl, opzionale <70 mg/dl 2 o più fattori di rischio (rischio globale a 10 anni: compreso fra 10% e ≤20% MODERATOALTO RISCHIO) <130 mg/dl; opzionale <100 mg/dl ≥130 mg/dl 2 o più fattori di rischio (rischio globale a 10 anni: <10% MODERATO RISCHIO) 0-1 fattori di rischio (nota: quasi tutti i soggetti di questa categoria hanno un rischio globale a 10 anni <10% BASSO RISCHIO) <130 mg/dl ≥160 mg/dl <160 mg/dl ≥190 mg/dl Livelli di LDL-C a cui iniziare la terapia ≥100 mg/dl (se basale LDL-C < 100 mg/dl considerare la statina per raggiungere l’ obiettivo opzionale <70 mg/dl) ≥130 mg/dl: se permane dopo tre mesi di cambiamento dello stile di vita; (se basale LDL-C compreso fra 100 e 129 mg/dl considerare la statina per ragggiungere l’obiettivo opzionale <100 mg/dl se nella fascia alta del rischio) ≥160 mg/dl: se permane dopo tre mesi di cambiamento dello stile di vita ≥190 mg/dl: se permane dopo tre mesi di cambiament biamento dello stile di vita (opzionale il trattamento fra 160 e 189 mg/dl) 24 Importante: nei soggetti ipertrigliceridemici (valori superiori o eguali a 200 mg/dl) ai fini degli obiettivi terapeutici in rapporto ai fattori di rischio può esser impiegato quale obiettivo secondario quello basato sul non HDL-colesterolo che corrisponde all’ insieme di VLDLcolesterolo + LDL-colesterolo. Questa ulteriore valutazione permette di meglio calibrare l’ approccio e meglio monitorare la terapia. 25 Comparazione fra gli obiettivi LDL-colesterolemia e non HDL-colesterolemia (NCEP – ATP III) Categorie di rischio Obiettivi da raggiungere di LDL-C <100 mg/dl, opzionale <70 mg/dl Cardiopatia ischemica o equivalente (rischio globale a 10 anni: >20% ALTO RISCHIO) 2 o più fattori di rischio <130 mg/dl opzionale <100 (rischio globale a 10 anni: mg/dl compreso fra 10% e ≤20% MODERATO-ALTO RISCHIO) 2 o più fattori di rischio <130 mg/dl (rischio globale a 10 anni: <10% MODERATO RISCHIO) 0-1 fattori di rischio (nota: <160 mg/dl quasi tutti i soggetti di questa categoria hanno un rischio globale a 10 anni <10% BASSO RISCHIO) Obiettivi da raggiungere di nonHDL-C <130 mg/dl, opzionale <100 mg/dl <160 mg/dl opzionale <130 mg/dl <160 mg/dl <190 mg/dl Quanto fino ad ora esposto rappresenta una proposta operativa applicabile in qualsiasi studio, fermo restando che qualsiasi Centro Dislipidemia deve necessariamente esser aperto alla discussione dei casi dubbi sia diagnostici che quelli per i quali è opportuno individuare strategie terapeutiche di particolare impegno specialistico. 26 M AL AT T I E C AR D I O -C E R E B R O -V AS C O L AR I A G E N E S I AT E R OS C L E R OT I C A L ’ AB I T U D I N E AL F U M O D I T AB AC C O È una pesante minaccia per la salute. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) considera l’abitudine al fumo di tabacco la prima causa di morte prevenibile; è anche la prima causa di morte prematura nei Paesi sviluppati. Il fumo di sigaretta è considerato più dannoso di quello della pipa o del sigaro, ma anche questi minano la salute e vanno eliminati. Il fumo di tabacco è dannoso a qualunque età, ma il rischio di contrarre una patologia da esso causata dipende soprattutto dall’età in cui si è iniziato a fumare e dal numero di anni durante i quali si è fumato in modo costante. Meno importante è il numero di sigarette fumate giornalmente, quindi è meglio tante al dì per pochi anni che poche al dì per tanti anni. Il fumo di tabacco è una miscela gassosa nella quale si trova disperso del materiale corpuscolato di piccolissime dimensioni. I componenti del fumo in parte sono già presenti nelle foglie del tabacco e in parte si formano durante la combustione .Le sostanze nocive sono soprattutto rappresentate da: • nicotina, che proviene dalle foglie di tabacco e porta alla dipendenza procurando un fugace benessere • monossido di carbonio, che proviene dalla combustione • idrocarburi policiclici aromatici, che provengono dalla combustione del tabacco e della carta • sostanze irritanti e sostanze ossidanti. A) LE PATOLOGIE CAUSATE DAL FUMO DI TABACCO Il fumo del tabacco è il più potente AGENTE CANGEROGENO soprattutto per opera di alcuni prodotti della combustione. Alcuni fertilizzanti utilizzati nelle piantagioni di tabacco sono responsabili della presenza nel tabacco di polonio 210, sostanza radioattiva che induce patologia tumorale. Il fumo causa il 90% dei TUMORI POLMONARI i quali oggi sono così numerosi da superare quelli della mammella, dell’intestino e della prostata messi insieme. Senza l’azione nociva del fumo i tumori polmonari sarebbero solamente il 10% di quelli attuali e diventerebbero così una patologia poco rilevante. 27 Il fumo di tabacco è anche causa di ALTRI TUMORI: del cavo orale, della faringe, della laringe, del pancreas e della vescica; probabilmente anche dello stomaco, del rene e del collo dell’utero. A LIVELLO BRONCOPOLMONARE il fumo è causa di bronchiti acute e croniche, asma bronchiale ed enfisema che sfociano nella bronco pneumopatia cronica ostruttiva (BPCO ) la quale è causa del 50% dei decessi per malattie respiratorie. A LIVELLO CARDIOCEREBROVASCOLARE il fumo è responsabile del 30% delle morti per MALATTIA CORONARICA nonché del 25% dei casi di ICTUS CEREBRALE. Anche le ARTERIOPATIE PERIFERICHE OBLITERANTI sono 3 volte più frequenti nei fumatori rispetto ai non fumatori. I danni cardiovascolari sono dovuti all’azione congiunta di nicotina e monossido di carbonio: la nicotina stimola il SISTEMA NERVOSO SIMPATICO per cui aumenta la produzione di adrenalina e noradrenalina e di conseguenza