2013-06 intervento cc 13-6 sul bilancio – Copia

Transcript

2013-06 intervento cc 13-6 sul bilancio – Copia
CONSIGLIERE PALLAVICINI (SINISTRA PER PIACENZA)
Cerco di parlare 10 minuti al massimo perché l’ora è tarda, soprattutto a
beneficio di chi vorrà ascoltare, che prego di non fare casino nel frattempo, e
soprattutto a beneficio della stampa locale che ho trovato qui in Consiglio
comunale.
Parto da una considerazione di carattere generale, una considerazione che
riguarda il tema della fiscalità, elemento essenziale per costruire un bilancio. Io
sono entrato in Consiglio comunale nel 2007 e, di anno in anno, è stato un lento
ma costante peggioramento, ma devo dire che come negli ultimi due anni, da
quando si è insediato il cosiddetto “governo dei tecnici”, politicamente continuato
nel “governo delle larghe intese”, una irresponsabilità, un’incertezza così grande
dal punto di vista della fiscalità io non l’ho mai vista. Se questo è il risultato e
l’esperienza di tecnici … Complimenti, perché sta diventando davvero difficile fare
delle ipotesi credibili per chiudere un bilancio e in questo senso (lo dico in
apertura) i miei complimenti e i miei ringraziamenti, che devono essere quelli di
tutta la città a prescindere da come la si vede politicamente, destra, sinistra,
centro, vanno anche ai dipendenti e agli uffici che hanno fatto un grande sforzo
per cercare di orientarsi in questo marasma continuo di cambiamenti, rinvii,
modifiche a determinate imposte e grazie a loro perché, come tutti gli anni, si sono
rivelati una risorsa fondamentale, preziosa, per il Comune di Piacenza.
Ci tenevo a fare questa doverosa considerazione sull’incapacità di quelli
che vengono chiamati tecnici, che poi di fatto sono soltanto i commissari politici
dell’austerità e dei poteri forti economici transnazionali, quindi non meritano alcuna
dignità, nemmeno sono stati eletti da nessuno; meritano soltanto le critiche per la
loro incapacità.
Fatte queste considerazioni, passo nel merito del bilancio a pre-esporre (poi
ci tornerò su meglio nell’apposita seduta) quello che è stato l’approccio di Sinistra
Per Piacenza alla sua discussione, un approccio che – come abbiamo anticipato
anche via conferenza stampa – è di complessiva soddisfazione nelle miserie in cui
versiamo e in cui versano le casse degli enti pubblici. Principalmente questa
soddisfazione deriva dal mantenimento dell’elemento della spesa sociale; che
però non tragga in inganno, perché è vero che viene mantenuta la spesa sociale,
ma è anche vero che la crisi, determinata ancora una volta da loro signori tecnici e
tutto l’arco politico che tuttora li sostiene a Roma, continua a mordere. È vero che
rimane il livello di erogazione dei servizi; cresce però la richiesta. Non facciamoci
troppe illusioni; è un elemento di positività e di virtuosità per il Comune di
Piacenza; ma non è né il socialismo, né la socialdemocrazia, perché ci sarebbe
caso mai bisogno di buttarci ancora più risorse.
Noi, considerando questa fase di difficoltà di carattere sociale e soprattutto
dei redditi delle persone, degli individui e delle famiglie, abbiamo presentato un
emendamento, lo vedremo poi in sede di dibattimento degli emendamenti, che
riguarda l’adozione del cosiddetto ISEE dinamico, ovvero un ISEE che permetta di
calcolare in tempo reale le reali condizioni di reddito delle famiglie, perché se
un’azienda chiude – e ne chiudono tante – o se ci sono le ristrutturazioni o i
licenziamenti politici, che sono tornati di moda negli ultimi due anni nel Comune di
Piacenza, e qualcuno rimane senza reddito, serve un indicatore che permetta di
calcolarlo in tempo reale e non su quella che era la condizione reddituale dell’anno
precedente.
