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Per tornare a essere competitivi il Punto del settore assicurativo Anno X, N° 65 Settembre 2012 Periodico bimestrale di informazione a cura della redazione FIBA-CISL Emilia Romagna. Via Amendola 2, 40121 Bologna. Tel.: 051 256827 - Fax: 051 255848 e.mail: [email protected] Edizione online chiusa : lunedì 10 Settembre 2012 Accesso online dal portale www.fibaer.it Sommario: Per tornare ad essere competitivi La nostra risposta alla relazione annuale dell’ANIA 1-9 2 Nasce tra le polemiche la nuova IVASS 3 LTC il mercato si muove 4 Crollato il numero delle pensioni 5 Uno studio per migliorare il settore sinistri 6 Le priorità del settore assicurativo 7 Le semestrali 2012 8 Finalmente se ne comincia a parlare. Dopo che il Governo ha posto i conti del nostro paese in sicurezza, dopo lo stanziamento di 20 miliardi di garanzia per il credito alle piccole e medie imprese, dopo i 14 miliardi stanziati per incentivare gli imprenditori a rafforzare i patrimoni aziendali e ad assumere (Irap), dopo i decreti sulle liberalizzazioni, le semplificazioni e la crescita, gli interventi sull’energia, sulle infrastrutture e l’edilizia è arrivato il momento di pensare alla produttività. Recuperare i circa 10 punti di scarto che ci distanziano dagli altri principali Paesi europei. E’ ora che le aziende tornino a essere in condizioni di competitività sui mercati internazionali e che le buste paga dei lavoratori siano più alte. Gli ultimi 20 anni dell’economia italiana, in termini di investimenti, di crescita e di produttività risulta drammatica. Siamo riusciti a perdere circa 500 miliardi di minori interessi sul dividendo dell’euro e 200 miliardi di privatizzazioni e dismissioni, riducendo quasi a zero gli investimenti a favore della spesa corrente cresciuta più che in ogni altro Paese europeo. Risultato, ora ci troviamo con il massimo disagio occupazionale, con una fiscalità record del mondo (per chi paga le tasse), con una enorme evasione fiscale. L’attuale governo tecnico si è mosso in una certa direzione, attraverso la spending review, gli strumenti realizzati per ridurre efficacemente l’evasione fiscale, la valorizzazione di parte del patrimonio pubblico per ridurre il deficit. Può bastare per rilanciare la competitività, per aumentare la produttività dare nuovo impulso alle infrastrutture? A noi sembra che ben altro deve essere lo sforzo di questo Governo. Innanzitutto, anziché indugiare nel ritenere la concertazione la fonte di tutti i mali, bisogna che il presidente del governo si adoperi per far partire almeno un dialogo sociale dai contenuti più avanzati degli attuali nei confronti dei sindacati. Per affrontare il più grave degli svantaggi competitivi, cioè quello della produttività del lavoro, fondamentale fattore di competitività e di crescita, come afferma il Ministro C. Passera, è necessario confrontarsi con le parti sociali. Il ministro definisce questo atteggiamento come “la sana concertazione” che eviterebbe il rischio di uscire dal mercato in molti settori facendo “il possibile per trovare soluzioni condivise per problemi comuni, senza confusioni di ruoli, né diritti di veto”. Questo atteggiamento molto propositivo è, comunque, in controtendenza rispetto alla posizione critica espressa dal presidente del Consiglio, M. Monti, nei confronti della concertazione, considerata come uno degli strumenti corresponsabili delle condizioni di difficoltà in cui oggi versa il Paese. Noi però, ne siamo convinti, senza parlare più di co-decisioni o co-determinazioni Governo -sindacati Confindustria -altre associazioni, che riformulare accordi consociativi sarebbe un grave errore, come negative sarebbero ipotesi di netta separazione tra sociale, economico e politico. Oggi, è necessario dialogare e confrontarsi con tutte le parti interessate, specie in questo momento, in cui dalla politica non emerge alcun segnale positivo contro la crisi, e dal mondo imprenditoriale, in particolare di banche e assicurazioni, si invocano modelli che coniughino partecipazione e produttività. E’ indispensabile credere nelle rispettive idee e fare della produttività un punto di forza e nello stesso tempo un risultato da raggiungere con impegno e condiviso da imprenditori e sindacato. Che questo confronto venga definito dialogo, (continua a pag. 9) pagina 1 IL PUNTO del SETTORE ASSICURATIVO n. 65 Settembre 2012 La risposta delle OO.SS. alla relazione annuale ANIA 2012 Abbiamo ascoltato con attenzione le parole del Presidente dell’Ania, Aldo Minucci, durante la relazione annuale dell’associazione. Sostiene Minucci che il settore non presenta criticità occupazionali che però potrebbero evidenziarsi a fronte di una indisponibilità