aumenta la PRESSIONE ARTERIOSA e la FREQUENZA CARDIACA favorendo così la comparsa di ARITMIE e SPASMI CORONARICI. La liberazione di catecolamine determina anche aumento di INSULINO-RESISTENZA. La nicotina svolge inoltre un’azione lesiva sull’endotelio vascolare con aumento dell’AGGREGAZIONE PIASTRINICA che facilita la TROMBOSI CORONARICA e CEREBRALE. Il monossido di carbonio si lega all’emoglobina con un’affinità 25 volte superiore a quella dell’ossigeno e dà origine a CARBOSSIEMOGLOBINA riducendo così l’ossigenazione dei tessuti, in particolare di quello cardiaco e di quello cerebrale. Possono comparire difficoltà di respiro e scarsa resistenza alla fatica. Il fumo è una notevole SORGENTE DI RADICALI LIBERI mentre gli ossidanti (betacarotene, Vit. C, Vit. E) nel sangue dei fumatori sono ridotti. Il fumo sottrae il calcio all’osso e accelera il PROCESSO OSTEOPOROTICO. A LIVELLO DELLA CUTE il fumo determina la comparsa precoce di rughe sul viso soprattutto in sede periorbitaria; fumare nuoce alla pelle a causa della vasocostrizione indotta dalla nicotina che riduce l’apporto di ossigeno. IN GRAVIDANZA il fumo interferisce con il normale sviluppo del feto e aumenta del 35% il rischio di morte dopo la nascita. IL FUMO PASSIVO. Si sostanzia nell’esposizione di soggetti non fumatori ad aria contaminata dal fumo di soggetti fumatori; da tale esposizione devono essere salvaguardate in 28 particolare alcune categorie di persone quali i bambini, le donne gravide, i malati, gli anziani. Esistono due tipi di fumo passivo, quello espirato dal fumatore e quello prodotto dalla combustione della sigaretta, che è il più pericoloso. I soggetti più esposti sono i coniugi o i colleghi di lavoro dei fumatori più accaniti. Anche i fumatori stessi quando sono in compagnia di altri fumatori si espongono al doppio rischio del fumo attivo e di quello passivo. B) GLI INTERVENTI CORRETTIVI L’unica strada da percorrere è quella che porta ad ABOLIRE l’abitudine al fumo di tabacco. Subito dopo aver acquisito la consapevolezza dei pesanti danni derivanti dall’abitudine al fumo ed aver espresso una reale volontà di smettere, va messa in atto una strategia di disassuefazione adatta a superare la dipendenza farmacologica e psicologica indotta dalla nicotina. È necessario mettersi d’impegno e agire immediatamente prima che si manifestino le previste conseguenze negative. I BENEFICI PER LA SALUTE che derivano dall’abolizione del fumo sono tali da far ritenere prezioso qualunque intervento terapeutico purché utile ed efficace. Per contrastare i sintomi di astinenza possono essere utili sia SUPPORTI PSICOLOGICI (psicoterapia di gruppo, ipnosi, riequilibrio energetico) sia SUPPORTI FARMACOLOGICI (terapia sostitutiva con nicotina sotto forma di chewing-gum, di cerotti transdermici, di compresse sublinguali, di spray nasali). Possono essere utili anche finte sigarette a base di piante medicinali, sigarette elettroniche, agopuntura, elettrostimolazione, laser, graffette, placche, fili di seta (tentativi di stimolare la produzione di endorfine attraverso l’orecchio). A proposito delle sigarette elettroniche si ritiene opportuno sottolineare che il loro vero compito deve essere quello di favorire l’abolizione del vizio del fumo e non quello di prendere il posto delle sigarette di tabacco, sia come vizio sia come mercato. Dopo un periodo di sospensione la ripresa dell’abitudine al fumo, oscilla tra il 25-40% dei casi e pertanto un intervento osservazionale può essere utile durante la sospensione, soprattutto nel primo periodo. I VANTAGGI ED I MIGLIORAMENTI DOPO LA SOSPENSIONE DEL FUMO Si riduce il rischio di cardiopatia ischemica e di ictus cerebrale. Si riduce il rischio di cancro al polmone, alla bocca, alla gola, al pancreas, alla vescica. Si riduce il rischio di enfisema polmonare, di BPCO e di osteoporosi. 29 Si elimina il pericolo del fumo passivo in famiglia. Si riduce la probabilità che i figli o i nipoti contraggano il vizio. Si ritorna ad avere alito fresco, denti più bianchi pelle più giovane. Si riacquista il gusto dei cibi, gli odori sono più intensi, il respiro è più profondo (dopo 2-5 giorni). Migliora la funzionalità polmonare e si riduce la tosse cronica (dopo 3 mesi). Migliora la pressione arteriosa, migliora la frequenza cardiaca, aumenta la resistenza fisica. È importante sottolineare che il rischio cardiovascolare si abbatte del 50% dopo 1 anno dalla sospensione del fumo, mentre con i farmaci normolipemizzanti si ottiene una riduzione del 2533%, dopo 4 anni. 30 M AL AT T I E C AR D I O -C E R E B R O -V AS C O L AR I A G E N E S I AT E R OS C L E R OT I C A P E S O C O R P OR E O E C C E S S I V O : S OV R AP P E S O E OB E S I T A ’ Il nostro peso dipende in primo luogo dallo stile di vita che adottiamo. È essenziale: - Verificare il peso almeno una volta al mese controllando che l’Indice di Massa Corporea (IMC) sia nei limiti normali; - controllare che la circonferenza vita non superi il limite di 102 cm per gli uomini e di 88 cm per le donne. 