Vado poi a un altro tema per noi importante, dato che il bilancio ha la
possibilità di affrontare tanti temi di natura diversa:
a quello del percorso di
ripubblicizzazione dell’acqua. Io ho qua dei volantini che mi sono stati dati dal
comitato del referendum, poi li distribuirò a chi interessano, perché questo per noi
è un tema che è davvero determinante. Per noi è imprescindibile. Noi abbiamo
votato contro in Consiglio comunale, purtroppo unici … Purtroppo, perché c’erano
dei colleghi consiglieri che ai tempi erano indecisi e poi alla fine hanno votato a
favore, si sono astenuti e dopo mi sono venuti a dare ragione sul fatto che
bisognava votare contro alla costituzione di IREN, perché IREN è la quinta
essenza di quello che è il capitalismo contemporaneo, un misto di finanzcapitalismo e capitalismo municipale, che non porta a nulla e sicuramente non
porta nella direzione degli interessi dei cittadini.
La maggioranza del popolo italiano, dopo tanti anni che non si raggiungeva
un quorum per un referendum, si è espressa chiaramente, limpidamente, senza
possibilità di scappatoie e di interprestazioni, per la ripubblicizzazione dei servizi
essenziali. Ci sarebbe dentro anche il trasporto pubblico, ma voglio concentrarmi
sul tema dell’acqua, perché sul tema dell’acqua, alla luce dei miliardi di euro di
debiti che ha fatto IREN, alla luce del fatto che si è rivelato quella che io avevo
preventivato, cioè un organismo completamente svincolato da qualsiasi tipo di
controllo democratico, in cui i rappresentanti eletti negli organi istituzionali non
hanno la minima possibilità di incidere e non ce l’hanno nemmeno i sindaci, se
non in minima parte; alla luce di tutto questo, il modello di IREN e IREN in
particolare, si possono riassumere in una sola parola: fallimento. Se fossi su
facebook direi: “Epic fail”. Non si può proprio più pensare di andare avanti! Il
modello misto, cosiddetto “pubblico-privato”, che in realtà è falsamente a controllo
pubblico ed è totalmente determinato da capitali finanziari privati trans-nazionali
svincolati da ogni controllo, ha egregiamente fallito e quindi bisogna cambiare
questo
modello;
bisogna
tornare
nell’unica
direzione
legalmente
e
costituzionalmente possibile: quella indicata dal referendum, che è uno strumento
normato a livello costituzionale, che ha avuto un determinato esito, come ha
ribadito anche la giustizia centrale. Quindi bisogna andare in questa direzione
evitando di riproporre delle ipotesi di misto pubblico-privato, semplicemente
svincolata da IREN per quanto riguarda il servizio idrico integrato sul territorio del
Comune o della Provincia di Piacenza. Perché? Perché insistendo sul pubblicoprivato ci limiteremmo a riproporre lo stesso modello, con gli stessi difetti, lo
stesso reale controllo del capitale finanziario privato e quindi non cambieremmo
niente. Cosa facciamo, la scorporazione da IREN? No, bisogna cambiare modello,
bisogna assolutamente cambiare modello prima di tutto perché va a incidere sulle
bollette, sulle tasche delle persone e sulla qualità del servizio erogato, e su questo
abbiamo presentato due ordini del giorno.
Ma altri due temi che volevo assolutamente toccare - e mi scuso con la
stampa a cui chiedo scusa se la sto trattenendo qua, cerco di stringere – sono
prima di tutto il tema della socialità e di come viene vissuta questa città …
- Interruzione Ma se non ci sta, poi si può fare nel giornale del mercoledì un colonnino a parte, o
magari per non farmi star da solo, io e Tarquini, non lo so, ci si può inventare tutte
le formule creative!