del sindacato a cogliere le esigenze di massima flessibilità delle imprese. Un ricatto occupazionale bello e buono da respingere al mittente». definire semplicemente una provocazione inaccettabile Il passaggio della relazione di Minucci sulle relazioni industriali del settore ha poi “riservato alcune sorprese, quale la proposta, per il prossimi rinnovi contrattuali, di prevedere una sorta di redistribuzione degli aumenti economici a favore dei giovani e ai quali verrebbe data più previdenza integrativa, anche attraverso la contrattazione di secondo livello, ovviamente a saldi invariati del costo economico globale del contratto. In sintesi poco ai giovani, poco ai lavoratori anziani e ind u bb i vant ag g i pe r le c om pag n i e” . Il presidente non ha mancato di esporre le solite lamentele riguardo il mancato decollo del nuovo welfare (previdenza integrativa, assistenza sanitaria, assicurazione sulla non autosufficienza, rischi catastrofali), senza avanzare, alcun accenno a investimenti e progetti, “a nuove strategie, prodotti innovativi, tavoli di confronto ed elaborazione con il Governo e le parti sociali interessate per concertare nuovi percorsi in grado di far uscire l’Italia dal non invidiabile stato di paese tra i più sottoassicurati d’Europa”. Eppure il settore sta mostrando una buona tenuta rispetto alla crisi che sta macinando disastri economici in tanti altri comparti. Il dato viene confermato dai risultati, in generale positivi, delle semestrali 2012, che analizziamo nell’articolo a pag. 8 del nostro giornale. Per questo crediamo che l’impostazione data dal dr. Minucci risenta dell’andamento negativo complessivo economicofinanziario del Paese e non possa essere riferita al solo comparto assicurativo. A maggior ragione il positivo riscontro delle semestrali non giustifica l’atteggiamento aggressivo adottato dal presidente Minucci a soccorso delle compagnie. Noi pensiamo invece, che da questi dati si possa ripartire guardando a risultati concreti, evitando sprechi e ristrutturazioni inutili, centrando traguardi vicini e sostenibili con l’apporto di tutti. La dimostrazione che il settore è in grado di procedere su questa strada viene dalla stessa ca- pacità delle compagnie di avere affrontato gli anni 2008 – 2011, resistendo alle bordate della crisi globale. Anzi, abbiamo assistito al salvataggio di FonSai per merito di un altro competitor assicurativo, il gruppo finanziario - assicurativo Unipol. Lo stato di salute del settore evidentemente, non deve servire alla gestione dei super compensi ai manager e dirigenti con responsabilità strategiche. La relazione di Minucci non ha toccato l’aspetto delle scandalose retribuzioni e stock option del top management assicurativo, riportate anche recentemente dalla stampa. Vogliamo ricordare che uno dei motivi per cui sono in corso indagini della magistratura sul conto della dirigenza FonSai è proprio l’alto compenso riconosciuto, per l’anno 2011, dal C d a: al presidente, pari a 2,5 milioni di euro; agli altri tre vice presidenti, pari complessivamente a 4,037 milioni; all’a.d. 2 milioni e al nuovo direttore generale, 600 mila euro, per i suoi primi sei mesi di attività, giugno – dicembre 2011. Vale la pena citare altresì, quanto è accaduto nel gruppo Generali, per la liquidazione monstre riconosciuta all’ex presidente A. Bernheim, nonché per quella attribuita al suo successore C. Geronzi, rimasto in carico meno di un anno, pari a 17,5 milioni. Tornando ai compensi 2011 non possiamo tacere degli emolumenti riconosciuti: all’ex ceo e direttore generale del gruppo, G. Perissinotto, pari a 2,35 milioni, contro i 3,4 del 2010; all’a. d. e altro direttore generale con responsabilità sui mercati esteri, S. Balbinot, pari a 2,7 milioni, contro 3,5 del 2010. Il gruppo Cattolica non è da meno avendo riconosciuto compensi:al suo a.d. pari a 2,3 milioni di euro; al presidente, appena 771 mila euro; al d.g. solo 747 mila euro. Così il gruppo Unipol che, per il 2011, ha attribuito al suo a.d. e d.g. un compenso di 2,3 milioni di euro, al presidente 798 mila euro, al vice 207 mila euro, mentre ai 12 dirigenti con incarichi strategici complessivamente circa 3,6 milioni, compresi i bonus. Ecco, questi dati rappresentano concretamente la situazione e non giustificano le posizioni intransigenti dell’Ania. Ancora una volta ribadiamo l’importanza delle relazioni industriali e del confronto tra le parti, a cui bisogna aggiungere anche i rappresentanti della rete distributiva. (a cura della redazione) pagina 2 IL PUNTO del SETTORE ASSICURATIVO n. 65 Settembre 2012 Nasce tra le polemiche la nuova authority di vigilanza assicurativa Il nuovo Istituto di vigilanza costituito con il decreto sulla