31 Qualora si riscontrasse un eccesso del peso o della circonferenza vita, si consiglia di concordare con il proprio medico curante i provvedimenti più opportuni. Il peso eccessivo determina alcune delle seguenti patologie, specialmente se il grasso è localizzato a livello addominale/viscerale: - ipertensione essenziale, - displipidemia con aumento di trigliceridi e colesterolo, - aumento della glicemia a digiuno (100-125 mg/dl) fino al diabete, - sindrome metabolica. Inoltre il peso eccessivo determina numerose complicanze che sono in relazione all’entità della massa adiposa. - A livello cardiaco: ingrossamento del cuore e ischemia coronarica relativa che porta, soprattutto se è presente anche l’ipertensione, all’insufficienza cardiaca, fino allo scompenso. - A livello osteoarticolare: limitazione del movimento articolare, sovraccarico articolare con infiammazione dell’osso e aggravamento del processo artrosico. - A livello respiratorio: riduzione della funzionalità respiratoria e, nei grandi obesi, russamento e apnee notturne. - A livello ormonale: stato di iperestrogenismo permanente e/o sindrome dell’ovaio policistico. 32 - A livello gastroenterologico: sono frequenti il reflusso gastroesofageo e la presenza, spesso asintomatica, di calcolosi della cistifellea (o colecisti), con maggior frequenza in età avanzata e nel sesso femminile. - A livello psicologico: nei grandi obesi è spesso presente frustrazione con ansia e depressione, nonché disagio sociale dovuti alla limitazione dell’attività quotidiana e all’impedimento nelle attività lavorative e ricreative. 33 Decalogo per contrastare l’insorgenza e lo sviluppo di Sovrappeso e Obesità 1. Seguire una dieta equilibrata e varia e svolgere una vita attiva Sempre più spesso il termine “dieta” è inteso come un sistema pratico e transitorio finalizzato al raggiungimento di obiettivi fisico-estetici immediati, ma di solito non duraturi. Invece il suo significato originario è “stile di vita” o, in altre parole, equilibrio quotidiano tra alimentazione, nutrizione e movimento. La dieta deve assicurare all’organismo, oltre alle proteine, ai grassi, ai carboidrati e all’energia da essi apportata, anche altri nutrienti indispensabili, quali l’acqua, le vitamine, i sali minerali e le fibre. Dato che non esiste l'alimento "completo" o "perfetto" che contenga tutte le sostanze indicate nella giusta quantità e che sia quindi in grado di soddisfare da solo le nostre necessità nutritive, il modo più semplice e sicuro per garantire, in misura adeguata, l'apporto di tutte le sostanze nutrienti indispensabili, è quello di variare il più possibile le scelte e di combinare opportunamente i diversi alimenti. Inoltre è opportuno svolgere una vita attiva, attraverso attività organizzate (camminate, palestra, nuoto, tennis, ecc) o attività inserite di routine nella vita quotidiana (salire e scendere le scale a piedi, parcheggiare lontano dal luogo di destinazione). 2. I pasti della giornata devono essere regolari e completi Si può mangiare di più e pesare di meno: è sufficiente ridurre le calorie e aumentare il volume del cibo che si mangia. Non saltare i pasti: occorre consumare almeno 3 pasti al giorno (colazione, pranzo e cena) ed eventualmente 1 o 2 piccoli spuntini; se i pasti principali sono adeguati in quantità ed equilibrio si riducono i possibili disordini alimentari nella giornata. Per controllare la quota energetica e non ridurre le capacità di consumo del nostro organismo è consigliabile assumere più gruppi alimentari ad ogni pasto. 3. Alternare restrizioni ed eccessi alimentari può causare aumento di peso Diete molto rigide determinano rapidi cali del peso con perdita della massa grassa ma anche della massa magra muscolare; la riduzione del dispendio energetico che ne consegue facilita, specie in presenza di eccessi alimentari, il rapido recupero del grasso corporeo ma non della massa muscolare. La perdita del peso e il successivo recupero con l’aumento del grasso (specialmente addominale) configura la nota sindrome dello “yoyo” che aumenta il rischio di malattia. 34 4. Evitare di seguire le diete di amici o conoscenti, non sono personalizzate I fabbisogni di energia e di nutrienti variano negli individui come pure il loro utilizzo e “smaltimento” L’utilizzazione dell’energia e dei nutrienti cambia notevolmente tra una persona e l’altra. Ognuno ha il proprio metabolismo che dipende da numerosi fattori, tra cui altezza, peso, composizione corporea, sesso, età, livello di attività fisica, fattori ormonali , malattie ed eventuali terapie. 5. Ricordare che spesso le diete pubblicizzate dai mass-media non hanno base scientifica I criteri con cui si stabilisce una dieta si devono ispirare alla Medicina Basata sull’Evidenza (EBM). Ciò significa che dietro ad ogni dieta ci devono essere delle solide basi scientifiche di riferimento, confermate da ampi studi o conformi alle più recenti linee guida nazionali e internazionali. Occorre diffidare delle diete di “ moda “ e chiedere consiglio al proprio medico . 6. Evitare di praticare il digiuno o diete squilibrate o troppo restrittive o che escludono gruppi di alimenti Per raggiungere il peso corretto non è necessario ridurre in modo drastico le calorie, ma è sufficiente imparare a mangiare in modo sano, scegliendo la maggiore varietà possibile di alimenti nella giusta quantità. 7. Eseguire accertamenti per valutare lo stato di salute prima di iniziare una dieta dimagrante Sarà il medico curante o lo specialista a indicare gli accertamenti utili / indispensabili da eseguire a seconda dello stato di salute. 8. Chiedere il parere del medico e/o del dietista e/o del farmacista prima di assumere integratori Nella maggior parte dei casi, per garantire in misura adeguata l'apporto di tutti i nutrienti essenziali per l’organismo, non servono capsule, barrette o bevande arricchite di sostanze chimiche, potenzialmente pericolose, ma è sufficiente un’alimentazione completa, varia ed equilibrata, che combini opportunamente tutti i diversi alimenti. 