Vado avanti. La socialità in questa città è un problema, perché la socialità
storicamente viene concepita come un problema. È stata anche un po’ incentivata
da determinate parti politiche la concezione della socialità come un problema,
salvo che poi quando ci sono gli Alpini che, per l’amor del cielo, io mi sono
divertito tantissimo in quella tre giorni, però allora tutti diventano dei fans della
socialità, dello stare in piazza, del volersi bene, “abbracciamoci”… Benissimo. Io
non chiedo 365 giorni in modalità Alpini a Piacenza, ci mancherebbe, penso che
farebbe male sotto tanti punti di vista, fegato in primis. Però provare a fare dei
ragionamenti non è vietato: allargamento della zona pedonale in centro,
rivitalizzazione, magari a targhe alterne provare anche ad allargare la ZTL per
cercare di riavvicinare i cittadini di Piacenza al loro centro storico, come avviene a
Cremona, come avviene a Parma … Fra un po’ ci battono nella vita di strada
anche a Lodi! Cerchiamo di fare qualcosa in questa direzione, perché poi va a
beneficio di tutti, va a beneficio dei commercianti che magari sono timorosi, ma
una volta che c’è la gente e consuma sono contenti, va a beneficio della sicurezza
della signora con la borsetta, perché se è da sola in mezzo alla strada e c’è un
malintenzionato, è chiaro che la signora è messa male. Se c’è pieno di persone
che si controllano a vicenda, è chiaro che c’è più sicurezza. Se c’è socialità e ci
sono le vie, le strade, le piazze vive, è chiaro che è meglio per tutti, e quindi
questo modello va incentivato. Abbiamo avuto anche dei buoni esempi, dei buoni
spunti che sono partiti dall’associazionismo privato: il week-end scorso all’arena
Daturi, c’è stato un tentativo in questo sforzo messo in piedi con tanta generosità
dai dei ragazzi, ma non basta, adesso ci vuole il ruolo delle istituzioni che
promuova questo modello di socialità, promovendo un patto sociale (temine che
mi spaventa, perché quel patto sociale che è stato firmato recentemente fra il
governo e confederali è quanto di più aberrante io possa immaginare in questa
fase sociale), ci vuole una sorta di patto sociale tra i commercianti, le associazioni
che promuovono attività e socialità di piazza e ci vuole che l’istituzione sigli e medi
questo patto sociale.
Un ultimo punto che volevo assolutamente affrontare è che purtroppo (se
ne può presentare uno solo) non riesco a presentare come ordine del giorno, ma
ci tengo a rimarcarlo in questa sede, io qua mi appello al Sindaco perché è un
tema importante; purtroppo c’è un problema anche di cultura nella nostra società,
un problema che poi, tra i suoi effetti nefasti, è arrivato a far tornare di attualità, di
dolente attualità, cose che purtroppo non sono mai sparite, ma che si pensava di
poter superare, come il femminicidio. È tornato un tema di grande attualità,
purtroppo.
Io penso che il Comune, oltre a incentivare quel che già esiste, festival,
settimane culturali, assolutamente, però dovrebbe fare uno sforzino in più perché
nella nostra società, soprattutto in un periodo di crisi economica e sociale, ci sono
anche le pulsioni più arcaiche che vengono fuori, perché non c’è il tempo e la
lucidità mentale per fare dei progressi in avanti e quindi si va indietro da un punto
di vista culturale; ecco, il Comune dovrebbe farsi promotore di un intervento
culturale serio, per disarticolare il machismo e il maschilismo strutturale su cui la
nostra società è impostata. Fare questo sarebbe il primo passo per andare nella
direzione anche di porre un limite e una barriera culturale verso temi come il
femminicidio.
Guardate che nella strutturazione machista, maschilista della società, ci sta
anche il persistere di anacronistici divieti come quello all’unione delle coppie di
fatto. Io su questo mi appello al Sindaco, alla Giunta, al Prefetto, a tutti, perché dal
bilancio di tre anni fa c’è un mio ordine del giorno, approvato da questo Consiglio
comunale, a maggioranza di pallini verdi sullo schermo, che impegna il Sindaco e
la Giunta ad istituire l’albo delle coppie di fatto. Quell’ordine del giorno è stato
approvato; che validità ha? È finito in un cassetto e non vale niente! Poi ci
stupiamo se c’è il distacco fra istituzioni e cittadini. Se vogliamo ricucire un po’
questa cosa… Fra un po’ arriviamo al 20% di elettori! A me può anche andare
bene perché si apre una grande fase rivoluzionaria, ma non penso che vada bene
ad altri qui dentro. Se vogliamo dare un limite a questo, forse bisognerebbe
iniziare a dare sostanza a quelli che sono atti ufficiali istituzionali assunti e votati.