spending review, 6 luglio n. 95, come confluenza delle funzioni in materia di vigilanza assicurativa e previdenziale, previa soppressione di Isvap e Covip, aveva assunto, attraverso il decreto, la coerente denominazione di Ivarp. Ma in sede di presentazione degli emendamenti, nell’iter di conversione in legge del testo, numerosi e trasversali sono stati quelli che miravano a cambiare il nome in Ivass con l’evidente intento di eliminare dal nuovo ente le funzioni della Covip che, dunque, avrebbe dovuto rimanere in vita. E così è stato, hanno vinto le forze trasversali. Si è verificato, come sostengono le fonti più informate, il caso unico, di un ente creato per pochi giorni con un decreto che ha immediatamente sciolto gli organi degli istituti preesistenti, Isvap e Covip, modificando radicalmente le loro attribuzioni, che alla fine, in sede di conversione, resuscita quest’ultimo “come Lazzaro richiamato in vita”. Una vicenda inammissibile anche in questo difficile contesto, posta in essere sotto la pressione di lobby varie, alle quali evidentemente non piaceva che l’Ivarp passasse sotto la Vigilanza della Banca d’italia e che la sua presidenza, come stabiliva il decreto, fosse affidata al direttore generale della stessa Banca d’Italia, Fabrizio Saccomanni. In sostanza si è giunti alla sola riforma dell’Isvap, ma non si è realizzato il passaggio importante e tanto decantato verso la razionalizzazione e il riordino delle Autorità di vigilanza. Abbiamo avuto la conferma dell’estrema difficoltà che il sistema italiano presenta quando si tratta di promuovere processi riformatori nel profondo del potere economico-finanziario. Il testo della legge approvato dal Senato il 31 luglio scorso per non lasciar margine a equivoci attribuisce al nuovo ente una nuova denominazione «Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni» (IVASS) e, sempre per evitare confusioni, visto che il decreto prevedeva il riferimento all’attività di vigilanza nel settore finanziario-assicurativo, il testo chiarisce espressamente che il nuovo ente non andrà a intaccare i poteri di vigilanza (regolamentare, informativa, ispettiva e sanzionatori) su soggetti e prodotti assicurativi attribuiti alla Consob dal Testo unico della finanza. La fisionomia del nuovo organismo delineata dal disegno di legge di conversione approvato in Senato è so- stanzialmente la stessa accennata dal decreto. Si tratta di un ente con personalità giuridica di diritto pubblico chiamato a operare con piena autonomia e indipendenza senza essere sottoposto alle direttive di altri soggetti pubblici o privati. L’Ivass assicura la piena integrazione dell’attività di vigilanza nel settore assicurativo anche attraverso una maggiore sinergia con la vigilanza bancaria. Per questo nell’esercizio delle sue funzioni l’istituto potrà avvalersi delle infrastrutture della Banca d’Italia, la quale provvederà a proporre la nomina del presidente e dei due membri del consiglio dell’ente, oltre che a deliberarne lo statuto. Non solo, anche l’attività di indirizzo e direzione strategica dell’Ivass e la competenza ad assumere i provvedimenti di rilevanza esterna relativi all’esercizio delle funzioni istituzionali del nuovo organismo sono attribuiti al Direttorio della Banca d’Italia, appositamente integrato dai consiglieri come sopra nominati. Eppure questa architettura non risolve i dubbi di una parte del mondo assicurativo. Claudio Demozzi, Segretario dello SNA, sindacato nazionale agenti di assicurazione, denuncia che “i controllati, in questo caso le assicurazioni, possono influenzare in qualche modo le decisioni di Bankitalia e quindi pregiudicare i controlli dell’Ivass” e aggiunge, in una lettera inviata alle più alte cariche dello Stato, affidare “la presidenza del’Ivass al direttore generale della Banca d’Italia potrebbe rappresentare una anomalia del sistema di trasparenza e controllo dell’Ivass” per concludere richiedendo una modifica dell’art. 13 del disegno di legge 3396, che regola la nomina dei vertici dell’Ivass. In verità la frittata è stata fatta in nome della spending review, in altri termini per risparmiare i costi degli stipendi del presidente, del direttore generale, dei rispettivi vice, dei consiglieri di amministrazione e di altri mega direttori, è stato costituito, presso la sede di Banca d’Italia, un nuovo ente decapitato, alla cui testa siederanno figure già definite e retribuite della Banca d’Italia, che per l’incombenza riceveranno sicuramente delle indennità. Scopriamo tra l’altro, leggendo l’art. 13 della nuova legge che istituisce l’Ivass, che (comma 35) la tenuta del ruolo dei periti assicurativi e (comma 36) la gestione del Centro di informazione italiano, di cui agli artt. 154 e 