9. Evitare le diete “Fai Da Te” Evitare diete drastiche che fanno perdere peso in poco tempo. La bacchetta magica non funziona, occorrono un’alimentazione equilibrata e un corretto stile di vita, che consentiranno di raggiungere l’obiettivo e di mantenerlo a lungo termine. Solo uno specialista in nutrizione saprà dare le giuste indicazioni. 35 10. Evitare i comportamenti tipici dei soggetti in sovrappeso - Saltare la colazione - Fare grossi bocconi e mangiare in fretta - Bere poco - Fare poco esercizio fisico - Usare molto sale in cucina - Consumare molte bevande a base di caffeina - Mettere spesso qualcosa in bocca da sgranocchiare - Nutrirsi prevalentemente con cibi raffinati (pane bianco, riso bianco, succhi di frutta, caramelle, gelati, dolci in genere) Esempio di dieta ipocalorica Colazione : Latte o yogurt con fette biscottate o biscotti secchi o cereali (meglio integrali) Pranzo e cena : 1 elemento della famiglia dei carboidrati (pasta, pane, patate, riso) 1 elemento della famiglia delle proteine (pesci, carni, legumi, formaggi, salumi magri, uova) Verdure in quantità libera ; 2 porzioni di frutta al giorno Olio per condire, possibilmente extravergine di oliva, in quantità ridotta (3 cucchiai al dì) 36 M AL AT T I E C AR D I O -C E R E B R O -V AS C O L AR I A G E N E S I AT E R OS C L E R OT I C A I N AT T I V I T A ’ FI S I C A / S E D E N T AR I E T A ’ PERCHÉ CORREGGERLA E COME La sedentarietà favorisce l’insorgenza e l’evoluzione di numerose patologie croniche (ipertensione arteriosa, diabete, dislipidemia, sovrappeso/obesità, sindrome metabolica) le quali a loro volta possono determinare importanti malattie cardiocerebrovascolari come la malattia coronarica e l’ictus. La sedentarietà inoltre favorisce: il tumore della mammella, il tumore del colon, l’osteoporosi. Gli effetti negativi della sedentarietà sul profilo lipidico e conseguentemente sul rischio cardiovascolare si traducono in aumento di LDL-colesterolo e trigliceridemia, nonché in riduzione di HDL-colesterolo. Per correggere la sedentarietà è necessario e sufficiente praticare attività fisica regolare e costante. A tal fine il programma più semplice è quello di camminare a passo veloce per almeno 30-40 minuti tutti i giorni. Nei pazienti che presentano un quadro di dislipidemia, l’attività fisica di tipo aerobico può certamente produrre evidenti effetti favorevoli a condizione che si superi una soglia minima di dispendio energetico di circa 1500 Kcal/settimana. Si può iniziare da 10-15 minuti al giorno per poi arrivare all’obiettivo minimo di camminare a ritmo sostenuto (circa 5 km all’ora) per 30 minuti al giorno e per 5 giorni alla settimana .Quando la durata è al di sotto dei 20 minuti al giorno, gli effetti positivi si riducono notevolmente. La velocità di cammino, che preferibilmente deve rimanere costante, è opportuno regolarla in funzione del peso, dell’età, delle condizioni generali e del proprio allenamento. Un programma adeguato per coloro che sono sedentari da lungo tempo potrebbe essere così articolato: 1°e 2° settimana: 15-20 minuti al giorno. 3°e 4°set timana: 30 minuti al giorno per 5 giorni alla settimana. Nelle settimane successive si può aumentare ulteriormente, in funzione delle proprie possibilità fisiche fino a 60 minuti per 7 giorni alla settimana. La velocità a seconda delle condizioni fisiche e del livello di allenamento acquisito, può variare da 4 a 7,5 Km all’ora. Interrompere immediatamente il programma in caso di comparsa di lesioni muscolo scheletriche o di sintomi cardiovascolari quali dolori toracici, difficoltà respiratorie, vertigini. 37 Per contrastare le patologie croniche citate e ridurre significativamente i tassi di mortalità cardiovascolare è opportuno svolgere una quantità di esercizio fisico adeguata, in quanto per ottenere benefici in termini di salute la quantità di esercizio svolta è più importante che non la sua intensità. L’attività fisica deve diventare parte integrante della vita quotidiana e deve essere ritenuta una priorità. 38 M AL AT T I E C AR D I O -C E R E B R O -V AS C O L AR I A G E N E S I AT E R OS C L E R OT I C A L ’ AT T I V I T A ’ FI S I C A A) CONSIDERAZIONI GENERALI 1) L’attività fisica può essere suddivisa in “sportiva”, “lavorativa”,”hobbistica”, “salutistica” se si tiene in considerazione come criterio distintivo il quando e il perché viene effettuata. L’attività fisica “sportiva” è quella che viene svolta durante la pratica di uno sport di tipo amatoriale e non agonistico o durante allenamenti programmati e strutturati. La principale finalità per cui viene praticata è quella di mantenersi in forma divertendosi e coltivando la passione per uno specifico sport. Ne fanno parte la corsa, il nuoto, il calcio, il ciclismo, il canottaggio e tanti altri sport. Non ne fanno parte le attività di livello agonistico, le quali, venendo svolte durante le competizioni ed i relativi allenamenti, riguardano gli atleti e sono di competenza della medicina sportiva. L’attività fisica “lavorativa”è quella praticata durante lo svolgimento del proprio lavoro a condizione che sia un lavoro di medio o elevato impegno fisico. Ne sono un esempio i lavori pesanti svolti nel settore edilizio, nel settore agricolo, nella manutenzione stradale, nei traslochi. L’attività fisica “hobbistica” è quella svolta nel contesto delle attività praticate per hobby. La finalità è quella di occupare il tempo libero con attività ludico-ricreative, distensive e salutari, quasi sempre meno impegnative di quelle sportive. Ne