Tre anni sono passati; l’albo delle coppie di fatto esiste? No, non esiste, e questo
è un problema, perché anche questo è il primo passo per il femminicidio, perché è
un pezzettino del puzzle di quel problema culturale di una società machista,
maschilista, che è compito anche delle istituzioni – come il Comune di Piacenza –
disarticolare, e lo bisogna fare perché bisogna prevedere che l’investimento della
spesa culturale vada anche in questa direzione. Oltretutto l’albo delle coppie di
fatto è a costo zero. Si arrabbiano le gerarchie ecclesiastiche? E chi se ne frega,
le elezioni sono fra quattro anni, se questo deve essere il prezzo, perché il prezzo
poi è la sofferenza materiale e spirituale di tantissime persone nella nostra città, di
qualsiasi orientamento di genere, etero o omossessuale, chi più ne ha più ne
metta, assolutamente, questo è un problema importante.
Ho parlato dell’ISEE dinamico; ci vuole un po’ di creatività dato che non
abbiamo i fondi specifici anticrisi, come quello che avevamo proposto anni fa e
fatto per anni. Ci vuole un po’ di creatività, facciamo l’ISEE dinamico. Ci vogliono
tempi certi su i percorsi di ripubblicizzazione dell’acqua. Noi fino adesso abbiamo
affrontato le scadenze della governance di IREN, mettendo la nomina di qua, la
nomina di là, riduciamo il vertice di IREN… Io sono anche contento che si sia
ridotto il vertice di IREN, ma non è quella la ciccia del problema. La ciccia del
problema è: diamoci una scadenza entro cui il servizio idrico integrato è pubblico.
Bisogna farsi una road map per andare in questa direzione, sennò ci stiamo
prendendo in giro e stiamo prendendo in giro la maggioranza degli italiani che ha
votato.
Ho parlato della necessità di rilanciare una socialità in strada, viva a
Piacenza, ho parlato del problema culturale e del femminicidio; non posso non
spendere una parola sullo sviluppo locale, perché se lo sviluppo locale come è
stato negli ultimi 15 anni, è quello di fare delle colate di cemento sulle quali
sorgono degli enormi capannoni dentro cui si fanno lavorare, sottopagati, quando
va bene con dei contratti scandalosi, quando va male a nero o come sta
succedendo in un’azienda e verrà presto agli onori delle cronache, facendo
entrare la gente, facchinaggio, lavori due ore, timbri il cartellino, esci e aspetti fuori
dai cancelli tre ore e poi ti richiamiamo per un’ultima mezzora alla fine! Se questo
è lo sviluppo locale, Piacenza territorio snodo, territorio di incrocio dei vari vettori
della comunicazione, se questo è lo sviluppo locale, allora buttiamoci una bella
bomba perché questo non è sviluppo locale; questa è riproposizione di forme di
lavoro vergognose e che soprattutto non portano nessun valore aggiunto al
territorio, se non per quelle cricche che guadagnano costruendoci sopra e
guadagnano sui salari evasi dei lavoratori e che poi sono tutti pronti a darsi una
mano laddove si scatena una vertenza. E che caspita, no? Questo non è sviluppo
locale, bisogna fare assolutamente un controllo qualità sul lavoro nella nostra
provincia e prima di tutto nel nostro comune.
L’assessore Paparo citava bene, persona che su fronti opposti, però a volte
abbiamo anche cercato di collaborare in alcuni di questi casi, citava un esempio
che è stato molto scottante per la nostra città, tra l’altro un esempio meraviglioso
perché ha offerto davvero il peggio della facciata padronale, con una repressione
assolutamente ingiustificata: un foglio di via a un segretario nazionale di un
sindacato e nessuno dei rappresentanti istituzionali, ovviamente a parte me che
però non sono un rappresentante istituzionale, che abbia detto né “a”, né “bah”,
che abbia detto che è una vergogna. Lasciamo perdere! Questo non è sviluppo
locale. Bisogna assolutamente controllare la qualità dello sviluppo locale, e non
me ne frega niente se poi si mettono i pannelli solari sopra il tetto! Quello non è
sviluppo, quella è operazione simpatia, operazione pubblicità, ma ci mettiamo
cinque minuti a hackerarvi il sito e a farvi saltare l’operazione simpatia. E
denunciateci anche per questo.