155 del Codice delle assicurazioni, viene trasferita alla Consap Spa, alla quale (comma 37) per gli oneri sostenuti è stabilita la relativa contribuzione. Ci chiediamo se ne è valsa la pena. Oggi, il nostro giudizio su questa (continua a pag. 9) pagina 3 IL PUNTO del SETTORE ASSICURATIVO n. 65 Settembre 2012 LTC il mercato si muove Da molti anni si discute in Italia della necessità che le polizze long term care, le assicurazioni contro il rischio di non autosufficienza, si diffondano, ma il mercato non è mai decollato: i soggetti che non sono in grado di autofinanziare i loro bisogni gravano così, inevitabilmente, sullo stato sociale. Le persone non completamente autosufficienti sono una realtà sempre più presente nel vivere quotidiano delle famiglie italiane. Lo rivela la nuova puntata1 dell’Osservatorio Sanità di UniSalute, la compagnia del gruppo Unipol specializzata in assistenza e assicurazione sanitaria: il 61% degli italiani con più di 30 anni conosce amici o parenti che vivono o hanno vissuto questo tipo di situazione. La non autosufficienza è, nell’esperienza comune degli italiani, legata principalmente all’età delle persone. L’Osservatorio UniSalute evidenzia che per il 40% del campione i casi di non autosufficienza sono da ricondurre a malattie legate all’anzianità, mentre il 25% parla di specifiche sindromi che portano all’impossibilità di badare da soli a sé (basti pensare a malattie quali la distrofia muscolare ola Sla). Il 17% indica alla base malattie congenite, mentre il 9% parla di situazioni legate ad incidenti. Dalla ricerca UniSalute emerge anche che, in caso di necessità di cure per non autosufficienti, quelle pubbliche sono le prime strutture a cui si affiderebbero: la pensa così il 47% del campione. Il 31% preferirebbe invece pagare professionisti per cure a domicilio, mentre il 23% si rivolgerebbe alle cosiddette “case di riposo” o strutture private. Anche se le prime Ltc sono comparse in Italia più di dieci anni fa, sono ancora poche le compagnie che offrono questi prodotti. Se si escludono le compagnie che offrono polizze Ltc come garanzie accessorie di altre soluzioni assicurative, e quindi limitate nel grado di copertura offerto, sono appena una decina le imprese che offrono prodotti che trattano in maniera specifica questa garanzia. Tra queste le Generali con la polizza Lungavita, Ina con Life Cover Ltc e Reale Mutua con Assicurarsi Reale Ltc. L’egemonia di questo mercato ancora di nicchia è però nelle mani del Gruppo Axa che, mutuando in Italia alcune esperienze di successo del mercato francese, tramite gli sportelli di Banca Mps distribuisce Axa Mps Valore Autonomia, il prodotto attualmente più venduto sul mercato italiano. Le polizze Ltc, long term care, sono una particolare copertura assicurativa che si attiva nel momento in cui il soggetto assicurato non sia più autosufficiente e quindi risulti non più in grado di svolgere in modo autonomo determinate attività della vita quotidiana quali vestirsi, lavarsi, mangiare da solo, alzarsi dal letto ecc.. La condizione deve essere certificata da una commissione medica: se questa riscontra un mix predefinito di queste inabilità personali, scatta il pagamento delle prestazioni previste in polizza a carico della compagnia. Nella maggior parte dei casi si tratta della corresponsione di una rendita vitalizia mensile, finalizzata a sostenere le inevitabili e ingenti spese che l’assicurato e i suoi familiari sono costretti a sopportare in seguito alla perdita dell’autosufficienza. Su questa via si sta indirizzando Poste Vita, la compagnia di assicurazione vita di Poste italiane, la quale, è ormai ufficiale, opererà nel settore. Questo tipo di polizze, ancora poco note al largo pubblico, approderanno così nei 14 mila sportelli di una delle organizzazioni più capillari del paese. Ed è il segno di un crescente interesse da parte degli operatori del settore. La presenza di Poste vita nel mercato potrebbe essere il segnale dell’inizio di una fase di maggiore diffusione commerciale. Le buone ragioni non mancano. L’allungamento della vita media è ormai un dato acquisito: si vive più a lungo (88 anni le donne, 84 gli uomini), e questo è un fattore positivo, ma la longevità è anche un rischio perché non sempre presuppone una qualità della vita eccellente se le condizioni di salute sono precarie. In un contesto dove il tessuto sociale delle famiglie si è sgretolato e il welfare state arretra sempre più, restano scoperte proprio le fasce di cittadini più bisognosi. Bisogna fare attenzione però. Nel sottoscrivere una polizza Ltc è opportuno che il contraente definisca l’importo mensile che vuole ricevere qualora dovesse scattare la garanzia. Da lì deriva infatti l’entità