sono un esempio il giardinaggio , il ballo, la canoa, la vela, il gioco delle bocce, le lunghe passeggiate con il cane, le gite e le escursioni. L’attività fisica “salutistica” è quella svolta soprattutto spostandosi da una parte all’altra della città senza utilizzare mezzi a motore. La finalità principale è quella di ottenere benefici in termini di salute. Ne sono un esempio i trasferimenti effettuati a piedi o in bicicletta per recarsi a scuola o al lavoro oppure il salire le scale a piedi, anziché in ascensore. A sostegno di tali scelte salutistiche si sottolinea che, nell’ambito dei trasferimenti in città, la bicicletta è comunque il mezzo più razionale e più veloce per percorrere distanze da 1 a 5 Km, e il camminare a piedi è il modo più sicuro e veloce per distanze inferiori a 1 Km. 2) L’attività fisica può essere suddivisa in “aerobica”, “anaerobica”, “mista”, se si tiene in considerazione il come viene effettuata. L’attività fisica “aerobica“ o dinamica o di resistenza. Durante il suo svolgimento richiede un impegno cardiovascolare costante, prolungato e di media intensità. Ne sono un esempio la camminata veloce (fit-walking), la corsa all’aperto o su tappeto rotante, il nuoto, lo sci di fondo, il ballo, il golf. Tali attività devono essere svolte per almeno 30 minuti consecutivi. L’attività fisica “anaerobica” o statica o di potenza. Durante il suo svolgimento richiede un impegno cardiovascolare di durata breve, ma di elevata intensità, spesso responsabile di un transitorio 39 aumento della pressione arteriosa. Ne sono un esempio il sollevamento pesi, il body-building e tutti gli esercizi brevi e ripetuti più volte, effettuati in palestra con attrezzi e con specifiche macchine. L’attività fisica “mista” è quella caratterizzata dall’alternanza di attività aerobica e anaerobica. Richiede un impegno cardiovascolare con momenti di bassa o media intensità e momenti di elevata intensità. Ne sono un esempio gli sport di squadra (calcio, pallacanestro, rugby) e il tennis. B) VANTAGGI E BENEFICI PSICOFISICI OTTENIBILI PRATICANDOLA REGOLARMENTE È opportuno premettere che: • L’attività fisica per favorire la salute deve essere praticata in modo regolare e costante; deve essere adeguata alle caratteristiche psico-fisiche del singolo soggetto. Ottimali sono i programmi di allenamento personalizzati. • L’attività fisica è importante perché aumenta l’efficienza dell’apparato cardiovascolare e migliora/riduce il livello dei fattori di rischio cardio-cerebro-vascolare. • L’attività fisica ha un effetto protettivo importante anche se i suoi benefici possono essere pesantemente ridotti dall’azione negativa esercitata dai maggiori fattori di rischio (ipertensione, fumo, obesità, dislipidemia) i quali, se presenti, devono venire contrastati e, se possibile, aboliti. • La pratica dell’attività fisica necessita di alcune indicazioni: il programma di allenamento con cui ricominciare dopo un periodo di inattività, dovrebbe consistere in una camminata giornaliera a passo decisamente sostenuto, tenendo una velocità di 6 Km/h (1 Km ogni 10 minuti) per una distanza di almeno 3 Km; dopo 3-4 mesi in una camminata a passo veloce, tenendo una velocità di 6,5-7 Km/h per almeno 4 Km. L’attività aerobica è la più adatta per potenziare l’efficienza dell’apparato cardiocircolatorio. Per quanto riguarda la frequenza cardiaca, durante un allenamento è bene rimanere su valori pari al 60-80% di quella teorica massima, che viene calcolata sottraendo da 220 il numero degli anni di età. L’abitudine a praticare un esercizio fisico regolare e costante può produrre i seguenti benefici: • Annulla il fattore di rischio sedentarietà e le sue conseguenze negative. • Migliora il profilo lipidico (riduzione del colesterolo totale e del colesterolo LDL, riduzione dei trigliceridi, aumento del colesterolo HDL). 40 • Migliora il controllo del diabete tipo 2, grazie all’aumento della sensibilità all’insulina. • Migliora il controllo dell’ipertensione arteriosa, sia per la vasodilatazione e la maggiore vascolarizzazione a livello muscolare, sia per la riduzione dell’attività del sistema simpatico. • Riduce il sovrappeso/obesità e ridistribuisce il grasso corporeo. Solo l’esercizio fisico aumenta il consumo di calorie; quando le calorie sono ormai trasformate in grasso, la miglior soluzione è quella di praticare attività aerobica per trasformare il grasso in energia. Il primo ad essere mobilizzato è il grasso addominale che è il maggior responsabile delle complicanze cardiovascolari e metaboliche. • Aumenta il coefficiente respiratorio cioè il rapporto tra il tasso di ossigeno trasportato e quello consumato. Gli atti respiratori diventano più lenti e più profondi. • Rinforza le ossa favorendo la fissazione del calcio e di altri minerali. Stimola il trofismo delle cartilagini articolari. La marcia e la corsa sollecitano la colonna e gli arti inferiori e stimolano la rimineralizzazione delle ossa osteoporotiche. • Riduce l’ansia e la depressione. • Riduce lo stress e scarica la tensione. • Migliora l’umore e produce uno stato di benessere generale. L’attività fisica di tipo aerobico e di intensità moderata, svolta in modo regolare e costante aiuta a prevenire numerose patologie, ma non si può tralasciare il fatto che in alcuni casi l’attività fisica è controindicata e può essere pericolosa. Ad esempio l’attività fisica anaerobica e di potenza è controindicata nei pazienti ipertesi in quanto può determinare improvvisi e rapidi aumenti pressori con rischio di sovraccarico cardiaco. Le attività sportive svolte a livello agonistico, a causa di sforzi intensi ed eccessivi rispetto al livello di allenamento e di preparazione atletica, possono determinare pericolose aritmie in un cuore sano o in un cuore che presenta qualche anomalia dovuta a patologie organiche o a patologie eredo -familiari da mutazioni geniche. Queste considerazioni devono far riflettere su quanto sia importante la valutazione dell’attività fisica che si intende praticare, sia sul piano della quantità che della qualità. È pertanto opportuno il consiglio del proprio Medico prima di iniziare un programma di attività fisica/sportiva. 