Detto questo, io anticipo il voto favorevole a questo bilancio. Spererei però,
che questo discorso, oltre la risatina e la battuta, che ci sta, per l’amor del cielo,
però spererei che gli stimoli vengano recepiti, perché se non vengono recepiti uno
arriva anche a chiedersi: “Ma cosa ci sto a fare!”. Tre anni che giace lì, votata tra
l’altro, è votata, assunta, il Consiglio comunale l’ha voluta …Bisogna dare un
attimo di concretezza e cercare di fare quel faticoso, snervante lavoro di raccordo
politico tra le varie anime, che però non può sempre essere una guerra tra parti
interne a un partito, perché questo poi ingessa tutto e l’abbiamo visto su troppi
argomenti inficiare una qualità del lavoro che, lo ripeto, continuo a ritenere buono,
ma che potrebbe essere meglio, per questioni di contrapposizione tutte interne a
una determinata area politica.
Cerchiamo di mettere da parte quelle cose lì, lasciate che a scannarsi siano
Orfini, D’Alema, Renzi e il nipote dell’amico di Berlusconi, che adesso è
Presidente del Consiglio. Lasciateli lì; qua fate amministrazione
cercando di
tenere insieme un attimo i fili di questa cosa, altrimenti non ci stupiamo se va a
votare una persona su cento.
Spero di non aver dimenticato niente. Ah sì, sul tema del Parco della
Pertite, che vengono sempre e così oggi sono qui a sentirci con questi alberi
montati sulla testa… io capisco che sia un tema delicato, ci sono stato anch’io
dentro il Parco della Pertite quando abbiamo fatto la Commissione Aree Militari.
Ho visto, è minata, è inquinata, c’è da fare una spesa enorme per metterla a
posto, e sono il primo ad avere consapevolezza di queste cose e lo dico sempre
anche con gli amici del comitato della Pertite, ci mancherebbe. Ma anche qua,
come sul percorso dell’acqua, mi sembra che si proceda per step. Loro chiedono
la variante? Facciamo la variante, perché così si dà continuità a una cosa che
stava scritta nel programma elettorale. Se ci saranno dei problemi, come io
immagino ci saranno, di carattere molto concreto sulla reale accessibilità di
quell’area, a quel punto se c’è un buon rapporto e non ci si odia reciprocamente,
magari si potrà studiare insieme una strategia per entrare in effettivo possesso di
quell’area.
Se invece ci si continua a ignorare e ad odiare a vicenda, è difficile, è una
questione che ormai va avanti da tanto. Io spezzo una lancia a favore del
comitato, ma non la spezzo da esaltato; la spezzo come persona perfettamente
consapevole che lì è una questione difficilissima, che oltretutto mi sembra che
stiamo anche un pochettino parlando dell’aria fritta, perché io come sulla
questione dell’acqua, non ho ancora capito quale sarebbe, e vi giuro che mi sono
impegnato tanto per cercare a capirlo, ma non ho ancora capito quale sarebbe la
road map per arrivare all’effettivo controllo e possibilità di utilizzo delle aree
militari. Mi sembra che ogni volta ci sia il passaggio, ci sarà questo incontro, poi si
sblocca … 7 anni e non si è avanzati di un passo, si è andati indietro!
Su questa cosa io credo ci voglia uno sforzo supplementare per cercare di
capire una volta per tutte cosa si può avere e in che tempi, e, in base a quello, fare
i ragionamenti … Magari cambiano pure i piani del comitato, però chiarezza,
perché qua non ci si capisce nulla. Chiarezza, ma nell’osservanza di quello che
stava scritto sul programma elettorale e in base al quale si è chiesto il voto ai
cittadini.
Anche sull’acqua, guardate che stava scritto nel programma elettorale di
rispettare la cosa del referendum. Adesso ve li distribuisco a chi vuole, io non
posso neanche venire, ma andateci voi che secondo me è interessante. Bisogna
rispettare la gente e non prenderla in giro dicendo “A” prima delle elezioni e “B”
dopo le elezioni. Cerchiamo di fare queste cose che ho detto, perché non vanno
nell’interesse della sinistra, dell’autonomia operaia o dei movimenti rivoluzionari,
assolutamente. Io non ci becco un voto da nessuno dei settori che ho difeso e
cerco di supportare con atti o interventi, assolutamente non ci becco un voto e
anzi è andata a finire che mi sono convinto dell’erroneità ella rappresentanza.
Vanno prima di tutto nella direzione di ricucire quel rapporto lesionato e malandato
fra voi seduti li alle leve del potere e i cittadini.
Io il consiglio di darmi retta, Sindaco e Giunta, ve lo do nel vostro interesse,
non nel mio, nel vostro. Grazie.