del premio, che è anche determinato in funzione del sesso e dell’età dell’assicurato. Occorre tenere presente inoltre che in molti dei prodotti analizzati il premio non è riscattabile si capitalizza: ciò significa che, se non si verificasse l’evento (perché non viene certificata l’autosufficienza o perché si è interrotto il pagamento dei premi) nulla verrà restituito dalla compagnia. (a cura di V. Curtale) pagina 4 IL PUNTO del SETTORE ASSICURATIVO n. 65, Settembre 2012 Crollato il numero delle pensioni anche senza riforma Fornero Trattamenti pensionistici primo semestre 2012 n. pensioni lav. dipendenti coltivatori diretti artigiani commercianti Tot. 2012 2011 intero 2011 % in calo del 66.385 103.043 84.537 159.485 141.015 21.547 40.011 34.192 238.765 35,58 73,82 67,43 64,84 46,99 n.pensione di vecchiaia lav. dipendenti coltivatori diretti artigiani commercianti Tot. età anag.ca media 2012 2011 % in calo del 34.104 1.010 1.298 1.540 37.952 anni 62,9 44.652 7.551 11.505 13.883 77.591 anni 63,3 23,62 86,62 88,72 88,91 51,09 n. pensioni di anzianità lav. dipendenti coltivatori diretti artigiani commercianti Tot. età anag.ca media 2012 32.281 2011 58.391 % in calo del 46.585 81.894 43,12 anni 59,8 anni 58,8 I dati riportati nella tabella sopra esposta sono forniti dall’Inps e sono l’effetto dell’introduzione, l’anno scorso, con provvedimento Berlusconi/Sacconi, della finestra mobile (dodici mesi di attesa per i dipendenti e 18 mesi per gli autonomi una volta raggiunti i requisiti per andare in pensione) e dello “scalino” previsto dalla riforma Damiano per il 2011 per la pensione di anzianità con le quote (da 59 a 60 anni l’età minima a fronte di almeno 36 anni di contributi). Come si nota dalla tabella sopraesposta la stretta sulle pensioni ha dato dei risultati. Rispetto allo stesso periodo del 2011, osserviamo che gli assegni liquidati dall’Inps sono calati del 46,99%, mentre l’età media di accesso al trattamento pensionistico è aumentata a 61,3, rispetto ai 60,4 del 2011. Quest’ultimo dato è significativo, perchè si mostra superiore di due anni a quello francese, 59,3, e vicino a quello tedesco, 61,7. Il presidente dell’Inps, Antonio Mastrapasqua, sostiene che tali ri- 44,72 sultati rappresentano “un segnale per l’Europa e per i mercati”. Insomma, il nuovo tagliando conferma il trend positivo che era già stato segnalato dopo i primi tre mesi dell’anno, tanto che lo stesso presidente dell’Inps si spinge a definire i risultati come una dimostrazione che “le riforme hanno funzionato” e che il sistema previdenziale è stato messo in sicurezza”. Numeri e misure poste secondo una logica di gradualità, senza eliminare l’anzianità, che si sono dimostrati efficaci nel modulare il cambiamento dei requisiti di accesso alla pensione, costruendo un equilibrio tra numeri e persone, abbattuto adesso dall’intervento della riforma Fornero. Equilibrio che va sicuramente ripristinato attraverso provvedimenti adeguati, diretti ad aggiustare e correggere la portata della stessa riforma. (a cura della redazione) pagina 5 IL PUNTO del SETTORE ASSICURATIVO n. 65, Settembre 2012 Le compagnie si muovono per migliorare il settore sinistri A cura del gruppo di ricerca del CeTIF , Centro di Ricerca su Tecnologie, Innovazione e servizi Finanziari dell'Università Cattolica di Milano, è stato pubblicata la ricerca “Innovare l’area sinistri: evoluzione normativa e modelli di valutazione dei costi operativi e delle performance” La ricerca, ricca dei dati di uno studio a cui hanno partecipato le principali compagnie di assicurazione italiane (Allianz, Axa, Cattolica services, Direct line, Generali , Gbs, Itas, Reale, Ubi, Unipol, Vittoria, Zurich) è ispirata alla necessità del settore di ridurre i costi associati al ramo sinistri, nel processo di liquidazione RCA. Lo studio ha favorito lo scambio di conoscenze ed esperienze, le quali metodologicamente condotte a inquadrare le inefficienze di tale processo ha permesso di elaborare una grande mole di dati. Vediamo più da vicino i risultati. La ricerca, diretta dal prof. Federico Rajola, responsabile scientifico del CeTIF, è partita distinguendo il processo di liquidazione in 4 fasi principali, per ciascuna delle quali ha individuato le maggiori criticità riguardo alle risorse umane ed ai sistemi in uso. Il lavoro del CeTIF indica che l’inefficienza, nella fase di apertura, è costituita dal livello di competenza delle risorse umane dedicate, negli strumenti informatici utilizzati, nelle informazioni raccolte spesso insufficienti, sia da parte della rete agenziale, dei call center, degli sportelli bancari. Nella fase di incarico ai fiduciari vengono rilevate inefficienze in relazione alla tempestività di presa in carico