41 TABELLA DELLE ATTIVITÀ E DEI RELATIVI BENEFICI BENEFICI AEROBICI PIÙ FORZA MUSCOLARE JOGGING 4 BICICLETTA ATTIVITÀ MENO PESO KCAL/ORA 2 4 600 4 2 3 500 NUOTO 4 3 2 600 SCI DI FONDO 4 3 4 600 SCI ALPINO 2 3 2 400 BASKET 4 2 4 450 AEROBICA 4 3 4 350 TENNIS (singolo) 2 2 3 400 FIT-WALKING 4 2 3 350 GOLF 2 2 1 300 NON AEROBICA 1 4 2 300 42 M AL AT T I E C AR D I O -C E R E B R O -V AS C O L AR I A G E N E S I AT E R OS C L E R OT I C A AL I M E N T AZ I ON E S AN A E D E QU I L I B R AT A 1 – Cereali, ortaggi e frutta - Consumare quotidianamente più porzioni di ortaggi e frutta fresca (3 porzioni di verdura e 2 di frutta o viceversa) e aumentare il consumo di legumi sia freschi che secchi da utilizzare come secondo piatto al posto di carne o altri cibi proteici. - Consumare regolarmente pane, pasta, riso ed altri cereali (meglio se integrali), evitando di aggiungere troppi condimenti grassi. 2 – Grassi - Moderare la quantità di grassi ed oli usati per condire e cucinare. Utilizzare eventualmente tegami antiaderenti, cotture al cartoccio, forno a microonde, cottura al vapore, ecc. - Limitare / evitare il consumo di grassi da condimento di origine animale (burro, lardo, strutto, panna, ecc). Preferire i grassi da condimento di origine vegetale: soprattutto olio extravergine d'oliva e oli di semi. Attenzione al consumo di alimenti arricchiti con olio di cocco o di palma. 43 - Usare i grassi da condimento preferibilmente a crudo ed evitare di riutilizzare i grassi e gli oli già cotti e di friggere. - Mangiare più spesso il pesce, sia fresco che surgelato (2-3 volte a settimana). - Scegliere carni magre ed eliminare il grasso visibile. Preferire le carni bianche (pollo, tacchino, faraona, agnello, capretto, coniglio, vitello) e ridurre il consumo di quelle rosse (bovino, cavallo, montone, bufalo, struzzo) a 1 volta alla settimana. - Ridurre il consumo di uova a 1 volta la settimana. - Scegliere il latte scremato o parzialmente scremato, che comunque mantiene il suo contenuto in calcio. - Tutti i formaggi contengono quantità elevate di grassi: scegliere comunque quelli più magri (mozzarella, ricotta, feta, primo sale, formaggio spalmabile light, fiocchi di latte) oppure consumarne porzioni più piccole e sempre in alternativa ad altri secondi piatti. - Per controllare quali e quanti grassi sono contenuti negli alimenti, leggere le etichette ed evitare gli alimenti che contengono grassi idrogenati. 3 – Zuccheri, dolci e bevande zuccherate - Moderare il consumo di alimenti e bevande dolci nella giornata. - Tra i dolci preferire i prodotti da forno della tradizione italiana, che contengono meno grassi, meno zuccheri e più amidi, come ad esempio biscotti, torte non farcite, ecc. - Utilizzare in quantità controllata i prodotti dolci da spalmare sul pane o sulle fette biscottate (quali marmellate, confetture di frutta, miele e creme). 4 - Acqua - Assecondare sempre il senso di sete e anzi tentare di anticiparlo, bevendo a sufficienza, mediamente 1.5-2 litri di acqua al giorno. Bere frequentemente e in piccole quantità. - Bevande diverse (come aranciate, bibite di tipo cola, succhi di frutta, caffè, tè) oltre a fornire acqua apportano anche altre sostanze che contengono calorie (ad esempio zuccheri semplici) o che sono farmacologicamente attive (ad esempio caffeina). Queste bevande vanno usate con moderazione. 5 - Sale - Ridurre progressivamente l’uso di sale sia a tavola che in cucina e consumare solo saltuariamente alimenti trasformati ricchi di sale (snacks salati, patatine in sacchetto, olive da tavola, alcuni salumi e formaggi). - Limitare l’uso di condimenti alternativi contenenti sodio (dado da brodo, ketchup, salsa di soia, senape, ecc.) 44 - Insaporire i cibi con erbe aromatiche (come basilico, rosmarino, salvia, menta, origano, maggiorana, sedano, porro, timo, semi di finocchio, prezzemolo – quest’ultimo in modiche quantità per l’elevato apporto di sodio) e spezie (come pepe, peperoncino, noce moscata, zafferano, curry), succo di limone ed aceto 6 – Bevande alcoliche - Se si desidera consumare bevande alcoliche, dare la preferenza a quelle a basso tenore alcolico (vino e birra) da consumare durante i pasti secondo la tradizione italiana, o in ogni caso immediatamente prima o dopo mangiato. - Una Unità Alcolica (U.A.) corrisponde a circa 12 grammi di etanolo; una tale quantità è contenuta in un bicchiere piccolo (125 ml) di vino di media gradazione, o in una lattina di birra (330 ml) di media gradazione o in una dose da bar (40 ml) di superalcolico. Se non ci sono controindicazioni all’assunzione di alcool le dosi ammissibili (seppur non raccomandabili) sono di 1-2 U.A. per la donna e di 2-3 U.A. per l’uomo. - Evitare del tutto l’assunzione di alcol durante l’infanzia, l’adolescenza, la gravidanza e l’allattamento, ridurre invece in età senile. 45 M AL AT T I E C AR D I O -C E R E B R O -V AS C O L AR I A G E N E S I AT E R OS C L E R OT I C A M OD E LL O / S C H E D A P E R S ON AL E P E R P R I M A V I S I T A PREVENZIONE PRIMARIA EVENTI CARDIO-CEREBRO-VASCOLARI PRIMA VISITA DEL ....................................... SCHEDA PERSONALE Cognome e Nome ................................................................................................................................. Data di nascita ........../........../.................... Anamnesi Familiare ............................................................................................................................................................... ............................................................................................................................................................... ............................................................................................................................................................... ............................................................................................................................................................... ............................................................................................................................................................... ............................................................................................................................................................... Anamnesi Patologica ............................................................................................................................................................... ............................................................................................................................................................... ............................................................................................................................................................... ............................................................................................................................................................... ............................................................................................................................................................... ............................................................................................................................................................... Uso Farmaci C.V. ............................................................................................................................................................... ............................................................................................................................................................... FATTORI DI RISCHIO A. Patologie Ipertensione arteriosa Diabete Mellito Sovrappeso Displipidemia B. Stile di vita Alimentazione (scorretta) ....................................................................................................... ....................................................................................................... Attività Fisica (sedentarietà) ....................................................................................................... ....................................................................................................... Fumo (abitudine) ....................................................................................................... Stress (eccessivo) - Depressione ....................................................................................................... Alcool (elevato consumo) ....................................................................................................... 46 Altro ....................................................................................................... Esame Obiettivo Altezza ............................................................................................................................. Peso ............................................................................................................................. BMI ............................................................................................................................. Circonferenza vita ............................ Fianchi ............................ Vita/Fianchi ........................... PAOS ............................................................................................................................. Altro ............................................................................................................................. Esami di Laboratorio DATA Glicemia a digiuno Creatininemia Transaminasi GOT Transaminasi GPT Gamma GT Colesterolo totale Colesterolo HDL Colesterolo LDL Rapporto Col. tot/HDL TSH riflesso Trigliceridi Esame urine Altro Esami strumentali ECG ........................................................................................................................ ........................................................................................................................ Ecografia addome ........................................................................................................................ ........................................................................................................................ Ecocardiogrrafia ........................................................................................................................ ........................................................................................................................ Ecodoppler vasi collo ........................................................................................................................ ........................................................................................................................ Altro ........................................................................................................................ 