del sinistro e all’elaborazione e alla consegna del documento peritale, a volte redatto approssimativamente con insufficienti indicazioni. Nella fase di negoziazione e offerta, a carico del liquidatore, i punti critici sono la tempestività della liquidazione e la qualità della stessa, quindi gli alti carichi di lavoro da gestire, l’inadeguata capacità di gestire le priorità, l’insufficiente capacità di negoziazione delle spese accessorie e degli onorari legali. Della fase di gestione dei riparatori lo studio tace, sebbene sia indicata tra quelle in cui è stato suddiviso il processo di liquidazione. Quali sono dunque le azioni che le Compagnie dovrebbero intraprendere per superare tutte le inefficienze elencate? La ricerca prevede che in ogni fase della liquidazione è possibile intervenire per migliorare, sviluppando sistemi premianti o sanzionatori per agenti e addetti di filiale, in modo da favorire la tempestività di apertura della pratica e la completezza delle informazioni raccolte, anche per i fiduciari, in maniera che vengano rispettate le scadenze e la qualità della relazione peritale. Altresì. Il miglioramento dei processi si potrebbe ottenere con azioni di monitoraggio dei tempi di istruttoria della pratica e della qualità delle relazioni intermedie, sia del perito, del medico, dell’accertatore. Altro miglioramento, continua la ricerca, potrebbe ottenersi razionalizzando l’assegnazione degli incarichi ai fiduciari sulla base dei carichi di lavoro di ciascuno e sulla coerenza tra la specializzazione e la tipologia di danno. Tutte queste attività dovrebbero integrarsi, anche attraverso il miglioramento dei sistemi informatici dell’impresa, in modo da facilitare il lavoro del liquidatore. Lo sviluppo dei sistemi informatici potrà condurre l’agente e gli addetti di filiale alla creazione di database specifici che consentano di censire ogni fiduciario con rispettiva specializzazione, che permettano di disporre di statistiche sulle valutazioni effettuate dai diversi fiduciari per una medesima tipologia di lesione o danno. In conclusione lo studio indica l’introduzione di portali per facilitare e guidare la compilazione della perizia ed migliorare la comunicazione e lo scambio di informazioni tra fiduciari e liquidatori. Tutto sommato la ricerca non scopre nulla di nuovo, i carichi di lavoro, l’uso sproporzionato della fungibilità, l’abbassamento della qualità del lavoro, l’outsourcing, sono criticità che il sindacato e soprattutto la Fiba Cisl ha sempre denunciato. La pubblicazione di questo studio, senza dubbio, ha il pregio di mostrare l’interesse delle Compagnie a volere rinnovarsi per cogliere le possibilità di crescita sfruttando le potenzialità del proprio personale dipendente. Emerge chiaramente che è necessario migliorare la qualità del lavoro e insieme la professionalità, che negli ultimi anni sono stati costantemente impoveriti. Insieme alla formazione bisogna ridare spazio e respiro alle assunzioni di giovani che, appunto, potranno, in un futuro non molto lontano, traghettare il settore in acque tranquille. (a cura della redazione) pagina 6 IL PUNTO del SETTORE ASSICURATIVO n. 65 Settembre 2012 Le priorità del settore assicurativo per i prossimi anni Ormai non si inventa nulla, il nuovo modello operativo che le imprese del settore assicurativo italiano dovranno accettare per fronteggiare la congiuntura dei nostri tempi prende le connotazioni della “business agility”. Un modello già conosciuto nei sistemi più evoluti, caratteristico del mercato anglosassone, inglese e americano, sfruttato nel mercato internazionale, in specie dei paesi asiatici. Quindi, con l’intento di dare una migliore e più vantaggiosa offerta al cliente, le compagnie, secondo questo modello, dovranno mirare a ridurre i costi da una parte e a migliorare l’efficienza dei processi di business dall’altra. Così le imprese di assicurazione italiane dovranno indirizzare i loro sforzi alla valutazione del rischio e alla relativa sottoscrizione delle polizze e, altresì, badare ai processi di gestione post vendita del contratto. Queste sono le conclusioni di uno studio presentato a Milano, palazzo Bocconi, lo scorso 27 marzo, per il World insurance report 2012 da Capgemini e Efma (European financial management association). Dalla ricerca è emerso che per affrontare con efficienza i mutamenti sociali regolamentari e tecnologici del nostro tempo le compagnie dovranno puntare alla “business agility”, cioè sulla loro capacità di agire in anticipo per rispondere con concretezza ai cambiamenti del mercato. La relazione ha evidenziato come, nei mercati più ricchi, le imprese hanno investito per sviluppare maggiormente questo modello di “business agility”, in specie agendo sui processi di gestione post vendita del contratto. Sul punto esistono però punti di vista diversi a seconda che nei mercati di riferimento la concorrenza tra le imprese punti alla crescita del business piuttosto che alla riduzione dei costi. In italia gruppi e compagnie sono in linea con il modello usato nel mercato dei paesi occidentali, tuttavia mostrano un livello inferiore agli altri mercati maturi, in virtù di una minore flessibilità in alcuni processi chiave e di un minore utilizzo di strumenti diretti ad attivare un buon servizio al cliente (di business intelligence) e all’analisi dei dati (di data analytic), demandati localmente alla rete distributiva. Le novità apportate dalla recente legge sulle liberalizzazioni come la dematerializzazione del contrassegno e l’incentivazione della scatola nera nella Rca, insieme alle crescenti aspettative dei consumatori e degli stessi intermediari certamente possono dare un nuovo stimolo al rinnovamento dei modelli operativi e allo sviluppo della “business agilty”. L’introduzione della scatola nera, per esempio, attraverso cui è possibile comprendere lo stile di guida del conducente, potrebbe essere utile al miglioramento del calcolo della tariffazione. E’ chiaro, bisogna comunque, che tali strumenti innovativi e flessibili sono importanti e fondamentali per le reti in funzione dell’ottimizzazione dell’organizzazione produttiva. Tali innovazioni toccano altresì, l’altro tasto dolente del sistema, ossia quello delle politiche di incentivazione. Alla fine della gestione di tali processi infatti, tutto si ripercuote sulla “profittabilità del portafoglio raccolto”. Quindi, se i budget dei piani industriali non comprendono anche questi costi sarà difficile muoversi. E, aggiungiamo, importante sarà pure il livello di relazioni sindacali che le imprese sapranno creare nei confronti delle rispettive reti distributive, da cui dipendono migliaia di lavoratori. In conclusione, diventa altrettanto prioritario che la rete distributiva delle polizze in Italia cambi passo e si conquisti il potere che le compete. Le numerose associazioni che la rappresentano stanno già facendo i conti con le novità introdotte dai processi organizzativi portati avanti dalle aziende ma se vogliono avere una voce nel prossimo futuro dovranno fare delle scelte, senza perdere altro tempo, lasciando alle spalle il passato e unitariamente portare avanti le istanze a vantaggio di tutti gli associati. Da questa parte ci aspettiamo grandi e importanti novità. (Vincenzo Curtale) pagina 7 IL PUNTO del SETTORE ASSICURATIVO n. 65 Settembre 2012 Le semestrali 2012 disegnano un futuro in rosa per le Compagnie di assicurazione italiane Come ogni anno, ormai è diventata una consuetudine del nostro giornale, diamo un’occhiata ai dati relativi alle semestrali di bilancio di alcuni Gruppi assicurativi che indicativamene rappresentano l’andamento del settore e del mercato in questi primi sei mesi del 2012. I dati dimostrano che il settore è in grado di gestire al meglio la difficile situazione di mercato di forte recessione e di contrazione della domanda. Finalmente si cominciano a vedere risultati positivi. L’incremento, in particolare è dovuto ai rami danni, nei rami vita e malattia i premi sono in leggero calo. ma veniamo più da vicino alla lettura della tabella seguente che sintetizza i dati rilevati sui giornali specializzati e sui report dell’Isvap. Nella tabella siamo stati costretti a inserire la nota n.d. (non disponibile) perché la relativa voce non viene fornita o risulta integrata con altri dati per cui non è possibile ricavare la percentuale esatta. In questo semestre è Allianz che ha ottenuto la performance migliore, mentre Axa ha registrato una flessione dell’utile netto del 36% a fronte dei 4,01 mld. di euro dello stesso periodo dello scorso anno. Il dato è legato alla cessione di alcune divisioni dell’Asia Pacifico. Buono in complesso, l’andamento di Generali, nonostante un quadro economico finanziario che si è progressivamente deteriorato nella seconda parte del semestre, a causa delle forti tensioni sui debiti sovrani e dell’incertezza sulla stabilità dell’euro. Generali rappresenta un’eccezione nel quadro generale, perché a sostenere la performance operativa, a differenza delle altre Compagnie, è stata la raccolta premi vita che ha raggiunto € 1.651 ml. (+3,1%) con un’accelerazione nel secondo trimestre (+11,4%). Mentre il ramo danni è stato gravato dall’impatto di rilevanti eventi catastrofali per € 255 ml., di cui € 155 ml. relativi al terremoto in Emilia Romagna, rispetto ai € 33 ml. del primo semestre 2011. Infine, l’Unipol, che a Luglio ha concluso l’operazione di acquisizione del gruppo FonSai, ha