47 SINTESI DEI DATI Profilo Lipidico Uso di farmaci liporegolatori Colesterolo totale Colesterolo HDL Colesterolo LDL Colesterolo tot/HDL Trigliceridi Valori pressori (PAOS) Uso di farmaci anti/ipertensivi Glicemia Uso di farmaci ipoglicemizzanti Peso / Altezza (BMI) Abitudine al fumo Attività fisica Consumo di alcool Stress o Depressione Alimentazione Familiarità Età / Sesso Obiettivi da raggiungere e interventi correttivi ............................................................................................................................................................... ............................................................................................................................................................... ............................................................................................................................................................... ............................................................................................................................................................... ............................................................................................................................................................... ............................................................................................................................................................... Prossima Valutazione ........................................................................................................................... Il Medico ....................................... 48 M AL AT T I E C AR D I O -C E R E B R O -V AS C O L AR I A G E N E S I AT E R OS C L E R OT I C A M OD E LL O P E R V I S I T E P E R I O D I C H E S U C C E S S I V E PREVENZIONE PRIMARIA EVENTI CARDIO-CEREBRO-VASCOLARI VISITA DI CONTROLLO DEL ....................................... Cognome e Nome ........................................................................................................ Età .............. Anamnesi ............................................................................................................................................................... ............................................................................................................................................................... ............................................................................................................................................................... ............................................................................................................................................................... Fattori di rischio: A) PATOLOGIE Ipertensione arteriosa: ............................................................................................................. Diabete mellito: ........................................................................................................................ Sovrappeso/obesità: ................................................................................................................ Dislipidemia: ............................................................................................................................. B) STILI DI VITA Alimentazione .......................................................................................................................... Attività fisica ............................................................................................................................. Fumo ........................................................................................................................................ Stress e depressione ............................................................................................................... Alcool ....................................................................................................................................... Esame obiettivo: Altezza .............................. Peso .............................. BMI ............................................... Circonferenza vita .............................. Paos ........................................................................ Conclusioni: ............................................................................................................................................................... ............................................................................................................................................................... ............................................................................................................................................................... ............................................................................................................................................................... Prossimo controllo ..................................... Il Medico ..................................................................... 49