raddoppiato l’utile netto al I semestre, consolidando la crescita a + 112,3%. Il gruppo Unipol ha già avviato le fasi che nei prossimi mesi porteranno all’integrazione con il gruppo FonSai per realizzare importanti sinergie “fianco a fianco con i manager delle nuove Compagnie del gruppo”. Il presidente Stefanini ha buone ragioni per guardare con fiducia alla conclusione positiva del 2012. Quelli che vediamo in tabella sono risultati che ci permettono di pensare che i conti di fine anno potranno tornare al bello, tanto che ci permettono di dare un precisa risposta alla relazione Ania 2012, che vi invitiamo a leggere a pag. 2 del nostro giornale. Semestrali 2012 Compagnie Allianz AXA Cattolica G. Generali Groupama G.Unipol Vittoria utile netto raccolta premi combined r. 2,8 mld +39% 2,59mld -36% 32mln +28% 842 mln +4,5% n.d 121mln +112% 24,8mln +48,9% 55,2mld +1,3% 48,41mld +3% 1,789mld n.d. 35,36mld +2,2% 9,3mld -2,8% 2,147mld -2,5% 451,3mln = 97,4% +2,4% 96,4% -3,2% 96,1% -1,6% 97,1% +0,6% n.d 95,5% -3,5% 93,9% '-3,1% risultato operativo 4,7 mld +18% 2,3 mld = n.d. 2,34mld -0,1% n.d. n.d. n.d. (a cura della redazione) pagina 8 IL PUNTO del SETTORE ASSICURATIVO n. 65 Settembre 2012 (segue da pag. 3) operazione non può che essere negativa, a noi sembra che i punti critici superino di gran lunga quelli positivi. Riteniamo che si tratti di una riforma politica anziché tecnica, punto di svolta rispetto al passato. Il tempo saprà indicare dove sta la verità. (a cura della redazione) il Punto del settore assicurativo Periodico bimestrale di informazione a cura della redazione Fiba Cisl Emilia Romagna Via Amendola, 2 40121 Bologna Anno X, N° 65 Settembre 2012 Edizione online chiusa Lunedì 10 Settembre Tel.: +39-051256827 Fax: +39-051255848 E-mail: [email protected] www.fibaer.it In redazione: Vincenzo Curtale Segretario Regionale Email: [email protected] Impaginazione, Grafica e Stampa in proprio Collaborano: Lucia Di Tonno, Donatella Alessandrini, Silvia Lambertini, Giorgio Camoni, Orietta Ruccolo. Email: [email protected] http//www.fibaer.it (segue da pag. 1) o “sana concertazione”, ovvero “concertazione”, come noi, comunque, riteniamo giusto, non ha alcun interesse, importante sono gli accordi che si riescono a ratificare per ridiventare competitivi. L’azione del sindacato, a maggior ragione, quindi non deve limitarsi a semplice o difficile azione difensiva ma deve dispiegarsi conservando la sua missione innovatrice. Di fronte ai dati recenti dell’Istat, da cui risulta che la disoccupazione, rispetto all’anno scorso, è arrivata al 10,7%, in cui la fascia dei giovani che hanno dai 24-35 anni ha raggiunto la soglia record del 35,3%, ci attendiamo maggiore efficacia e pragmatismo da parte del Governo, mentre il sindacato, chiamato a rappresentare quei giovani con poco o senza lavoro, dovrà dare maggiore apporto alla nascita di un nuovo modello di sviluppo. Il sindacato dovrà intervenire nelle aree a più alto rischio di collasso, dovrà aprire ai giovani senza lavoro o con lavoro precario, anche se nell’attuale struttura produttiva del Paese non c’è posto per dare maggiore occupazione, applicarsi alla realizzazione della democrazia economica, dovrà praticare la via dell’accordo e del dialogo (o concertazione) evitando lo scontro. Siamo convinti che il sindacato non deve perseguire la via della “sconfitta eroica”, come è successo in Inghilterra ai tempi della Thatcher, ma esercitare con le controparti ogni possibile partecipazione. Bisogna continuare a denunciare, attivando anche i canali della vecchie lobby, perché il Governo modifichi la sua posizione di immobilismo fiscale e monetario e attivi vere riforme e azioni di stimolo all’economia. Il succedersi delle drammatiche situazioni dell’Ilva, del Sulcis e dell’Alcoa, dimostrano che non bisogna più perdere tempo. Le parole, sempre buone per fare proclami, devono lasciare posto ai fatti, bisogna avere il coraggio di investire, di creare nuovo lavoro e non perdere quello esistente. Bisogna convincere gli imprenditori che è ancora possibile ottenere profitti nel mercato italiano. Occorre vincere la resistenza culturale e travolgere alcuni vincoli istituzionali, tasse e moneta, per far ripartire la domanda aggregata. Appare chiara la difficoltà contingente di ritornare ad essere competitivi e di riportare la produttività a livelli positivi. Con gli scioperi certo, non si cancellano i vincoli di bilancio che rendono difficile ogni reperimento di risorse, mentre gli accordi, i tavoli di trattativa, senza preconcetti, l’agire in modo concertato, possono elidere le difficoltà e aprire la strada a un nuovo progetto per il lavoro e la produttività con sindacati e imprese. (Vincenzo Curtale) pagina 9